PROGETTO PEDAGOGICO ORGANIZZATIVO ALLIANZ SPA "IL FUTURO SIAMO NOI" - per la gestione del nido aziendale di Duemilauno Agenzia Sociale Via ...

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PROGETTO PEDAGOGICO ORGANIZZATIVO ALLIANZ SPA "IL FUTURO SIAMO NOI" - per la gestione del nido aziendale di Duemilauno Agenzia Sociale Via ...
Duemilauno Agenzia Sociale
   Via Colombara di Vignano, 3 – 34015 MUGGIA (TS)

     PROGETTO PEDAGOGICO
          ORGANIZZATIVO
per la gestione del nido aziendale di
            ALLIANZ SPA
      “IL FUTURO SIAMO NOI”
PROGETTO PEDAGOGICO ORGANIZZATIVO ALLIANZ SPA "IL FUTURO SIAMO NOI" - per la gestione del nido aziendale di Duemilauno Agenzia Sociale Via ...
DUEMILAUNO                                 Sistema di Gestione per la Qualità
         AGENZIA SOCIALE                                  Documenti Settore Infanzia
                                                Edizione    N°02    del   25.02.2010

   Nido d’Infanzia“IL FUTURO SIAMO NOI” - Progetto pedagogico organizzativo

INDICE

  1. OBIETTIVI

  2. METODI EDUCATIVI

  3. TEMPI E MODALITA’ DI ACCOGLIENZA DEI BAMBINI E, IN PARTICOLARE, DEL
     PRIMO INSERIMENTO

  4. GESTIONE ROUTINES

  5. PROGRAMMAZIONE ANNUALE ATTIVITA’

  6. ATTIVITA’ E STRUMENTI DI OSSERVAZIONE

  7. ATTIVITA’ E STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE

  8. ATTIVITA’ E STRUMENTI DI AUTOVALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI EDUCATIVI

  9. STRUMENTI E METODOLOGIE PER LA VALUTAZIONE DEL SERVIZIO E DEL SUO
     STANDARD DI QUALITA’

  10.PARTECIPAZIONE ATTIVA DELLE FAMIGLIE ALLA VITA DEL NIDO

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PROGETTO PEDAGOGICO ORGANIZZATIVO ALLIANZ SPA "IL FUTURO SIAMO NOI" - per la gestione del nido aziendale di Duemilauno Agenzia Sociale Via ...
DUEMILAUNO                                        Sistema di Gestione per la Qualità
           AGENZIA SOCIALE                                         Documenti Settore Infanzia
                                                         Edizione    N°02    del   25.02.2010

    Nido d’Infanzia“IL FUTURO SIAMO NOI” - Progetto pedagogico organizzativo
   1. OBIETTIVI

DUEMILAUNO AGENZIA SOCIALE Società Cooperativa Sociale si occupa da oltre 15
anni di servizi per l’infanzia e la famiglia sul territorio regionale, attraverso la gestione
di asilo nido (privati, pubblici, aziendali), servizi educativi domiciliari, centri estivi,
punti gioco.
L’insieme dei servizi rivolti all’infanzia sono frequentati ogni anno da circa 700 famiglie
e vedono impegnati attualmente più di 100 soci/e, in prevalenza di genere femminile,
qualificate come educatrici, psicopedagogiste e personale addetto ai servizi ausiliari.
L’esperienza maturata negli anni ha consolidato all’interno della Cooperativa una
cultura diffusa nei confronti della tutela della maternità (e paternità) e sviluppato un
crescente interesse alla promozione di misure concrete di sostegno alla genitorialità,
anche nelle forme più flessibili o autoprodotte. Ne è un esempio il Centro estivo
organizzato nei periodi compresi tra la fine della scuola e l’avvio dei centri estivi
comunali, per soddisfare il bisogno dei soci/e con figli impegnati nel lavoro.

L’asilo nido “II Futuro Siamo Noi” è un servizio socio-educativo che accoglie bambini in
età compresa tra i tre mesi e i tre anni ed opera per concorrere con la famiglia, alla
loro formazione e socializzazione. L’asilo nido aziendale attualmente è convenzionato
con il Comune di Trieste per la messa a disposizione di 2 posti per bambini residenti.
La sottoscrizione delle convenzioni intende valorizzare la collaborazione tra servizi
pubblici e privati su un progetto comune di promozione dei servizi per l’infanzia e
garanzia di accesso ai bambini. In base all’autorizzazione al funzionamento, l’asilo può
accogliere un massimo di 24 bambini.
La partecipazione alla presente procedura di convenzione da parte del Comune di
Trieste rientra in tal senso tra gli scopi e gli interessi della Cooperativa, sostenendo lo
sviluppo di un sistema integrato di servizi per l'infanzia sia pubblico sia privato come
elemento di ricchezza per il territorio e la comunità.

Intendiamo sottolineare che il protagonismo dei bambini, la partecipazione della
famiglia ed il rapporto con il territorio rappresentano i cardini di un sistema di relazioni
sempre attivo. Questi rappresentano anche gli obiettivi primari cui si indirizzano tutte
le attività promosse all’interno dell’asilo.

Il presente progetto definisce le coordinate d’indirizzo e ha carattere di flessibilità per
garantire risposte adeguate alle esigenze dei bambini e delle famiglie. La finalità
prioritaria del progetto è la gestione di un servizio per l’infanzia e la famiglia in grado
di realizzare un contesto educativo e di socializzazione dove i bambini sono
riconosciuti come soggetti sociali, tutelati e protetti nei loro inalienabili diritti alla
conoscenza ed alla creatività.

Gli obiettivi che il nido si pone sono rivolti principalmente a promuovere quelle
competenze ed interessi che consentono al bambino uno sviluppo integrato ed
armonico nelle diverse fasi di crescita. Le attività proposte hanno quindi lo scopo di
fornire una serie di stimoli ed opportunità che rappresentano per il bambino fonte di
apprendimento e scoperta della realtà che lo circonda.
Va ricordato che il nido d’infanzia costituisce la prima esperienza educativa extra-
familiare che il bambino vive insieme ai suoi coetanei e rappresenta un’opportunità di
crescita sul piano psicologico, affettivo e cognitivo. I processi di socializzazione
avvengono all’interno di uno “spazio educativo” accogliente e stimolante che diventa

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    Nido d’Infanzia“IL FUTURO SIAMO NOI” - Progetto pedagogico organizzativo
luogo di incontro e di scambio reciproco tra i diversi soggetti coinvolti nel servizio
(bambini, educatrici, famiglie).

Il nido si caratterizza come un contesto di relazioni finalizzato a:

o dare attenzione e risposta ai bisogni di accudimento e di cura attraverso l’utilizzo di
  un ambiente organizzato, prestando particolare attenzione alle situazioni di routine
  (accoglienza, pasti, riposo, cambio, riaffido), ritenute fondamentali momenti
  educativi;

o promuovere l’armonico sviluppo psico-fisico del bambino, sostenendo e stimolando
  lo sviluppo di un’identità infantile solida ma allo stesso tempo articolata e flessibile;

o stimolare l’affermarsi del sentimento di fiducia del bambino verso di sé, della sua
  autonomia, della motivazione alla scoperta e conoscenza della realtà;

o favorire lo stabilirsi di relazioni sociali significative tra adulti e bambini e tra
  coetanei

o orientare ed arricchire le competenze sul piano affettivo-emotivo, sociale e
  cognitivo, utilizzando la fantasia, la creatività e l’espressività in tutte le sue forme.

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   2. METODI EDUCATIVI

Secondo un approccio interattivo-costruttivista, il bambino, anche se piccolissimo,
possiede capacità di accostarsi ai concetti chiave dei saperi e di coltivare le differenti
intelligenze o aree di abilità che gli permettono un “apprendistato” in cui i contesti
educativi, dalla famiglia al nido, possono diventare preziosi laboratori di crescita.
Nel nido di infanzia i bambini interagiscono all’interno di un contesto di piccolo gruppo
in cui si influenzano reciprocamente, si confrontano, comunicano e condividono
emozioni. I processi di regolazione coinvolti nell’interazione precoce fra il lattante e i
suoi caregivers (Brunner, 1996, Trevharthen, 1998) costituiscono i fondamenti della
competenza comunicativa ed anche dell’organizzazione dei primi nuclei di personalità
infantile e delle future capacità di autoregolazione e adattamento sociale (Feldman,
1980, 1994). Nel nido le interazioni sociali con gli adulti e con i pari nel piccolo gruppo
diventano funzionali alla formazione e all’apprendimento.
La costruzione dell’identità del bambino nasce dalla relazione tra il soggetto e i suoi
contesti di appartenenza, attraverso i processi di scoperta e di comunicazione. Nel
nido l’individualità va considerata sempre all’interno della pluralità, poiché
l’apprendimento individuale avviene all’interno di un gruppo eterogeneo che diventa
gruppo di apprendimento. I comportamenti del singolo bambino assumono valore e
significato solo se visti alla luce dei rapporti interpersonali che legano i componenti del
gruppo.
I processi cognitivi si attivano quando il bambino sta interagendo con gli adulti e in
cooperazione con i suoi pari che lo inducono ad autoregolare il proprio
comportamento. L’apprendimento sociale precede la competenza individuale ed ha
come risultato lo sviluppo cognitivo (Vygotskij, 1934). Le funzioni non ancora mature
che si trovano in una zona di sviluppo prossimale si maturano ed emergono grazie alle
interazioni con gli adulti e con i coetanei
L’obiettivo prioritario è quello di favorire la crescita dei bambini e di ottimizzare lo
sviluppo di tutte le loro capacità, progettando e costruendo un ambiente ricco e vivace
che renda possibile sempre nuovi apprendimenti attraverso l’ampliamento e la
modificazione delle esperienze. I bambini e le bambine partecipano alla costruzione
delle conoscenze, non ne sono esclusivamente i destinatari, anche attraverso un
costante processo di osservazione e di confronto. Questa costruzione ha un carattere
sociale poiché avviene all’interno di un sistema di relazioni, nel nido così come nei
rapporti in famiglia.

Le relazioni che vengono attuate nel nido si caratterizzano su due importanti livelli:
“orizzontale” (riferito all’attaccamento) e “verticale” (riferito all’apprendimento). Il
primo livello costituisce la base per lo sviluppo della sicurezza emotiva del bambino e
consiglia un approccio rispettoso delle sue esigenze psicologiche ed affettive,
accompagnato dalla predisposizione di ambienti accoglienti e da una relazione
empatica con l’adulto. Il livello “verticale” (riferito all’apprendimento) si fonda sui
processi interattivi della conoscenza e ci orienta a predisporre attività in ambito senso-
motorio, linguistico-comunicativo, espressivo-creativo e sociale.
La relazione con l’adulto è un elemento di sicurezza importante per il bambino, lo
orientata allo sviluppo della comunicazione e si inserisce in un contesto relazionale
stimolante ed affettivo. L’educatrice deve attestarsi su un versante osservativo
particolarmente discreto e puntuale, per cogliere e rispondere ai bisogni del bambino,
calibrando stimoli comunicativi verbali ed analogici. L’educatrice favorisce, stimola ed

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    Nido d’Infanzia“IL FUTURO SIAMO NOI” - Progetto pedagogico organizzativo
incoraggia le modalità di sperimentazione e di conoscenza dell’ambiente attraverso
l’uso di materiali/strumenti e l’organizzazione degli spazi, strutturando le attività a
partire dalle esigenze del bambino, commisurate al suo livello evolutivo.
Il personale educativo impegnato nel servizio ha come obiettivo prioritario quello di
permettere a ciascun bambino, nella sua singolarità, di seguire liberamente il proprio
percorso di crescita e poter fare esperienza di benessere così come poter esprimere le
sue tensioni ed i suoi conflitti.

L’intervento educativo fa leva sul sistema degli scambi sociali, utilizzandoli come
strumenti di crescita. E’ attraverso le relazioni, che con il tempo si intrecciano e si
consolidano tra adulti e bambini e tra i bambini, che si costruiscono un insieme di
significati condivisi, elaborati all’interno delle routines, delle regole dello stare
assieme, delle scansioni temporali della giornata, dei ruoli e dei significati che spazi,
oggetti e persone assumono in quel particolare contesto.
Tale scorta di significati condivisi, da una parte funziona da contenitore affettivo-
emotivo che rende l’ambiente extra-familiare comprensibile, ricco e usufruibile dal
bambino, dall’altra, il processo di appropriazione e costruzione di questi significati
agisce da catalizzatore dello sviluppo dell’autonomia e dell’identità personale, valutata
come la capacità di integrare in una visione d'insieme e coerente i significati appresi al
Nido.
Il progetto educativo è centrato sul bambino, sulla valorizzazione della soggettività
che comprende sulla sua capacità di affermarsi. All’interno di questa cornice il
personale educativo operante nella struttura deve facilitare gli scambi attraverso la
proposta di attività creative di gruppo, favorendo e sostenendo lo sviluppo di nuove
conoscenze e competenze; deve essere sensibile nell’accogliere le richieste e ad
elaborarle; deve riuscire a creare un rapporto significativo con i bambini all’interno di
un’organizzazione flessibile che favorisce la spontaneità dei rapporti interpersonali.

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   3. TEMPI E MODALITA’ DI ACCOGLIENZA                       DEI     BAMBINI        E,   IN
      PARTICOLARE, DEL PRIMO INSERIMENTO

Per facilitare più possibile le famiglie nell’usufruire del servizio di asilo nido
l’accoglimento mattutino dei bambini va dalle ore 8 alle 9. In casi particolari,
comunicati preventivamente dai genitori, potrà essere previsto anche un accoglienza
differita rispetto agli orari esposti.

L'inserimento al nido dei bambini rappresenta un’esperienza stimolante di crescita e
sviluppo. L'attenzione deve essere rivolta in modo specifico ad attivare le risorse
individuali, nel rispetto delle esigenze di adattamento di ciascuno.
E' molto importante che l'inserimento avvenga gradualmente, e che il nuovo ambiente
che lo accoglie sia percepito in continuità con il contesto familiare.
Una relazione rassicurante con l'educatrice permetterà al bambino di esplorare ed
aprirsi ad altre esperienze di gioco e socializzazione con i coetanei. Ciascun bambino
attiva modalità proprie di inserimento e queste vanno sempre rispettate. Il colloquio
con i genitori, che precede l'accoglimento nella struttura, rappresenta un momento
rilevante di scambio di informazioni e di conoscenza reciproca e permette ai genitori di
concordare con le educatrici modalità d’inserimento compatibili con le loro esigenze e
quelle del servizio.
Il periodo di inserimento ha la durata di circa due settimane, in cui il bambino,
accompagnato da un genitore, progressivamente vive la fase di distacco e di fiducia
verso le nuove figure educative e i coetanei. In questa fase è importante osservare il
bambino e, con l’aiuto dei genitori, definire ciò che è in grado di fare spontaneamente.
Successivamente, in accordo con il genitore, si programmano delle brevi uscite dalla
stanza. Il bambino rimane con l’educatrice ed il gruppo dei pari. Nei giorni successivi
aumenta il tempo di permanenza nella stanza senza il genitore per arrivare verso
l’inizio della seconda settimana alla colazione con il gruppo. Successivamente il
bambino potrà pranzare e dormire. È auspicabile che la fase di inserimento sia seguita
sempre dallo stesso genitore. Nel caso vi sia un’assenza prolungata nella frequenza
durante l’anno, verrà concordato con la famiglia, se ritenuto necessario, un nuovo
periodo di inserimento.

Una volta completata la fase di inserimento, l’accoglienza giornaliera e il momento del
re-incontro con il familiare avvengono in un clima di disponibilità ed ascolto.
L’educatrice presente, avvalendosi di quanto annotato nel diario giornaliero, potrà
fornire al genitore informazioni essenziali in merito alla giornata trascorsa dal bambino
in asilo (predisposizione al gioco, cibi consumati e rifiutati, tempi di riposo e cambi,
relazioni con gli altri bambini).

Il passaggio di sezione e alla scuola dell’infanzia
Il passaggio di sezione avviene con la figura educativa di riferimento generalmente
dopo il rientro dalla pausa estiva. In alcuni casi viene valutata, in accordo con la
famiglia, l'opportunità di cambiamento nel corso dell'anno. Il passaggio graduale da
un gruppo all'altro deve garantire la necessaria continuità educativa.
La fase che precede il congedo dal nido e il passaggio alla scuola dell'infanzia è
caratterizzata da una particolare attenzione e preparazione del bambino e della
famiglia alla nuova esperienza educativa. All'interno della programmazione annuale

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sono previste attività specifiche di carattere informativo con il coinvolgimento delle
scuole di riferimento.

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   4. GESTIONE ROUTINES

I TEMPI DEL NIDO, la giornata e le routine
La programmazione del servizio prevede un tempo dedicato alle attività strutturate,
sia quelle di carattere educativo sia quelle di routine, e altri momenti per le attività di
gioco libero. La giornata al nido rappresenta l'unità di base all’interno della quale
scandire l’organizzazione dei tempi. Esiste un tempo istituzionale (orario, calendario
dell’anno educativo), un tempo del gruppo di lavoro dettato da scelte organizzative e
di programmazione, ed un tempo del bambino legato ai suoi bisogni individuali.
La giornata educativa si svolge quindi in maniera flessibile rispettando
indicativamente i tempi seguenti:

    ORARI           ATTIVITÀ

  8.00 - 9.00       Accoglimento dei bambini al nido: gioco libero
  9.00 - 9.30       I bambini vengono divisi nei gruppi e segue la colazione
  9.30 - 10.00      Momento della pulizia e del cambio
 10.00 - 11.15      Attività di sezione strutturate e libere
 11.15 - 11.45      Momento del cambio e di preparazione al pasto
 11.45 - 12.30      Momento del pasto
                    Attività rilassanti di preparazione al momento del riposo e il
 12.30 - 13.30
                    venerdì all’uscita dal nido
 13.30 - 15.00      Momento del riposo
 15.00 - 17.30      Momento del cambio della merenda e del gioco libero

Con il termine routine si intendono quelle attività quotidiane relative alle cure di base
del bambino e, nell'organizzazione di un nido, costituiscono i cardini
dell’organizzazione temporale della giornata. Rappresentano delle fasi importanti,
sono momenti specifici di rapporto anche fisico tra adulto e bambino, carichi di
significati affettivi ed educativi.
Questi momenti richiedono da parte del personale un’attenzione particolare e una
serie precisa di buone pratiche definite congiuntamente ai genitori. Gli orari delle
attività di routine mantengono un certo grado di flessibilità in particolare per i bambini
più piccoli.

I rituali fondamentali sono i seguenti:
L’ingresso e l’uscita quotidiana dal nido:
L’accoglimento ed il riaffido al nido devono avvenire in un clima rassicurante che
permetta l’elaborazione delle ansie dovute alla temporanea separazione vissute dal
genitore e dal bambino. Compito specifico del personale educativo del nido è di gestire
questi aspetti in modo sollecito e accogliente, offrendo sicurezze ad entrambi;
determinante a questo proposito è l’adeguatezza degli scambi informativi con i
familiari sulle eventuali necessità del bambino o altri aspetti importanti legati alle sue
abitudini.
La cura e la pulizia del corpo:
Gli interventi relativi all’igiene personale rientrano in quelle azioni rituali che
rispondono ai bisogni primari dei bambini. E’ infatti cura di tutto il personale prestare

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la massima attenzione all’igiene del bambino nei momenti dedicati al cambio dei
pannolini e della biancheria, prima e dopo l’assunzione dei pasti, nel momento del
riposo e dopo le attività ludiche. Tali azioni di cura, se attuate con modalità relazionali
rassicuranti e allo stesso tempo serene e giocose, contengono un alto valore
comunicativo nell’interazione adulto-bambino.
L’assunzione e somministrazione dei pasti:
Tali momenti hanno una funzione centrale per l’inserimento del bambino al nido.
L’atmosfera di calda affettività e la partecipazione del personale educativo e ausiliario,
rappresentano elementi di grande valore pedagogico. Per i bambini più piccoli il
personale presta particolare attenzione al momento dell’assunzione dei pasti che
dovrà avvenire in un clima di serena tranquillità ed in naturale continuità con le
abitudini familiari acquisite. A questo riguardo vanno salvaguardate tutte le
caratteristiche e le propensioni del bambino per assecondarne i ritmi e le
ritualizzazioni rilevate dai colloqui con i genitori. Per i bambini dai due ai tre anni, oltre
ad assicurare quanto già indicato precedentemente, il pasto assume una maggiore
valenza educativa (acquisizione delle abilità necessarie e delle regole dello stare
assieme).
Il riposo:
Il riposo è un bisogno fondamentale per i bambini di questa fascia d’età. Per tutti
viene quindi riservato uno spazio ed un tempo destinato al riposo. In tale occasione è
anche opportuno dedicare particolare attenzione ai bisogni affettivi dei bambini sia
attraverso atteggiamenti empatici da parte del personale educativo sia per mezzo
degli eventuali oggetti significativi che il bambino usa. Questi oggetti ed alcuni rituali
comportamentali, fungono da elementi di rassicurazione che spesso emergono nel
momento dell’addormentamento.

Per quanto riguarda l'unità di tempo che si distribuisce nel corso dell'anno sono
previsti alcuni momenti fondamentali per l'esperienza del bambino al nido di seguito
presentati con maggiore dettaglio:

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                                                       Edizione    N°02    del   25.02.2010

    Nido d’Infanzia“IL FUTURO SIAMO NOI” - Progetto pedagogico organizzativo

   5. PROGRAMMAZIONE ANNUALE ATTIVITA’
La programmazione educativa definisce i tempi, le modalità e gli strumenti dell’attività
delle educatrici, comprende il sistema di documentazione e verifica delle attività
rispetto agli obiettivi del Progetto educativo. La programmazione educativa é compito
professionale del gruppo di lavoro, che all'inizio di ogni anno presenta alle famiglie in
occasione del primo incontro informativo.
Il progetto si articola nella programmazione annuale (condivisa da tutto il personale) e
nella definizione dei piani di lavoro specifici per fasce d’età (sezioni).

   o   Il presente progetto si pone quale finalità prioritaria la gestione di un servizio
       che riconosce i bambini come soggetti sociali, tutelati e protetti nei loro
       inalienabili diritti alla conoscenza ed alla creatività.

Nei primi mesi dell’anno, il tempo al nido viene dedicato all'inserimento e
all’ambientamento, in quanto si ritiene fondamentale che i bambini acquisiscano una
discreta capacità di orientamento nello spazio fisico dell’ambiente per maturare un
soddisfacente adattamento affettivo ed emotivo alla realtà nido. Allo stesso tempo è
possibile per il personale educativo tracciare attraverso l’osservazione e in taluni casi
con l’ausilio delle schede Beller un profilo per ogni bambino e per il gruppo di
riferimento.
Su questa base vengono poi elaborati i progetti e le attività in riferimento a cinque
campi d’esperienza:

                      • Comportamento percettivo (prime esperienze del bambino di
 Percezione e         natura percettiva e sensoriale)
 movimento            • Comportamento motorio (primo mezzo di espressione e primo
                      modo di esplorare)

 Il gesto,            • Sviluppo delle capacità legate all’azione, nonché premessa per
 l’immagine e la      il successivo sviluppo del linguaggio.
 parola               • Sviluppo di abilità cognitive finalizzate a padroneggiare la
                      realtà su un piano simbolico.

                      • Capacità del bambino di compiere in modo coerente e
                      funzionale azioni pratiche (usare in modo adeguato un oggetto,
 I problemi, le       rispettare una sequenza di azioni o una determinata procedura,
 prove e le           “apprendere facendo”).
 soluzioni            • Capacità del bambino di compiere in modo coerente e
                      funzionale azioni mentali come il saper raggruppare, ordinare,
                      interpretare i fenomeni della realtà al fine di intervenire su di
                      essa in modo adeguato.

 La società e la      • Sviluppo delle capacità del bambino di integrarsi nel proprio
 natura               ambiente di vita (fisico e sociale).

 Il sé e l’altro      • Capacità del bambino di tener conto ed agire all’interno di un
                      contesto sociale riferendosi a norme di comportamento e di

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                       relazione indispensabili alla convivenza.

Sezione gruppo dai 3 ai 12 mesi
Il bambino fino ad un anno è nella fase iniziale di conoscenza del mondo circostante,
inizia il suo percorso di autonomia riuscendo ad acquisire diverse capacità di
rapportarsi individualmente alla realtà, producendo quindi cambiamenti consapevoli. Il
bambino utilizza per comunicare e per conoscere prevalentemente il codice sensoriale,
cioè si rapporta agli altri, all'ambiente, attraverso i sensi. Quindi la relazione fra adulto
e bambino si realizza attraverso la comunicazione sensoriale che trova i suoi momenti
più favorevoli durante lo svolgimento delle routine. Il bambino ritroverà, all'interno di
questo rapporto uno spazio di sicurezza, conforto e piacere. Sarà attraverso i momenti
di routine e attraverso il comportamento dell'educatrice che il bambino svilupperà
gran parte della propria conoscenza. Attraverso le risposte che riceve dall'adulto (tono
della voce, gestualità, sguardo, modo di toccarlo e prenderlo in braccio) il bambino
potrà organizzare una visione di sé e del mondo piacevole o spiacevole, e di
conseguenza sarà portato ad attivare comportamenti che saranno più o meno
esplorativi, e più o meno aperti al contatto con la realtà e con i coetanei. I materiali e
i giochi a disposizione dei bambini di questa fascia d’età saranno: giochi morbidi,
cestino del tesoro con materiali naturali, cestino dei sonagli e carillon, cestino dei libri
e delle immagini, giochi da traino e palle, giochi da incastro.

Sezione gruppo medi-grandi dai 13 ai 36 mesi
Da uno a due anni il bambino attraversa un processo di cambiamento globale. La
costruzione della propria identità come soggetto separato dall’ambiente esterno lo
porta a scoprire il piacere dell’adattamento e quello del cambiamento, per questo
saranno prevalenti le attività di esplorazione, sperimentazione e ricerca. Il bambino,
che sta modificando il proprio ambito di conoscenza, comincia a mettere in relazione
mezzi e fini, a comunicare intenzionalmente, a ricercare soluzioni elementari dei
problemi. Con il procedere dell'esperienza struttura strumenti linguistici verbali e non,
che usa sempre più intenzionalmente.
La relazione fra adulto e bambino, in questa fase, si modifica rispetto al gruppo dei
piccoli in ragione del maggior dinamismo che il bambino ha in questa fascia di età. La
relazione affettiva si struttura anche con interventi di conferma a distanza.
Lo spazio può articolarsi per zone, alcune delle quali fisse, per dare sicurezza al
bambino e favorirne l'orientamento e l'autonomia, altre più flessibili, cioè modificabili
con l'introduzione di materiali nuovi e attività diverse.
Tra i due e i tre anni il bambino inizia a utilizzare i primi sistemi simbolici che
producono un arricchimento del linguaggio, l'affinamento delle capacità motorie, lo
sviluppo delle relazioni sociali. Acquisisce un’immagine di sé più consapevole e
strutturata che gli permettono di agire con più autonomia, potrà valorizzare le sue
risorse accettando anche le inevitabili frustrazioni e gli insuccessi.
Oltre a mantenere una stretta relazione affettiva l'adulto andrà a predisporre attività
di laboratorio a piccoli gruppi che permetteranno di sviluppare in modo creativo le
capacità di fare. L'organizzazione dello spazio potrà subire modificazioni durante
l'anno e assumere connotazioni legate sia ai progetti di lavoro, sia alle mutate
competenze sociali dei bambini.
Le attività educative nel gruppo medi-grandi prevedono il gioco libero nei centri di
interesse (giochi motori, giochi di luce, giochi visivi-espressivi, giochi della lettura,

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della narrazione e della drammatizzazione, gioco simbolico, giochi sonori) come di
seguito descritti.

LE ATTIVITÀ, giochi e laboratori
Il gioco diventa supporto d'eccellenza a tutte le attività, la progressione evolutiva del
bambino nel gioco va ad evidenziare alcune sue caratteristiche e mette in luce altre
potenzialità educative
Il gioco è un’attività automotivata che può essere proposta e condivisa e mai imposta,
le azioni sono tanto più produttive quanto meno finalizzate ad una semplice
prestazione o svolgimento di un compito specifico.
Le attività ludiche possiedono una qualità sociale di scambio gioioso tra adulto e
bambino, un valore intrinseco che si mantiene anche quando il bambino inizia a
condividere il proprio gioco con altri bambini;
Il gioco è un percorso di scoperta ed esplorazione che consente al bambino di
sperimentare e procedere per prove e tentativi senza timore di sbagliare. Nel gioco
inizia ad accostarsi alla realtà cogliendone proprietà e caratteristiche e, nel fare questo,
riveste il modo esterno con qualcosa di sé al fine di renderlo familiare e comprensibile;
Tenendo conto di tutto ciò, per valorizzare ed arricchire l’esperienza ludica infantile,
oltre che ad allestire accuratamente gli spazi con il supporto di materiale stimolante, il
personale educativo cerca di organizzare le varie attività di gioco in modo che risultino
immediatamente appaganti, incoraggiando l’iniziativa e la libertà di espressione.

Le opportunità di gioco offerte possono essere comprese all’interno di queste aree:
a) Giochi motori
Lo sviluppo armonico tra psiche e corpo è uno dei fondamentali obiettivi del progetto
pedagogico. Il bambino attraversa diverse fasi di "crescita" motoria grazie alla
progressiva autonomia e padronanza nei movimenti e spostamenti: la crescente
sicurezza nelle proprie possibilità e capacità corporee lo spinge a sperimentare una
gamma espressiva sempre più vasta. Contemporaneamente sviluppa le proprie
capacità a livello simbolico, innescando nuove situazioni di gioco e arricchendole di
connotazioni simboliche. Attraverso un semplice sistema di allestimento lo spazio
riposo può trasformarsi in un luogo dove giocare con il corpo.
Le attività motorie si suddividono in:
Grande motricità: Comprende attività ludiche e motorie presso gli spazi interni ed
esterni della struttura. Ai bambini vengono proposti giochi che coinvolgono
principalmente      il   corpo:     giochi  di   sperimentazione    senso-motoria, di
equilibrio/disequilibrio, di scivolamento, di dondolamento, di caduta.
Piccola motricità: Giocare ai travasi, permette al bambino di far esperienza di alcune
dimensioni fisiche, come: profondità, capienza, larghezza, volume, peso, densità e
suono.

b) Giochi espressivi visivi e tattili
Questo spazio è un luogo di ricerca, esplorazione plurisensoriale, scoperta, relazione
con l’altro e costruzione utilizzando materiali diversi.
Le “tracce” lasciate dei bambini (disegni ed opere) costituiscono un universo di
meraviglia (sperimentazione spontanea del segno e del colore), di azione (in relazione
ai tracciati del pennello e alle trasformazioni indotte sulla materia), di comunicazione
(attribuzione di significati e narrazioni) e di espressione personale (ricerca e creazione

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di forme e combinazioni). E' fondamentale, per le attività che riguardano questo
spazio che i complementi di arredo e le metodologie di gestione dei materiali
garantiscano la funzionalità e la pulizia della cornice di gioco (riduzione della
distrazione del bambino attraverso l'eliminazione di oggetti che non appartengono al
contesto). Altri fattori importanti sono la partecipazione diretta del bambino
all’allestimento dello spazio, l'accessibilità (attraverso dei moduli di arredo semovibili),
la possibilità di conservare e allestire le tracce e le produzioni dei bambini, l'adeguata
differenziazione per genere dei numerosi materiali e strumenti da utilizzare. La
possibilità di conservare ed esporre gli elaborati dei bambini e l’adeguata
differenziazione per genere dei numerosi materiali. Le attività espressive si
suddividono in:
Attività grafiche: scoperta e uso del colore (pitture e pigmenti), segno e disegno,
produzione di pigmenti colorati utilizzando materiali naturali, collage realizzati con
carte colorate e con altri materiali.
Attività plastiche: manipolazione di materiali modellabili (pasta sale, creta, paste
sintetiche colorate atossiche). Assemblaggi polimaterici, ricerche e sperimentazioni
sulle paste di cellulosa, di carta e di cartone.

c) Giochi della lettura, della narrazione e della drammatizzazione
Questo spazio è dedicato alla lettura, alla narrazione, alla costruzione di storie e
all'ascolto. Abilità e comprensione dei linguaggi sono legate al tipo di rapporto che il
bambino instaura con la parola e la voce dell'adulto. La “lettura” e la “costruzione di
storie”, realizzate attraverso dirette esperienze sensoriali, prevedono l’impiego di libri
di sola immagine, libri tattili, marionette, libri gioco. “Ascoltare” i bambini significa
anche creare le condizioni ambientali per accettare e riconoscere il “linguaggio del
corpo”. L'ambiente deve quindi offrire un arredo flessibile, comodo e morbido, dove il
bambino possa mettersi a proprio agio e muoversi agilmente nel corso dei giochi di
drammatizzazione. Lo spazio e i materiali, come ad esempio le marionette e gli
indumenti per il travestimento, devono porre il bambino nelle condizioni di adoperare
il pensiero simbolico, la capacità rappresentativa e la gestualità corporea.
Arredi e materiali: Per la lettura, la narrazione e l'ascolto, lo spazio si presenta con
una pedana rialzata a due livelli e una serie di complementi di arredo morbidi: cuscini,
diverse tipologie di moduli morbidi, pluff per bambini ed educatori sistemati a
disposizione circolare e dotati di un aggancio in velcro.

d) Giochi di luce
La luce è emozione, contrasto, colore, riflesso, trasparenza, forma e dinamicità. Luce
e buio devono essere “vicini” per manifestarsi e, per i bambini, costituiscono la trama
di un universo tutto da esplorare. L'alternarsi del giorno e della notte, la percezione di
un “vuoto/buio” e di un “pieno/luce”, sono gli elementi che i bambini vivono e
percepiscono quotidianamente con curiosità e timore. In molta letteratura per
l'infanzia il buio nasconde una minaccia, un pericolo certo ma indefinito nella forma,
mentre la luce del giorno, rappresenta l'antitesi dell'ignoto, quindi la certezza, la
varietà delle forma e dei colori del mondo.
Attraverso un semplice sistema di allestimento, lo spazio riposo può trasformarsi in un
luogo dove i bambini possono giocare con la luce e tutte le sue implicazioni: le ombre,
le proiezioni, la foto-grafia, l'illuminazione di materiale trasparente e riflettente.

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Arredi e materiali: Teli e superfici per la proiezione e retro-proiezioni (semovibili),
tavolo luminoso, videoproiettore (da connettere ad un pc-portatile per permettere la
proiezioni di luci colorate e immagini), lavagna luminosa;
Materiali foto-interattivi: sagome e tasselli di plexiglass trasparenti, opachi e colorati.
Piccoli specchi in plastica e altri accessori che riflettono luce, torce portatili, carte
fotosensibili e materiale luminescente (glowstick);

e) Giochi sonori
Questo spazio è definibile come una “cornice di gioco strutturata”, dedicata all'ascolto,
alla decodifica e alla produzione del suono, alle relazioni tra elementi visivi e
“immagini acustiche”.
In una società in cui prevale la cultura dell'immagine e il primato della vista tra le
esperienze sensoriali, si sottolinea l’importanza fin dai primi mesi di vita di sviluppare
l'attitudine musicale. Quotidianamente i bambini interagiscono con i suoni esterni
(suoni “naturali”, traffico, rumori quotidiani, voci) e con le canzoni e le musiche
prodotte dagli adulti (ad esempio la ninna-nanna, le filastrocche ecc). Inoltre la
percezione del suono è strettamente legata alla percezione del tempo che nei bambini
è un tempo vissuto, non misurato, costituito da presenze/suono e assenze/silenzio.
Presso lo spazio verranno allestiti e progressivamente costruiti con i bambini paesaggi
e itinerari sonori. Gli allestimenti comprenderanno materiali artificiali e naturali per la
produzione del suono (contenitori vuoti di latta e di plastica, contenitori di cartone,
legno e vari materiali naturali), cilindri, imbuti e altri strumenti per generare echi e
riverberi. Verranno inoltre installati, secondo dei criteri di fruibilità, dei riproduttori
audio per la registrazione e l'ascolto del materiale sonoro proposto e realizzato.

f) Gioco simbolico
Il gioco simbolico appare in una fase evolutiva del bambino che inizia intorno ai 18-24
mesi di età e consiste nel rappresentare, indipendentemente dalla loro presenza,
oggetti, situazioni, persone e personaggi. Il gioco “far finta di...” stimola i bambini sia
a livello di rappresentazione della realtà, sia a livello di rappresentazione fantastica o
di finzione.
Lo spazio deve essere dotato di specchi, di stoffe e materiali liberamente configurabili
per il travestimento e l'imitazione (evitando il suggerimento di forme e applicazioni già
definite). Attualmente l'industria ludica offre una serie di prodotti dedicati al gioco
simbolico che svolgono funzioni “figurate” dell'oggetto della finzione (arredi,
elettrodomestici e strumenti giocattolo). Un classico esempio è dato dalle cucine
giocattolo o da altri articoli che inducono i bambini a emulare le azioni degli adulti. E'
necessario quindi condurre un'attenta valutazione sugli articoli, scegliendo
attrezzature ludiche “aperte” dal punto di vista morfologico e strutturale (dispositivi e
contesti che i bambini abbiano possibilità di comporre, scomporre e trasformare).

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   6. ATTIVITA’ E STRUMENTI DI OSSERVAZIONE

L’attività di osservazione è descritta in sequenza nelle varie fasi che la accompagnano.
Il monitoraggio rappresenta la fase di osservazione e documentazione della pratica
educativa realizzata, ed è una fase necessaria per acquisire elementi concreti e
oggettivi indispensabili per esprimere in seguito una valutazione, o autovalutazione,
sulla qualità del lavoro svolto.

Studi sull’analisi della qualità dei contesti educativi hanno rilevato come proprio la
capacità dell’educatore di sintonizzarsi sulle emozioni mediante l’ascolto e
l’osservazione, costituisca un fattore protettivo per lo sviluppo in grado di minimizzare
anche i comportamenti disadattati dei bambini (Howes, Philips, Whitebook, 1992;
Barnas & Cummings, 1997). Se osserviamo e ascoltiamo con cura e attenzione
possiamo capire come sia possibile approfondire il modo in cui vediamo i bambini e le
bambine e conoscerli sia a livello individuale sia nelle interazioni di gruppo; avremo
allora maggiori possibilità di elaborare delle ipotesi su quello che sanno e che
desiderano imparare. L’osservazione del bambino è finalizzata a una approfondita
conoscenza:
   • di quale sia il livello di sviluppo del bambino in quella data area e in quel dato
      momento,
   • di quali siano i processi evolutivi già in atto, di quali debbano essere, invece,
      stimolati,
   • di quale sia la strategia educativa più adatta per quel particolare bambino.
L’osservazione diretta del comportamento deve essere ripetuta variando i contesti, i
tempi e i partecipanti; è connotata quindi da una intrinseca dinamicità e variabilità che
la rende più adatta a cogliere le sfumature del processo evolutivo. Inoltre, nel normale
ambiente educativo, permette di conoscere il singolo bambino nella sua completezza
in un modo difficilmente raggiungibile altrimenti (ad esempio con test).
L’osservazione sistematica è qualcosa di diverso dal semplice “guardare” ciò che fa un
bambino nei vari momenti e nelle diverse situazioni in cui è divisa la giornata. Lo
scopo ultimo che l’educatore deve proporsi è quello di avere una conoscenza globale
del bambino; è importante che tale obiettivo sia raggiunto attraverso differenti tipi di
osservazioni, finalizzate alla conoscenza delle caratteristiche del bambino rispetto a
specifiche aree di sviluppo. Occorre organizzare un’osservazione sistematica rispetto
alle competenze dei vari campi di esperienza. Le osservazioni spontanee possono
essere preziose, ma potrebbero essere viziate da vari fattori: è facile che a rimanere
impressi nella memoria siano gli episodi che hanno attirato maggiormente l’attenzione
o per la loro eccezionalità o perché hanno richiesto un intervento da parte
dell’educatore. Queste osservazioni potrebbero costituire elementi di giudizio
fuorvianti rispetto all’obiettivo di raggiungere una comprensione di quale sia il normale
comportamento dei bambini nel contesto educativo, ad esempio alcuni bambini, per le
caratteristiche del loro comportamento, potrebbero attirare l’attenzione dell’educatrice
con maggiore facilità rispetto agli altri. Per utilizzare al meglio l’osservazione,
l’educatrice si propone di delimitare e definire specifici obiettivi in base alla
motivazione educativa (cosa voglio osservare e perché), confrontandosi con le altre
colleghe.
In sintesi, nel percorso annuale, è prevista all’inizio (novembre/dicembre) e alla fine di
ogni anno (maggio/giugno) educativo un’osservazione complessiva del livello di
sviluppo (tavole di sviluppo Kuno Beller). La redazione del diario giornaliero e del

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diario del bambino al fine di render conto del percorso educativo dello stesso
(l’inserimento, l’osservazione mirata, la linea del tempo, colloqui individuali) dove
annotare eventi significativi che possano anche permetterci di: • annotare ciò che è
rimasto in mente del comportamento dei singoli bambini (eventi significativi,
frasi..ecc…) • ripetere queste annotazioni mensilmente • verificare se le registrazioni
dei comportamenti di un certo bambino sono più numerose • verificare se il
comportamento che viene annotato è riferibile ad episodi particolari oppure rientra in
una normale casistica.
La famiglia è informata dei modi e delle forme con le quali si persegue la conoscenza
dei bambini ricevendo informazioni nei colloqui, negli scambi giornalieri o in sintesi
nella riunione di fine anno. Le tavole di sviluppo a cui facciamo riferimento sono
descritte da Kuno Beller, studioso tedesco, che invita a osservare le competenze
attuali di ciascun bambino per poter creare un contesto di sostegno utile a
raggiungere il livello potenziale di sviluppo. Gli indicatori di sviluppo vanno osservati
nella vita quotidiana e nelle azioni di ogni giorno e l’osservazione costante e
sistematica consentono all’educatore di intervenire solamente quando è necessario e
per fornire l’aiuto giusto.
Le aree di sviluppo individuate e proposte da Beller sono le seguenti:
     o indipendenza delle funzioni del corpo: cibarsi, mangiare; cambio e bagno;
        igiene personale; vestirsi e svestirsi.
     o consapevolezza dell’ambiente: percezione dell’ambiente fisico; percezione
        dell’ambiente sociale.
     o sviluppo sociale ed emotivo: riconosce le persone familiari; prendere iniziative
        richiede attenzione; le emozioni e i legami sociali si evolvono; passaggio da
        forme concrete a simboliche.
     o gioco: gioco concreto da esplorativo ad esercizi; gioco simbolico:
        rappresentativo e di ruolo linguaggio: concreto; simbolico.
     o sviluppo cognitivo: le reazioni senso-motorie; costanza dell’oggetto; pensiero
        pre-operatorio.
     o motricità generale: piacere funzionale; il controllo delle posizioni del corpo; il
        movimento direzionale; il gioco motorio.
     o motricità fine: afferrare; maneggiare; abilità manuali.

La scelta di un approccio di tipo osservativo in ambito educativo implica il
riconoscimento dell’importanza circa il proprio ruolo, la conoscenza e il controllo dei
molteplici fattori che lo influenzano e lo rendono più o meno efficace.

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          AGENZIA SOCIALE                                       Documenti Settore Infanzia
                                                      Edizione    N°02    del   25.02.2010

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   7. ATTIVITA’ E STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE

La documentazione dell’esperienza e della memoria individualizzata del lavoro
educativo svolto con i bambini e delle attività del servizio è realizzata attraverso la
raccolta delle diverse produzioni creative dei bambini e la costruzione di un archivio
dei percorsi e dei progetti realizzati annualmente (foto, video e documentazione
scritta).

Attraverso le schede di osservazione del bambino, il diario giornaliero e il diario del
bambino vengono documentate le relazioni significative ed il coinvolgimento dei gruppi
bambini nelle attività proposte. Al momento del congedo del percorso educativo si
realizza e consegna alle famiglie il “quaderno del bambino” con foto, disegni ed
appunti sull’osservazione di alcuni momenti di vita quotidiana al nido e un cd/dvd che
raccoglie foto e filmati di alcune delle attività realizzate o uscite dall’asilo.

Nel corso dell’anno i genitori saranno coinvolti nel percorso di esperienze del bambino
attraverso ed il gruppo di lavoro avrà cura di:
• raccogliere sistematicamente le produzioni dei bambini;
• preparare pannelli con documentazione scritta e fotografica delle attività;
• raccogliere osservazioni sulle attività e sui bambini;
• realizzare video sulle attività svolte;
• realizzare di una documentazione del percorso di esperienza del bambino da
    consegnare al momento del congedo dal nido.

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   8. ATTIVITA’ E STRUMENTI DI AUTOVALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI
      EDUCATIVI

“Una funzione valutativa importante per chi si occupa di interventi nel sociale ha come
focus il caso singolo e si pone come finalità il miglioramento dell’intervento che
riguarda il singolo beneficiario per fornirgli maggior benessere ed un miglioramento
della sua qualità della vita. Valutare il caso è infatti funzione professionale qualificante
ed indispensabile per migliorare gli specifici interventi e offrire quindi servizi più
adeguati.” (Ugo de Ambrogio “Valutare gli interventi e le politiche sociali”) Molto
spesso nella pratica educativa si tende a identificare e confondere alcuni termini, quali
monitoraggio, verifica, valutazione; invece sono momenti specifici e distinti. Per
monitoraggio si intende la raccolta sistematica e continua di informazioni di vario tipo
e utili per la verifica e la valutazione, mentre la verifica è il controllo, sulla base di
alcuni parametri, della corrispondenza dei risultati rispetto a quanto previsto
(progettato/programmato/pianificato). La valutazione, invece, si definisce come il
processo volto a dare giudizio (dare valore) sulla base di informazioni (derivate dal
monitoraggio) specificatamente raccolte e analizzate. Come afferma Mauro Palumbo,
la valutazione è un’attività cognitiva rivolta a fornire un giudizio su un’azione (o
complesso di azioni coordinate) intenzionalmente svolta o che si intende svolgere,
destinata a produrre effetti esterni, che si fonda su un’attività di ricerca. Quando si
parla di valutazione è importante chiarire alcuni punti: le finalità, i tempi e l’oggetto
(che cosa si valuta).
Perché valutare al nido? Potenziare la comunicazione, imparare dall’esperienza ci
arricchisce dal momento in cui diventa occasione di riflessione su quello che è stato
fatto. E’ necessario acquisire strumenti per imparare, conoscere e apprendere dalla
pratica, fare di essa una fonte di ricerca, di formazione continua, di innovazione e di
scoperta. Quello che conta non è solo cosa è stato fatto, ma è importante sapere e
avere coscienza del perché si è fatto, perché le cose sono andate bene o male.
L’atteggiamento di ricerca è un continuo interrogarsi, non trovare risposte, esser
capaci di porsi domande e di aprirsi all’innovazione e al cambiamento, che non è mai
conservazione e conformazione perché si radica sull’esistente; dare senso all’agire:
accrescere la conoscenza, la capacità di apprendimento e di riflessione per finalizzare
meglio le proprie azioni, compiere scelte intelligenti, prendere decisioni ponderate,
trovare soluzioni a problemi; esprimere un giudizio (valore); migliorare lo specifico
intervento e la pratica professionale; offrire servizi più adeguati.
Alla luce di questo, si può comprendere che l’esigenza di introdurre forme di
valutazione periodica del servizio nido ha due motivazioni: da un lato quella di rendere
il più possibile trasparente il servizio stesso, fornendo ai potenziali utenti la possibilità
di scelte consapevoli; dall’altra di fornire ai servizi delle indicazioni, di mostrare
percorsi possibili in vista di un miglioramento della qualità. La valutazione, quindi,
deve esser un’occasione per riflettere su quanto è stato realizzato, per ragionare sui
punti di forza e di debolezza dei servizi offerti, per acquisire consapevolezza delle
scelte compiute, per individuare dei modi condivisi di concepire la qualità, ovvero per
rendere espliciti una serie di criteri condivisi su cui fondare futuri processi di
valutazione e da utilizzare come orientamenti per avviare processi migliorativi. La
valutazione è una pratica che può essere intrapresa per una pluralità di scopi, ma in
ogni caso comporta un apprezzamento, un giudizio di valore: è sulla base di “valori”
che decidiamo se una realtà educativa è di buona o cattiva qualità, se è adeguata ai
suoi compiti o li svolge in maniera inadeguata.

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Il nido, in quanto servizio della collettività, ha una missione specifica: l’assicurazione
di condizioni positive di crescita e di sviluppo per i bambini che forniscano alle famiglie
garanzie in termini di tale sviluppo (impegno e responsabilità formativa). E’ su questa
base che il nido ritiene di dover essere giudicato e di potersi impegnare per il futuro.
Valutare comporta un confronto tra un essere e un dover essere, tra come una realtà
si presenta in un momento dato e come si vorrebbe che fosse. Per pervenire a una
conoscenza accurata e non impressionistica della realtà occorre osservare con
sistematicità, raccogliere informazioni e dati secondo un piano preciso. Questo aspetto
mette in luce l’importanza sia degli strumenti di valutazione (vedi valutazione della
qualità del servizio), sia dei tempi della valutazione: ex ante: il processo valutativo è
realizzato prima di porre in essere un progetto. Si attua nella fase di progettazione,
prima che il programma sia adottato. La valutazione ex ante pone attenzione agli
elementi di forza e di debolezza, oltre che al potenziale presente all’interno dei
contesti territoriali o dei settori della popolazione a cui si rivolge il programma.
In itinere: il processo valutativo è effettuato durante la realizzazione di un progetto,
durante l’implementazione degli interventi. Si fa durante la realizzazione per
raccogliere elementi utili alla conferma o modifica delle scelte operative ipotizzate a
priori, in modo da poter “assestare il tiro” in corso d’azione, riorientando l’intervento o
modificandolo al meglio. Lo strumento più utilizzato per realizzare valutazioni in itinere
è il monitoraggio. Lo scopo è analizzare i primi risultati di un’azione per verificare se
essi siano in linea con le intenzioni originali del programma o se, al contrario, si siano
verificate conseguenze inattese. La valutazione in itinere è quella che più risponde alla
finalità costruttiva di fornire feed-back, in modo da consentire di migliorare l’efficacia
del programma mentre è ancora in corso. Ex post: il processo valutativo è effettuato
dopo aver concluso un progetto. L’obiettivo è di studiare se e come il progetto abbia
raggiunto gli obiettivi prefissati (ovvero le conseguenze provocate dall’aver realizzato
quel progetto) ed eventuali risultati ulteriori, “impatti” (ovvero le conseguenze che si
verificano nel contesto sociale), nonché immaginare soluzioni adeguate per analoghi
interventi in futuro. I risultati servono come input per la progettazione successiva. A
questo proposito, si ritiene opportuno stendere una relazione conclusiva in grado di
valutare gli impatti, seguendo alcune domande- guida: Quello che è stato fatto è stato
utile? Qual è stata la risposta degli utenti (bambini, genitori)? Qual è stata la ricaduta
sul territorio? Quali benefici o svantaggi ha portato? Cosa è cambiato
nell’organizzazione del contesto e nella vita quotidiana di adulti e bambini? Quali
aspetti significativi dell’esperienza educativa sono stati raggiunti? Quali sono stati i
punti di forza e le criticità? Quale valore/significato ha avuto? Cosa ci ha lasciato? 3.1
Valutazione della qualità del servizio
E’ necessario infine dedicare una parte alla valutazione degli strumenti impiegati per
favorire la qualità al nido d’infanzia. La qualità educativa fa riferimento a tutti gli
aspetti che rendono il nido un luogo di formazione sia per i bambini che per gli adulti.
In particolare, tre sono gli elementi principali che caratterizzano la qualità educativa e
ad ognuno di questi corrispondono degli strumenti propri di definizione (ex ante) e
misurazione degli standard raggiunti:

la qualità del contesto (spazi, arredi, materiali, tempi, attività…) viene definita nel
progetto educativo ove si definisce a priori la cornice del servizio, la composizione dei
gruppi, i giochi e le attività proposte. È indicatore fondamentale del benessere vissuto
dal bambino all’interno dell’asilo ciò che egli riesce ad esprimere attraverso i lavori e
le produzioni artistiche realizzate nella giornata. I materiali prodotti vengono messi a

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