CINEASTI, MEZZADRI, CONTADINI, ALLEVATORI IL CINEMA: BRACCIA STRAPPATE ALL'AGRICOLTURA? 8
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maggio 2015 5,50 € CINEASTI, MEZZADRI, CONTADINI, ALLEVATORI… IL CINEMA: BRACCIA STRAPPATE ALL’AGRICOLTURA? INCHIESTE Come ci vedono gli altri. Il cinema italiano visto dalla stampa estera FOCUS Il cinema in Germania DISCUSSIONI Il "caso" Maccio Capatonda ANNIVERSARI 50 anni dopo I pugni in tasca di Marco Bellocchio
EDITORIALE diGianni Canova DOBBIAMO IMPARARE DAI CUOCHI? S ono severi, inflessibili, sfer- ma sono sempre discutibili, cri- zanti. Emettono i loro giu- ticabili e opinabili, mentre quelli dizi con la solennità di ora- sui fornelli e sulla cucina no? coli. Sanno trasformare le loro Merito della cucina, demerito opinioni soggettive e di gusto del cinema? Merito dei cuochi, (mi piace/non mi piace) in valu- demerito dei cinefili? Se nessun tazioni oggettive e incontroverti- critico di cinema è mai diventato bili (è fatto bene/è fatto male). un guru come Cracco o Bastiani- Soprattutto, sono inappellabili: ch ci sarà pure un perché. Dove nessuno mette in discussione i sta il problema? Nell’incapacità loro giudizi, nessuno osa pren- dei critici di cinema di essere dere le distanze dalle loro valu- credibili? O nell’incapacità del tazioni. È così, punto e basta. sistema di conferire al critico di Ipse dixit. Chi viene giudicato cinema il carisma che Master- ascolta il verdetto, china la testa Chef dà ai cuochi? O, ancora, nel e ringrazia. Anche se il verdetto fatto che il cinema è comunque è negativo. Anche se il giudizio è un luogo di discussione e di de- una stroncatura, espressa per di mocrazia, mentre la cucina è il più in forma sprezzante. luogo del canone e del dogma? Dovremmo interrogarci, noi che Travolti dalla retorica del cibo viviamo di cinema, sul modello che – complice EXPO2015 – sta di critico/giudice proposto da dilagando ovunque, e sta occu- una trasmissione televisiva di pando tutti gli spazi di discus- culto come MasterChef. Perché sione collettiva e perfino di co- nessun critico di cinema ha mai struzione identitaria, dovremmo avuto l’autorevolezza dei cuochi provare tutti insieme a dare qual- di MasterChef neanche quando che risposta a queste domande. investito del mandato di essere Perché forse è lì che si annidano “giudice” e non solo critico (ad alcuni dei nodi irrisolti che stran- esempio nelle giurie dei festi- golano e soffocano tutto il siste- val…)? Perché i giudizi sul cine- ma del cinema italiano.
8½ NUMERI, VISIONI EDITORIALE 26 CAMPAGNA VS CITTÀ: E PROSPETTIVE COSÌ RISCOPRIAMO DEL CINEMA ITALIANO DOBBIAMO 01 IMPARARE IL RESPIRO DEL MONDO DAI CUOCHI? di Nicole Bianchi di Gianni Canova e Stefano Stefanutto Rosa Bimestrale d’informazione interviste a e cultura cinematografica Marco Bonfanti SCENARI Michelangelo Frammartino Iniziativa editoriale realizzata Giulio Manfredonia da Istituto Luce-Cinecittà 04 VERSO EXPO 2015 Franco Piavoli in collaborazione con ANICA FRA ARCADIA e Direzione Generale Cinema E RURALISMO: LA VITA 30 UNA PASSIONE AGRICOLA NEI CAMPI SECONDO di Chiara Gelato IL CINEMA ITALIANO di Gianni Canova 06 SOGNANDO COSA NON MI PIACE Direttore Responsabile Progetto Creativo UNA DECRESCITA FELICE. DEL CINEMA ITALIANO Giancarlo Di Gregorio 19novanta communication partners IL RITORNO ALLA NATURA CI SALVERÀ, DA OLMI 32 GABRIELE SALVATORES: Direttore Editoriale ALL’UTOPIA DI WINSPEARE. “BISOGNA TROVARE Creative Director Gianni Canova di Cristiana Paternò IL CORAGGIO Consuelo Ughi Vice Direttore Responsabile DI INNOVARE” Cristiana Paternò Designer 08 TIPOLOGIA AGRARIA di Claudia Catalli Claudia Antonazzo, Giulia Arimattei, DEL CINEASTA ITALIANO Capo Redattore Matteo Cianfarani, Valeria Ciardulli, con un fumetto Stefano Stefanutto Rosa Lorenzo Mauro Di Rese, di Andrea Guglielmino Serena Paratore INCHIESTE In Redazione 10 ODORE DI LETAME Carmen Diotaiuti Stampa ed allestimento O PUZZA SOTTO AL NASO? 34 COME CI VEDONO Andrea Guglielmino Arti Grafiche La Moderna di Luca Mastrantonio GLI ALTRI Via di Tor Cervara, 171 - 00155 Roma di Gianni Canova Coordinamento redazionale 12 FIGLI DELLA TERRA DG Cinema Distribuzione in libreria di Andrea Guglielmino 35 NON SOLO DOLCE VITA Iole Maria Giannattasio Joo Distribuzione e Andrea Festuccia di Giulia Lauricella Via F.Argelati,35 - Milano Coordinamento editoriale 14 IL DUCE TREBBIA IL GRANO 42 GLI STRANIERI Nicole Bianchi Registrazione presso il Tribunale di Angela Prudenzi CI GUARDANO di Roma n° 339/2012 del 7/12/2012 di Micaela Taroni Hanno collaborato 16 ZAPPA E MACCHINA Roberto Andò, Pedro Armocida, Direzione, Redazione, DA PRESA, IL FUTURO Matteo Bittanti, Alice Bonetti, Amministrazione DEL PIANETA Alida Cappellini, Claudia Catalli, Istituto Luce-Cinecittà Srl di Valentina Neri INNOVAZIONI Alessandra Comazzi, Cristina Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma Comencini, Palmira Di Marco, Tel. 06722861 fax: 067221883 18 GLI ANDROIDI PASCOLANO 44 FRONTE DEL CORTO Federica D’Urso, Nicoletta Ercole, redazione@8-mezzo.it PECORE ELETTRICHE di Cristiana Paternò Andrea Festuccia, Silvia Finazzi, www.8-mezzo.it di Matteo Bittanti Chiara Gelato, Michele Gottardi, Giulia Lauricella, Giovanni Licheri, Chiuso in tipografia il 20/04/15 20 SLOW GAMING: Anton Giulio Mancino, Andrea CIBO PER LA MENTE INNOVAZIONI 2 Mariani, Luca Mastrantonio, di M.B. Francesca Medolago Albani, 47 L’ITALIA? Italo Moscati, Valentina Neri, 22 TELE AGRICOLTURA È UNA NATURA MORTA Italo Petriccione, Angela Prudenzi, di Alessandra Comazzi di Roberto Andò Ilaria Ravarino, Rossella Rinaldi, Giovanni Spagnoletti, Micaela Taroni 24 ADOTTA UN PROSCIUTTO SUL WEB di Palmira Di Marco DISCUSSIONI 50 IL GIORNO PRIMA DELL’ITALIANO MEDIO di Pedro Armocida
SOMMARIO FATTI ANNIVERSARI INDICE Dossier di DG Cinema APP 8 E MEZZO e ANICA 86 A 50 ANNI DA Scaricala gratuitamente I PUGNI IN TASCA e scopri i contenuti esclusivi 52 GREEN MOVIE: 70 ERNESTO DE MARTINO QUANDO IL SET REALISMO E FOLKLORE 87 NON SI PUÒ SEMPRE 10 TIPOLOGIE DIVENTA ECOSOSTENIBILE NEL CINEMA ITALIANO AVERE VENTISEI ANNI! DI AGRICOLTORI di Federica D’Urso, DA “FILMCRITICA”, 1952. di Anton Giulio Mancino NEL CINEMA Silvia Finazzi, di Andrea Mariani Video Iole Maria Giannattasio, 91 INTERVISTA Riso Amaro (Giuseppe De Santis) Francesca Medolago Albani A MARCO BELLOCCHIO: Intervista a Carlo Lizzani QUELLE COINCIDENZE FOCUS GERMANIA LEOPARDIANE AGRICOLTURA E CACCIA di Ilaria Ravarino di A.G.M. PER COMBATTERE LA MORTE CINEMA ESPANSO 74 DEUTSCHE CINEMA UN VERO REGISTA 58 L’ARMADIO AGRICOLTORE - DELLE MERAVIGLIE 77 CINEMA PER IL PUBBLICO: PUNTI DI VISTA WERNER HERZOG di Nicole Bianchi IL “CASO” FACK JU GÖHTE Video 92 SROTOLATE IL TELO Werner Herzog - 60 LA GRANDE GUERRA 80 “ARRIVANO I TEDESCHI” - NELLE SCUOLE! Nosferatu’s backstage SUL GRANDE SCHERMO DIE DEUTSCHEN KOMMEN? di Cristina Comencini 10 Questions for Werner Herzog di Michele Gottardi di Giovanni Spagnoletti 94 BUSTER KEATON I VERI ORTI OGGI 62 LA CARNE NELLA CAVERNA SONO IN CITTÀ RIDIVENTA VERBO. DEI RICORDI Video DAVID CRONENBERG INTERNET di Italo Petriccione Video intervista al conduttore FUORI DI SÉ E NUOVI CONSUMI di “Orto e mezzo” di Gianni Canova 82 LA RIVINCITA L’AGRICOLTURA 64 GIRANDO A CINECITTÀ DEL PRE INDUSTRIALE 96 BIOGRAFIE È LA SALVEZZA a cura di Alida Cappellini, di Carmen Diotaiuti Giovanni Licheri, LA FABBRICA E IL CINEMA Nicoletta Ercole, Italo Moscati Video Video intervista a Felice Farina GEOGRAFIE e Francesco Pannofino NEL MONDO 84 IL NOVECENTO INTERSTELLAR AGROGEOGRAFICO SECONDO LA FAO 68 UN TAPPETO ROSSO di Nicole Bianchi Video PER IL CINEMA Masterclass Università Tor Vergata INDIPENDENTE intervento di L.G. Bellù - Global di Rossella Rinaldi Perspectives Studies
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia di Gianni Canova B ucoliche o Georgiche? Il dilemma – ci piaccia o no – è ancora quello. Dove affondano le radici agrarie del nostro immaginario? In quale delle due visioni della campagna e dell’agricoltura deline- ate da Virgilio più di 2000 anni fa? Nell’idoleggiamento della campagna come locus amoenus di pace e serenità, in cui passeggiano e gorgheg- giano leggiadri pastorelli (Bucoliche) o nell’idea di agricoltura come modo di produzione e riproduzione della vita, e quindi come comples- sa e raffinata tecnica di coltivazione della terra (Georgiche)? Nell’anno di EXPO 2015, mentre Milano e l’Italia lanciano il tema Nutrire il pianeta mostrando di avere scarsa o nulla fiducia nelle capacità creative del ge- nio italico e della cultura nazionale (tanto da scegliere uno spettacolo simbolo – Le Cirque du Soleil – che viene dal Québec, una mascotte disegnata da una multinazionale dell’entertainment come la Disney e un’icona – L’albero della vita – che qualcuno sostiene copiata da un’installazione molto simile costruita a Singapore dall’architetto inglese Chris Wilkinson), forse è davvero il caso di andare un po’ in controtendenza e di acchiappare al volo l’occasione per provare a in- terrogarci sul nostro rapporto con l’idea stessa di agricoltura come tecnica base per garantire la nutrizione di noi stessi e del mondo in cui viviamo. A partire ovviamente dal cinema, e dall’immaginario che l’ha nutrito e fecondato. Che agricoltura ha raccontato, dunque, il cinema italiano? Il richiamo a Virgilio – dicevamo – è quasi obbligato. In primo luogo perché altre visioni classiche della natura e della campagna sono sopravvissute nel nostro cinema solo in forma residuale e marginale (penso ad esempio a Franco Piavoli, che con Il pianeta azzurro e Al primo soffio di vento si conferma come l’unico cineasta lucreziano del nostro cinema con- temporaneo). In secondo luogo perché quasi tutti i cineasti italiani che hanno celebrato la terra e la campagna si collocano nello spazio che separa ed unisce – appunto – le Bucoliche e le Georgiche, spesso in una posizione di sostanziale equilibrio fra le due opere e le due diverse visioni che le alimentano. L’Olmi di L’albero degli zoccoli, ad esempio, è bucolico o georgico? E il Bertolucci di Novecento? Il Rubini de La ter- ra? O, per tornare un po’ più indietro, il Blasetti di Terra madre (1931)? L’immaginario italiano ha sempre oscillato fra i due poli, anche se con una leggera e inconfessata, ma sostanziale, predilezione per il polo bu-
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 4-5 colico. La campagna nel nostro cinema è stata spesso vista e narrata come territorio di fuga. Come rifugio, come alternativa. Come luogo di una supposta, primigenia autenticità contrapposta all’inautenticità e all’ingannevolezza della vita urbana e più in generale della città. Il film di Blasetti – che già ai tempi Leo Longanesi definiva “il capolavoro della retorica rurale” – è in proposito esemplare: con un impianto oleografico da manuale, racconta di un grosso proprietario terriero (“il Duca”: il Duce?) che rinuncia a trasferirsi in città e decide di rimanere in cam- pagna proprio perché lì, tra i campi e i contadini, i sentimenti sono più autentici e le relazioni più vere. Che interpretazione dare di questa “at- trazione fatale” del nostro cinema (e del nostro immaginario…) per la vita dei campi? Vi si può rintracciare una critica alla civiltà dello spreco e del consumo in nome di un’auspicata “decrescita felice”, come ipotizza il bel pezzo di Cristiana Paternò nelle pagine che seguono? O una moda radical-chic che sfoga nel ruralismo arcadico la propria “coscienza in- felice”, come lascia intendere – sempre nelle pagine che seguono – il pezzo di Luca Mastrantonio? La mia impressione è che l’agricoltura sia stata spesso la panacea con cui aggirare le irrisolte distorsioni e contraddizioni della nostra moder- nità. Quanto più la società italiana non è riuscita ad assorbire le con- traddizioni del moderno, tanto più ha cercato nella campagna una via di fuga o una valvola di sfogo. Lo si vede bene nel cinema di questi ultimi mesi, dove l’esplosione sociale della crisi economica genera un numero incredibile di pellicole che celebrano il ritorno alla terra, la risco- perta della masseria, la rivoluzione dell’agriturismo: da Noi e la Giulia a Sei mai stata sulla luna?, è tutto un pittoresco rifiorir di bucoliche leggiadrie, di amori agresti, di fallimenti che si riscattano uscendo dal mondo infido e inautentico della città. L’ideologia di base è ancora quel- la che nel 1968 – mentre l’umanità si accingeva al viaggio sulla Luna – celebrava la pastorizia come ultima residua forma di libertà dell’uomo moderno nel celentanesco Serafino diretto da Pietro Germi: il rustico sarà anche un idiota primitivo, ma è pur sempre un idiot savant. E tut- tavia il suo è un sapere anarchico e individualista, interessato solo a sé e al proprio piacere. Come dire: se c’è un insegnamento virgiliano che l’immaginario italico non ha mai digerito è la celebrazione del lavoro collettivo come dono invece che come condanna, è l’invito ad imparare dalle api a costruire un modello sociale coeso basato sul- la condivisione delle risorse e sulla dedizione alla causa comune. Lo stoicismo delle api cantato nel IV libro delle Georgiche, insomma, noi non l’abbiamo mai particolarmente apprezzato. Nel nostro cinema, non a caso, non ce n’è traccia. Che sia per questo che EXPO 2015 non mostra gran fiducia nelle risorse autoctone? Forse teme che il nostro immaginario, più che dall’idea di nutrire il pianeta, sia mosso dalla smania di nutrire se stesso.
sognando una decrescita felice. - il ritorno alla natura ci salvera, - da olmi all’utopia di winspeare. di Cristiana Paternò I l ritorno alla terra per il cine- è forse il più lampante esempio e barattano i prodotti dell’orto Le meraviglie (2014), che si nutre ma italiano contemporaneo contemporaneo In grazia di Dio con il necessario a una vita sem- di autobiografia nel disegnare il corrisponde a un movimen- di Edoardo Winspeare (2013), ci- plice. Winspeare si basa sulla ritratto di Gelsomina e delle sue to di denuncia del capitalismo nema civile e cavalleresco girato teoria dei tre stadi della vita di sorelle in una famiglia di apicol- avanzato, un sogno di decrescita in un paesino di 450 abitanti del Kierkegaard (vita estetica, etica tori. Il rapporto con le api e col felice, una nostalgia di relazioni Salento, realizzato a km zero, e religiosa) per dar forma all’u- miele ha qualcosa di mistico e di tra uomo e uomo, e tra l’uomo con gente del luogo e scambi di topia agricola che per lui, che ha magico. Le quattro sorelle abita- e la natura, che sembravano ir- cibo e di doni. Quasi una versio- scelto di restare a Sud, è natura no nella campagna tosco-laziale rimediabilmente perdute. Dun- ne femminile dei Malavoglia che e lignaggio. Gli stessi concetti con il padre Wolfgang, un tede- que è un ritorno che si intreccia affronta gli esiti drammatici della usava il britannico Julien Tem- sco che ha scelto questa vita in inestricabilmente a urgenze so- congiuntura economica attuale ple nel suo Requiem for Detroit? nome di un’ideologia alternativa, ciali, istanze politiche e sopras- e suggerisce che sia possibile ri- (2010), documentario sulla ca- tipica degli anni della contesta- salti spirituali. Dopo il notevole trovare pratiche meno alienate/ pitale mondiale dell’industria zione. E così il padre continua caso dell’opera di esordio di alienanti, riprendere il respiro automobilistica divenuta città di strenuamente a proteggere la Giorgio Diritti Il vento fa il suo lasciando anche lo spettatore macerie, decadenza e miseria, sua famiglia dalle minacce del giro (2005) che narra proprio libero di sperare a contatto con che solo una rinascita green, con mondo moderno: la tecnologia, la scelta di diventare pastore questa comunità di donne di età la diffusione degli orti urbani, i soldi, la televisione. I suoi vi- di un ex professore di francese diverse che, messe in ginocchio potrà redimere. cini di casa preferiscono usare che trova casa nelle valli occita- dalle cartelle di Equitalia, si ritro- Meno idilliaca, più contrastata, i diserbanti, lui combatte per un ne della provincia di Cuneo, ne vano in una masseria diroccata la visione di Alice Rohrwacher in ideale di purezza che non è puli-
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 6-7 zia e cozza con le norme igieni- tre passi (2003), esordio di Sal- tena alimentare dove l’elemento sorte. Sono troppo poveri per che imposte dalla Comunità Eu- vatore Mereu, autore sardo che della pietas è introdotto dalla permettersi l’obbligo scolastico. ropea. È un ribelle, come quasi dalla terra ha continuato a trarre contadina che si avvicina alla tutti i personaggi che il mondo ispirazione anche in Sonetàula “povera bestia” rivolgendosi con Ma è naturalmente Bernardo contadino ha ispirato al cinema, (2008) dal romanzo di Giuseppe dolcezza alla creatura terrorizza- Bertolucci a fare della vita conta- ma un ribelle che le nuove gene- Fiori e nelle opere seguenti. ta dall’imminente fine. dina il rispecchiamento perfetto razioni faticano a capire. della Storia d’Italia nel secolo Amore per i poveri, stupore di Ma la brutalità di questi mondi breve con quel monumento che La ribellione, la critica al consu- fronte alla natura e visione cri- antichi – in cui, su tutt’altro ver- è Novecento (1976, ancora una mismo, la scelta di campo dalla stiana sono la spina dorsale del sante stilistico, si immerge an- quasi coincidenza di date con parte dei diseredati sostanziano film italiano più giustamente ce- che il Michelangelo Frammarti- Olmi e i Taviani). La storia di due la poetica di Pasquale Scimeca, lebrato sull’argomento, L’albero no osservatore alla De Seta di Le amici, forse fratelli perché Olmo il regista di Aliminusa (Paler- degli zoccoli di Ermanno Olmi quattro volte (2010) – è al centro potrebbe essere figlio bastardo mo) che fin dai suoi esordi (La (1978). Olmi, che a tanti anni anche della visione di Paolo e del padrone, nati nello stesso donzelletta, 1987) ha adottato di distanza considera lo spirito Vittorio Taviani in Padre padrone giorno, il 27 gennaio del 1901, è nel suo cinema una dialettica contadino come l’unica salvezza (1977), quasi coevo del film di la storia di tutti noi, dei nostri avi città/campagna, che sottende per l’umanità soggiogata dalla Olmi. Sulla scorta del romanzo diretti. Delle lotte e delle rivendi- poi quella ricchi/poveri, scri- tirannia dell’artificiale e dello autobiografico di Gavino Ledda cazioni di una parte, della brama vendo, tra Vittorini e Giovanni spreco, trova ovunque elementi i due registi toscani racconta- di potere e del conformismo Verga (ancora), una contro-sto- di grazia e di incanto nella duris- no la pastorizia come schiavitù dell’altra, dell’eterno fascismo in ria degli ultimi. Oggi approdata sima vita dei poveri contadini del familiare: il film si apre proprio cui una certa Italia finisce sem- al cristianesimo, come nel più Bergamasco nell’Ottocento. Una con la scena del piccolo Gavino pre per riconoscersi e dell’antifa- recente Biagio (2014), dove il vita che non è certo un’Arcadia portato via a forza dalla scuola scismo che sempre le si oppone. protagonista lascia Palermo e la da rimpiangere come sottolinea- elementare, che aveva da poche sua famiglia agiata per ritirarsi a no i volti segnati dalla fatica di settimane iniziato, per essere contatto con la natura alla ricer- veri montanari, la lingua aspra costretto a badare al gregge da ca di un senso dell’esistenza. Per e chiusa, la neve e il freddo. La solo, sulle montagne. Il bambi- un certo tempo, prima di trovare scena dell’uccisione del maiale no se la fa addosso in piedi in la sua vocazione, lavora anche sotto la pioggia, nella sua ine- mezzo ai compagni, che ridono come pastore sulle Madonìe. vitabile violenza, riassume be- di lui, mentre il padre padrone La pastorizia è anche al centro nissimo la poetica contadina di spiega alla maestra che toccherà del primo episodio di Ballo a Olmi. Un atto imposto dalla ca- presto anche agli altri la stessa
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 8-9
ODORE DI LETAME O PUZZA SOTTO AL NASO? I l letame come sintomo d’a- derne, mentre lui è un bifolco more? Sì. In campagna non disoccupato. Troppo poco chic. è solo un rifiuto animale, ma Oggi la campagna si è presa la una risorsa del ciclo naturale e rivincita. Anche in città, dove al persino un potente afrodisiaco. metrosexual, ovvero l’ambiguo Il cinema Così, almeno, nella commedia androgino inurbato, si è affian- Sei mai stata sulla luna?, film cato il lamber-sexual, il tipo di Paolo Genovese dove Raoul finto-boscaiolo. Se gli antropo- radical-chic Bova interpreta Renzo, il fattore di una masseria pugliese, ve- logi d’azzardo puntano sul sa- pio-sexual, cioè il tipo, maschile e il mito dovo troppo bello per restarlo ancora a lungo, con un figlio a o femminile, che seduce con la mente e con la mente gode più del ritorno carico e un flirt apatico con una che con il resto, in Italia convie- veterinaria. Come da copione, ne scommettere sul rural-chic, sedurrà la milanese Guia, gior- visto il diffuso ritorno alla cam- alla campagna, nalista di moda, donna incante- vole e concentrata solo sul lavo- pagna – reale o immaginario – che stiamo vivendo; anche per perche- quanto - ro, tutto glam e cinismo: l’happy il peso dello storytelling nel rac- end però, al profumo inebriante conto del cibo legato alla terra, e glam fare di letame, prende forma grazie dalle campagne mediatiche della - a una soluzione di rural design Coldiretti, la confederazione de- parigino, apoteosi di quanto sia gli agricoltori nata democristia- il contadino. - chic fare il contadino. Oggi più na, ai supermercati del lusso che mai. alimentare, come Eataly del ren- Vent’anni fa, infatti, era diverso. ziano Oscar Farinetti. È di segno opposto per esempio Una prova? Il letame. Per Arte- di Luca Mastrantonio la parabola del film Ragazzo di mio-Pozzetto, era l’occasione di campagna (1984), di Pipolo e situazioni comiche di autoironia, Franco Castellano, con Renato come la scena in cui descrive la Pozzetto nei panni di Artemio, sua giornata tipo: “Sto carican- un bamboccione del contado do letame – dice Pozzetto –, poi che tenta la fortuna a Milano; trasporto il letame, poi spargo qui viene raggirato in tutti i modi il letame” per poi concludere, e deve lottare per non farsi cor- dopo aver messo in moto l’Ape- rompere dalle diavolerie della car: “Praticamente, una giorna- modernità, tanto da tornarsene ta di merda!”. Per Renzo-Bova, a casa con la coda tra le gambe; vent’anni dopo, la merda è in- e le donne? Alla fine sceglie di vece afrodisiaca: puzza, sì, ma è sposare l’unica ragazza del pae- chic. Quando Guia gli rinfaccia se, molto più genuina e autenti- di averle mentito sul suo lavoro, ca di quelle che ha conosciuto in lui ribatte che sì, spalare merda città, che non volevano sposarlo lo “rilassa”, ma non poteva dir- perché si credevano troppo mo- glielo: “Ti avessi detto che per
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 10 - 11 vivere spalo merda mi avresti pugliesi doc, da Sergio Rubini e guardato?”. Dunque lei rilancia Emilio Solfrizzi. Praticamente, e vince la schermaglia amorosa: un film a chilometro zero, che “A noi snob l’idea del contadino si inserisce in un filone ricco di che puzza ci può piacere”. pellicole bucoliche, per lo più Quando Guia definisce Ren- comico-sentimentali. L’archetipo zo-Bova “arrogante, ottuso, nazionalpopolare è Serafino di oggi puzzava di merda di vac- Pietro Germi con Adriano Celen- ca”, la collega capisce che è già tano (1968), mentre il processo innamorata, benché resti una di radicalizzazione chic ha avuto “stronza” che considera “l’unica il suo apice con Io ballo da sola, puzza” sopportabile “quella che di Bernardo Bertolucci, con la ha sotto il naso!”. Ne è consa- campagna toscana diventata pevole anche Guia, che verso la una specie di Eden ritrovato, per fine abbandona la masseria per- pochi, cioè i ricchi. O gli imbuca- ché: “Ho provato a immaginare ti, come Checco Zalone. il classico finale dove lei lascia In Sole a catinelle (2014) il co- tutto e si trasferisce in campa- mico pugliese fa un’efficace gna per il latte appena munto parodia delle campagne radical da bere e l’inebriante puzza di chic e suggerisce anche la nuova letame”, ma non fa per lei, dice, frontiera del vero turismo rurale a meno che Renzo-Bova non tro- low cost: il Molise di zia Ritella. vi un luogo per entrambi. Che In mezzo, ovviamente, c’è la è quello che succede nel finale, Puglia, nuova patria del cinema con un colpo di scena assai “lie- bucolico per le bellezze natura- to” – parola che condivide con li e per i soldi dell’Apulia Film “letame” la radice latina, laetus, Commission: è la Puglia il nuo- cioè fertile e rallegrato. vo set di tante commedie rural È tutto vero, sostiene Bova, che sentimentali, come Mine vagati nelle interviste sottolinea come (2010) di Ferzan Ozpetek. Ma con il padre condivida la passio- nella maggior parte dei copioni, ne per la campagna, vicino Rie- la città e la campagna restano ti: “Ho un ottimo rapporto con due mondi separati, con Sei mai le galline e le api. Sono sempre stata sulla luna? invece si arriva stato amante degli alberi e mi alla sintesi perfetta: dalla mas- piace anche tantissimo stare seria pugliese alla zattera-orto con gli asinelli”. Anche il cast galleggiante sulla Senna, a Pa- risente dei canoni della ruralità rigi, via Milano. Design urbano, chic. Sono molti, infatti, gli attori molto rural chic.
FIGLI DELLA TERRA di Andrea Guglielmino e Andrea Festuccia I documentari, da Joris Ivens ai Videofarmers, fino al recente progetto promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per individuare attraverso un concorso le buone prassi fra i giovani agricoltori under 40. E ssendo l’agricoltura una delle principali risorse economiche del nostro Paese è abbastanza naturale considerarla come una componente che abbia contribuito a formarlo anche cultural- mente. Il cinema documentaristico non ha fatto eccezione, a volte con scopi didascalici o divulgativi, ma spesso anche facendo del tema agricolo il viatico per affondare le unghie e scavare nell’anima profonda del nostro Paese, nella sua accezione più terranea, magica e antropologicamente rilevante. Durante gli anni della dittatura fasci- sta il cinema ignorava per lo più lo stato di miseria in cui si trovavano le fasce sociali contadine, e si limitava a dipingere la realtà secondo un’immagine frivola, mondana, con la cosiddetta cultura dei “tele- foni bianchi”. L’attenzione crescente verso un cinema etnografico e verso una contaminazione tra cinema e antropologia si avverte già dal 1959, con la prima edizione del Festival dei Popoli: la piena con- sapevolezza della possibilità di usare il cinema come strumento di indagine etnografica e antropologica, accompagnata anche da sup- porti di tipo scientifico e psicanalitico, si sviluppa sempre di più. Tra i documentari di impostazione etnografica, che ebbero il coraggio di denunciare la miseria e l’arretratezza che dilagavano nel Mezzogior- no d’Italia, si ricorda in particolare L’Italia non è un paese povero di Joris Ivens, commissionato da Enrico Mattei per mostrare il pro-
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 12 - 13 CONTENUTO EXTRA Video Pastori a Orgosolo e Fra me e la Terra. Scarica la app gratuita 8 e mezzo. gresso e l’innovazione a seguito anche per l’epica narrativa di Vit- mica delle aree rurali. Sviluppo Il livello richiesto, sia in termini della scoperta dei giacimenti di torio De Seta, ad esempio nel rurale vuol dire quindi inclusione di tecnica formale che di conte- idrocarburi, di gas e metano in breve documentario Pastori di sociale, multifunzionalità delle nuti, è molto alto. Molti i registi Val Basento. Il film finì invece Orgosolo (1958) che poi sarebbe aziende, rispetto dell’ambiente che si sono cimentati in questi per mettere in luce, attraverso le diventato la base per il suo ca- e produzione di energie rinnova- anni con documentari in HD del- immagini, un contesto del tutto polavoro Banditi a Orgosolo. Di bili: gli agriturismi, le fattorie di- la durata di circa 15 minuti. Dal opposto e non corrispondente produzione più recente (2007) dattiche, gli orti urbani, i mercati Salone del Gusto, che ha dedi- alla celebrazione dell’Italia del Biùtiful cauntri di Esmeralda contadini, la crescita del settore cato due rassegne speciali nelle boom economico. Realizzato Calabria, Andrea D’Ambrosio e del biologico sono solo alcuni edizioni del 2012 e del 2014 a “Vi- con la collaborazione dei fratelli Peppe Ruggiero (Nastro d’argen- esempi pratici di un’agricoltura deofarmers”, fino al Festival “Ci- Taviani, Valentino Orsini, Tin- to e Globo d’oro) sul tema della moderna che ha incorporato in nemambiente” e ad Eataly, o an- to Brass e con il commento di crisi dei rifiuti in Campania, che sé il concetto di sviluppo rurale, e cora al Festival “Sguardi Altrove” Alberto Moravia, fu censurato, tratta delle discariche abusive, i cui benefici sono per tutti i citta- e alle platee della Commissione rimontato, e il negativo origina- di ecomafia e delle conseguen- dini. Il progetto si chiama “Nuo- Europea a Bruxelles, molte sono le fatto sparire. Una copia della ze dell’inquinamento sull’alleva- vi Fattori di Successo”, oggi alla state le vetrine per un progetto versione integrale si salvò grazie mento, in particolare delle peco- quarta edizione, e si propone di che serve sia a far comprendere alla valigia diplomatica usata re, e sull’agricoltura. individuare attraverso un concor- ad altri giovani (non necessa- da Brass, come raccontato in Il tema rurale è dunque ancora so le buone prassi fra i giovani riamente del settore) le molte Quando l’Italia non era un paese un elemento importante nell’at- agricoltori under 40 che hanno opportunità offerte dal settore povero, film documentario di Ste- tuale menù del cinema docu- usufruito dei fondi del Program- agricolo, sia a trasferire buone fano Missio su quelle travagliate mentaristico del nostro Paese. ma di Sviluppo Rurale regionale. pratiche fra agricoltori stessi, sia vicende. Ivens, e i cineasti che In questa prospettiva assume Ogni anno, per girare i documen- per evidenziare tali benefici al ne seguirono le orme, riuscirono rilievo un progetto relativamente tari in HD (che entrano a far par- pubblico generico. a cogliere il lato nascosto e cto- recente (parte dal 2011) promos- te della raccolta “Videofarmers” nio del Sud, la potenza dei suoi so dal Ministero delle Politiche - www.reterurale.it/videofarmers) rituali, scoprendo come fosse Agricole, Alimentari e Forestali sui primi tre agricoltori della gra- possibile catturare l’elaborazione nell’ambito della Rete Rurale duatoria, vengono selezionati di un mito che consentiva alla Nazionale. Il “concept” alla base tre giovani registi. Nella fase di povertà di uscire sublimata, so- è semplice: lo sviluppo rurale lancio della selezione, vengono pravvivendo a se stessa. Esisto- incontra il cinema, attraverso le coinvolte anche le migliori scuo- no almeno tre versioni di questo buone pratiche portate avanti le di cinema italiane, che sono film: quella montata dal regista, dai giovani agricoltori. L’Unione state sollecitate a dare pubblici- la versione rimontata dalla RAI Europea, attraverso la Politica tà di questa opportunità ai loro con una lunga intervista a Enrico Agricola Comune, non sostiene allievi o ex-allievi o comunque Mattei e la versione “industriale” più soltanto la produzione di registi che gravitino attorno alle con il commento in inglese. Il materie prime alimentari, ma an- loro attività e che abbiano meno mondo agricolo ha fatto da base che la crescita sociale ed econo- di 40 anni.
di Angela Prudenzi
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 14 - 15 ne. Meglio alle mondariso, come sono chiamate. Mussolini per loro ha fatto molto, o così viene narrato. Asili nido, ambulatori, dormitori modello sono a dispo- sizione delle lavoranti stagionali accanto alle risaie - con buona pace di Giuseppe De Santis e Raffaello Matarazzo che nel do- poguerra fotografano ben altre realtà. Difatti un cinegiornale del 1937 squaderna un titolo inequi- vocabile, Le mondariso, grate per La visione agricola nei Cinegiornali Luce, le provvidenze prese a loro bene- per veicolare messaggi di propaganda ficio dal regime, procedono con secondo criteri incredibilmente moderni ed efficaci. rinnovato fervore al lavoro nei campi, e non meno diretto è uno Ma la realtà è quella di una nazione in pericoloso del 1944, L’assistenza dell’Opera bilico tra modernità e miseria endemica. Maternità ed Infanzia ai figli delle mondariso. Eppure, dietro le immagini en- fatiche e i commenti magnilo- quenti, traspare in controluce la L a figura del Duce che a torso nudo ammucchia uno dopo l’al- del cotone in Sicilia (1940). Una fotografia di un’Italia contadina tro i fasci di grano, è impressa nella memoria di molti in ma- pletora di immagini costruite ad povera e arretrata. I volti delle niera indelebile. Il titolo del cinegiornale del 1935 che la immor- arte elogiano la macchina come donne e degli uomini che urlano tala, Mussolini si cimenta nella trebbiatura del grano, ne sottolinea insostituibile compagna dell’uo- “Duce… Duce” durante l’aratura lo sforzo operato per il bene comune. Il condottiero, in appena due mo nel lavoro di aratura, treb- sono segnati dalla fatica in una minuti, diventa icona del sacrificio condiviso, simbolo del rinnova- biatura, tosatura, concimazione maniera indelebile. I cinegiornali mento che passa per le campagne dove ai contadini piegati dalla e chi più ne ha più ne metta. costituiscono proprio per que- fatica viene chiesto di aprirsi a un’idea di agricoltura più moderna. Mentre l’altro tassello fonda- sto la testimonianza preziosa Un messaggio diretto, amplificato da immagini comprensibili anche mentale, le bonifiche, è mostra- di una vasta area del Paese es- da una platea per la gran parte analfabeta. to con sfoggio di dighe, argini, senzialmente rurale dove la po- All’inizio degli Anni ‘20 la percentuale di italiani che non sa legge- risanamenti. E le bonifiche sono polazione piegata dalla miseria re e scrivere è del 21%, stime per difetto che non tengono conto celebrate con commenti enfatici e dalle malattie endemiche vive dell’analfabetismo di ritorno. Percentuali che salgono enormemente che parlano di come “le regolate in condizioni precarie, spesso nelle zone rurali, dove scarse sono le scuole a disposizione della acque del fiume creano la vita condividendo gli spazi angusti popolazione. È in questo contesto che Mussolini, una decina di anni laddove regnavano l’acquitrino con gli animali da allevamento. prima di mostrarsi intento a trebbiare, accoglie con slancio l’idea e la malaria”. Ad accompagna- Un’Italia umile e miserabile che, di un’istituzione dedicata alla diffusione cinematografica quale l’I- re la propaganda, inaugurazioni proclami a parte, rimarrà a lungo stituto Luce-L’Unione Cinematografica Educativa. Siamo appena parate e sopralluoghi se non del tale se un’inchiesta parlamenta- agli inizi dell’avventura, però il cinema è già percepito come mezzo Duce in persona quantomeno di re del 1951 denuncia la presenza di propaganda privilegiato, facilmente attivabile in tutto il Paese e ministri e alti gerarchi. Il regime di 869.000 famiglie accalcate in costantemente arricchito in forza della produzione serrata di do- si prende cura dei lavoratori ed è case fatiscenti localizzate soprat- cumentari e cinegiornali. Non c’è da stupirsi se un anno dopo la lì, in prima fila, a loro sostegno. tutto nelle campagne. I contadi- fondazione del Luce, il 1925, gli operatori lavorano a pieno ritmo e Nonostante la vocazione moder- ni e i braccianti nei cinegiornali sfornano documentari dai titoli quanto mai eloquenti: uno per tutti, nista, i cinegiornali non dimen- alla fine appaiono per quello che La battaglia del grano. ticano inoltre di lodare il lavoro sono, un’umanità provata, digni- Tuttavia è con l’avvento dei cinegiornali che la comunicazione rag- più duro e forzatamente manua- tosa nella miseria, spina dorsale giunge la massima potenza offensiva. La loro costruzione è pensata le dei contadini, uomini o donne di una nazione in pericoloso bi- per veicolare il messaggio secondo criteri incredibilmente moderni: che siano. Tra queste ultime, un lico tra tradizione e modernizza- titoli incisivi; chiarezza di contenuti; cinepresa dritta sui soggetti posto d’onore spetta alle mondi- zione. protagonisti (piane, paludi, contadini, trattori, grano, funghi); mon- taggio il più possibile ritmico; didascalie o, con l’avvento del so- noro, commenti quanto mai efficaci. Gli argomenti presi in esame sono, di volta in volta, quelli cari al progetto di modernizzazione delle coltivazioni che porta con sé la diffusione di macchine come trattori o trebbiatrici accanto alla bonifica di terre paludose a lungo incoltivabili. I titoli dei cinegiornali, non meno dei contenuti, parlano di un’Italia in evoluzione che gioca nelle campagne una battaglia di straordi- CONTENUTO EXTRA naria importanza: Semina meccanica alla Magliana (1931), La bo- Video Cinegiornali Istituto Luce. nifica della piana di Catania (1935), Celebrazione del I° centenario Scarica la app gratuita 8 e mezzo. della nascita di Francesco Cirio, creatore della moderna organizzazio- ne dei prodotti ortofrutticoli italiani (1936), Autarchia. Coltivazione
Zappa e macchina da presa, D a poco meno di un de- cennio è in atto un lento il futuro ripopolamento delle cam- pagne: si lasciano le caotiche città per tornare ai ritmi più vivibili della terra. Sono in molti a pen- del pianeta sare che il futuro vedrà un mas- siccio ritorno di forza lavoro all’a- gricoltura. Verrebbe da pensare che lo scenario immaginato da Christopher Nolan in Interstellar non sia poi così azzardato, ma gli eventi apocalittici non c’entra- di Valentina Neri no e nemmeno la crisi: il cambia- mento era già iniziato e ha a che vedere principalmente con la ne- cessità di vivere più sano, più in Il cinema si sta rivelando equilibrio con sé e l’ambiente cir- un prezioso alleato per l’agroecologia, costante. In una parola, con l’e- la nuova agricoltura basata cosostenibilità. Il lemma è diven- tato ormai comune e si applica a sul rispetto totale dell’ambiente. campi sempre maggiori. Non fa Aiuta a diffondere sapere e a migliorare eccezione il cinema che anche in Italia sta cercando di adeguarsi a la vita del contadino 2.0, come approfondito best practice e protocolli per pro- alla XII edizione delle Giornate Europee durre green. Ma questa è solo la del Cinema e dell’Audiovisivo. punta dell’iceberg. Sotto sotto il cinema sta supportando il nuovo contadino del XXI secolo, diven- tando strumento utilissimo per l’agroecologia, ovvero l’applica-
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 16 - 17 zione dei principi e dei concetti dell’ecologia all’agricoltura. Il tema è stato anche al centro di tre panel durante la XII edizione delle Giornate Europee del Cine- registi, Marco Antonio Pani e ma e dell’Audiovisivo, tenutesi a Paolo Carboni, hanno deciso di Cagliari e organizzate dalla Fon- seguire i pastori sardi nelle pro- dazione Sardegna Film Com- teste portate avanti tra il 2010 e mission in collaborazione con la terra. Oggi quelle conoscenze il 2012 per la rivendicazione del il MiBACT e con l’Associazione da fabbro vengono spiegate at- prezzo equo e la vigilanza sui F.E.R.T. - Filming with a Euro- traverso video in streaming sul prodotti importati da fuori dell’i- pean Regard in Turin. Durante sito dell’associazione e, grazie sola. Il loro documentario, Capo i lavori è stato possibile testare alla forza partecipativa del mez- e croce, realizzato selezionando come i contenuti green, associa- zo audiovisivo, rendono possi- scene da quasi 400 ore di gira- ti alle funzioni partecipative dei bile creare strumenti di lavoro to, è passato al Festival di Roma zione. Punta a mettere insieme prodotti audiovisivi, possono personalizzati e sempre migliori. 2013. Nel film emerge la volontà esperienze internazionali invece agevolare il lavoro dei campi, In Francia si stima che siano 300 di far capire a spettatori e istitu- il Festival delle Terre, strumento andando a convergere con l’u- le aziende agricole che utilizzano zioni quanto il comparto agropa- di educazione allo sviluppo che tenza dell’agricoltura organica e solo trazione animale. storale possa davvero essere un presenta la produzione del cibo deindustrializzata. Quali e come siano fatte le nuo- volano per la Sardegna, se solo nelle diverse forme del rapporto Mario Gala, filmmaker e pastore, ve ruralità in Italia lo racconta i pastori non fossero costretti a tra ambiente e uomo. Giunto ha portato a Cagliari il suo At-tra- invece Transumanza Tour, do- continui adeguamenti, e inde- alla XII edizione, in program- zione animale, documentario già cufiction in 6 puntate in cui un bitamenti, in nome di norme ma quest’anno in autunno in selezionato al Cinemambiente gruppo genovese folk, guidato e regolamenti imposti dall’U- concomitanza con la Giornata di Torino 2014, in cui segue un da un cantante ex pastore, gira nione Europea. Nel frattempo mondiale dell’alimentazione (16 gruppo di allevatori, veterinari, il Belpaese per incontrare le il lavoro per i pastori sull’isola ottobre, dedicata all’agricoltura guardie forestali e studenti di fattorie 2.0 al lavoro su colture diminuisce, la dignità persona- familiare), compone il proprio agraria capaci di coltivare ap- sperimentali e bioarchitettura. le crolla a picco e tanti prodotti cartellone selezionando opere pezzamenti solo con vecchi stru- Il duo di registi Alessandro Paci caseari tipici rischiano l’estin- tra circa 150 lavori proposti. Il menti agricoli trainati da cavalli e Valerio Gnesini, che ha realiz- Festival vuole farsi testimone o asini. Una dimostrazione con- zato il progetto anche grazie al delle alternative alla distruzione creta di come un’agricoltura più crowfunding, spera di mettere le dell’agrobiodiversità, attraverso sostenibile e in maggior sintonia puntate presto su qualche piat- l’occhio di chi partecipa diretta- con la natura sia effettivamente taforma online e intanto pensa mente, con gli strumenti della possibile. La trazione animale è alla seconda stagione. Altri due comunicazione audiovisiva, alla stata accantonata in Italia negli resistenza a questo modello di Anni ‘50 con l’arrivo delle mac- sviluppo e di chi è alla ricerca di chine agricole a motore, ma in soluzioni capaci di dare un futu- altri Paesi ha continuato a essere ro al pianeta. utilizzata e vive oggi un ritorno importante perché a basso im- patto ambientale, con investi- menti minimi. A volte nemmeno quelli. Come dimostra Prom- mata.org, associazione francese che trent’anni fa ha insegnato alle popolazioni africane come lavorare il ferro per realizzare at- trezzi da far trainare per lavorare
gli androidi pascolano pecore elettriche di Matteo Bittanti Agricoltura videoludica: la coltivazione e l’allevamento in Farming Simulator, dove l’interazione con la “natura” si riduce a un gioco di polpastrelli: gestire una moderna fattoria, dissodando il terreno e seminando. Con un occhio al brand e uno a YouTube.
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 18 - 19 I n un segmento della cultura tipici dell’era post-industriale, basso, bassissimo costo. César to. La sottesa ideologia è espli- visuale dominato da sparato- per cui l’interazione con la “na- Chávez è morto invano. Non vi citamente capitalistica, dunque rie, massacri e dosi massicce tura” si riduce a un abile gioco è alcuna menzione degli effetti ricorsiva, tautologica, fine a se di ultraviolenza digitale, Farming di polpastrelli. Non ci si sporca ambientali prodotti dai pesticidi stessa: si vive per il profitto, il Simulator costituisce una piace- le mani: ai calli di olmiana me- o dagli organismi geneticamen- profitto viene reinvestito per vole anomalia, un bug virtuoso, moria subentra semmai la sin- te modificati. Del resto, il cosid- acquistare nuovi e più potenti un errore di sistema. Per chi non drome del tunnel carpale. L’ine- detto realismo videoludico è un macchinari, il gioco continua. lo sapesse, negli sparatutto in vitabile ingobbimento del fattore ossimoro, una contraddizione Gli animali da allevamento non soggettiva, il ricorso alla moto- è causato dall’orrida postura di in termini. Che si tratti di una hanno alcun valore intrinseco: sega ha un’unica funzione: la de- fronte allo schermo e non dal colossale illusione, è evidente a sono considerati semplice mer- capitazione dei propri avversari. carico di legname sul groppone. tutti. Non dimentichiamo che il ce e, non a caso, possono essere Proprio come in un film splatter. L’esperienza ludica di Farming termine “farm” oggi indica sem- acquistati dal menu che visualiz- In Farming Simulator, invece, Simulator è contemplativa, qua- pre più spesso le cosiddette ser- za veicoli ed equipaggiamenti. In viene usata per tagliare i tron- si zen: immerso in un paesag- ver farm - letteralmente, fattorie un regime neoliberista, non esi- chi degli alberi. Questo aspetto gio idilliaco e asettico, privo di di server - delle multinazionali ste alcuna distinzione tra cose e di assurda prevedibilità produce aromi escrementizi, scevro di della Silicon Valley in cui sono persone. effetti di dissonanza cognitiva. E ritmi frenetici e protetto da im- parcheggiate le fantasie banali di Tranquilla e serena, prevedibile, non è tutto: la simulazione agra- prevedibili e deleterie intempe- una generazione senza prospet- monotona: è la vita che sogna- ria sviluppata dallo studio sviz- rie, l’utente sperimenta una vita tive né futuro. no in molti. Gli americani, del zero Giants Games permette di agricola modellata sull’imma- Farming Simulator è, soprattut- resto, conducono un’esistenza gestire ogni aspetto di una mo- ginario pubblicitario dei mulini to, una simulazione di guida. Il di quieta disperazione da alme- derna fattoria, praticando attività immacolati. Anche il fango che culto del marchio, caratteristico no secolo. Paradossalmente, la che spaziano dal dissodamento incrosta i giganteschi pneuma- dei racing games, qui raggiunge ripetitività dell’azione e l’afasia del terreno alla semina, dall’irro- tici dei trattori è simulato. Gli il parossismo. In questo caso, del rurale simulato incoraggia- razione di fertilizzanti alla mie- scenari prevedono un bizzarro il “bolide” di cui fare sfoggio è no una fruizione prolungata, titura, dalla raccolta della frutta mélange di elementi architetto- una seminatrice o una sarchia- anziché demotivarla. In un’era alla potatura degli alberi, dall’al- nici e paesaggistici tipici della trice. Uno spandiconcime o uno segnata dall’ iper-stimolazione levamento alla vendita. campagna teutonica, italiana, spandiletame. Un estirpatore o e dalla gratificazione istantanea, Da un lato, Farming Simulator scandinava e nord americana: un rullo compattatore. Una treb- che maschera una situazione partecipa al revival della cultura l’effetto patchwork è destabiliz- biatrice o una sgranatrice. Un globale ormai prossima al collas- agraria esemplificato da feno- zante. Come tutti i videogame, frangizolle o una fresatrice. L’ul- so, l’immane banalità di Farming meni quali il movimento slow Farming Simulator conferisce tima edizione include centoqua- Simulator rassicura e tranquil- food, l’agriturismo, il gourmet agli utenti quel senso di poten- ranta veicoli e quaranta differenti lizza. Su YouTube ci sono video biologico e l’urban farming delle za, controllo e autonomia ormai produttori, tra cui New Holland, della durata di 20, 30 minuti rea- derelitte metropoli americane, alieno all’esistenza quotidiana. Ponsse, Case IH, Ursus, Fliegl, lizzati dai fans che illustrano det- tra gli esempi illustri spicca De- Questa favola agreste ignora de- Deutz-Fahr e altri nomi ugual- tagliatamente la raccolta virtuale troit, il cui downtown è oggi oc- liberatamente le reali condizioni mente impronunciabili. In tempi del grano. I giocatori si spostano cupato da orti e giardini. Come di un contesto industriale bruta- di austerità e crisi persistente, il a dieci chilometri all’ora su enor- dire: solo pomodori e zucchine le, dominato da una manciata di videogame consente di praticare mi pachidermi meccanici muniti sopravviveranno all’apocalisse. corporation, Monsanto in testa. quel consumo vistoso che, nella di lame, accompagnati da una Dall’altro, questa produzione La simulazione sterilizza ogni vita reale, è ormai diventato vir- colonna sonora dance. Com’è zurighese che vanta due milioni elemento potenzialmente con- tuale, appannaggio di un’elite. noto, gli androidi pascolano pe- di copie all’attivo è riconducibile troverso: non si fa alcun accenno Anche sugli schermi, il trattore core elettriche. ai processi di smaterializzazione all’uso e abuso di manodopera a è firmato, brandizzato, elabora-
N el 1993, George Ritzer pubblica un saggio de- stinato a diventare un classico, The McDonaldization of Society (in italiano, Il mondo alla McDonald, Il Mulino, 1997). Secondo il sociologo americano, le prerogative di McDonald’s basate sul sistematico sfrutta- mento delle risorse umane ed ambientali hanno prodotto ef- fetti deleteri. Lungi dall’essere una semplice multinazionale, McDonald’s è l’espressione più riuscita dall’imperialismo agro-a- limentare statunitense. Essa ha prodotto il fenomeno della “Mc- Donaldizzazione”: sinonimo di globalizzazione, questo insie- me di processi socio-economici prevede l’iper-razionalizzazione di pratiche lavorative modellate su una logica insieme industria- le - la produzione e consumo di merci (in questo caso, “cibo”) impostate su logiche tayloriste - e post-industriale, l’outsourcing della forza lavoro, la sostituzio- ne di tecnologia non-umana a quella umana, la riproducibilità universale dei principi di effi- cienza, calcolabilità, prevedibi- lità e controllo, il monitoraggio costante della manodopera, la mercificazione di individui e re- lazioni sociali. L’esito inevitabile della “McDonaldizzazione” è “la razionalità irrazionale” del Neoli- berismo, che nega ogni forma di dignità e integrità a tutte le parti coinvolte nei processi di pro- duzione e consumo. Non deve stupire che il termine “McJob” coniato dal sociologo Amitai di M.B. Etzioni nel 1986 e reso popola- re da Douglas Coupland di Ge- nerazione X (1991) per indicare occupazioni professionali mal retribuite, umilianti, degradanti e senza prospettive, sia entrato nel linguaggio comune. Per Rit- zer, la “McDonaldizzazione” rap- presenta la forma più subdola e avanzata dell’americanizzazio- Il videogioco a km zero e la “McDonaldizzazione” ne, ivi intesa come la diffusione “di idee, usanze, modelli sociali, di McDonald’s Videogame di Paolo Pedercini, industria e capitale americani nel game designer italiano che vive e lavora a Pittsburgh. mondo”. Tuttavia, anche tra la critica militante (di quel che re- Una sfida all’ideologia dominante in materia sta) della Sinistra, la “McDonal- di consumi alimentari. dizzazione” è stata largamente ignorata o sottovalutata. Sotto molti aspetti, McDonald’s Video- game (2006) di Paolo Pedercini, in arte Molleindustria, game de-
SCENARI Cinema e agricoltura in Italia 20 - 21 signer italiano che vive e lavora McDonald’s Videogame, Disney in primis. Schlosser di- a Pittsburgh, in Pennsylvania, prodotto nel 2006, scute inoltre i catastrofici danni è un adattamento videoludico è fruibile gratuitamente in rete ambientali causati da McDo- del saggio di Ritzer. Come ci a questo indirizzo: nald’s, descrivendo le condizioni ricorda il designer e architetto http://www.mcvideogame.com drammatiche in cui versano gli Mario Ricco: “oggi la realtà ha animali da allevamento e le tec- raggiunto una complessità tale la popolazione della “bontà nu- niche di manipolazione chimica da precludere ogni possibile trizionale” del fast food, nonché della carne per mezzo di aromi narrazione. Per comprendere corrompere le autorità al fine di “naturali”, solventi industriali e la contemporaneità non ci re- ottenere contratti e agevolazioni ormoni. In questo senso, il gioco sta altro da fare che simularla”. legislative. Nelle mani giuste, il ha anticipato i risultati del cele- McDonald’s Videogame è un videogioco - un medium basato brato documentario di Robert esempio riuscito di videogioco sulla quantificazione coatta (leg- the All-American Meal (2001, Kenner, Food inc. (2008). I “dan- anti-promozionale, una parodia gi: efficienza, calcolabilità, preve- pubblicato in Italia da Marco ni collaterali” della dieta McDo- interattiva che ricorda le tattiche dibilità e controllo) - può diventa- Tropea nel 2002), che Richard nald’s - un altro aspetto simu- di culture jamming praticate da re un potente strumento critico. Linklater ha adattato per il gran- lato efficacemente da Pedercini Adbusters. Il giocatore assume Pedercini ha abilmente trasfor- de schermo nel 2006. Schlosser - sono al centro di un altro ce- il ruolo del CEO di una corpora- mato le tesi di Ritzer - nonché di offre un raggelante resoconto lebre documentario, Super Size Jeremy Rifkin (Ecocidio. Ascesa e dell’industria del fast food, sof- Me (Morgan Spurlock, 2004). Il caduta della cultura della carne, fermandosi in particolare sulle regista si è sottoposto a un re- 2012) e Naomi Klein (No Logo, strategie di marketing di McDo- gime alimentare a base di ham- 1999) - in un’esperienza inte- nald’s, finalizzate a condizionare burger e patatine fritte prodotte rattiva, visualizzando le conse- le scelte dei più giovani attra- dalla catena di fast food: tre pa- guenze di azioni normalmente verso l’istupidimento collettivo sti al giorno, per trenta giorni. occultate dall’incessante attività e la sistematica espropriazione Al termine dell’esperimento le di pubbliche relazioni delle mul- del loro immaginario: si pensi sue condizioni di salute erano tinazionali. McDonald’s Videoga- agli Happy Meal che affiancano drammatiche: il consistente au- me illustra inoltre le penetranti ai micidiali hamburger gli altret- mento di peso (11 chilogrammi) analisi dell’Eric Schlosser di Fast tanto letali giocattoli di plastica, e del colesterolo è stato accom- Food Nation: The Dark Side of merchandise di altre corporation, pagnato da un consistente calo della libido, episodi di tachicar- dia, e dall’ispessimento del 13% della massa corporea. In realtà, a Spurlock sarebbe bastata una mezz’ora in compagnia di Mc- Donald’s Videogame per conclu- dere che il complesso agrario-in- dustriale nuoce gravemente alla salute. Com’era prevedibile, la parodia interattiva ha infastidito McDonald’s che, con involon- taria ilarità, ha rilasciato un co- municato stampa denunciando la faziosità dell’operazione. A tion agro-alimentare, il cui unico dieci anni dal debutto in rete, principio teleologico prevede la McDonald’s Videogame non ha massimizzazione dei profitti. La perso smalto. Semmai, il suo simulazione si svolge in quattro messaggio è di feroce attualità. scenari: la fattoria, il macello, il In un contesto neoliberista do- ristorante e il quartier generale minato da un ristretto numero di dell’azienda. Possiamo sfamare corporation, l’approccio disuma- il bestiame con grano geneti- nizzante al lavoro, la pratica del camente modificato prodotto deskilling e lo sfruttamento indi- dell’ennesima corporation ame- scriminato delle risorse animali ricana (Monsanto), oppure rici- e naturali caratteristico dell’a- clare le carcasse di altri bovini, graria industriale sono divenuti innescando devastanti epidemie standard. Epic fail. di mucca pazza. Possiamo inol- tre distruggere foreste pluviali e radere al suolo interi villaggi in quanto “incompatibili” con l’e- spansionismo-senza-limitismo di McDonald’s. Il giocatore deve inoltre applicare perverse strate- gie di marketing per convincere
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