SANTA CHIARA - Monastero Delle Clarisse

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VOCI
                              ANNO XXXVII • N. 2 • FAENZA • LUGLIO 2021

SANTA CHIARA                  DA... M ONTEPAOLO

"Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio non già
perché con quattr’occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese perché
sapevo che di noi due le
sole vere pupille, sebbene
offuscate, erano le tue.
                 E. MONTALE

L’anima ha due occhi,
l’uno guarda il tempo,
l’altro è rivolto verso
l’eternità.
                 SILESIUS
UN TRIANGOLO PERFETTO,
           UN GRANDE OCCHIO AL CENTRO E LA SCRITTA:
                                               DIO TI VEDE.
        Proprio come quello del catechismo, sfogliato e mandato a memoria tanti anni prima.
        Quella immagine allora era per me un monito severo, pareva non lasciarmi scampo… soprattutto
        quando- golosa com’ero! - tentavo di sottrarre cioccolata di nascosto ( la parte che mi toccava era,
        a mio parere sempre tanto scarsa!); quel triangolo si frapponeva fra me e la cioccolata… un vero
        tormento!
        Era il mio primo giorno di vita religiosa: riguardai, quasi sorridendo il simbolo appeso accanto alla porta: Dio ti
        vede! Quelle tre parole mi parevano ora una più che sufficiente “garanzia”: mi rassicuravano, mettevano a tacere
        timori, incertezze; non vi leggevo nessun monito severo, soltanto speranza e un senso di fiducioso abbandono.
        Sapevo che la strada appena intrapresa non sarebbe stata né facile, né comoda, ma la certezza di quello sguardo
        mi bastava: potevo affrontare serenamente i giorni a venire.
        Mi fu poi messo tra le mani il Breviario (il Libro delle ore): tutto in latino! Capirci era un terno al lotto! Leggere
        salmi e letture non era cosa semplice, anche se talvolta riuscivo a trovare una qualche traduzione. Mi incuriosi-
        vano soprattutto gli inni… cercavo di districarmi in questa intricatissima e meravigliosa foresta…
        Fin da quegli inizi un strofa mi ha accompagnato, confermando quel Dio ti vede:
        “Speculator astat desuper
        qui nos diebus omnibus
        actusque nostros prospicit
        a luce prima in vesperum”(Inno delle Lodi, giovedì)
        Il Signore, dall’alto, come una vedetta, ci veglia ogni giorno, egli osserva il nostro agire dalle prime luci dell’alba,
        fino al vespro. Ogni giorno, la vita intera sotto quello sguardo amoroso, che accompagna, incoraggia, protegge…
        dal momento in cui ho aperto gli occhi, fin quando, a vespro, li chiuderò.
                                                                                                                  sr. Antonietta

    TUTTO IN UNO SGUARDO
    Nella vita di s. Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars, si
    racconta di un contadino che, in ogni giorno e alla stessa ora, entrava
    nella chiesa parrocchiale e si sedeva nell’ultimo banco. Non aveva
    libri di preghiera con sé perché non sapeva leggere, non aveva tra le
    mani nemmeno la corona del rosario, ma ogni giorno, alla stessa ora,
    arrivava in chiesa e si sedeva nell’ultimo banco… e guardava fisso il
    tabernacolo.
    Il curato d’Ars incuriosito da quel modo strano di fare, dopo aver
    osservato quel suo parrocchiano per qualche giorno, gli si avvicinò e
    gli chiese “Buon uomo... ho osservato che ogni giorno venite qui, alla
    stessa ora e nello stesso posto, vi sedete e state lì.
    Ditemi: "Cosa fate?” Il contadino, scostando per un istante lo sguardo
    dal tabernacolo, rispose al parroco: “Nulla, signor parroco, io guardo
    Lui e Lui guarda me.”
    Un incontro di sguardi, un contatto da cuore a cuore, amare e lasciarsi
    amare. Lo sguardo non si ferma agli occhi, gli occhi diventano porta
    per i sentimenti, anche e soprattutto quando le parole non trovano via
    d’uscita. E alle volte le parole non servono, distraggono, lo sguardo
    basta. "Io guardo Lui e Lui guarda me”. C’è tutto in questa piccola
    frase. Eppure a volte è più facile distogliere lo sguardo.
                                                                Patrizia G.

2    VOCI DA SANTA CHIARA       N. 2 • LUGLIO 2021
Le sue pupille scrutano ogni uomo
Quando si parla di occhi nella Bibbia bisogna
pensare, prima di tutto, a uno sguardo che scen-
de dall’alto e tuttavia non guarda “dall’alto in
basso” né è uno sguardo inquisitore.
La parola "ayin “occhio” ricorre circa settecen-
tocinquanta volte nella Bibbia ebraica; non ho
trovato statistiche per il greco ophthalmos, ma è
certamente presente in maniera proporzionata
nel Nuovo Testamento.
Si tratta, prima di tutto, dell’occhio di Dio che,
per così dire, non si chiude mai: Non si addor-
menterà, non prenderà sonno colui che custo-
disce Israele (sal 121:4). È questa la risposta che
il salmista dà a sé stesso dopo aver dichiarato di
alzare gli occhi verso i monti, tradizionalmente
considerati luogo divino, per chiedere aiuto.
Dunque: rivelazione vita preghiera e fede, ciò che
è divino e ciò che è umano si fondano su una cor-
rispondenza di sguardi, e quello divino è be-
nevolo, provvidente, vigile anche nei confronti
dei malvagi a cui dispensa la giusta correzione
perché si ravvedano.
Benché sia stato scritto dagli esegeti che nel Primo
Testamento l’atteggiamento più importante è
ascoltare -e c’è in questo un serio fondamento di
verità -, vedere/guardare non è meno importante:
i suoi [di Dio] occhi osservano attenti, le sue pupille
scrutano l’uomo. Il Signore scruta giusti e malvagi,
egli odia chi ama la violenza (sal 11:4-5) e a questa
costante vigilanza risponde il credente: i miei oc-
chi sempre al Signore, che fa uscire dalla rete il mio
piede (sal 25:1).
La qualità dello sguardo dell’uomo procede da dentro di lui: gli occhi non sono alteri se il cuore è modesto (cf sal
131:1), e, del resto, se uno si guarda attorno con attenzione, non ha che da essere modesto. La creazione lo supera e
molte persone sono migliori di lui.
Probabilmente però continua a preoccupare il detto occhio per occhio, dente per dente (Lev 24:10s) che nel diritto antico
aveva invece lo scopo di limitare la vendetta indiscriminata, ponendo il giusto principio del risarcimento pari al danno.
Considerato però che non si avrebbe alcun vantaggio danneggiando l’occhio di chi abbia danneggiato il nostro, è
evidente che il criterio riguarda una compensazione in denaro o in beni, come del resto è attestato dal diritto ebraico.
Inoltre l’occhio condiziona la vita, il lavoro, i rapporti sociali, talché il risarcimento deve essere congruo.
Ma da Abramo che alza gli occhi al cielo per contare le stelle e vedere in esse la sua discendenza, a Gerusalemme che
guarda i popoli affluire verso di lei con le loro ricchezze, al veggente che contempla la nuova Gerusalemme scendere dal
cielo: tutta la Scrittura è popolata di sguardi.
A nostra volta possiamo, a partire dalle sue pagine, imparare e guardare il nostro mondo con occhio diverso: così
come lo guarda e lo vede Dio.
                                                                                                                Sr Stefania M.

                                                                               N. 2 • LUGLIO 2021   VOCI DA SANTA CHIARA         3
È DENTRO DI NOI
                  Sono in mezzo al mar Tirreno, tutto attorno mare, mare, mare. Il mio amato blu. Gli occhi si
                  riempiono dello sconfinato orizzonte, del luccichio di mille riflessi. Gli occhi si riempiono...che
                  stupidaggine!!! Gli occhi non possono riempirsi... E’ da un po’ di giorni che penso e ripenso agli
                  “occhi”, tento di prenderne le distanze per considerarli per quello che sono: perfetti strumenti fisici,
                  finestre sull’esterno. Tramite queste 2 microscopiche fessure, complicatissimi e sofisticati strumenti
                  di precisione, entriamo in contatto con il mondo che ci circonda, lo fotografiamo in modalità “mo-
                  vie” - movimento. Sugli occhi sono state scritte canzoni, poesie..”quanta beltà splendea negli occhi
                  tuoi ridenti e fuggitivi”. Ridenti e fuggitivi?? Ma quando mai?!? Penso che l’importanza degli gli
                  occhi sia sopravvalutata. Ci permettono di “vedere”. Punto. Tutto quello che accade dopo è ancora
                  più complesso e sofisticato della finissima struttura fisica preposta al senso della vista. Lo stesso
                  oggetto, paesaggio, opera, persona, vista da soggetti diversi suscita pensieri, emozioni, sentimenti
                  completamente diversi Ciascuno di noi elabora le immagini ricevute in base al proprio vissuto, alle
                  proprie convinzioni, al proprio credo. Chi non può godere del dono della vista ha infatti una
                  percezione di ciò che ci circonda che può essere addirittura più completa e colorata di chi spa-
                  lanca gli occhi alla luce ma vede senza guardare. Non è forse vero che quando siamo sopraffatti
                  da una forte emozione, sia positiva che negativa, chiudiamo gli occhi? Per trattenere e gustare più a
                  lungo il buono, o per isolarci dal brutto tentando di attingere alla forza che sappiamo essere dentro
                  di noi. In ogni caso è dentro di noi tutta la strumentazione necessaria per “guardare”. Non è
                  necessario spalancare gli occhi, è invece fondamentale mettere in connessione gli occhi, quando
                  si ha la fortuna di averli funzionanti, con il nostro “sentire” che azzardo chiamare la nostra
                  anima. “L’essenziale è invisibile agli occhi” (cfr il piccolo principe - Saint Exupery). Decisamente:
                  l’importanza degli occhi è sopravvalutata.

      Cara Antonietta, sono in spiaggia, in una baia vicino ad Alghero... Qui il creatore
      ci ha affidato una sua opera tra le più belle. Qui l’anima gode della meraviglia che
      gli occhi le inviano. C’è una ragazzina disabile, tutta storta e sgraziata. Sta scriven-
      do…mi chiedo cosa, a chi, …mi interrogo sulla sua vita, sui suoi pensieri. Attorno
      ci sono corpi giovani, perfetti… ma il perfetto è veramente relativo…

      Gli occhi possono essere pericolosi nemici quando ci basiamo sulle apparenze.
      Specialmente quando giudichiamo le persone. Il mio lavoro consisteva proprio nel
      giudicare le persone. Dovevo fare selezione al fine di assumere personale: operai,
      magazzinieri, ingegneri tecnici e commerciali, progettisti… Ho visto probabilmen-
      te un migliaio di persone nei miei 20 anni di selezionatrice e ricordo che i forma-
      tori della materia insegnavano che “è importante la prima impressione”. Niente di
      più sbagliato!!! Un ragazzo ben vestito, profumato, curato, si rivelava nel colloquio
      che seguiva essere ottuso, rigido, inaffidabile. Come pure il contrario. Attenzione
      quindi alle apparenze!
                                                                               Miranda Z.

4   VOCI DA SANTA CHIARA     N. 2 • LUGLIO 2021
Buongiornooooo!!!
a voce alta entrando nella stanza n. 5.
Questa mattina gli extraterrestri sono arrivati sulla terra per farti fare un
giro sulla luna: ora ci facciamo belli, ci laviamo, vestiamo, medichiamo e
poi si parte per un viaggio emozionante.
Chi sei? chiede Carla
Indovina! gli rispondo un po' a distanza.
Lei mi guarda e dice: siete tutti uguali, tutti vestiti con il camice blu,
il copricapo, la mascherina… AVVICINATI!!!
Mi avvicino per quanto posso, nostri sguardi si incontrano: io faccio gli
occhi da furbetta un po' arricciati, mentre lei ha tutti gli occhi lacrimosi e
incrostati dalla notte sonnacchiosa e dalla congiuntivite che non le
manca, ma nonostante l‘apparenza, sono così accoglienti che sembrano
voler dire: che bello che ci sei!
Ma sei la S…, da quanto non ti vedo!!!
Da ieri mattina Carla, rispondo di getto; e per me il tempo invece
volato, mi hai fatto tanto faticare ieri che sono tornata a casa distrutta…
Ormai Carla conosce la mia ironia e cominciamo a ridere entrambe.
Carla la prima cosa che facciamo è lavarci il viso, hai degli occhi che
sembrano due cozze impanate da fare al forno.
Che fame mi fai venire! mi risponde
A me noooo, per carità mi fanno venire subito mal di pancia.
Eccoti bella pulita, ora sì che ti riconosco Carla!
Sono bella! Esclama.
Come una pampinella; gli ribatto.
Carla si mette a ridere e si evidenziano le zampe di gallina ai bordi degli
occhi, così belli profondi intensi, che mi parlano di una vita vissuta
intensamente, tra gioie e dolori, ma che si lasciata vivere.
Mi ricordano tanto gli occhi di Madre Teresa, sorridenti e luminosi,
sognanti ma concreti, stanchi ma affascinanti, semplici e trasparenti come
quelli di una bimba, insomma due perle nere fra le onde increspate del mare
immenso del suo vissuto...
Glielo vorrei quasi dire, ma poi si monta la testa, allora mi mordo la
lingua e sto zitta.
Nel frattempo è giunta l’ora della medicazione: che lamenti e che dolore
sentire, ma sapendo che la sua passione è il canto…
Fammi una bella cantatina Carla; gli chiedo.
Gli occhi si illuminano e comincia a parlarmi di suo babbo, che era un
musicista ecc ecc ecc… ( questa storia ve la racconto un’altra volta, la
so a memoria)
Insisto: cantami la canzone che più ti piace ! Sono venuta solo per questo…
Con gli occhi verso l’alto a guardare il film dei suoi ricordi, senza vedere
o sentire ciò che gli sta attorno, incomincia a cantare…
e così voliamo e voliamo e siamo giunte fino alla luna.
Da quassù la terra è poco più di una palla da bigliardo, siamo leggere
che voliamo, vediamo le stelle da vicino e ci divertiamo a cantare la vita
che ci guarda e sorride, perché l’abbiamo scoperta.
                                                                           Claudia

                                          N. 2 • LUGLIO 2021   VOCI DA SANTA CHIARA   5
Un Ponte di belle
       Una leggenda, che riguarda la nascita del cristianesimo in Russia, narra che il principe Vladimir, prima di scegliere
       musulmani “non vi era gioia”; nelle chiese latine “vi erano officiati molti riti, ma di bello non vedemmo nulla”. Solo
       sciamo a descrivere uno spettacolo di tale bellezza...” Nella liturgia il colore, la forma, i gesti, i profumi, i segni, i simb
       un’opera d’arte... costituisce il nucleo più intimo della liturgia...” (R. Guardini) Essa ha quindi bisogno di luoghi, di s
       quando forse gli uomini non parleranno più di Lui”.

    La conca absidale di Sant’Apollinare in Classe                                                                                   ILL
    Poco a sud di Ravenna sorge Sant’Apollinare in Classe, la più grande delle basiliche ravennati,
    l’unico edificio sopravvissuto dell’antico oppidum Classis, popolato in prevalenza da mercanti
    e marinai, nato a difesa del porto voluto da Augusto. L’edificio sacro, preceduto da un atrio e
    costruito in mattoni stretti e lunghi che Giuliano l’Argentario aveva usato anche per San Vi-
    tale, fu consacrato dal vescovo Massimiano il 9 maggio del 549. E’ una sala rettangolare alta e
    vasta, fiancheggiata da navate laterali oggi senza decorazioni, con soffitto a capriate, e due file
    di colonne di marmo dalle venature orizzontali, con basi a forma di dado e capitelli “a foglie
    d’acanto mosse dal vento”, che trascinano lo sguardo verso il catino absidale, “di un verde prato
    smagliante e dolce che è tutto un invito, accoglienza, promessa di felicità e di pace”.
    E’ dedicata al Santo evangelizzatore di Ravenna e primo vescovo della città, la cui prima memo-
    ria ci è giunta attraverso uno dei suoi successori, Pier Crisologo, che lo definisce “bonus pastor”.
    “Sui pilastri dell’arco trionfale, due angeli sorvegliano l’entrata a questo paradiso”: sono Ga-
    briele a destra e Michele a sinistra, che “non ha nessun drago trafitto ai suoi piedi, né porta la
    lancia, ma un labaro sul quale è scritto in greco tre volte santo” (A. Fossard). In alto, in mezzo a
    un cielo d’oro, solcato da tante piccole nubi, campeggia un grande disco gemmato a sfondo az-
                                                           zurro che nel suo interno contiene, assieme
                                                           a 99 stelle, una croce tempestata di pietre
                                                           preziose che mostra, all’incrocio dei bracci,
                                                           un medaglione con la testa di Cristo. Sopra
                                                           è la parola greca significante pesce, un acro-      accorta che il mio volto si sp
                                                           stico che rimanda a “Gesù Cristo Figlio di          che rappresentano le Tre P
                                                                                                               che mi giungeva: “Gloria, t
                                                           Dio Salvatore”; sotto, la scritta Salus Mundi.
                                                                                                               così ti ama il Padre, così ti
                                                           Il disco è affiancato dalle figure di Mosè ed
                                                                                                               per celebrare questa intuizi
                                                           Elia, allusive alla Trasfigurazione, alla qua-      la nostra vera identità: “na
                                                           le assistettero Pietro, Giacomo e Giovanni,         ci permette sì di contempla
                                                           raffigurati nei tre candidi agnelli che tengo-      dona anche l’opportunità d
                                                           no il muso rivolto verso la teofania.               figli nel Figlio.
                                                           I mosaicisti hanno raccordato la scena evan-        Prima di iniziare il lavoro
                                                           gelica con la celebrazione del vescovo Apol-        Divino Maestro, fervido ar
    linare adottando uno stesso linguaggio fortemente simbolico e mantenendo la continuità del                 tuo servitore, custodisci il su
    paesaggio. “In quest’ultima grande opera del secolo aureo di Ravenna si osserva facilmente                 gnamente e con perfezione,
    quanto l’arte bizantina si sia distaccata dalla tradizione classica, che aveva fatto della fedeltà alla    ria, la gioia e la bellezza de
    visione ottica il cardine del proprio linguaggio” (S. Settis, T. Montanari).                               allo Spirito, il divino Maes
    Sotto, la valle verde fiorita, “resa varia dall’emergere di piccole rocce scure e più lieta dal rigoglio   di realizzare un’icona bell
    di erbe, di cespugli e di piante, fra le quali si può scorgere anche il pino, che ancor oggi con-          più: uno sguardo illuminat
    traddistingue il paesaggio attorno a Ravenna” (G. Bovini), si allarga ulteriormente. Al centro             vedermi davvero nell’ “incr
    si impone la figura di Sant’Apollinare, nell’atteggiamento dell’orante, che intercede per i fedeli         presentare la tua immagine
    affidati alla sua cura, che qui appaiono in sembianze di dodici agnelli. Indossa sulla tunica la           nella mia esistenza e nelle r
    casula adorna di tante api d’oro, simbolo di eloquenza, e il pallio, una sorta di sciarpa rigoro-          dirla con San Massimiliano
    samente di lana, che significa la pecora ferita, quella malata, la debole, l’incapace di farcela da        L’icona professa il vero Dio
    sola, che il “bonus pastor” si carica sulle spalle.                                                        que una realtà nella quale si
                                                                                       Luisa Renzi Donati      In Cristo e per mezzo di Cri

6     VOCI DA SANTA CHIARA        N. 2 • LUGLIO 2021
ezza tra terra e cielo
 la religione cui aderire, mandò i suoi uomini a vedere i vari culti. Al ritorno essi riferirono che nei gesti cultuali dei
  l’esperienza vissuta a Costantinopoli li conquistò: “Non sapevamo se ci trovavamo in cielo oppure in terra; non riu-
 boli, le parole, la musica sono mezzi espressivi per tradurre la realtà della fede. “Fare un gioco dinanzi a Dio..., essere
spazi “particolari” per celebrarvi Colui che è somma bellezza, ha bisogno di... “ pietre che continuino a parlare di Lui,

 UMINA LO SGUARDO DEL TUO SERVITORE
                  Considero il mio “lavoro” una           Spogliato di ogni naturalismo, il volto in un’icona si trasforma in un disco piat-
                  grazia; non ho scelto io di diveni-     to circondato da un’aureola dorata. Certamente il centro di un’icona sono
                  re “l’iconografa della Comunità”,       gli occhi. Occhi immensi; gli sguardi si intrecciano, gli occhi iconici affondano
                  faccio anche fatica a definirmi         il loro sguardo negli occhi dello spettatore che si vede guardato.
                  tale, piuttosto e come spesso ri-       Il canone iconografico non ammette “il volto da dietro”; una frase di Macario
                  peto, il Signore, tramite l’icona,      il Grande paragona l’inferno a un fuoco dove i dannati non possono guar-
                  è venuto a me permettendomi di          darsi in volto: “nessuno può vedere un altro faccia a faccia, ma ognuno ha la
                  incontrarLo e di sentirmi, anco-        faccia incollata alla schiena di un altro”. I santi sono rappresentati raramente
                  ra una volta, salvata e redenta         di profilo: il profilo evidenzia una rottura, interrompe la comunione degli
                  dal suo sguardo che mi ripete:          occhi; sono dipinte così solo le persone che non hanno conquistato la santità.
                  “Io sono con voi, fino alla fine        Il profilo è spesso espressione della tentazione: nell’icona della natività è di-
                  del mondo” (Mt 28,20). Scrivere         pinto di profilo un vecchio pastore che conversa con Giuseppe, simbolo dello
                  icone è innanzitutto uno stare          spirito del dubbio. Solo Giuda, nell’icona dell’ultima cena, è rappresentato di
                  in relazione con il Padre, dipin-       profilo. Nella tradizione iconografica una persona senza volto è inconcepibi-
                  gendo suo Figlio, accogliendo un        le, persino il Battista decapitato conserva il suo volto ascetico deposto su un
                  messaggio, sempre nuovo e sempre        vassoio e sorretto dalla sua mano sinistra!
                  diverso anche se spesso l’icona è la
                                                          Volto unico e sguardo unico in cui tutti ci ritroviamo è quello di Cristo.
                  stessa, portatoci dallo Spirito.
                                                          Contempliamo questo sguardo straordinario nell’icona del
                  Una volta, dipingendo l’icona           Cristo di Andrej Rublev: “il Salvatore di Zvenigorod”, chiama-
                  della Trinità di Rublev, mi sono        ta “Il Pacificatore”. E’ difficile trovare epiteto più appropriato.
 pecchiava sull’oro proprio al centro dei tre angeli      Volto russo dagli occhi benevoli e intelligenti. Sembra quasi
Persone. Con commozione ho accolto il messaggio           che Gesù si stia muovendo in avanti (si comprende dalla po-
 tu sei al centro della Trinità, così ti vede il Padre,   sizione delle spalle) e che, avendoci visto, si giri verso di noi
  i dona la capacità di vivere”. Ho fatto una foto        e ci guardi diritto in faccia. I suoi occhi suscitano amore, non
 ione spirituale e l’ho appesa nella mia cella. Ecco      timore. E’ l’Emmanuele, Dio-con-noi. Egli dice: “Sono io, non
  ascosti con Cristo in Dio” (cfr. Col 3,3)! L’icona      temete! Toccatemi e guardate" (Lc 24, 39). Occhi grandi, fissi
are il volto del Padre per mezzo del Figlio, ma ci        e misteriosi che ci guardano, accentuati da sopracciglia mar-
di contemplare noi stessi per come ci vede il Padre:      cate e profonde. Non sono severi e non esprimono giudizio,
                                                          ma vedono tutto. Riecheggia il Salmo: “Signore tu mi scruti e
o di un’icona sovente recito questa preghiera: “O         mi conosci…” (Sal 139).
 rtefice di tutto il creato, illumina lo sguardo del      Non si può non citare, se pur troppo brevemente, l’inimitabile Vergine di
uo cuore, reggi e governa la sua mano affinché, de-       Vladimr. Non l’ho mai dipinta e spero di non farlo mai. Il motivo? Proprio
, possa rappresentare la tua immagine, per la glo-                                       lo sguardo. Pur avendo ammirato tante sue riprodu-
ella tua santa Chiesa”. Mi pare poca cosa chiedere                                       zioni fatte da celebri maestri iconografi, a mio avviso,
stro, di illuminare il mio sguardo all’unico scopo                                       nessuno mai è stato capace di riprodurne lo sguar-
la. La preghiera mi insegna a chiedere molto di                                          do. Nell’ammirarla si rimane colpiti proprio dai suoi
to per accogliere la mia vera identità di figlia, per                                    occhi che esprimono insieme tenerezza e tristezza,
 rocio degli sguardi della Trinità” per poter “rap-                                      riservatezza e decisione. E’ quello della Vergine lo
e”, non tanto su una tavola di legno, ma piuttosto                                       sguardo di chi custodisce il mistero del progetto
relazioni che questa mi dona di vivere perché, per                                       d’amore del Padre sul Figlio. La Vergine di Vladimir,
 o Kolbe, “Solo l’amore crea”.                                                           detta anche della Tenerezza, tiene insieme, nei suoi
 e il vero Uomo nella sola Persona di Cristo, è dun-                                     occhi, i misteri della nostra fede: l’incarnazione e la
 i compenetrano divino e umano.                                                          morte in croce.
isto, Dio si fa volto. Volto unico, volto dei volti.                                               Sr. Gloria, Monastero s. Agnese Montone

                                                                                              N. 2 • LUGLIO 2021    VOCI DA SANTA CHIARA            7
OCCHI NUOVI… dal dono delle lacrime
    “Francesco, - gli dice il Crocifisso chiamandolo per nome – va, ripara la mia casa, che come vedi, è tutta in rovina’… Da allora,
    non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi”(2 Cel.
    FF 594) “ Spesso alzandosi dall’orazione, aveva gli occhi che parevano pieni di sangue, tanto erano arrossati a forza di piangere…”
    (3 Comp. FF 1413)
    Gli occhi del Poverello di Assisi riflettono la sua esperienza di fede: dall’incontro con il Crocifisso a S.Damiano, al pianto per
    i propri peccati e per la Passione di Cristo, alla malattia contratta in Oriente...fino alla visione del Serafino alato e crocifisso
    della Verna. Sono occhi nuovi, aperti in lui dallo Spirito di Dio, dotati del dono della lacrime: è questo un segno di amore
    e compunzione, dono straordinario tipico di molti santi.
    Ne è un esempio anche Chiara d’Assisi, secondo la testimonianza delle Sorelle al Processo di canonizzazione:
    “ Anche disse che essa beata Madre ebbe specialmente la grazia di molte lacrime, avendo grande compassione alle Sore et alli afflitti.
    E specialmente effundeva molte lacrime quando receveva el corpo del nostro Signore Iesu Cristo.” ( Proc. 3,7 FF. 2973)
    Sono lacrime di compassione e commozione, per l’amore che trabocca dal cuore…
    Narra ancora la Leggenda: “ Spessissimo prostrata in orazione col volto a terra, bagna il suolo di lacrime e lo sfiora con baci: così
    che pare avere sempre tra le braccia il suo Gesù, i cui piedi inondare di lacrime, su cui imprimere baci.
    Mentre una volta piangeva, in piena notte, le apparve l’angelo delle tenebre in forma di nero fanciullo, e così la ammonì: ‘Non
    piangere tanto, perché diventerai cieca!’. Ma, rispondendogli lei subito: ‘Non sarà cieco chi vedrà Dio’, confuso si allontanò.”
    (FF 3197-98)
    E che dire di S. Antonio ?
    Le fonti sono piuttosto riservate circa i sentimenti del suo cuore, ma possiamo immaginare che l’anno trascorso a Montepa-
    olo, in particolare, sia stato tempo anche di lacrime. Ripercorriamo una brano della Vita Prima, detta Assidua: “...Passava la
    giornata in solitudine, costringendo la carne a servire allo spirito; tuttavia, seguendo le prescrizioni della regola, sempre ritornava
    all’ora della riunione. Ma più d’una volta quando, al richiamo della campanella, si accingeva a raggiungere i fratelli, sfinito dalle
    veglie e spossato dall’astinenza, vacillava nel cammino e, non reggendosi, si abbatteva al suolo. Invero, talvolta aveva dato uno
    strattone così forte alle briglie della sua carne che, ove non fosse stato sorretto dai fratelli (ne è testimone uno che fu presente), non
    sarebbe potuto rientrare.” (7.9)
    Probabilmente Antonio non era tipo da riempire il bosco di gemiti come Francesco,
    ma la sua penitenza indica l’accorata ricerca di un Volto, che si svela e si cela al tempo stesso… fino al momento estremo
    della sua esperienza terrena, quando finalmente potrà dire: “Vedo il mio Signore!”.
                                                                                                                               Sr Mariangela

                                                                                           Antonio sorretto dai fratelli. (Affresco del secolo XX)

8    VOCI DA SANTA CHIARA         N. 2 • LUGLIO 2021
Vita del Santuario
13 giugno 2021: una festa di S. Antonio particolarmente solenne, per la coincidenza con la domenica,
che ha consentito a molte più persone di salire il colle di Montepaolo.
Ma ancor più, per il ricordo degli 800 anni da quel 1221 in cui Antonio da Lisbona ha varcato la soglia del povero
e piccolo eremo francescano.
Il Vescovo Livio l’ha ricordato nella sua omelia, durante la Messa solenne celebrata sul piazzale: il tempo, non
breve, trascorso quassù dal giovane Anto-
nio, nel silenzio e nella vita fraterna, è sta-
to particolarmente importante per lui; un
tempo di preparazione alla seconda parte
della vita francescana del Santo, quella ini-
ziata con la predica di Forlì del settembre
1222, e che il prossimo anno verrà oppor-
tunamente ricordata. Perché, se Padova ha
accolto infine il grande albero che Antonio
è diventato, il seme della sua esperienza
evangelica è germinato qui, in terra roma-
gnola; e noi sentiamo il dono e la responsa-
bilità di custodire queste origini.

La giornata festiva è stata preceduta,
quest’anno, dalla Settimana vocazionale,
ideata da don Andrea Carubia con la sua
equipe di pastorale giovanile e vocazionale.
Inaugurata domenica 6 giugno, con il pel-
legrinaggio a Montepaolo delle Religiose
della Diocesi, la settimana è stata caratte-
rizzata, quassù, dalla Messa pomeridiana
alle 17.00. Iniziata in sordina, la celebrazione ha poi raccolto sempre più fedeli, fino alla vigilia di S. Antonio,
quando si è celebrato sul piazzale con la presenza di numerose famiglie.
Dal sabato pomeriggio è stato presente anche fr Luciano Moles, padre conventuale proveniente da Treviso, dispo-
nibile per le confessioni.
Moltissime persone hanno visitato il santuario di s. Antonio e la Grotta nel bosco, singoli e gruppi. Alcuni si
sono fermati l’intera giornata, mangiando al sacco; altri sono saliti a piedi da Castrocaro, un vero pellegrinaggio (da
riscoprire a fine pandemia!), che ripercorre, secondo la tradizione, i passi di Antonio verso Montepaolo.
Vogliamo ringraziare il Signore per le testimonianze di fede raccolte dalle numerose persone incontrate: segno
della vitalità di un Santo, di un luogo dove tutti si sentono accolti, un luogo che non smette di attrarre e irradiare
speranza!

Infine è doveroso un ringraziamento per tutti i Volontari che si sono adoperati nella preparazione della festa di
S. Antonio: le persone e famiglie del Gruppo di Preghiera di Montepaolo, Domenico e i suoi generosi amici, inoltre
Anna, Franco, Maria Pia e … tanti altri!

                                                                                                    Le Sorelle dell’Eremo

                                                                           N. 2 • LUGLIO 2021   VOCI DA SANTA CHIARA        9
“La mirabile visione”, come Giovanni Pascoli ebbe a intitolare il terzo dei trattati sulla Commedia, è il compendio del viaggio dan-
     tesco “dal divino a l’umano/ a l’etterno dal tempo”
     Il poeta romagnolo scriveva: “La vita poetica di Dante comincia con un sogno”.
     “apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta [Beatrice]
     infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei”. Lei, Beatrice, … “una cosa venuta di cielo in terra a miracol mostrare”.
     La terza cantica, il Paradiso, è propriamente quella nella quale Dante può dire: Vidi. Tutto il viaggio è di contemplazio-
     ne. Un cielo fantastico, quello di Dante: la terra al centro dell’universo; attorno ruotano le sfere celesti: Luna e Mercurio un
     antiparadiso, dove si mostrano gli spiriti mancanti nella contemplazione e nell’azione, Venere “il pianeta che d’amar conforta”;
     Nel Sole è la virtù vivificativa, perché nessuna cosa vive, dove non penetra la virtù del sole.
     Marte è la guerra; ma per Dante, è la guerra per la croce: il martirio.
     Giove, il cieli dell’aquila, della giustizia, delle leggi, Saturno è pianeta “malenconico”; le Stelle Fisse e il Primo Mobile.
     I beati verranno incontro a lui nei vari cieli e solo alla fine del viaggio li incontrerà nell’Empireo in forma di candida rosa.
     Ogni cielo ha per motore un ordine di angeli. La prima e più sublime gerarchia, i Serafini “una proprietà di luce che caccia e
     cancella ogni oscurità di tenebra”.
     L’ufficio generale di tutti gli angeli è contemplare Dio, cioè la Maestà Divina in tre persone. E contemplare la Trinità è
     quella massima beatitudine a cui Dante arriva dalla “miseria” umana. E ci arriva a grado a grado, per le nove sfere, mosse
     da nove ordini d’angeli.
     Finalmente, dopo aver incontrato i beati nelle nove sfere sale al primo Mobile, dove sono i Serafini che contemplano il Padre.
     E Dante è nell’Empireo, “il cielo di pura luce”. Egli vede l’alto trionfo del regno verace: vede la rosa, vede il convento delle
     bianche stole. Un gran seggio è preparato per l’imperatore Arrigo VII dal quale Dante sperava la salvezza sua e dell’Italia.
                                                                                 Restano i tre canti ultimi. Dante si prepara alla visione
                                                                                ultima, a cui è salito a mano a mano: deve vederla “la tri-
                                                                                na luce in unica stella”. Beatrice non è più presso lui. C’è
                                                                                un sene, San Bernardo, che sembra un tenero padre e gli
                                                                                parla come a figlio. È mandato da amore e da carità. Gli
                                                                                mostra Maria tra più di mille angeli e la disposizione dei
                                                                                beati, secondo che credettero in Cristo venuto o venturo,
                                                                                in Cristo il cui nome tre volte risuona; e finalmente San
                                                                                Bernardo dalla Vergine impetra per lui la suprema vi-
                                                                                sione della luce eterna.
                                                                                Negli ultimi giorni della sua vita Dante terminava il
                                                                                Paradiso e si credette che non lo avesse compiuto.
                                                                                Gli ultimi tredici canti, in verità, non si trovarono sulle
                                                                                prime, perché Dante non li aveva inviati a Cangrande del-
                                                                                la Scala. Appunto s’era fermato, essi credettero, avanti il
                                                                                cielo della contemplazione o di Saturno, (il 21° canto) che
                                                                                inaugura la terza parte della cantica, la parte più altamente
                                                                                e meramente contemplativa.
                                                                                Ma egli aveva terminato il poema sacro che tuttavia non
                                                                                lo ricondusse, come egli nel poema sperava, nel “bello ovile
                                                                                ov’io dormi’ agnello/ nimico ai lupi che li danno guerra”.
                                                                                Papa Francesco nella Lettera Apostolica “Candor lucis ae-
                                                                                ternae“ ha scritto: Il suo, di Dante, è stato “ un cammino
                                                                                non illusorio o utopico ma realistico e possibile, in cui
                                                                                tutti possono inserirsi, perché la misericordia di Dio of-
                                                                                fre sempre la possibilità di cambiare, di convertirsi, di
                                                                                ritrovarsi e ritrovare la via verso la felicità”; … molti
                                                                                episodi della Commedia “non solo mostrano l’infinita
                                                                                misericordia di Dio, ma confermano che l’essere uma-
                                                                                no può sempre scegliere, con la sua libertà, quale via se-
                                                                                guire e quale sorte meritare”. In questo modo, “Dante
                                                                                si fa paladino della dignità di ogni essere umano e della
                 TAL MODO PARVE ME CHE QUIVI FOSSE                              libertà come condizione fondamentale sia delle scelte
                 IN QUELLO SFAVILLAR CHE ‘NSIEME VENNE,
                 SÌ COME IN CERTO GRADO SI PERCOSSE.                            di vita sia della stessa fede…”
                                                                                                                                Iside Cimatti

10    VOCI DA SANTA CHIARA         N. 2 • LUGLIO 2021
A tutte/i le ex Allieve/i e ai Lettori di Voci di Santa Chiara da Montepaolo,

    Voci ci invita a riflettere sull’importanza dello sguardo...
    Quante scelte si concretizzano semplicemente attraverso uno sguardo?
    Quante volte decidiamo di passare oltre lo sguardo di qualcuno o di ignorarlo per non assumerci la responsabilità
    di un dialogo?
     Dio ci ha invece insegnato a guardare l’altro e dirgli già con lo sguardo:
    “Sì, io ci sono, voglio entrare in relazione con te”
    Il Signore ci guarda sempre con amore. Ci chiede qualcosa, ci perdona e ci dà una missione.
    E il suo sguardo su di noi lo troviamo tutti i giorni, nelle persone che amiamo, nel sorriso di un bambino che cerca lo
    sguardo della mamma, nello sguardo di due innamorati, nell’intesa di due anziani coniugi, nelle persone che, pur non
    riuscendo a parlare, con il semplice sguardo ci regalano un sorriso.
     E’ forse impegnativo, ma bello, far sì che il nostro guardare agli altri, non sia superficiale, ma ricerchi nell’altro lo
    sguardo di Dio.
    A tutte/i auguro una buona estate: possa essere un tempo di riflessione e di meritato riposo dopo il duro lavoro. Il
    Signore dopo aver creato si riposò, egli vi dia la possibilità di rinfrancare il corpo e l’anima.
    Arrivederci a presto, presso il Santuario di Montepaolo, per le varie ricorrenze ormai alle porte (vedi orari a pag. 12),
    in particolare la “nostra”giornata.
                                                                                                                     Elena B.

                                                       DOMENICA 3 OTTOBRE
                                                              FESTA EX ALLIEVE
                                                                      ORE 11.00 MESSA
                                             pranzo al sacco e … chiacchiere a non finire!

      “Signore, tu sei la mia luce;                                                                      MORTI
      senza di te cammino nelle tenebre...
      Se tu mi apri gli occhi, Signore,                                                                  ELDA STROCCHI, sorella di sr. Crocifissa e
      io vedrò la tua luce,                                                                              mamma di Viviana Bucci, ex allieva, 23/02/2021
      i miei piedi cammineranno
      nella via della vita” C. M. Martini                                                                GIOVANNI RAGGI, papà di Roberta, ex allieva,
                                                                                                         13/03/2021
      NATI                                                                                               EDDA BORGHESI, mamma di Angela e Maria
                                                                                                         Rosa Milazzo, ex allieve, 19/03/2021
      AGNESE FANTINELLI di Margherita e Francesco,
      pronipote di Rosangela Reggidori, ex allieva, 1/02/2021                                            RENZO TOGNELLI, marito di Marcella Vitali,
                                                                                                         ex allieva, 15/014/2021
      SOFIA MARASTONI di Stefano ed Elisa Pasini, ex allieva,
      nipotina di Loredana Boria, 17/03/2021                                                             GIOVANNA PIERI, ex allieva, 20/04/2021
      GUIDO RIDOLFI di Maria Vittoria e Sebastiano, nipotino                                             ROMANA CERONI, ex allieva, 22/05/2021
      di Graziana Citelli, ex allieva, 10/06/2021                                                        ANNA MARIA VITALI, ex allieva, sorella di
                                                                                                         Marcella, 24/05/2021
      MATRIMONI                                                                                          SERAFINA (RINA) GORINI, mamma di Lilia e
      FRANCO e LORELLA LIVERANI, ex allieva, 30/05/2021                                                  Livio Lega, ex allievi, 28/06/2021

Periodico trimestrale VOCI DA SANTA CHIARA - Direzione e Amministrazione, Via della Croce 16, tel. 0546 21234-C.C.P.13295480-Direttore Responsabile: Iside Cimatti -
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                                                                                                                    N. 2 • LUGLIO 2021           VOCI DA SANTA CHIARA                      11
ANTONIO 20-22
         per gli 800 anni della presenza
         di sant’ Antonio in Emilia-Romagna

         17-18 LUGLIO: LO SCONTRO-INCONTRO CON LA PAROLA DI DIO
         Dovadola-Montepaolo: itinerario esperienziale di ascolto, cammino, riflessione
         sui passi di Antonio di Padova.
         SABATO 17      ore 15.30         Teatro di Dovadola
                        ore 17.00         Cammino verso Montepaolo
         DOMENICA 18 A Montepaolo
         			ore 9.00              Workshop
         			ore 11.00             Preghiera
         			ore 12.00             Messa

         17-21 AGOSTO: MONTEPAOLO-RIMINI
         Cammino pellegrinaggio a staffetta con la Reliquia di S.Antonio
         MARTEDÌ 17		 A Montepaolo
         			          ore 21.00 sul piazzale
         			LA VOCE E IL MIRACOLO
         			Sacra rappresentazione su Antonio di Padova
         MERCOLEDÌ 18            Partenza prima tappa: Montepaolo - Bertinoro

         Per info:
         info@antonio2022.org

           PERDONO DI ASSISI
           DOMENICA 1 AGOSTO, sul piazzale
           ore 20.30        “Voglio mandarvi tutti in Paradiso” (S. Francesco)
           ore 21.30        Messa
           LUNEDÌ 2 AGOSTO
           ore 11.00        Messa in santuario

           SOLENNITÀ DI SANTA CHIARA D’ASSISI
           MARTEDÌ 10 AGOSTO, nel giardino del Cantico
           ore 19.00        I VESPRI e TRANSITO
           MERCOLEDÌ 11 AGOSTO, in santuario
           ore 8.00         LODI
           ore 11.00        MESSA presieduta dal Vescovo Livio
           ore 19.00        II VESPRI

12   VOCI DA SANTA CHIARA    N. 2 • LUGLIO 2021
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