Rivelazione, Parola di Dio, Chiesa

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Rivelazione, Parola di Dio,
           Chiesa

 “Tutti noi per la fede, siamo strumenti della Verità…La
 Verità sta in mezzo a noi, ed essa spesso tocca uno
 perchè ascolti bene ciò che un altro annuncia.Spesso
 tocca uno perché annunci bene ciò che gli altri
 debbono ascoltare” (S. Gregorio Magno)

11/11/2007 Itinerario biblico                              1
       Antonio Izzo
Il perché di un Sinodo della Chiesa sulla Parola di Dio
nella vita della chiesa?

Mettere in luce il legame tra l’Eucarestia e la Parola
poiché “la chiesa deve nutrirsi dell’unico pane della vita
dalla mensa sia della Parola che del Corpo di Cristo”
(DV, 21)
Una riflessione, a distanza di oltre 40 anni dal Vaticano II
su quali frutti ha portato il documento Dei Verbum nelle
nostre comunità

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                            Antonio Izzo
Risultati positivi

Rinnovamento biblico in ambito liturgico
La diffusione e la pratica del Libro Sacro:
(vari gruppi ed itinerari biblici)
Rinnovamento teologico e catechistico

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                         Antonio Izzo
Aspetti problematici

Fenomeni di ignoranza sulla dottrina della Rivelazione e
della Parola di Dio
Il distacco di molti cristiani dalla Bibbia, lettura ideologica
o semplicemente umana
Il rischio di un uso non corretto
Fatica a riconoscere il compito che spetta al Magistero

E’ urgente la necessità di allargare, con metodi adatti,
l’incontro con la Scrittura da parte di tutti i cristiani perché la
Parola di Dio sia conosciuta, ascoltata, amata, approfondita
e vissuta.

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                                 Antonio Izzo
 Lettura di Eb 1,1-2

 [1] Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi
 molte volte e in diversi modi ai padri per
 mezzo dei profeti, ultimamente, [2] in questi
 giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio,
 che ha costituito erede di tutte le cose e per
 mezzo del quale ha fatto anche il mondo.

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                               Antonio Izzo
La divina rivelazione si manifesta come
“Parola di Dio” (DV, 2)*

Dio rivela se stesso nelle realtà visibili del
cosmo e della storia “con eventi e parole
intrinsecamente connessi”. Rivela la verità su
Dio, Uno e Trino, e la verità sull’uomo.
La rivelazione è un atto personale di Dio e
mira a realizzare un evento interpersonale di
comunione tra Lui e noi, e tra di noi.

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                       Antonio Izzo
La persona umana ha bisogno della
rivelazione

L’uomo ha la capacità di conoscere Dio con le
risorse che Egli stesso gli ha dato (Rm 1,20)
segnatamente il mondo della creazione
(rivelazione naturale). Una conoscenza
certamente limitata, “oscura”, “incerta” e da non
pochi negata. Ma Dio non abbandona la sua
creatura (DV, 3)*

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                        Antonio Izzo
Cristo è la Parola di Dio fatta carne, la pienezza
della rivelazione

Non sempre i cristiani sanno cogliere le ragioni di tale
importanza, non capiscono in che senso Gesù è il cuore
della Parola di Dio, e quindi, anche nella lettura della
Bibbia, faticano a farne una lettura cristiana (DV, 4)*
E’ importante saper cogliere la valenza plurima che
riveste la Parola di Dio nella fede della chiesa, secondo
la testimonianza della Bibbia stessa:

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                           Antonio Izzo
•Si manifesta come Parola eterna di Dio
•Si irradia nella Creazione
•Assume profilo storico nei profeti
•Si manifesta nella persona di Gesù
•Risuona nella voce degli apostoli
•Oggi viene proclamata nella chiesa e dalla chiesa

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                           Antonio Izzo
Forma un insieme la cui chiave interpretativa, per
l’ispirazione dello Spirito Santo, è Cristo-Parola.
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A questa ricchezza della Parola, la chiesa presta il
suo annuncio. Dalla Parola di Dio la comunità si
sente generata e rinnovata.
E’ anche vero che la Parola di Gesù deve essere
compresa, “secondo le scritture”(Lc 24,44-49) ossia
nella storia del popolo di Dio dell’AT che lo ha
atteso come Messia, ed ora nella storia della
comunità cristiana.

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                         Antonio Izzo
La Parola di Dio come una sinfonia

Dio comunica la sua Parola in molte forme e in molti modi
(Eb 1,1) dentro una lunga storia e con diversità di
annunciatori, ma dove appare una gerarchia di significati
e di funzioni
•La Parola di Dio è il Verbo eterno di Dio (2 persona della Trinità)
cfr. Gv 1,1-3*
•Il mondo creato “narra la gloria di Dio” (Sal. 19,1). Dio ha reso
l’intera creazione e l’uomo “una testimonianza perenne di Sé” (DV,
3. 6)*
•La Parola per eccellenza di Dio, l’ultima e definitiva Parola è Gesù
Cristo

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                                 Antonio Izzo
funzioni

1. In vista dell’Incarnazione, il Padre ha parlato
   nei tempi antichi ai padri per mezzo dei profeti
   e in forza dello Spirito gli apostoli continuano
   l’annuncio. Così al servizio dell’unica Parola
   di Dio, le parole dell’uomo sono assunte come
   parola di Dio, che risuonano nell’annuncio dei
   profeti e degli apostoli.

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                              Antonio Izzo
2. La Scrittura, fissando per divina ispirazione la
Parola di Gesù Cristo con le parole dei profeti e
degli apostoli, contiene la Parola di Dio e, in
quanto ispirata è veramente Parola di Dio (DV,
3). In virtù del carisma dell’ispirazione i libri della
Scrittura hanno una forza di appello diretto che
non hanno altri testi o interventi ecclesiastici

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                               Antonio Izzo
3. La Parola di Dio non resta bloccata nello
scritto. La Parola continua la sua corsa nella
predicazione viva e nelle tante altre forme di
evangelizzazione (Tradizione).

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                        Antonio Izzo
Alla Parola di Dio corrisponde la fede dell’uomo.

La fede si manifesta nell’ascolto (DV, 2.5.21)

Ne consegue, come solida logica della fede, il compito di
riconoscere e assicurare il primato della Parola di Dio
nella propria vita di credenti.

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                            Antonio Izzo
Alla Parola di Dio vanno riconosciute tutte le qualità
di una vera comunicazione interpersonale:

•Funzione informativa
•Funzione espressiva
 (Dio fa trasparire il suo modo di pensare, amare, agire)
•Funzione motivante/relazionale

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                            Antonio Izzo
L’orizzonte della comunicazione

4 nodi che devono essere sciolti:
                         sciolti

1. La corruzione del linguaggio: esiste una povertà di
   linguaggio. Dobbiamo cercare di trovare un parlato
   che non sia chiacchiera. C’è purtroppo una
   chiacchiera ecclesiale, e c’è una corruzione del
   linguaggio spirituale. Usiamo tante volte un
   linguaggio stereotipato, incomprensibile per chi ci
   ascolta.

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                          Antonio Izzo
2. Equivoco e/o amibiguità: il linguaggio ecclesiale è
   tante volte ambiguo, nel senso che è compreso da
   coloro che ci ascoltano con un taglio che non è
   quello autentico, e il più delle volte è colto nella
   maniera più superficiale. Anche una catechesi di
   basso profilo è un’ambiguità perché lascia il fedele
   ad un basso livello di comprensione incapace di
   capire oltre.

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                           Antonio Izzo
Da un raccontino del filosofo danese Kierkegaard

  ”Un direttore di teatro si presenta tutto trafelato sulla scena
  per avvisare il pubblico che è scoppiato un incendio; gli
  spettatori però credono che la sua comparsa faccia parte
  della farsa che si stanno godendo, e così, quanto più quello
  urla, tanto più forte si leva il loro applauso. Intanto il teatro va
  davvero in fiamme”

  Certe volte occorre diffidare di applausi o delle
  apparenti comprensioni date a certe dichiarazioni:
  forse non si è capito esattamente il loro significato,
  il vero valore.

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3. La sordità: esiste un’insensibilità di fronte a
 temi radicali. C’è un’incapacità di ascolto di
 fronte ai testi di alto profilo. Il nostro mondo
 perirà non per mancanza di meraviglie, ma per
 mancanza di meraviglia. Non si è più capaci di
 stupirsi.
 Come credenti e annunciatori, siamo di fronte a
 un vero e proprio “dramma” a cui non diamo
 sufficiente importanza.

“Crediamo che Dio non ascolti le nostre domande. In realtà siamo noi che
non ascoltiamo le sue risposte” (MAURIAC Scrittore cattolico).

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4. Il silenzio: il Card. Martini ha coniato
un’espressione: “la folla delle solitudini”. Mai come oggi
l’uomo contemporaneo è insieme agli altri, ma sono
folle amorfe. Non c’è il piacere di stare insieme: sono
folle di solitudini, perché è scattata
quell’incomunicabilità che non consente di svelarsi.
Certo c’è anche un silenzio positivo.
“Il sapiente non rompe il silenzio se non per dire una
cosa più importante del silenzio”.
Il filosofo Pascal affermava che il linguaggio dell’amore
nel suo punto più alto è fatto di silenzio e che in amore
il silenzio è molto più eloquente delle parole.

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I verbi della comunicazione

Sono tre parole che troviamo riassunte in una frase del
vangelo di Matteo: “Andate e annunciate a Giovanni ciò
che udite e vedete” (Mt 11,4).
L’uomo è tale perché parla, non perché ha un’anima:
anche gli animali per la Bibbia hanno un’anima come
principio vitale (Gen. 2,18; Quoelet 3,18.21; Ger. 32,27;
Genesi 9,9.16; Gioele 3,1; Numeri 16,22; Giuditta
16,14.16; Giobbe 12,7.10; Giobbe 34,14.16; Giobbe
40,15.29.).

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                            Antonio Izzo
 L’uomo non è tale perché ha un’intelligenza: anche
gli animali hanno una certa intelligenza. L’uomo parla, e
parlare è un’attività simbolica che permette di esprimere
anche significati trascendenti. La parola ha un peso
enorme: con essa posso offendere una persona, ma
anche dire me stesso e andare oltre (cfr. Gc 3)*

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Vedere. In ebraico ci sono diversi vocaboli per il verbo
vedere. Ne citiamo solo tre:
rà ah che indica il vedere superficiale;
hazah, il vedere del profeta
e vi è un altro termine nabat che letteralmente significa
perforare e che gli esegeti traducono col nostro
contemplare.

Il vedere autentico è andare al di là della superficie
delle cose. Per la comunicazione non basta soltanto
ascoltare, bisogna anche vedere, e vedere con questa
profondità.

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“In Dio si scoprono sempre nuovi mari,
quanto più si naviga “ (S. Giovanni della
Croce). Lo scopo della nostra
comunicazione come credenti è proprio
questo: far vedere che gli orizzonti della
conoscenza religiosa sono infiniti.

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                Antonio Izzo
 Udire/ascoltare

La percezione della presenza del Signore si dimostra nel modo
con cui viene proclamata e nell’attenzione con cui viene ascoltata
Mediante l’ascolto l’assemblea manifesta l’attitudine fondamentale
e permanente della chiesa “in religioso ascolto della Parola di Dio”
(DV, 1). Lo stesso celebrante, a differenza di un tempo quando
leggeva personalmente i brani biblici proclamati dal diacono e dal
suddiacono, ascolta la Parola con tutto il popolo di Dio, a
significare che anch’egli “sta-sotto” la Parola, deve accoglierla e
servirla

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Dai Detti dei padri dei deserti

Disse ancora l’abate Antonio : Come i pesci se sono stati a lungo a
secco , muoiono, così pure i credenti,se perdono tempo con le
cose del mondo indeboliscono l’intensità dell’esichia*. Bisogna
dunque, come il pesce fa ritorno al mare, che anche noi allo stesso
modo ci affrettiamo verso (la cella), perché non sia mai che
soffermandoci fuori,dimentichiamo la vigilanza interiore.

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