SCUOLA PRIMARIA DI MERLENGO LA GRANDE GUERRA E LE SUE CANZONI

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SCUOLA PRIMARIA DI MERLENGO LA GRANDE GUERRA E LE SUE CANZONI
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALESCUOLA PRIMARIA e SECONDARIA di I GRADO - PONZANO V.TO
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     SCUOLA PRIMARIA DI MERLENGO
LA GRANDE GUERRA E LE SUE CANZONI
                              1914-1918
SCUOLA PRIMARIA DI MERLENGO LA GRANDE GUERRA E LE SUE CANZONI
LA GRANDE GUERRA – LO SCOPPIO
La Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra o Guerra di Trincea sconvolse il
mondo tra il 1914 ed il 1918 e vide coinvolti 28 stati.
La scintilla che fece scoppiare la Prima Guerra Mondiale fu l'assassinio dell'erede al
trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914 a Sarajevo.
Militarmente il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica dalla Serbia e con la
fulminea avanzata dell'esercito tedesco in Belgio, Lussemburgo e nel nord della
Francia a 40 km da Parigi.
Determinante fu l’ingresso degli Stati Uniti d'America nel 1917 che grazie agli aiuti
economici dati agli alleati si schierarono contro gli Imperi Centrali (Germania, Austria,
Ungheria, Turchia e Bulgaria).
La guerra si concluse l'11 novembre 1918 quando la Germania firmò l'armistizio
imposto dagli alleati.
Alla fine del conflitto i maggiori imperi esistenti al mondo (Impero tedesco, austro-
ungarico, ottomano e russo) cessarono di esistere e da questi nacquero diversi stati
che «ridisegnarono» completamente la geografia dell'Europa.
La Prima Guerra Mondiale a cui hanno partecipato circa 6 milioni di italiani, ha
segnato la storia sociale, politica, economica e culturale del nostro Paese.
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LA STORIA ATTRAVERSO LE CANZONI
Nelle lunghe marce verso il fronte, nelle attese estenuanti in trincea, nei rari
momenti di riposo nell’accampamento, i soldati cantano.
Non c’è stata guerra o impresa militare, che non abbia visto fiorire, tra lutti e
macerie, i suoi canti militari e patriottici. Pertanto la storia politico-militare di
un popolo si può ricostruire attraverso i suoi canti.

      I canti di trincea
L’unità d’Italia si completò nel 1918, quando il paese uscì vittorioso dalla prima Guerra
mondiale. Fu una guerra logorante, trascorsa in gran parte con le truppe a fronteggiarsi
nelle trincee.
Possiamo trovare tre funzioni nei canti di trincea
-Evasione- Distrazione: “Canta che ti passa” dice il proverbio.
La musica è serena e serve per “far dimenticare “la trincea.
-Solidarietà: cantare serviva e faceva sentire meno soli; il coro dava la protezione del
gruppo. Era una delle poche libertà concesse alla truppa.
 -Riaffermazione della propria identità: è la funzione più importante.
Nelle canzoni c’è davvero tutto: la disperazione, la fame, l’incapacità di capirsi a contatto
con popolazioni di altre regioni che parlano dialetti diversi. Ma alla fine rimane
inconfondibile la propria individualità: ricordarsi della vita, della storia personale legata a
brevi momenti di gioia come quelli di un canto di trincea.
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Il PIAVE MORMORO’ -La battaglia del Solstizio

E ritornò il nemico:
per l’orgoglio per la fame
voleva sfogar tutte le sue brame
vedeva il piano aprico
di lassù; voleva ancora
sfamarsi, e tripudiare come allora
No! Disse il Piave . No! Dissero i fanti.
Mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E , come i fanti , combattean le onde:
rosso il sangue del nemico altero,
il Piave comandò : indietro và , straniero!
(tratto dal libro PIAVE –Le ferite della grande guerra-Dario De
bastiani Editore)
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ORIGINI DEL FIUME

 PIAVE :   fiume del Veneto (220 Km) Il quinto fiume d’Italia

                                                         Nasce dalle falde
                                                        del monte Peralba e
                                                        sfocia nell’Adriatico
                                                           35Km a NE di
                                                         Venezia, al limite
                                                                della
                                                               laguna
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La parte superiore del bacino è piuttosto
stretta; si allarga nel tronco medio (Val
Belluna), dove il fiume percorre un
ampio bacino con copiose alluvioni; si
restringe poi alla stretta di Quero e
lambisce il Montello.

Infine si apre in largo letto nella
pianura, attraverso la quale scorre,
restringendosi ancora, per sfociare
presso Cortellazzo (tra i rami della foce
si formano le grave, greti ghiaiosi
isolotti).
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LA STORIA DEL PIAVE
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Il fronte : BATTAGLIE DEL PIAVE

                                       Ebbero luogo nella Prima guerra mondiale tra
                                       novembre 1917 e giugno 1918 tra le forze
                                       dell’esercito italiano, il cui fronte difensivo era
                                       arretrato sulla destra del Piave. dopo la rotta
                                       di Caporetto (24 ottobre 1917), e quelle
                                       austro-tedesche

La prima battaglia del Piave iniziò il 10 novembre 1917; il giorno precedente erano
stati fatti saltare tutti i ponti .

 I tentativi nemici di passaggio del fiume furono sventati fino al 9 dicembre, quando
gli Austriaci costituirono una piccola testa di ponte a Caposile, ma il 26 dicembre
furono respinti sulla sinistra del fiume
18 giugno 1918

Baj Macario descrive molto bene cosa sta succedendo e questa volta a
favore delle Armi italiane:”

Ora entra in gioco un nuovo elemento: la piena del Piave:

                            "il generale Piave".

I violenti piovaschi pomeridiani e notturni dei giorni precedenti hanno
gonfiato il fiume: le calde raffiche dello scirocco sciogliendo le nevi delle
Dolomiti hanno concorso ad ingrossare le acque ...
Sotto il Montello il primo ponte si sfascia e trascina nella rovina i due
successivi.
La sola passerella di Casa Marcella resta praticabile fino alle 11 poi tutto il
XXIV Corpo d' Armata austro-ungherese rimane isolato.”
IL FIUME E LA SUA CANZONE

                                 LA LEGGENDA DEL PIAVE

La canzone del Piave, conosciuta anche come “la leggenda del Piave”, è una delle più celebri
canzoni patriottiche italiane.
Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E.A.
Mario.
I fatti storici che ispirano l'autore risalgono al Giugno 1918 quando l'Austria-Ungheria decise di
sferrare un grande attacco sul fronte del Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già
reduce dalla sconfitta di Caporetto.
L'esercito imperiale tedesco si avvicinò alle località venete delle “ Grave di Papadopoli” e del
                                                          monte Montello, ma fu costretto ad arretrarsi
                                                          a causa della piena del fiume. Ebbe così
                                                          inizio la resistenza delle forze armate del
                                                          Regno d'Italia che costrinsero gli eserciti
                                                          austro-ungarici a ritirarsi.
                                                          Dopo la “battaglia di Vittorio Veneto”,
                                                          avvenuta nell'ottobre 1918 il fronte del Piave
                                                          fu nuovamente teatro di scontri tra Austria-
                                                          Ungheria e l'Italia. A seguito di una tenacia
                                                          resistenza iniziale l'esercito austriaco si
                                                          disgregò rapidamente e gli italiani poterono
                                                          tranquillamente sfondare le linee nemiche.
LA COMPOSIZIONE

 “La leggenda del Piave” fu composta nel giugno 1918, subito dopo la “battaglia del
 solstizio”.
 L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando
 Diaz mandò un telegramma di ringraziamento all'autore del quale affermò:” La vostra
 leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”.
 La leggenda venne pubblicata circa quaranta giorni prima della fine dell'ostilità.
 Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica, hanno
 l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere
 l'autore, Giovanni Gaeta, negli spettacoli di varietà.
 Questa canzone, nata dal piccolo mondo del cabaret, ebbe nel primo dopo guerra la
 funzione di idealizzare la Grande Guerra: far dimenticare le atrocità, le sofferenze, i
 lutti ed esaltare la vittoria.
 Le quattro strofe che terminano tutte con la parola “Straniero”, hanno quattro
 specifici argomenti:
- La marcia dei soldati verso il fronte (appare come una marcia a difesa delle
 frontiere, mentre fu l'Italia ad attaccare l'impero Asburgico);
- La ritirata di Caporetto;
- La difesa del fronte sulle sponde del fiume Piave;
- L'attacco finale e la conseguente vittoria.
Nella prima strofa il fiume Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe italiane, citando la data d'inizio della prima
guerra mondiale avvenuta la notte tra il 23 e il 24 maggio 1915 quando l'Italia dichiarò guerra all'impero Asburgico.
La strofa terminava con l'ammonizione:” Non passa lo straniero”, riferita ovviamente, al dominio austro-ungarico.
                                                       Il Piave mormorava
                                                   Calmo e placido al passaggio
                                           Dei primi fanti , il ventiquattro maggio:
                                                        l'Esercito marciava
                                                   per raggiungere la frontiera,
                                              per far contro il nemico una barriera…
                                                Muti passaron quella notte i fanti:
                                                tacere bisognava, e andar avanti!
                                              S'udiva, intanto, dalle amate sponde,
                                             sommesso e lieve il tripudiar dell'onde,
                                               Era un presagio dolce e lusinghiero.
                                          Il Piave mormorò:"Non passa lo straniero!"

Tuttavia, come racconta la seconda strofa, a causa della “disfatta di Caporetto”, il nemico scende fino al fiume e questo
provoca sfollati e profughi da ogni parte.

                                         Ma in una notte trista si parlò di tradimento,
                                             e il Piave udiva l'ira e lo sgomento…
                                                   Ahi, quanta gente ha vista
                                                   Venir giù, lasciare il tetto,
                                             per l'onta consumata a Caporetto!
                                            Profughi ovunque! Dai lontani monti,
                                             venivano a gremir tutti i suoi ponti.
                                              S'udiva, allor, dalle violate sponde,
                                          sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,      Il Piave mormorò:"Ritorna lo straniero!"

La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il susseguirsi di vendette di ogni guerra e con il Piave che pronuncia:“No!”
all'avanzata degli invasori e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici.

                                                         E ritornò il nemico
                                                   Per l'orgoglio e per la fame:
                                                volea sfogare tutte le sue brame…
                                                     vedeva il pianto aprico,
                                                      di lassù: voleva ancora
                                               sfamarsi e tripudiare come allora…
                                            "No!" disse il Piave, "No!" dissero i fanti,
                                           "Mai più il nemico faccia un passo avanti!"
                                               Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
                                               e come i fanti combatteva le onde…
                                               Rosso col sangue del nemico altero,
                                                         Il Piave comandò:
                                                     "Indietro va, straniero!"
Nell'ultima strofa si immagina che una volta respinto il nemico, oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita
i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci.

                                                        Indietreggiò il nemico
                                                   Fino a Trieste, fino a Trento,
                                                e la Vittoria sciolse le ali del vento!
                                                      Fu sacro il patto antico:
                                                      tra le schiere furon visti
                                              risorgere Oberdan, Sauro, Battisti…
                                                 L'onta cruenta e il secolare errore
                                                   Infranse, alfin, l'italico valore.
                                                  Sicure l'Alpi… Libere le sponde…
                                              E tacque il Piave: si placaron le onde…
                                               Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
                                                          la Pace non trovò
                                                      né oppressi, né stranieri.
Il valore dei soldati italiani abbatte la secolare dominazione straniera e dopo aver vinto gli imperi centrali non vi sono più stranieri
in Italia e nemmeno oppressi.

 IL CAPITAN DELLA COMPAGNIA

Il Testamento del Capitano o Il Capitan della Compagnia è derivato da un'antica
ballata composta nel 1528 per onorare la morte del marchese di Saluzzo, capitano
generale delle armate francesi (Michele Antonio). Il testo più volte più volte
rielaborato fu adottato dagli alpini venne cantata siam nella prima guerra mondiale
che nella seconda; nella seconda la melodia rimase la stessa ma cambiarono le
parole.
L'ignoto autore creò una fra le gemme più interessanti del patrimonio epico-lirico
italiano, ereditato in seguito dalla tradizione alpina che, nel corso della prima guerra
mondiale, rese popolarissimo il canto. Il testo appare un misto tra il dialetto veneto e
quello trentino.
Il Capitan della compagnia
   Il Capitan della compagnia
   egli è ferito e sta per morir
  e manda a dire ai suoi alpini
   che lo rivengano a ritrovar.

   I suoi alpini gli mandan dire
che non han scarpe per camminar
 “O con le scarpe o senza scarpe
    i miei alpini li voglio qua”.

  “Cosa comanda sior Capitano
     i suoi alpini eccoli qua!”.
  “Io comando che il mio corpo
    in cinque pezzi sia taglià”.

  Il primo pezzo alla mia Patria
    che si ricordi del suo alpin.
 Il secondo pezzo al battaglione
  che si ricordi del suo capitan.

  Il terzo pezzo alla mia mamma
 che si ricordi del suo figlio alpin.
   Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor.
L’ultimo pezzo alle montagne
                                        che lo fioriscano di rose e fior!

                                                        !

                                                 TA-PUM
Ta-Pum è una delle più note canzoni della Grande Guerra,nata nelle trincee italiane.
Il ritornello è ispirato al rumore degli spari della fucileria austro-ungarica. L'attribuzione della
paternità della canzone è tutt'ora sconosciuta .Alcuni l'attribuiscono ai minatori durante il “il trofeo
della galleria del San Gottardo”.
Nella canzone l'ordine era il conquistare quota 2105 metri. Poiché la trincea distava poche decine
di metri da quella austriaca; l'autore diede “una nota ad ogni sospiro”: nacque cosi l'accorato e
disperato canto.

                                               Venti giorni sull’Ortigara
                                           senza il cambio per dismontà;
                                               ta pum ta pum ta pum
                                           Quando poi ti discendi al piano
                                           battaglione non hai più soldà;
                                               ta pum ta pum ta pum
                                          Quando sei dietro a quel muretto
                                             soldatino non puoi più parlà
                                               ta pum ta pum ta pum
                                              Ho lasciato la mamma mia
                                            l'ho lasciata per fare il soldà;
                                               ta pum ta pum ta pum
                                           Dietro al ponte c'è un cimitero
                                                 cimitero di noi soldà;
ta pum ta pum ta pum
                     Cimitero di noi soldati
               forse un giorno ti vengo a trovar;
                    ta pum ta pum ta pum

      PROGETTO LA GRANDE GUERRA

         GLI ALUNNI DELLA CLASSE V
        SCUOLA PRIMARIA MERLENGO
Progetto “La Grande Guerra e le sue canzoni”
                  a.s.2014-2015

               Tutti gli alunni della Scuola Primaria di
            Merlengo hanno condiviso un percorso di
          conoscenza musicale riguardante i canti della
                          Prima Guerra Mondiale.
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