Potere di mercato e benessere sociale - Davide Arduini Corso di "Economia Industriale 2"
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Potere di mercato e benessere sociale Corso di “Economia Industriale 2” Davide Arduini Facoltà di Economia - Università degli Studi di Urbino
1. Introduzione ¾ Cosa si intende con Potere di Mercato (PM) ? - È la capacità dell’impresa di aumentare in modo profittevole il prezzo al di sopra di un certo livello competitivo - Tenuto conto che il prezzo più basso (concorrenza perfetta) coincide con i CM, il PM è ottenuto come differenza tra i prezzi praticati dalle imprese e i loro CM - La differente capacità di competere rileverà diversi livelli di PM delle imprese che si caratterizzano dall’adozione di P > C - In molti casi la politica antitrust si interessa solo delle imprese con un PM sufficientemente ampio 2
2. L’Inefficienza allocativa del monopolio (1) - Il potere di mercato delle imprese influenza le caratteristiche dell’equilibrio di mercato (prezzi, quantità, benessere) e quindi l’efficienza allocativa - Vediamo come il PM è in grado di influenzare il benessere sociale - Supponiamo che la tecnologia (costi) usata sia data e la più efficiente tra quelle disponibili - I P > CM producono un surplus dei produttori alto, ma che non compensa il più basso surplus dei consumatori (dovuto ai prezzi più elevati) 3
2. L’Inefficienza allocativa del monopolio (2) Alcune considerazioni: - In concorrenza, rispetto al monopolio, aumenta il BS netto - In concorrenza, rispetto al monopolio, peggiora il Sp (inefficienza allocativa del monopolio) - I produttori sono motivati a ridurre la concorrenza nel settore e ottenere più protezione - I consumatori spingeranno, con meno successo, verso una maggiore concorrenza nel settore 4
3. Le determinanti della perdita netta - La perdita di BS non è solo conseguenza di un P = Pm, ma in generale per tutti i casi in cui P > CM - Più alto è P, maggiore è la perdita del BS, maggiore è il PM - Quindi, un altro fattore a incidere sul BS è l’elasticità della Domanda (εD) 1) Domanda perfettamente elastica 1.1) la curva OO’ è orizzontale 1.2) il monopolista non può fissare P > CM (i consumatori non sarebbero disposti ad acquistare il bene per ogni aumento infinitesimo di P) 1.3) non si ha perdita netta del BS 2) Domanda sempre più anelastica 2.1) se si riduce εD il monopolista può fissare P > CM 2.2) aumenta la perdita netta del BS 5
4. Attività di rent - seeking (1) - La possibilità di godere di profitti elevati (da monopolio) incentiva i produttori a impiegare risorse/attività aggiuntive (rent – seeking) per spingere le autorità pubbliche verso la creazione di monopoli legali - Le risorse/attività rent – seeking aumentano la perdita attesa di BS (in quanto sono spese improduttive) che si somma alla perdita di Sp - Queste spese improduttive (costo sociale di monopolio) coincidono graficamente all’area pmpcTR (FIG. 2.2) - Le maggiori spese in azioni rent – seeking permetteranno di conservare o conquistare condizioni di monopolio (elevate rendite) - La forte concorrenza può spingere le imprese a spendere in attività rent – seeking per un ammontare pari al totale dei profitti attesi da monopolio 6
4. Attività di rent - seeking (2) - Quindi: le imprese preferiscono raggiungere condizioni di monopolio sacrificando tutte le rendite. I motivi sono diversi: 1) esiste CP tra le imprese che sviluppano attività rent – seeking 2) la tecnologia di rent – seeking ha rendimenti di scala costanti 3) le attività (rent – seeking) necessarie per avere condizioni di monopolio non hanno valore sociale - Alcune precisazioni: A) esistono imprese più efficienti di altre nello sviluppare attività rent – seeking: quindi non sempre le rendite perse coincidono con l’intero profitto da monopolio B) in alcuni casi le attività rent – seeking producono risultati dotati di valore sociale: le spese in pubblicità migliorano l’informazione necessaria ai consumatori per comprendere le caratteristiche distintive del prodotto 7
5. L’inefficienza produttiva (1) - Un PM elevato (condizioni di monopolio) non solo provoca Inefficienza Allocativa “IA” (perdita di BS) ma anche Inefficienza Produttiva “IP” (ulteriore perdita di BS) - Inefficienza produttiva: l’impresa utilizza una combinazione di fattori della produzione diversa da quella che min. i costi di produzione - Studi empirici dimostrano che le perdite di efficienza produttiva (in presenza di PM) possono essere maggiori di quelle con inefficienza allocativa - Da qui l’interesse del tema per le autorità antitrust ¾ L’ulteriore perdita di BS con inefficienza produttiva - ipotesi: CM del monopolista (c’) > CM delle imprese in concorrenza (c) - La perdita di BSIP+IA (∑ R’ST’ + p’cVT’pc) > perdita di BSIA (RTS) 8
5. L’inefficienza produttiva (2) - L’area RST considera solo la perdita di BS con IA; l’area ombreggiata (FIG. 2.3) rappresenta l’ulteriore perdita di BS con IP - Come si arriva a questi risultati: 1) il monopolista produce con una tecnologia meno efficiente (costi = c’) 1.1) il BSm = OR’Vp’c (area) 2) le imprese in concorrenza sostengono costi più bassi (c) 2.1) il BSc = OSpc (area) - Perché un monopolista dovrebbe produrre con una tecnologia meno efficiente (quindi sopportando maggiori costi) ? - 2 motivazioni: il monopolista non avendo rivali (nessuno mette a rischio le sue rendite) è meno spronato a innovare e adottare la migliore tecnologia disponibile 9
5. L’inefficienza produttiva (3) - L’ambiente competitivo seleziona le imprese più efficienti (che continuano a operare nel mercato) da quelle inefficienti (che falliscono); mentre in un mercato monopolistico non avviene nessuna selezione e le imprese sopravvivono anche se inefficienti ¾ Il monopolio e l’inefficienza manageriale - È difficile pensare che una impresa monopolista decida di produrre con tecnologie più obsolete/inefficienti, quando il mercato offre soluzioni più innovative e avanzate …………. - Risulta meno difficile, se consideriamo le imprese come organizzazioni complesse: caratterizzate al loro interno da molteplici strutture/funzioni coordinate da manager - La scelta di adottare nuove tecnologie comporta il coordinamento di decisioni e motivazioni diverse - I manager possono mostrare obiettivi diversi da quelli della proprietà/ azionisti 10
5. L’inefficienza produttiva (4) - Obiettivi degli azionisti: massimizzare sempre più i profitti dell’impresa - Obiettivi dei manager: visibilità, prospettive di carriera, aumenti nelle retribuzioni; anche i profitti quando il loro stipendio dipende dal livello di profitti raggiunto - Spostando l’attenzione dai manager alle imprese (intese come unità di misura), molti studi dimostrano che la produttività delle imprese aumenta nei mercati caratterizzati da maggiore concorrenza/competitività - Quindi: la concorrenza influenza positivamente la produttività e l’efficienza produttiva ¾ Il modello di Schmidt - Si tratta di un modello “Principale – Agente”: ossia il principale (proprietà/azionisti) induce un agente (manager) ad intraprendere azioni che massimizzano il suo obiettivo (del principale) 11
5. L’inefficienza produttiva (5) - Il modello studia le relazioni tra concorrenza ed efficienza delle imprese (efficienza che dipende anche dall’impegno dei manager) - Se il manager gestisce male l’azienda questa risulterà inefficiente e quindi può anche fallire, con conseguente perdita anche per il manager (stipendio, reputazione) - Il proprietario dell’impresa deve incentivare il manager a mantenere efficiente l’impresa attraverso un contratto che riconosca al manager parte dei maggiori profitti derivanti dall’efficienza - Gli alti profitti potranno derivare da una riduzione nei costi e da una minore probabilità che l’impresa fallisca - Schmidt introduce nel modello la concorrenza (diminuzione dei profitti) che produce due effetti sull’impegno del manager: A) effetto da minaccia di liquidazione che aumenta l’impegno del manager in quanto competere in concorrenza non è facile e aumenta la probabilità di fallire 12
5. L’inefficienza produttiva (6) B) il secondo effetto risulta di segno incerto: la maggiore concorrenza, riducendo i profitti, potrebbe non spingere il proprietario ad incentivare un impegno maggiore del manager (sub- effetto B.1) per ridurre i costi e raggiungere l’efficienza (sub- effetto B.2) - Il primo effetto (A) è di tipo darwiniano: maggiore concorrenza spinge il manager a impegnarsi maggiormente per la sopravvivenza dell’impresa: - in un settore dove sono presenti imprese efficienti e meno efficienti, la concorrenza (abbassando i prezzi), costringerà quelle meno efficienti ad uscire, migliorando il benessere sociale; - l’effetto selezione, grazie alla concorrenza, migliora la produttività del settore attraverso un processo di entrata e uscita 13
5. L’inefficienza produttiva (7) - Il secondo effetto (B) è di tipo schumpeteriano: una maggiore concorrenza riduce i profitti attesi e con essi gli incentivi del proprietario ad ottenere risultati migliori dal manager ¾ Numero di imprese e benessere sociale - Quali sono gli effetti di un maggiore numero di imprese ? 1) portare più concorrenza e prezzi più bassi, determinando un aumento dei Sc e dell’efficienza allocativa 2) duplicazione dei costi fissi con conseguente perdita di efficienza produttiva - Esiste quindi un trade – off tra efficienza allocativa e produttiva che rende incerto l’effetto netto sul benessere sociale - Risulta evidente che non sempre la politica della concorrenza debba massimizzare il numero delle imprese di un settore/industria - L’Antitrust deve difendere la concorrenza e non difendere14 i concorrenti
5. L’inefficienza produttiva (8) - La politica antitrust nel difendere le piccole imprese (in assenza di abuso di potere delle grandi imprese) raggiunge obiettivi politici e sociali ma non quelli economici del benessere sociale - Distorcere il mercato, aumentando il numero di imprese di un settore/industria (numero maggiore rispetto al numero complessivo che il settore può sostenere) potrebbe ridurre il benessere collettivo - In definitiva, i risultati sono ambigui: dovremmo attendere che la creazione di concorrenza in un industria monopolizzata migliora l’efficienza produttiva - Tuttavia, può verificarsi che sviluppare maggiore concorrenza in un mercato già competitivo possa non migliorare ulteriormente l’efficienza produttiva - Inoltre, non è detto che una maggiore concorrenza in un industria/settore sia garanzia di un più elevato BS, a causa dell’inefficiente duplicazione di costi fissi 15
6. Efficienza dinamica (1) - Efficienza dinamica: possibilità di introdurre nuovi processi e prodotti da parte delle imprese - Cosa cambia: da un punto di vista statico, indaghiamo se la concorrenza spinge le imprese ad operare sulla frontiera dell’efficienza produttiva corrente; dinamicamente, indaghiamo se la concorrenza stimola le imprese a spostare la frontiera dell’efficienza produttiva più velocemente e in avanti ¾ Minori incentivi ad innovare in monopolio - Il monopolista risulta inefficiente (a livello dinamico) perché non incentivato ad adottare nuove tecnologie di produzione - Per dimostrarlo supponiamo che il monopolista: - sostiene un costo fisso = F - adotta una innovazione di processo che riduce il costo marginale (cb < ca) - i suoi profitti aumentano (Πb > Πa) se adotta la nuova tecnologia - deciderà di adottare la tecnologia se Πb - Πa > F 16
6. Efficienza dinamica (2) - Cosa cambia se l’innovazione di processo viene adottata da una impresa che opera in condizioni di concorrenza à la Bertrand ? - con la vecchia tecnologia le imprese hanno costi marginali = ca - fissano p = ca ed ottengono Π’a = 0 - una sola impresa adotta la nuova tecnologia (perché ha un brevetto) abbassando i costi marginali (cb < ca) rispetto quelli delle altre imprese - con la nuova tecnologia l’impresa ottiene un profitto analogo a quello del monopolista (Πb) - l’incentivo ad innovare per l’impresa (in concorrenza) è Πb > F - l’incentivo ad innovare in monopolio risulta inferiore (Πb - Πa > F) - il minore incentivo del monopolista risiede nel fatto che la sua decisione viene presa tenendo conto del solo profitto addizionale (prodotto dalla nuova tecnologia); mentre l’impresa in concorrenza 17 tiene conto dell’intero profitto
6. Efficienza dinamica (3) - Gli alti profitti del monopolista (senza innovare) lo disincentivano all’adozione della nuova tecnologia - Il maggiore incentivo per l’impresa in concorrenza risiede nel fatto che i suoi profitti (senza innovare) sono nulli - In questo modo si dimostra che il monopolista ha minori incentivi ad innovare rispetto imprese in concorrenza - Questo risultato va contro l’idea di fondo di Schumpeter che sosteneva che era il potere di monopolio ad incentivare gli sforzi in R&S - Conclusioni: l’ambiente più idoneo per investire in R&S prevede una situazione intermedia caratterizzata da un certo grado di concorrenza e un potere di mercato sufficientemente elevato - Una concorrenza eccessiva agirà come disincentivo all’innovazione perché genera scarsa appropriabilità dei propri investimenti (le altre imprese imitano con facilità senza sostenere costi) 18
6. Efficienza dinamica (4) - Questo risultato avvalora le ricerche empiriche che dimostrano l’esistenza di una relazione inversa a U tra concorrenza e innovazione - Quali sono le politiche antitrust da adottare ? - Come già detto non esistono generalizzazioni: l’unica conclusione fondata e robusta che si può ricavare dall’analisi è che un monopolio (o cartello) risulta meno desiderabile di una struttura di mercato più competitiva, perché non riesce a stimolare l’attività innovativa 19
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (1) ¾ Ex ante vs. ex post: la protezione dei diritti di proprietà - Esiste un trade - off tra efficienza ex ante (proteggere gli incentivi delle imprese ad innovare) ed efficienza ex post (dopo l’inserimento sul mercato di una nuova tecnologia, sarebbe auspicabile una completa diffusione della stessa in tutte le imprese del mercato) - Le politiche antitrust sono obbligate a tener conto di questo trade – off quando trattano il tema degli investimenti e delle attività innovative - La situazione ottimale è quella in cui un governo promette, inizialmente, alle imprese che potranno beneficiare interamente dei risultati dei loro investimenti in R&S - Poi si rimangia questa promessa al momento dell’effettivo raggiungimento dei risultati dell’attività innovativa - Questo comportamento scorretto del governo causerebbe il non investimento in innovazione delle imprese con conseguenze negativamente sul BS 20
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (2) - La normativa sui brevetti rappresenta un valido tentativo dei governi di impegnarsi a non espropriare ex post i risultati degli investimenti in R&S delle imprese (garantire l’appropriabilità degli sforzi in attività innovative) - Il brevetto assicura le imprese innovatrici che per un dato periodo saranno tutelate e potranno sfruttare pienamente i risultati della loro attività di R&S - Come risolvere il trade off tra la necessità di garantire alle imprese l’appropriabilità delle loro innovazioni e la volontà che l’utilità di queste si diffonda anche ad altre imprese e consumatori ? - Prima di tutto è necessario individuare ampiezza e durata dei brevetti 21
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (3) - Ampiezza: necessità di fissare un grado di difformità dalla tecnologia brevettata per fare in modo che un’altra innovazione non infranga il brevetto - Una protezione troppo ampia ad una innovazione scoraggia le imprese rivali ad introdurre altre novità collegate a quella brevettata - Non può essere neppure troppo limitata: l’impresa rivale sarebbe in grado di aggirare il brevetto con una piccola innovazione incrementale - Un periodo lungo di protezione impedisce alle imprese rivali di sfidare con proprie scoperte l’impresa titolare del brevetto - Periodi troppo brevi comportano scarsi livelli di appropriabilità per le imprese - Oltre alle leggi sui brevetti, esistono altri strumenti che permettono ai governi nazionali di impegnarsi a non espropriare ex post una impresa che innova 22
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (4) - Leggi sul divieto di riproduzione e sul marchio di fabbrica assicurano che i prodotti (o marchi affermati) non possano essere usati da un’altra impresa, a meno che non esista un accordo con l’impresa titolare dei diritti - Leggi sul segreto industriale evitano che i dipendenti di un impresa, che conoscono bene i processi produttivi interni e i relativi segreti commerciali, possano rivelarli all’impresa rivale - Per quest’ultima risulta conveniente assumere i dipendenti in modo da acquisire anche i segreti commerciali dell’impresa ¾ Essential facilities (input essenziali) - Sono input fondamentali per l’attività d’impresa che risultano anche difficili da duplicare - Problema: è difficile stabilire quando un input è essenziale ossia quando diventa fondamentale per l’impresa - L’input è fondamentale quando soddisfa tre proprietà 23
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (5) 1) l’input deve essere condivisibile: deve poter essere utilizzabile contemporaneamente dal proprietario e dai rivali, senza che il primo debba rinunciare o ridurre la propria attività per insufficiente capacità dell’input stesso 2) l’input deve essere essenziale: non devono esistere input simili che permettono lo svolgimento dell’attività produttiva anche senza utilizzare l’input in questione 3) l’input non può essere duplicabile: non deve essere economicamente possibile produrre in tempi rapidi un input alternativo che svolga le stesse funzioni ¾ Controlli sui prezzi e rimedi strutturali - La politica antitrust prevede controlli e tetti sui prezzi - Queste decisioni possono essere molto pericolose: 24
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (6) A) stabilire che un prezzo sia troppo alto comporta un elevato grado di arbitrarietà B) su quali basi si decide di punire un impresa che pratica prezzi elevati ? - La posizione di monopolio dell’impresa che sta praticando prezzi elevati può avere tre differenti motivazioni: 1) l’impresa praticava in passato strategie predatorie: se così fosse le autorità antitrust dovrebbero aprire un procedimento per violazione di norme contro la concorrenza, e non per prezzi elevati 2) esistono barriere all’entrata legali: in questo caso il settore deve essere regolamentato in quanto le forze di mercato non sono libere di operare - se non esistono autorità regolatorie, l’antitrust interverrà: 25
7. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare (7) 2.1) imponendo prezzi più bassi 2.2) modificando i diritti di proprietà di un impresa, ordinando la dismissione di alcune attività (brevetti, marchi, impianti), oppure la separazione dell’impresa in più unità 3) il potere di monopolio deriva da investimenti in R&S, innovazione e pubblicità: quindi quali sono le motivazioni della punizione ? 3.1) se l’antitrust obbliga la fissazione di prezzi bassi, l’impresa sarà disincentivata dall’investire in futuro 3.2) l’antitrust dovrebbe intervenire solo nel caso in cui l’impresa mette in atto strategie predatorie per mantenere la sua posizione dominante 26
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (1) ¾ Mercati contendibili - In alcuni casi il potere di monopolio è temporaneo, in quanto gli elevati profitti del monopolista attireranno l’entrata di nuove imprese che ridurranno il potere di mercato del monopolista - Se questo è vero allora risulta importante capire se la libertà di entrata riesce a ridurre la concentrazione di mercato: da qui l’importanza della teoria dei mercati contendibili - Questa teoria analizza le implicazioni della concorrenza potenziale: ossia gli effetti esercitati sulle imprese attive (monopolista) dalla possibilità che nuovi soggetti entrino nel mercato praticando prezzi più bassi del monopolista ed escono prima che il monopolista reagisca - La teoria stabilisce che l’impresa monopolista (incumbent) non fisserà il prezzo di monopolio, ma un prezzo in grado di coprire il costo medio - Quindi: i mercati contendibili (anche con elevati livelli di concentrazione) esibiranno prezzi e quantità efficienti dal punto di vista produttivo e allocativo 27
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (2) - Tuttavia, le conclusioni sono un po’ diverse da quelle appena esposte per due motivi: A) abbiamo ipotizzato che il monopolista, per un certo periodo di tempo, mantenga il prezzo fissato inizialmente e non reagisce all’offerta dell’entrante; mentre la quantità offerta dall’entrante e la domanda dei consumatori si aggiustano immediatamente all’offerta della nuova impresa A.1) è irrealistico pensare che il monopolista non reagisca all’offerta dell’entrante in quanto ha grande convenienza a rivedere il proprio prezzo A.2) una volta che il monopolista modifica immediatamente il suo prezzo non c’è più convenienza da parte della nuova impresa ad entrare A.3) è irrealistico pensare che ci sia un veloce aggiustamento della domanda e dell’offerta ai nuovi prezzi B) abbiamo ipotizzato che gli investimenti sostenuti dall’entrante siano costi recuperabili: costi che è possibile recuperare interamente per il loro valore residuo cedendo ad altre imprese i beni capitali inizialmente acquistati 28
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (3) B.1) in realtà, gli investimenti fatti per svolgere una certa attività (impianti produttivi o campagne pubblicitarie) sono in gran parte specifici a quella attività: non possono essere impiegati in modo efficiente per un attività differente, o svolta da una impresa diversa B.2) quindi la rivendita di beni capitali specifici non permette (quasi mai) di recuperare interamente il loro valore residuo B.3) in questi casi si parla di sunk costs che si hanno quando parte dei costi fissi sostenuti dal nuovo entrante risultano irrecuperabili B.4) il monopolista riuscirà a mantenere la nuova impresa fuori dal mercato praticando un prezzo pari al costo medio B.5) in questo modo si perde l’ipotesi di efficienza allocativa della teoria dei mercati contendibili 29
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (4) ¾ Equilibrio di lungo periodo, costi fissi esogeni e tendenza alla frammentazione - In presenza di costi irrecuperabili lo studio del potere di mercato implica la necessità di concentrarsi sulle caratteristiche degli equilibri che emergono in relazione alle imprese attive nel mercato - I modelli che studiano le dinamiche degli equilibri in mercati oligopolistici concordano sulla relazione esistente tra il numero delle imprese attive (N), i prezzi (P), le quantità (Q) e gli equilibri di lungo periodo (LP) - Più in particolare: 1) esiste un effetto prezzo: al crescere del numero delle imprese la concorrenza diventa più intensa causando una riduzione dei prezzi di equilibrio p(N) 2) esiste un effetto quote di mercato: all’aumentare del numero delle imprese si riduce la produzione individuale q(N) 30
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (5) - l’andamento congiunto di questi due effetti riduce i profitti Π(N) delle imprese attive al crescere del numero delle imprese concorrenti - Questo risultato fa intuire che anche l’intensità della concorrenza di prezzo è un altro fattore in grado di influenzare i profitti delle imprese per un dato loro numero - Un altro fattore importante, nella determinazione dei profitti delle imprese oligopolistiche, è la dimensione del mercato (D), ossia il numero dei consumatori e la loro disponibilità a pagare - Più in particolare: 1) consideriamo data la D e la modalità di interazione concorrenziale 2) supponiamo che l’impresa, quando decide di entrare nel mercato, sostiene un costo fisso irrecuperabile (F) 3) il numero maggiore delle imprese porta a ridurre i profitti 4) l’entrata nel mercato si arresta quando il numero di imprese (N*) sarà tale per cui l’entrata di una ulteriore impresa comporterebbe 31 l’impossibilità di recuperare i costi irrecuperabili
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (6) 4.1) questo avviene quando: Π(N*) ≥ F > Π(N* + 1) Conclusioni: A.1) una riduzione nell’intensità della concorrenza, aumentando i profitti per un dato N, facilita l’entrata e la sopravvivenza di un maggior numero di imprese A.2) si avrà un minore grado di concentrazione nei mercati collusivi A.3) l’aumento della concorrenza (ad es. processi di liberalizzazione) ridurrà il numero delle imprese attraverso fusioni, acquisizioni o fallimenti B.1) la crescita della dimensione del mercato (D), determinando una crescita dei profitti, comporta un aumento del numero delle imprese e una riduzione dei prezzi B.2) la crescita di D comporta mercati concorrenziali e frammentati 32
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (7) ¾ Costi fissi endogeni e persistenza della concentrazione - In presenza di intensità diverse dei costi fissi e irrecuperabili cambia lo scenario di fondo delle caratteristiche degli equilibri in mercati oligopolistici - Questi costi varieranno secondo la diversa intensità degli investimenti F(I) effettuati dalle imprese in pubblicità o in R&S - Sono costi endogeni e non più esogeni (come visto in precedenza) - Data la dimensione del mercato (D) avremo un numero massimo di imprese (N*) oltre il quale i profitti di mercato non coprono i costi fissi irrecuperabili - La differenza, rispetto i risultati precedenti, è negli effetti di un aumento della dimensione del mercato (D) sul numero di imprese sostenibili - Un mercato di dimensioni e profitti maggiori, aumenta gli incentivi delle imprese ad investire in pubblicità e R&S, migliorando la loro posizione di mercato 33
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (8) - Quando D cresce, crescono anche i costi fissi (F) e i profitti, ma non il numero delle imprese: risultato noto come proprietà di finitezza - Conclusione: prevarranno strutture di mercato concentrate anche quando la dimensione del mercato aumenta ed esiste libertà di entrata nel settore - In questo contesto possiamo individuare tre aree di intervento delle politiche antitrust: A) sarà necessario effettuare il controllo strutturale delle concentrazioni quando gli equilibri risultanti sono influenzati dal numero e dalle caratteristiche delle imprese esistenti B) bisogna garantire le possibilità di entrata così che le nuove imprese possano sfruttare nuove opportunità di profitto (controllo delle strategie anticompetitive delle imprese dominanti) C) l’emergere di fenomeni collusivi riduce l’efficienza allocativa e produttiva accompagnata da una eccessiva entrata e frammentazione 34
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (9) - Tuttavia, è importante ribadire che gli interventi antitrust dovranno sempre tenere conto delle caratteristiche della tecnologia e della concorrenza che prevalgono in un mercato - L’antitrust dovrà esaminare attentamente gli interventi possibili senza rischiare di eliminare molte delle fonti del potere di mercato statico e concentrarsi maggiormente nel garantire e favorire forme di concorrenza dinamica ¾ Switching costs - Consideriamo il legame tra libertà di entrata e potere di mercato nel caso in cui non esiste più l’ipotesi di perfetta mobilità della domanda - I switching costs sono i costi che si hanno quando un consumatore desidera cambiare fornitore o marca del prodotto che utilizza - Questo cambiamento determina l’insorgere di costi di transazione e di apprendimento - L’esistenza di switching costs differenzia beni che altrimenti 35 sarebbero percepiti come perfettamente identici
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (10) - La presenza di questi costi implica che i nuovi entranti avranno più difficoltà a sottrarre quote di mercato alle imprese dominanti. Due i motivi: A) Con l’andare del tempo, le imprese attive nel mercato, avranno sviluppato opportune strategie di fidelizzazione dei clienti: questo significa che le nuove imprese dovranno applicare prezzi molto bassi per convincere i consumatori a cambiare fornitore B) Le imprese attive potranno scegliere, prima dell’entrata, prezzi e quantità tali da scoraggiare l’ingresso in futuro delle nuove imprese: una impresa monopolista potrebbe avere convenienza nell’applicare prezzi molto bassi per aumentare il numero di clienti che renderebbe più difficoltoso l’entrata della nuova impresa - Si può affermare che la presenza di switching costs abbassi il livello di concorrenza del mercato quando le imprese interagiscono per più di due periodi di tempo 36
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (11) - In definitiva, gli switching costs riducono il benessere sociale, poiché ostacolano l’entrata sul mercato, lasciando uno spazio limitato alle nuove imprese, e lo rendono meno competitivo - Quali sono i potenziali interventi antitrust da mettere in campo ? - Scoraggiare quelle attività che accrescono gli switching costs dei consumatori e incoraggiare le attività che li riducono come ad esempio: - la standardizzazione che migliora la compatibilità e riduce i costi di apprendimento - la regolamentazione della qualità e delle fonti informative che riduce l’incertezza del consumatore sull’uso di marche non ancora provate - In definitiva, l’antitrust dovrebbe: - controllare che gli switching costs creati dalle imprese non ostacolino la concorrenza 37 - imporre la riduzione di questi costi nei casi di fusione di imprese
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (12) ¾ Effetti di rete - Si possono avere condizioni di monopolio quando si hanno effetti di rete nelle industrie/settori - Effetti rete: i consumatori derivano la loro utilità dal numero di altri consumatori che scelgono lo stesso prodotto - Se i consumatori hanno già comprato un dato bene, sarà più difficile per le imprese entranti conquistare la domanda di mercato - Esistono due categorie di effetti di rete: A) reti fisiche o di comunicazione: l’utilità dell’individuo associata al consumo di un dato prodotto aumenta direttamente al numero degli altri individui che consumano lo stesso prodotto A.1) si pensi alle reti telefoniche: il telefono sarebbe inutile se non ci fossero altri individui a possederlo e con le quali comunicare A.2) maggiore è il numero degli abbonati ad una rete telefonica, maggiore è l’utilità del servizio telefonico 38
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (13) A.3) le stesse considerazioni fatte per i servizi di telefonia fissa valgono anche per le reti mobili e le e-mail B) reti virtuali (hardware/software): l’utilità dell’individuo aumenta indirettamente al numero degli altri individui che comprano lo stesso prodotto, a causa dei suoi effetti sulla disponibilità di un prodotto complementare B.1) l’utilità di un proprietario di carta di credito non è direttamente legata al numero degli altri individui che utilizzano la stessa carta B.2) maggiore è il numero delle persone che posseggono la stessa carta di credito, maggiore è la probabilità che la carta sia ampiamente diffusa e accettata negli esercizi commerciali - Gli effetti di rete tra imprese già attive nel mercato rendono più dura l’entrata di nuove imprese - Non è sufficiente, per l’entrante, sviluppare un prodotto di maggiore qualità o praticare prezzi più bassi delle imprese attive nel mercato 39
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (14) - Ciò che conta è che i consumatori deriveranno la loro utilità dal numero di altri individui che sceglieranno lo stesso prodotto - Se il nuovo prodotto non è compatibile con quello già presente sul mercato, l’impresa entrante dovrà convincere i potenziali acquirenti del fatto che molti altri individui lo acquisteranno - Compito tanto più difficile quanto più alto è il numero dei consumatori legati allo standard del prodotto presente sul mercato - La nuova impresa può usare diverse strategie per convincere i potenziali acquirenti: - offerte di prezzo (compresa la prova gratuita del nuovo prodotto) - accordi con imprese per vendere servizi complementari (parti di ricambio e software applicativi) - Anche le imprese attive nel mercato possono attuare diverse strategie per frenare o impedire l’entrata di nuove imprese: 40
8. Potere di mercato: può la concorrenza limitarlo significativamente (15) - possono rendere i loro prodotti incompatibili con quelli dei nuovi entranti: questa strategia è legale fino a quando lo standard del prodotto esistente è brevettabile - possono dire il falso: ossia promettere di aggiornare il loro prodotto con caratteristiche simili a quello del nuovo entrante - fare dichiarazioni false sulle condizioni economiche dell’entrante - Questi due ultimi comportamenti dell’incumbent incideranno negativamente sulle aspettative dei consumatori - Per questo è necessario l’intervento delle autorità antitrust - Visto che l’entrata può essere ostacolata in presenza di standard incompatibili, l’antitrust potrebbe rendere obbligatoria la compatibilità dei beni dell’industria: ossia imporre all’incumbent la piena interoperabilità dei suoi prodotti con quelle delle imprese entranti 41
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