Piano di Emergenza e di Protezione Civile dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna
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Piano di Emergenza e di Protezione Civile dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna Alfonsine Bagnacavallo Bagnara di Romagna Conselice Cotignola Fusignano Lugo Massa Lombarda S'Agata sul Santerno Redazione: a cura degli uffici preposti dei Comuni e dell'Unione Stesura: Bedeschi Cerfogli Faccani Nobile Piombini
INDICE 1 PREMESSA Pag. 4 2 INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO DELL'UNIONE Pag. 8 2.1 Territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna Pag. 8 2.2 Dati climatici Pag: 10 2.3 Caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrografiche Pag. 12 2.3.1. Inquadramento geologico e geomorfologico Pag. 12 2.3.1.1 Lineamenti morfologici del territorio Pag. 12 2.3.1.2 Altimetria e geomorfologia Pag. 12 2.3.1.3 Subsidenza Pag. 14 2.3.1.4 Alluvioni storiche e rischio idrogeologico Pag. 15 2.3.1.5 Rete idrografica fluviale Pag. 16 2.3.1.6 Sistemi di macrounità del paesaggio Pag. 17 3 ANALISI DELLE INFRASTRUTTURE Pag. 18 3.1 Viabilità Pag. 18 3.2 Reti di servizio Pag. 19 3.2.1. Rete distribuzione idrica Pag. 19 3.2.2. Eletrodotti Pag. 19 3.2.3. Metanodotti Pag. 21 3.2.4. Rete fognaria Pag. 23 4 ANALISI DEI RISCHI Pag. 24 4.1 Individuazione dei rischi e realizzazione cartografia tematica Pag. 24 4.2 Ricostruzione degli scenari calamitosi Pag. 25 4.2.1 Rischio Idrogeologico Pag. 25 4.2.2 Rischio chimico Pag. 27 4.2.3 Rischio incendi Pag. 29 4.2.4 Rischio sismico Pag. 31 4.2.5 Rischio nevicate Pag. 32 4.2.6 Rischio blocchi di traffico rilevanti Pag. 33 4.2.7 Rischio disinnesco ordigni bellici Pag. 33 5 CENSIMENTO DELLE RISORSE Pag. 34 5.1 Sezione 1 – Enti Locali Pag. 36 5.2 Sezione 2 – Sanità, assistenza sociale e veterinaria Pag. 36 5.3 Sezione 3 – Volontariato Pag. 36 5.4 Sezione 4 – Materiali, mezzi e risorse umane Pag. 37 5.5 Sezione 5 – Assistenza alla popolazione Pag. 37 5.6 Sezione 6 – Viabilità Pag. 47 5.7 Sezione 7 - Censimento strutture pubbliche Pag. 47 5.8 Utilizzo delle informazioni raccolte Pag. 47 5.9 Progetto formativo Pag. 47 2
6 COSTITUZIONE E COMPITI DELLA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE Pag. 49 6.1 Struttura comunale di protezione civile Pag. 50 6.2 Centro operativo comunale della Protezione Civile Pag. 54 6.3 Centro Sovra comunale e Centro Operativo Misto della protezione civile dell'Unione Pag. 56 7 MODELLI DI GESTIONE DELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA Pag. 59 7.1 Informazioni alla popolazione Pag. 62 7.2 Modelli di intervento Pag. 65 7.3 Rischio Chimico Pag. 66 7.3.1 Rischio Chimico – scenario incidente stradale/ferroviario Pag. 67 7.3.2 Rischio chimico – scenario industria a rischio di incidente rilevante Pag. 69 7.4 Blocchi di traffico Pag. 70 7.5 Rischio idrogeologico Pag. 71 7.5.1 Fase di attenzione Pag. 71 7.5.2 Fase di preallarme Pag. 73 7.5.3 Fase di allarme e di emergenza Pag. 75 7.5.4 Chiusura evento Pag. 77 7.6 Rischio Incendio Pag. 78 7.7 Rischio sismico Pag. 80 7.7.1 Scenario 1 -Sisma di I livello Pag. 81 7.7.2 Scenario 2 – Sisma di II livello Pag. 82 7.8 Sala operativa Pag. 83 7.9 Coordinamento delle operazioni di soccorso Pag. 84 7.9.1 Compiti del Sindaco Pag. 84 7.9.2 Compiti del centro operativo comunale Pag. 84 7.9.3 Funzioni di supporto Pag. 85 7.9.4 Aree di accoglienza Pag. 85 7.10 Modello organizzativo/operativo intercomunale Pag. 86 3
1 PREMESSA I recenti provvedimenti legislativi in materia di conferimento di funzioni agli Enti Locali hanno rafforzato il ruolo dei Comuni nel settore della Protezione Civile, attribuendo ulteriore e più pregnante significato alle disposizioni di cui all’art. 15 della Legge 225 che, già nel 1992, definiva il Sindaco “Autorità Locale di Protezione Civile”. Il Decreto Legislativo 112/1998 infatti, reso vigente con l’emanazione del Decreto del Consiglio dei Ministri 22 dicembre 2000, ha affidato a Regioni, Province e Comuni una rilevante serie di funzioni, provvedendo direttamente alla loro ripartizione tra i diversi livelli di governo; dette funzioni sono state poi rafforzate dalla sopravvenuta valenza costituzionale assegnata dalla Legge n. 3/2001 alla disciplina della materia di protezione civile, e chiarificate dalla Circolare del Dipartimento della Protezione Civile del 30 settembre 2002, n. 5114 “Ripartizione delle competenze in materia di Protezione Civile”. In particolare il Comune: • attua in ambito comunale attività di previsione ed interventi di prevenzione dei rischi stabiliti dai piani regionali; • adotta tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione dell’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; • vigila sull’attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. Per svolgere correttamente e puntualmente tali funzioni è necessario avere una fotografia puntuale ed aggiornata della realtà territoriale comunale, in termini di criticità del territorio, di vulnerabilità e di elementi esposti al rischio. Il presente Piano è uno strumento della pianificazione di Protezione Civile che, sulla base di scenari di riferimento, individua le diverse strategie finalizzate al coordinamento dei soccorsi e al superamento dell’emergenza. Obiettivo del Piano è la salvaguardia dei cittadini e, se possibile, dei beni presenti in un’area a rischio, attraverso l’attivazione di specifiche azioni non strutturali finalizzate a minimizzare il danno di un determinato evento e superare la situazione di emergenza. Il Piano deve pertanto tradurre in termini attuativi gli elementi conoscitivi ( scenario di evento, cartografie del rischio ) che contemplano le ipotesi di danno e da un “Modello di intervento” in emergenza, dove gli scenari costituiscono elemento di supporto decisionale nella predisposizione del modello stesso. In sintesi lo scenario di evento non è altro che la descrizione della dinamica dell’evento che si realizza attraverso l’analisi storica e fisica delle fenomenologie. 4
Nel modello di intervento vengono poi definite le fasi nelle quali si articola l’intervento di Protezione Civile, che sono caratterizzate da un livello di attenzione crescente nei confronti dell’evento che si sta evolvendo, individuando le strutture operative che devono essere gradualmente attivate, stabilendone composizione e compiti. IL Piano oltre ad essere integrato con il livello provinciale, regionale e statale di Protezione Civile, deve tener conto ed integrare i piani operativi di emergenza di enti, strutture tecniche, gestori di servizi pubblici ed essere completato con procedure tecniche di dettaglio necessarie alla sua attivazione. Il Piano è sostanzialmente costituito da: • un database contenente le informazioni relative alle risorse e agli elementi esposti al rischio e gestite attraverso un sistema informatico distribuito fra gli enti locali che ne permette la georeferenziazione; • un’analisi dei rischi che descrive gli scenari di evento legati alle criticità presenti sul territorio; • un modello di intervento. Il Piano costruito si basa sul presupposto che la banca dati, contenente le informazioni utili alla pianificazione dell’emergenza, nasce dalla fattiva collaborazione di tutti gli Enti con competenze in materia di Protezione Civile e dalla condivisione delle informazioni raccolte fra i soggetti detentori di risorse presenti sul territorio. Il presente Piano ha la caratteristica di mettere a sistema tutte le risorse disponibili, sul territorio della nostra Unione, per ogni singolo evento che potrà interessare anche un singolo comune aderente all'Unione. I soggetti coinvolti, a diverso titolo e con diverso grado di operatività, nella gestione dell’emergenza e nelle diverse fasi ( attenzione, pre-allarme e allarme ) relativamente ai territorio della nostra Unione sono di seguito elencati: • Provincia di Ravenna • Prefettura di Ravenna • Regione Emilia-Romagna – Servizio di Protezione Civile • Comune di Alfonsine • Comune di Bagnacavallo • Comune di Bagnara di Romagna • Comune di Conselice • Comune di Cotignola • Comune di Fusignano • Comune di Lugo • Comune di Massa Lombarda • Comune di Sant’Agata sul Santerno • Questura 5
• Carabinieri • Guardia di Finanza • Comando provinciale dei Vigili del Fuoco • Corpo Forestale dello Stato • Polizia Stradale • Azienda U.S.L. • Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici • Unità Operativa 118 • ARPA - SIM • ARPA – Sezione provinciale di Ravenna • Croce Rossa Italiana- Comitato Locale della Bassa Romagna • Coordinamento provinciale Associazioni di Volontariato di Protezione Civile • Associazione Radioamatori Italiana (ARI ) • A.N.A.S. • Ferrovie dello Stato – Rete Ferroviaria Italiana • Ferrovie dello Stato – Trenitalia • Poste Italiane Spa • Enel Distribuzione • Telecom e altri gestori telefonici • Aziende erogatrici di servizi essenziali (es. HERA, AMF, ecc.) • Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura • Ufficio Scolastico provinciale CSA (ex Provveditorato agli Studi) • Automobile Club Italiano (ACI) • Autostrade per l’Italia S.p.a. • Autorità di Bacino dei Fiumi Romagnoli • Autorità di Bacino del Fiume Reno • Servizio Tecnico di Bacino Fiumi Romagnoli • Servizio Tecnico di Bacino Reno • Consorzi di Bonifica della Romagna Centrale • Consorzi di Bonifica della Romagna Occidentale 6
2 INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO DELL'UNIONE 2.1 Territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna I Comuni della Bassa Romagna si estendono su una superficie complessiva di 526,09 Kmq., così suddivisa: Latitudine – Longitudine Altitudine Località - Superficie ( Gradi, MM, SS ) ( m.s.m. ) Alfonsine Kmq 106,74 44°30'21,67”N - 12°02'27,77”E 6 Bagnacavallo Kmq 79,52 44°24'58,95”N – 11°58'38,19”E 16 Bagnara di Romagna Kmq 10,02 44°23'21,33”N – 11°49'34,54”E 22 Conselice Kmq 60,27 44°30'45,86”N – 11°49'43,81”E 7 Cotignola Kmq 34,96 44°23'04,29”N – 11°56'33,66”E 19 Fusignano Kmq 24.60 44°28'05,35”N – 11°57'34,36”E 9 Lugo Kmq 116,93 44°25'13,06”N – 11°54'42,17”E 15 Massa Lombarda Kmq 37.02 44°26'47,07”N – 11°49'40,89”E 14 S.Agata Kmq 9,49 44°26'33,01”N – 11°51'42,32”E 14 Dal punto di vista amministrativo il territorio dell'Unione confina a Sud con il Comune di Faenza, Solarolo e Mordano; a Ovest con il Comune di Imola; a Nord confina il Comune di Argenta e Ravenna ed ad Est confina con il Comune di Ravenna e Russi. Il territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna oltre ai nove capoluoghi e composto da 26 frazioni, con le seguenti caratteristiche territoriali: Latitudine – Longitudine Altitudine Frazione ( Gradi, MM, SS ) ( m.s.m. ) Alfonsine - Filo 44°35’12,37” N 11°55’49,91”E Alfonsine - Longastrino 44°35’18,70”N 12°00’27,53” E Bagnacavallo - Boncellino 44°22’48,35” N 11°59’24,74” E Bagnacavallo - Glorie 44°28’10,59” N 12°04’42,58” E Bagnacavallo - Masiera 44°27’40,99” N 11°58’04,272 E Bagnacavallo - Traversara 44°24’43,63” N 12°01’35,642 E Bagnacavallo - Rossetta 44°28’59,55” N 12°01’17,83” E Bagnacavallo – Villa Prati 44°27’13,55” N 12° 00’47,38” E 8
Bagnacavallo - Villanova 44°26’52,58” N 12°03’12,58” E Conselice - Lavezzola 44°33’49,70” N 11°52’31,17” E Conselice – San Patrizio 44°29’21,40” N 11°49’39,47” E Cotignola - Barbiano 44°23’03,25” N 11°53’05,44” E Fusignano – Maiano 44°28’46,46” N 11°56’49,36” E Fusignano - Rossetta 44°28’59,55” N 12°01’17,83” E Fusignano – S.Savino 44°28’50,00” N 11°59’00,50” E Lugo - Ascensione 44°26’36,36” N 11°53’21,18” E Lugo - Belricetto 44°30’20,00” N 11°54’42,00” E Lugo - Bizzuno 44°27’06,92” N 11°55’33,75” E Lugo – Ca' di Lugo 44°27’38,15” N 11°52’56,12” E Lugo - Giovecca 44°32’12,29” N 11°52’53,27” E Lugo -San Bernardino 44°30’52,28” N 11°53’11,45” E Lugo -San Lorenzo 44°28’32,29” N 11°53'41,75” E Lugo -San Potito 44°25’52,16” N 11°56’18,66” E Lugo - Santa Maria in Fabriago 44°29’16,09” N 11°53’07,99” E Lugo – Villa San Martino 44°24’59,67” N 11°51’50,59” E Lugo - Voltana 44°32’30,81” N 11°56’13,38” E La popolazione residente nei comuni della Bassa Romagna è di 104.057 abitanti (dati ufficiali riferiti al 31/12/2011), così suddivisa: • Alfonsine abitanti 12.433; • Bagnacavallo abitanti 16.850; • Bagnara di Romagna abitanti 2.397; • Conselice abitanti 10.015; • Cotignola abitanti 7.426; • Fusignano abitanti 8.408; • Lugo abitanti 32.891; • Massa Lombarda abitanti 10.776; • S.Agata sul Santerno abitanti 2.861; La popolazione residente nei comuni della Bassa Romagna nel corso dell'anno 2012 è aumentata fino a 104.412 abitanti (dati provvisori riferiti al 31/12/2012) 9
2.2 Dati climatici Sull'area dell'Unione è possibile sostanzialmente individuare due comparti che si diversificano per caratteristiche climatiche. Pianura costiera. E’ la stretta fascia delimitata dalla linea di costa verso il mare e che risente nettamente dei caratteri marittimi fino approssimativamente ad una decina di chilometri verso l’interno. Questi sono costituiti da una frequente e talvolta accentuata ventilazione, da precipitazioni piuttosto ridotte specie nelle zone più a nord e da un’accentuata mitigazione termica. E’ proprio il particolare regime termico a caratterizzare la pianura costiera: sebbene le temperature medie siano poco diverse da quelle dell’entroterra, tuttavia viene sensibilmente ridotta l’escursione termica diurna giornaliera, soprattutto nei mesi invernali. La maggiore lontananza dalle catene montuose comporta una quasi completa esposizione ai venti, se si eccettua una debole protezione alle correnti libecciali da sud-ovest dovuta all’Appennino. Caratteristici dei mesi invernali ed in parte delle stagioni intermedie sono il caldo ed umido scirocco proveniente da sud – est e la fredda e asciutta bora che spira da nord-est ed è responsabile dei rari periodi di gelo. D’estate è il regime delle brezze quello prevalente e permette la mitigazione del caldo afoso. La circolazione “vivace” è responsabile anche di un minore numero di giorni nebbiosi. Pianura interna. Nonostante il carattere di stretta contiguità con la zona precedente, tuttavia questa fascia, che si spinge fino alla zona pedecollinare, mostra caratteri piuttosto diversi. In pratica abbiamo il passaggio da un clima marittimo ad uno più continentale: aumento della escursione termica giornaliera con più frequenti gelate, ventilazione più contenuta, aumento delle formazioni nebbiose e delle giornate d’afa. Soprattutto la temperatura mostra un calo sensibile rispetto alla costa tenendo conto comunque della notevole vicinanza. Il regime pluviometrico invece è simile al precedente, con una maggiore frequenza d’inverno di precipitazioni nevose. La conoscenza delle principali caratteristiche climatologiche risulta di fondamentale importanza per le strette connessioni esistenti tra clima ed eventi calamitosi. A titolo di esempio si ricordano i legami esistenti tra i periodi siccitosi e gli incendi boschivi. Mediante i dati statistici si ricava che nel corso dell’anno le temperature più elevate vengono raggiunte nei mesi di luglio e agosto, mentre le temperature più basse si riscontrano in gennaio. 10
Carta delle isoterme: temperature medie annue (°C) del periodo 1959-78 (AER, modif.) Sotto il profilo della piovosità il territorio in questione è caratterizzato da due massimi di piovosità nei periodi primaverile ed autunnale. I valori totali annui di pioggia oscillano fra i 650 e i 900 mm, equivalenti 650/900 litri di acqua per metro quadrato all'anno. Carta delle isoiete: precipitazioni medie annue (mm) del periodo 1959-78 (AER, modif.) 11
Il quadro generale evidenzia come il te r r ito r io d e ll' Un io ne de i Co m u n i d e lla Ba ssa Ro mag n a , come del resto l’intero territorio provinciale , essendo maggiormente esposto ai flussi orientali e sud-orientali ed assai meno alle temperate ed umide correnti tirreniche (che spesso si “riversano” dall’Appennino sul nostro territorio sotto forma di un asciutto vento detto föhn) possa essere maggiormente avvicinato al clima continentale abbastanza asciutto tipico della Pianura Padana, piuttosto che a quello marittimo e caratterizzato da abbondanti precipitazioni delle regioni di pari latitudine (Liguria e Toscana). Su questo quadro generale si inseriscono i due caratteri peculiari bene evidenziati nelle figure: precipitazioni nettamente più abbondanti nella fascia collinare e le temperature più miti della fascia costiera. Caratteristica comune dell’intera provincia è invece il concentrarsi delle precipitazioni soprattutto nella stagione autunnale ed in misura leggermente inferiore in inverno e primavera, mentre la stagione estiva è in genere asciutta salvo locali episodi temporaleschi. Dall'esame della rosa dei venti, che può essere presa di riferimento per tutto il territorio in esame, prevale la direzione SW per i venti tra i più elevati in intensità con velocità fino a 10 m/sec (36 km/h), nel periodo primavera/estate, mentre vi è persistenza delle calme di vento e nebbia nel periodo autunno/inverno. La direzione di provenienza dei venti assume particolare importanza ai fini della propagazione aerea di eventuali inquinanti immessi in atmosfera in caso di evento calamitoso. Va ricordato che, trattandosi di dati di tipo statistico, nell'ipotesi calamitosa, dovranno essere attentamente verificate le condizioni atmosferiche effettivamente presenti al momento dell’evento. 2.3 Caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrografiche 2.3.1 Inquadramento Geologico e Geomorfologico 2.3.1.1 Lineamenti morfologici del territorio Il territorio della Bassa Romagna è localizzato nella bassa pianura, nel settore occidentale e settentrionale della provincia di Ravenna ed appartiene ad un territorio che ha subito significative trasformazioni antropiche. Non è semplice quindi riconoscere e ricostruire gli allineamenti fisici e morfologici originari ed anche molti fenomeni ambientali che si verificano attualmente, essendo spesso dipendenti o comunque connessi all’intervento dell’uomo sull’ambiente. 2.3.1.2 Altimetria e geomorfologia La caratterizzazione geomorfologica è strettamente connessa al modello genetico di formazione del territorio. In pianura gli effetti morfologici maggiori e più 12
rilevanti sono quelli legati all'evoluzione del sistema idrografico, che a sua volta viene condizionato dai caratteri climatici prevalenti e dalle condizioni geologiche del sottosuolo. In breve, la formazione della pianura va vista come un sistema in cui vi è sedimento in ingresso e in uscita; sedimento che viene collocato secondo particolari modalità e che viene spostato nuovamente o nuovamente sommerso. Nel nostro caso l'accrescimento trasversale della pianura per colmata avviene quando le piene fluviali straripano trasversalmente alla direzione principale dell'asta e, anziché‚ giungere a mare, colmano le bassure. In questo caso la granulometria tende a diminuire in senso trasversale, quindi sabbie prevalenti nei pressi dell'asta e argille lontano dall’asta. Nel territorio di indagine si registrano, quali elementi di antichi lineamenti del territorio, tratti di antichi alvei fluviali, paleo canali e diversi ventagli di rotta associati ai primi. In particolare sono ben riconoscibili, anche grazie all’analisi altimetrica, i paleo alvei dei fiumi Santerno, Senio, Lamone e Montone. Dall'esame della carta del microrilievo, nella quale è riportato l’andamento altimetrico del piano campagna: la zona più rilevata è posta a sud-ovest, tra Cotignola e Bagnara di Romagna, caratterizzata da quote topografiche di 25-20 m slm, che tendono a diminuire verso nord-est sino alle zone topograficamente depresse delle aree di bonifica. Gli interventi di bonifica, che permisero di trasformare terreni vallivi in terreni produttivi, hanno alterato fortemente la morfologia naturale del territorio; in particolare nel Medioevo, proseguendo l'azione naturale della colmata ed essendosi verificate rovinose inondazioni delle acque dei fiumi, ebbero inizio i primi tentativi di miglioramento dei territori privi di scolo. Fra le prime bonifiche risulta quella del fiume Montone, le cui acque furono condotte nelle valli di Longana, poi in quelle di Godo e di Villanova, ove si bonificava contemporaneamente con le acque del Lamone. In quella località fu per opera dei veneziani, nel 1451, che venne fatta la divisione delle terre emerse. Nel 1460 il Santerno, che scaricava nelle valli di Filo e Longastrino, fu portato nel Po di Primaro, mediante un nuovo cavo; ma già nel 1613 veniva portato a immettersi nuovamente nelle valli da cui era stato allontanato, per tornare poi nuovamente nel Po di Primaro nel 1625, finché nel 1781 poté essere condotto a confluire sul raddrizzamento del Reno, detto di Filo e Longastrino. Il Senio, che aveva bonificato la valle del Passetto, fu introdotto nel 1537 nel Po di Primaro e successivamente, quando nel 1780 venne realizzata la rettifica alla Madonna dei Boschi, l'ultimo tratto del Senio fu convertito in alveo nuovo del Reno. Il Lamone che aveva vagato liberamente fino a poco prima del 1500 nelle valli di San Vitale, fu immesso nel 1504 nel Po di Primaro, presso S. Alberto, e vi restò fino al 1599, anno in cui essendo le valli di Comacchio a rischio a causa delle sue 13
piene, fu nuovamente divertito nelle valli di Ravenna. Nel 1605 il Lamone fu portato nuovamente nel Po di Primaro, ma rinnovandosi i pericoli delle piene, dopo appena due anni, fu ricondotto a bonificare le valli di Savarna. Solo al principio del secolo XVIII il Lamone andò a sfociare direttamente in mare, seguendo la linea che poi conservò fino al 1839. Il Lamone giungeva al mare con argini altissimi e con terreni sulla destra a quota addirittura di 16-17 metri inferiore al livello di massima piena. Tale situazione non poteva reggersi ed infatti nel 1839 in località Ammonite, dove il fondo del fiume era pensile per ben due metri, si ebbe una rotta di circa 250 metri di argine con un rovinoso allagamento di tutte le campagne. Venne pertanto abbandonato il progetto di gettare le acque del Lamone nel Po di Primaro, per proseguire invece la bonifica del territorio che assunse il nome di cassa di colmata del Lamone di circa 10.000 ettari. Un altro problema era rappresentato dai terreni compresi fra l'argine sinistro del Lamone e il destro del Sillaro; 13.000 ettari erano assolutamente improduttivi perché non riuscivano a scolare e altri 20.000 erano a scolo intermittente e perciò di assai rischiosa coltivazione. Nel 1895 venne presentato il progetto per la costruzione del Canale in Destra Reno lungo circa 35 Km e sottopassante l'alveo del Santerno e del Senio, (fonti: Consorzio di Bonifica della Romagna centrale). 2.3.1.3 S u b s i d e n z a La subsidenza può essere considerata tra i principali agenti dell’attuale assetto morfologico superficiale per quanto riguarda la zona di pianura. Il graduale abbassamento del suolo è caratterizzato da una componente naturale per lo più dovuta a fenomeni tettonici profondi ed al costipamento del terreno ad opera del carico litostatico, nonchè da una componente antropica legata all’intensa estrazione dei fluidi dal sottosuolo. Il fenomeno di subsidenza artificiale, che si verifica in tempi più brevi, in generale può essere imputabile all’azione antropica sintetizzabile nei seguenti punti: • estrazione di acqua da pozzi artesiani per usi potabili, agricoli ed industriali; • sfruttamento dei livelli acquiferi contenenti metano; • bonifica di valli e di terreni paludosi, che provoca una notevole riduzione di volume delle torbe ed un rapido costipamento dei sedimenti prosciugati dall’acqua. Senza entrare nel dettaglio sulle cause responsabili della subsidenza, date le finalità del presente studio, è comunque possibile eseguire una valutazione di massima sugli abbassamenti del suolo avvenuti negli ultimi anni nell’area di indagine. 14
L’azione di monitoraggio del fenomeno della subsidenza ha portato la Regione Emilia-Romagna ad affidare ad ARPA nel 1998, l’incarico per la realizzazione del progetto “Misura della rete regionale di controllo della subsidenza e di linee della rete costiera non comprese nella rete regionale, rilievi batimetrici”. Obiettivo del progetto è quello di arrivare alla definizione di un quadro aggiornato del fenomeno della subsidenza relativamente all’intera area di pianura della regione con un approfondimento particolare dell'indagine in corrispondenza della fascia litoranea. La rete di livellazione è costituita da capisaldi di livellazione di nuova istituzione e da capisaldi preesistenti materializzati nel corso del tempo da enti vari che hanno svolto operazioni di rilevamento altimetrici nel territorio regionale. 2.3.1.4 A l l u v i o n i s t o r i c h e e r i s c h i o i d r o g e o l o g i c o L’intero territorio della Bassa Romagna, attraversato da fiumi e torrenti, è stato oggetto nel corso degli anni, di eventi alluvionali che hanno portato allagamenti e inondazioni. Tali eventi calamitosi sono stati spesso collegati ad episodi meteo climatici su vasta scala, come ad esempio lunghi periodi di intense precipitazioni piovose sull’intero territorio regionale. Nella tavola allegata al RUE sono state indicate le perimetrazioni delle aree allagate e inondate dalle alluvioni degli anni 1949, 1959, 1966 e 1996, sulla base di dati elaborati dal Servizio Difesa del Suolo della Regione Emilia Romagna, con la collaborazione del Servizio Provinciale di Protezione Civile e dei vari comuni interessati. La perimetrazione delle aree oggetto di eventi alluvionali (dal 1949 al 1966), elaborata dalla Regione, è derivata dalla documentazione provvista da organi e archivi locali competenti e dalla consultazione dei quotidiani, che fornirono un quadro alquanto limitato sulla reale distribuzione degli eventi. Se l’esame delle fonti cronachistiche fornì un quadro attendibile per quanto riguardava la segnalazione degli eventi principali di esondazioni che interessarono centri urbani o importanti vie di comunicazione, fu invece alquanto lacunoso ed impreciso agli eventi minori riguardanti località isolate o non abitate. Le calamità idrauliche censite e perimetrate nel territorio interessarono perlopiù aree coinvolte in attività agricole; pertanto, per quanto sopracitato, il quadro è carente ed approssimativo in riferimento alla reale entità di tali fenomeni ed agli aspetti propriamente tecnici di questi ultimi. Le problematiche maggiori nella sintesi ed archiviazione delle calamità considerate, sono riconducibili principalmente alla difficoltà di ottenere dati attendibili sull'effettiva gravità degli eventi stessi, soprattutto per quanto 15
riguarda gli episodi avvenuti nei primi decenni dello scorso secolo, che presentano una documentazione incompleta e talora poco significativa. 2.3.1.5 R e t e i d r o g r a f i c a f l u v i a l e Il territorio della Bassa Romagna è attraversato da numerosi fiumi e torrenti, pensili rispetto alla campagna, ed è totalmente sottoposto a regime di bonifica, in gran parte meccanica. La difesa del territorio rispetto alle problematiche idrauliche, inasprite dai cambiamenti climatici in corso, è condizione essenziale sia per il mantenimento del livello di sviluppo raggiunti sia per la sua espansione. Esiste infatti un rischio molto grave di inondazione derivante da carenza del sistema fluviale ed un rischio, meno grave, di inondazioni ed allagamenti derivanti da carenza del sistema di bonifica. Le autorità di Bacino competenti hanno redatto i piani stralcio di bacino, approvati dalla Regione, che prevedono una serie di misure strutturali quali risezionamento e sistemazione delle aste arginate e casse di espansione oltre a misure preventive, quali limitazioni alla edificabilità di determinate aree. Il territorio della Bassa Romagna è interessato da una cassa di espansione da realizzarsi sul Senio in comune di Cotignola e da interventi di sezionamento e sistemazione delle golene e delle aste arginate dei torrenti Sillaro, Santerno, Senio e dei fiumi Lamone e Montone, mentre vi sono numerosi vincoli all'edificabilità, soprattutto nelle zone urbanizzate a ridosso delle aste fluviali. I principali corsi d'acqua che scorrono nel territori dei comuni dell'Unione sono di seguito elencati, divisi per artificiali e naturali: Naturali Fiume Lamone Fiume Santerno Fiume Senio Fiume Sillaro Fiume Reno Artificiali Canale Emiliano Romagnolo Canale dei Molini di Imola Canale dei Molini di Lugo Canale Destra Reno Scolo Gambellara 16
Scolo Tratturo Scolo Zaniolo Scolo Fosso Vecchio 2.3.1.6 Sistemi di macrounità del paesaggio I Comuni della Bassa Romagna rientrano tutti nell’unità di paesaggio regionale 7 “pianura romagnola”, unità del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) caratterizzata da un’altissima percentuale di superficie agricola (oltre il 96%) rispetto alla superficie boscata e urbanizzata. Il territorio dei comuni della Bassa Romagna, fatta eccezione in parte, per quello di Alfonsine, ricade interamente nella cosiddetta “Bassa pianura lughese” o, se si preferisce, nel “Distretto di pianura” del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale che in Lugo ha la propria sede. I confini del Distretto sono in sostanza costituiti dalla via Emilia a Sud (da Imola a Faenza), dai torrenti Sellustra e Sillaro ad Ovest, dal fiume Reno a Nord e dal torrente Lamone ad Est. L’area distrettuale è attraversata da altri due corsi d’acqua appenninici, all’interno di quelli citati, il Santerno posto ad Ovest e il Senio posto ad Est. Il primo scorre vicinissimo al centro abitato di S.Agata, il secondo lambisce ad oriente Lugo e Fusignano e separa in due parti gli abitati di Cotignola e di Alfonsine. La consistenza superficiale dei terreni è in buona sostanza quella rilevabile in una vasta pianura alluvionale, con presenze a tessitura più grossolana in corrispondenza delle conoidi, cioè a dire nella fascia dell’alta pianura (a cavaliere della via Emilia), alle quali subentrano terreni a tessitura sempre più fine con l’avanzare dei fiumi nella pianura sottostante e, soprattutto, nelle zone mediane comprese fra i corsi d’acqua naturali. Sotto l’aspetto del drenaggio superficiale, il suddetto territorio di pianura si presenta solcato da una serie articolata di cavi di scolo, di origine anche remota, con tracciato più o meno dorsale, non omogeneamente distribuiti (ad eccezione di quelli a servizio delle aree della centuriazione romana) e, dunque, in modo niente affatto rispondente all’orditura conseguente ad una sistemazione razionale di bonifica, che consentono tuttavia lo scolo a gravità al 90 % circa della superficie servita. A detto sistema generale di acque alte si affianca, infatti, un ben più contenuto sistema di acque basse posto a servizio dei territori ex vallivi a giacitura più depressa (laddove la presenza di argille e limi è ancora più consistente), serviti da alcuni impianti idrovori, il più consistente dei quali, in località Taglio Corelli di Alfonsine, è in grado di scaricare una portata di 10 m3/sec alla prevalenza geodetica di 2,00 m. circa 17
nel collettore generale dell’intero distretto preso in esame. In esso recapitano le rispettive acque – di origine agricola ed urbana - tutti i “comparti” o sottobacini in cui il Distretto è articolato. Si tratta del Canale di bonifica in destra di Reno la cui realizzazione, dopo una plurisecolare fase di gestazione, è avvenuta nel corso dei primi tre decenni del secolo scorso. 3 ANALISI DELLE INFRASTRUTTURE 3.1 Viabilità Per tale importante argomento, è stato redatto uno studio di approfondimento “La Mobilità nel territorio della Bassa Romagna”a cui si rinvia. Esso comprende i seguenti temi: 1) Domanda di mobilità 2) Parco veicolare 3) Incidentalità stradale 4) Trasporto ferroviario 5) Trasporto pubblico locale 6) Infrastrutture stradali 7) Trasporto merci. Il territorio della Bassa Romagna, in base al disegno proposto dal PTCP, risulta disporre di un robusto sistema infrastrutturale di viabilità di interesse primario, basato sul “quadrilatero” costituito dalla SS16-E55 (a nord), dalla A14 (a sud) e dalle Strade Provinciali Selice e Naviglio (ad ovest e ad est). Nella porzione più meridionale del territorio, inoltre, si posiziona il nuovo tracciato della SR253-San Vitale, che dovrà costituire una nuova, importante, porta verso il territorio Bolognese (anche in relazione alla realizzazione del Passante Autostradale Nord di Bologna). Tale disegno, tuttavia, risulta ad oggi attuato solo per quanto riguarda il tratto sud (A14 e A14 liberalizzata), mentre la restante viabilità è interessata da interventi, più o meno consistenti, di potenziamento ed adeguamento funzionale. Alla rete della viabilità, si affianca un’estesa rete di linee ferroviarie che rappresenta per il territorio un’indubbia potenzialità, oggi sfruttata solo parzialmente. 18
Finalizzato ad incrementare l’efficienza della rete, ma connesso anche con un miglioramento della mobilità su gomma, appare inoltre il tema, di grande interesse per il territorio, del superamento dei passaggi a livello, che rappresentano in molti Comuni un elemento di oggettiva pericolosità, nonché di pesante frattura dei tessuti urbani. Il territorio dispone di una rete abbastanza estesa di piste ciclabili, sorte in primo luogo per collegare i centri principali con le frazioni su questi gravitanti, a cui si sta affiancando una serie di percorsi di interesse turistico-ricreativo, destinati a rispondere a spostamenti di maggiore entità e diretti verso il mare o altri ambiti principalmente di valore naturalistico. 3.2 Reti di servizio 3.2.1 Rete distribuzione idrica La seguente ricognizione, che fa riferimento alle condizioni nell’anno 2005 dello stato delle infrastrutture del servizio idrico e dei consumi idrici civili, è stata condotta assumendo i dati del Piano di Ambito di ATO e della banca dati di HERA S.p.A., ente gestore della rete idrica dei comuni della Bassa Romagna. La gestione HERA S.p.A. riguarda tutte le fasi di distribuzione e potabilizzazione dell’acqua potabile. L’acqua prodotta da Romagna Acque S.p.A. e dalle captazioni e potabilizzazione di HERA S.p.A stessa viene immessa nella rete di distribuzione. Per i dati si fa riferimento alla “Guida alla qualità delle acque destinate al consumo umano nei comuni della Provincia di Ravenna”, a cura di Provincia , Usl, Arpa, Ato di Ravenna, terza edizione 2002. Inoltre il territorio è interessato da un acquedotto a servizio delle utenze industriali. 3.2.2 Elettrodotti Presso la Provincia è istituito il catasto delle linee e degli impianti elettrici con tensione superiore a 15 kV. A tal fine gli esercenti, hanno fornito su supporto informatico, alla Amm. Provinciale, la mappa completa dello sviluppo delle reti georeferenziata sulla base della CTR 1:5000. Da tale catasto sono stati pertanto riportati nelle tavola ST13 i tracciati degli elettrodotti che interessano il territorio dei Comuni della Bassa Romagna, appartenenti alle seguenti classi: • linee di seconda classe - media tensione MT 15 Kv 19
• linee di terza classe - alta tensione AT 132 Kv • linee di terza classe - altissima tensione AAT –380 kV. La rete di distribuzione dell’energia elettrica, presente nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna è gestita per le altissime ed alte tensioni dall’ENEL - Compartimento di Firenze, Direzione Emilia-Romagna, Zona di Bologna. La rete di distribuzione dell'energia elettrica per le medie e basse tensioni, presenti nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna, viene gestita da società evidenziate nella tabella sottostante: Comune Ente Gestore Alfonsine ENEL Bagnacavallo ENEL Bagnara di Romagna Hera Imola Faenza Conselice ENEL Cotignola ENEL Lugo ENEL Massa Lombarda Hera Imola Faenza S. Agata sul Santerno Hera Imola Faenza Per quanto riguarda gli elettrodotti ad altissima tensione, il territorio dei Comuni dell'Unione è interessato da due elettrodotti ad altissima tensione, identificati dal Compartimento semplicemente con i toponimi delle due cabine primarie di trasformazione che collega, Colunga (BO) e Forlì Oraziana (380 KV) e Colunga (BO) S. Martino XX (220 KV). Per le alte tensioni invece, il territorio viene interessato dalle seguenti linee: Comune Ente gestore Alfonsine ENEL - 132KVEMAEREO Bagnacavallo ENEL (132KVEMAEREO) Conselice ENEL – 132KVEMAEREO – TERNA ( 380 KV ) Cotignola ENEL - 132KVEMAEREO 20
Fusignano TERNA ( 380 KV) Lugo ENEL (132KVEMAEREO) - TERNA ( 132 KV) Massa Lombarda TERNA (132KV) – HERA (132 KV) Sant'Agata sul Santerno TERNA (132KV) Ai fini della protezione civile va ricordato che gli eventi calamitosi comportano spesso ripercussioni sul servizio elettrico, da cui possono scaturire situazioni di potenziale pericolo, così schematizzabili: a) interruzione nella distribuzione dell’energia elettrica e conseguenze relative; b) rischi di elettrocuzione e incendio. Nel primo caso si rende indispensabile poter disporre di sistemi per la produzione autonoma di energia elettrica ( gruppi elettrogeni ) in grado di garantire la continuità di servizi essenziali ( comuni, servizi di pronto intervento, strutture sanitarie, case di riposo ). Nel secondo caso è necessario tenere presente che qualsiasi intervento di soccorso in luoghi in cui siano presenti impianti elettrici ( linee e cabine ) direttamente o indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve essere preceduto dall’intervento del personale HERA o ENEL, il quale, per capacità di valutazione dei rischi e corretta metodologia di intervento, è l’unico abilitato ad intervenire su impianti elettrici pubblici. L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo l’avvenuta disalimentazione degli impianti, la localizzazione dei guasti e la rimozione delle situazioni di pericolo. Inoltre qualora incendi interessino linee o apparati elettrici, deve essere assolutamente evitato l’utilizzo di acqua per le operazioni di spegnimento, sino al momento dell’avvenuta e certa disalimentazione degli impianti. Infine, qualora si debbano effettuare scavi in prossimità di cavi elettrici sotterranei, sia finalizzati ad interventi edificatori o di manutenzione ordinaria, sia per interventi di emergenza, dovrà essere sempre richiesto l’intervento tecnico preventivo ENEL o Hera, allo scopo di accertare con precisione il reale andamento delle condutture. 3.2.3 Metanodotti Il territorio dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna è interessato dalla rete di gasdotti che assicurano il trasporto e la distribuzione del gas metano ai principali centri abitati. La rete si snoda lungo le strade di comunicazione principali che raggiungono le diverse frazioni o località del territorio comunale. Sono presenti alcune cabine primarie ed un serbatoio di stoccaggio gas. 21
La seguente ricognizione fa riferimento alle condizioni nell’anno 2006 dello stato delle infrastrutture del servizio di distribuzione del gas; si è verificato che gli enti gestori sono due Hera ed ITALGAS e servono separatamente i comuni facenti parte dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. La gestione HERA S.p.A. interessa i seguenti comuni: • Bagnara di Romagna • Conselice • Cotignola • Lugo • Massa Lombarda • Sant’Agata La gestione ITALGAS interessa i seguenti comuni: • Alfonsine • Bagnacavallo • Fusignano Il Territorio dei Comuni della Bassa Romagna è attraversato da una rete SNAM di I^ specie (con pressioni di esercizio > di 24 bar) appartenenti alla rete regionale ed un metanodotto, il Ravenna - Minerbio appartenente alla rete nazionale In analogia con quanto affermato per i guasti che coinvolgono la rete di distribuzione 22
dell’energia elettrica, va ricordato che qualsiasi intervento di soccorso in luoghi in cui siano presenti impianti per la distribuzione del gas ( condutture, cabine, gruppi riduttori ) direttamente o indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve essere preceduto dall’intervento del personale HERA, Italgas o SNAM ( a seconda della competenza sul tratto di tubazione ), il quale, per capacità di valutazione dei rischi e corretta metodologia di intervento, è l’unico abilitato ad intervenire su detti impianti. L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo l’avvenuta interruzione di alimentazione degli impianti, la localizzazione dei guasti e la rimozione delle situazioni di pericolo. Nel frattempo si potrà provvedere a delimitare e isolare l’area a rischio, attivando eventuali misure di precauzione ( evacuazione, chiusura traffico, ecc. ). Qualora si debbano effettuare scavi in prossimità di metanodotti sotterranei, sia per interventi edificatori o di manutenzione ordinaria, che per interventi di emergenza, dovrà essere sempre richiesto preventivamente l’intervento tecnico dell'azienda erogante, allo scopo di accertare con precisione il reale andamento delle condutture. 3.2.4 Rete Fognaria La seguente ricognizione, che fa riferimento alle condizioni, nell’anno 2005, dello stato delle infrastrutture del servizio fognario e di depurazione, è stata condotta assumendo i dati del Piano di Ambito di ATO e della banca dati di HERA S.p.A., ente gestore del Servizio Idrico Integrato dei comuni facenti parte della Bassa Romagna. La rete fognaria a servizio dei centri abitati assume particolare importanza ai fini della protezione civile, infatti una fognatura efficiente e correttamente dimensionata è garanzia di tutela ambientale dagli inquinamenti delle acque sotterranee e consente lo smaltimento delle acque piovane, evitando fenomeni di ristagno e di allagamento. La rete fognaria principale è costituita da diversi collettori che raccolgono le acque reflue provenienti anche dai Comuni adiacenti al territorio dei Comuni della Bassa Romagna come Imola, Mordano, Castel Bolognese e Solarolo. Le acque reflue vengono trattate nei depuratori presenti sul territorio. La gestione della rete fognaria e degli impianti di depurazione è svolta da HERA su tutto il territorio dei comuni della Bassa Romagna Per un esame più dettagliato delle caratteristiche della rete fognaria comunali, si rimanda alle specifiche cartografie in possesso dell'ente gestore. 23
4 ANALISI DEI RISCHI 4.1 Individuazione dei rischi e realizzazione cartografia tematica Sulla base delle risultanze della ricerca storica, dei dati bibliografici e delle verifiche dirette di campagna, si è proceduto alla verifica delle ipotesi calamitose che potrebbero interessare in futuro i territori dei Comuni della Bassa Romagna. Innanzitutto va precisato che le ipotesi avanzate non debbono assolutamente essere intese come eventi che certamente si verificheranno entro breve tempo, ma come eventi che, su base storica e statistica, hanno probabilità più o meno elevata di verificarsi in futuro. L’analisi svolta ha consentito la realizzazione di cartografia tematica in cui sono stati individuati gli aerali soggetti ad alcune tipologie di rischio. I rischi presi in considerazione sono: • il rischio idrogeologico; • il rischio chimico ( derivante dal trasporto su strada di sostanze pericolose e dalla presenza di industrie a rischio di incidente rilevante ); • il rischio incendio; • il rischio sismico. • Rischio nevicate • rischio blocchi di traffico rilevante • Rischio disinnesco ordigni bellici Relativamente al RISCHIO IDROGEOLOGICO sono stati individuati i potenziali bersagli e i diversi livelli di rischio. Per il RISCHIO CHIMICO, sono state invece stati considerati gli stessi bersagli, ma come fonti di rischio si evidenziano: • Aziende “a rischio di incidente rilevante” ai sensi del D. Lgs. 334/99. • Principali direttrici stradali. Lungo tali direttrici transitano a volte veicoli trasportanti sostanze pericolose. In genere si tratta di sostanze di derivazione petrolifera ad uso autotrazione e riscaldamento ( benzine, nafta, gas liquefatti ), ma non può essere escluso l’occasionale transito di altre sostanze. La cartografia relativa al RISCHIO INCENDIO è stata elaborata in base ai dati del Piano Provinciale e riporta, per tutto il territorio deì Comuni della Bassa Romagna, l’indice di boscosità, i parchi naturali, la numerosità degli incendi registrati per ogni territorio comunale e l’ubicazione delle stazioni del Corpo Forestale dello Stato. 24
Per il RISCHIO SISMICO si è fatto riferimento alla nuova classificazione sismica del territorio secondo l’Ordinanza del PCM n. 3274 / 2003, assegnando per ogni comune la stessa campitura a tutto il territorio. Per il RISCHIO DERIVANTE DA NEVICATE INTENSE si è fatto riferimento alla valutazione della condizione climatica dei territori dei Comuni della Bassa Romagna in cui normalmente, nel periodo da novembre a marzo, sono possibili precipitazioni di carattere nevoso. 4.2 Ricostruzione degli scenari calamitosi Per ogni tipologia di rischio si è provveduto a ricostruire scenari calamitosi basati sull’evento atteso; quindi, in funzione dei probabili effetti sul territorio dell’evento ipotizzato, sono state definite le procedure organizzative necessarie per un corretto approccio alla situazione di emergenza. Il dettaglio dell’operatività legata ad ogni scenario individuato viene specificato nel capitolo 7 nelle schede allegate del presente Piano, nei quali vengono inoltre specificate le eventuali risorse necessarie da attivare. 4.2.1 Rischio Idrogeologico Per il rischio idrogeologico è stata presa in considerazione la situazione più complessa che corrisponde a Bollettino Meteo di tipo A e Scenario 3. Più chiaramente, il bollettino di Tipo A prevede il superamento del livello di soglia di 50 mm di pioggia nelle 24 ore e/o condizioni di scirocco durante il periodo invernale (previsione di rapido scioglimento del manto nevoso per innalzamento delle temperature). Lo scenario 3 corrisponde ad eventi complessi derivanti da innalzamenti e fuoriuscite da alveo dei torrenti e fiumi minori che possono essere scatenati o possono scatenare movimenti franosi o dissesti di natura idrogeologica. Particolare attenzione al territorio dovrà essere posta nei periodi immediatamente successivi ad eventi piovosi intensi e/o prolungati. In genere durante questi eventi, i problemi maggiori derivano dall’incapacità di smaltimento delle acque meteoriche da parte della rete scolante naturale, spesso impedita dalla presenza di opere ( attraversamenti tombinati, riporti, manufatti ) che riducono la sezione di deflusso. Talora anche le fognature manifestano limiti nel dimensionamento, spesso aggravato dall’intasamento delle bocchette di scolo o dall’ostruzione dei collettori sotterranei ad opera di detriti, frammenti vegetali e rifiuti trascinati dalle acque all’interno delle tubature. 25
Scrosci intensi di pioggia possono creare problemi lungo tutte le pendici ad elevata pendenza e in genere nelle aree impermeabilizzate di ampia superficie; in particolare, da quanto rilevato si possono produrre disagi e difficoltà a valle degli abitati presenti nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna e in tutte le fasce prospicienti i canali consorziali. In ogni caso la miglior forma di prevenzione, consiste nell’attenersi alle indicazioni fornite in sede di elaborazione e stesura del Piano Strutturale dei Comuni della Bassa Romagna. In questa sede si ritiene di richiamare l’attenzione sull’importanza della manutenzione della rete scolante, nel favorire la piantumazione e l’inerbimento delle superfici ad elevata pendenza, in particolare dove queste sono prospicienti a fabbricati o a tratti stradali di importanza strategica per i collegamenti. Per quel che riguarda il rischio idraulico, essendo il territorio dei Comuni della Bassa Romagna attraversato da vari fiumi, ne deriva un’esposizione delle fasce territoriali adiacenti agli stessi fiumi al rischio di allagamenti e di erosioni spondali. Le onde di piena lungo i fiumi presenti sul nostro territorio vengono prodotte dalle precipitazioni che interessano la parte montana del bacino, di conseguenza è possibile conoscere con un margine di alcune ore l’approssimarsi di dette onde di piena. Questo però implica l’esistenza di un efficace servizio di allertamento che coinvolga, oltre ai Comuni della Bassa Romagna, altre realtà istituzionali a scala provinciale e/o regionale. Dal punto di vista idraulico il territorio dei Comuni della Bassa Romagna è stato suddiviso in “celle idrauliche”. Per questo rischio si fa riferimento ( sia per la parte normativa sia per la parte cartografica ) al Piano Provinciale di Emergenza Rischio Idraulico e Idrogeologico approvato d'intesa dalla Provincia e dalla Prefettura di Ravenna ( Ottobre 2006 ). In particolare si fa riferimento al documento di Piano alle tavole cartografiche e precisamente: All. 2. Carta di modello di intervento – COM_RA1 Bagnacavallo (scala 1:50.000) All. 8. Carta di modello di intervento – COC Alfonsine (scala 1:10.000) All. 9. Carta di modello di intervento – COC Bagnacavallo (scala 1:10.000) All. 10. Carta di modello di intervento – COC Bagnara di Romagna (scala 1:10.000) All. 15. Carta di modello di intervento – COC Conselice (scala 1:10.000) All. 16. Carta di modello di intervento – COC Cotignola (scala 1:10.000) All. 18. Carta di modello di intervento – COC Fusignano (scala 1:10.000) All. 19. Carta di modello di intervento – COC Lugo (scala 1:10.000) 26
All. 20. Carta di modello di intervento – COC Massa Lombarda (scala 1:10.000) All. 24. Carta di modello di intervento – COC S.Agata sil Santerno (scala 1:10.000) All. 31. Carta delle aree a rischio L.267/98 rischio idraulico – Massa Lombarda (scala 1:5.000) All. 32. Carta degli ambiti territoriali di competenza dei Servizi Tecnici di Bacino, Consorzi di Bonifica e delimitazione delle aree di allerta (istituite con DPCM 24/02/2004) (scala 1:100.000) All. 33. Carta delle aree esondabili e delle inondazioni storiche (scala 1:100.000) Per il dettaglio si rinvia all'esame di Piano sopraindicato, rintracciabile nel sito internet della Provincia di Ravenna: http://www.provincia.ra.it/Altri-servizi/Protezione-civile/Pianificazione-di- emergenza Per completare la trattazione del rischio idraulico va ricordata l’esigenza di proteggere con griglie l’imboccatura di tutti i tratti tombinati, al fine di evitare il risucchio di persone o animali all’interno dei condotti, oppure l’intasamento operato da detriti e/o materiali trascinati dalla corrente. 4.2.2 Rischio Chimico Per rischio chimico si è inteso un’immissione massiva incontrollata nell’ambiente di sostanze chimiche tossiche o nocive, tali da causare danni diretti o indiretti all’uomo, agli animali, alla vegetazione e alle cose. Si ricorda comunque che gli sversamenti possono avvenire sotto forma liquida, solida o gassosa, ma spesso sono contemporaneamente presenti più di una delle fasi di cui sopra (esempio uno sversamento di GPL o Cloro avviene sia sotto forma liquida, che gassosa). Gli scenari ipotizzati per questo rischio sono sostanzialmente due: uno che prevede che la fonte del potenziale rischio sia di origine industriale e l’altro che la fonte sia legata al traffico ( veicolare e ferroviario ). La normativa nazionale in merito agli impianti industriali a rischio di incidente rilevante fa riferimento al D.Lgs 334/99 e al D.Lgs 238/05, che attuano la Direttiva 96/82/CE, concernente il controllo del pericolo connesso alla detenzione di determinate sostanze pericolose; la Direttiva 96/82/CE modificata dalla direttiva 2003/105/CE, sostituisce e abroga la precedente direttiva, recepita in Italia con il DPR 175/88. I nuovi decreti ministeriali si pongono l’obiettivo di assicurare livelli sempre più elevati di protezione dell’ambiente e della salute umana perseguendo un sistema efficace di prevenzione di tali incidenti rilevanti. Il numero totale degli stabilimenti ricadenti nel territorio della Provincia risulta attualmente di 37, dei quali 4 ricadenti nell’area della Bassa Romagna. 27
Il dettaglio degli stabilimenti ricadenti nel territorio è riportato nella tabella seguente, che riassume la Ragione sociale, l’indirizzo e il Comune su cui è ubicato lo stabilimento, la tipologia di attività e la classificazione di rischio ai sensi del D.Lgs 334/99 e del successivo D.Lgs 238/05. Ditta Ubicazione Lavorazione Comune S.Agata sul Distillerie Mazzari S.p.A. Via Giardino n. 6 Distilleria Santerno STI Solfotecnica Italiana Lavorazione zolfo e Via Torricelli n. 2 Cotignola s.p.a. produzione fitofarmici Autogas Nord Veneto Emiliana s.r.l. ( ex Via Vigne n. 5 Deposito GPL Cotignola Stoccaggi Riuniti Cotignola S.p.A. ) Deposito di preparati Coop Terremerse s.c.r.l. Via Cà del Vento n. 21 fitosanitari e oli Bagnacavallo minerali Eventuali altre attività rilevanti verranno immediatamente recepite dalla pianificazione comunale. Dall'elenco si evidenzia che tutti gli stabilimenti rientrono nella classe di rischio di cui all’Art. 6 del D.Lgs 334/99 come modificato dal D.Lgs 238/05, con obbligo di notifica, senza obbligo di Rapporto di Sicurezza e Piano di Emergenza Esterno. Tali stabilimenti sono indicati negli strumenti di pianificazione vigenti come ambiti per attiività produttivi; trattasi prevalentemente di aree inserite in più ampi ambiti artigianali/industriali ad esclusione degli stabilimenti di Cotignola (ex Stoccaggi Riuniti s.p.a.) e di S.Agata (distillerie Mazzari) quali produttivi ricadenti in un’ambito agricolo. Per quanto riguarda la pianificazione a livello provinciale si fa riferimento al Piano Provinciale di Emergenza – Rischio Chimico Industriale ( redatto dalla Provincia – gennaio 2009, seguendo le indicazioni contenute nelle Linee guida – DGR n. 1166/2004 ). 28
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