Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere

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Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
MAGAZINE   ANNO VI | N. 03 2020   ISSN 2531-9973

Sostenibilità e costruzioni:
la grande opportunità
Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
CIVILTÀ DI CANTIERE
 Persegue il consolidamento di una visione comune su alcuni
 temi chiave del nostro vivere contemporaneo, contribuendo
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Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità

Forse ci siamo. Come spesso avviene ci vuole uno shock, o più di uno, per de-
cidere di cambiare. Prima la crisi economica e finanziaria, poi ora la Pandemia.
In mezzo il disorientamento, a cui ha fatto seguito un progressivo percorso di
                                                                                        e
                                                                                        Editoriale
consapevolezza che il mondo e il mercato non sarebbero più stati gli stessi. É                di ALFREDO
ciò che stanno vivendo il settore delle costruzioni, la filiera, gli operatori. Sotto            MARTINI
la spinta di una domanda privata in forte evoluzione e caratterizzata da nuovi e               Direttore di
diversi bisogni. E quindi un riassestamento. Ora una nuova accelerazione verso           Civiltà di Cantiere
qualcosa di ancora diverso. L’orizzonte del mutamento si allarga e i punti di
riferimento sembrano diventare più chiari ed evidenti.
La sostenibilità assume un rilievo destinato a permeare l’intero processo pro-
duttivo nelle sue diverse articolazioni: ambientali, di efficientamento energe-
tico, economiche, collegate a nuove modalità di vivere e di gestire le proprie
scelte di investimento, nel segno di una sempre maggiore responsabilità so-
ciale. In questo scenario, rafforzato dagli effetti della pandemia, l’edilizia
sembra assumere una nuova centralità. Gli obiettivi che il mondo si sta dando,
che l’Europa ha individuato come prioritari, chiamano in causa le costruzioni e
l’edilizia da protagonisti, per creare le condizioni di uno sviluppo economico e
sociale “green”. Alla filiera si chiede di ripensare il suo modo stesso di operare,
di produrre materiali e proporre soluzioni a basso impatto ambientale, dando
un contributo decisivo alla riduzione della CO2, puntando sulle fonti rinnovabili
e investendo sull’economia circolare. Ma non solo. Si richiede un salto cultura-
le che sposi l’innovazione come un valore strategico. Digitalizzazione e inne-
sti progressivamente crescenti di ICT diventano due obiettivi prioritari. Tutto
questo per cogliere la grande opportunità offerta dai programmi europei per
la ripresa economica e per la riduzione delle diseguaglianze sociali. New Green
Deal e Next Generation costituiscono i riferimenti per la pianificazione e le scel-
te politiche di investimento, così come l’ESG (Enviroment, Social, Governance)
diventa un caposaldo per le scelte finanziarie a livello internazionale. Riquali-
ficazione edilizia e infrastrutture sostenibili e resilienti sembrano essere i due
ambiti di mercato da privilegiare. Ma forse il programma del Governo dovrebbe
essere più ampio e soprattutto più integrato, mettendo al centro il territorio,
dando, attraverso una rigorosa pianificazione, risposte concrete all’esigenza
con cui il Commissario alla ricostruzione delle aree terremotate dell’Appennino
centrale, Massimo Legnini chiude su questo numero la sua intervista a Marco
Panara: garantire luoghi sicuri, sostenibili, connessi.

Buona lettura.
Alfredo Martini

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                                           3
Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
Sommario
                                                                                                      N.3 | 2020
                                                                                     Sostenibilità e costruzioni:
                                                                                         la grande opportunità

Sostenibilità e costruzioni: le priorità................................................................................................................ 6
di Alfredo Martini

s     scenari
Non solo Green, ma anche Social & Governance................................................................................................ 12
di Stefano Caratelli

Non pioveva quando Noè costruì l’arca.............................................................................................................16
di Fabio Millevoi, Direttore ANCE FVG e Co-founder Associazione Futuristi Italiani

Gestire al meglio la transizione dando un futuro all’Italia.................................................................................19
l’intervista a Cristina Piovesana, Vicepresidente Confindustria
di Mimosa Martini

Non solo superbonus, ma anche materiali green ed economia circolare............................................................ 24
l’intervista a Marco Frey, Scuola Superiore Sant'Anna e Presidente Global Compact Network Italia
di Alfredo Martini

La sfida dell’Appennino...................................................................................................................................27
l’intervista a Giovanni Legnini, Commissario per la ricostruzione delle aree dell’Appennino centrale
di Marco Panara

L’importanza di coniugare impatto ambientale e sostenibilità sociale.............................................................. 30
di Lorenzo Orsenigo, Presidente di INFRASTRUTTURE SOSTENIBILI

Per le costruzioni la sostenibilità è una questione di consapevolezza............................................................... 33
di Pietro Petrucco, Vicepresidente FIEC
Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
r     riqualificazioni

Quando l’architettura sposa la strategia..........................................................................................................37
l’intervista a Susanna Rosellini, co-funder 6LAB
di Afredo Martini

Dall’edilizia sostenibile all’economia circolare. Il laboratorio pugliese............................................................... 42
l’intervista a Salvatore Materrese
di Martino Almisisi

Un esempio di rigenerazione urbana al sud..................................................................................................... 45
di Stefano Cau

Pensare al futuro. Roma metropoli sostenibile................................................................................................ 48
di Giovanni Carapella e Salvatore Codiposti

c     costruzioni
Incentivi fiscali: rischi ed opportunità.............................................................................................................. 52
di Bruno Barel, Avvocato, Partner Studio BMA

Superbonus: una sfida da vincere................................................................................................................... 55
di Emanuele Incanto

Hybrid Sustainable Words...............................................................................................................................61
di Mauro Roglieri, Vicepresidente della Rete Innovativa Venetian Green Building Cluster (VEGBC)

a     architettura
Innesti contemporanei nelle ex scuderie reali.................................................................................................. 64
di Mimosa Martini

0% energy 100% people................................................................................................................................. 66
l’intervista a Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, Studio C+S
di Mimosa Martini

Sostenibile è possibile.................................................................................................................................... 69
di Paola Savina

Manchester e i nuovi modelli di città................................................................................................................ 71
di Asia Ruffo Di Calabria

EDITORE E PROPRIETÀ                     DIRETTORE                                REDAZIONE                                PROGETTO GRAFICO
EDITORIALE                              RESPONSABILE                             Martino Almisisi                         E IMPAGINAZIONE
Democom                                 ED EDITORIALE                            Emanuele Incanto                         Michela Lombardi
Via G. Palatucci, 6                     Alfredo Martini                          Asia Ruffo Di Calabria
86170 Isernia                                                                    Paola Savina                             In copertina
                                        CAPOREDATTORE                            Stefano Cau                              Progetto Teruven - Belgio
                                        Mimosa Martini                                                                    C+S Architects
Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
Sostenibilità e costruzioni: le priorità

di ALFREDO     Dal Recovery Fund nascono alcune opportunità di investimento. Al
MARTINI      governo l’incarico di individuare gli obiettivi principali e le soluzioni per
             metterle in pratica

             Secondo il rapporto della Global Alliance for Buildings and Construction presen-
             tato alla COP25 di Madrid, l’edilizia è responsabile del 39% di tutte le emissioni
             globali di anidride carbonica nel mondo. Il suo impatto è pari al 36% dell’intero
             consumo energetico globale, al 50% delle estrazioni di materie prime e ad oltre il
             33% del consumo di acqua potabile. Secondo il World Green Building Council, tra
             dieci anni tutti i nuovi edifici, le infrastrutture e le ristrutturazioni dovranno ave-
             re almeno il 40% in meno di carbonio inglobato. Da parte sua, l’Unione Europea
             si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni inquinanti nette entro il 2050.
             Per raggiungere questo obiettivo, da qui al 2050 sarà necessario intervenire su
             più fronti: tra questi, una razionalizzazione della produzione di energia elettri-
             ca, che al momento è responsabile del 75 per cento dell’emissione dei gas serra
             all’intero dell’Unione Europea. Il che vuol dire accelerare il processo di transizione
             verso le fonti rinnovabili a scapito dei combustibili fossili. Obiettivo che riguarda
             in modo particolare la costruzione e la riqualificazione edilizia. Si stima che gli
             investimenti in riqualificazione, attraverso un sensibile contenimento dei con-
             sumi energetici, potrebbero generare una riduzione delle emissioni atmosferiche
             pari a 934mila tonnellate annue di CO2. Egualmente, importanti effetti positivi
             potrebbero derivare da un più intenso processo verso l’economia circolare. Una
             maggiore consapevolezza e la messa in campo di politiche adeguate e incenti-
             vanti a sostegno di un adattamento e della trasformazione di processi produtti-
             vi, così come sul piano dell’organizzazione stessa dell’intero ciclo edilizio, dalla
             progettazione alla gestione dei materiali da costruzione in una logica di riciclo, si
             concretizzerebbero in una limitazione dell’uso delle risorse, favorendo un riciclo
             dei materiali da costruzione. Con il risultato di contribuire in misura rilevante alla
             riduzione degli impatti sui cambiamenti climatici.
             Sono questi i cardini della strategia europea del Green Deal che riguardano il
             mercato dell’edilizia e l’industria delle costruzioni. Era questo l’orizzonte al qua-
             le guardare fino all’arrivo del COVID-19. Con la pandemia anche la Commissio-
             ne europea ha dovuto ripensare e riassestare i propri obiettivi di investimento
             e di finanziamento. Senza abbandonare le linee guida presenti nel Green Deal è,
             tuttavia, diventato necessario concentrare l’impegno su alcuni ambiti specifici,
             volti a garantire gli obiettivi sanitari e di ripresa economica e di riduzione delle

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Sostenibilità e costruzioni: la grande opportunità - MAGAZINE ANNO VI | N. 03 2020 - Civiltà di Cantiere
differenze sul piano sociale e delle conoscenze. È così che oggi l’attenzione e le
scelte politiche si concentrano sui fondi e sui progetti relativi alle risorse previste
per il Recovery Fund nell’ambito del programma della Next Generation. Come
si sa, allo stato attuale si tratta di 750 miliardi complessivi, dei quali 209 desti-
nati all’Italia. Risorse destinate ad “aumentare il potenziale economico, creare
occupazione e rafforzare la resilienza” attraverso una visione del futuro e pro-
grammi Green, puntando sul digitale. Nel dettaglio Bruxelles invita a contribuire
alla transizione ambientale e alla resilienza e sostenibilità sociale; ad accelerare
la transizione digitale, ad accrescere il livello di innovazione del Paese, indivi-
duando politiche specifiche a favore di una maggiore competitività di sistema.
Ciò significa, per il nostro Paese, l’attuazione di riforme strutturali in grado di
rilanciare l’economia, riducendo la distanza tra le diverse classi sociali. I piani na-
zionali per accedere ai fondi europei dovranno pervenire alla Commissione entro
il 30 aprile 2021 per la loro approvazione.
Da parte sua il governo italiano ha indicato le priorità. Per quanto riguarda la
sostenibilità, si punta su investimenti finalizzati a conseguire gli obiettivi fissati
dall’European Green Deal, attuando programmi a favore di una graduale de-car-
bonizzazione dei trasporti e della realizzazione di una mobilità di “nuova gene-
razione”, così come a livello urbano piani in grado di abbattere l’inquinamento
atmosferico e migliorare la qualità dell’aria. Economia circolare e miglioramento
dell’efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici sono altri due obiet-
tivi prioritari, così come la protezione dell’ambiente e la mitigazione dei rischi
idrogeologici e sismici.

La riqualificazione del patrimonio edilizio privato…

Secondo il Cresme, oltre l’11% degli edifici costruiti tra il 1960 e 1980 è in stato di
conservazione pessimo o mediocre. Si tratta di 182mila edifici che necessitano di
interventi manutentivi pesanti o sostitutivi. Di questi ,111mila sono nelle regioni
del Mezzogiorno. Ad essi dobbiamo aggiungere altri 76mila edifici costruiti prima
del 1960, in gran parte nelle regioni del sud d’Italia, che si trovano nelle stesse
condizioni. Parte di questi edifici sono oggetto di interventi di riqualificazione
grazie anche agli incentivi fiscali che hanno caratterizzato le politiche edilizie di
questi ultimi anni, sia a favore di una rigenerazione energetica del patrimonio,
sia per la messa in sicurezza a fini antisismici. Oggi, con l’approvazione all’inter-
no del Decreto Rilancio di un superbonus fiscale che consente il recupero delle
spese attraverso le detrazioni fiscali, per un valore pari al 110% del totale dell’in-
vestimento, si creano le condizioni per un’accelerazione del processo con effetti
significativi anche sul PIL. Sempre secondo il Cresme, se - come si sta orientando
il governo - in Italia il bonus fosse esteso fino al 2023, si avrebbe un effetto vir-
tuoso sul mercato delle costruzioni, con una crescita fino a +9,1% nel 2022, e una
stima potenziale di 1.000 miliardi di euro. Secondo il direttore di Cresme, Lorenzo

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Bellicini: “sarà il settore residenziale con le unità mono o bifamiliari, che godono
    di un processo decisionale più rapido, a trainare gli incentivi. Le preoccupazioni
    riguardano il meccanismo di cessione del credito e la capacità della filiera di sa-
    per dare risposte adeguate e di qualità a “una domanda sempre più complessa
    ed integrata, per contribuire a ridisegnare nuovi modelli di abitabilità dei centri
    urbani”.
    La riqualificazione si misurerà soprattutto con la capacità del mercato di saper
    cogliere l’opportunità degli incentivi e dei bonus, ma queste riqualificazioni non
    potranno prescindere da una forte interazione con la programmazione territo-
    riale. Il ruolo del pubblico non potrà soltanto essere di sostegno finanziario, ma
    dovrà necessariamente riacquistare una funzione di indirizzo, sapendo gestire al
    meglio le risorse disponibili.

    ….. e di quello pubblico

    Se con il superbonus si attiva la domanda mettendo in moto migliaia di imprese,
    migliaia di professionisti, favorendo una sempre maggiore integrazione con il si-
    stema finanziario, dall’altro lato resta un obiettivo prioritario la riqualificazione
    del patrimonio pubblico. Scuole, uffici, strutture sanitarie necessitano di inter-
    venti rilevanti che richiedono risorse ingenti. Il Recovery Fund potrebbe essere
    lo strumento adatto, anche generando opportunità per l’investimento privato.
    Un recente studio di Nomisma indica in 39 miliardi di euro il fabbisogno per la
    riqualificazione del patrimonio. Risorse che porterebbero a “generare effetti di-
    retti e indiretti pari a 91,7 miliardi di produzione, nonché 50,1 miliardi di indotto,
    per un impatto complessivo quantificabile in 141,8 miliardi di euro.” Un progetto
    in grado di avere un impatto rilevante anche in termini di nuova occupazione,
    creando “380mila nuovi posti di lavoro nei settori destinatari degli interventi e
    490mila negli altri settori, per un numero complessivo di 870mila nuovi occu-
    pati.” I risparmi energetici generati dagli interventi di riqualificazione sarebbero
    quantificabili in 450 milioni di euro all’anno. Sempre dal punto di vista economi-
    co, la riqualificazione del patrimonio pubblico consentirebbe alle amministrazio-
    ni locali di disporre di immobili con una rivalutazione di valore fino a oltre il 30%.
    Inoltre, la riqualificazione degli edifici rappresenterebbe per gli enti locali anche
    un risparmio in termini di manutenzione ordinaria e straordinaria, una voce di
    spesa che nel tempo può assumere un peso rilevante nei costi di gestione.

    Mettere in sicurezza il territorio

    “Quanto vediamo in queste ore non ha a che fare con la meteorologia, quan-
    to con il livello di resilienza del territorio, con il grado di preparazione a livello
    idrogeologico, un punto debole ben noto dell’Italia. Il problema sono la gestione
    dei corsi d’acqua e le costruzioni che non permettono il deflusso regolare delle

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acque. Più in generale, il nodo è il suolo impermeabilizzato, altra questione ben
nota”. Così un geologo commentava qualche giorno fa, in occasione dell’enne-
sima alluvione che ha colpito il nord d’Italia, respingendo le accuse superficiali
che le cause fossero da addebitarsi ai ritardi nelle previsioni atmosferiche e nella
sottovalutazione della violenza delle manifestazioni climatiche.
Nel suo 51° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, il Censis stima che, a
causa di fenomeni sismici, franosi e alluvionali che hanno colpito l’Italia negli ul-
timi settant'anni, il Paese ha sostenuto un costo umano di oltre 10.000 vittime
e danni economici per 290 miliardi di euro, corrispondenti a una media annua di
circa 4 miliardi. Per ridurre il rischio idrogeologico che è a monte di molte delle
situazioni critiche che si sono manifestate e che continuano a caratterizzare ogni
cambio stagionale, le Regioni hanno individuato complessivamente circa 9.000
interventi, corrispondenti a una stima delle risorse necessarie pari a 26 miliardi
di euro. A fronte di un impegno finanziario dello Stato di circa 500 milioni di euro
all'anno. Per adeguare il patrimonio dal punto di vista antisismico, relativamen-
te alle zone ad alto rischio di terremoti, la stima è di 70 miliardi.
La sostenibilità di un Paese si misura sempre più sulla sua capacità di essere
sicuro. E in una prospettiva futura diventa essenziale mettere al centro di qua-
lunque progetto il concetto di resilienza. È un punto di riferimento ricorrente nei
documenti degli Organismi internazionali, così come in quelli dell’Unione euro-
pea. Ogni progetto, ogni scelta deve prestare la massima attenzione a interve-
nire in una logica di resilienza. Nel caso dell’Italia la fragilità del nostro territorio,
alcuni decenni di negligenza e gli scarsi investimenti in manutenzione, rendono
oggi urgente inserire la messa in sicurezza del territorio tra le priorità assolute
nell’utilizzo dei finanziamenti previsti dal Recovery Fund.

Infrastrutture sostenibili

La sostenibilità complessiva del Paese, oltre che sulla messa in sicurezza del
territorio, si basa sulla capacità di immaginare e programmare investimenti
infrastrutturali secondo criteri di sostenibilità, non solo ambientale, ma anche
economica e sociale. Vi sono importanti priorità da questo punto di vista. Si pen-
si soltanto alla rete idrica, caratterizzata da perdite d’acqua inaccettabili. Media-
mente a livello nazionale si è valutato che esse sfiorino il 40% dei flussi idrici,
con punte del 59,3% a Cagliari, al 54,6% a Palermo, al 54,1% a Messina, al 52,3%
a Bari, al 51,6% a Catania. Le perdite d’acqua negli acquedotti che riforniscono la
nostra capitale ammontano oltre il 44%.
Un altro ambito infrastrutturale caratterizzato da una situazione ad alto rischio
riguarda l’ammaloramento della nostra rete stradale. Ponti e viadotti registra-
no carenze di manutenzione per oltre l’80%. Inoltre, gran parte di essi, il 10%
dell’intera rete secondo il Cresme, si trova in aree a rischio elevato di alluvione
e poco meno di un 4% ad elevato rischio di frana. Sono due esempi significativi

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della rilevante domanda di investimenti che non possono non trovare attenzione
     nel piano per le infrastrutture richiamato dal governo nelle sue linee guida per
     la scelta dei progetti da inserire nel Recovery Plan. Dove si parla di “una nuova
     stagione di pianificazione strategica di medio periodo, con un piano di sviluppo
     integrato, sostenibile e interconnesso per un Paese più competitivo, equo e vi-
     vibile.”
     Si tratta di definire e condividere alcuni indicatori così da rendere trasparente e
     misurabili programmi, azioni e risultati. Sotto questo punto di vista la diffusione
     anche nel nostro Paese di un protocollo “free” come Envision(www.envisionita-
     lia.it) creato dall’Istituto per le Infrastrutture Sostenibili (ISI) di Washington, può
     costituire un utile riferimento.

     Il fattore innovazione e la qualificazione del mercato

     Se individuare quali priorità privilegiare e cosa finanziare non è certo secondario,
     bisogna porsi anche la domanda su come questi programmi possano essere rea-
     lizzati in tempi certi e compatibilmente con gli obiettivi che sono a monte della
     Next Generation.
     Secondo i dati recentemente diffusi dall’ANCE, la gestione di progetti riguardan-
     ti le infrastrutture di una certa dimensione e valore può richiedere anche 18 anni.
     Ciò a causa di una pluralità di fattori: dalle carenze di programmazione all’assen-
     za di una adeguata progettazione, così come da una non infrequente imprepara-
     zione delle amministrazioni nella gestione delle procedure.
     Uno studio di Bankitalia pubblicato alla fine dello scorso anno indica, tra le cause
     dei ritardi nel compimento delle opere pubbliche, i "tempi di attraversamento"

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tra una fase e l'altra. In particolare quasi il 70% del tempo si perde per passare
dalla fase di progetto al bando di gara. Un peso rilevante va imputato alle richie-
ste autorizzative da parte delle numerose amministrazioni coinvolte. La gestio-
ne e le procedure di gara assorbono “soltanto” il 17% del tempo complessivo, così
come la fase esecutiva.
Il concetto di innovazione assume allora un valore particolare se applicato alla
gestione di un appalto, all’organizzazione della pubblica amministrazione, così
come alle soluzioni tecniche. Come scrivono Anna Romano e Francesco Karrer in
un articolo pubblicato per la rivista on line dal titolo Appalti e Innovazione. Un
Dialogo Incompiuto. – Semplificazione, non de-regolazione, sfruttando appieno
tutti gli strumenti disponibili “le nuove direttive comunitarie in materia di LL.PP
(2014) evidenziano l’importanza di un uso strategico degli appalti pubblici, non-
ché la necessità di valorizzare il fattore innovazione come motore per il rilancio
dell’economia e per un progresso sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale
(…). Gli autori richiamano le direttive e le recenti comunicazioni della Commis-
sione europea in materia di efficacia del sistema degli appalti, evidenziando
“la possibilità, per le stazioni appaltanti, di instaurare un dialogo costruttivo e
preventivo con gli operatori mediante test di mercato; la pluralità di procedu-
re caratterizzate da un elevato grado di discrezionalità e flessibilità in rapporto,
fra l’altro, alle esigenze di progressiva definizione dell’oggetto dell’acquisto – ab
origine non presente sul mercato - e al suo tasso di innovazione: dialogo compe-
titivo, procedura competitiva con negoziazione, partenariato per l’innovazione.”
Disposizioni rimaste fino ad oggi per lo più lettera morta. Eppure, se utilizzati,
potrebbero migliorare significatamene le cose.
Ciò tuttavia non sarebbe sufficiente, restando aperta la questione annosa e
complicata relativa alla qualificazione delle stazioni appaltanti e all’aggregazio-
ne della domanda. Qualificazione che passa necessariamente attraverso la stra-
da stretta di una accelerazione dei processi di digitalizzazione nella gestione del
funzionamento e dell’organizzazione della PA, così come per quanto riguarda la
gestione degli appalti. Un processo che richiede nuove competenze e un ampio
cambio generazionale.
La digitalizzazione costituisce anche un fattore importante nel sostenere e
caratterizzare un cambiamento sostanziale a livello di offerta. L’attuale stato
dell’arte risulta alquanto differenziato tra il settore industriale relativo alla pro-
duzione di materiali, prodotti e soluzioni costruttive, dove i modelli digitali sono
fortemente integrati con processi e tecnologie della quarta rivoluzione industria-
le, e la maggior parte degli studi professionali e delle imprese di costruzione. Qui
la strada è ancora lunga, ma sicuramente regole e meccanismi di controllo e di
asseveramento previsti, ad esempio, per il ricorso al superbonus del 110%, può
favorire un’accelerazione soprattutto per quanto riguarda i processi gestionali,
organizzativi e nelle relazioni tra i diversi attori e nel funzionamento stesso del
cantiere e nei rapporti con la mano d’opera.

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                            11
s            Scenari
                       Non solo Green, ma anche
                       Social & Governance

di STEFANO               La sostenibilità è il focus degli investitori, declinata ora oltre che sul green
CARATELLI              anche se non soprattutto sulla componente sociale, fatta di sicurezza
                       sanitaria, qualità della vita e adattamento ai nuovi trend digitali che
                       investono tutti gli ambiti

                       La pandemia del COVID-19 ha colto completamente di sorpresa un mondo con-
                       centrato sul confronto USA-Cina per il primato economico e tecnologico, sempre
                       più preoccupato per la sostenibilità della crescita e per l’aumento delle disugua-
                       glianze. Ma non ha fatto cambiare rotta, anzi ha impresso una potente accele-
                       razione a una serie di trend ‘secolari’ già in atto, a cominciare dalla digitalizza-
                       zione distruttiva del vecchio e levatrice della nuova organizzazione produttiva
                       e sociale. Tra questi trend c’è sicuramente e potente quello della sostenibilità,
                       fino a non molto tempo fa declinato prevalentemente in termini ambientali con
                       l’etichetta ‘green’. Ma dal 2019, soprattutto nel mondo corporate e degli investi-
                       tori, la declinazione è sempre più inclusiva e, con la sigla ESG che sta per Envi-
                       ronment, Social e Governance, definisce la sostenibilità come un mix di azioni e
                       politiche che non si limitano alla conversione energetica dai combustibili fossili
                       alle rinnovabili e si estende alla sostenibilità della crescita in senso lato, compre-
                       sa la riduzione delle ineguaglianze di reddito e di accesso alla conoscenza, e ai
                       modelli di governo, per ora d’impresa, più adatti a conseguirla.

                         Flussi in entrata e in uscita basati su criteri EGS (blu) e TRADIZIONALI (rosso)

                                                                                  Dati del primo trimestre
                                                                                  su 3.297 FONDI APERTI e
                                                                                  ETF GLOBALI
                                                                                  utilizzando CRITERI ESG

                        Fonte: MORNINGSTAR 2020

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Accelerazione potente ai fattori Social

                                                                                            s

                                                                                                Scenari
Anche qui la pandemia ha impresso una accelerazione potente, tirando fuori e
mettendo al centro la S di Social dalla sigla ESG. Per l’industria delle costruzioni
questo ha un impatto molto importante, sia nel campo delle infrastrutture che in
quello dell’edilizia abitativa e commerciale. Prediamo le infrastrutture di trasporto,
urbano e non: fino a prima del COVID le priorità condivise erano velocità, puntua-
lità, costi accessibili, raggiungibilità di più destinazioni possibili per il maggior nu-
mero di utenti possibili, insieme ovviamente alla sicurezza. Quest’ultima però era
concepita come protezione da possibili incidenti, mentre il COVID la ha ‘allargata’ a
360 gradi, facendone la priorità assoluta anche a scapito di costi, velocità e raggio
dei collegamenti. Oppure, prendiamo l’infrastruttura idrica, dove le priorità erano
il costo e l’accessibilità universale. L’acqua che esce dal rubinetto non ha avuto un
ruolo nel contagio, ma si può star certi che dopo il COVID l’asticella dell’attenzione
sulle caratteristiche di sicurezza sanitaria dell’acqua sarà molto più alta.

L’importanza del fattore Spazio

Sull’edilizia abitativa e commerciale la spinta verso il futuro impressa dal COVID è
ancora più potente. Prima di tutto perché la diffusione del lavoro remoto sembra
una strada senza ritorno. Ma se questo vuol dire meno spazi destinati agli uffi-
ci e abitazioni più spaziose, per consentire il telelavoro ma anche il tele-studio,
vuole anche dire che tutte le strutture destinate alla ricreazione, alla ristorazione,
all’ospitalità, e via dicendo, avranno bisogno di spazi più ampi per garantire il di-
stanziamento, che resterà, come la sanificazione, una costante comportamentale
e uno standard di sicurezza, anche quando il virus sarà passato del tutto. Colera,
Vaiolo, Tubercolosi non esistono praticamente più nei paesi sviluppati, ma l’im-
pianto preventivo sanitario e strutturale per evitare che si ripresentino non è stato
certo smantellato. E poi c’è il tema sterminato dell’infrastruttura sanitaria, che
non potrà passare interamente online. Dagli studi dei medici di base agli ospedali,
diagnosi e cure fisiche resteranno necessarie, ma in spazi diversi e attrezzati di-
versamente.

Una dimensione fisica per l’e-commerce

Anche l’edilizia commerciale ne sarà fortemente impattata, non solo nel segmen-
to degli uffici, ma anche nella distribuzione, e non necessariamente a senso unico,
con l’e-commerce che prende il posto dei punti vendita fissi. Intanto anche l’e-
commerce ha bisogno di spazi fisici, non meno importanti dimensionalmente dei
distributori tradizionali: centri di stoccaggio e distribuzione, catene logistiche, fino
all’ultimo miglio. Ma la sconfitta della distribuzione tradizionale è molto meno
scontata di quel che sembra. Ha fatto clamore il caso della catena americana di bri-

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                                     13
s    Scenari
               colage e articoli da casa e giardino Home Depot: nel pieno della pandemia ha fatto
               numeri straordinari in termini di clienti e vendite, con la gente costretta a casa per
               il Lockdown a fare la fila per rifornirsi di tutto il necessario per rendere l’ambien-
               te domestico adatto alla nuova realtà dello Smart-Working e del tele-studio per i
               figli. Le costruzioni restano un’area molto importante di investimento, e le grandi
               case del settore si chiedono come saranno le città post-COVID per capire dove e
               come è più redditizio impiegare i capitali, nella convinzione che i centri urbani, che
               oggi producono circa l’80% del PIL mondiale, continueranno a crescere, ma anche
               che il COVID-19 trasformerà il modo di costruire e le abitudini di vita e lavoro degli
               abitanti. Con gli attuali rendimenti del reddito fisso bassissimi se non negativi, la
               previsione è che l’immobiliare continuerà ad attirare sostanziali flussi di capitali
               in cerca di rendimenti, ma devono decidere su cosa puntare. Nel campo commer-
               ciale, la rivoluzione digitale e l’accelerazione impressa dal COVID non eliminano la
               distribuzione tradizionale, sopravvivranno i punti vendita che offrono esperienze
               particolari e attività ricreative, oppure non sostituibili dall’online. Anche gli uffici
               continueranno ad avere un futuro, se non altro per la loro funzione sociale che ha
               bisogno di spazi condivisi per creare, confrontarsi e dare vita a nuove idee, con un
               cambiamento radicale delle mansioni, sempre meno di routine e sempre più “col-
               laborative”. Ci sarà anche un’inversione di tendenza dimensionale, dopo il dimez-
               zamento dello spazio medio per dipendente negli ultimi 20 anni.
               Lo scenario prefigurato da Roland Berger prevede abitazioni che offrano la possibi-
               lità di lavorare da casa con l’utilizzo di strumenti digitali come le videoconferenze,
               accesso all’e-commerce, con una focalizzazione sulla resilienza, incluse forme di
               sostegno finanziario ai costi, come affitto, mutuo o manutenzione. Questo spin-
               gerà l’offerta a includere l’accesso digitale e la sostenibilità nelle caratteristiche
               di base dell’abitazione, anche con lo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni, il che
               comporterà processi di aggregazione tra le imprese e accelerazione di nuove tec-
               nologie di costruzione.

               La grande casa di consulenza globale Roland Berger visualizza così la "nuova normalità"
               delle costruzioni post-virus identificando sia i fattori della domanda (a sinistra)
               che quelli sul lato dell’offerta (a destra).

               Fonte: Roland Berger
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Un faro che indica la rotta nella tempesta

                                                                                          s

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Un caso interessante è quello di DWS, uno dei più grandi gestori di investimenti
a livello globale, parte del gruppo Deutsche Bank, che in Italia è molto attivo
negli investimenti infrastrutturali, come la partecipazione importante in SAVE,
il gestore degli aeroporti di Venezia, centri logistici (ne ha appena acquisito uno
nel novarese) e servizi portuali. In un report sull’impatto e le opportunità aperte
dalla crisi del virus per gli investimenti in costruzioni, si legge che è il momen-
to di attribuire nuova priorità ai fattori ESG per rispondere agli effetti più acuti
della crisi sul portafoglio gestito di asset immobiliari, dall’edilizia abitativa alle
infrastrutture. Perché la pandemia ha messo in risalto la necessità di un robusto
programma di investimenti ESG, focalizzato su temi chiave collegati allo ‘Smart
Building’, a salute e benessere e alla resilienza, definendo una cornice che aiuti
gli investitori a rafforzare il proprio ruolo: come un ‘faro’ a guidare la rotta nella
tempesta.

Attenzione crescente alla salute e al benessere

Nel settore residenziale le previsioni puntano sulle periferie, se opportunamente
riqualificate per adattarsi alle esigenze post-COVID, mentre nei servizi saranno
verosimilmente sviluppati i centri dati, i centri medici, le strutture sportive e altri
centri dedicati alla cura del corpo, poiché anche dopo la fine della pandemia re-
sterà una maggior attenzione alla sicurezza sanitaria e al benessere in generale.
In conclusione, l’impatto del COVID sulle costruzioni sarà importante e potrebbe
far scattare una nuova ondata di interesse degli investitori in cerca di ritorni si-
gnificativi. L’orientamento ‘green’ resterà molto importante, anche perché con-
tinuerà a mobilitare risorse pubbliche ingenti, ma anche il fattore ‘Social’ e la
‘Governance’ del territorio sono destinati a giocare un ruolo crescente, in questo
caso soprattutto per attrarre capitali privati e di investitori istituzionali.

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                                   15
s             Scenari
                        Non pioveva quando Noè costruì l’arca

di FABIO                   Chi guida l’innovazione? Il politico, l’imprenditore, il direttore generale
MILLEVOI                o il COVID 19?
Direttore
ANCE FVG                In un’economia che gira con il motore al minimo le costruzioni si avviano ad en-
e Co-founder            trare nel secondo ventennio del XXI secolo senza una chiara prospettiva di svi-
Associazione            luppo.
Futuristi Italiani      Se già prima del COVID si parlava di una crescita anemica, lenta, lentissima, pra-
                        ticamente immobile, i primi dati a valle dell’emergenza sanitaria fotografano
                        una brusca battuta d’arresto del comparto delle costruzioni, con una diminu-
                        zione nel 2020 di circa il -10% in termini reali, rispetto all’anno precedente, con
                        un picco massimo, tra aprile e giugno, pari a -22%, ma con una previsione, per il
                        2021, di una moderata crescita del 2,7%.
                        Percentuali che testimoniano da un lato un settore ferito e molto preoccupato,
                        dall’altro un desiderio di cogliere l’occasione per una nuova ripartenza grazie so-
                        prattutto all’ecobonus al 110%. Una rivoluzione che permetterà di dare una spin-
                        ta al rinnovamento del patrimonio immobiliare che necessita - indistintamente
                        da Nord a Sud - di riqualificazione, ammodernamento, sicurezza e sostenibilità.
                        “Adesso è, però, indispensabile la collaborazione - ha sottolineato il ministro
                        Patuanelli nella sua testimonianza al recente convegno “Il futuro dell’edilizia è
                        nei dati” (1) - di tutta la filiera per ripensare ai materiali, alle procedure e a nuovi
                        sistemi in cui il costruttore e l’ambiente trovino un inedito equilibrio pieno di
                        opportunità”. Aspetti, ha continuato il ministro, su cui occorre fare uno sforzo
                        attraverso l’uso e l’applicazione della ricerca e dell’innovazione tecnologica che
                        sarà sostenuta soprattutto in chiave green. E se la digitalizzazione rappresenta
                        un’ulteriore possibilità di crescita, occorre fare uno sforzo congiunto per intro-
                        durre nella tradizione del settore i sistemi innovativi basati su automazione, ge-
                        stione dei dati e digitalizzazione. Per “costruire” insieme, ha concluso il ministro,
                        un domani sostenibile, a vantaggio della salute, dell’ambiente e della crescita
                        economica.
                        Parole che indicano una precisa direzione, una chiara e inequivocabile rotta verso
                        gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite. Un cammino - si
                        riporta nel paper Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del
                        Paese - elaborato dalla ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazio-
                        ne Paola Pisano - declinato in tre sfide: la digitalizzazione della società; l’innova-
                        zione del Paese; lo sviluppo sostenibile ed etico della società nel suo complesso.

 16                                                                             N.03 2020 CIVILTÀ DI CANTIERE
Tuttavia, in un percorso che necessita di azioni che devono essere sviluppate di

                                                                                            s

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concerto con i territori, a livello comunale e regionale, quale sarà il ruolo per il
comparto edile? Per una filiera stretta tra pessimismo e resilienza, senso di in-
sicurezza e ricerca di stabilità che continua ad affannarsi fra prestazioni produt-
tive sempre meno significative, mentre altri settori sono stati in grado di trarre
vantaggio dai progressi della tecnica ammodernando i processi realizzativi e ac-
crescendo le performance? L’agricoltura, ad esempio, ha aumentato di 15 volte la
propria produttività dal 1950 ad oggi, nel mentre il comparto delle costruzioni è
rimasto zavorrato ai livelli produttivi degli anni ’80 (2). In edilizia metà delle ore
lavorate non genera valore economico e continua a incontrare ostacoli al rinno-
vamento del proprio processo produttivo. Un comparto certamente particolare e
che svolge, per definizione, un’attività complessa, difficilmente standardizzabi-
le poiché ogni edificio, realizzazione, infrastruttura è un prototipo.

Il futuro dell’edilizia è nei dati o il futuro dei dati sarà nelle costruzioni?

Se il settore edile è caratterizzato da un diverso modo di industrializzare i pro-
pri processi rispetto all’industria manifatturiera le sue peculiarità non possono
rappresentare un alibi per rinviare ad libitum la messa a fuoco di una strategia
di cambiamento radicale del modello di business, di una strategia che potreb-
be vedere proprio nella digitalizzazione del processo produttivo la risposta alla
mancata produttività. Inoltre, nell’attuale “Digital Age”, governata dalla nuova
religione del “dataismo”, che ha i suoi Dei negli algoritmi, iniziare a definire una
strategia con i dati è un approccio che il comparto delle costruzioni non può più
procrastinare. Un obiettivo che non implica avere degli algoritmi che magica-
mente diventano la soluzione a tutti i problemi aziendali ma avere dei “dati che
parlano”(3). Uno strumento che aiuta a prendere decisioni guidate dalla realtà e
non dalle intuizioni personali in un ciclo continuo di apprendimento, alimentato
da un circolo virtuoso di scambio di informazioni, per individuare e adottare so-
luzioni applicative più utili ed efficaci a migliorare l’efficienza, perché chi ha i dati
ha un vantaggio competitivo.
Una ricetta per una innovazione di successo ha, peraltro, bisogno - ama ricorda-
re Massimo Debenedetti, Corporate Vice-president for Research & Innovation in
Fincantieri - di due ingredienti: il primo è la strategia, cioè definire cosa si vuole
portare sul mercato; il secondo sono processi in grado di trasformare la strategia
in azione.

Non va, però, sottovalutato l’aspetto organizzativo e di cultura aziendale perché
è nella fase di attuazione che l’impatto dell’innovazione, ovvero dell’introduzio-
ne delle tecnologie digitali, modifica i processi aziendali. Gli effetti dell’epidemia
COVID-19, ad esempio, hanno rappresentato per molte imprese un significativo
test. Pensiamo allo smart working, di come un fattore esterno ed imprevedibile

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                                     17
s    Scenari
               abbia accelerato dei processi posticipati a causa di resistenze nei diversi livelli
               organizzativi.
               Ed è proprio sull’onda della “di-scontinuità” rispetto al passato, imposta dal Co-
               ronavirus, che bisogna riflettere. Discontinuità che qui bisogna intendere come
               ricerca di un nuovo paradigma che non sia semplicemente il rimedio agli errori,
               bensì una riscrittura del tempo presente. Non è più tempo di progetti spot.
               L'introduzione della digitalizzazione nel processo produttivo e nel cantiere edile
               ha bisogno di una pianificazione che integri tecnologia, dati, cultura azienda-
               le, formazione e strategia di business. Le imprese, tuttavia, impegnate a pren-
               dere decisioni sul breve termine, schiacciate fra l’emergenza e l’urgenza della
               loro quotidianità, incontrano innumerevoli difficoltà a re-immaginare da sole le
               nuove regole del gioco. Pertanto, in questa nuova normalità - volatile, incerta,
               complessa, ambigua - tutti sono chiamati a lavorare per un futuro che non è un
               prodotto ma un processo.
               Per questo è appena nato in Friuli Venezia Giulia ImmaginaLab. Un luogo di con-
               taminazione trasversale che aiuterà il settore a mettere al lavoro la sua immagi-
               nazione per allargare la visione e pensare out of the box, per superare le convin-
               zioni radicate, per imparare a vedere come l’innovazione produce innovazione, la
               tecnologia genera tecnologia.
               Generalmente, la tecnica più usata per costruire scenari è quella basata sulla
               propensione a leggere le tendenze in atto e a proiettarle su una retta ipotetica.
               Molto spesso, tuttavia, è necessaria anche la disponibilità a pensare in maniera
               diversa, a rompere le regole, a superare i pregiudizi del «si è sempre fatto così».
               Un laboratorio dell’immaginazione per le costruzioni future è, quindi, un proget-
               to di knowledge-sharing ideato da Ance FVG e promosso da CANTIERE 4.0. &
               oltre, nell’ambito del progetto di alfabetizzazione, informazione e formazione
               avviato in seno al Digital Innovation Hub IP4 FVG, che intende rivolgersi a tutti
               gli attori della filiera delle costruzioni (imprese, professionisti, enti committenti)
               con l’obiettivo di avviare un percorso di pensiero sistemico che porti a definire
               da un lato i nuovi modelli di business e organizzativi per le imprese e dall’altro
               individuare le tecnologie più coerenti a supportarli verso il cantiere intelligente
               (Bim, intelligenza artificiale, blockchain,...).
               Il Laboratorio inizierà interrogandosi, innanzitutto, sulle future competenze che
               l’imprenditore edile dovrà avere nel 2030. Prevederle non è difficile e impossibi-
               le, ma studiare le ipotesi future è una necessità e lo farà pensando l’impensabile,
               immaginando sorprese, criticità, punti di rottura con il presente perchéé quello
               che oggi è diverso dalla nostra esperienza domani sarà realtà.

               (1) Evento svoltosi il 12 settembre 2020 alla Fiera di Pordenone in occasione delle X rassegna ECOCASA
               promosso da ANCE FVG e organizzato da CANTIERE 4.0. & oltre” nell’ambito del progetto di alfabetizzazione,
               informazione e formazione avviato in seno al Digital Innovation Hub IP4 FVG.
               (2) Antonio Nesti e Rosalia Moffa, Analisi economiche e strumenti di ricerca operativa per la stima dei livelli
               di produttività nell’edilizia off-site in “Rivista valori e valutazioni”, n. 20/2018.
               (3) Cristina Conti in SAS Institute srl, “Trend” 01/2020.

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Gestire al meglio la transizione
                                                                                    s

                                                                                              Scenari
dando un futuro all’Italia

   La sostenibilità costituisce il principale paradigma con cui misurare la         L’intervista
capacità di un Paese e di un sistema economico a saper uscire dall’attuale
congiuntura per proiettarsi in una fase nuova di sviluppo. Saper coniugare                A colloquio
al meglio pianificazione e valorizzazione del sistema economico e                      con CRISTINA
produttivo del Paese: qui si decide il nostro futuro                                    PIOVESANA,
                                                                                      Vicepresidente
Con l’individuazione dei 17 Goals indicati dall’Onu, a cui ha fatto seguito l’Eu-      Confindustria
ropean Green Deal da parte della Commissione UE lo scenario di riferimento
appare chiaramente definito. Se poi aggiungiamo l’evoluzione che sta ca-                   a cura di
ratterizzando i criteri con cui il sistema finanziario sta orientando le proprie           MIMOSA
strategie di investimento, fondate sull’ESG (Enviroment, Social, Governance)               MARTINI
appare evidente come da un lato le politiche nazionali e dall’altro il sistema
produttivo e industriale debbano riconfigurarsi adeguandosi a questo nuovo
scenario. Scenario reso ancora più evidente e complesso alla luce degli affetti
della Pandemia nel quale si inserisce la grande opportunità per il nostro Paese
in considerazione dl rilevante ammontare delle risorse a noi destinati da parte
dell’Unione Europea, ad iniziare dal Recovery Fund.

Quali sono le linee guida che Confindustria ritiene riferimenti essenziali per
saper cogliere l’occasione del RF e per sostenere il tessuto imprenditoriale
italiano orientandolo verso una sempre maggiore attenzione alla riduzione
degli impatti ambientali, alla riorganizzazione produttiva sostenibile ma
anche ad una crescita della responsabilità sociale?
“Affrontare le conseguenze economico-sociali della pandemia è una sfida
estremamente complessa, i cui esiti dipenderanno dal rafforzamento del pro-
cesso di integrazione europea e dall’apporto concreto di tutte le forze politi-
che, economiche e sociali. Questo shock ha colpito duramente il nostro tessuto
economico e sociale, ma grazie al Next Generation EU (NGEU), abbiamo l’occa-
sione di avviare un progetto di ricostruzione unico e inedito che non possiamo
permetterci di fallire. In questi mesi tormentati, come Confindustria abbiamo
riflettuto sulle grandi direttrici di trasformazione, cercando di costruire un
progetto di medio termine per il progresso possibile e necessario dell’Italia. Il
frutto di questo lavoro è condensato in un volume, Il Coraggio del Futuro Italia
2030-2050 presentato nel corso dell’Assemblea annuale di Confindustria, lo
scorso 29 settembre. Le nostre Linee Guida sono: ricerca e innovazione; nuove
Value Chain strategiche; rafforzamento del piano transizione 4.0 che preve-

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                                   19
s       Scenari

L’intervista
                  de incentivi fiscali agli investimenti in macchinari, in innovazione tecnologica
                  finalizzata ad Industria 4.0 e all’economia circolare e alla ricerca e sviluppo;
                  completamento e potenziamento delle infrastrutture digitali, materiali e im-
                  materiali per un’economia digitale scalabile, interoperabile e sicura; sostegno
                  al processo di transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di neutralità
                  climatica al 2050 garantendo la competitività del sistema produttivo con par-
                  ticolare riferimento ai settori a maggiore rischio di delocalizzazione e la cre-
                  azione di un ecosistema per lo sviluppo delle nuove filiere legate alla green
                  economy; sostegno al processo di transizione ecologica verso modelli di busi-
                  ness basati sull’economia circolare abbattendo le barriere non tecnologiche,
                  rafforzando la capacità impiantistica del Paese e creando le condizioni per lo
                  sviluppo di mercati di beni e servizi innovativi e di nuove competenze profes-
                  sionali per l’uso efficiente delle risorse e delle materie prime; attivazione del-
                  la domanda pubblica come leva del cambiamento. Infine, siamo fortemente
                  impegnati sul fronte della responsabilità sociale d’impresa, per promuovere
                  presso le imprese nostre associate una sempre più pervasiva cultura della so-
                  stenibilità e riteniamo essenziale il potenziamento delle politiche attive per
                  il lavoro per migliorare l'occupabilità e le competenze dei lavoratori in un pro-
                  cesso di formazione continua che ne faciliti il ricollocamento verso i settori più
                  innovativi, che beneficeranno dei processi di transizione.”

                  Relativamente al Recovery Fund tra i 6 macro ambiti individuati dal Gover-
                  no, in sinergia con gli indirizzi europei, vi è la Green Economy. Energia ed
                  edilizia, ma anche mobilità sostenibile, sono gli ambiti sui quali si punta
                  maggiormente. Come valuta le scelte del Governo e gli strumenti che intende
                  mettere in campo?
                  Gli ambiti d’intervento individuati dal Governo sono sicuramente coerenti ri-
                  spetto alle necessità d’investimento e di sviluppo del Paese. La vera partita ora
                  sarà definire efficacemente la loro declinazione in strumenti efficaci e allineati
                  con le esigenze economiche, industriali e sociali del Paese, in modo tale che i
                  fondi a disposizione puntino a generare valore, occupazione e benessere e non
                  siano solo una mera iniezione sterile di risorse. In tal senso, bisogna puntare
                  a seguire alcuni principi cardine. Il Recovery Plan dovrà contemplare progetti,
                  interventi e riforme che devono essere necessariamente parte di una strategia
                  più complessiva di sviluppo del Paese, di medio lungo periodo, coerente e si-
                  nergica con il framework europeo, diretta ad assicurare una crescita economica
                  e sociale inclusiva e sostenibile. Il Piano dovrà essere, altresì, collegato alle
                  altre strategie di sviluppo del Paese già definite o in via di definizione, tra cui:
                  il Piano nazionale per l’energia e il clima (Pniac); il Programma nazionale del-
                  la ricerca 2021-2027 (PNR); il Piano Transizione 4.0); i programmi europei (es.
                  Horizon Europe, Digital Europe, IPCEI; ecc. ). Come indicato nelle Linee guida
                  redatte dal Governo, nella sua costruzione il Piano parte dall’individuazione

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delle sfide che il Paese deve affrontare e quindi organizza le missioni dirette

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a vincere tali sfide che possono articolarsi in progetti e prevedere misure oriz-
zontali/riforme (es. strumenti fiscali generali). Per assicurare ampio ritorno ed
efficacia, i progetti dovranno essere grandi progetti di filiera, integrati e im-
mediatamente cantierabili. I progetti dovranno riguardare snodi strategici con
benefici diffusi e immediati ed essere realizzati da partenariati industriali in
una logica di cofinanziamento pubblico-privato. Accanto alla individuazione           L’intervista
di progettualità di qualità in grado di coinvolgere forti partenariati pubblico-
privati la vera sfida Paese sarà garantire l’esecuzione efficace e in tempi ra-
pidi degli interventi. Diventa pertanto fondamentale dotare il Recovery Plan
di una governance unitaria e di uno strumento a livello Paese che permetta la
gestione in modo sinergico da parte dei diversi livelli istituzionali coinvolti dei
progetti integrati in partenariato pubblico-privato.

Un altro asset strategico riguarda lo sviluppo della digitalizzazione sia ri-
spetto alla rete territoriale che in modo particolare rispetto alla pubblica
amministrazione, così da aumentarne l’efficienza e migliorane le capacità
gestionali e favorire l’immissione di nuove competenze. Quali secondo lei
dovrebbero essere gli obiettivi concreti a cui collegare adeguate risorse e con
quali modelli e in quali tempi?
La presenza di un ecosistema digitale moderno, innovativo e socialmente
condiviso, rappresenta la condizione ineludibile per sostenere l’evoluzione del
sistema economico, sociale e culturale del Paese. L’esigenza della pubblica
amministrazione, che rappresenta il volano per la digitalizzazione del Paese,
è emersa con ancora più forza proprio a causa della pandemia. È stato reso
ancora più evidente come la modernizzazione in chiave digitale della nostra
economia è la premessa imprescindibile per competere sui mercati globali, ma
anche per realizzare appieno la transizione ecologica, perché la raccolta in tem-
po reale e l’analisi sistematica di dati di produzione e di consumo consento-
no un uso più intelligente (e quindi efficiente) delle risorse naturali. Pertanto,
occorrono ora politiche orientate e supportare la transizione digitale, così da
proseguire nel processo di ammodernamento già avviato. In particolare, per
quanto riguarda il lato della domanda, sarà fondamentale dare continuità al
Piano Transizione 4.0 attraverso la sua stabilizzazione almeno sul triennio, in
modo tale da permettere alle imprese una programmazione più certa dei propri
investimenti. Allo stesso modo, occorre completare e potenziare le infrastrut-
ture per un’economia digitale scalabile, interoperabile e sicura, liberando le ri-
sorse già destinate a queste finalità unitamente a quelle previste dal Recovery
Fund. Con riferimento alle tempistiche, riteniamo essenziale accelerare il più
possibile il percorso di digitalizzazione del Paese, che al momento ci vede in
ritardo rispetto agli obiettivi fissati a livello Europeo.”

CIVILTÀ DI CANTIERE N.03 2020                                                                  21
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