Opera - Un ballo in maschera Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
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Fondazione Ravenna Manifestazioni Comune di Ravenna Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Regione Emilia Romagna Teatro di Tradizione Dante Alighieri Stagione d’Opera e Danza 2016-2017 Un ballo in maschera melodramma in tre atti di Antonio Somma musica di Giuseppe Verdi (Casa Ricordi, Milano) Teatro Alighieri 8, 10 gennaio con il contributo di partner
ILLUMINIAMO GLI SPETTACOLI PIÙ BELLI. Sommario La locandina................................................................. pag. 5 Il libretto ........................................................................ pag. 6 Il soggetto . ................................................................... pag. 33 “Un’opera popolare sì, ma di forme nuove, elevatissime…” di Giancarlo Landini ............................................... pag. 35 I protagonisti .............................................................. pag. 47 Coordinamento editoriale Cristina Ghirardini Grafica Ufficio Edizioni Fondazione Ravenna Manifestazioni Si ringrazia il Teatro Municipale di Piacenza per aver concesso il materiale editoriale. Referenze fotografiche copertina e pag. 4 © Gianni Cravedi foto di scena © Davide Capra DIAMO LUCE ALLE TUE PASSIONI L’editore si rende disponibile per gli eventuali aventi diritto SOSTENENDO LA CULTURA E LE ECCELLENZE sul materiale utilizzato. DEL NOSTRO TERRITORIO. Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Un ballo in maschera melodramma in tre atti di Antonio Somma musica di Giuseppe Verdi (Casa Ricordi, Milano) personaggi e interpreti Riccardo Vincenzo Costanzo/Ivan Defabiani Renato Mansoo Kim Amelia Susanna Branchini Ulrica Agostina Smimmero Oscar Paola Leoci/Natalia Labourdette Silvano Giovanni Tiralongo Samuel Mariano Buccino Tom Cristian Saitta Un giudice/Un servo di Amelia Raffaele Feo direttore Donato Renzetti regia Leo Nucci regista collaboratore Salvo Piro scene Carlo Centolavigna costumi Artemio Cabassi disegno luci Claudio Schmid Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro del Teatro Municipale di Piacenza maestro del coro Corrado Casati Quartetto d’archi del Conservatorio Nicolini di Piacenza violini Asif Anichini, Lucy Aldina Manfredi, viola Diego Romani, violoncello Alice Anna Boiardi Banda di palcoscenico del Conservatorio Nicolini di Piacenza flauti Lorenzo Di Marco, Giorgia Libelli clarinetti Giacomo Alfano, Miljan Minic, Martino Moruzzi corni Giorgio Strinati, Szilvia Ludmann trombe Davide Bertoli, Gianluca Feccia tromboni Giacomo Gamberoni, Alfredo Migliavacca, Ennada Khalfaoui Katri Figuranti Giorgia Massaro (danzatrice), Derick Amanfu, Camara Daouda, Mody Kantè, Marcello Tassi direttore musicale di palcoscenico Jacopo Brusa direzione di scena Luigi Barilone maestro di sala Gianluca Ascheri maestro collaboratore Ermellinda Suella maestro alle luci Elisa Montipò maestro ai sovratitoli Enrica Apparuti responsabile Tecnico Michele Cremona direttore dell’allestimento Emanuele Grilli tecnici macchinisti Massimo Groppelli tecnici elettricisti Andrea Morarelli (capo elettricista), Daniele Faroldi attrezzista Cinzia Pagliari, Enrico Berini sarte Consuelo Olivares (capo sarta), Manuela Monti, Anna Tondini trucco/parrucco Francesca Mori (responsabile), Beatrice Tappani, Julia Piercey, Elena Greco, Ilaria Bianchi attrezzeria E. Rancati srl (Cornaredo, Milano) scene realizzate da Keiko Shiraishi (Modena), Officine Contesto di Alan Zinchi (Nonantola - MO) costumi, calzature, parrucche Artescenica di Stefano Giaroli, Reggio Emilia noleggio luci Gemmiluci (Milano) nuovo allestimento coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Comunale di Ferrara 5
Un ballo in maschera Atto Primo [Preludio] Oscar (offrendogli un foglio) Eccovi i nomi. melodramma in tre atti Scena prima libretto di Antonio Solera È il mattino. Una sala nel palazzo del Riccardo Governatore. In fondo, l’ingresso delle sue (leggendo, tra sé) musica di Giuseppe Verdi stanze. Deputati, Gentiluomini, Popolani, Amelia... ah, dessa ancor! l’anima mia (Casa Ricordi, Milano) Uffiziali; sul dinanzi Samuel, Tom e loro Aderenti, in lei rapita ogni grandezza oblia! prima rappresentazione: Roma, Teatro Apollo, 17 febbraio 1859 tutti in attesa di Riccardo. La rivedrà nell’estasi raggiante di pallore [Introduzione] PERSONAGGI e qui sonar d’amore la sua parola udrà. Uffiziali e Gentiluomini Riccardo, conte di Warwich, governatore di Boston tenore Posa in pace, a’ bei sogni ristora, O dolce notte, scendere Renato, creolo, suo segretario e sposo di baritono o Riccardo, il tuo nobile cor. tu puoi gemmata a festa: Amelia soprano A te scudo su questa dimora ma la mia stella è questa, Ulrica, indovina di razza nera contralto sta d’un vergine mondo l’amor. questa che il ciel non ha! Oscar, paggio soprano Uffiziali e Gentiluomini Samuel, Tom, e loro Aderenti Silvano, marinaio basso E sta l’odio che prèpara il fio, Con generoso affetto Samuel, basso ripensando ai caduti per te. entro sé stesso assorto nemici del Conte Tom, basso Come speri, disceso l’oblio il nostro bene oggetto Un Giudice tenore sulle tombe infelici non è. de’ suoi pensier farà. Un Servo d’Amelia tenore Samuel, Tom e loro Aderenti Scena seconda (sommessamente) Oscar, indi Riccardo, e detti. L’ora non è, chè tutto Deputati, Uffiziali, Marinai, Guardie, Uomini, Donne e Fanciulli del qui d’operar ne toglie. popolo, Gentiluomini, Aderenti di Samuel e di Tom, Servi, Maschere e Oscar Dalle nemiche soglie coppie danzanti. S’avanza il Conte. meglio l’uscir sarà. La scena a Boston e ne’ dintorni. Riccardo Riccardo L’azione alla fine del secolo XVII. (salutando gli astanti) (ad Oscar) Amici miei... Soldati... Il cenno mio di là con essi attendi. E voi del par diletti a me!... (tutti s’allontanano.) (ai deputati nel ricevere delle suppliche) Porgete: Oscar a me s’aspetta: io deggio (verso Renato che s’avanza) su’ miei figli vegliar, perché sia pago Libero è il varco a voi. ogni voto, se giusto. Bello il poter non è, che de’ soggetti le lacrime non terge, e ad incorrotta Scena terza gloria non mira. Riccardo e Renato. Oscar Renato (a lui) (fra sé) Leggere vi piaccia (Deh come triste appar!) delle danze l’invito. Riccardo Riccardo (fra sé) Avresti alcuna (Amelia!) beltà dimenticato? 6 7
Renato Ah!... gli è di ciò che parli? Giudice Oscar (chinandosi) Altro non sai?... S’appella (verso il Conte) Conte... Ulrica, dell’immondo Assolverla degnate. Renato sangue de’ negri. Riccardo Se udir ti piace i nomi... Riccardo (Oh ciel! lo sposo suo!) Oscar Ebben, tutti chiamate: Riccardo Intorno a cui s’affollano or v’apro un mio pensier. Renato Che importa? io li disprezzo. tutte le stirpi. Del futuro l’alta (Renato ed Oscar invitano a rientrare gli usciti) (accostandosi) divinatrice... Turbato il mio Renato signor, mentre dovunque il nome suo Svelarli è mio dover. Giudice Scena quinta inclito suona? Che nell’antro abbietto Samuel, Tom e Aderenti, Gentiluomini, Uffiziali, Riccardo chiama i peggiori, d’ogni reo consiglio e detti. Riccardo Taci: nel sangue sospetta già. Dovuto è a lei l’esiglio: Per la gloria è molto, contaminarmi allor dovrei. Non fia, né muta il voto mio. Riccardo nulla pel cor. Segreta, acerba cura nol vo’. Del popol mio Signori: oggi d’Ulrica m’opprime. l’amor mi guardi, e mi protegga Iddio. Riccardo alla magion v’invito, (ad Oscar) ma sotto altro vestito; Renato Renato Che ne di’ tu? Io là sarò. E donde? Alla vita che t’arride di speranze e gloria piena, Oscar Renato Riccardo d’altre mille e mille vite Difenderla vogl’io. Davver? Ah no... non più... il destino s’incatena! Volta la terrea Te perduto, ov’è la patria Riccardo fronte alle stelle Renato col suo splendido avvenir! Sì, vo’ gustar la scena. come sfavilla Dirolla E sarà dovunque, sempre la sua pupilla, io la cagion. Renato chiuso il varco alle ferite, quando alle belle L’idea non è prudente. perché scudo del tuo petto il fin predice Riccardo è del popolo l’affetto? mesto o felice (Gran Dio!) Oscar Dell’amor più desto è l’odio dei loro amor! La trovo anzi eccellente, le sue vittime a colpir! È con Lucifero Renato feconda di piacer. d’accordo ognor! So tutto... Renato Scena quarta Riccardo Riccardo Te ravvisar taluno Oscar, poi un Giudice, e detti. Che vaga coppia, E che! Ivi potria. Entra Oscar che protettor! Renato Riccardo Oscar Oscar So tutto. Qual tema! Il primo Giudice. Chi la profetica Già questa soglia stessa sua gonna afferra, non t’è securo asilo. Samuel, Tom Riccardo o passi il mare, (sogghignando) S’avanzi. voli alla guerra, Riccardo Ve’, ve’, di tutto trema le sue vicende Prosegui. codesto consiglier. Giudice soavi, amare (offrendogli dispacci a firmare) da questa apprende Renato Riccardo Conte! nel dubbio cor. Un reo disegno (ad Oscar) È con Lucifero nell’ombre si matura, E tu m’appronta un abito Riccardo d’accordo ognor! i giorni tuoi minaccia. da pescator. Che leggo!... il bando ad una donna! Or donde? Qual è il suo nome?... di che rea? Giudice Riccardo Samuel, Tom e loro Aderenti Sia condannata. (con gioia) (Chi sa... 8 9
che alla vendetta l’adito Nel fondo Donne e Fanciulli del popolo; Ulrica Donne e Fanciulli Riccardo non s’apra alfin colà?) presso la tavola. Evviva la maga! (ponendolo in tasca a Silvano che non s’avvede) (Mentire non de’.) Riccardo [Invocazione] Ulrica Ogni cura si doni al diletto, (di sotterra) Silvano e s’accorra nel magico tetto: Donne e Fanciulli Silenzio, silenzio! A fausto presagio ben vuolsi mercè. tra la folla de’ creduli ognuno Zitti... l’incanto non dèssi turbare... (frugando trova il rotolo su cui legge estatico) s’abbandoni e folleggi con me. il dimonio tra breve halle a parlare! “Riccardo al suo caro Silvano Uffiziale.” Scena ottava Per bacco! non sogno!... dell’oro ed un grado! Renato Ulrica Silvano, e detti. E s’accorra, ma vegli il sospetto (come ispirata) Donne e Fanciulli sui perigli che fremono intorno, Re dell’abisso, affrettati, Silvano Evviva la nostra Sibilla immortale, ma protegga il magnanimo petto precipita per l’etra, (rompendo la calca) che spande su tutti ricchezze e piacer! di chi nulla paventa per sé. senza libar la folgore Su, fatemi largo, saper vo’ il mio fato. (S’ode picchiare alla piccola porta; Ulrica va ad il tetto mio penètra. Son servo del Conte: son suo marinaro: aprire e v’entra un servo) Oscar Omai tre volte l’upupa la morte per esso più volte ho sfidato; L’indovina ne dice di belle, dall’alto sospirò; tre lustri son corsi del vivere amaro, Silvano, Donne e Fanciulli e sta ben che l’interroghi anch’io; la salamandra ignivora tre lustri che nulla s’è fatto per me. Si batte! sentirò se m’arridon le stelle, tre volte sibilò... di che sorti benefica m’è. e delle tombe il gemito Ulrica Riccardo tre volte a me parlò! (ricomparendo) (Che veggo, sull’uscio secreto, Riccardo E chiedi? un servo d’Amelia!) Dunque, signori, aspettovi, incognito, alle tre Scena settima Silvano Servo nell’antro dell’oracolo, Riccardo, e detti. Qual sorte pel sangue versato (ad Ulrica) della gran maga al piè. mi attende. Sentite: la mia Riccardo signora, che aspetta là fuori, vorria Oscar, Uffiziali e Gentiluomini (entra vestito da da pescatore, avanzandosi tra Riccardo pregarvi in segreto d’arcano parer. Teco sarem di subito, la folla, né scorgendo alcuno de’ suoi) (a parte) incogniti, alle tre Arrivo il primo! (Favella da franco soldato.) Riccardo nell’antro dell’oracolo, (Amelia!) della gran maga al piè. Donne e Fanciulli Ulrica (lo respingono) (a Silvano) Ulrica Samuel, Tom e Seguaci Villano, dà indietro. La mano. S’innoltri, ch’io tutti allontano. Senza posa vegliamo all’intento, (Riccardo s’allontana ridendo.) né si perda ove scocchi il momento; Oh come tutto riluce di tetro? Silvano Riccardo forse l’astro che regge il suo fato Prendete. (Non me.) nell’abisso là spegnersi de’. Ulrica (con esaltazione, declamando) Ulrica (Il servo parte.) È lui, è lui! ne’ palpiti (osservando la mano) Scena sesta come risento adesso Rallegrati: omai Ulrica L’abituro dell’indovina. la voluttà riardere in breve dell’oro e un grado t’avrai. (agli astanti) A sinistra un camino; il fuoco è acceso, e la del suo tremendo amplesso! (Riccardo trae un rotolo e vi scrive su.) Perché possa rispondere a voi caldaia magica fuma sovra un treppiè; dallo La face del futuro è d’uopo che innanzi m’abbocchi a Satàna. stesso lato l’uscio d’un oscuro recesso. Sul nella sinistra egli ha. Silvano Uscite, e lasciate che io scruti nel ver. fianco a destra una scala che gira e si perde M’arrise al mio scongiuro, Scherzate? sotto la volta, e all’estremità della stessa sul rifolgorar la fa: Silvano, Donne e Fanciulli davanti una piccola porta segreta. Nel fondo nulla, più nulla ascondersi Ulrica Usciamo: si lasci che scruti nel ver. l’entrata della porta maggiore con ampia al guardo mio potrà! Va pago. (Mentre tutti s’allontanano, Riccardo finestra d’allato. In mezzo una rozza tavola, e (batte il suolo e sparisce) s’asconde.) pendenti dal tetto e dalle pareti stromenti ed arredi analoghi al luogo. 10 11
Scena nona a quelle pietre infami, pur ch’io respiri, Amelia, irati sfidar. Amelia, Ulrica e Riccardo in disparte. ove la colpa scontasi l’aura de’ tuoi sospir. Sollecita esplora, coll’ultimo sospir! divina gli eventi: Ulrica Voci non possono i fulmin, Che v’agita così? Amelia (dal fondo) la rabbia de’ venti, Mio Dio! qual loco! Figlia d’averno, schiudi la chiostra, la morte, l’amore Amelia e tarda meno a noi ti mostra. sviarmi dal mal. Segreta, acerba Ulrica cura che amor destò... Attonita Ulrica Coro e già tremante siete! (ad Amelia) Non possono i fulmin, Riccardo Presto, partite. la rabbia de’ venti, (nascosto) Riccardo la morte, l’amore (Che ascolto?) (Povero cor!) Amelia sviarmi dal mar. Stanotte... Ulrica Ulrica Riccardo E voi cercate?... V’esanima? Ulrica Sull’agile prora Addio... che m’agita in grembo, Amelia Amelia se scosso mi sveglio Pace... svellermi dal petto Agghiaccio... ai fischi del nembo, chi sì fatale e desïato impera! [Scena e Canzone] ripeto fra i tuoni Lui, che su tutti il ciel arbitro pose. Ulrica le dolci canzoni. E l’oserete? Scena decima Riccardo Ulrica apre l’entrata maggiore: entrano Samuel, Le dolci canzoni (con viva emozione di gioia) Amelia Tom e Aderenti, Oscar, Gentiluomini e Uffiziali, del tetto natio, (Che ascolto! Anima mia!) Se tale è il dover mio travestiti bizzarramente, ai quali s’unisce che i baci ricordan troverò possa anch’io. Riccardo. dell’ultimo addio, Ulrica e tutte raccendon L’oblio v’è dato. Arcane Ulrica Coro le forze del cor. stille conosco d’una magic’erba, Stanotte? Su, profetessa, monta il treppiè; Su dunque, risuoni che rinnovella il cor. Ma chi n’ha d’uopo canta il futuro. la tua profezia, spiccarla debbe di sua man nel fitto Amelia di’ ciò che può sorger delle notti... funereo Sì. Oscar dal fato qual sia, è il loco. Ma il Conte ov’è? nell’anime nostre Riccardo non entra terror. Amelia (Non sola: Riccardo Ov’è? ché te degg’io seguir.) (ad Oscar) Riccardo, Oscar, Samuel, Tom e Cavalieri Taci, nascondile che qui son io. Nell’anime nostre Ulrica Amelia (ad Ulrica) non entra terror. L’osate Consentimi, o Signore, Or tu, Sibilla, che tutto sai, voi? virtù ch’io lavi il core, della mia stella mi parlerai. Ulrica e l’infiammato palpito Chi voi siate, l’audace parola Di’ tu se fedele Amelia nel petto mio sopir! può nel pianto prorompere un giorno il flutto m’aspetta, (risoluta) se chi sforza l’arcano soggiorno se molle di pianto Sì, qual esso sia. Ulrica va la colpa nel duolo a lavar, la donna diletta Va’ non tremar, l’incanto se chi sfida il suo fato insolente dicendomi addio Ulrica inaridisce il pianto. deve l’onta nel fato scontar. tradì l’amor mio. Dunque ascoltate. Osa, e berrai nel farmaco l’oblio de’ tuoi martir. Con lacere vele Della città all’occaso, Riccardo e l’alma in tempesta, là dove al tetro lato Orsù, amici. Riccardo i solchi so franger batte la luna pallida Ardo, e seguirla ho fisso dell’onda funesta, sul campo abbominato... se fosse nell’abisso, l’averno ed il cielo Abbarbica gli stami 12 13
Samuel Riccardo Riccardo Riccardo Ma il primo chi fia? Se sul campo d’onor, ti so grato. (con vivacità) (gettandole una borsa) Benissimo. T’acqueta e prendi. Oscar Ulrica (offrendo la destra a’ circostanti che non osano Io. (con più forza) toccare) Ulrica No... per man d’un amico... Qual è di voi, che provi Magnanimo tu se’, ma v’ha fra loro Riccardo l’oracolo bugiardo?... il traditor: più d’uno (offrendo la palma ad Ulrica) Oscar Nessuno! forse... L’onore a me cedi. Gran Dio! Samuel, Tom Oscar Oscar, Samuel, Tom e Aderenti Scena undicesima (Gran Dio!) E lo sia. Quale orror! Renato, e detti. Riccardo Ulrica Ulrica Riccardo Non più. (solennemente) Così scritto è lassù! (accorrendo a lui) È la destra d’un grande, vissuto Eccolo. Coro sotto gli astri di Marte. Riccardo (e unisce la sua alla destra dell’amico) (da lontano) (guardando intorno) Viva Riccardo! Oscar È scherzo od è follia Tutti Nel vero siffatta profezia: È desso! Oscar, Ulrica, Riccardo, Renato, Samuel e Tom ella colse. ma come fa da ridere Quai voci? la lor credulità! Samuel Riccardo (ai suoi) Tacete. Ulrica Respiro: il caso ne salvò. Scena dodicesima (a Tom e Samuel) Silvano, e i suoi, e detti. Ulrica Ah voi, signori, a queste Oscar e Cavalieri (staccandosi da lui) paròle mie funeste, (contro Ulrica) Silvano Infelice... voi non osate ridere, L’oracolo È lui, ratti movete, è lui: va, mi lascia... non chiedere più! che dunque in cor vi sta? mentiva. il nostro amico e padre. (Tutti entrano in scena.) Riccardo Samuel e Tom Riccardo Tutti con me chinatevi al suo piede Su, prosegui. (fissando Ulrica) Sì: perché la man ch’io stringo e l’inno suoni della nostra fe’. La sua parola è dardo, è del più fido amico mio! Ulrica è fulmine lo sguardo, Silvano e i suoi No... lasciami. dal confidente demone Renato O figlio d’Inghilterra, tutto costei risà. Riccardo! amor di questa terra: Riccardo reggi felice, arridano Parla. Oscar e Cavalieri Ulrica gloria e salute a te. E tal fia dunque il fato? (riconoscendo il Conte) Ulrica Ch’ei cada assassinato? Il Conte!... Oscar (evitando) Al sol pensarci l’anima Il più superbo alloro, Te ne prego. abbrividendo va. Riccardo che vince ogni tesoro, (a lei) alla tua chioma intrecciano Oscar, Samuel, Tom e Cavalieri [Scena e Inno – Finale I] Né, chi fossi il genio tuo riconoscenza e fe’. (ad Ulrica) ti rivelò, né che voleano al bando Eh finiscila omai. Riccardo oggi dannarti. Riccardo Finisici il vaticinio. E posso alcun sospetto Riccardo di’, chi fia dunque l’uccisor? Ulrica alimentar nel petto, Te lo impongo. Me? se mille cuori battono Ulrica per immolarsi a me? Ulrica Chi primo Ebben, presto morrai. tua man quest’oggi stringerà. 14 15
Renato Atto secondo Scena seconda Ma la sventura è cosa Riccardo e Amelia. pur ne’ trionfi ascosa, [Preludio, Scena ed Aria] là dove il fato ipocrita Riccardo veli una rea mercè. Scena prima Teco io sto. Campo solitario nei dintorni di Boston, appiè Ulrica d’un colle scosceso. A sinistra nel basso Amelia Non crede al proprio fato, biancheggiano due pilastri; la luna leggermente Gran Dio! ma pur morrà piagato; velata illumina alcuni punti della scena. sorrise al mio presagio, Appare Amelia dalle eminenze. S’inginocchia e Riccardo ma nella fossa ha il piè. prega. Si alza e a poco a poco discende dal colle. Ti calma: di che temi? Samuel, Tom e Aderenti Amelia (Chiude al ferir la via Ecco l’orrido campo ove s’accoppia Amelia questa servil genìa, al delitto la morte! Ah mi lasciate... che sta lambendo l’idolo, Ecco là le colonne... Son la vittima che geme... e che non sa il perché.) la pianta è là, verdeggia al piè. S’inoltri. il mio nome almen salvate... Ah mi si aggela il core! o lo strazio ed il rossore Sino il romor de’ passi miei, qui tutto la mia vita abbatterà. m’empie di raccapriccio e di terrore! E se perir dovessi? Riccardo Perire! ebben quando la sorte mia, Io lasciarti? no, giammai: il mio dover tal è, s’adempia, e sia. nol poss’io; ché m’arde in petto immortal di te l’affetto. (Fa per avviarsi) Ma dall’arido stelo divulsa Amelia come avrò di mia mano quell’ erba, Conte, abbiatemi pietà. e che dentro la mente convulsa quell’ eterea sembianza morrà: Riccardo che ti resta, perduto l’amor... Così parli? a chi t’adora che ti resta, mio povero cor! pietà chiedi, e tremi ancora? Oh! chi piange? qual forza m’arretra, Il tuo nome intemerato, m’attraversa la squallida via? l’onor tuo sempre sarà. Su coraggio... e tu fatti di pietra, non tradirmi, dal pianto ristà: Amelia o finisci di battere e muor, Ma, Riccardo, io son d’altrui... t’annïenta, mio povero cor! dell’amico più fidato... (Suona mezzanotte.) Riccardo Mezzanotte! Ah! che veggio? Una testa Taci, Amelia... di sotterra si leva... e sospira! Ha negli occhi il baleno dell’ ira Amelia e m’affisa e terribile sta! Io son di lui, (Cade in ginocchio.) che darìa la vita a te... Deh! mi reggi, m’aïta, o Signor, miserere d’un povero cor! Riccardo Ah crudele, e mel rammemori, lo ripeti innanzi a me! [Duetto] Non sai tu che se l’anima mia il rimorso dilacera e rode, quel suo grido non cura, non ode, sin che l’empie di fremiti amor? 16 17
Non sai tu che di te resterìa, Ah ch’io t’ascolti ancora Riccardo Amelia se cessasse di battere il cor! rispondermi così! Chi son? T’è libero ancora Astro di queste tenebre il passo, deh, fuggi... Quante notti ho vegliato anelante! a cui consacro il core: Renato Come a lungo infelice lottai! irradiami d’amore, Congiurati. Riccardo Quante volte dal cielo implorai e più non sorga il dì! E lasciarti qui sola la pietà, che tu chiedi da me! Amelia con esso? no mai, piuttosto morrò. Ma per questo ho potuto un istante, Amelia (O ciel!) infelice, non viver di te? Ahi sul funereo letto Amelia ov’io sognava spegnerlo, Renato Oh fuggi o che il velo dal capo torrò. Amelia gigante torna in petto Trasvolai nel manto serrato, Deh soccorri tu, cielo, all’ambascia l’amor che mi ferì! così che m’han preso per un dell’agguato, Riccardo di chi sta fra l’infamia e la morte; Ché non m’è dato in seno e intesi taluno proromper: “L’ho visto: Che dici? tu pietoso rischiara le porte a lui versar quest’anima? è il Conte: un’ignota beltade è con esso”; di salvezza all’errante mio piè. O nella morte almeno poi altri qui volto “Fuggevole acquisto! Amelia E tu va, ch’io non t’oda, mi lascia: addormentarmi qui? S’ei rade la fossa, se il tenero amplesso Risolvi. son di lui, che il suo sangue ti diè. (la luna illumina sempre più.) troncar, di mia mano, repente saprò.” Riccardo Riccardo [Scena e Terzetto] Amelia Desisti. La mia vita... l’universo, Ahimè! (Io muoio...) per un detto... Amelia Riccardo Riccardo Lo vo’. Amelia Taci... (ad Amelia) Ciel pietoso! Fa core. (Riccardo esita, Amelia rinnova l’ordine colla Amelia mano; al ricomparire di Renato, Riccardo gli va Riccardo S’appressa Renato incontro) Di’ che m’ami... alcun... (coprendolo col suo mantello) Ma questo ti do. Amelia Amelia Riccardo (poi additandogli un viottolo a destra) (Salvarlo a quest’alma se dato sarà, Va, Riccardo! Chi giunge in questo E bada, lo scampo, t’è libero là. dal fiero suo fato più tema non ha.) soggiorno della morte? Riccardo (fatti pochi passi) Riccardo Riccardo Un sol detto... Ah! non mi inganno (presa per mano Amelia) (a Renato solennemente) Renato! Salvarti degg’io... Amico, gelosa t’affido una cura: Amelia l’amor che mi porti, garante mi fa. Ebben, sì, t’amo... Amelia Amelia (abbassando il velo atterrita) (sottovoce a Riccardo) Renato Riccardo Il mio consorte! (Me misera! Va!) Affidati, imponi. M’ami, Amelia! Renato Riccardo Amelia Scena terza (passando ad Amelia) (coll’indice verso Amelia) Ma tu, nobile, Riccardo, Amelia e Renato. Ma voi non vorrete segnarlo, o signora, Promettimi, giura Me difendi dal mio cor! Al ferro spietato! che tu l’addurrai, velata, in città... Riccardo né un detto né un guardo sur essa trarrai. Riccardo (incontrandolo) Amelia (fuori di sé) Tu qui? (a Riccardo) Renato M’ami, m’ami!... oh sia distrutto Deh solo t’invola! Lo giuro. il rimorso, l’amicizia Renato nel mio seno: estinto tutto: Per salvarti da lor, che, celati (Renato va nel fondo a vedere se s’avanzano.) Riccardo tutto sia fuorché l’amor! lassù, t’hanno in mira. E che tocche le porte, n’andrai Oh qual soave brivido Riccardo da solo all’opposto. l’acceso petto irrora! Che qui t’abbandoni?... 18 19
Renato Scena quinta ché il sorriso d’una bella Tom Lo giuro, e sarà. Samuel, Tom con seguito, e detti. stemmo indarno ad aspettar. Sua moglie! Amelia Amelia Tom Amelia (sottovoce a Riccardo; agitatissima) Eccoli. Io per altro il volto almeno O ciel! pietà! Odi tu come fremono cupi vo’ a quest’Iside mirar. per quest’aure gli accenti di morte? Renato (alcuni de’ suoi rientrano con fiaccole accese) Samuel Di lassù, da quei negri dirupi, Presto. (sogghignando) il segnal de’ nemici partì. Appoggiatevi a me. Renato Ve’, se di notte qui colla sposa Ne’ lor petti scintillano d’ira… (colla mano sull’elsa) l’innamorato campion si posa, E già piomban, t’accerchiano fitti Amelia Non un passo: se l’osate e come al raggio lunar del miele al tuo capo già volser la mira Morir mi sento! traggo il ferro... sulle rugiade corcar si sa! per pietà, va, t’invola di qui. Samuel, Tom e Aderenti Samuel Coro Renato Avventiamoci su lui, Minacciate? Ah! ah! ah! ah! (staccandosi dal fondo ove stava esplorando) ché scoccata è l’ultim ora. E che baccano sul caso strano Fuggi, fuggi: per l’orrida via Il saluto dell’aurora Tom e che commenti per per la città! sento l’orma dei passi spietati, pel cadavere sarà. Non vi temo. allo scambio dei detti esecrati (la luna è in tutto il suo splendore) Amelia ogni destra la daga brandì: Samuel A chi nel mondo crudel più mai, Va, ti salva, o che il varco all’uscita (a Tom) Amelia misera Amelia, ti volgerai?... qui fra poco serrarsi vedrai! Scerni tu quel bianco velo O cieli, aïta! La tua spregiata lacrima, quale, Va, ti salva, del popolo è vita onde spicca la sua dea? qual man pietosa rasciugherà? questa vita che getti così. Coro Tom (verso Renato) Renato Riccardo Sì precipiti dal cielo Giù l’acciaro... (fisso alla via onde fuggì Riccardo) (Traditor, sciagurati son essi, all’inferno. Così mi paga, se l’ho salvato! che minacciano il vivere mio? Renato Ei m’ha la donna contaminato! Ma l’amico ho tradito pur io... Renato Traditori! Per lui non posso levar la fronte, son colui che nel cor lo ferì! (forte) sbranato il cor per sempre m’ha! Innocente, sfidati gli avrei; Chi va là? Tom (poi riscuotendosi, e come chi ha preso un grave or d’amore colpevole... fuggo. (mentre va per istrappare il velo ad Amelia) partito, s’accosta a Samuel e Tom) La pietà del Signore su lei Samuel Vo’ finirla... Converreste in casa mia posi l’ale, protegga i suoi di! Non è desso! sul mattino di domani? (Riccardo esce) Renato Tom (snudando la spada) Samuel O furor mio! E la tua vita Forse ammenda aver chiedete? [Scena, Coro e Quartetto – Finale II] questo insulto pagherà. Coro (nell’atto che tutti s’avventano contro Renato, Renato Scena quarta Non è il conte! Amelia, fuori di sé inframmettendosi, lascia No, ben altro in cor mi sta. Renato e Amelia. cadere il velo) Renato Samuel Renato No, son io Amelia Che vi punge? Seguitemi. che dinanzi a voi qui sta. No: fermatevi... Renato Amelia Samuel Renato Lo saprete, (Mio Dio!) (beffardo) (colpito) Se verrete. Il suo fido! Che!... Amelia!... Renato Samuel, Tom Perché tremate? Tom Samuel E ci vedrai. Fida scorta vi son, l’amico accento Men di voi Lei!... (nell’uscire seguiti dai loro) vi risollevi il cor! fortunati fummo noi: Dunque andiam: per vie diverse 20 21
l’un dall’altro s’allontani. Atto Terzo Amelia Il mattino di domani Ah! mi sveni!... ebbene sia... grandi cose apprenderà. Scena prima Ma una grazia... Una stanza da studio nell’abitazione di Renato. Renato Sovra un caminetto di fianco due vasi di bronzo, Renato (rimasto solo con Amelia) rimpetto a cui la biblioteca. Nel fondo v’ha un Non a me. Ho giurato che alle porte magnifico ritratto del conte Riccardo in piedi, e La tua prece al ciel rivolgi. v’addurrei della città. nel mezzo della scena, una travola. Entrano Renato e Amelia. Amelia Amelia (genuflessa) (Come sonito di morte [Scena ed Aria] Solo un detto ancora a te. la sua voce al cor mi va!) M’odi, l’ultimo sarà. Renato (con dolore) (deposta la spada e chiusa la porta) Morrò, ma prima in grazia A tal colpa è nulla il pianto, deh! mi consenti almeno non la terge e non la scusa. l’unico figlio mio Ogni prece è vana omai; avvincere al mio seno. sangue vuolsi, e tu morrai. E se alla moglie nieghi quest’ultimo favor, Amelia non rifiutarlo ai prieghi Ma se reo, se reo soltanto del mio materno cor. è l’indizio che m’accusa?... Morrò, ma queste viscere Renato consolino i suoi baci, Taci, adultera! poi che l’estrema è giunta dell’ore mie fugaci. Amelia Spenta per man del padre, Gran Dio! la mano ei stenderà su gli occhi d’una madre Renato che mai più non vedrà! Chiedi a Lui misericordia. [Scena ed Aria] Amelia E ti basta un sol sospetto? Renato E vuoi dunque il sangue mio? (additandole, senza guardarla, un uscio) E m’infami, e più non senti Alzati, là tuo figlio né giustizia, né pietà? a te concedo riveder. Nell’ombra e nel silenzio, là, Renato il tuo rossore e l’onta mia nascondi. Hai finito! (Amelia esce) Non è su lei, nel suo Amelia fragile petto che colpir degg’io. Un istante è ver l’amai Altro, ben altro sangue a terger dèssi ma il tuo nome non macchiai. l’offesa!... Sallo Iddio, che nel mio petto (fissando il ritratto) mai non arse indegno affetto. Il sangue tuo! E lo trarrà il pugnale Renato dallo sleal tuo core: (ripigliando la spada) delle lacrime mio vendicatore! Hai finito! è tardi omai... Sangue vuolsi, e tu morrai. Eri tu che macchiavi quell’anima, 22 23
la delizia dell’anima mia... Samuel Scena terza Renato Che m’affidi e d’un tratto esecrabile Ma tal mutamento Amelia e detti. (fremente di gioia) l’universo avveleni per me! è credibile appena. Il mio nome! O giustizia del fato: Traditor! che compensi in tal guisa Renato la vendetta mi deleghi tu! dell’amico tuo primo la fè! Renato (incontrandola) O dolcezze perdute! O memorie Qual fu Tu?... Amelia d’un amplesso che l’essere india!... la cagion non cercate. Son vostro (Ah! del Conte la morte si vuole! Quando Amelia sì bella, sì candida per la vita dell’unico figlio! Amelia Nol celar le crudeli parole! sul mio seno brillava d’amor!... V’è Oscarre che porta Su quel capo snudati dall’ira È finita: non siede che l’odio, Samuel, Tom un invito del Conte. i lor ferri scintillano già!) e la morte sul vedovo cor! (Ei non mente.) Renato Renato, Samuel e Tom [Congiura – Terzetto – Quartetto] Renato Di lui!... Sconterà dell’America il pianto Esitate? (fremente) lo sleal che ne fece suo vanto. Che m’aspetti. Se traffisse, soccomba trafitto, Scena seconda Renato, Samuel e Tom (ad Amelia) tal mercede pagata gli va! Renato; Samuel e Tom entrano salutandolo Non più. E tu resta, lo dèi: freddamente. poi che parmi che il cielo t’ha scorta. Dunque l’onta di tutti sol una, Scena quarta uno il cor, la vendetta sarà, Renato Amelia Oscar e detti. che tremenda, repente, digiuna Siam soli. Udite. Ogni disegno vostro (Qual tristezza m’assale, qual pena! su quel capo esecrato cadrà! m’è noto. Voi di Riccardo la morte Qual terribile lampo balena!) [Scena e Quintetto] volete. Renato Renato Renato D’una grazia vi supplico. Tom (additando sua moglie agli altri due) (alla porta) È un sogno. Nulla sa, non temete. Costei Il messaggio entri. Samuel esser debbe anzi l’auspice lieto. E quale? Renato (traendola verso la tavola) Oscar (mostrando alcune carte che ha sul tavolo) V’ha tre nomi in quell’urna: un ne tragga (verso Amelia) Renato Ho qui le prove! l’innocente tua mano. Alle danze Che sia dato d’ucciderlo a me. questa notte, se gradite Samuel Amelia collo sposo, il mio signore Samuel (fremendo) (tremante) vi desidera... No, Renato: l’avito castello Ed ora E perché? a me tolse, e tal dritto a me spetta. la trama al Conte svelerai? Amelia Renato (turbata) Tom Renato (fulminandola dello sguardo) Nol posso. Ed a me, cui spegneva il fratello, No, voglio Ubbidisci, non chieder di più. cui decenne agonia di vendetta dividerla. Renato senza requie divora, qual parte Amelia (ad Oscar) Assegnaste? Samuel, Tom (traendo dal vaso un biglietto che suo marito Anche il Conte vi sarà? Tu scherzi. passa a Samuel) Renato (Non è dubbio: il feroce decreto Oscar Chetatevi, solo Renato mi vuol parte ad un’opra di sangue.) Certo. qui la sorte decidere de’. E non co’ detti: (prende un vaso dal camino e lo colloca sulla ma qui col fatto struggerò i sospetti. Renato Samuel e Tom tavola. Samuel scrive tre nomi e vi getta entro i Io son vostro, compagno m’avrete Qual è dunque l’eletto? (fra loro) biglietti) senza posa a quest’opra di sangue: Oh sorte! arra il figlio vi sia. L’uccidete E chi vien?... Samuel se vi manco. Renato. Renato (al paggio, ma collo sguardo a Tom) Tanto invito 24 25
so che valga. Lo sposo mio!..). chiusa la tua memoria di gala a viso scoperto; fra le coppie danzanti nell’intimo del cor. alcune giovani creole. Chi va in traccia, chi evita, Oscar Oscar chi ossequia e chi persegue. Il servizio è fatto (cupo) È un ballo in maschera Reina dai neri, e tutto spira magnificenza ed ilarità. Ed or qual reo presagio splendidissimo... della festa sarete. lo spirito m’assale, Coro generale che il rivederti annunzia Renato Amelia Fervono amori e danze quasi un desio fatale... (come sopra) (Forse potrallo Ulrica.) nelle felici stanze, come se fosse l’ultima Benissimo! (frattanto Renato, Samuel e Tom rapidamente in onde la vita è solo ora del nostro amor? (accennando Amelia) disparte) un sogno lusinghier. Ella meco interverrà. Notte de’ cari istanti, [Festa da ballo e Coro] Samuel e Tom de’ palpiti e de’ canti, Samuel e Tom E qual costume indosserem? perché non fermi il volo (musica di dentro) (a parte) sull’onda del piacer? (E noi pur, se da quell’abito Renato Ah! dessa è là... potrei vederla... ancora, più spedito il colpo va.) Azzurra riparlarle potrei... la veste, e da vermiglio Scena ottava Ma no: ché tutto or mi strappa da lei. Oscar nastro, le ciarpe al manco lato attorte. Samuel, Tom e i loro Aderenti in domino azzurro Di che fulgor, che musiche col cinto vermiglio. Renato nello stesso costume esulteran le soglie, Samuel e Tom s’avanza lentamente. Scena sesta ove di tante giovani E qual accento a ravvisarci? Oscar con una lettera, e detto. bellezze il fior s’accoglie, Samuel di quante altrice palpita Renato (additando Renato a Tom) Oscar questa gentil città! Morte! Altro de’ nostri è questo. (avanzandosi con un foglio in mano) (e fattosi presso a Renato, sottovoce) Ignota donna questo foglio diemmi. Amelia Morte! “È pel Conte”, diss’ella; “a lui lo reca (Ed io medesma, o misera, Scena quinta e di celato.” lo scritto inesorato Sontuoso gabinetto del Conte. Renato trassi dall’urna complice, Tavola con l’occorrente per iscrivere; nel fondo (amaramente) Riccardo pel mio consorte irato: un gran cortinaggio che scoprirà la festa da Sì: morte. (dopo letto) su cui del cor più nobile ballo. Ma non verrà. Che nel ballo alcuno ferma la morte sta.) Riccardo solo. alla mia vita attenterà, sta detto. Samuel e Tom Ma se m’arresto: allora, Renato [Finale III – Scena e Romanza] Che parli? ch’io pavento diran. Nol vo’: nessuno (Là fra le danze esanime pur sospettarlo de’. Tu va: t’appresta, la mente mia sel pinge, Riccardo Renato e ratto per gioir meco la festa. ove del proprio sangue Forse la soglia attinse, Qui l’aspettarlo è vano. (Oscar esce, Riccardo rimasto solo vivamente il pavimento tinge e posa alfin. L’onore prorompe) spira dator d’infamie ed il dover fra i nostri petti han rotto Samuel, Tom senza trovar pietà.) l’abisso. Ah! sì, Renato Sì, rivederti, Amelia, Come? Perché? rivedrà l’Inghilterra... e la sua sposa e nella tua beltà, Samuel e Tom lo seguirà. Senza un addio, l’immenso anche una volta l’anima Renato (fra loro) oceàn ne sepàri... e taccia il core. d’amor mi brillerà! Vi basti saperlo altrove. Una vendetta in domino (Scrive e nel momento di appor la firma, lascia è ciò che torna all’uopo: cader la penna.) Samuel fra l’urto delle maschere Esito ancor? ma, oh ciel, non lo degg’io? Scena settima O sorte non fallirà lo scopo: (Sottoscrive e chiude il foglio in seno) Vasta e ricca sala da ballo splendidamente ingannatrice! sarà una danza funebre Ah, l’ho segnato il sacrifizio mio! illuminata e parata a festa. con pallide beltà. Liete musiche preludiano alle danze; e già Tom Ma se m’è forza perderti all’aprirsi delle cortine una moltitudine (fremente) per sempre, o luce mia, Amelia d’invitati empie la scena. Il maggior numero è Sempre ne sfuggirà di mano! a te verrà il mio palpito (Prevenirlo potessi, e non tradir in maschera, alcuni in domino, altri in costume sotto qual ciel tu sia, 26 27
Renato Oscar Renato a lui Amelia in domino bianco. Parlate basso, alcuno lo sguardo a noi fermò. (voltandogli le spalle) Appunto. Cercatelo da voi. Amelia Samuel Oscar Ah perché qui! fuggite... E chi? Renato E compromettere di poi chi ve l’ha detto? (con accento amichevole) Riccardo Renato Orsù! Renato Sei quella dello scritto? Quello a sinistra dal breve domino. M’offendi. È confidenza che quanto importi so. (si disperdono, ma Renato viene inseguito da Oscar Amelia Oscar in maschera) È per fargli il tiro che regalaste a me? Oscar La morte qui v’accerchia... Vi preme assai... Oscar Renato Riccardo Più non ti lascio, o maschera; mal ti nascondi. Via, calmati: almen dirmi del suo costume puoi? Renato Non penetra nel mio Degg’io di gravi cose ad esso, petto il terror. Renato [Canzone] pria che la notte inoltri, qui favellar. Su te (evitandolo) farò cader la colpa, se non mi fia concesso. Amelia Eh via. Oscar Fuggite, fuggite, o che trafitto (scherzando) Oscar cadrete qui! Oscar Saper vorreste Dunque... (con vivacità) di che si veste, Riccardo Tu se’ Renato. quando l’è cosa Renato Rivelami il nome tuo. ch’ei vuol nascosa. Fai grazia a lui, se parli e non a me. Renato Oscar lo sa, Amelia (spiccandogli la maschera) ma nol dirà, Oscar Gran Dio! E Oscarre tu sei. tra là, là là (più dappresso e rapidamente) Nol posso. là là, là là. Veste una cappa nera, con roseo nastro al petto. Oscar (e fa per andarsene) Riccardo Pieno d’amor Qual villania! E perché piangi... mi supplichi atterrita? mi balza il cor, Renato Onde, cotanta senti pietà della mia vita? ma pur discreto Renato Una parola ancora. serba il secreto. Ma bravo, e ti par dunque convenienza questa, Amelia Nol rapirà che mentre il conte dorme, tu scivoli alla festa? Oscar (tra singulti che svelano la sua voce naturale) grado o beltà, (dileguando tra la folla) Tutto, per essa, il mio sangue... tutto darei! tra là, là là Oscar Più che abbastanza ho detto. là là, là là. Il Conte è qui... Riccardo (gruppi di maschere e coppie danzanti Coro generale Ah invan ti celi, Amelia: quell’angelo tu sei! attraversano il dinanzi della scena e separano Renato Fervono amori e danze Oscar da Renato) (trasalendo) nelle felici stanze, Amelia Che!... dove? onde la vita è solo (con disperazione) Coro generale un sogno lusinghier. T’amo, sì, t’amo, e in lacrime Fervono amori e danze Oscar Notte de’ cari istanti, a’ piedi tuoi m’atterro, nelle felici stanze, L’ho detto… de’ palpiti e de’ canti, ove t’anela incognito onde la vita è solo perché non fermi il volo della vendetta il ferro. un sogno lusinghier. Renato sull’onda del piacer? Cadavere domani Ebben! Qual è? sarai se qui rimani: Renato [Scena e Duettino] salvati, va, mi lascia, (raggiungendolo di nuovo) Oscar fuggi dall’odio lor. So che tu sai distinguere gli amici suoi. Non vel dirò. Danzatori e danzatrici s’intrecciano al proscenio; Renato scorge lontano taluno de’ Riccardo Oscar Renato suoi e scompare di là. Poco dopo, al volgere Sin che tu m’ami, Amelia, V’alletta Gran cosa! delle coppie nel fondo, Riccardo in domino nero non curo il fato mio, interrogarlo, e forse celiar con esso un po’? col nastro di rosa, s’affaccia pensieroso, e dietro non ho che te nell’anima, 28 29
e l’universo oblio. Tutti Amelia Né so temer la morte, (affollandosi intorno) O rimorsi dell’amor perchè di lei più forte Ei trucidato! che divorano il mio cor, è l’aura che m’inebria fra un colpevole che sanguina del tuo divino amor. e la vittima che muor! Uffiziali e Guardie Amelia Da chi? Ov’è l’infame? Oscar Dunque vedermi vuoi (veggonsi apparire nel fondo Samuel e Tom) O dolor senza misura! d’affanno morta e di vergogna? O terribile sventura! Oscar La sua fronte è tutta rorida Riccardo (accennnando a Renato) già dell’ultimo sudor! Salva Eccol... ti vo’ domani e con Renato andrai... Riccardo Tutti Grazia a ognun: signor qui sono: Amelia (mentre lo circondano e gli strappano la tutti assolve il mio perdono... Dove? maschera) (Samuel e Tom occupano sempre il fondo della Renato! scena) Riccardo Al natio tuo cielo. Dame, Uffiziali e Guardie Tutti (con furore) Cor sì grande e generoso Amelia Ah! Morte, infamia tu ci serba, o Dio pietoso: In Inghilterra! sul traditor! raggio in terra a noi miserrimi L’acciaro lo laceri è del tuo celeste amor! Riccardo vendicator! Mi schianto il cor... ma partirai... ma addio. Riccardo Riccardo Addio per sempre, miei figli... per sempre Amelia No, no... lasciatelo. addio... diletta America... Riccardo! (a Renato) Ohimè! Io moro! Miei figli… per sem… Addio! Tu m’odi ancor. (cade e spira) Riccardo (e tratto il dispaccio, e fatto cenno a lui di (si stacca, ma dopo pochi passi tornando a lei e accostarsi) Amelia con tutta l’anima) Ei muore! Amelia: anco una volta addio, [Scena finale] L’ultima volta!... Oscar Ella è pura, in braccio a morte, Ei muore! Renato te lo giuro, Iddio m’ascolta: (lanciatosi inosservato fra loro, lo trafigge di io che amai la tua consorte Tutti pugnale) rispettato ho il suo candor. Notte d’orror! E tu ricevi il mio! (gli dà il foglio) A novello incarco asceso Riccardo tu con lei partir dovevi... Ahimè! Io l’amai, ma volli illeso il tuo nome ed il suo cor! Amelia (d’un grido) Renato Soccorso! Ciel, che feci! e che m’aspetta esecrato sulla terra!... Oscar Di qual sangue e qual vendetta (accorrendo a lui) m’assetò l’infausto error! Oh ciel! 30 31
Il soggetto di Federica Pighi Atto primo Riccardo, conte di Warwich, saggio e illuminato governatore della colonia inglese di Boston sotto il regno di Carlo ii, apre le udienze. Sono presenti i nemici, Samuel e Tom, che, insieme con i loro seguaci, meditano di ucciderlo. Il paggio, Oscar, porta a Riccardo la lista degli invitati al prossimo ballo che si terrà a corte e il Conte è felice di vedere tra i nomi quello di Amelia, poiché è segretamente innamorato della donna. Entra quindi Renato, marito di Amelia nonché segretario ed amico carissimo di Riccardo, che avvisa il Conte di un complotto ordito ai suoi danni, ma questi non vuole sapere i nomi dei cospiratori per non macchiare il suo onore, sicuro dell’amore del suo popolo. È poi la volta di un giudice che gli sottopone l’atto di condanna di un’indovina nera, Ulrica, ma il governatore, per burlarsi di lei, preferisce conoscerla di persona. Si reca quindi travestito da pescatore nell’antro di Ulrica, accompagnato da Oscar e da un gruppo di amici. Qui la maga, che sta invocando il “re degli abissi”, viene interpellata dal marinaio Silvano a cui predice un futuro fortunato. Per l’esultanza di tutti, la profezia si avvera, poiché Riccardo aveva precedentemente messo nella tasca del marinaio denaro e un foglio di nomina ad ufficiale. Quindi si fa avanti un servo di Amelia a chiedere un colloquio privato per la sua padrona. Fatti allontanare tutti, Ulrica consiglia ad Amelia, che le chiede come liberarsi da una passione peccaminosa, di recarsi nel sinistro campo delle esecuzioni, ove potrà trovare l’erba che dà l’oblio; Riccardo, nascosto per udire il colloquio, gioisce al sapere che Amelia è innamorata di lui. Dopo che la strega ha dispensato il suo consiglio ad Amelia, rientrano tutti e Riccardo si fa predire il futuro spacciandosi per un pescatore. La strega vede che Riccardo non è una persona qualsiasi e prevede che sarà ucciso dal primo che gli stringerà la mano, cosa che tra i presenti nessuno osa fare. L’arrivo di Renato e la sua amichevole stretta di mano sembrano tuttavia fugare ogni dubbio. Sicuro della falsità della profezia, dopo che le ha fatto notare l’inefficacia delle sue doti per non averlo riconosciuto e per non sapere che il giudice la voleva bandire, Riccardo grazia la strega. 32 33
Atto secondo È notte. Amelia si reca in un cimitero per raccogliere l’erba che le farà dimenticare il suo amore impuro, quando è sorpresa da Riccardo che le dichiara il suo amore e la prega di ammettere il suo. Amelia cede e subito dopo arriva Renato, sulle tracce dei congiurati che stanno per tendere un agguato al Conte. Renato non riconosce la moglie, che si è coperta il volto con un velo, ed esorta l’amico a fuggire. Riccardo accetta dopo aver ottenuto da Renato la solenne promessa che riaccompagnerà la donna velata fino alle porte della città, senza mai rivolgerle la parola. Sopraggiungono i congiurati che, delusi nel trovare il segretario in luogo del governatore, vogliono almeno scoprire il volto della misteriosa donna. Renato si oppone, mettendo la mano alla spada. Amelia, frapponendosi per evitare il duello, lascia cadere il velo. La vista della moglie suscita la rabbia e la desolazione di Renato e la terribile ironia di Samuel, Tom e dei congiurati tutti. Sconvolto, Renato dà appuntamento all’indomani a Samuel e Tom e – senza più rivolgerle lo sguardo – riconduce Amelia in città. Atto terzo “Un’opera popolare sì, ma di forme È il nuovo giorno. Renato è fermo nel proposito di vendicare con il sangue la presunta infedeltà della moglie. Amelia gli chiede, per pietà materna, di concederle solo di salutare il suo amato figlio. Renato glielo accorda, ma nel suo animo nasce il pensiero che non è il sangue della sua sposa a dover scorrere. Sopraggiungono Samuel e Tom che restano increduli quando vengono messi a nuove, elevatissime…” conoscenza degli intendimenti di Renato di uccidere il Conte, così l’uomo offre la vita di di Giancarlo Landini suo figlio come garanzia di sincerità. Quindi, dato che tutti reclamano il diritto di essere esecutori materiali dell’omicidio, per risentimenti personali contro il Conte, la disputa è Da Simon Boccanegra a Un ballo in maschera risolta da Renato, che costringe Amelia ad estrarre a sorte il nome del prescelto. La donna, I fatti che portarono Verdi alla composizione di Un ballo in maschera sono noti. Pure sconvolta, estrae proprio quello del marito. Giunge Oscar recando l’invito ad un ballo sarà utile riepilogarli, seppure brevemente. Il 12 marzo 1857, alla Fenice di Venezia, era in maschera “splendidissimo” che si terrà nel palazzo del Conte. I tre convengono di andato in scena Simon Boccanegra con esito infelice; il 16 agosto, al Teatro Nuovo di Rimini, sfruttare l’occasione per lo scopo prefissato, mentre Amelia pensa a come salvare il conte era stata la volta di Aroldo, rifacimento dello Stiffelio. Dall’anno precedente Verdi aveva Riccardo. Questi, ormai deciso a rinunciare al suo amore impossibile, firma l’ordine di pensato di onorare il contratto in essere con il San Carlo di Napoli, scrivendo l’agognato rimpatrio in Inghilterra per Amelia e Renato, prima di recarsi alla festa. Oscar gli porge Re Lear, alla cui stesura del libretto aveva già atteso Salvadore Cammarano, prima di una lettera anonima che lo invita ad astenersi per sicurezza dal ballo, ma il Conte, che incorrere in una morte prematura. Per complesse e varie ragioni, Verdi accantonò il vuole rivedere Amelia almeno una volta ancora, si mostra incurante dell’avvertimento. progetto, cui pensava da anni, e cercò un nuovo soggetto. La scelta cadde sulla vicenda Nel corso della festa, Renato riesce con l’astuzia a farsi dire da Oscar dietro quale del re svedese Gustavo iii, già messa in musica da François-Esprit Auber, Gustave iii ou le travestimento sia nascosto Riccardo. Nel frattempo Amelia, che ha raggiunto Riccardo bal masqué, per l’Opéra di Parigi nel 1833, libretto di Eugène Scribe, ma anche da Saverio per scongiurarlo di fuggire, da lui riconosciuta, riceve l’estremo addio. Egli fa appena in Mercadante, Il Reggente, andato in scena a Torino nel 1843, e due anni prima da Vincenzo tempo a concludere il dialogo con la donna che viene raggiunto dal pugnale di Renato. Gabussi, Clemenza di Valois, rappresentata alla Fenice. L’incarico del libretto venne affidato Questi viene arrestato, ma Riccardo, morente, ordina che sia liberato. Dopo avergli all’avvocato Antonio Somma, buona conoscenza di Verdi fin dall’epoca della Traviata, già mostrato il decreto di espatrio per lui e per Amelia, gli rivela che mai Amelia lo aveva entrato nel progetto del Re Lear. tradito, quindi perdona tutti i congiurati. I presenti benedicono la magnanimità del Il regicidio, con cui termina l’opera, scatenò la censura napoletana. Non dimentichiamo Conte mentre Renato resta solo con il rimorso. che il 14 gennaio 1858 Felice Orsini aveva attentato alla vita di Napoleone iii con un gesto terroristico che aveva suscitato allarme e indignazione in tutta l’Europa. Ne nacque una convulsa trattativa che portò allo stravolgimento dell’opera ribattezzata Vendetta in domino (il domino è una cappa di seta con cappuccio, lunga fino ai piedi, che si indossa assieme alla maschera per nascondere le proprie fattezze) e mutata dai censori in un’improbabile Adelia degli Adimari, ambientata nella Firenze del xiv sec. Verdi voltò le spalle al San Carlo con il quale andò in causa e si rivolse a Roma, dove a Vincenzo Jacovazzi, impresario dei teatri capitolini, non parve vero di potere ospitare un’altra prima verdiana dopo quella del Trovatore e della Battaglia di Legnano. Intanto la 34 35
vertenza napoletana si chiuse con una conciliazione: il compositore avrebbe messo in fama e di bella tecnica, primo Corrado nel Corsaro e primo Stiffelio nell’omonima opera, scena la sua nuova opera altrove, ma sarebbe ritornato a Napoli per curare di persona primo Zamoro nell’Alzira, ottimo interprete di Ernani e di Manrico. Leone Giraldoni era l’allestimento di Simon Boccanegra. Tuttavia a Roma, dove Verdi sperava di contare anche voce di spicco, formatasi alla scuola del belcanto, ma capace di entrare nella rosa di artisti sull’appoggio del Vasselli, cognato di Donizetti, la censura mostrò di non gradire il che abbracciarono le novità del teatro di Verdi. Non va dimenticato che Giraldoni aveva regicidio e propose di trasformare il re di Svezia nel Duca di Stettino. Nel tourbillon dei sostenuto il ruolo del titolo alla prima assoluta del Simon Boccanegra. cambiamenti proposti e rifiutati, il Somma cominciò a seccarsi di vedere i re trasformarsi in Nonostante la compagnia di canto in parte discutibile, Un ballo in maschera riscosse un duchi di località peregrine, per la smania, a suo avviso di Verdi, di produrre l’opera su una grande successo e l’opera entrò in repertorio anche se non è errato affermare che non piazza, come Roma, non adatta a un soggetto quale Gustavo iii. In altre città, per esempio ottenne mai una popolarità paragonabile ai titoli della così detta Trilogia o di altre opere Milano, ed in altri contesti storico-culturali, non ci sarebbe stato alcun problema. Ma Verdi della maturità verdiana, come La forza del destino e soprattutto Aida. Andrà infine osservato insisteva nel produrre quest’opera in una città situata non distante da Napoli, per dare uno che Verdi non volle più ritornare all’ambientazione originale in terra di Svezia, come oggi schiaffo morale al San Carlo. Dopo lungo travaglio, si giunse all’ambientazione americana spesso e, a mio avviso, arbitrariamente avviene, accampando che la leggerezza di molti e l’opera andò in scena all’Apollo. Somma si era battuto affinché il suo nome, già stampato momenti della partitura mal si adeguerebbero al mondo dell’America del Settecento. Ha sui manifesti, non comparisse sul libretto per i troppi rimaneggiamenti impostigli. Così ragione Julian Budden nel ritenere che, all’epoca della prima del Ballo, per Verdi e per il fu e solo anni dopo il libretto di Un ballo in maschera circolò con il nome del suo autore. Nel pubblico questa America fosse une terre inconnue nella quale i governanti, legati alla madre frattempo Simon Boccanegra aveva trionfato al San Carlo. patria, potevano benissimo avere trapiantato i modi dell’Europa. Questo è il percorso che ci ha portato al 17 febbraio 1859, alla prima assoluta romana della nuova opera di Verdi che, per sua stessa ammissione, non poté usufruire di una La novità di Un ballo in maschera compagnia di canto formata da elementi di eguale livello. Tra i punti critici c’era senza Ma è proprio lo scarto che nella scala della popolarità colloca Un ballo in maschera dubbio il soprano, cui venne affidata la parte di Amelia: Eugenia Julienne-Déjan, dotata un gradino (seppure piccolo) sotto ad altri titoli a metterci sulla strada giusta per di apprezzabile voce, con una bella carriera alle spalle, era in evidente declino. Tra quelli comprenderne la portata e la novità: essa consiste nel cercare una drammaturgia dove di forza c’erano il tenore, cui toccò la parte di Riccardo, e il baritono, alias Renato. Verdi tragico e comico si legano, per dare vita ad un esito pressoché unico nella parabola aveva già avuto modo di provare il valore di Gaetano Fraschini, tenore di forza di grande verdiana. 36 37
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