Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri

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Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
opera
Stagione teatrale 2017-2018
 TEATRO DANTE ALIGHIERI

Giuseppe Verdi

Simon Boccanegra
Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Fondazione Ravenna Manifestazioni
                             Comune di Ravenna
           Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
                          Regione Emilia Romagna

               Teatro di Tradizione Dante Alighieri

             Stagione d’Opera e Danza
                                2017-2018

      Simon Boccanegra
                   melodramma in un prologo e tre atti
                        musica di Giuseppe Verdi
libretto di Francesco Maria Piave con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito

                            Teatro Alighieri
                                2, 4 marzo
Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Sommario
                                                La locandina................................................................. pag.            5

                                                Il libretto. ........................................................................ pag.    7

                                                Il soggetto...................................................................... pag.       35

                                                La potenza degli affetti
                                                di Silvia Campana .................................................... pag.                  39

                                                I protagonisti .............................................................. pag.           49
Coordinamento editoriale
Cristina Ghirardini
Grafica Ufficio Edizioni
Fondazione Ravenna Manifestazioni

Si ringrazia il Teatro Municipale di Piacenza
per aver messo a disposizione il materiale
editoriale.

Foto di scena Teatro Municipale di Piacenza
© Gianni Cravedi

In apertura dei capitoli: Il mito di Verdi
A p. 35, Giuliano Della Casa, Giuseppe
Verdi, disegno all’acquerello, 2012.
A p. 39, Casa Roncole, ove nacque
Giuseppe Verdi il 10 ottobre 1813, figurina
Liebig, Norimberga, Litografia Fritz
Schneller & Co, 1902.
A p. 48, Manifesto del film Giuseppe Verdi,
regia di Raffaello Matarazzo, 1953.

L’editore si rende disponibile
per gli eventuali aventi diritto
sul materiale utilizzato.

Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Simon Boccanegra
melodramma in un prologo e tre atti
musica di Giuseppe Verdi
libretto di Francesco Maria Piave, con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito,
dal dramma Simón Bocanegra di García Gutiérrez

personaggi e interpreti
Simon Boccanegra Kiril Manolov
Maria Boccanegra Clarissa Costanzo
Jacopo Fiesco Mattia Denti
Gabriele Adorno Ivan Defabiani
Paolo Albiani Ernesto Petti
Pietro Cristian Saitta
Un’ancella Paola Lo Curto
Un Capitano dei balestrieri Jenish Ysmanov
direttore Pier Giorgio Morandi
regia Leo Nucci
regista collaboratore Salvo Piro
scene Carlo Centolavigna
costumi Artemio Cabassi
luci Claudio Schmid

Orchestra dell’Opera Italiana
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
maestro del coro Corrado Casati
banda di palcoscenico del Conservatorio Nicolini di Piacenza:
Davide Bertoli tromba in scena, Flavia Pedretti tromba,
Katri Ennada Khalfaoui trombone, Tommaso Franguelli tamburo
figuranti Stefano Bonelli Poli, Mattia Fornari, Francesco Lo Feudo, Gianmarco Zanelli

direttore di scena Ermelinda Suella
direttore musicale di palcoscenico Jacopo Brusa
maestri collaboratori Gianluca Ascheri, Gaboon Ko
maestro alle luci Paolo Burzoni maestro ai sovratitoli Enrica Apparuti
responsabile tecnico della Fondazione Teatri di Piacenza Michele Cremona
direttore dell’allestimento Emanuele Grilli
tecnici macchinisti Massimo Groppelli, Gianluca Magnelli tecnico elettricista Andrea Morarelli (capo elettricista)
consolista Daniele Faroldi attrezzista Andrea Moriani (capo attrezzista)
sarta Renata Orsi (capo sarta) trucco/parrucco Francesca Mori (capo reparto), Beatrice Tappani, Elena Greco

realizzazione scene Laboratorio della Fondazione Teatro Comunale di Modena
attrezzeria Fondazione Teatri di Piacenza, E. Rancati srl Cornaredo (MI)
costumi, calzature, parrucche Artescena di Stefano Giaroli Reggio Emilia, Calzature Epoca srl Milano
noleggio luci Gemmi luci Milano, Gemini Luci San Giuliano Milanese

coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro Alighieri di Ravenna
in collaborazione con Opéra de Marseille

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Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Simon Boccanegra
                    melodramma in un prologo e tre atti
                         musica di Giuseppe Verdi
libretto di Francesco Maria Piave, con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito,
         dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García Gutierrez
             prima rappresentazione Milano, Teatro alla Scala, 1881

                                PERSONAGGI

 Prologo
 Simon Boccanegra,
 corsaro al servizio della repubblica genovese                        baritono
 Jacopo Fiesco, nobile genovese                                         basso
 Paolo Albiani, filatore d’oro genovese                               baritono
 Pietro, popolano di Genova                                           baritono
 Marinai, popolo, domestici di Fiesco, ecc.

 Dramma
 Simon Boccanegra, primo doge di Genova                               baritono
 Maria Boccanegra,
 sua figlia, sotto il nome di Amelia Grimaldi                    soprano
 Jacopo Fiesco, sotto il nome d’Andrea                              basso
 Gabriele Adorno, gentiluomo genovese                              tenore
 Paolo Albiani, cortigiano favorito del Doge                     baritono
 Pietro, altro cortigiano                                        baritono
 Un Capitano dei balestrieri                                       tenore
 Un’ancella di Amelia                                       mezzosoprano

         Soldati, marinai, popolo, senatori, Corte del Doge, ecc.
  L’azione è in Genova e sue vicinanze, intorno alla metà del secolo XIV.
         N.B.: Tra il Prologo ed il Dramma passano alcuni lustri.

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Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
PROLOGO                                                 Paolo
                                                                                  All’alba eletto
Una Piazza di Genova.                                   esser vuoi nuovo abate?
Nel fondo la chiesa di San Lorenzo. A destra il
palazzo dei Fieschi, con gran balcone: nel muro,        Simone
di fianco al balcone, è un’immagine davanti a cui                                 Io?... no.
arde un lanternino; a sinistra altre case. Varie
strade conducono alla piazza. È notte.                  Paolo
                                                                                               Ti tenta
Paolo e Pietro in scena, continuando un                 ducal corona?
discorso.
                                                        Simone
Paolo                                                                  Vaneggi?
Che dicesti?... all’onor di primo abate
Lorenzin, l’usuriere?...                                Paolo
                                                        (con intenzione)
Pietro                                                                           E Maria?
                          Altro proponi
di lui più degno!                                       Simone
                                                        O vittima innocente
Paolo                                                   del funesto amor mio!... Dimmi, di lei
                   Il prode che da’ nostri              che sai? Le favellasti?...
mari cacciava l’african pirata,
e al ligure vessillo                                    Paolo
rese l’antica nominanza altera.                         (additando il palazzo Fieschi)
                                                                                 Prigioniera
Pietro                                                  geme in quella magion...
Intesi... e il premio?…
                                                        Simone
Paolo                                                                             Maria!
                          Oro, possanza, onore.
                                                        Paolo
Pietro                                                                                    Negarla
Vendo a tal prezzo il popolar favore.                   al Doge chi potria?
(Si danno la mano; Pietro parte)
                                                        Simone
Paolo, solo.                                                                Misera!

Paolo                                                   Paolo
Aborriti patrizi,                                                                     Assenti!
alle cime ove alberga il vostro orgoglio,
disprezzato plebeo, salire io voglio.                   Simone
                                                        Paolo…
Detto e Simone che entra frettoloso.
                                                        Paolo
[Coro e Scena]                                                  Tutto disposi... e sol ti chieggo
                                                        parte ai perigli e alla possanza...
Simone
Un amplesso... Che avvenne? Da Savona                   Simone
Perché qui m’appellasti?                                                                    Sia...

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Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Paolo                                                     Coro                                                           Si caccino i demoni col segno della croce…            (Varie persone escono dal palazzo, e
S’appressa alcun... T’ascondi...                          Simone! Il Corsaro?                                                                                                  traversando mestamente la piazza,
Per poco ancor, mistero ti circondi.                                                                                     Pietro e Coro                                         s’allontanano.)
(Simone s’allontana, Paolo si trae in disparte            Paolo                                                          Si caccino i demoni col segno della croce…
presso il palazzo dei Fieschi.)                           Sì... il Corsaro all’alto scranno…                                                                                   Detto e Simone che ritorna in scena esultante.
                                                                                                                         Paolo
[Coro e Scena]                                            Coro                                                           All’alba.                                             [Duetto]
                                                          E qui?
Paolo, Pietro, marinari e artigiani.                                                                                     Coro                                                  Simone
                                                          Paolo                                                                      Qui.                                      Suona ogni labbro il mio nome. O Maria,
Pietro                                                            Verrà.                                                                                                       forse in breve potrai
All’alba tutti qui verrete?                                                                                              Pietro                                                dirmi tuo sposo!...
                                                          Coro                                                                              Simone.                            (scorge Fiesco)
Coro                                                                       E i Fieschi?                                                                                                            Alcun veggo!... chi fia?
                               Tutti.                                                                                    Pietro e Coro
                                                          Paolo                                                                                   Simone ad una voce.          Fiesco
Pietro                                                                             Taceranno.                                                                                  Simon?…
Niun pei patrizi?…                                        (Chiama tutti intorno a sé; quindi, indicando il               (Tutti partono di qua e di là a gruppi.)
                                                          palazzo de’ Fieschi, dice loro con mistero)                                                                          Simone
Coro                                                      L’atra magion vedete?... de’ Fieschi è l’empio 		              Fiesco esce dal palazzo.                                         Tu!
                    Niuno. A Lorenzino                                                              [ostello,
tutti il voto darem.                                      una beltà infelice geme sepolta in quello;                     [Recitativo ed Aria]                                  Fiesco
                                                          sono i lamenti suoi la sola voce umana                                                                                              Qual cieco fato
Pietro                                                    che risuonar s’ascolta nell’ampia tomba arcana.                Fiesco                                                a oltraggiarmi ti traea?...
                        Venduto è a’ Fieschi.                                                                            (rivolto al palazzo)                                  Sul tuo capo io qui chiedea
                                                          Pietro e Coro                                                  A te l’estremo addio, palagio altero,                 l’ira vindice del ciel.
Coro                                                      Già volgono tre lune, che la gentil sembianza                  freddo sepolcro dell’angiolo mio!...
Dunque chi fia l’eletto?                                  non rallegrò i veroni della romita stanza;                     Né a proteggerti io valsi!... Oh maledetto!…          Simone
                                                          passando ogni pietoso invan mirar desia                        (Si volge all’Immagine)                               Padre mio, pietade imploro
Pietro                                                    la bella prigioniera, la misera Maria.                         E tu, Vergin, soffristi                               supplichevole a’ tuoi piedi.
                             Un prode.                                                                                   rapita a lei la verginal corona?...                   Il perdono a me concedi...
                                                          Paolo                                                          Ma che dissi!... deliro!... ah mi perdona!
Coro                                                      Si schiudon quelle porte solo al patrizio altero,                                                                    Fiesco
                                                                                                                         Il lacerato spirito
                                         Sì.              che ad arte si ravvolge nell’ombre del mistero...                                                                    Tardi è omai.
                                                                                                                         del mesto genitore
                                                          Ma vedi in notte cupa per le deserte sale
                                                                                                                         era serbato a strazio
Pietro                                                    errar sinistra vampa, qual d’anima infernale.                                                                        Simone
                                                                                                                         d’infamia e di dolore.
Un popolan…                                                                                                                                                                                   Non sii crudel.
                                                                                                                         Il serto a lei de’ martiri
                                                          Pietro e Coro                                                                                                        Sublimarmi a lei sperai
                                                                                                                         pietoso il cielo diè...
Coro                                                      È vero. – Oh cielo! – Gran Dio!                                                                                      sopra l’ali della gloria,
                                                                                                                         Resa al fulgor degli angeli,
                   Ben dici... ma fra i nostri            Par l’antro de’ fantasimi!... O qual orror!...                                                                       strappai serti alla vittoria
                                                                                                                         prega, Maria, per me.
sai l’uom?                                                                                                                                                                     per l’altare dell’amor!
                                                                                                                         (S’odono lamenti dall’interno del palazzo)
                                                          (Dal palazzo Fieschi si vede il riverbero d’un lume.)
Pietro                                                                                                                                                                         Fiesco
                                                                                                                         Donne
             Sì.                                          Paolo                                                                                                                Io fea plauso al tuo valore,
                                                                                                                         (interno e molto lontano)
                                                                                                           Guardate,                                                           ma le offese non perdono...
                                                                                                                         È morta!... È morta!... a lei s’apron le sfere!...
Coro                                                      La feral vampa appare…                                                                                               Te vedessi asceso in trono...
                                                                                                                         Mai più non la vedremo in terra!...
                   E chi?... Risuoni il nome suo!…
                                                          Pietro e Coro                                                                                                        Simone
                                                                                                                         Uomini
Paolo                                                                                     Oh ciel!...                                                                          Taci…
                                                                                                                         (c.s.)
(avanzandosi)
                                                                                                                         Miserere!... miserere!...
Simone Boccanegra.                                        Paolo                                                                                                                Fiesco
                                                                                                        V’allontanate.                                                               Segno all’odio mio

                                                     10                                                                                                                       11
Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
e all’anatema di Dio                      corsi alla casa... n’era la porta                Fiesco                                                 Fiesco
è di Fiesco l’offensor.                   serrata, muta!                                                                 T’inoltra e stringi      (Doge Simon... m’arde l’inferno in petto!..)
                                                                                           gelida salma.
Simone                                    Fiesco                                                                                                  (Entra il Popolo tumultuosamente con faci
Pace…                                                    La donna?                         Simone                                                 accese.)
                                                                                           (comparisce sul balcone)
Fiesco                                    Simone                                                          Nessuno!... qui sempre                  Coro
       No! Pace non fora                                              Morta.               silenzio e tenebra!...                                 Viva Simon, del popolo l’eletto!!!
se pria l’un di noi non mora.                                                              (Stacca il lanternino dalla Immagine, ed entra;        (Le campane suonano a stormo.)
                                          Fiesco                                           s’ode un grido di dentro)
Simone                                    E la tua figlia?…                                                       Maria!... Maria!!
Vuoi col sangue mio placarti?
(gli presenta il petto)                   Simone                                           Fiesco
Qui ferisci…                                               Misera, trista,                 L’ora suonò del tuo castigo…
                                          tre giorni pianse, tre giorni errò.
Fiesco                                    Scomparve poscia, né fu, più vista,              Simone
(ritraendosi con orgoglio)                d’allora indarno cercata io l’ho.                (esce dal palazzo atterrito)
             Assassinarti?...                                                                                           È sogno!...
                                          Fiesco                                           Sì; spaventoso, atroce sogno il mio!
Simone                                    Se il mio desire compir non puoi,
Sì, m’uccidi, e almen sepolta             pace non puote esser tra noi!                    Voci
fia con me tant’ira...                    (Gli volge le spalle)                            (interno, in lontananza)
                                          Addio, Simone!                                   Boccanegra!…
Fiesco
                     Ascolta:             Simone                                           Simone
se concedermi vorrai                                       Coll’amor mio                                    Quai voci!
l’innocente sventurata                    saprò placarti.
che nascea d’impuro amor,                 M’odi, ah m’odi.                                 Voci
io, che ancor non la mirai,                                                                Boccanegra!
giuro renderla beata,                     Fiesco
e tu avrai perdono allor.                 (freddo senza guardarlo)                         Simone
                                                         No.                               Eco d’inferno è questo!...
Simone
Non poss’io!                              Simone                                           Detti: entrano frettolosi Paolo, Pietro ed alcuni
                                                               M’odi.                      artigiani e marinai.
Fiesco
               Perché?                    Fiesco                                           [Scena e Coro]
                                                                     Addio.
Simone                                    (S’allontana, poi s’arresta in disparte ad       Paolo e Pietro
                          Rubella         osservare.)                                      Doge il popol t’acclama!
Sorte lei rapì...
                                          Simone                                           Simone
Fiesco                                    Oh de’ Fieschi implacata, orrida razza!…                                    Via fantasmi!
                    Favella.              E tra cotesti rettili nascea
                                          quella pùra beltà?... Vederla io voglio...       Paolo e Pietro
Simone                                    Coraggio!                                        Che di’ tu?…
Del mar sul lido tra gente ostile         (S’avvia al palazzo; dà tre colpi alla porta.)
crescea nell’ombra quella gentile;        Muta è la magion de’ Fieschi?                    Simone
crescea lontana dagli occhi miei,         Dischiuse son le porte!...                                    Paolo!... Una tomba…
vegliava annosa donna su lei.             Quale mistero!... Entriam.
Di là una notte varcando, solo            (Risoluto, entra nel palazzo)                    Paolo
dalla mia nave scesi a quel suolo.                                                                                                Un trono!...

                                     12                                                                                                          13
Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
ATTO PRIMO                                               La voce                                     Gabriele                                           Ancella
                                                         (più vicino)                                                       Ah taci... il vento         (entra)
Scena prima                                              Se manca un cor che t’ama,                  ai tiranni potria recar tai voci!                                                     Del Doge
Palazzo de’ Grimaldi fuori di Genova.                    non empiono tua brama                       Parlan le mura... un delator s’asconde             un messagger di te chiede.
Salotto di passaggio con porta nel fondo e largo         gemme, possanza, onor.                      ad ogni passo...
poggiuolo, fuor del quale si vedrà la campagna                                                                                                          Amelia
ed il golfo di Genova. Una porta a sinistra mette        Amelia                                      Amelia                                                                            S’appressi.
alle stanze interne, altra alla destra dà in vari        Ei vien! l’amor                                              Tu tremi?…                        (L’ancella esce.)
saloni. Qualche tempo dopo l’alzata del sipario          m’avvampa in sen
albeggia.                                                e spezza il fren                            Gabriele                                           Gabriele
                                                         l’ansante cor!                                                            I funesti            (va per uscire)
[Preludio ed Aria]                                                                                   fantasmi scaccia!                                  Chi sia veder vogl’io...
Amelia in scena guardando verso il mare.                 Detta e Gabriele in scena.
                                                                                                     Amelia                                             Amelia
Amelia                                                   Gabriele                                                       Fantasmi dicesti?               (fermandolo)
Come in quest’ora bruna                                  Anima mia!                                  Vieni a mirar la cerula                                                       T’arresta.
sorridon gli astri e il mare!                                                                        marina tremolante;
Come s’unisce, o luna,                                   Amelia                                      là Genova torreggia                                Pietro
all’onda il tuo chiaror!…                                              Perché sì tardi giungi?       sul talamo spumante;                               (entra ed inchinandosi ad Amelia dice:)
Amante amplesso pare                                                                                 là i tuoi nemici imperano,                                                         Il Doge
di due verginei cor!                                     Gabriele                                    vincerli indarno speri...                          dalle caccie tornando di Savona
                                                         Perdona, o cara... I lunghi indugi miei     Ripara i tuoi pensieri                             questa magion visitar brama.
Ma gli astri e la marina
                                                         t’apprestano grandezza...                   al porto dell’amor...
che dicono alla mente
                                                                                                                                                        Amelia
dell’orfana meschina?...
                                                         Amelia                                      Gabriele                                                                             Il puote.
La notte atra, crudel,
                                                         Pavento...                                  Angiol che dall’empireo                            (Pietro fa un inchino e parte.)
quando la pia morente
                                                                                                     piegasti a terra l’ale,
sclamò: – Ti guardi il ciel.
                                                         Gabriele                                    e come faro sfolgori                               Gabriele ed Amelia.
O altero ostel, soggiorno                                             Che?                           sul tramite mortale,
di stirpe ancor più altera,                                                                          non ricercar dell’odio                             Gabriele
il tetto disadorno                                       Amelia                                      i funebri misteri;                                 Il Doge qui?
non obliai per te!...                                                      L’arcano tuo conobbi...   ripara i tuoi pensieri
Solo in tua pompa austera                                A me il sepolcro appresti,                  al porto dell’amor…                                Amelia
amor sorride a me..                                      Il patibolo a te!...                                                                                        Mia destra a chieder viene.
(Si volge verso il mare.)                                                                            Amelia
S’inalba il ciel!…ma l’amoroso canto                     Gabriele                                    Ah!…                                               Gabriele
non s’ode ancora!...                                                         Che pensi?                                                                 Per chi?
Ei mi terge ogni dì, come l’aurora                                                                   Gabriele
la rugiada dei fior, del ciglio il pianto.               Amelia                                          Che fia?                                       Amelia
                                                                                         Io amo                                                                   Pel favorito suo. D’Andrea
[Scena e duetto]                                         Andrea qual padre, il sai;                  Amelia                                             vola in cerca... Affrèttati... va’... prepara
                                                         pur m’atterrisce!... In cupa                (fissando a destra)                                il rito nuzïal... mi guida all’ara.
Voce                                                     notte non vi mirai                                         Vedi là quell’uom?... qual ombra
(ben lontano)                                            sotte le tetre vôlte errar sovente          ogni dì appar.                                     Amelia e Gabriele
Cielo di stelle orbato,                                  torbidi, irrequieti?                                                                           Sì, sì, dell’ara il giubilo
di fior vedovo prato,                                                                                Detti; un’ancella, quindi Pietro.                  contrasti il fato avverso,
è l’alma senza amor.                                     Gabriele                                                                                       e tutto l’universo
                                                                             Chi?                    Gabriele                                           io sfiderò con te.
Amelia                                                                                                              Forse un rival?...                  Innamorato anelito
Ciel!... la sua voce!... È desso!...                     Amelia                                                                                         è del destin più forte;
Ei s’avvicina!... oh gioia!…                                                        Tu, e Andrea,                                                       amanti oltre la morte,
                                                         e Lorenzino ed altri...                                                                        sempre vivrai con me.

                                                    14                                                                                                 15
Opera - Simon Boccanegra Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
(Amelia entra in palazzo.)                            Gabriele                                      Paolo                                               Del mondo mai le fulgide
                                                      Ma come dei Grimaldi                                  Signor!                                     lusinghe non piangesti?
[Scena e Duettino]                                    Anco il nome prendea?...                                                                          Il tuo rossor mel dice...
                                                                                                    Doge
Gabriele va per uscire dalla destra e incontra        Andrea                                                       Ci spronano gli eventi,              Amelia
Fiesco.                                                                          De’ fuorusciti     Di qua partir convien.                              T’inganni! io son felice...
                                                      perseguia le ricchezze il nuovo Doge;
Gabriele                                              e la mentita Amelia alla rapace               Paolo                                               Doge
(Propizio ei giunge!)                                 man sottrarle potea.                                                  Quando?                     Agli anni tuoi l’amore...

Andrea                                                Gabriele                                      Doge                                                Amelia
                        Tu sì mattutino                                         L’orfana adoro.                                       Allo squillo      Ah! mi leggesti in core!
Qui?...                                                                                             dell’ora.                                           Amo uno spirto angelico
                                                      Andrea                                        (Ad un cenno del Doge il corteggio s’avvia dalla    che ardente mi riama...
Gabriele                                              Di lei sei degno!                             destra.)                                            Ma di me acceso un perfido
      A dirti...                                                                                                                                        l’ôr de’ Grimaldi brama…
                                                      Gabriele                                      Paolo
Andrea                                                                    A me fia dunque unita?    (guardando Amelia)                                  Doge
                   Ch’ami Amelia.                                                                           (Oh, qual beltà!)                           Paolo!
                                                      Andrea                                        (Parte con seguito. – Le damigelle si ritirano;
Gabriele                                              In terra ed in ciel!                          restano soli Amelia e il Doge.)                     Amelia
Tu che lei vegli con paterna cura                                                                                                                              Quel vil nomasti!… E poiché tanta
a nostre nozze assenti?                               Gabriele                                      Amelia e il Doge.                                   pietà ti muove dei destini miei,
                                                                             Mi dài la vita.                                                            vo’ svelarti il segreto che m’ammanta.
Andrea                                                                                              Doge                                                Non sono una Grimaldi.
                             Alto mistero             Andrea                                                                  Favella il Doge
sulla vergine incombe.                                Vieni a me, ti benedico                       ad Amelia Grimaldi?                                 Doge
                                                      nella pace di quest’ora.                                                                                                      Oh Ciel! chi sei?
Gabriele                                              Lieto vivi e fido adora                       Amelia
                          E qual?                     l’angiol tuo, la patria, il ciel!             Così nomata io sono.                                Amelia
                                                                                                                                                        Orfanella il tetto umìle
Andrea                                                Gabriele                                      Doge                                                m’accogliea d’una meschina,
                                    Se parlo,         Eco pia del tempo antico,                     E gli esuli fratelli tuoi non punge                 dove presso alla marina
forse tu più non l’amerai.                            la tua voce è un casto incanto.               desio di patria?                                    sorge Pisa...
                                                      Serberà ricordo santo
Gabriele                                              di quest’ora il cor fedel!                    Amelia                                              Doge
                        Non teme                      (Squilli interni.)                                              Possente...ma...                                In Pisa tu?
ombra d’arcani l’amor mio. T’ascolto!                 Il Doge vien. Partiam. Ch’ei non ti scorga.
                                                                                                    Doge                                                Amelia
Andrea                                                Andrea                                                                         Intendo...         Grave d’anni quella pia
Amelia tua d’umile stirpe nacque.                     Ah! presto il dì della vendetta sorga!        A me inchinarsi sdegnano i Grimaldi...              era solo a me sostegno;
                                                      (Partono.)                                    Così risponde a tanto orgoglio il Doge...           io provai del ciel lo sdegno,
Gabriele                                                                                            (Le porge un foglio.)                               involata ella mi fu.
La figlia dei Grimaldi?...                            [Scena e Duetto]                                                                                  Colla tremola sua mano
                                                                                                    Amelia                                              pinta effigie mi porgea,
Andrea                                                Il Doge da destra, con Paolo e séguito di     (leggendo)                                          Le sembianze esser dicea
                           No... la figlia            cacciatori; Amelia con alcune damigelle dal   Che veggio!... il lor perdono?                      della madre ignota a me.
dei Grimaldi morì tra consacrate                      palazzo.                                                                                          Mi baciò, mi benedisse,
vergini in Pisa. Un’orfana raccolta                                                                 Doge                                                levò al ciel, pregando, i rai...
nel chiostro il dì che fu d’Amelia estremo            Doge                                          E denno a te della clemenza il dono.                Quante volte la chiamai,
Eereditò sua cella...                                 Paolo!                                        Dinne, perché in quest’eremo                        l’eco sol risposta die’.
                                                                                                    tanta beltà chiudesti?

                                                 16                                                                                                    17
Doge                                                   Doge                                                  Paolo                                                 Acconsentite?
(Se la speme, o ciel clemente,                         Ah! figlia, il cor ti chiama...                       Il vuoi!... scordasti che mi devi il soglio?
ch’or sorride all’alma mia,                                                                                                                                        Tutti
fosse sogno!... estinto io sia                         Figlia! a tal nome io palpito                         Paolo, e Pietro dalla destra.                                         Sì.
della larva al disparir!)                              qual se m’aprisse i cieli...
                                                       Un mondo d’ineffabili                                 Pietro                                                Doge
Amelia                                                 letizie a me riveli;                                  Che disse?                                                               Ma d’altro voto
Come tetro a me dolente                                un paradiso il tenero                                                                                       più generoso io vi richiedo.
s’appressava l’avvenir!                                padre ti schiuderà...                                 Paolo
                                                       Di mia corona il raggio                                            A me negolla.                            Alcuni
Doge                                                   la gloria tua sarà…                                                                                                                       Parla.
Dinne... alcun là non vedesti?                                                                               Pietro
                                                       Amelia                                                Che pensi tu?                                         Doge
Amelia                                                 Padre! vedrai la vigile                                                                                     La stessa voce che tuonò su Rienzi,
Uom di mar noi visitava…                               figlia a te sempre accanto;                           Paolo                                                 vaticinio di gloria e poi di morte,
                                                       nell’ora melanconica                                                 Rapirla.                               or su Genova tuona.
Doge                                                   asciugherò il tuo pianto...                                                                                 (mostrando uno scritto)
E Giovanna si nomava                                   Avrem gioie romite,                                   Pietro                                                Ecco un messaggio
lei che i fati a te rapîr?                             soltanto note al ciel;                                Come?                                                 del romito di Sorga; ei per Venezia
                                                       io la colomba mite                                                                                          supplica pace...
Amelia                                                 sarò del regio ostel...                               Paolo
Sì.                                                    (Si abbracciano, ed Amelia parte,                             Sul lido a sera                               Paolo
                                                       accompagnata dal padre fino alla soglia)              la troverai solinga...                                (interrompendolo)
Doge                                                                                                         Si tragga al mio naviglio;                                              Attenda alle sue rime
(trae dal seno un ritratto, lo porge ad Amelia,        Doge                                                  di Lorenzin si rechi                                  il cantor della bionda Avignonese.
che fa altrettanto)                                    O figlia!                                             alla magion.
   E l’effigie non somiglia                                                                                                                                        Tutti
questa?                                                Amelia                                                Pietro                                                (ferocemente)
                                                       (lontana)                                                           S’ei nega?                              Guerra a Venezia!
Amelia                                                        Padre!
         Uguali son!...                                                                                      Paolo                                                 Doge
                                                       (Il Doge resta estatico, contemplando Amelia          Digli che so sue trame,                                                     E con quest’urlo atroce
Doge                                                   che rientra nel palazzo... e dice un’ultima volta:)   e presterammi aita...                                 fra due liti d’Italia erge Caino
                          Maria!…                                                                            Tu gran mercede avrai...                              la sua clava cruenta! Adria e Liguria
                                                       Doge                                                                                                        hanno patria comune.
Amelia                                                                 Figlia!                               Pietro
Il nome mio!…                                                                                                Ella sarà rapita.                                     Tutti
                                                       Doge, e Paolo che entra rapidamente da destra         (Escono.)                                                                  È nostra patria
Doge                                                   e s’avvicina al Doge.                                                                                       Genova.
                Sei mia figlia.                                                                              [Finale I]                                            (Tumulto molto lontano.)
                                                       Paolo
Amelia                                                 Che rispose?                                          Sala del Consiglio nel Palazzo degli Abati.           Pietro
Io?…                                                                                                         Il Doge seduto sul seggio ducale; da un lato,                  Qual clamor!
                                                       Doge                                                  dodici Consiglieri nobili; dall’altro lato, dodici
Doge                                                                  Rinuncia a ogni speranza.              Consiglieri popolani. Seduti a parte, quattro         Alcuni
    M’abbraccia, o figlia mia.                                                                               Consoli del mare e i Connestabili. Paolo e Pietro                            D’onde tai grida?
                                                       Paolo                                                 stanno sugli ultimi seggi dei popolani.
Amelia                                                 Doge, nol posso!                                                                                            Paolo
Padre!                                                                                                       Doge                                                  (balzando e dopo essere accorso al verone)
Ah! stringi al sen Maria che t’ama…                    Doge                                                  Messeri, il re di Tartaria vi porge                   Dalla piazza dei Fieschi.
                                                                        Il voglio!                           pegni di pace e ricchi doni e annuncia
                                                       (Il Doge parte dalla destra.)                         schiuso l’Eusin alle liguri prore.

                                                  18                                                                                                              19
Tutti                                                      Consiglieri nobili                                 Spargasi il sangue del fiero uccisor!…           Doge
(alzandosi)                                                (sguainando le spade)                                                                               (a Gabriele)
                           Una sommossa!                                                   All’armi!          Doge                                                                       Ribaldo!
                                                                                                              (ironicamente)
Paolo                                                      Voci                                               Questa è dunque del popolo la voce?              Gabriele
(sempre alla finestra: Pietro lo ha raggiunto)             (in piazza)                                        Da lungi tuono d’uragan, da presso               (al Doge slanciandosi)
Ecco... una turba di fuggenti.                             Viva il popolo!                                    grido di donne e di fanciulli. Adorno,                                             Audace
                                                                                                              perché impugni l’acciar?                         rapitor di fanciulle!
Doge                                                       Consiglieri popolani
                                   Ascolta.                (sguainando le spade)                              Gabriele                                         Alcuni
(Il tumulto si fa più forte.)                                            Evviva!                                                           Ho trucidato                                Si disarmi!
                                                                                                              Lorenzino.
Paolo                                                      Doge                                                                                                Gabriele
(origliando)                                                                      E che? Voi pure?            Popolo                                           (divincolandosi corre per ferire il Doge)
Si sperdon le parole...                                    Voi, qui, vi provocate?                                         Assassin!                           Empio corsaro incoronato! muori!

Voci interne                                               Voci                                               Gabriele                                         Detti; Amelia, che frattanto è entrata,
                          Morte!                           (in piazza)                                                                 Ei la Grimaldi          interponendosi fra Gabriele e il Doge.
                                                                                    Morte al Doge!            avea rapita.
Paolo                                                                                                                                                          Amelia
(a Pietro)                                                 Doge                                               Doge                                             Ferisci?
                                   È lui?                  (con fierezza; sarà giunto l’Araldo)                            (Orror!)
                                                           Morte al Doge? Sta ben! Tu, araldo, schiudi                                                         Gabriele, Doge, Fiesco
Doge                                                       le porte del palagio e annuncia al volgo           Popolo                                                  Amelia!
(che ha udito)                                             gentilesco e plebeo ch’io non lo temo,                                  Menti!
Chi?                                                       che le minaccie udii, che qui li attendo...                                                         Tutti
                                                           (ai Consiglieri che ubbidiscono)                   Gabriele                                                         Amelia!
Pietro                                                     Nelle guaine i brandi!                                                        Quel vile
     Guarda!                                                                                                  pria di morir disse che un uom possente          Amelia
                                                           Voci                                               al crimine l’ha spinto.                                                      O Doge! Ah! salva,
Doge                                                       (in piazza)                                                                                         salva l’Adorno tu.
(guardando)                                                                       Armi! saccheggio!           Pietro
              Ciel! Gabriele Adorno                        Fuoco alle case! Ai trabocchi! Alla gogna!         (a Paolo)                                        Doge
dalla plebe inseguito!... Accanto ad esso                  (Una tromba interna. – Tutti stanno attenti                                  (Ah! sei scoperto!)    (alle guardie che si sono impossessate di
combatte un Guelfo. A me un Araldo.                        origliando.)                                                                                        Gabriele per disarmarlo)
                                                                                                              Doge                                                               Nessun l’offenda.
Pietro                                                     Doge                                               (con agitazione)                                 Cade l’orgoglio e al suon del suo dolore
(sommesso)                                                 Squilla la tromba dell’araldo... ei parla...       E il nome suo?                                   tutta l’anima mia parla d’amore...
                                            (Paolo,        Tutto è silenzio…                                                                                   Amelia, di’ come tu fosti rapita
Fuggi, o sei côlto.)                                                                                          Gabriele                                         e come al periglio potesti campar.
                                                           Voci                                               (fissando il Doge con tremenda ironia)
Doge                                                                           Evviva! Evviva il Doge!                        T’acqueta! il reo si spense      Amelia
(guardando Paolo che s’avvia)                                                                                 pria di svelarlo.                                Nell’ora soave che all’estasi invita
                   Consoli del mare,                       Doge                                                                                                soletta men givo sul lido del mar.
custodite le soglie! Olà, chi fugge                        Ecco le plebi!                                     Doge                                             Mi cingon tre sgherri... m’accoglie un naviglio.
è un traditor.                                                                                                                  Che vuoi dir?                  Soffocati non valsero i gridi...
(Paolo, confuso, s’arresta.)                               Irrompe la folla dei Popolani, uomini, donne,                                                       Io svenni... al novello dischiuder del ciglio
                                                           fanciulli ecc. – Detti;Adorno e Fiesco afferrati   Gabriele                                         Lorenzo in sue stanze presente mi vidi....
Voci                                                       dal popolo.                                        (terribilmente)
(in piazza)                                                                                                                                    Pel cielo!      Tutti
               Morte ai patrizi!                           Popolo                                             Uom possente sei tu!                             Lorenzo!
                                                                            Vendetta! vendetta!...

                                                      20                                                                                                      21
Amelia                                                    dalla feroce storia!         Gabriele
          Mi vidi prigion dell’infame!                    Erede sol dell’odio          (offrendo la spada al Doge)
Io ben di quell’alma sapea la viltà.                      dei Spìnola e dei Doria,     Ecco la spada.
Al Doge, gli dissi, fien note tue trame,                  mentre v’invita estatico
se a me sull’istante non dài libertà.                     il regno ampio dei mari,     Doge
Confuso di tema, mi schiuse le porte…                     voi nei fraterni lari                       Questa notte sola
Salvarmi l’audace minaccia potea…                         vi lacerate il cuor.         qui prigione sarai, finché la trama
                                                                                       tutta si scopra. No, l’altera lama
                                                          Piango su voi, sul placido
Tutti                                                                                  serba, non voglio che la tua parola.
                                                          raggio del vostro clivo,
Ei ben meritava, quell’empio, la morte.
                                                          là dove invan germoglia
                                                                                       Gabriele
                                                          il ramo dell’ulivo.
Amelia                                                                                 E sia!
                                                          Piango sulla mendace
V’è un più nefando, che illeso ancor sta.
                                                          festa dei vostri fior,
                                                                                       Doge
                                                          e vo gridando: pace!
Tutti                                                                                  (con forza terribile)
                                                          E vo gridando: amor!
Chi dunque?                                                                                  Paolo!
                                                          Coro
Amelia                                                                                 Paolo
                                                          (fissando il Doge)
(fissando Paolo che sta dietro un gruppo di                                            (sbucando dalla folla allibito)
                                                          Il suo commosso accento
persone)                                                                                         Mio duce!
                                                          sa l’ira in noi calmar,
             Ei m’ascolta… discerno le smorte
                                                          vol di soave vento
Sue labbra…                                                                            Doge
                                                          che rasserena il mar!
                                                                                       (con tremenda maestà e con violenza sempre
Doge e Gabriele                                                                        più formidabile)
                                                          Amelia
           Chi dunque?                                                                                         In te risiede
                                                          (a Fiesco)
                                                                                       l’austero dritto popolar. È accolto
                                                          (Pace!…lo sdegno immenso
Popolani                                                                               l’onore cittadin nella tua fede:
                                                          nascondi per pietà!
(minacciosi)                                                                           bramo l’ausilio tuo... V’è in queste mura
                                                          Pace! t’ispiri un senso
                             Un patrizio.                                              un vil che m’ode, e impallidisce in volto;
                                                          di patria carità!)
                                                                                       già la mia man l’afferra per le chiome.
Nobili                                                                                 Io so il suo nome...
                                                          Fiesco
(c.s.)                                                                                 È nella sua paura.
                                                          (O patria! a qual mi serba
                                            Un plebeo.                                 Tu al cospetto del ciel e al mio cospetto
                                                          vergogna il mio sperar!…
                                                                                       sei testimon. Sul manigoldo impuro
                                                          Sta la città superba
Popolani                                                                               piombi il tuon del mio detto:
                                                          nel pugno d’un corsar!)
(ai nobili)                                                                            (cupo e terribile; a Paolo)
Abbasso le spade!                                                                      sia maledetto! e tu ripeti il giuro.
                                                          Gabriele
                                                          (Amelia è salva, e m’ama!
Amelia                                                                                 Paolo
                                                          Sia ringraziato il ciel!…
                     Terribili gridi!                                                  (atterrito e tremante)
                                                          Disdegna ogn’ altra brama
                                                                                       Sia maledetto!… (Orror!…)
                                                          l’animo mio fedel!)
Nobili
(ai popolani)                                                                          Tutti
                                                          Pietro
Abbasso le scuri!                                                                                                    Sia maledetto!!
                                                          (a Paolo)
                                                                                       (allontanandosi)
                                                          (Tutto fallì, la fuga
Amelia                                                                                 Sia maledetto!!
                                                          sia tua salvezza almen!)
                    Pietà!
                                                                                       Paolo
                                                          Paolo
Doge                                                                                                    (Orror!)
                                                          (a Pietro)
(possentemente)                                                                        (Fugge.)
                                                          (No, l’angue che mi fruga
                         Fratricidi!!!
                                                          è gonfio di velen!)
Plebe! Patrizi!... Popolo

                                                     22                                                                                23
ATTO SECONDO                                            Paolo                                          (Fiesco parte; Gabriele fa per seguirlo, ma è          Sento avvampar nell’anima
                                                        Nelle stanze del Doge, e favella               arrestato da Paolo.)                                   furente gelosia;
[Scena e Duetto]                                        a te Paolo.                                                                                           tutto il suo sangue spegnere
                                                                                                       [Scena ed Aria]                                        l’incendio non potria;
Stanza del Doge nel Palazzo Ducale in Genova.           Fiesco                                                                                                s’ei mille vite avesse
Porte laterali. Da un poggiolo si vede la città.                    I tuoi sguardi son truci...        Paolo e Gabriele.                                      e mieterle potesse
Un tavolo, un’anfora e una tazza. – Annotta.                                                                                                                  d’un colpo il mio furor,
Paolo e Pietro.                                         Paolo                                          Paolo                                                  non sarei sazio ancor.
                                                        Io so l’odio che celasi in te.                 Udisti?                                                Che parlo!... ahimè!..., deliro!...
Paolo                                                   Tu m’ascolta.                                                                                         Ah! io piango!... pietà, gran Dio, del mio martiro!...
(a Pietro, traendolo verso il poggiolo)                                                                Gabriele
                                                                                                                                                              Cielo pietoso, rendila,
Quei due vedesti?                                       Fiesco                                               Vil disegno!
                                                                                                                                                              rendila a questo core,
                                                                         Che brami?
                                                                                                                                                              pura siccome l’angelo
Pietro                                                                                                 Paolo
                                                                                                                                                              che veglia al suo pudore;
                   Sì.                                  Paolo                                          Amelia dunque mai tu non amasti?
                                                                                                                                                              ma se una nube impura
                                                                                   Al cimento
                                                                                                                                                              tanto candor m’oscura,
Paolo                                                   preparasti de’ Guelfi la schiera?              Gabriele
                                                                                                                                                              priva di sue virtù,
                       Li traggi tosto                                                                 Che dici?
                                                                                                                                                              ch’io non la vegga più.
dal carcer loro per l’andito ascoso,                    Fiesco
che questa chiave schiuderà.                            Sì…                                            Paolo
                                                                                                                                                              [Scena e Duetto]
                                                                                                                  È qui.
Pietro                                                  Paolo
                                                                                                                                                              Detto, ed Amelia dalla sinistra.
                                T’intesi.                  Ma vano fia tanto ardimento!                Gabriele
(Parte.)                                                Questo Doge, abborrito da me                                       Qui Amelia!
                                                                                                                                                              Amelia
                                                        quanto voi l’abborrite, v’appresta
                                                                                                                                                              Tu qui?...
Paolo solo.                                             nuovo scempio...                               Paolo
                                                                                                                                   E del vegliardo
                                                                                                                                                              Gabriele
Paolo                                                   Fiesco                                         segno è alle infami dilettanze.
                                                                                                                                                                           Amelia!
Me stesso ho maledetto! E l’anatèma                                             Mi tendi un agguato.
m’insegue ancor... e l’aura ancor ne trema!                                                            Gabriele
                                                                                                                                                              Amelia
Vilipeso... reietto                                     Paolo                                                                            Astuto
                                                                                                                                                                                     Chi il varco t’apria?
dal Senato, da Genova, qui vibro                        Un agguato?... Di Fiesco la testa              dimon, cessa...
l’ultimo stral pria di fuggir; qui libro                il tiranno segnata non ha?...                  (Paolo corre a chiudere la porta di destra.)
                                                                                                                                                              Gabriele
la sorte tua, Doge, in quest’ansia estrema.             Io t’insegno vittoria.                                         Che fai?
                                                                                                                                                              E tu... come qui?
Tu, che m’offendi e che mi devi il trono,
qui t’abbandono                                         Fiesco                                         Paolo
                                                                                                                                                              Amelia
al tuo destino                                                                     A qual patto?       Di qui ogni varco t’è conteso. Ardisci
                                                                                                                                                                                    Io...
in questa ora fatale.                                                                                  il colpo... o sepoltura
(Estrae un’ampolla, ne vuota il contenuto nella         Paolo                                          avrai fra queste mura.
                                                                                                                                                              Gabriele
tazza.)                                                 Trucidarlo qui, mentre egli dorme…             (Parte frettoloso dalla porta di sinistra, che si
                                                                                                                                                                                            Sleale!
Qui ti stillo una lenta, atra agonia...                                                                chiude dietro.)
Là t’armo un assassino.                                 Fiesco
                                                                                                                                                              Amelia
Scelga morte sua via                                    Osi a Fiesco proporre un misfatto?…            Gabriele solo.
                                                                                                                                                              Oh crudele!
Fra il tosco ed il pugnale.
                                                        Paolo                                          Gabriele
                                                                                                                                                              Gabriele
Detto; Fiesco e Gabriele dalla destra, condotti         Tu rifiuti?…                                   O inferno!... Amelia qui!... L’ama il vegliardo!...
                                                                                                                                                                               Il tiranno ferale...
da Pietro, che si ritira.                                                                              E il furor che m’accende
                                                        Fiesco                                         m’è conteso sfogar!... Tu m’uccidesti
                                                                                                                                                              Amelia
Fiesco                                                                 Sì.                             il padre... tu m’involi il mio tesoro...
                                                                                                                                                              Il rispetta...
Prigioniero in qual loco m’adduci?                                                                     Trema, iniquo... già troppa era un’offesa,
                                                        Paolo                                          doppia vendetta hai sul tuo capo accesa!
                                                                             Al carcer ten va’.

                                                   24                                                                                                        25
Gabriele                                                  Gabriele                                            Doge                                                         Amelia
            Egli t’ama...                                                              Io non lo temo.        Vedi qui scritto il nome suo?... Congiura                    Padre!...
                                                                                                              co’ Guelfi...
Amelia                                                    Amelia                                                                                                           Doge
                             D’amor                       Nell’ora istessa teco avrò morte...                 Amelia                                                                   Il voglio...
santo...                                                  Se non ti move di me pietà.                                      Ciel!... perdonagli!...
                                                                                                                                                                           Amelia
Gabriele                                                  Gabriele                                            Doge                                                         (entrando a sinistra)
       E tu?...                                           Di te pietade?...                                   Nol posso.                                                                      (Gran Dio! come salvarlo?)
                                                          (da sé)
Amelia                                                                     (Lo vuol la sorte...               Amelia                                                       Il Doge, poi Gabriele.
                  L’amo del pari...                       Si compia il fato!… Egli morrà!)                                 Con lui morrò...
                                                          (Amelia nasconde Gabriele sul balcone.)                                                                          Doge
Gabriele                                                                                                      Doge                                                         (solo)
                                      E t’ascolto,        [Scena, Terzetto - Finale II]                                                        L’ami cotanto?              Doge! Ancor proveran la tua clemenza
e non t’uccido?...                                                                                                                                                         i traditori?… Di paura segno
                                                          Detta, e il Doge, ch’entra leggendo un foglio.      Amelia                                                       fora il castigo… M’ardono le fauci…
Amelia                                                                                                                                                            L’amo    (Versa dall’anfora nella tazza e beve.)
                     Infelice! mel credi,                 Doge                                                d’ardente, d’infinito amor. O al tempio                      Perfin l’acqua del fonte è amara al labbro
pura io sono…                                             Figlia?...                                          con lui mi guida, o sovra entrambi cada                      dell’uom che regna! O duol! la mente è oppressa...
                                                                                                              la scure del carnefice...                                    Stanche le membra... ohimè! mi vince il sonno
Gabriele                                                  Amelia                                                                                                           (s’addormenta; dormendo)
                Favella...                                             Sì afflitto, padre mio?                Doge                                                         Oh Amelia... ami... un nemico!...
                                                                                                              (con disperazione)
Amelia                                                    Doge                                                                          O crudele                          Gabriele
                        Concedi                                                               T’inganni...    destino! O dileguate mie speranze!                           (entra con precauzione, s’avvicina al Doge e lo
che il segreto non aprasi ancor!                          Ma tu piangevi.                                     Una figlia ritrovo, ed un nemico                             contempla)
                                                                                                              a me la invola! – Ascolta:                                                                      Ei dorme!... Quale
Gabriele                                                  Amelia                                              s’ei ravveduto...                                            sento ritegno?... È reverenza o tema?...
Parla, in tuo cor virgineo                                                    Io?...                                                                                       Vacilla il mio voler?... Tu dormi, o veglio!
fede al diletto rendi.                                                                                        Amelia                                                       Del padre mio carnefice! tu mio
Il tuo silenzio è funebre                                 Doge                                                                  Il fia…                                    rival... Figlio d’Adorno!... la paterna
vel che su me distendi.                                                           La cagion m’è nota                                                                       ombra ti chiama vindice...
Dammi la vita o il feretro,                               delle lagrime tue... Già mel dicesti...             Doge                                                         (Brandisce un pugnale e va per trafiggere il
sdegno la tua pietà.                                      Ami; or bene, s’è degno                                                         Forse il perdono                 Doge… ma Amelia si pone rapidamente fra
                                                          di te l’eletto del tuo core...                      allor...                                                     Gabriele e il padre.)
Amelia
Sgombra dall’alma il dubbio...                            Amelia                                              Amelia                                                       Detti, ed Amelia.
Santa nel petto mio                                                                      O padre!                  Padre adorato!...
l’immagin tua s’accoglie                                  Fra i Liguri il più prode, il più gentile...                                                                     Amelia
come nel tempio Iddio.                                                                                        Doge                                                                                   Insensato!
No, procellosa tenebra                                    Doge                                                                        Ti ritraggi...                       Vecchio inerme il tuo braccio colpisce?
un ciel d’amor non ha.                                    Il noma.                                            Attender qui degg’io l’aurora...
(S’ode uno squillo.)                                                                                                                                                       Gabriele
Il Doge vien. Scampo non hai. T’ascondi!...               Amelia                                              Amelia                                                       Tua difesa mio sdegno raccende.
                                                                     Adorno...                                                                      Lascia
Gabriele                                                                                                      ch’io vegli al tuo fianco...                                 Amelia
No.                                                       Doge                                                                                                             Santo, il giuro, è l’amor che ci unisce,
                                                                                 Il mio nemico!               Doge                                                         né alle nostre speranze contende.
Amelia                                                                                                                                       No, ti ritraggi...
  Il patibol t’aspetta!                                   Amelia                                                                                                           Gabriele
                                                                                                  Padre!...                                                                Che favelli?...

                                                     26                                                                                                                   27
Doge                                                 Doge                                                 Doge
(destandosi)                                         (Deggio salvarlo e stendere                                                  Dunque messaggio
                Ah!...                               la mano all’inimico?                                 ti reca a lor di pace…
                                                     Sì, pace splenda ai Liguri,                          E il sole di domani
Amelia                                               si plachi l’odio antico;                             non sorga a rischiarar fraterne stragi.
                         Nascondi il pugnale,        sia d’amistanze italiche
Vien... ch’ei t’oda…                                 il mio sepolcro altar.)                              Gabriele
                                                                                                          Teco a pugnar ritorno,
Gabriele                                             Amelia                                               se la clemenza tua non li disarmi.
                     Prostrarmi al suo piede?        (Madre, che dall’empireo
                                                     proteggi la tua figlia,                              Doge
Doge                                                 del genitor all’anima                                (accennando Amelia)
(dirigendosi a Gabriele)                             meco pietà consiglia...                              Sarà costei tuo premio.
Ecco il petto... colpisci, sleale!                   Ei si rendea colpevole
                                                     solo per troppo amor.)                               Amelia e Gabriele
Gabriele                                                                                                  Oh! inaspettata gioia!
Sangue il sangue d’Adorno ti chiede.                 Coro
                                                     (interno)                                            Amelia
Doge                                                 All’armi, all’armi, o Liguri,                                                 Padre!
E fia ver?... chi t’aprì queste porte?               patrio dover v’appella;
                                                     scoppiò dell’ira il folgore,                         Doge e Gabriele
Amelia                                               è notte di procella.                                 (snudando le spade)
Non io.                                              (Il Coro si avvicina.)                                                             All’armi!
                                                     Le guelfe spade cingano
Gabriele                                             di tirannia lo spalto;
       Niun quest’arcano saprà.                      del coronato demone,
                                                     su, alla magion, l’assalto.
Doge
Il dirai fra tormenti...                             Amelia
                                                     (corre alla finestra)
Gabriele                                             Quai gridi!…
                     La morte,
tuoi supplizi non temo.                              Gabriele
                                                                   I tuoi nemici…
Amelia
                            Ah pietà!                Doge
                                                                                     Il so.
Doge
Ah! quel padre tu ben vendicasti,                    Amelia
che da me contristato già fu...                      (sempre alla finestra)
Un celeste tesor m’involasti...                                                               S’addensa
La mia figlia...                                     il popolo.

Gabriele                                             Doge
                Suo padre sei tu!…                   (a Gabriele)
                                                              T’unisci a’ tuoi...
Perdon, Amelia. Indomito,
geloso amor fu il mio...
                                                     Gabriele
Doge, il velame squarciasi…
                                                                                     Ch’io pugni
Un assassin son io…
                                                     contro di te?... mai più.
Dammi la morte; il ciglio
a te non oso alzar.

                                                28                                                                                                   29
ATTO TERZO                                              già mi precede nell’avel!                           Doge                                                 Doge
                                                                                                            (entra)                                              Fia ver?… Risorgon dalle tombe i morti?
Interno del Palazzo Ducale.                             Coro interno                                        M’ardon le tempia... un’atra vampa sento
Di prospetto grandi aperture, dalle quali si            Dal sommo delle sfere                               serpeggiar per le vene! Ah! ch’io respiri            Fiesco
scorgerà Genova illuminata a festa: in fondo il         proteggili, Signor;                                 l’aura beata del libero cielo.                       Non mi ravvisi tu?
mare.                                                   di pace sien foriere                                Oh refrigerio!... la marina brezza!...
                                                        le nozze dell’amor!                                 Il mare!... il mare!... quale in rimirarlo           Doge
Un Capitano dei balestrieri, con Fiesco, dalla                                                              di glorie e di sublimi rapimenti                                         Fiesco!...
destra; poi, dalla sinistra, Paolo in mezzo alle        Paolo                                               mi si affaccian ricordi!... Il mar!... il mar!...
guardie.                                                                     Ah! orrore!                    Perché in suo grembo non trovai la tomba?            Fiesco
                                                        Quel canto nuzïal, che mi persegue,                                                                                                       Simone,
Grida                                                   l’odi?... in quel tempio Gabriele Adorno            Fiesco                                               i morti ti salutano!
(interne)                                               sposa colei ch’io trafugava...                      (avvicinandoglisi)
Evviva il Doge! Vittoria! Vittoria!                                                                         Era meglio per te!                                   Doge
                                                        Fiesco                                                                                                                      Gran Dio!...
Capitano dei balestrieri                                                                 Amelia?!           Doge                                                 Compito è alfin di quest’alma il desio!
(rimettendo a Fiesco la sua spada)                      Tu fosti il rapitor?! Mostro!!                                           Chi osò inoltrarsi?…
Libero sei. Ecco la spada.                              (sguainando la spada)                                                                                    Fiesco
                                                                                                            Fiesco                                               Come fantasima
Fiesco                                                  Paolo                                               Chi te non teme…                                     Fiesco t’appar,
                                E i Guelfi?                                            Ferisci!                                                                  antico oltraggio
                                                                                                            Doge                                                 a vendicar.
Capitano                                                Fiesco                                              (verso la destra, chiamando)
Sconfitti.                                              (trattenendo il moto)                                                  Guardie?                          Doge
                                                        Non lo sperar; sei sacro alla bipenne.                                                                   Di pace nunzio
Fiesco                                                                                                      Fiesco                                               Fiesco sarà…
            O triste libertà!                           Paolo                                                                           Invan le appelli...      Suggella un angelo
(a Paolo)                                               (ascoltando il coro interno)                        Non son qui i sgherri tuoi.                          nostra amistà.
                             Che?... Paolo?!            Orrore! orror!                                      m’ucciderai, ma pria m’odi...
Dove sei tratto?                                        (Le guardie trascinano Paolo fuori di scena.)                                                            Fiesco
                                                                                                            Doge                                                 Che dici?
Paolo                                                   Fiesco solo.                                                                        Che vuoi?
(arrestandosi)                                                                                                                                                   Doge
                   All’estremo supplizio.               Fiesco                                              Fiesco                                                           Un tempo il tuo perdon m’offristi...
Il mio demonio mi cacciò fra l’armi                     Inorridisco! No,                                    Delle faci festanti al barlume
dei rivoltosi e là fui côlto: ed ora                    Simon, non questa                                   cifre arcane, funèbri vedrai…                        Fiesco
mi condanna Simon; ma da me prima                       vendetta chiesi; d’altra meta degno                 Tua sentenza la mano del nume                        Io?
fu il Boccanegra condannato a morte.                    era il tuo fato. Eccolo... il Doge. Alfine          sovra queste pareti vergò.
                                                        è giunta l’ora di trovarci a fronte!                Di tua stella s’eclissano i rai,                     Doge
Fiesco                                                  (Si ritira in un angolo d’ombra.)                   la tua porpora in brani già cade;                         Se a te l’orfanella concedea
Che vuoi dir?                                                                                               vincitor tra le larve morrai                         che perduta per sempre allor piangea…
                                                        Il Doge; lo precede il Capitano con trombettiere,   cui la tomba tua scure negò.                         In Amelia Grimaldi a me fu resa,
Paolo                                                   Fiesco in disparte.                                 (I lumi cominciano a spegnersi nella piazza, per     e il nome porta della madre estinta.
               Un velen... (più nulla io temo)                                                              modo che allo spirare del Doge non ne arderà
gli divora la vita.                                     Capitano                                            più alcuno.)                                         Fiesco
                                                        (al balcone, parlando al popolo)                                                                         Ciel!... perché mi splende il ver sì tardi?…
Fiesco                                                  Cittadini! per ordine del Doge                      Doge
(a Paolo)                                               s’estinguano le faci e non s’offenda                Quale accento?                                       Doge
                   Infame!                              col clamor del trïonfo i prodi estinti.                                                                  Tu piangi?... Ah! perché volgi altrove il ciglio?…
                                                        (S’allontana, seguìto dal trombettiere.)            Fiesco
Paolo                                                                                                                        Lo udisti un’altra volta.           Fiesco
                             Ei forse                                                                                                                            Piango, perché mi parla

                                                   30                                                                                                           31
in te del ciel la voce;                                   Doge                                               a lor del mio martiro                                 Voci
sento rampogna atroce                                                                               Deponi   cangia le spine in fior.                              (dalla piazza)
fin nella tua pietà.                                      la meraviglia. In Fiesco il padre vedi                                                                   No…Boccanegra!!!
                                                          dell’ignota Maria, che ti die’ vita.               Amelia
Doge                                                                                                         No, non morrai, l’amore                               Fiesco
Vien, ch’io ti stringa al petto,                          Amelia                                             vinca di morte il gelo;                                                  È morto...
o padre di Maria;                                         Egli?... fia ver?…                                 risponderà dal cielo                                  Pace per lui pregate!…
balsamo all’alma mia                                                                                         pietade al mio dolor.
il tuo perdon sarà.                                       Fiesco                                                                                                   (Lenti e gravi tocchi di campana. – Tutti
                                                                               Maria!…                       Gabriele                                              s’inginocchiano.)
Fiesco                                                                                                       O padre, o padre, il seno
Ohimè! morte sovrasta... un traditore                     Amelia                                             furia mi squarcia atroce...                           Coro
il velen t’apprestò.                                                                     Oh gioia! Allora    Come passò veloce                                     Pace per lui!…
                                                          gli odi funesti han fine...                        l’ora del lieto amor!
Doge
                    Tutto favella,                        Doge                                               Fiesco
il sento, a me d’eternità...                              (grave)                                            Ogni letizia in terra
                                                          Tutto finisce, o figlia!                           è menzognero incanto;
Fiesco                                                                                                       d’interminato pianto
                              Crudele                     Amelia                                             fonte è l’umano cor.
fato!                                                                            Qual ferale
                                                          pensier t’attrista sì sereni istanti?              Doge
Doge                                                                                                         T’appressa, o figlia... io spiro...
   Ella vien...                                           Doge                                               Stringi... il morente... al cor!
                                                          Maria, coraggio... A gran dolor t’appresta...
Fiesco                                                                                                       Coro
                  Maria...                                Amelia e Gabriele                                  Sì, piange, è ver,
                                                          Quali accenti!… oh terror!                         ognor la creatura;
Doge                                                                                                         s’avvolge la natura
                      Taci, non dirle...                  Doge                                               in manto di dolor!
Anco una volta vo’ benedirla.                                                            Per me l’estrema
                                                          ora suonò!                                         Doge
Fiesco                                                    (Sorpresa generale.)                               Senatori! sancite il voto estremo.
Crudele fato!                                                                                                (I Senatori s’appressano.)
(S’abbandona sopra una sedia.)                            Amelia e Gabriele                                  Questo serto ducal la fronte cinga
                                                                    Che parli?…                              di Gabriele Adorno.
Detti; Amelia e Gabriele: li seguono dame,                                                                   Tu, Fiesco, compi il mio voler… Maria!!!
gentiluomini, senatori ecc. ecc., paggi con torce.        Doge                                               (Con voce quasi spenta egli vorrebbe parlarece
                                                                                     Ma l’Eterno             non può; stende le mani di nuovo sul capo dei
Amelia                                                    in tue braccia, o Maria,                           figli e muore.)
(vedendo Fiesco)                                          mi concedea spirar...
Chi veggo!...                                                                                                Amelia e Gabriele
                                                          Amelia e Gabriele                                  (s’inginocchiano davanti al cadavere)
Doge                                                      (cadendo a pie’ del Doge)                          Padre!...
              Vien...                                                          Possibil fia?...
                                                                                                             Fiesco
Gabriele                                                  Doge                                               (si dirige al balcone, seguìto da Senatori e paggi
                        (Fiesco!)                         (sorge, ed imponendo sul loro capo le mani,        che alzan faci accese)
                                                          solleva gli occhi al cielo e dice:)                          Genovesi!... In Gabriele
Amelia                                                    Gran Dio, li benedici                              Adorno il vostro Doge or acclamate.
(a Fiesco)                                                pietoso dall’empiro;
                                    Tu qui?

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Il soggetto
     Prologo.
     Una piazza di Genova, metà del xiv secolo.
     L’ambizioso filatore d’oro Paolo Albiani e Pietro, un popolano, tramano sulla possibile
     elezione del corsaro Simone Boccanegra al ruolo di Doge di Genova, in cambio di oro
     e potere per Paolo, sicuro di ottenere, tramite Pietro, l’appoggio del popolo. Simone,
     convocato da Savona, chiede a Paolo il perché del suo invito frettoloso e Paolo cerca di
     convincerlo ad accettare di diventare Doge. Al suo rifiuto, Paolo gli fa osservare che, una
     volta eletto, il nobile Jacopo Fiesco non potrà più negargli sua figlia, l’amata Maria, da
     cui ha già avuto una figlia. Maria infatti è rinchiusa nel palazzo dei Fieschi e la bambina
     è stata affidata ad una anziana nutrice vicino a Pisa. Boccanegra accetta e Pietro convoca i
     popolani per indurli a votare per lui.
     Questi ultimi notano che Maria non si è più affacciata dai balconi dei Fieschi e temono
     per lei. Poco dopo, Fiesco esce dal palazzo, disperato per la morte della figlia. Simone,
     ignaro dell’accaduto, nell’incontrarlo chiede perdono a Fiesco e questo glielo promette
     solo a condizione di poter rivedere la bambina. Simone gli rivela che è stata rapita e che
     l’anziana a cui era stata affidata è morta. Boccanegra decide di entrare nel palazzo dei
     Fieschi per vedere ancora una volta Maria, ma viene a conoscenza dell’accaduto e, al suo
     chiamare disperatamente il nome di Maria, si sovrappongono, in lontananza, le grida
     festose del popolo che lo ha eletto Doge.

     Atto primo
     Giardino dei Grimaldi, fuori Genova. Sono passati venticinque anni.
     Amelia Grimaldi attende il suo amato Gabriele Adorno. Appena arriva, Amelia gli
     confessa la sua preoccupazione, sapendolo coinvolto nella congiura contro il Doge
     insieme ad Andrea (in realtà Jacopo Fiesco, che Boccanegra crede morto) e Lorenzino.
     Amelia rivela a Gabriele che il Doge la vuole incontrare per proporla in sposa a un suo
     protetto, Paolo Albiani, e gli chiede di affrettare il loro matrimonio.

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Mentre si allontana, Gabriele incontra Andrea che gli rivela che Amelia non è della            restituito la bambina e gli rivela che Amelia è la figlia di Maria. Fiesco, commosso,
famiglia dei Grimaldi, ma è un’orfanella di umili origini che è stata accolta dopo la morte    confessa a Simone che un traditore lo ha avvelenato.
della vera Amelia. Gabriele ribadisce di volerla sposare.                                      Entrano Gabriele e Amelia: Simone le dichiara che Fiesco è il padre di sua madre e chiede
Simon Boccanegra incontra Amelia e lei gli dichiara di essere innamorata di un giovane e       alla figlia di accoglierlo morente tra le sue braccia. Prima di morire, il Doge unisce in
di non essere una vera Grimaldi, ma di essere stata allevata da un’anziana che le mostrava     matrimonio Gabriele e Amelia e depone il serto ducale sulla fronte di Gabriele. Fiesco, al
ripetutamente il ritratto di sua madre affinché non la dimenticasse. Ricorda inoltre di        balcone, invita i genovesi a riconoscere in Gabriele Adorno il nuovo Doge di Genova.
aver ricevuto spesso le visite di un “uom di mare”. Simone le mostra il ritratto di Maria,
Amelia gli porge quello della madre e scoprono così di essere padre e figlia.
Simone dichiara a Paolo che non sposerà Amelia Grimaldi, Paolo allora, con la complicità
di Pietro e di Lorenzino, decide di rapirla.
Sala del Consiglio nel Palazzo degli Abati.
Il Doge chiede ai suoi Consiglieri il loro parere sulla guerra con Venezia, dimostrandosi
sensibile alla richiesta di pace ricevuta per lettera da Francesco Petrarca (“il romito di
Sorga”). Mentre il Consiglio dichiara la guerra, si ode un tumulto da fuori: è Gabriele
Adorno, inseguito dalla plebe, che condanna a morte il Doge. Temendo di essere stato
scoperto, Paolo cerca di fuggire ma il Doge fa chiudere tutte le porte. Boccanegra decide di
ricevere i rappresentanti della sommossa, Gabriele viene accolto e dichiara di aver ucciso
Lorenzino che aveva rapito Amelia Grimaldi per voler di un potente di cui non conosce
il nome. Gabriele sospetta del Doge che si avventa su di lui, ma interviene Amelia che li
separa. Fissando Paolo, Amelia dichiara che il mandante del rapimento è fra gli astanti
ma non ne rivela il nome. Simone riesce ad evitare lo scoppio di una guerra fratricida e
restituisce a Gabriele la sua spada. Avendo intuito che Paolo è il colpevole, lo costringe a
maledire il traditore.

Atto secondo
Stanza del Doge nel Palazzo Ducale di Genova.
Paolo, condannato all’esilio, versa un veleno in una tazza del Doge. Si accorda con Fiesco
e Gabriele per organizzare la ribellione e chiede a Fiesco di ucciderlo nel sonno, ma egli
rifiuta. Paolo inoltre fa credere a Gabriele che Amelia sia l’amante di Boccanegra.
Solo con Amelia, Gabriele le chiede del suo amore per il Doge, che lei definisce “santo”.
Entra improvvisamente Simone e Amelia fa nascondere Gabriele nel balcone. Amelia
dichiara al padre il suo amore per Gabriele e chiede di perdonarlo e il Doge, pur con
difficoltà, accetta. Beve dalla tazza dove Paolo aveva versato il veleno, si sente oppresso
da un’improvvisa stanchezza e si addormenta. Gabriele esce dal suo nascondiglio e,
vedendolo addormentato, tenta di ucciderlo ma interviene Amelia. Il Doge si sveglia,
Gabriele non vuole rivelare che Paolo lo ha fatto entrare, Boccanegra lo minaccia di morte
e gli rivela che Amelia è sua figlia. Gabriele chiede immediatamente perdono, mentre
scoppia un tumulto di popolo. Simone lo lascia libero di scegliere se raggiungere i suoi
alleati o rimanere ed egli si allea con il Doge, che gli promette Amelia in sposa.

Atto terzo
Interno del Palazzo Ducale.
Fallita la rivolta, Gabriele Adorno e Amelia stanno per sposarsi e Paolo rivela a Fiesco di
essere stato lui a ordinare il suo rapimento.
Il Doge, ormai provato dal veleno, si affaccia al balcone per respirare l’aria del mare
e Fiesco gli rivela di non essere Andrea, ma il padre della sua amata Maria, venuto
a vendicarsi. Simone gli ricorda che Fiesco gli aveva offerto il perdono se gli avesse

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La potenza degli affetti
     di Silvia Campana

     Dopo il grandissimo successo che la trilogia popolare ottenne in Italia ed anche nei teatri
     esteri, Verdi attraversò un momento di stasi creativa che potremmo definire centrale nella
     sua formazione teatrale.
     La sua volontà a spingersi oltre la partitura alla ricerca di una definizione sempre
     maggiore di quella parola scenica che, scavando dentro i personaggi e i loro drammi, lo
     avrebbe portato a definirne i caratteri universali che tutti conosciamo, si faceva sempre
     più pressante, cercando lo strumento attraverso il quale rendersi manifesta.
     Già nel 1856, ritempratosi dalle fatiche affrontate per Les vêpres siciliennes, andati in scena
     all’Opéra di Parigi l’anno precedente, Verdi si accingeva a riprendere la sua attività,
     c’erano infatti nuovi progetti da realizzare (su tutti quel fantomatico Re Lear che, pur
     così tanto amato e ricercato, non trovò mai una sua definitiva realizzazione) e molti da
     riesaminare (il rifacimento dello Stiffelio e della Battaglia di Legnano, spartiti abbandonati
     ormai nel magazzino di Casa Ricordi) con un occhio più meticoloso e che potesse
     dribblare i rigori della censura che molti problemi aveva dato e avrebbe continuato a dare
     al vulcanico compositore.
     Poco tempo prima era giunta a Verdi dal Teatro La Fenice di Venezia la commissione per
     un’opera nuova ma egli, già preso dai suddetti progetti, aveva risposto in modo negativo.
     Rifiuto significativo che ci rivela molto, essendo ormai conosciuta, grazie alle sue lettere,
     l’indole burrascosa del compositore ed è noto che quando egli non era convinto di un
     progetto trovava sempre mille motivazioni, reali o no, che rendessero il suo rifiuto
     sempre pertinente. Peraltro in questo periodo si trovava ad essere già in trattative con il
     Teatro San Carlo di Napoli e La Pergola di Firenze.
     Fu ancora una volta il fidato Francesco Maria Piave, invitato dal compositore a Sant’Agata
     il 27 marzo 1856 per lavorare sullo Stiffelio, a sciogliere le riserve, facendosi latore di un
     nuovo progetto: recava infatti con sé una lettera riservata del Presidente del Teatro La
     Fenice di Venezia, G.B. Tornielli, con la quale gli veniva “gentilmente richiesto” di avviare

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alcune trattative con Verdi con lo scopo di convincerlo a sottoscrivere un contratto per       avvelenato dallo stesso.
un’opera nuova da rappresentarsi alla Fenice nella successiva stagione di Carnevale e          Un dramma privato dunque, corrusco e torbido, ambientato in un momento storico in
Quaresima, proponendo al musicista un soggetto di un autore a lui già noto e dal cui           cui Genova (e tutta Italia) era dilaniata da conflitti che da privati deflagravano in politiche
ingarbugliato, ma affascinante e gotico humus letterario, era già stato una volta rapito       contese, una guerra civile che faceva da sfondo ad un conflitto profondo di affetti perduti,
con esito positivo. In questo caso infatti il musicista sciolse le sue riserve, ma solo alla   rancori, tradimenti, inganni.
metà del seguente maggio, una volta tramontate le trattative con la Pergola e rinviato il      Verdi ne fu subitamente affascinato e, come già in passato, stese lui stesso un libretto in
contratto di Napoli, il compositore si decise a sottoscrivere l’impegno per la sua quinta      prosa spedendolo poi a Piave con le solite mille raccomandazioni del caso.
opera veneziana (aveva iniziato nel 1844 con Ernani, Attila nel 1846, Rigoletto nel 1851       Il Teatro La Fenice si stupì di ricevere un libretto in prosa ma Verdi, già spazientito, così
e Traviata nel 1853). La condizione era firmare il contratto, come già fatto in passato,       scriveva il 3 settembre al suo fidato collaboratore:
direttamente con la Presidenza della Fenice e non con l’impresa, e di far aggiungere
alla compagnia di canto già stabilita “alcune buone parti comprimarie”, se il dramma lo           Cosa importa che per ora sia in prosa od in versi? E, come tu hai osservato benissimo, questo
avesse reso necessario.                                                                           Simone ha qualche cosa di originale, così bisogna che il taglio del libretto, dei pezzi etc. etc. sia
Il soggetto della nuova opera era tratto da un dramma rappresentato a Madrid nel 1843 e           più originale che si può. Ciò non può farsi se noi non siamo insieme. Sarebbe dunque ora tempo
                                                                                                  perduto – Dirai a Torniello, al cavalier Torniello, all’amico Torniello che stia tranquillo, che lasci
mai tradotto in italiano, ispirato al personaggio storico del primo doge della repubblica
                                                                                                  fare a noi che sappiamo molto bene fare il mestier nostro e che se Egli vuol darsi da fare ve ne è
di Genova, Simon Boccanegra, e ne era autore ancora quell’Antonio García Gutiérrez, il            materia e bisogno altrove. Pensi alle decorazioni ed ai costumi. Oh le decorazioni potrebbero
cui lavoro giovanile El Trovador aveva già fornito al compositore, tre anni prima, ottimo         essere così belle in questo Simone! 1
materiale drammatico per il suo Trovatore, che stava peraltro dilagando su tutti i teatri
europei.                                                                                       Già... Il povero Piave, che aveva già verseggiato in fretta e furia il testo in prosa preparato
Il dramma narrava la storia di un Doge Genovese, già corsaro, Simon Boccanegra, che            da Verdi, fu però in seguito, a sua insaputa, sostituito per la versificazione di alcuni passi
intorno alla metà del sec. xiv, attraverso l’appoggio di un amico, riusciva a salire al        da Giuseppe Montanelli, poeta e patriota toscano in esilio a Parigi per aver partecipato al
trono dogale e che, attraverso tutta una serie di tormentati e sfortunati eventi personali,    governo rivoluzionario del 1849. Verdi lo informerà in seguito adducendo, naturalmente,
culminanti nella morte della donna amata e nella sparizione della figlia, moriva poi           motivazioni pratiche che, a suo dire, ne avrebbero motivato la decisione.

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Nel frattempo Verdi dovette recarsi a Parigi per l’allestimento del Trovatore (nella                         i lumi che a poco a poco, l’un dopo l’altro si spengono fino a che alla morte del Doge tutto
traduzione francese di Émilien Pacini Le trouvère con l’aggiunta di un balletto e alcuni                     è nella profonda oscurità. È un momento, io credo, di gran effetto, e guai se la scena non
ritocchi alla musica) al Teatro dell’Opéra, ma dopo la prima ritornerà a Sant’Agata                          è ben fatta. Non è necessario che la prima tela abbia un gran sfondo, ma la seconda, la tela
per buttarsi a capofitto nella composizione del suo Simone, a cui sentiva di imporre                         dell’illuminazione deve essere ben lontana...2
determinati tagli teatrali che, già in questa prima versione, ci aiutano a capirne la totale
novità teatrale e drammatica.                                                                             L’intenzione era già chiarissima, mai come in questo caso l’idea di un dramma totale si
Verdi sembrava infatti voler creare un dramma nuovo, in cui i caratteri emergessero per                   era fatta strada così nettamente, ma le novità presenti nella partitura saranno tante e tali,
la loro verità e potenza piuttosto che per i numeri chiusi e fondamentale dunque doveva                   unite ad un libretto dallo scarso vigore drammatico e dalla farraginosa dinamica, che la
essere in questo caso lo spazio scenico nel quale si sarebbero mossi:                                     prima il 12 marzo 1857 al Gran Teatro La Fenice di Venezia si concluderà con un clamoroso
                                                                                                          fiasco.
   Cura molto le scene: le indicazioni sono abbastanza esatte nonostante mi permetto alcune               Intervallata, come d’uso, dal ballo Bianchi e Negri, azione coreografica di Giuseppe Rota
   osservazioni = Nella prima scena se il Palazzo di Fieschi è di fianco, bisogna che sia ben in vista    con scene di Giuseppe Bertoja, costumi di Davide Ascoli, l’opera venne diretta da Carlo
   di tutto il pubblico, perché è necessario che tutti veggano Simone quando entra in casa, quando        Ercole Bosoni e interpretata da Leone Giraldoni protagonista, Luigia Bendazzi, Carlo
   viene sul balcone, e stacca il lanternino: credo d’averci cavato un effetto musicale che io non        Negrini e il basso Giuseppe Etcheverry.
   voglio perdere causa la scena - Più desidererei che avanti la chiesa di S. Lorenzo vi fosse un[a]      L’avvenimento fu tale da riscuotere una vasta eco sulla stampa periodica che, caso non
   piccola gradinata praticabile di 3. o 4. gradini, con qualche colonna le quali servirebbero per        comune ai tempi, non restò circoscritta ai giornali teatrali ma si estese anche ai periodici
   appoggiare e nascondere ora Paolo ora Fiesco... etc. etc.                                              di arti varie e a molti fogli ufficiali, a dimostrazione di quanto acuta fosse l’aspettativa per
   Questa scena deve avere molto sfondo.                                                                  la nuova opera.
   Il Palazzo Grimaldi nel I Atto non deve aver molto sfondo. In vece d’una finestra ne farei diverse
                                                                                                          I critici dell’epoca raccontarono infatti in molti modi e con sapida arguzia un pubblico
   fino a terra: una terrazza; metterei una seconda tela di fondo colla luna i cui raggi battessero sul
   mare, che si dovrebbe vedere dal pubblico: il mare sarebbe una tela luccicante in pendio - etc.
                                                                                                          annoiato che arrivò a zittire più di una volta artisti e Maestro d’orchestra ma, unica voce
   Se io fossi pittore farei certamente una bella scena: semplice e di grande effetto. – –                fuori dal coro, un giovane recensore della «Gazzetta musicale di Milano», Filippo Filippi,
   Raccomando la scena ultima: Quando il Doge ordina a Pietro di schiudere i balconi devesi               così si esprimeva, con indomito coraggio, all’indomani della Prima:
   vedere l’illuminazione ricca, larga che prenda un gran spazio, onde si possano vedere bene

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