Quel confine sottile tra discriminazione e reato - Associazione ...

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Quel confine sottile tra discriminazione e reato - Associazione ...
Quel confine sottile tra
                  discriminazione e reato
                  da                  - Luglio 14, 2020

                  Approdato in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, il
                  testo base della legge contro l’omotransfobia è ora al vaglio della
                  Camera e potrebbe entrare in vigore entro la fine dell’estate.

                  In realtà non si avverte la necessità di alcuna nuova legge in
                  proposito, posto che i dati dicono che l’Italia non è affatto un
                  paese omofobo, ma al contrario tollerante e inclusivo. A conferma
                  di ciò, l’Osservatorio sugli atti di natura discriminatoria del
                  Ministero dell’Interno (OSCAD) ha denunciato infatti che i casi

https://www.interris.it/intervento/confine-discriminazione-reato/                       22/07/20, 21:44
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registrati di aggressione per motivi di discriminazione
                  dell’orientamento sessuale sono stati soltanto 66 in due anni.

                  Attualmente la legge italiana già garantisce, infatti, giuste
                  condanne nei confronti di coloro che istigano o commettono atti
                  discriminatori o di violenza nei confronti di altri.

                  Tale reato difatti, normato dall’art. 604-bis del c.p., prevede pene
                  fino a sei anni di reclusione per: “propaganda e istigazione a
                  delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e
                  religiosa“; quando si ravvisi poi l’aggravante di: “odio etnico,
                  nazionale, razziale o religioso”, la condanna, normata dall’art. 604-
                  ter del c.p., è aumentata fino alla metà.

                  Il ddl Zan-Scalfarotto include come atti discriminatori anche quelli
                  basati “sul genere, orientamento sessuale o identità di genere”,
                  prevedendo alcune modifiche aggiuntive agli articoli in vigore sia
                  al 604-bis: “…o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità
                  di genere” che al 604-ter: “…o fondato sull’omofobia o
                  transfobia”.

                  Proprio in base alle leggi già esistenti, anche la CEI si è pronunciata
                  affermando che: “un’eventuale introduzione di ulteriori norme
                  incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui, più
                  che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire
                  l’espressione di una legittima opinione”.

                  A tale presa di posizione ha fatto eco il Cardinale Camillo Ruini
                  che, riprendendo il concetto di “dittatura del relativismo” elaborata
                  da Papa Ratzinger, ha messo in evidenza come : «In nome di alcune
                  idee si ritiene non solo di poterle affermare, ma di criminalizzare
                  idee diverse. E quindi un relativismo che diventa in realtà un
                  assolutismo».

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Perché proprio questo è il punto, quali sarebbero i parametri per
                  dimostrare la colpevolezza? Nel testo manca, infatti, una
                  definizione giuridica precisa del reato, per cui nel caso specifico
                  l’eventuale condanna verrebbe lasciata all’interpretazione dei
                  giudici.
                  Se passasse questa legge infatti potrebbe essere condannato, a
                  discrezione del magistrato, per reato di omofobia chiunque esprima
                  opinioni come: il matrimonio è solo tra uomo o donna o che
                  l’identità sessuale è un’unità anatomo biologica o ancora, non
                  sarebbe possibile dissentire dalla pratica della gestazione per altri,
                  come anche opporsi all’educazione Gender nelle scuole.

                  Il reato di opinione è oggetto giuridico assai complesso ed è assai
                  difficile, infatti, stabilire il confine tra il diritto alla libertà di
                  espressione e il pericolo di una limitazione sproporzionata e
                  incostituzionale dell’autonomia delle proprie idee. Il rischio è
                  rappresentato quindi dal fatto che, se non ci si allinea col “pensiero
                  unico”, si rischia realmente di esser passibili di condanna, oltreché
                  di isolamento.

                  Del resto è quanto accaduto all’autrice di Harry Potter J. K.
                  Rowling, che ha dovuto bloccare il suo account twitter per aver
                  affermato che i transessuali non possono esser considerati donne,
                  essendo il sesso, biologico. Si è arrivati finanche al punto che,

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sempre in funzione del “pensiero unico“, addirittura l’associazione
                  “Arcilesbica” è stata contestata dalla comunità LGBTQ per aver
                  assunto posizioni contrarie all’identità di genere, alla maternità
                  surrogata, alla prostituzione e alla pornografia.

                  Nel caso in cui passasse la legge Zan-Scalfarotto relativa al reato di
                  omotransfobia, sarà censurato e dovrà quindi essere cambiato anche
                  il catechismo della Chiesa cattolica? Relativamente
                  all’omosessualità, l’art. 2358 infatti precisa: “Devono essere accolti
                  con rispetto, compassione e delicatezza, a loro riguardo si eviterà
                  ogni marchio di ingiusta discriminazione”, affermando però all’art.
                  2357: “non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva
                  sessuale”, complementarietà uomo/donna.

                  O ancora dovranno essere evitati alcuni passi della Bibbia come
                  quello relativo a San Paolo: “Egualmente anche gli uomini,
                  lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di
                  passione gli uni per gli altri…” (Rm 1,26-27)? E ancora, il Santo
                  Padre sarà sempre libero di poter affermare: “Se c’è il dubbio di
                  omosessualità meglio non far entrare in seminario” esortando poi i
                  Vescovi ad un “attento discernimento”. (25.5.2018 -Vatican
                  Insider)?!

                  Il problema dell’omosessualità credo vada affrontata non tanto
                  attraverso l’inasprimento delle pene, come già dimostrato nel reato
                  di femminicidio dove non si è osservato un reale calo significativo
                  dei delitti pur con l’aumento delle condanne, quanto piuttosto con
                  la cultura del rispetto dell’altro indipendentemente dal colore della
                  pelle, dal sesso o dallo schieramento politico. Occorre però che
                  questa “cultura” abbia inizio fin da bambini in casa, per poi
                  proseguire nella scuola e completarsi sui luoghi di lavoro.

https://www.interris.it/intervento/confine-discriminazione-reato/                          22/07/20, 21:44
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Far comprendere il rispetto del diverso non significa insegnare
                  nelle scuole la cultura Gender o cambiare le favole dove non
                  esistono più Biancaneve e il Principe, significa piuttosto far capire
                  che il concetto di famiglia si raffigura nell’unione di un uomo e una
                  donna e che il fine di questa unione è rappresentata dalla
                  procreazione che assicura la prosecuzione della specie, ma nel
                  contempo significa anche educare al rispetto dell’altro, chiunque
                  esso sia.

                  Ecco quindi che una società così educata ridimensionerà l‘odiosa
                  piaga dell’aborto, non perseguirà più il “diritto” ad avere sempre e
                  comunque un figlio attraverso la Procreazione Medicalmente
                  Assistita (PMA) di qualsiasi tipo, con neonati con due mamme o
                  due papà, spesso frutto del mercimonio dell’utero in affitto,
                  attraverso lo sfruttamento di donne quasi adolescenti.

                  Il rispetto deve mirare quindi a educare i giovani alla “cultura
                  della vita” e non a quella della morte che oggi si cerca di
                  leggittimare attraverso la legiferazione sull’eutanasia. Solo così
                  credo si possa giungere a limitare qualsiasi tipo di reato, compreso
                  quello che, determinate lobby LGBTQ, vorrebbero perseguire con
                  l’approvazione di questa dannosa legge sulla omotransfobia.

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                  ne scusiamo con i lettori.

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