SCUOLA PRIMARIA DI MERLENGO LA GRANDE GUERRA E LE SUE CANZONI
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALESCUOLA PRIMARIA e SECONDARIA di I GRADO - PONZANO V.TO Via GB. Cicogna, 16/A - 31050 Paderno di Ponzano (TV) - Tel.: 0422/440693; C.F. 94004210269 e-mail: tvic833003@istruzione.it; PEC:tvic833003@pec.istruzione.it; www.icsponzano.it; Codice univoco dell’Ufficio: UFY4MX SCUOLA PRIMARIA DI MERLENGO LA GRANDE GUERRA E LE SUE CANZONI 1914-1918
LA GRANDE GUERRA – LO SCOPPIO La Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra o Guerra di Trincea sconvolse il mondo tra il 1914 ed il 1918 e vide coinvolti 28 stati. La scintilla che fece scoppiare la Prima Guerra Mondiale fu l'assassinio dell'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914 a Sarajevo. Militarmente il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica dalla Serbia e con la fulminea avanzata dell'esercito tedesco in Belgio, Lussemburgo e nel nord della Francia a 40 km da Parigi. Determinante fu l’ingresso degli Stati Uniti d'America nel 1917 che grazie agli aiuti economici dati agli alleati si schierarono contro gli Imperi Centrali (Germania, Austria, Ungheria, Turchia e Bulgaria). La guerra si concluse l'11 novembre 1918 quando la Germania firmò l'armistizio imposto dagli alleati. Alla fine del conflitto i maggiori imperi esistenti al mondo (Impero tedesco, austro- ungarico, ottomano e russo) cessarono di esistere e da questi nacquero diversi stati che «ridisegnarono» completamente la geografia dell'Europa. La Prima Guerra Mondiale a cui hanno partecipato circa 6 milioni di italiani, ha segnato la storia sociale, politica, economica e culturale del nostro Paese.
LA STORIA ATTRAVERSO LE CANZONI Nelle lunghe marce verso il fronte, nelle attese estenuanti in trincea, nei rari momenti di riposo nell’accampamento, i soldati cantano. Non c’è stata guerra o impresa militare, che non abbia visto fiorire, tra lutti e macerie, i suoi canti militari e patriottici. Pertanto la storia politico-militare di un popolo si può ricostruire attraverso i suoi canti. I canti di trincea L’unità d’Italia si completò nel 1918, quando il paese uscì vittorioso dalla prima Guerra mondiale. Fu una guerra logorante, trascorsa in gran parte con le truppe a fronteggiarsi nelle trincee. Possiamo trovare tre funzioni nei canti di trincea -Evasione- Distrazione: “Canta che ti passa” dice il proverbio. La musica è serena e serve per “far dimenticare “la trincea. -Solidarietà: cantare serviva e faceva sentire meno soli; il coro dava la protezione del gruppo. Era una delle poche libertà concesse alla truppa. -Riaffermazione della propria identità: è la funzione più importante. Nelle canzoni c’è davvero tutto: la disperazione, la fame, l’incapacità di capirsi a contatto con popolazioni di altre regioni che parlano dialetti diversi. Ma alla fine rimane inconfondibile la propria individualità: ricordarsi della vita, della storia personale legata a brevi momenti di gioia come quelli di un canto di trincea.
Il PIAVE MORMORO’ -La battaglia del Solstizio E ritornò il nemico: per l’orgoglio per la fame voleva sfogar tutte le sue brame vedeva il piano aprico di lassù; voleva ancora sfamarsi, e tripudiare come allora No! Disse il Piave . No! Dissero i fanti. Mai più il nemico faccia un passo avanti! Si vide il Piave rigonfiar le sponde! E , come i fanti , combattean le onde: rosso il sangue del nemico altero, il Piave comandò : indietro và , straniero! (tratto dal libro PIAVE –Le ferite della grande guerra-Dario De bastiani Editore)
ORIGINI DEL FIUME PIAVE : fiume del Veneto (220 Km) Il quinto fiume d’Italia Nasce dalle falde del monte Peralba e sfocia nell’Adriatico 35Km a NE di Venezia, al limite della laguna
La parte superiore del bacino è piuttosto stretta; si allarga nel tronco medio (Val Belluna), dove il fiume percorre un ampio bacino con copiose alluvioni; si restringe poi alla stretta di Quero e lambisce il Montello. Infine si apre in largo letto nella pianura, attraverso la quale scorre, restringendosi ancora, per sfociare presso Cortellazzo (tra i rami della foce si formano le grave, greti ghiaiosi isolotti).
Il fronte : BATTAGLIE DEL PIAVE Ebbero luogo nella Prima guerra mondiale tra novembre 1917 e giugno 1918 tra le forze dell’esercito italiano, il cui fronte difensivo era arretrato sulla destra del Piave. dopo la rotta di Caporetto (24 ottobre 1917), e quelle austro-tedesche La prima battaglia del Piave iniziò il 10 novembre 1917; il giorno precedente erano stati fatti saltare tutti i ponti . I tentativi nemici di passaggio del fiume furono sventati fino al 9 dicembre, quando gli Austriaci costituirono una piccola testa di ponte a Caposile, ma il 26 dicembre furono respinti sulla sinistra del fiume
18 giugno 1918 Baj Macario descrive molto bene cosa sta succedendo e questa volta a favore delle Armi italiane:” Ora entra in gioco un nuovo elemento: la piena del Piave: "il generale Piave". I violenti piovaschi pomeridiani e notturni dei giorni precedenti hanno gonfiato il fiume: le calde raffiche dello scirocco sciogliendo le nevi delle Dolomiti hanno concorso ad ingrossare le acque ... Sotto il Montello il primo ponte si sfascia e trascina nella rovina i due successivi. La sola passerella di Casa Marcella resta praticabile fino alle 11 poi tutto il XXIV Corpo d' Armata austro-ungherese rimane isolato.”
IL FIUME E LA SUA CANZONE LA LEGGENDA DEL PIAVE La canzone del Piave, conosciuta anche come “la leggenda del Piave”, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E.A. Mario. I fatti storici che ispirano l'autore risalgono al Giugno 1918 quando l'Austria-Ungheria decise di sferrare un grande attacco sul fronte del Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto. L'esercito imperiale tedesco si avvicinò alle località venete delle “ Grave di Papadopoli” e del monte Montello, ma fu costretto ad arretrarsi a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio la resistenza delle forze armate del Regno d'Italia che costrinsero gli eserciti austro-ungarici a ritirarsi. Dopo la “battaglia di Vittorio Veneto”, avvenuta nell'ottobre 1918 il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri tra Austria- Ungheria e l'Italia. A seguito di una tenacia resistenza iniziale l'esercito austriaco si disgregò rapidamente e gli italiani poterono tranquillamente sfondare le linee nemiche.
LA COMPOSIZIONE “La leggenda del Piave” fu composta nel giugno 1918, subito dopo la “battaglia del solstizio”. L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz mandò un telegramma di ringraziamento all'autore del quale affermò:” La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”. La leggenda venne pubblicata circa quaranta giorni prima della fine dell'ostilità. Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica, hanno l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere l'autore, Giovanni Gaeta, negli spettacoli di varietà. Questa canzone, nata dal piccolo mondo del cabaret, ebbe nel primo dopo guerra la funzione di idealizzare la Grande Guerra: far dimenticare le atrocità, le sofferenze, i lutti ed esaltare la vittoria. Le quattro strofe che terminano tutte con la parola “Straniero”, hanno quattro specifici argomenti: - La marcia dei soldati verso il fronte (appare come una marcia a difesa delle frontiere, mentre fu l'Italia ad attaccare l'impero Asburgico); - La ritirata di Caporetto;
- La difesa del fronte sulle sponde del fiume Piave; - L'attacco finale e la conseguente vittoria. Nella prima strofa il fiume Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe italiane, citando la data d'inizio della prima guerra mondiale avvenuta la notte tra il 23 e il 24 maggio 1915 quando l'Italia dichiarò guerra all'impero Asburgico. La strofa terminava con l'ammonizione:” Non passa lo straniero”, riferita ovviamente, al dominio austro-ungarico. Il Piave mormorava Calmo e placido al passaggio Dei primi fanti , il ventiquattro maggio: l'Esercito marciava per raggiungere la frontiera, per far contro il nemico una barriera… Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andar avanti! S'udiva, intanto, dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde, Era un presagio dolce e lusinghiero. Il Piave mormorò:"Non passa lo straniero!" Tuttavia, come racconta la seconda strofa, a causa della “disfatta di Caporetto”, il nemico scende fino al fiume e questo provoca sfollati e profughi da ogni parte. Ma in una notte trista si parlò di tradimento, e il Piave udiva l'ira e lo sgomento… Ahi, quanta gente ha vista Venir giù, lasciare il tetto, per l'onta consumata a Caporetto! Profughi ovunque! Dai lontani monti, venivano a gremir tutti i suoi ponti. S'udiva, allor, dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero, Il Piave mormorò:"Ritorna lo straniero!" La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il susseguirsi di vendette di ogni guerra e con il Piave che pronuncia:“No!” all'avanzata degli invasori e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici. E ritornò il nemico Per l'orgoglio e per la fame: volea sfogare tutte le sue brame… vedeva il pianto aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora… "No!" disse il Piave, "No!" dissero i fanti, "Mai più il nemico faccia un passo avanti!" Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combatteva le onde… Rosso col sangue del nemico altero, Il Piave comandò: "Indietro va, straniero!" Nell'ultima strofa si immagina che una volta respinto il nemico, oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci. Indietreggiò il nemico Fino a Trieste, fino a Trento, e la Vittoria sciolse le ali del vento! Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti risorgere Oberdan, Sauro, Battisti… L'onta cruenta e il secolare errore Infranse, alfin, l'italico valore. Sicure l'Alpi… Libere le sponde… E tacque il Piave: si placaron le onde… Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, la Pace non trovò né oppressi, né stranieri.
Il valore dei soldati italiani abbatte la secolare dominazione straniera e dopo aver vinto gli imperi centrali non vi sono più stranieri in Italia e nemmeno oppressi. IL CAPITAN DELLA COMPAGNIA Il Testamento del Capitano o Il Capitan della Compagnia è derivato da un'antica ballata composta nel 1528 per onorare la morte del marchese di Saluzzo, capitano generale delle armate francesi (Michele Antonio). Il testo più volte più volte rielaborato fu adottato dagli alpini venne cantata siam nella prima guerra mondiale che nella seconda; nella seconda la melodia rimase la stessa ma cambiarono le parole. L'ignoto autore creò una fra le gemme più interessanti del patrimonio epico-lirico italiano, ereditato in seguito dalla tradizione alpina che, nel corso della prima guerra mondiale, rese popolarissimo il canto. Il testo appare un misto tra il dialetto veneto e quello trentino.
Il Capitan della compagnia Il Capitan della compagnia egli è ferito e sta per morir e manda a dire ai suoi alpini che lo rivengano a ritrovar. I suoi alpini gli mandan dire che non han scarpe per camminar “O con le scarpe o senza scarpe i miei alpini li voglio qua”. “Cosa comanda sior Capitano i suoi alpini eccoli qua!”. “Io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglià”. Il primo pezzo alla mia Patria che si ricordi del suo alpin. Il secondo pezzo al battaglione che si ricordi del suo capitan. Il terzo pezzo alla mia mamma che si ricordi del suo figlio alpin. Il quarto pezzo alla mia bella che si ricordi del suo primo amor.
L’ultimo pezzo alle montagne che lo fioriscano di rose e fior! ! TA-PUM Ta-Pum è una delle più note canzoni della Grande Guerra,nata nelle trincee italiane. Il ritornello è ispirato al rumore degli spari della fucileria austro-ungarica. L'attribuzione della paternità della canzone è tutt'ora sconosciuta .Alcuni l'attribuiscono ai minatori durante il “il trofeo della galleria del San Gottardo”. Nella canzone l'ordine era il conquistare quota 2105 metri. Poiché la trincea distava poche decine di metri da quella austriaca; l'autore diede “una nota ad ogni sospiro”: nacque cosi l'accorato e disperato canto. Venti giorni sull’Ortigara senza il cambio per dismontà; ta pum ta pum ta pum Quando poi ti discendi al piano battaglione non hai più soldà; ta pum ta pum ta pum Quando sei dietro a quel muretto soldatino non puoi più parlà ta pum ta pum ta pum Ho lasciato la mamma mia l'ho lasciata per fare il soldà; ta pum ta pum ta pum Dietro al ponte c'è un cimitero cimitero di noi soldà;
ta pum ta pum ta pum Cimitero di noi soldati forse un giorno ti vengo a trovar; ta pum ta pum ta pum PROGETTO LA GRANDE GUERRA GLI ALUNNI DELLA CLASSE V SCUOLA PRIMARIA MERLENGO Progetto “La Grande Guerra e le sue canzoni” a.s.2014-2015 Tutti gli alunni della Scuola Primaria di Merlengo hanno condiviso un percorso di conoscenza musicale riguardante i canti della Prima Guerra Mondiale.
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