Prostituzione, la Corte costituzionale salva la legge Merlin. Ed inguaia Berlusconi .
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Prostituzione, la Corte costituzionale salva la legge Merlin. Ed inguaia Berlusconi.... ROMA -Le questioni di legittimità costituzionale riguardanti il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione, puniti dalla legge Merlin, sono state dichiarate non fondate. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte Costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha reso nota la decisione negativa sulle questioni sollevate dalla Corte d’appello di Bari e discusse nell’udienza pubblica del 5 febbraio 2019. Le questioni erano state sollevate con specifico riferimento all’attività di prostituzione liberamente e consapevolmente esercitata dalle cosiddette escort, nel corso del processo penale sulla vicenda delle cosiddette “escort” presentate nel 2008-2009 all’allora premier Silvio Berlusconi dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini. I giudici baresi sostenevano con una teoria alquanto singolare, che la prostituzione è un’espressione della libertà sessuale tutelata dalla Costituzione e che, pertanto, punire chi svolge un’attività di intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della prostituzione equivarebbe a compromettere l’esercizio tanto della libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene giuridico.
La Corte costituzionale ha ritenuto che non è in contrasto con la Costituzione la scelta di politica criminale operata con la legge Merlin, quella cioè di configurare la prostituzione come un’attività in sé lecita ma al tempo stesso di punire tutte le condotte di terzi che la agevolino o la sfruttino. Il relatore della causa è stato il giudice costituzionale Franco Modugno. Contro tale ipotesi si sono costituite in giudizio la Presidenza del Consiglio e alcune Associazioni di difesa dei diritti delle donne. In riferimento a queste ultime, tuttavia, in apertura dell’udienza la Corte ha respinto la richiesta. Nelle loro arringhe il collegio della difesa composto dagli avvocati Nicola Quaranta (che difende Tarantini), Ascanio Amenduni e Gioacchino Ghiro (legali di Massimiliano Verdoscia, anch’egli imputato nel processo di Bari) hanno sostenuto una linea di ragionamento a tratti comune, in base alla quale la legge 75 del 1958 (che porta il nome della senatrice socialista Lina Merlin, che la propose sessantuno anni fa) sarebbe “ormai disancorata dalla realtà” del mondo attuale, “una legge arretrata che fa di tutta l’erba un fascio, che considera tutte le forme di prostituzione uguali”, senza tener conto dei cosiddetti “sex workers” che decidono “per scelta libera e consapevole di prostituirsi“.
La nostra difesa, ha argomentato l’avvocato Quaranta, “non è insensibile al dramma della prostituzione coatta, degli schiavi del sesso dove l’intervento repressivo penale è doveroso”. A suo dire, però, “nel processo di Bari è emersa la realtà completamente diversa delle escort” e assimilare tali casi alle vicende nelle quali c’è sfruttamento e coercizione “sarebbe un vulnus alla libertà sessuale“. Ancora, l’avvocato Amenduni ha citato il caso di “Eurostat, che chiede di considerare nel calcolo del Pil di un Paese anche i redditi da prostituzione” e “la commissione tributaria di Trento, che ha assoggettato la prostituzione al calcolo e al pagamento di Iva e Irap”. A suo parere, lo Stato non può essere “schizofrenico, né scotomizzare (ossia rimuovere dalla propria coscienza, ndr) ciò che non vuole vedere“. Amenduni ha concluso chiedendo di ritenere fondata la questione di legittimità costituzionale o, in subordine, di rinviare al Parlamento auspicando “una rivisitazione” della legge Merlin, se possibile partendo dalle 12 proposte di legge sulla legalizzazione della prostituzione già depositate alle Camere.
Nel corso degli interventi della difesa i tre legali degli imputati Tarantini e Verdoscia hanno richiamato in più passaggi la recente decisione della Consulta sulla vicenda Cappato-dj Fabo, in materia di suicidio assistito, invitando la Consulta a tener conto della libertà dell’individuo di autodeterminarsi e della necessità di valutare la specificità del singolo caso. Di parere opposto l’ Avv. Gabriella Palmieri dell’ Avvocatura dello Stato , la quale in rappresentanza della Presidenza del Consiglioha chiesto l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale: “Il caso di dj Fabo ha ben pochi punti di sovrapponibilità con quello in discussione“, ha argomentato l’ Avv. Palmieri, ritenendo che sia piuttosto da valutare “il profilo fondamentale della dignità della persona, e parlo volutamente di persone e non di donne” – ha precisato – perché lo sfruttamento non è questione di genere. “Non una questione di buoncostume quanto piuttosto del rischio che un vuoto normativo produca un vuoto di tutela” a danno di soggetti più deboli. L’Avvocato dello Stato ha anche messo l’accento su un altro punto: è difficile, ha spiegato, “individuare il confine labile della volontarietà” di chi è coinvolto nel mercato del sesso a pagamento. A suo parere, i giudici del processo di specie avrebbero potuto dirimere la questione, senza adire la Consulta. Tuttavia, ha concluso, potrebbe
essere auspicabile “un’interpretazione evolutiva della legge Merlin che permetta al giudice di valutare il caso specifico e di ipotizzare l’insussistenza del reato“. La Corte ha respinto tutte le eccezioni ed ha ritenuto che il reato di favoreggiamento della prostituzionenon contrasta con il principio di determinatezza e tassativita’ della fattispecie penale. Questa la decisione della Consulta: Consulta_Legge Merlin Processo Berlusconi & escort: oggi la Consulta valuterà se la legge Merlin è incostituzionale ROMA – I giudici della Corte Costituzionale sono chiamati oggi a discutere e dirimere la questione relativa alla incostituzionalità della legge Merlin, sollevata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Francesco Paolo Sisto, difensori di Silvio Berlusconi, nel processo barese sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residenze estive dell’ex presidente del Consiglio dei ministri, Berlusconi, proprio mentre il vicepremier Matteo Salvini tornava a parlare nei giorni scorsi di modifica della legge
Merlin per la riapertura delle case chiuse, Il sostituto procuratore generale Emanuele De Maria si era opposto all’eccezione di anticostituzionalità: “è un lavoro che fa soffrire chi lo esercita – aveva detto – per questo, che lo di eserciti in locali di lusso o per strada, la sostanza non cambia“. Secondo il magistrato chi si prostituisce, di fatto, rinuncia alla libertà di scegliere. Berlusconi era stato rinviato a giudizio lo scorso 16 novembre dalla giudice Rosa Anna Depalo, secondo la quale “Il più delle volte al pagamento delle prestazioni” sessuali delle escort reclutate da Gianpaolo Tarantini “provvedeva lo stesso Berlusconi: e ciò non era propriamente indifferente per la reputazione interna ed internazionale di un presidente del Consiglio”. È questo il motivo per cui Silvio Berlusconi avrebbe mantenuto e pagato Tarantini inducendolo a mentire ai pm baresi che indagavano sulle escort. La giudice Depalo prima di disporre il rinvio a giudizio aveva affrontato le questioni relative alla competenza del Tribunale dei ministri e all’incompetenza territoriale, escludendo la prima e ribadendo la seconda. Dal procedimento giudiziario in corso era stata già stralciata e trasmessa per competenza alla Procura di Napoli, la posizione di Valter Lavitola, il quale – secondo i pm baresi – avrebbe fatto da tramite tra Berlusconi e Tarantini. I difensori di Berlusconi erano convinti che il giudice avrebbe tenuto conto dell’impegno politico del presidente , sostenendo “che questo processo non durerà molto e sarà un processo tranquillo, finalizzato al l’esclusivo accertamento della verità“., dimenticando che la Legge è e deve essere uguale per tutti. Anche per chi li ha portati in Parlamento.
la Corte Costituzionale La Corte Costituzionale dovrà quindi valutare oggi l’incostituzionalità della legge nella parte in cui punisce coloro che reclutano ragazze che hanno deciso di prostituirsi liberamente. Si sono costituite in giudizio contro tale ipotesi otto associazioni femministe e persino la Presidenza del Consiglio dei ministri. Il processo d’appello a Bari nei confronti dei quattro imputati già condannati in primo grado per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione: Gianpaolo Tarantini, condannato a 7 anni e 10 mesi, accusato di aver portato 26 giovani donne affinché si prostituissero al leader di Forza Italia, Sabina Began un anno e 4 mesi , ‘l’ape regina’ dei party berlusconiani, Massimiliano Verdoscia (3 anni e sei mesi) e il pr milanese Peter Faraone (due anni e sei mesi) , entrambi amici di ‘Gianpi‘, ì è stato infatti sospeso in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla questione. I giudici del Tribunale di Bari avevano trasmesso gli atti alla procura perchè valutasse la posizione di Silvio Berlusconi sull’ipotesi che abbia messo in atto
azioni per intralcio alla giustizia. Atti in procura anche per valutare l’ipotesi di reato di falsa testimonianza nei confronti di alcune delle ragazze portate da Gianpaolo Tarantini nelle ville di Silvio Berlusconi affinché si prostituissero. Sulla ipotesi che Berlusconi abbia poi pagato Tarantini perché fornisse una falsa testimonianza ai magistrati baresi che indagavano sulla vicenda delle escort, pende dinanzi al Tribunale di Bari un altro processo nei confronti dell’ex premier Berlusconi, imputato per induzione rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Il processo rinviato su richiesta della difesa di Silvio Berlusconi a dopo le elezioni Europee, inizierà il prossimo 17 giugno. Si tratta di Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro, Ioana Visan, Barbara Montereale e Dino Mastromarco, quest’ultimo ex autista di Gianpaolo Tarantini. Due di loro, Patrizia D’Addario e Terry De Nicolo, si sono costitute parti civili. In primo grado infatti i giudici non avevano riconosciuto loro alcun risarcimento. Processo escort, Berlusconi rinviato a giudizio a Bari BARI – Il gup del Tribunale di Bari dr.ssa Rosa Anna Depalo ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi per il reato di induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria sulla vicenda escort. Il processo inizierà il 4 febbraio 2019. Al termine dell’udienza preliminare il giudice ha dichiarato inoltre la propria incompetenza territoriale nei confronti di Valter Lavitola l’ex direttore de L’Avanti , disponendo la trasmissione degli atti ai magistrati di Napoli. Nel procedimento contro Berlusconi è costituita parte civile la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha rilevato il danno
d’immagine causato dalle condotte dell’ex premier, accusato di aver pagato le bugie di Tarantini. Secondo l’ ipotesi accusatoria avanzata dai pm Pasquale Drago e Eugenia Pontassuglia, Berlusconi, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio in carico, avrebbe fornito un lavoro e centinaia di migliaia di euro in denaro all’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, attraverso il tramite di Lavitola, affinchè mentisse ai magistrati baresi che indagavano sulle escort pugliesi portate nelle residenze estive dell’ex premier fra il 2008 e il 2009 e sui suoi manifestati desideri di entrare a fare affari con Finmeccanica (ora Leonardo s.p.a.). “Siamo tranquilli che a dibattimento in tempi rapidi il presidente Berlusconi sarà completamente assolto“, ha dichiarato l’avvocato Nicolò Ghedini, insieme con il collega barese Francesco Paolo Sisto (entrambi parlamentari “nominati”) e difensori di Silvio Berlusconi , a margine dell’udienza preliminare che si è conclusa con il rinvio a giudizio dell’ex premier Silvio Berlusconi, accusato di aver pagato Tarantini perché mentisse sulle escort. Proprio a causa degli impegni in parlamento dei due legali, l’udienza preliminare barese di Berlusconi probabilmente batterè ogni record: era in piedi dal 14 novembre 2014. Nel corso degli anni è stata rinviata prima per le elezioni del Presidente della Repubblica, poi per esaminare le intercettazioni telefoniche e le testimonianze delle ragazze, dopodichè per i motivi di salute dell’ex premier. Infatti la richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dalla procura di Bari giò quattro anni fa. Negli ultimi mesi, peraltro il procedimento è stato rinviato più volte per la situazione di emergenza che sta vivendo la giustizia barese, costretta in una tendopoli dopo la dichiarazione di inagibilità del Tribunale di via Nazariantz.
Resta in piedi parallelamente anche l’altro processo per il caso escort, quello in appello relativo alle donne accompagnate da Gianpaolo Tarantini fra il 2008 e il 2009 nelle dimore dell’allora presidente del Consiglio. Lo scorso 6 febbraio, dopo che l’ istanza era stata rigettata nel processo di primo grado la III sezione della Corte di Appello di Bari ha accolto la richiesta della difesa di inviare gli atti alla Corte costituzionale: per la prima volta a 60 anni dall’approvazione della legge Merlin del 1958, la Consulta è chiamata a esprimersi sulla incostituzionalità di alcune norme in essa contenute. I giudici costituzionali dovranno decidere nello speficico sull’attuale costituzionalità della pena per chi recluta donne che volontariamente si prostituiscono. . “Il rinvio a giudizio è giustificato dall’imponente materiale che legittima, secondo il giudice, l’esperimento dibattimentale. – ha sostenuto l’ avv. Sisto – La necessità di approfondimento del materiale probatorio è propria del dibattimento e non del giudizio di prognosi del gup. Comunque è stata una udienza preliminare in cui c’è stato ampio spazio per tutti, in cui i diritti sono stati ampiamente rispettati. Il dibattimento – ha concluso Sisto – sarà la fotografia di una difesa che secondo noi è più che sufficiente per ottenere l’assoluzione del presidente Berlusconi“,
Processo Ruby bis: lieve riduzione in appello delle condanne per Emilio Fede e Nicole Minetti ROMA – La Corte d’appello di Milano ha lievemente ridotto oggi le condanne inflitte nel processo di primo grado nei confronti dell’ ex- direttore del TG4 Emilio Fede e per l’ex igienista dentale diventata poi consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, rispettivamente a 4 anni e 7 mesi e a 2 anni e 10 mesi, per il processo d’appello “bis” sul caso Ruby bis, rispondendo dell’accusa di “favoreggiamento della prostituzione” per le serate organizzate e trascorse a Villa San Martino ad Arcore, residenza di Silvio Berlusconi. Respinte le richieste di assoluzione da parte delle difese di entrambi gli imputati. Durante l’udienza, l’avvocato Pasquale Pantano, uno dei difensori della Minetti, ha incredibilmente paragonato la situazione della sua assistita a quanto avvenuto nel caso di Marco Cappato con dj Fabo: “Fu una questione di libertà“, come nel caso di Fabiano Antoniani che decise per il suicidio assistito. Secondo la difesa della Minetti l’ex consigliera lombarda ha solo dato
un aiuto alle giovani ospiti alle serate di Silvio Berlusconi ad Arcore “nell’esercizio libero della prostituzione”, che rientra anche questo nella “libertà di autodeterminarsi” , paragandola al diritto dell’esponente dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni che ha aiutato Fabiano Antoniani, morto in una clinica svizzera con il suicidio assistito, nell’esercizio “di un diritto“, ossia la “libertà di decidere della propria vita“. Gli avvocati di Emilio Fede e Nicole Minetti avevano posto anche la questione di illegittimità costituzionale della legge Merlin, e chiesto in prima battuta l’assoluzione per i loro assistiti e in subordine hanno sollevato la questione di incostituzionalità del favoreggiamento della prostituzione quando “non c’è costrizione ma libero esercizio“. L ‘avvocato Pantano nella sua arringa ha detto: “Non si comprende come possa essere criminologicamente rilevante aiutare qualcuno nell’esercizio libero della prostituzione, in una società che si è evoluta rispetto alla prostituzione degli anni ’40 a cui si riferisce la legge Merlin. All’epoca non c’erano le escort che oggi si offrono liberamente”. Ed aggiunto: “Se non c’è violazione della sfera di libertà, come avviene invece nella tratta delle prostitute ‘schiave’, non c’è reato”. Per sostenere la propria tesi il legale si era richiamato anche all’ordinanza della Corte d’appello di Bari che ha deciso di inviare gli atti alla Corte Costituzionale sulla Legge Merlin nel processo d’appello sulle escort portate, tra il 2008 e il 2009, dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio. Nella scorsa udienza il sostituto Daniela Meliota della Procura Generale di Milano, aveva insistito sulla tesi del “sistema prostitutivo” per chiedere sia di respingere la questione di illegittimità costituzionale che la conferma delle condanne per Emilio Fede e Nicole Minetti, rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e a 3 anni. Il nuovo procedimento d’appello “bis” è conseguito alla sentenza della Cassazione del settembre 2015 che ha deciso di di rinviare gli atti ad un altro giudizio di secondo grado per colmare alcune “lacune motivazionali” della sentenza. Fede voleva “guadagnarci”. Il pg nel suo intervento ha spiegato che Fede (accusato anche di tentata induzione), favorendo la prostituzione per l’ex Cavaliere, voleva “guadagnarci” in termini economici e di “posizione” ed aveva il compito di portare “merce nuova” a villa San Martino. La Minetti, invece, aveva il ruolo “fondamentale” di fornire “abitazioni” a Milano per le ragazze. Le serate ad Arcore e il ruolo di Fede. Emilio Fede secondo il Pg, “aveva un preciso scopo per favorire la prostituzione selezionando” le ragazze da portare ad Arcore e che provenivano “dall’agenzia di Lele
Mora“, già condannato in via definitiva in questo procedimento. Secondo il giudice, il giornalista “voleva mantenere la sua posizione di direttore del Tg4 e la sua autorevolezza che gli derivava dal suo rapporto con Berlusconi, anche perché stava perdendo colpi e voleva ancora gloria e guadagni“. Il sostituto Procuratore Generale ha pure ricordato l’episodio del prestito milionario chiesto da Emilio Fede e Lele Mora all’ex premier e del quale il giornalista avrebbe poi trattenuto una parte. La Cassazione, ha ricordato il Pg, ha chiesto di approfondire gli elementi probatori relativi alla tentata induzione e al favoreggiamento della prostituzione di 6 ragazze (“sulle 33 totali“). Il magistrato ha parlato di quella “fase del bunga-bunga nella quale c’era un’atmosfera suadente e accattivante che influiva sulla fragilità delle ragazze, alcune appena 18enni“. Un altro legale dell’ex consigliera regionale Nicole Minetti, Paolo Righi, in un passaggio della sua arringa difensiva, ha detto che le ragazze che partecipavano alle serate di Arcore erano delle “aspiranti mantenute”. Sostenendo che avevano esclusivamente interesse a conoscere il presidente del Consiglio per fare carriera. “La legge Merlin – ha detto il legale – deve continuare a sanzionare giustamente la tratta delle schiave e non casi come questo“. Anche l’ avvocato Righi ha illustrato l’intenzione della difesa di sollevare davanti alla Consulta la questione di illegittimità costituzionale delle norme sul favoreggiamento della prostituzione nell’ambito del processo d’appello ‘bis’ sul caso Ruby bis. La difesa dell’ex consigliera regionale della Minetti aveva chiesto l’assoluzione,, in prima battuta, sostenendo che la “Minetti, occupandosi delle bollette e delle case delle ragazze, non ha favorito la prostituzione, ma ha favorito l’allora premier, gli ha fatto solo una cortesia“. Gli appartamenti delle cosiddette ‘olgettine‘, ha aggiunto il legale, “non c’entravano niente con l’attività prostitutiva, che a nostro parere nemmeno c’era, perché erano le ragazze a voler partecipare a quel ‘format‘ ad Arcore e lo facevano liberamente“. Uno dei legali della difesa di Emilio Fede, l’avvocato Salvatore Pino del foro di Milano, aveva chiesto che venisse assolto dalle accuse di tentata induzione di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil (parti civili) e dal favoreggiamento di altre tre ragazze (tra loro Roberta Bonasia “la prediletta di Berlusconi“), tra cui la stessa Ruby (“episodio questo, tra l’altro, prescritto“) mentre il collega Avv. Maurizio Paniz, sempre della difesa di Fede ha chiarito che in questo processo “abbiamo avuto la prova provata solo del nulla e intanto il direttore ci ha perso anni della sua vita“.
Giampi Tarantini condannato dalla Cassazione per i “Coca-party” ROMA – La Corte di Cassazione ha confermato le condanne nei confronti di Gianpaolo Tarantini, Massimiliano Verdoscia ed Alessandro Mannarini, accusati di cessione di droga mentre Verdoscia e Mannarini anche di trasporto di sostanze stupefacenti. I fatti si riferiscono all’estate 2008, quella dei coca- party in Sardegna e delle feste con escort nelle residenze di Silvio Berlusconi. I giudici della Suprema Corte hanno rigettato i ricorsi degli imputati rendendo definitive la condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione per Tarantini, a 4 anni e 4 mesi per gli altri due. Nell’ambito di questa vicenda hanno patteggiato negli anni scorsi i due fornitori dello stupefacente, gli spacciatori baresi Onofrio Spilotros (1 anno e 8 mesi di reclusione) e Nico De Palma (3 anni di reclusione).
Sabina Began Con le condanne diventate definitive le pene andranno in esecuzione ma tutti e tre gli imputati potranno evitare il carcere. Tarantini sta scontando una condanna definitiva per bancarotta con l’affidamento ai servizi sociali e la nuova pena (20 mesi di cui 8 già scontati), sommata alla precedente (2 anni e 11 mesi) non supera comunque il limite massimo previsto per ottenere la misura alternativa. Anche Mannarini e Verdoscia, che avevano già trascorso circa 6 mesi tra carcere e domiciliari, potranno scontare la pena residua fuori dal carcere. Una recente sentenza della Corte Costituzionale estende infatti a 4 anni (rispetto ai 3 precedentemente previsti) il limite di condanna per ottenere la sospensione dell’ordine di carcerazione e chiedere una misura alternativa. Barbara Montereale Il processo di secondo grado sul caso delle escort portate nelle dimore dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è però un’altra storia . Lo scorso febbraio la III sezione della Corte di Appello di Bari ha accolto l’istanza presentata dai difensori e sospeso il processo, rinviando gli atti alla Consulta affinché, a 60 anni dall’approvazione della legge Merlin, stabilisca se sia ancora oggi costituzionale punire chi recluta donne che volontariamente si prostituiscono. I giudici dell’appello hanno ritenuto non manifestamente infondata e rilevante ai fini del processo sulle escort spacciate come “eleganti ospiti” la presunta illegittimità costituzionale della legge nella parte in cui prevede come reato il reclutamento ai fini della
prostituzione anche quando si tratta di escort che scelgono liberamente e volontariamente di prostituirsi. Nel processo sono imputati per il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione quattro persone: oltre all’immancabile faccendiere barese Tarantini, che portò nelle residenze dell’ex cavaliere 26 giovani donne ed escort, anche Sabina Began, ‘l’ape regina’ dei party berlusconiani, Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone, entrambi amici di Tarantini. Attraverso questo link di RAIPLAY (vedi QUI) potrete vedere la puntata del programma “Un Giorno in Pretura” dedicata alla vicenda processuale. Per quanto riguarda la posizione di Silvio Berlusconi il gup Rosa Anna Depalo lo scorso 26 gennaio ha accolto l’istanza di rinvio presentata dall’avvocato Francesco Paolo Sisto difensore dell’ex presidente del Consiglio (premiato con un seggio in parlamento) concedendo che il Tribunale di Bari decidesse dopo il voto del 4 marzo sul rinvio a giudizio. La prossima udienza fissata per il prossimo 11 maggio è dedicata alle repliche dell’accusa. Berlusconi e Valter Lavitola, ex direttore del quotidiano L’Avanti, rischiano un processo per induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria.
L’ex premier infatti, secondo la Procura di Bari, avrebbe pagato Tarantini per il tramite di Lavitola, perché mentisse ai pm baresi che indagavano sulle escort portate nelle residenze dell’ex premier fra il 2008 e il 2009.
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