Rassegna stampa 21 febbraio 2008 - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa 21 febbraio 2008 - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA

Ufficio stampa

                                               Rassegna
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                                                 21 febbraio 2008

Responsabile :
     Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:claudio.rao@oua.it)

                                                                                                         1
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA

                                                SOMMARIO

Pag. 3 ELEZIONI: Giustizia, piano di Berlusconi: giustizia popolare nei casi gravi
      (il corriere della sera)
Pag. 4 ELEZIONI: Giustizia amministrata dal popolo (italia oggi)
Pag. 5 ELEZIONI: Un po' di toghe per tutti - di Franco Bechis – Direttore Italia Oggi
Pag. 6 ELEZIONI: La Biancofiore travolge la classifica (italia oggi)
Pag. 7 ELEZIONI: I primi in classifica (italia oggi)
Pag. 8 PROFESSIONI: Professioni,sulla riforma la politica è già divisa (italia oggi)
Pag.10 PROFESSIONI: I principi del manifesto dell’Associazione Pd-Professionisti
        democratici (italia oggi)
Pag.11 PROFESSIONI: I principi fondamentali secondo An (italia oggi)
Pag.13 PROFESSIONI: Cronistoria della riforma delle professioni (italia oggi)
Pag.14 MINISTERO GIUSTIZIA: Saltano poltrone a via Arenula (italia oggi)
Pag.15 MAGISTRATI ONORARI: Giustizia: Scotti, nessun taglio stipendi magistrati
       onorari (agi)
Pag.16 DECRETO MILLEPROROGHE: Personale a secco (italia oggi)
Pag.17 GRATUITO PATROCINIO: Al difensore si applicano le tariffe vigenti a fine
        causa (diritto e giustizia)
Pag.18 GRATUITO PATROCINIO: Cassazione – Sezione quarta penale – sentenza 15
        gennaio - 13 febbraio 2008, n. 6746 - Presidente Campanato – Relatore Galbiati
        Pm De Sandro – conforme – Ricorrente Costanzo causa (diritto e giustizia)
Pag.19 TRIBUNALI: Bologna, Tribunale al collasso, stato di agitazione (apcom)
Pag.20 AVVOCATI: Dal Cnf il Codice del legale e l'osservatorio sulle leggi (italia oggi)
Pag.21 AVVOCATI: Esami, indiscutibili i tempi di correzione (italia oggi)
Pag.22 AVVOCATI: Camere civili, semplificare i riti civili (italia oggi)
Pag.23 AVVOCATI: Un sodalizio antirazzismo (italia oggi)
Pag.24 GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA: Emergenza arretrato per Tar e Cds
        (italia oggi)
Pag.25 GIUDICI DI PACE:Ora si faccia la «nostra» riforma di Francesco Cersosimo
         Presidente Associazione Nazionale Giudici di Pace (italia oggi)
Pag.27 CONSULTA: Le questioni di incostituzionalità sono spesso inammissibili
        (italia oggi)
Pag.28 ASSICURAZIONI: Rc auto, scontro sulle cifre tra Ania e consumatori
         (italia oggi)

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                                         IL CORRIERE DELLA SERA

                        L'OBIETTIVO È IL «RIEQUILIBRIO» TRA ACCUSA E DIFESA

                      Giustizia, piano di Berlusconi: giuria popolare nei casi gravi
 La Corte avrà un presidente e nove giudici non togati. La misura rientrerà nel piano per i primi cento
                                               giorni.

Una corte con un presidente e nove giudici popolari: ecco il «modello liberale di giustizia» che
Berlusconi ha in mente, è questo il progetto inserito tra le varie schede che saranno esaminate oggi nella
prima riunione sul programma del Pdl. Il Cavaliere punta sul sistema giudiziario anglosassone per
«restituire al cittadino la fiducia nelle strutture dello Stato» .

Berlusconi si appresta a inserire il progetto della giuria popolare tra i provvedimenti da varare nei primi
«cento giorni» di governo. È un'idea che ha nel forzista Pecorella il suo massimo sostenitore. È un
meccanismo noto agli italiani, perché viene quotidianamente proposto dalle tv con i film americani. È
una mossa destinata a far scalpore. La giuria — scelta con la tradizionale formula dell'estrazione —
sarebbe chiamata a giudicare casi gravi, con pene superiori ai 5 anni di detenzione. Nulla a che vedere
— spiegano fonti autorevoli di centrodestra — con processi legati a reati finanziari, fiscali, societari,
«tanto per fare un esempio», dove necessita una specifica competenza della materia da parte del
collegio giudicante.

Il testo è ancora da perfezionare, sebbene ricalchi un progetto di legge presentato in Parlamento nel
2001 proprio da Pecorella. Ma il disegno è chiaro. Sotto il profilo giuridico Berlusconi mira a un
«riequilibrio del rapporto tra accusa e difesa »; sotto il profilo politico ambisce ad arrivare di fatto alla
separazione delle carriere dei magistrati, senza però dover passare dalle forche caudine delle modifiche
alla Costituzione. I forzisti che hanno lavorato alle schede programmatiche sottolineano come la
riforma — oltre a mettere nelle stesse condizioni accusa e difesa — potrebbe eliminare l'eterno conflitto
tra politica e giustizia. In più solleverebbe la magistratura da un enorme carico di lavoro, consentendo
agli uffici di avere a disposizione maggiori risorse umane.

Gli esperti del Cavaliere hanno messo in conto le critiche, specie sull'elaborazione della sentenza, che
non può essere lasciata ai giudici popolari e verrebbe affidata a un «tecnico». Il dettaglio lasciato
filtrare sul nodo della sentenza non è di poco conto, consente di intravedere l'altro obiettivo di
Berlusconi, quel suo vecchio pallino cioè di abolire il processo di appello. Il Pdl sta preparando anche
altri provvedimenti di settore, compresa la riforma del processo civile che è uno dei problemi più gravi
della giustizia italiana. Tuttavia è sul principio delle «garanzie» che l'ex premier punta nell'ambito
penale. Da tempo ha preannunciato l'intenzione di rivoluzionare le regole sulle intercettazioni, e ora si
fa largo anche l'idea del processo con la giuria popolare. Oggi Berlusconi esaminerà la materia nella
prima riunione per il programma, che sarà composto da un documento e dai progetti di legge. Francesco
Verderami

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                                                    ITALIA OGGI

          Nel programma Pdl via libera alla giuria popolare oltre la separazione delle carriere
                                  Giustizia amministrata dal popolo
                      Cittadini estratti a sorte per decidere condanne e assoluzioni

Il Pdl va oltre la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. E, con l'intenzione di
garantire quanto più non si può l'autonomia dei giudicanti, punta tutto sulle giurie popolari. Collegi
formati da comuni cittadini che, affiancati da un solo giudice di carriera, decidono condanne e
proscioglimenti per i reati di maggior allarme sociale, i delitti, le rapine.
L'idea è un pallino di Gaetano Pecorella, da forzista presidente della commissione giustizia della
camera e ora capo dipartimento giustizia del partito di Silvio Berlusconi, ma sta raccogliendo consensi
nel team di avvocati parlamentari che stanno discutendo di programma in materia di giustizia. Così,
oltre ai temi cult del partito (la separazione delle carriere, appunto), entra prepotentemente questo
nuovo argomento. «L'istituto si può conciliare con l'obbligo costituzionale di motivare le decisioni»,
spiega Pecorella. «Bisogna prevedere una figura di giudice a latere, laico, che si occupi della redazione
della sentenza, specificando nella motivazione la sintetica esposizione dei motivi di fatto e di diritto su
cui la sentenza è fondata». L'immagine è senz'altro fascinosa e potrebbe avere appeal elettorale:
basterebbe rievocare alcune pellicole storiche come L'uomo della pioggia di Francis Ford Coppola o Il
verdetto con Paul Newman. Insomma, potrebbe fare presa. «In questo modo il giudice non
apparterrebbe più all'apparato dello stato e sarebbe pienamente realizzato il principio di una giustizia
amministrata in nome del popolo». Senza contare che verrebbe meno, per forza di cose, «il pericolo di
politicizzazione della magistratura». E che servirebbero meno magistrati. I reati oggetto della sua
competenza dovrebbero essere quelli di allarme sociale. «Non la vedo adatta a giudicare di reati come il
falso in bilancio, che richiedono tecnicalità precise», spiega ancora Pecorella. Ma nell'entourage
forzista l'idea sta prendendo piede e certo è difficile escludere che possa essere estesa anche a reati
diversi, per esempio quelli contro la pa a partire dalla corruzione.
Lo stesso Pecorella, nella scorsa legislatura, aveva presentato un progetto di legge ad hoc da cui
leggiamo le caratteristiche tecniche dell'istituto. La giuria popolare è formata da un magistrato di
appello al quale sono demandate la presidenza e la direzione del dibattimento e la soluzione di eventuali
questioni procedurali, da un magistraro laico senza diritto di voto ma con il compito di supportare
tecnicamente i giurati e da nove giurati sorteggiati dalle liste elettorali, come si fa oggi per i giudici
popolari. La sua competenza dovrebbe riguardare i delitti per i quali la legge stabilisce la pena
dell'ergastolo o la reclusione non inferiore a 12 anni. Alla chiusura del dibattimento il presidente del
collegio formula ai giurati alcune domande del tipo: «il fatto sussiste?», «è stato compiuto
dall'imputato?» «è stato doloso o colposo?», e così via. La giuria decide a maggioranza. Se la sentenza
è di condanna, potrà essere appellata. Se è di proscioglimento no, e diventa definitiva.
Certo, non è che il Pdl rinuncia alla separazione delle carriere. «L'argomento è nel nostro Dna», dice
Pecorella; «sono già stati scritti fiumi di parole sul tema», rincara Giuseppe Gargani. Piuttosto si
discute se farlo tramite legge costituzionale (Pecorella) o no (Gargani). Anche se tutti e due
convengono che una legge costituzionale servirà per modificare la composizione del Consiglio
superiore della magistratura. E poi c'è da garantire a Berlusconi la stretta sulla intercettazioni, già
anticipata da leader del Pdl: «Sarà possibile ricorrervi esclusivamente per reati gravissimi». Solo dopo
tutto ciò si arriverà alle proposte sulla riduzione dei tempi processuali. Ma non è questa la vera
emergenza? Claudia Morelli

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                                            Un po' di toghe per tutti
                     Processi affidati a giurie popolari nel programma di Berlusconi

di Franco Bechis – Direttore Italia Oggi
Arriva l'attesa spallata di Silvio Berlusconi a quel sistema giudiziario che non era riuscito a riformare
nel suo precedente lustro al governo. In una bozza del programma del Popolo della Libertà che oggi
comincerà a essere esaminato dai vertici del partito è proprio la giustizia, insieme al fisco, a occupare la
parte più rilevante. Temi in parte previsti e annunciati, come la separazione delle carriere, la stretta
sulle intercettazioni e la riforma del processo civile. E una sorpresa: l'affidamento dei processi più
rilevanti a giurie popolari, sul modello americano. La proposta è stata elaborata da Gaetano Pecorella
per essere compatibile con l'organizzazione del sistema giudiziario italiano..Anche se il verdetto di
colpevolezza o meno per reati oltre una certa soglia di gravità (la bozza non ha ancora stabilito quale)
verrà affidato alle giurie popolari, la redazione della sentenza con le motivazioni verrà affidata a un
giudice a latere togato per ottemperare all'obbligo costituzionale della motivazione delle decisioni.
Esistono nel sistema giudiziario italiano già casi in cui si forma una giuria popolare, ma l'estensione a
migliaia di processi è in grado di rivoluzionare gli equilibri del sistema. Piace a Berlusconi come a
molti dei suoi l'idea di una giustizia “amministrata dal popolo in nome del popolo”, ma soprattutto le
conseguenze che questa produrrebbe nell'organizzazione giudiziaria. Con le sentenze affidate ai giudici
popolari si arriverebbe a una separazione di fatto delle carriere, con sentenze che non dipenderebbero
dalla decisione dei togati. Processi all'americana, pr senza mutare le funzioni del pubblico ministero,
renderebbero chiaro il ruolo dell'accusa e della difesa. Anche se non c'è dubbio che sia proposta
comunque destinata a fare discutere e provocare lacerazioni. Fra l'altro il verdetto della giuria popolare,
secondo lo schema proposto, non sarebbe appellabile, e lo spettro di un caso O.J. Simpson una
possibilità anche in Italia. Nei prossimi giorni, proprio per evitare un nuovo muso contro muso con uno
dei poteri più forti d'Italia, Berlusconi stesso insieme ai suoi esperti di giustizia (Pecorella, Giuseppe
Gargani e Nicolò Ghedini) incontrerà una delegazione dell'Associazione nazionale magistrati proprio
per spiegare la filosofia di queste novità. Tutto però si giocherà come sempre sulla linea di confine
proposta per processi “togati” e “popolari”. Se dovesse abbassarsi, e comprendere processi per reati
contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, si ripartirebbe dai sospetti su leggi ad personam...

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      Ultime ore di voto per il referendum: si chiude oggi alle 13. Testa a testa Guerrieri-Vagnone

                                 La Biancofiore travolge la classifica
                         La deputata altoatesina raccoglie mille voti in un giorno

Oltre 5 mila mail e contatti in un solo giorno. La febbre da Panda è diventata ormai una vera e propria
influenza. I lettori di ItaliaOggi hanno solo poche ore per far sentire la loro voce e gli aspiranti a un
posto in lista hanno ancora poche ore per mobilitare i loro supporter. Risultato? Una miscela esplosiva
di mail e post che hanno letteralmente fatto tracimare la casella di posta elettronica del direttore Franco
Bechis.Come avevamo già registrato in questi ultimi giorni, la situazione è estremamente fluida. Mentre
rimangono solidamente in testa alla classifica i due beniamini dei nostri lettori, cioè Dorina Bianchi del
Partito Democratico, e Guido Crosetto, di Forza Italia-Popolo della libertà, che però in un solo giorno
hanno raccolto oltre 500 consensi ciascuno, la vera novità è venuta da Micaela Biancofiore. La bionda
deputata altoatesina di Forza Italia-Pdl ha fatto registrare una prepotente scalata della classifica dei
Panda da salvare, raccogliendo in uno solo giorno quasi mille preferenze (martedì erano 299, ieri
1234!).
Ma non è il solo dato clamoroso che la nostra «classifica» ha fatto registrare ieri. I due giovani outsider
Antonio Guerrieri e Giovanni Vagnone, rispettivamente del Pd, il primo, e del Pdl, il secondo, si sono
scavalcati a vicenda e si trovano ora in uno stretto testa a testa in quarta e quinta posizione, scalando in
un solo giorno diverse posizioni (Guerrieri martedì era quindicesimo, con 426 preferenze, mentre
Vagnone era ottavo, con 513 preferenze).
Una corsa all'ultimo respiro, insomma, nella quale a fare le spese, sono stati Gioacchino Alfano, di
Forza Italia-Pdl, che in un giorno ha raccolto «solo» 200 consensi, non sufficienti a mantenere il quinto
posto che aveva martedì (ieri era undicesimo), e Giuseppe Consolo, deputato di Alleanza Nazionale-
Pdl.
Resta invece sostanzialmente stabile la parlamentare di Forza Italia-Pdl Laura Ravetto, che però ha
raccolto in un solo giorno circa 500 consensi.
Ma anche nelle «retrovie» della classifica si sono registrati parecchi sommovimenti. Entra
prepotentemente in gioco, per esempio, la candidatura dell'elefantino Giuliano Ferrara, che ottiene circa
300 preferenze in un solo giorno. New entry anche Veronica Lario Berlusconi, che in poche ore
raccoglie 71 preferenze, un decimo di quanto preso dal marito. Nel partito dei professionisti, invece,
subito dopo la presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, Michelina Grillo, si registra la
scalata del presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, Marina Calderone, che in
poche ore raccoglie oltre 200 consensi. Tra i dati da registrare anche la scalata dei leader delle due
coalizioni, cioè Silvio Berlusconi, primo, al 14esimo posto, con 714 preferenze complessive, e, alla
distanza, il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, con 326 voti. Il segretario di Alleanza
Nazionale, Gianfranco Fini, ha raccolto, invece, complessivamente 270 preferenze.
Ultime ore per il voto. Per consentire a tutti di esprimere le ultime preferenze abbiamo deciso di
chiudere il referendum alle ore 13 di oggi. Se i flussi di voti saranno pari a quelli registrati ieri, non
abbiamo dubbi che sfonderemo abbondantemente quota 20 mila contatti. Un bel segno di democrazia
rappresentativa! Roberto Miliacca

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             ItaliaOggi ha messo faccia a facciai manifesti di Mantini (Pd) e Siliquini (An)

                       Professioni,sulla riforma la politica è già divisa

Sulla riforma delle professioni idee completamente opposte fra centro-destra e centro-sinistra. Alla
vigilia dell'inizio della campagna elettorale per le consultazioni di metà aprile, i due manifesti
disponibili sulle professioni, quello di Pierluigi Mantini (Pd) e quello di Maria Grazia Siliquini (An),
mostrano idee radicalmente diverse. Sul riconoscimento delle associazioni, per esempio, Mantini parla
di completamento del processo di regolamentazione dopo la direttiva qualifiche. Mentre la Siliquini
parla di riconoscimento solo di nuove professioni. Altro tema scottante quello delle tariffe minime. Per
An non è possibile farne a meno perché rappresentano una garanzia per il cittadino fruitore del servizio.
E propone, quindi, un loro ritorno dopo che il decreto sulle liberalizzazioni del 2006 ha aperto la strada
alla libera contrattazione eliminando qualsiasi vincolo. Per il Pd (da intersi come associazione
Professionisti democratici), invece, almeno in questa versione del programma, il problema non sembra
sussistere. Infatti gli otto punti di Mantini non fanno cenno della questione.
Risale al 1997 l'indagine Antitrust con la richiesta urgente di una riforma delle professioni. Da allora
hanno cominciato a dirlo anche i partiti che il sistema delle professioni andava reso più moderno. Nel
frattempo i professionisti iscritti agli ordini sono arrivati a quota 2 milioni, più o meno quanti quelli
senza un albo di riferimento (almeno secondo il Censis). Né il centro-destra né il centro-sinistra, in
questi 11 anni, però, sono stati in grado di traghettare in porto una riforma organica di settore (vedi
tabella). In compenso, i responsabili delle professioni di partito ne hanno parlato tanto in giro per
convegni. Attività di confronto che avrebbe dovuto avvicinare le posizioni fra gli schieramenti in
campo. Ma così non è stato. E per capirlo basta leggere le due ricette proposte sulle quali i lettori di
ItaliaOggi, a partire da stamattina, potranno esprimere le loro considerazioni.
Il manifesto di Professionisti democratici. Sulla scia del testo Mantini-Chicchi, dal nome dei due
relatori che lo hanno scritto, sintesi di cinque ddl (compreso quello dell'ex guardasigilli Clemente
Mastella approvato dal consiglio dei ministri a fine 2006), il manifesto del Pd intende continuare il
lavoro fatto nella legislatura che si sta per chiudere. Soprattutto in materia di regolamentazione delle
associazioni di professionisti senza albo. Solo qualche mese fa, infatti, il governo ha recepito la
direttiva Qualifiche (2005/36/Ce) dando la possibilità di avviare un percorso di riconoscimento
pubblico per quelle associazioni «che siano in possesso di statuti ed elementi costitutivi e organizzativi
che garantiscano l'emersione di nuovi skill professionali e il responsabile esercizio delle attività, sulla
base del dlgs. 9 novembre 2007, n. 206, nel rispetto delle riserve e del corretto uso della denominazione
professionale». Si concretizzerebbe, così, il sistema duale (ordini e associazioni). Una modernizzazione
del sistema che dovrà toccare anche agli ordini con una «riduzione di essi attraverso la unificazione
delle figure professionali simili, nonché trasformazione di essi a maggior garanzia degli utenti e non
solo degli iscritti, da attuare attraverso processi di autoriforma basati su principi chiari definiti per
legge». Ai professionisti anche l'opportunità di avviare una società professionale e/o interprofessionali,
anche nella forma cooperativa con esclusione del socio terzo di capitale per alcune categorie. Ancora
spazio alla formazione permanente (garanzia della qualità professionale e nuovi strumenti per rafforzare
l'etica professionale), alla pubblicità informativa e all'obbligo di assicurazione a garanzia degli utenti.
Da semplificare i tirocini e l'accesso. Per i praticanti si propone il riconoscimento del diritto all'equo
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compenso. Altra questione da portare avanti è il rafforzamento dell'autonomia delle casse di
previdenza. L'ultimo punto del manifesto di Mantini indica, comunque, una strada maestra per il futuro
delle professioni. E cioè il riconoscimento di politiche fiscali ed economiche per la crescita
professionale (crediti fiscali per la ricerca, per le nuove società di servizi in mercati emergenti_) e del
ruolo sociale e politico delle professioni nelle grandi scelte di concertazione.
Il manifesto di Alleanza nazionale. Quello della Siliquini si presenta come una sorta di carta
fondamentale dei diritti dei professionisti. I 13 punti del manifesto, di fatto, annullano tutto quello che il
centro sinistra ha fatto in meno di due anni. A cominciare dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Da
riaffermare sarà, per esempio, «la netta distinzione tra attività professionale ed attività d'impresa e la
necessità di mantenere, nel rinnovamento, gli ordini e i collegi professionali esistenti». Ancora,
l'eventuale unificazione di ordini esistenti o il riordino dei relativi albi dovranno essere realizzati con il
concerto delle professioni interessate. Mentre, «l'istituzione di nuovi ordini dovrà essere subordinata
alla sussistenza di particolari requisiti, quali la tutela di interessi costituzionalmente rilevanti o la
necessità di salvaguardare l'utente dai rischi derivanti da una prestazione inadeguata, come previsto per
le professioni sanitarie costituite in ordini dalla legge 43/2006 varata nella XIV legislatura». Ma è sulle
questione «tariffe» che si possono mettere in evidenza le differenze con l'altro manifesto. Propone la
Siliquini che per il futuro «il compenso spettante al professionista sia fissato con accordo consensuale
delle parti, e solo in caso di mancata determinazione consensuale si applichino le tariffe professionali
fissate con decreto del ministro della giustizia. Per le prestazioni riservate e per quelle di evidenza
pubblica i ribassi massimi non potranno essere superiori al venti per cento dei minimi tariffari». In
sostanza «non si ritiene possibile eliminare il ricorso a tariffe minime, legalmente vincolanti, perché
esse garantiscono il cittadino fruitore del servizio».
Quanto alle associazioni delle nuove professioni, «le cosiddette non regolamentate, dovranno restare
ben distinte rispetto alla sfera ordinistica, e quindi “non concorrenti”, al fine di evitare pericolose
confusioni o sovrapposizioni di competenze. Le associazioni di professioni non regolamentate devono,
infatti, ricomprendere i professionisti che esercitano attività non riservate in esclusiva dalla legge dello
stato, e che pertanto non rivestono un ruolo di pubblico interesse o di interesse generale». Altre
proposte riguardano lo svolgimento dell'attività professionale, da fare tramite società a base
capitalistica, «fermo restando il principio dell'esclusione del socio di puro capitale, onde assicurare
l'autonomia dell'agire professionale». In ogni caso però va previsto un sistema di norme organico e
compiuto”. Ultimo punto è riservato alle casse: la loro autonomia va rafforzata. Ignazio Marino

Potrete inviare una e-mail agli indirizzi: imarino@class.it Potrete inviare le vostre osservazioni anche
attraverso il portale del quotidiano ItaliaOggi (http://www.italiaoggi.it). Chi amasse invece la carta può
inviare un fax al numero: 02/58219334 oppure inviare le proprie considerazioni motivate via posta a
«ItaliaOggi - Diritto e fisco/professioni - Via M. Burigozzo 5, 20122 Milano».

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        I principi del manifesto dell’Associazione Pd-Professionisti democratici

1. Modernizzazione degli ordini professionali esistenti e riduzione di essi attraverso la unificazione
delle figure professionali simili, nonché trasformazione di essi a maggior garanzia degli utenti e non
solo degli iscritti, da attuare attraverso processi di autoriforma basati su principi chiari definiti per
legge;

2. Completare il riconoscimento delle associazioni delle professioni attualmente non regolamentate che
siano in possesso di statuti ed elementi costitutivi e organizzativi che garantiscano l’emersione di nuovi
skill professionali e il responsabile esercizio delle attività (sistema duale), sulla base del dlgs. 9
Novembre 2007, ‘i. 206, Nel rispetto delle riserve e del corretto uso della denominazione professionale;

3. Promozione delle società professionali e interprofessionali, anche nella forma cooperativa, coerenti
con le nuove domande e adeguate alla crescita competitiva nei mercati dei servizi, con esclusione del
socio terzo di capitale per alcune categorie;

4. Formazione permanente, garanzia della qualità professionale e nuovi strumenti per rafforzare l’etica
professionale;

5. Pubblicità informativa e obbligo di assicurazione a garanzia degli utenti;

6. Semplificazione dei tirocini e dell’accesso e riconoscimento del diritto all’equo compenso per i
praticanti;

7. Autonomia ed estensione delle casse previdenziali e sviluppo del welfare professionale;

8. Riconoscimento di politiche fiscali ed economiche per la crescita professionale (crediti fiscali per la
ricerca, per le nuove società di servizi in mercati emergenti...) e del ruolo sociale e politico delle
professioni nelle grandi scelte di concertazione.

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                                  I principi fondamentali secondo An

1. Riconoscere, in modo netto ed univoco, che le professioni rappresentano nel nostro sistema
nazionale, attraverso l’indipendenza di giudizio tecnico, uno dei pilastri del pluralismo e pertanto
assolvono in autonomia e libertà un ruolo insostituibile di pubblico interesse.

2. Affermare che le libere professioni, per la loro terzietà nei confronti degli interessi economici di
impresa, per l’elevato valore aggiunto delle prestazioni, per le capacità di innovazione, le potenzialità di
espansione e l’alto valore produttivo ed occupazionale, rappresentano un punto di riferimento
irrinunciabile del nostro sistema economico-sociale. Le professioni dovranno inoltre essere sostenute e
incentivate mediante adeguate politiche fiscali ed economiche, con specifiche agevolazioni per i
giovani che iniziano la professione.

3. Stabilire che la riforma delle libere professioni dovrà modernizzare il.; sistema ed aprire una nuova
stagione per i professionisti italiani senza stravolgere la natura e ‘essenza dell’opera intellettuale.
Modernizzare significa ridefinire e rivalutare il ruolo delle diverse professioni, in una nuova ottica di
svecchiamento dell’immagine corporativa e rivalutazione della percezione sociale del professionista,
anche e soprattutto in riferimento ai criteri di accesso e di esercizio.

4. Definire, in ragione degli obblighi derivanti dai vincoli comunitari, i principi e i limiti connessi con
la libera concorrenza, intesa quale miglioramento delle condizioni di offerta delle prestazioni
professionali sul mercato.

5. Promuovere in tutte le sedi istituzionali, politiche e sociali l’ampia partecipazione e consultazione dei
soggetti direttamente interessati alla riforma delle professioni (Ordini, Collegi, Casse di Previdenza,
Associazioni, Sindacati di settore, etc) per dar vita ad una organica legge quadro di riforma.

6. Affermare la netta distinzione tra attività professionale ed attività d’impresa.

7. Ribadire la necessità di mantenere, nel rinnovamento, gli ordini e i collegi professionali esistenti,
istituiti per garantire il rispetto dei principi dell’attività stessa e tutelare il cittadino fruitore della
prestazione. Ad essi dovranno essere attribuite le specifiche funzioni normative che riguardano
l’organizzazione interna, la redazione del codice deontologico, l’organizzazione e il controllo della
formazione, la selezione e la formazione continua dei professionisti, obbligatoria per il mantenimento
dei requisiti minimi per l’esercizio della professione. L’eventuale unificazione di ordini esistenti oli
riordino dei relativi albi devono essere realizzati con il concerto delle professioni interessate.
L’istituzione di nuovi Ordini professionali deve essere subordinata alla sussistenza di particolari
requisiti, quali la tutela di interessi costituzionalmente rilevanti o la necessità di salvaguardare l’utente
dai rischi derivanti da una prestazione inadeguata, come previsto per le professioni sanitarie costituite
in Ordini dalla legge 43/2006 varata nella XIV legislatura.

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8. Promuovere un tempestivo miglioramento del sistema di accesso alle professioni, con particolare
attenzione al problema generato dalla sproporzione tra I’ eccesso di offerta. di opera professionale
generica e la domanda di elevata qualità professionale. L’accesso alle professioni sarà pertanto,
riformato e riorganizzato nell’interesse alla massima qualificazione dei giovani neolaureati aspiranti
professionisti, e sarà reso più meritocratico e più idoneo ad orientare e preparare i professionisti del
futuro. Andrà perciò sostenuto il perfezionamento ed il rafforzamento del percorso degli studi
universitari ed andranno previste, accanto ai corsi di formazione organizzati direttamente dagli Ordini e
dai Collegi professionali anche d’intesa con le Università, altre forme di tirocinio, altamente
professionalizzante ed equamente retribuito, da svolgersi secondo modalità stabilite dai singoli ordini
professionali, Il tirocinio dovrà potersi compiere anche durante il periodo degli studi universitari,
purché Sotto il controllo diretto degli Ordini e Collegi.

9. Determinare che il compenso spettante al professionista sia fissato con accordo consensuale delle
parti, e solo in caso di mancata determinazione consensuale si applichino le tariffe professionali che
devono essere fissate con decreto del Ministro della Giustizia, sentito il Consiglio di Stato, su proposta
dei Consigli nazionali degli Ordini, avuto riguardo agli standards qualitativi delle prestazioni e tenuto
conto dell’interesse generale. Per le prestazioni professionali riservate e per quelle di evidenza pubblica
i ribassi massimi non dovranno essere superiori al venti per cento dei minimi tariffari. Non si ritiene
possibile eliminare il ricorso tariffe minime, legalmente vincolanti, perché esse garantiscono il cittadino
fruitore del servizio.

10. Assicurare il riconoscimento legislativo alle associazioni delle “nuove” professioni, le cosiddette
non regolamentate, che devono restare ben distinte rispetto alla sfera ordinistica, e quindi “non
concorrenti”, al fine di evitare pericolose confusioni o sovrapposizioni di competenze. Le associazioni
di professioni non regolamentate devono ricomprendere i professionisti che esercitano attività non
riservate in esclusiva dalla legge dello Stato, e che pertanto non rìvestono un ruolo di pubblico interesse
o di interesse generale.

11. Stabilire che l’attività professionale può essere svolta in forma individuale o a mezzo di società tra
professionisti, anche se appartenenti ad Ordini diversi. Per le attività più strutturate, può essere assunto
come modello anche l società a base capitalistica, fermo restando il principio dell’esclusione del socio
di puro capitale, onde assicurare l’autonomia dell’agire professionale, In ogni caso però va previsto un
sistema di norme organico e compiuto.

12. Stabilire che la pubblicità professionale non è mai concepita come espressione di una liceità
indiscriminata, secondo modalità commerciali e mercantili che non appartengono al mondo delle libere
professioni.

13. Preservare l’autonomia delle Casse previdenziali: le Casse di Previdenza a favore dei liberi
professionisti, nate storicamente da esigenze diverse avvertite dalle singole categorie, sono oggi
patrimonialmente solide, a differenza di altri enti pubblici di previdenza, e sono in grado di offrire,
mediante oculati investimenti, adeguati rendimenti pensionistici. Pertanto la loro autonomia va difesa
strenuamente dagli attacchi di esproprio che provengono da altre proposte di riforma.

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                              Cronistoria della riforma delle professioni

1997 - L’antitrust rileva un sistema professionale troppo rigido su accesso, barriere territoriali e tariffe minime

1999 - Piero Fassino, ministro della giustizia, prova a riformare il sistema. L’intento naufraga .

2001 - Si modifica la Costituzione. Le regioni conquistano la competenza legislativa concorrente e cominciano a
legiferare.

2003 - La commissione Vietti licenzia un testo condivise da gran parte delle professioni. Un fronte trasversale
dice no.

2005 - Ci prova il ministro della giustizia, Roberto Castelli. Niente da fare neanche In questo caso. Finisce la
legislatura.

2005 - L’Antitrust avverte che il sistema è ancora ingessato. E si appella alle forse politiche per riformare il
sistema.

2005 - La commissione europea, intanto, avvia diverse 2005 procedure dl infrazione nei confronti dell’Italia su
avvocati, architetti, ingegneri.

2006 - La Corte costituzionale ha nel corso di cinque anni annullato tutte le leggi regionali In materia di
professioni

2006 - A luglio Bersani fa approvare le sue liberalizzazioni a sfavore degli ordini. Via i minimi tariffari e i
divieti su pubblicità e società.

2006 - A ottobre le rappresentanze ordinistiche scendono in piana per protestare. Esultano le associazioni non
regolamentate

2006 - A dicembre il ministro della giustizia fa approvare In consiglio dei ministri un disegno di legge delega.

2007 - A febbraio li ddl del guardasigilli passa all’esame della                       Camera. Che, intanto, avvia l’indagine
conoscitiva in materia.

2007 - Approvato ad ottobre il dlgs di recepimento della direttiva 2007 qualifiche che, fra le altre cose, apre la
strada al riconoscimento legislativo per le associazioni di professionisti non iscritti agli
ordini

2008 - Presentato a gennaio il testo base Mantini-Chicchi, compendio di cinque proposte di legge compresa
quella del governo. Negli stessi giorni il disegno di legge dl iniziativa popolare del Cup (ordini) arriva

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          Il ministro Scotti ha messo a punto il regolamento di organizzazione del mingiustizia

                                      Saltano poltrone a via Arenula
                        Dovranno essere cancellati sei posti da direttore generale

Saltano teste al ministero della giustizia. Quelle di sei direttori generali e di un direttore regionale.
Dovrebbero essere depennate le direzioni generali del contenzioso e dei diritti umani, quella di statistica
e quella bilancio e contabilità del Dipartimento dell'amministrazioni penitenziaria.
Per adesso si tratta solo di conti fatti sulla carta e toccherà con ogni probabilità al nuovo governo
prendere la difficile situazione. Ma la strada è ormai quasi tracciata. Il ministro della giustizia Luigi
Scotti, infatti, ha predisposto lo schema di regolamento di organizzazione del ministero della giustizia,
previsto da uno dei decreti legislativi sull'ordinamento giudiziario relativo al decentramento di via
Arenula (240/2006), dovendo peraltro tenere conto delle disposizioni della legge finanziaria 2007
finalizzate alla razionalizzazione e ottimizzazione delle spese e dei costi delle amministrazioni statali. Il
testo è stato inviato per le osservazioni ai capi dipartimento che, a quanto si apprende, non sono stati
morbidi, tanto da non escludere modifiche significative. Scotti ha intenzione di portare a termine il
lavoro portando il regolamento in consiglio dei ministri, anche se poi mancheranno i tempi per
un'approvazione definitiva entro la fine della legislatura. D'altra parte, il ministero della giustizia è tra
gli ultimi ministeri a non aver attuato la Finanziaria insieme a quello dell'interno, del lavoro, della
solidarietà sociale, della comunicazione e della salute. L'articolo 1 comma 404 della Finanziaria 2007
ha richiesto infatti a tutti i ministeri di ridurre gli uffici dirigenziali generali e non nella misura non
inferiore al 10% del totale e di eliminare duplicazioni organizzative, di gestire unitariamente personale
e servizi comuni, di riorganizzare gli uffici con funzioni ispettive, di ridurre gli organismi di analisi e
consulenza e di ridurre le dotazioni organiche in modo da assicurare che il personale utilizzato per
funzioni di supporto non ecceda comunque il 15% delle risorse umane complessivamente utilizzate da
ogni amministrazione. La relazione illustrativa spiega perché alcune di queste indicazioni sono
inapplicabili a via Arenula, caratterizzata dalla specificità dei singoli dipartimenti. Venendo al cuore
della questione, e cioè ai tagli, la relazione da conto del fatto che per quanto concerne gli uffici
dirigenziali generali, l'attuale dotazione del ministero della giustizia ammonta a 60 uffici, 31
all'amministrazione giudiziaria , 25 a quella penitenziaria e 4 alla giustizia minorile. Di conseguenza la
razionalizzazione nella misura del 10% conduce alla eliminazione di sei uffici dirigenziali generali.
Ogni dipartimento dovrà rinunciare a qualcosa. Il dipartimento affari di giustizia, guidato attualmente
da Augusta Iannini, perderà la direzione generale del contenzioso e dei diritti umani, con trasferimento
delle competenze al capo dipartimento. Il dipartimento organizzazione giudiziaria subirà
l'accorpamento in una unica direzione generale delle risorse delle direzioni generali del personale e beni
e servizi, la eliminazione della direzione di statistica (con il trasferimento delle competenze al capo
dipartimento) e la creazione di un ufficio non dirigenziale per la gestione del contenzioso nazionale
dell'intero ministero. Presso il Dap dovrebbe eliminarsi la direzione del bilancio della contabilità e
presso la giustizia minorile si va verso l'accorpamento delle direzioni personale e risorse. A questo
taglio, dovrebbe aggiungersi la riduzione da 16 a 15 del numero delle direzioni regionali previste dal
dlgs sul decentramento, di nuova istituzione. La seconda parte del regolamento si occupa poi di
disciplinare la distribuzione delle competenze tra l'amministrazione centrale e quella periferica. Claudia
Morelli

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                Giustizia: Scotti, nessun taglio stipendi magistrati onorari

(AGI) - Roma, 20 feb. - Sono del tutto infondate le voci circa un emendamento del ministero della
Giustizia contenente la previsione di un taglio agli stipendi dei magistrati onorari.
Lo afferma in una nota l’ufficio stampa del Ministero della Giustizia. i Il guardasigilli, Luigi Scotti -
prosegue la nota - infatti, si e’ impegnato per una riforma della magistratura onoraria e per creare un
sistema di determinazione delle indennita’ che premiasse l’impegno concretamente assicurato dai
magistrati onorari.
L’emendamento in questione, presentato prima in Finanziaria e poi nel decreto mille proroghe era
diretto - anche per tener conto di richieste provenienti dalla stessa magistratura onoraria - ad attivare
una modifica transitoria del sistema indennitario, sia pure a costo zero, per incentivare e riconoscere
l’impegno dei singoli magistrati onorari.
L’emendamento non e’ stato accolto e quindi l’indennita’ continuera’ ad essere calcolata senza poter
tenere adeguatamente conto del concreto impegno di ciascuno.(AGI)

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                           L'ufficio del processo non entra nel dl milleproroghe

                                                  Personale a secco

                                          E’ tramontata la riqualificazione

Tramonta definitivamente, almeno per questa legislatura agli sgoccioli, l'ufficio del processo e anche il
riordino dei compensi dei giudici onorari di tribunali e i viceprocuratori. Passa, invece, la proroga di sei
mesi della reggenza degli incarichi direttivi negli uffici giudiziari, per dare il tempo al Consiglio
superiore della magistratura di nominare i nuovi capi. È questo il quadro in materia di giustizia che
emerge in queste giornate concitate di discussione parlamentare intorno al decreto legge mille proroghe,
che da oggi affronta il voto dell'aula a Montecitorio. In commissione affari costituzionali maggioranza e
opposizione non hanno trovato l'accordo per l'inserimento degli emendamenti che istituivano in ogni
ufficio giudiziario il modulo organizzativo denominato ufficio del processo, aperto anche all'apporto di
praticanti legali, dottorandi e specializzandi. Con l'ufficio del processo tramonta anche il progetto di
riqualificazione del personale delle cancellerie e l'assunzione di altre 2800 unità. Secondo la
ricostruzione del sottosegretario alla giustizia Luigi Li Gotti, la opposizione avrebbe ritenuto pericoloso
dare il proprio assenso a una norme che avrebbe potuto favorire elettoralmente il centro-sinistra.
Delusione è stata espressa dalla Uil pubblica amministrazione, per la quale «l'approvazione
dell'emendamento del governo da parte del parlamento costituisce il presupposto per gli ulteriori
adempimenti amministrativi». Dito verso anche sul riordino dei compensi dei got e vpo. Il ministero
della giustizia avrebbe voluto risolvere una vecchia querelle che riguardava il pagamento delle attività
diverse dalle udienze (sentenze e decreti di citazione), finora bloccati dal ministero stesso da divergenze
interpretative della legge. L'emendamento prevedeva il pagamento di 50 euro per ogni giorno di
udienza e di 45 per ogni sentenza che definisce il processo, escluse quelle che incidono solo sulla
competenza, e per ogni verbale di conciliazione. Quanto ai vpo l'idea era quella di riconoscere, oltre i
50 euro a giorni di udienza, anche una indennità di 10 euro per ogni richiesta di emissione del decreto
penale di condanna e di altrettanti per l'intera attività di indagine. Attualmente i magistrati che hanno il
compito di sostituire le toghe ordinarie prendono indennità di 98 euro a udienza, cumulabili fino a un
massimo di due al giorno. Ilaria Cortesi

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                                              DIRITTO E GIUSTIZIA

      Gratuito patrocinio, al difensore si applicano le tariffe vigenti a fine causa

L’avvocato, che ha patrocinato gratuitamente, dev’essere pagato secondo le tariffe vigenti nel momento
in cui la causa si è conclusa e non secondo quelle in vigore durante il periodo in cui il giudizio era
ancora in corso. Lo ha affermato la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 6746 del 13 febbraio
2008 (qui leggibile nei documenti correlati), ha accolto il ricorso di un difensore che chiedeva un
compenso maggiore. Dopo aver assistito due donne, ammesse al gratuito patrocinio, il legale aveva
chiesto al Tribunale di S. Maria Capua Vetere la liquidazione dell’onorario. Il giudice campano gli
aveva accordato 6500 euro. Contro questa disposizione aveva fatto ricorso la procura chiedendo di
ridurre la somma. Il Tribunale lo aveva accolto riducendo l’importo: poco più di 2000 euro. Contro
questa decisione l’avvocato ha fatto ricorso in Cassazione vincendolo in parte. Prima di tutto perché, a
suo parere, il compenso doveva essere liquidato secondo le tariffe vigenti quando la causa si era
conclusa. E poi perché andava aumentato del 20 per cento per ciascun imputato difeso. Qui erano due e
se ne doveva tener conto. La quarta sezione penale della Suprema Corte ha accolto accolto il primo
motivo del ricorso affermando che «gli onorari di avvocato, diversamente dai diritti di procuratore,
vanno liquidati sulla base delle tariffe vigenti nel momento in cui le attività professionali sono condotte
a termine». Sul fronte dell’aumento proporzionale al numero degli imputati difesi, invece, la
Cassazione ha mosso qualche perplessità: infatti, si legge in fondo alle motivazioni, «l’aumento del 20
per cento della parcella in caso di assistenza e difesa di più parti con identica posizione processuale non
è obbligatorio ma è rimesso al potere discrezionale del giudice, il quale, ove escluda l’aumento, dovrà
dar conto delle ragioni per le quali non ritiene che il professionista abbia svolto un’attività professionale
in qualche misura maggiore per il fatto di avere dovuto difendere più parti». (deb.alb)

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                       Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA

            Cassazione – Sezione quarta penale – sentenza 15 gennaio - 13 febbraio 2008, n. 6746
                                 Presidente Campanato – Relatore Galbiati
                              Pm De Sandro – conforme – Ricorrente Costanzo

                                                          Fatto e diritto

1. L’avv. Umberto Costanzo, difensore di fiducia delle costituite parti civili Michele Cantone e Margherita
Bimbo, ammesse al gratuito patrocinio, nel procedimento RG 7/01 definito innanzi al Tribunale di S. Maria
Capua Vetere - Sezione Distaccata di Caserta -, chiedeva la liquidazione del compenso spettante.
Il Giudice liquidava la somma di Euro 6.500,00 per onorari oltre accessori.
2. Il P.M. presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere proponeva opposizione, ai sensi degli artt. 84 e 170
D.P.R. 115/2002, rilevando che l’importo riconosciuto si palesava eccessivo, poiché il Giudice non aveva
applicato correttamente la tariffa penale avendo preso in considerazione le tabelle attualmente in vigore (D.M. 8-
4-2004 n 127) anche per prestazioni professionali effettuate in epoca precedente; altresì erano state computate
delle prestazioni non contemplate dalla tariffa penale.
3. Il Tribunale di S. Maria Capua Vetere - giudice monocratica - rideterminava gli onorari spettanti al difensore,
tenendo conto dell’effettiva attività svolta dal predetto e delle tabelle in vigore al momento in cui le singole
prestazioni erano state compiute; liquidava, quindi, l’importo di Euro 2021,00 oltre accessori.
4. L’avv Costanzo avanzava ricorso per cassazione.
Osservava che l’opposizione fatta valere dal P.M. avrebbe dovuto essere dichiarata inammissibile perché del
tutto generica. Nel merito del provvedimento adottato dal Giudice monocratico del Tribunale di S. Maria Capua
Vetere in sede di opposizione, rilevava che questi aveva violato l’art. 3 comma 1 del D.M. n. 127/2004 Tariffa
Penale che prevedeva l’aumento della parcella del 20% in caso di assistenza di più parti aventi la stessa posizione
nello stesso procedimento. Aggiungeva che erroneamente il Giudice aveva applicato tariffe diverse da quella
attualmente in vigore di cui al citato D.M. del 2004, atteso che la giurisprudenza di legittimità era costante nel
ritenere che gli onorari vanno liquidati in base alla tariffa in vigore nel momento in cui l’opera complessiva
professionale è stata portata a termine. Chiedeva l’annullamento del provvedimento con o senza rinvio.
5. Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione rappresentava che il ricorso poteva essere parzialmente
accolto ed in tal senso chiedeva l’annullamento dell’ordinanza impugnata con rinvio.
6. Il ricorso può essere accolto per quanto di ragione.
Si osserva, in primo luogo, che il P.M. nel suo atto di opposizione ha in verità mosso delle doglianze specifiche
in ordine alla liquidazione operata dal Giudice del processo, e quindi sicuramente ammissibili.
Nel merito degli altri motivi di ricorso, va detto che l’orientamento di questa Corte di legittimità è consolidato
nell’affermare che gli onorari di avvocato, diversamente dai diritti di procuratore, vanno liquidati in base alla
tariffa vigente nel momento in cui le attività professionali sono condotte a termine (v. così tra le altre, Cass. 8-2-
1996 n 1010; Cass. 20-11-1998 n. 11736; Cass. 15-6-2001 n. 8160).
D’altro canto, la Corte di Cassazione ha pure ripetutamente affermato che l’aumento del 20% della parcella in
caso di assistenza e difesa di più parti con identica posizione processuale (per la tariffa penale v. art. 3 D.M. n.
127/2004) non è obbligatorio ma è rimesso al potere discrezionale del giudice, il quale, ove escluda l’aumento,
dovrà dare conto delle ragioni per le quali non ritiene che il professionista abbia svolto un’attività professionale
in qualche misura maggiore per il fatto di avere dovuto difendere più parti. (v. in tema, Cass. 14-5-1997 n. 4235).
7. Pertanto, il provvedimento oggetto di ricorso va annullato con rinvio al Tribunale di S. Maria Capua Vetere. Il
Giudice monocratico in sede di rinvio dovrà appunto applicare, in riferimento agli onorari di avvocato, l’ultima
tariffa in vigore all’epoca in cui l’attività difensiva si è esaurita, e cioè, per la vicenda in esame, il D.M.
127/2004.
Parimenti, il Giudice dovrà specificamente motivare in ordine al riconoscimento o meno della richiesta
maggiorazione per la difesa svolta di più parti.

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La Corte di Cassazione 4^ Sezione Penale annulla l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere.

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                                                          APCOM

                      Bologna, Tribunale al collasso, stato di agitazione
                               Avvocati furiosi per cancellerie chiuse il lunedì

Bologna, 21 feb. (Apcom) - Si è arrivati quasi al "collasso" e alla "impossibilità di gestione". Così gli
avvocati di Bologna proclamano lo stato di agitazione e chiedono al ministero della Giustizia di essere
ascoltati per denunciare la grave situazione che si è creata sotto le due torri.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione del Tribunale di chiudere le cancellerie
civili al lunedì, come denuncia il presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati, Lucio Strazziari.
"E' un provvedimento inaccettabile - si legge sul Corriere di Bologna - che limita gli avvocati
nell'esercizio della loro professione e, cosa ben più grave, va a ledere il diritto alla difesa dei cittadini.
Siamo stanchi questo non è che l'ennesimo di una serie di provvedimenti analoghi, che avrebbero
dovuto essere temporanei e invece paiono cronici". Il presidente facente funzione del Tribunale, Bruno
Berlettano, si difende: "Si tratta di un provvedimento (quello di chiudere le cancellerie civili al lunedì,
ndr.) d'emergenza, per rimediare a una situazione gravissima".
"Chiudere per un giorno la cancelleria non servirà nulla - lamentano i sindacati in un documento -
aumenteranno solo le code e i disagi, già costanti, negli altri giorni".

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                                                     ITALIA OGGI

                    Dal Cnf il Codice del legale e l'osservatorio sulle leggi
Tutto quello che un avvocato non può non sapere in un click. È on-line, sul sito del Consiglio nazionale
forense, il Codice dell'avvocato, una banca dati realizzata dal Cnf e dalla Ipsoa che offre la
documentazione più aggiornata e completa sulla professione forense. Tramite essa si potranno
consultare tutti i testi «sacri» della professione: l'ordinamento, la disciplina della pratica e degli esami,
la disciplina delle società tra professionisti, la disciplina sulla privacy e quella sull'antiriciclaggio. Oltre
i testi normativi, saranno in rete anche i codici deontologici, italiano e europeo, la giurisprudenza del
Consiglio nazionale forense, i pareri e le circolari. «La banca dati verrà aggiornata in tempo reale con
tutte le novità normative, regolamentarie giurisprudenziali», garantisce Lucio Del Paggio, tesoriere del
Cnf.

                  E ora gli avvocati valuteranno l'impatto economico della legislazione
E’ stato costituito presso il Consiglio nazionale forense l'Osservatorio interdisciplinare sugli effetti
economici della legislazione. Svolgerà attività di ricerca e di studio in campo giuridico ed economico.
L'Osservatorio si prefigge il compito di promuovere iniziative (gruppi di ricerca, convegni, seminari,
pubblicazioni) al fine di approfondire e discutere, in particolare, l'impatto economico di vecchi e nuovi
provvedimenti legislativi. Inoltre, l'organo ha tra i suoi obiettivi anche quello di fornire un importante
strumento di dialogo nel mondo legale, nonché di analisi delle possibili ricadute che, da e verso
l'Avvocatura, la produzione normativa può avere nei confronti della collettività.

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