Piano di Emergenza e di Protezione Civile dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna

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Piano di Emergenza e di Protezione Civile dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna
Piano di Emergenza e di Protezione Civile
         dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna

            Alfonsine                    Bagnacavallo              Bagnara di Romagna

            Conselice                    Cotignola                 Fusignano

            Lugo                         Massa Lombarda            S'Agata sul Santerno

Redazione: a cura degli uffici preposti dei Comuni e dell'Unione
Stesura: Bedeschi Cerfogli Faccani Nobile Piombini
Piano di Emergenza e di Protezione Civile dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna
INDICE

1 PREMESSA                                                                  Pag. 4

2 INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO DELL'UNIONE                                  Pag. 8
     2.1    Territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna           Pag. 8
     2.2    Dati climatici                                                  Pag: 10
     2.3    Caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrografiche      Pag. 12
         2.3.1.    Inquadramento geologico e geomorfologico                 Pag. 12
            2.3.1.1        Lineamenti morfologici del territorio            Pag. 12
            2.3.1.2        Altimetria e geomorfologia                       Pag. 12
            2.3.1.3        Subsidenza                                       Pag. 14
            2.3.1.4        Alluvioni storiche e rischio idrogeologico       Pag. 15
            2.3.1.5        Rete idrografica fluviale                        Pag. 16
            2.3.1.6        Sistemi di macrounità del paesaggio              Pag. 17

3 ANALISI DELLE INFRASTRUTTURE                                              Pag.   18
    3.1    Viabilità                                                        Pag.   18
    3.2    Reti di servizio                                                 Pag.   19
        3.2.1.     Rete distribuzione idrica                                Pag.   19
        3.2.2.     Eletrodotti                                              Pag.   19
        3.2.3.     Metanodotti                                              Pag.   21
        3.2.4.     Rete fognaria                                            Pag.   23

4 ANALISI DEI RISCHI                                                        Pag.   24
    4.1    Individuazione dei rischi e realizzazione cartografia tematica   Pag.   24
    4.2    Ricostruzione degli scenari calamitosi                           Pag.   25
        4.2.1     Rischio Idrogeologico                                     Pag.   25
        4.2.2     Rischio chimico                                           Pag.   27
        4.2.3     Rischio incendi                                           Pag.   29
        4.2.4     Rischio sismico                                           Pag.   31
        4.2.5     Rischio nevicate                                          Pag.   32
        4.2.6     Rischio blocchi di traffico rilevanti                     Pag.   33
        4.2.7     Rischio disinnesco ordigni bellici                        Pag.   33

5 CENSIMENTO DELLE RISORSE                                                  Pag.   34
     5.1 Sezione 1 – Enti Locali                                            Pag.   36
     5.2 Sezione 2 – Sanità, assistenza sociale e veterinaria               Pag.   36
     5.3 Sezione 3 – Volontariato                                           Pag.   36
     5.4 Sezione 4 – Materiali, mezzi e risorse umane                       Pag.   37
     5.5 Sezione 5 – Assistenza alla popolazione                            Pag.   37
     5.6 Sezione 6 – Viabilità                                              Pag.   47
     5.7 Sezione 7 - Censimento strutture pubbliche                         Pag.   47
     5.8 Utilizzo delle informazioni raccolte                               Pag.   47
     5.9 Progetto formativo                                                 Pag.   47

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6 COSTITUZIONE E COMPITI DELLA STRUTTURA COMUNALE DI
  PROTEZIONE CIVILE                                                           Pag. 49
    6.1  Struttura comunale di protezione civile                              Pag. 50
    6.2  Centro operativo comunale della Protezione Civile                    Pag. 54
    6.3  Centro Sovra comunale e Centro Operativo Misto della
         protezione civile dell'Unione                                        Pag. 56

7 MODELLI DI GESTIONE DELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA                           Pag.   59
    7.1    Informazioni alla popolazione                                      Pag.   62
    7.2    Modelli di intervento                                              Pag.   65
    7.3    Rischio Chimico                                                    Pag.   66
        7.3.1     Rischio Chimico – scenario incidente stradale/ferroviario   Pag.   67
        7.3.2     Rischio chimico – scenario industria a rischio di
                  incidente rilevante                                         Pag.   69
    7.4    Blocchi di traffico                                                Pag.   70
    7.5    Rischio idrogeologico                                              Pag.   71
        7.5.1     Fase di attenzione                                          Pag.   71
        7.5.2     Fase di preallarme                                          Pag.   73
        7.5.3     Fase di allarme e di emergenza                              Pag.   75
        7.5.4     Chiusura evento                                             Pag.   77
    7.6    Rischio Incendio                                                   Pag.   78
    7.7    Rischio sismico                                                    Pag.   80
        7.7.1     Scenario 1 -Sisma di I livello                              Pag.   81
        7.7.2     Scenario 2 – Sisma di II livello                            Pag.   82
    7.8    Sala operativa                                                     Pag.   83
    7.9    Coordinamento delle operazioni di soccorso                         Pag.   84
        7.9.1     Compiti del Sindaco                                         Pag.   84
        7.9.2     Compiti del centro operativo comunale                       Pag.   84
        7.9.3     Funzioni di supporto                                        Pag.   85
        7.9.4     Aree di accoglienza                                         Pag.   85
    7.10 Modello organizzativo/operativo intercomunale                        Pag.   86

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1       PREMESSA

I recenti provvedimenti legislativi in materia di conferimento di funzioni agli Enti
Locali hanno rafforzato il ruolo dei Comuni nel settore della Protezione Civile,
attribuendo ulteriore e più pregnante significato alle disposizioni di cui all’art. 15
della Legge 225 che, già nel 1992, definiva il Sindaco “Autorità Locale di
Protezione Civile”.
Il Decreto Legislativo 112/1998 infatti, reso vigente con l’emanazione del Decreto
del Consiglio dei Ministri 22 dicembre 2000, ha affidato a Regioni, Province e
Comuni una rilevante serie di funzioni, provvedendo direttamente alla loro
ripartizione tra i diversi livelli di governo; dette funzioni sono state poi rafforzate
dalla sopravvenuta valenza costituzionale assegnata dalla Legge n. 3/2001 alla
disciplina della materia di protezione civile, e chiarificate dalla Circolare del
Dipartimento della Protezione Civile del 30 settembre 2002, n. 5114 “Ripartizione
delle competenze in materia di Protezione Civile”.
In particolare il Comune:
    •    attua in ambito comunale attività di previsione ed interventi di prevenzione dei
         rischi stabiliti dai piani regionali;
    •    adotta tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione
         dell’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi
         calamitosi in ambito comunale;
    •    vigila sull’attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei
         servizi urgenti, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.
Per svolgere correttamente e puntualmente tali funzioni è necessario avere una
fotografia puntuale ed aggiornata della realtà territoriale comunale, in termini di
criticità del territorio, di vulnerabilità e di elementi esposti al rischio.
Il presente Piano è uno strumento della pianificazione di Protezione Civile che,
sulla base di scenari di riferimento, individua le diverse strategie finalizzate al
coordinamento dei soccorsi e al superamento dell’emergenza.
Obiettivo del Piano è la salvaguardia dei cittadini e, se possibile, dei beni presenti in
un’area a rischio, attraverso l’attivazione di specifiche azioni non strutturali
finalizzate a minimizzare il danno di un determinato evento e superare la situazione
di emergenza.
Il Piano deve pertanto tradurre in termini attuativi gli elementi conoscitivi ( scenario
di evento, cartografie del rischio ) che contemplano le ipotesi di danno e da un
“Modello di intervento” in emergenza, dove gli scenari costituiscono elemento di
supporto decisionale nella predisposizione del modello stesso.
In sintesi lo scenario di evento non è altro che la descrizione della dinamica
dell’evento che si realizza attraverso l’analisi storica e fisica delle fenomenologie.

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Nel modello di intervento vengono poi definite le fasi nelle quali si articola
l’intervento di Protezione Civile, che sono caratterizzate da un livello di attenzione
crescente nei confronti dell’evento che si sta evolvendo, individuando le strutture
operative che devono essere gradualmente attivate, stabilendone composizione e
compiti.
IL Piano oltre ad essere integrato con il livello provinciale, regionale e statale di
Protezione Civile, deve tener conto ed integrare i piani operativi di emergenza di
enti, strutture tecniche, gestori di servizi pubblici ed essere completato con
procedure tecniche di dettaglio necessarie alla sua attivazione.

Il Piano è sostanzialmente costituito da:
       •   un database contenente le informazioni relative alle risorse e agli elementi
           esposti al rischio e gestite attraverso un sistema informatico distribuito fra
           gli enti locali che ne permette la georeferenziazione;
       •   un’analisi dei rischi che descrive gli scenari di evento legati alle criticità
           presenti sul territorio;
       •   un modello di intervento.

Il Piano costruito si basa sul presupposto che la banca dati, contenente le
informazioni utili alla pianificazione dell’emergenza, nasce dalla fattiva
collaborazione di tutti gli Enti con competenze in materia di Protezione Civile e dalla
condivisione delle informazioni raccolte fra i soggetti detentori di risorse presenti sul
territorio.
Il presente Piano ha la caratteristica di mettere a sistema tutte le risorse disponibili,
sul territorio della nostra Unione, per ogni singolo evento che potrà interessare
anche un singolo comune aderente all'Unione.
I soggetti coinvolti, a diverso titolo e con diverso grado di operatività, nella gestione
dell’emergenza e nelle diverse fasi ( attenzione, pre-allarme e allarme )
relativamente ai territorio della nostra Unione sono di seguito elencati:

   • Provincia di Ravenna
   •   Prefettura di Ravenna
   •   Regione Emilia-Romagna – Servizio di Protezione Civile
   •   Comune di Alfonsine
   •   Comune di Bagnacavallo
   •   Comune di Bagnara di Romagna
   •   Comune di Conselice
   •   Comune di Cotignola
   •   Comune di Fusignano
   •   Comune di Lugo
   •   Comune di Massa Lombarda
   •   Comune di Sant’Agata sul Santerno
   •   Questura

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•   Carabinieri
•   Guardia di Finanza
•   Comando provinciale dei Vigili del Fuoco
•   Corpo Forestale dello Stato
•   Polizia Stradale
•   Azienda U.S.L.
•   Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici
•   Unità Operativa 118
•   ARPA - SIM
•   ARPA – Sezione provinciale di Ravenna
•   Croce Rossa Italiana- Comitato Locale della Bassa Romagna
•   Coordinamento provinciale Associazioni di Volontariato di Protezione Civile
•   Associazione Radioamatori Italiana (ARI )
•   A.N.A.S.
•   Ferrovie dello Stato – Rete Ferroviaria Italiana
•   Ferrovie dello Stato – Trenitalia
•   Poste Italiane Spa
•   Enel Distribuzione
•   Telecom e altri gestori telefonici
•   Aziende erogatrici di servizi essenziali (es. HERA, AMF, ecc.)
•   Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura
•   Ufficio Scolastico provinciale CSA (ex Provveditorato agli Studi)
•   Automobile Club Italiano (ACI)
•   Autostrade per l’Italia S.p.a.
•   Autorità di Bacino dei Fiumi Romagnoli
•   Autorità di Bacino del Fiume Reno
•   Servizio Tecnico di Bacino Fiumi Romagnoli
•   Servizio Tecnico di Bacino Reno
•   Consorzi di Bonifica della Romagna Centrale
•   Consorzi di Bonifica della Romagna Occidentale

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2 INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO DELL'UNIONE

2.1 Territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna

I Comuni della Bassa Romagna si estendono su una superficie complessiva di 526,09
Kmq., così suddivisa:

                                             Latitudine – Longitudine      Altitudine
         Località - Superficie
                                                 ( Gradi, MM, SS )         ( m.s.m. )

 Alfonsine Kmq 106,74                   44°30'21,67”N - 12°02'27,77”E          6

 Bagnacavallo Kmq 79,52                 44°24'58,95”N – 11°58'38,19”E          16

 Bagnara di Romagna Kmq 10,02           44°23'21,33”N – 11°49'34,54”E          22

 Conselice Kmq 60,27                    44°30'45,86”N – 11°49'43,81”E          7

 Cotignola Kmq 34,96                    44°23'04,29”N – 11°56'33,66”E          19

 Fusignano Kmq 24.60                    44°28'05,35”N – 11°57'34,36”E          9

 Lugo Kmq 116,93                        44°25'13,06”N – 11°54'42,17”E          15

 Massa Lombarda Kmq 37.02               44°26'47,07”N – 11°49'40,89”E          14

 S.Agata Kmq 9,49                       44°26'33,01”N – 11°51'42,32”E          14

Dal punto di vista amministrativo il territorio dell'Unione confina a Sud con il Comune
di Faenza, Solarolo e Mordano; a Ovest con il Comune di Imola; a Nord confina il
Comune di Argenta e Ravenna ed ad Est confina con il Comune di Ravenna e Russi.
Il territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna oltre ai nove capoluoghi e
composto da 26 frazioni, con le seguenti caratteristiche territoriali:

                                           Latitudine – Longitudine     Altitudine
            Frazione
                                            ( Gradi, MM, SS )           ( m.s.m. )
 Alfonsine - Filo                 44°35’12,37” N 11°55’49,91”E

 Alfonsine - Longastrino          44°35’18,70”N 12°00’27,53” E

 Bagnacavallo - Boncellino        44°22’48,35” N 11°59’24,74” E

 Bagnacavallo - Glorie            44°28’10,59” N 12°04’42,58” E

 Bagnacavallo - Masiera           44°27’40,99” N 11°58’04,272 E

 Bagnacavallo - Traversara        44°24’43,63” N 12°01’35,642 E

 Bagnacavallo - Rossetta          44°28’59,55” N 12°01’17,83” E

 Bagnacavallo – Villa Prati       44°27’13,55” N 12° 00’47,38” E

                                    8
Bagnacavallo - Villanova      44°26’52,58” N 12°03’12,58” E

 Conselice - Lavezzola         44°33’49,70” N 11°52’31,17” E

 Conselice – San Patrizio      44°29’21,40” N 11°49’39,47” E

 Cotignola - Barbiano          44°23’03,25” N 11°53’05,44” E

 Fusignano – Maiano            44°28’46,46” N 11°56’49,36” E

 Fusignano - Rossetta          44°28’59,55” N 12°01’17,83” E

 Fusignano – S.Savino          44°28’50,00” N 11°59’00,50” E

 Lugo - Ascensione             44°26’36,36” N 11°53’21,18” E

 Lugo - Belricetto             44°30’20,00” N 11°54’42,00” E

 Lugo - Bizzuno                44°27’06,92” N 11°55’33,75” E

 Lugo – Ca' di Lugo            44°27’38,15” N 11°52’56,12” E

 Lugo - Giovecca               44°32’12,29” N 11°52’53,27” E

 Lugo -San Bernardino          44°30’52,28” N 11°53’11,45” E

 Lugo -San Lorenzo             44°28’32,29” N 11°53'41,75” E

 Lugo -San Potito              44°25’52,16” N 11°56’18,66” E

 Lugo - Santa Maria in Fabriago 44°29’16,09” N 11°53’07,99” E

 Lugo – Villa San Martino      44°24’59,67” N 11°51’50,59” E

 Lugo - Voltana                44°32’30,81” N 11°56’13,38” E

La popolazione residente nei comuni della Bassa Romagna è di 104.057 abitanti
(dati ufficiali riferiti al 31/12/2011), così suddivisa:
   •   Alfonsine                     abitanti 12.433;
   •   Bagnacavallo                  abitanti 16.850;
   •   Bagnara di Romagna            abitanti   2.397;
   •   Conselice                     abitanti 10.015;
   •   Cotignola                     abitanti   7.426;
   •   Fusignano                     abitanti   8.408;
   •   Lugo                          abitanti 32.891;
   •   Massa Lombarda                abitanti 10.776;
   •   S.Agata sul Santerno          abitanti   2.861;
La popolazione residente nei comuni della Bassa Romagna nel corso dell'anno 2012
è aumentata fino a 104.412 abitanti (dati provvisori riferiti al 31/12/2012)

                                 9
2.2 Dati climatici

Sull'area dell'Unione è possibile sostanzialmente individuare due comparti che si
diversificano per caratteristiche climatiche.
Pianura costiera. E’ la stretta fascia delimitata dalla linea di costa verso il mare e
che risente nettamente dei caratteri marittimi fino approssimativamente ad una
decina di chilometri verso l’interno. Questi sono costituiti da una frequente e
talvolta accentuata ventilazione, da precipitazioni piuttosto ridotte specie nelle zone
più a nord e da un’accentuata mitigazione termica. E’ proprio il particolare regime
termico a caratterizzare la pianura costiera: sebbene le temperature medie siano
poco diverse da quelle dell’entroterra, tuttavia viene sensibilmente ridotta
l’escursione termica diurna giornaliera, soprattutto nei mesi invernali. La maggiore
lontananza dalle catene montuose comporta una quasi completa esposizione ai
venti, se si eccettua una debole protezione alle correnti libecciali da sud-ovest
dovuta all’Appennino. Caratteristici dei mesi invernali ed in parte delle stagioni
intermedie sono il caldo ed umido scirocco proveniente da sud – est e la fredda e
asciutta bora che spira da nord-est ed è responsabile dei rari periodi di gelo.
D’estate è il regime delle brezze quello prevalente e permette la mitigazione del
caldo afoso. La circolazione “vivace” è responsabile anche di un minore numero di
giorni nebbiosi.
Pianura interna. Nonostante il carattere di stretta contiguità con la zona precedente,
tuttavia questa fascia, che si spinge fino alla zona pedecollinare, mostra caratteri
piuttosto diversi. In pratica abbiamo il passaggio da un clima marittimo ad uno
più continentale: aumento della escursione termica giornaliera con più frequenti
gelate, ventilazione più contenuta, aumento delle formazioni nebbiose e delle
giornate d’afa. Soprattutto la temperatura mostra un calo sensibile rispetto alla
costa tenendo conto comunque della notevole vicinanza. Il regime pluviometrico
invece è simile al precedente, con una maggiore frequenza d’inverno di
precipitazioni nevose.
La conoscenza delle principali caratteristiche climatologiche risulta di fondamentale
importanza per le strette connessioni esistenti tra clima ed eventi calamitosi. A titolo
di esempio si ricordano i legami esistenti tra i periodi siccitosi e gli incendi boschivi.
Mediante i dati statistici si ricava che nel corso dell’anno le temperature più elevate
vengono raggiunte nei mesi di luglio e agosto, mentre le temperature più basse si
riscontrano in gennaio.

                                     10
Carta delle isoterme: temperature medie annue (°C) del periodo 1959-78 (AER, modif.)

Sotto il profilo della piovosità il territorio in questione è caratterizzato da due
massimi di piovosità nei periodi primaverile ed autunnale.
I valori totali annui di pioggia oscillano fra i 650 e i 900 mm, equivalenti 650/900 litri
di acqua per metro quadrato all'anno.

           Carta delle isoiete: precipitazioni medie annue (mm) del periodo 1959-78 (AER, modif.)

                                            11
Il quadro generale evidenzia come il te r r ito r io d e ll' Un io ne de i Co m u n i d e lla
Ba ssa Ro mag n a , come del resto l’intero territorio provinciale , essendo
maggiormente esposto ai flussi orientali e sud-orientali ed assai meno alle
temperate ed umide correnti tirreniche (che spesso si “riversano” dall’Appennino sul
nostro territorio sotto forma di un asciutto vento detto föhn) possa essere
maggiormente avvicinato al clima continentale abbastanza asciutto tipico della
Pianura Padana, piuttosto che a quello marittimo e caratterizzato da abbondanti
precipitazioni delle regioni di pari latitudine (Liguria e Toscana).
Su questo quadro generale si inseriscono i due caratteri peculiari bene evidenziati
nelle figure: precipitazioni nettamente più abbondanti nella fascia collinare e le
temperature più miti della fascia costiera. Caratteristica comune dell’intera
provincia è invece il concentrarsi delle precipitazioni soprattutto nella stagione
autunnale ed in misura leggermente inferiore in inverno e primavera, mentre la
stagione estiva è in genere asciutta salvo locali episodi temporaleschi.
Dall'esame della rosa dei venti, che può essere presa di riferimento per tutto il
territorio in esame, prevale la direzione SW per i venti tra i più elevati in intensità
con velocità fino a 10 m/sec (36 km/h), nel periodo primavera/estate, mentre vi è
persistenza delle calme di vento e nebbia nel periodo autunno/inverno. La direzione
di provenienza dei venti assume particolare importanza ai fini della propagazione
aerea di eventuali inquinanti immessi in atmosfera in caso di evento calamitoso.
Va ricordato che, trattandosi di dati di tipo statistico, nell'ipotesi calamitosa,
dovranno essere attentamente verificate le condizioni atmosferiche effettivamente
presenti al momento dell’evento.

2.3 Caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrografiche

2.3.1 Inquadramento Geologico e Geomorfologico

   2.3.1.1 Lineamenti morfologici del territorio

   Il territorio della Bassa Romagna è localizzato nella bassa pianura, nel settore
   occidentale e settentrionale della provincia di Ravenna ed appartiene ad un
   territorio che ha subito significative trasformazioni antropiche. Non è semplice
   quindi riconoscere e ricostruire gli allineamenti fisici e morfologici originari ed
   anche molti fenomeni ambientali che si verificano attualmente, essendo spesso
   dipendenti o comunque connessi all’intervento dell’uomo sull’ambiente.

   2.3.1.2 Altimetria e geomorfologia

   La caratterizzazione geomorfologica è strettamente connessa al modello genetico
   di formazione del territorio. In pianura gli effetti morfologici maggiori e più

                                      12
rilevanti sono quelli legati all'evoluzione del sistema idrografico, che a sua volta
viene condizionato dai caratteri climatici prevalenti e dalle condizioni geologiche
del sottosuolo. In breve, la formazione della pianura va vista come un sistema in
cui vi è sedimento in ingresso e in uscita; sedimento che viene collocato secondo
particolari modalità e che viene spostato nuovamente o nuovamente sommerso.
Nel nostro caso l'accrescimento trasversale della pianura per colmata avviene
quando le piene fluviali straripano trasversalmente alla direzione principale
dell'asta e, anziché‚ giungere a mare, colmano le bassure. In questo caso la
granulometria tende a diminuire in senso trasversale, quindi sabbie prevalenti nei
pressi dell'asta e argille lontano dall’asta.
Nel territorio di indagine si registrano, quali elementi di antichi lineamenti del
territorio, tratti di antichi alvei fluviali, paleo canali e diversi ventagli di rotta
associati ai primi. In particolare sono ben riconoscibili, anche grazie all’analisi
altimetrica, i paleo alvei dei fiumi Santerno, Senio, Lamone e Montone.
Dall'esame della carta del microrilievo, nella quale è riportato l’andamento
altimetrico del piano campagna: la zona più rilevata è posta a sud-ovest, tra
Cotignola e Bagnara di Romagna, caratterizzata da quote topografiche di 25-20 m
slm, che tendono a diminuire verso nord-est sino alle zone topograficamente
depresse delle aree di bonifica. Gli interventi di bonifica, che permisero di
trasformare terreni vallivi in terreni produttivi, hanno alterato fortemente la
morfologia naturale del territorio; in particolare nel Medioevo, proseguendo
l'azione naturale della colmata ed essendosi verificate rovinose inondazioni delle
acque dei fiumi, ebbero inizio i primi tentativi di miglioramento dei territori privi
di scolo.
Fra le prime bonifiche risulta quella del fiume Montone, le cui acque furono
condotte nelle valli di Longana, poi in quelle di Godo e di Villanova, ove si
bonificava contemporaneamente con le acque del Lamone. In quella località fu
per opera dei veneziani, nel 1451, che venne fatta la divisione delle terre emerse.
Nel 1460 il Santerno, che scaricava nelle valli di Filo e Longastrino, fu portato nel
Po di Primaro, mediante un nuovo cavo; ma già nel 1613 veniva portato a
immettersi nuovamente nelle valli da cui era stato allontanato, per tornare poi
nuovamente nel Po di Primaro nel 1625, finché nel 1781 poté essere condotto a
confluire sul raddrizzamento del Reno, detto di Filo e Longastrino.
Il Senio, che aveva bonificato la valle del Passetto, fu introdotto nel 1537 nel Po
di Primaro e successivamente, quando nel 1780 venne realizzata la rettifica alla
Madonna dei Boschi, l'ultimo tratto del Senio fu convertito in alveo nuovo del
Reno.
Il Lamone che aveva vagato liberamente fino a poco prima del 1500 nelle valli di
San Vitale, fu immesso nel 1504 nel Po di Primaro, presso S. Alberto, e vi restò
fino al 1599, anno in cui essendo le valli di Comacchio a rischio a causa delle sue

                                 13
piene, fu nuovamente divertito nelle valli di Ravenna. Nel 1605 il Lamone fu
portato nuovamente nel Po di Primaro, ma rinnovandosi i pericoli delle piene,
dopo appena due anni, fu ricondotto a bonificare le valli di Savarna. Solo al
principio del secolo XVIII il Lamone andò a sfociare direttamente in mare,
seguendo la linea che poi conservò fino al 1839. Il Lamone giungeva al mare con
argini altissimi e con terreni sulla destra a quota addirittura di 16-17 metri
inferiore al livello di massima piena.
Tale situazione non poteva reggersi ed infatti nel 1839 in località Ammonite,
dove il fondo del fiume era pensile per ben due metri, si ebbe una rotta di circa
250 metri di argine con un rovinoso allagamento di tutte le campagne. Venne
pertanto abbandonato il progetto di gettare le acque del Lamone nel Po di
Primaro, per proseguire invece la bonifica del territorio che assunse il nome di
cassa di colmata del Lamone di circa 10.000 ettari.
Un altro problema era rappresentato dai terreni compresi fra l'argine sinistro del
Lamone e il destro del Sillaro; 13.000 ettari erano assolutamente improduttivi
perché non riuscivano a scolare e altri 20.000 erano a scolo intermittente e
perciò di assai rischiosa coltivazione. Nel 1895 venne presentato il progetto per
la costruzione del Canale in Destra Reno lungo circa 35 Km e sottopassante
l'alveo del Santerno e del Senio, (fonti: Consorzio di Bonifica della Romagna
centrale).

2.3.1.3 S u b s i d e n z a

La subsidenza può essere considerata tra i principali agenti dell’attuale assetto
morfologico superficiale per quanto riguarda la zona di pianura. Il graduale
abbassamento del suolo è caratterizzato da una componente naturale per lo più
dovuta a fenomeni tettonici profondi ed al costipamento del terreno ad opera del
carico litostatico, nonchè da una componente antropica legata all’intensa
estrazione dei fluidi dal sottosuolo.
Il fenomeno di subsidenza artificiale, che si verifica in tempi più brevi, in
generale può essere imputabile all’azione antropica sintetizzabile nei seguenti
punti:
• estrazione di acqua da pozzi artesiani per usi potabili, agricoli ed industriali;
• sfruttamento dei livelli acquiferi contenenti metano;
• bonifica di valli e di terreni paludosi, che provoca una notevole riduzione di
volume delle torbe ed un rapido costipamento dei sedimenti prosciugati
dall’acqua.
Senza entrare nel dettaglio sulle cause responsabili della subsidenza, date le
finalità del presente studio, è comunque possibile eseguire una valutazione di
massima sugli abbassamenti del suolo avvenuti negli ultimi anni nell’area di
indagine.

                                 14
L’azione di monitoraggio del fenomeno della subsidenza ha portato la Regione
Emilia-Romagna ad affidare ad ARPA nel 1998, l’incarico per la realizzazione del
progetto “Misura della rete regionale di controllo della subsidenza e di linee della
rete costiera non comprese nella rete regionale, rilievi batimetrici”. Obiettivo del
progetto è quello di arrivare alla definizione di un quadro aggiornato del
fenomeno della subsidenza relativamente all’intera area di pianura della regione
con un approfondimento particolare dell'indagine in corrispondenza della fascia
litoranea.
La rete di livellazione è costituita da capisaldi di livellazione di nuova istituzione
e da capisaldi preesistenti materializzati nel corso del tempo da enti vari che
hanno svolto operazioni di rilevamento altimetrici nel territorio regionale.

2.3.1.4 A l l u v i o n i s t o r i c h e e r i s c h i o i d r o g e o l o g i c o

L’intero territorio della Bassa Romagna, attraversato da fiumi e torrenti, è stato
oggetto nel corso degli anni, di eventi alluvionali che hanno portato allagamenti
e inondazioni. Tali eventi calamitosi sono stati spesso collegati ad episodi meteo
climatici su vasta scala, come ad esempio lunghi periodi di intense precipitazioni
piovose sull’intero territorio regionale.
Nella tavola allegata al RUE sono state indicate le perimetrazioni delle aree
allagate e inondate dalle alluvioni degli anni 1949, 1959, 1966 e 1996, sulla
base di dati elaborati dal Servizio Difesa del Suolo della Regione Emilia
Romagna, con la collaborazione del Servizio Provinciale di Protezione Civile e dei
vari comuni interessati.
La perimetrazione delle aree oggetto di eventi alluvionali (dal 1949 al 1966),
elaborata dalla Regione, è derivata dalla documentazione provvista da organi e
archivi locali competenti e dalla consultazione dei quotidiani, che fornirono un
quadro alquanto limitato sulla reale distribuzione degli eventi.
Se l’esame delle fonti cronachistiche fornì un quadro attendibile per quanto
riguardava la segnalazione degli eventi principali di esondazioni che
interessarono centri urbani o importanti vie di comunicazione, fu invece
alquanto lacunoso ed impreciso agli eventi minori riguardanti località isolate o
non abitate.
Le calamità idrauliche censite e perimetrate nel territorio interessarono perlopiù
aree coinvolte in attività agricole; pertanto, per quanto sopracitato, il quadro è
carente ed approssimativo in riferimento alla reale entità di tali fenomeni ed agli
aspetti propriamente tecnici di questi ultimi.
Le problematiche maggiori nella sintesi ed archiviazione delle calamità
considerate, sono riconducibili principalmente alla difficoltà di ottenere dati
attendibili sull'effettiva gravità degli eventi stessi, soprattutto per quanto

                                     15
riguarda gli episodi avvenuti nei primi decenni dello scorso secolo, che
presentano una documentazione incompleta e talora poco significativa.

2.3.1.5 R e t e i d r o g r a f i c a f l u v i a l e

Il territorio della Bassa Romagna è attraversato da numerosi fiumi e torrenti,
pensili rispetto alla campagna, ed è totalmente sottoposto a regime di bonifica,
in gran parte meccanica.
La difesa del territorio rispetto alle problematiche idrauliche, inasprite dai
cambiamenti climatici in corso, è condizione essenziale sia per il mantenimento
del livello di sviluppo raggiunti sia per la sua espansione.
Esiste infatti un rischio molto grave di inondazione derivante da carenza del
sistema fluviale ed un rischio, meno grave, di inondazioni ed allagamenti
derivanti da carenza del sistema di bonifica.
Le autorità di Bacino competenti hanno redatto i piani stralcio di bacino,
approvati dalla Regione, che prevedono una serie di misure strutturali quali
risezionamento e sistemazione delle aste arginate e casse di espansione oltre a
misure preventive, quali limitazioni alla edificabilità di determinate aree.
Il territorio della Bassa Romagna è interessato da una cassa di espansione da
realizzarsi sul Senio in comune di Cotignola e da interventi di sezionamento e
sistemazione delle golene e delle aste arginate dei torrenti Sillaro, Santerno,
Senio e dei fiumi Lamone e Montone, mentre vi sono numerosi vincoli
all'edificabilità, soprattutto nelle zone urbanizzate a ridosso delle aste fluviali.
I principali corsi d'acqua che scorrono nel territori dei comuni dell'Unione sono
di seguito elencati, divisi per artificiali e naturali:
Naturali
Fiume Lamone
Fiume Santerno
Fiume Senio
Fiume Sillaro
Fiume Reno
Artificiali
Canale Emiliano Romagnolo
Canale dei Molini di Imola
Canale dei Molini di Lugo
Canale Destra Reno
Scolo Gambellara

                                    16
Scolo Tratturo
Scolo Zaniolo
Scolo Fosso Vecchio

2.3.1.6 Sistemi di macrounità del paesaggio

I Comuni della Bassa Romagna rientrano tutti nell’unità di paesaggio regionale
7 “pianura romagnola”, unità del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
caratterizzata da un’altissima percentuale di superficie agricola (oltre il 96%)
rispetto alla superficie boscata e urbanizzata.
Il territorio dei comuni della Bassa Romagna, fatta eccezione in parte, per
quello di Alfonsine, ricade interamente nella cosiddetta “Bassa pianura lughese”
o, se si preferisce, nel “Distretto di pianura” del Consorzio di bonifica della
Romagna Occidentale che in Lugo ha la propria sede.
I confini del Distretto sono in sostanza costituiti dalla via Emilia a Sud (da Imola
a Faenza), dai torrenti Sellustra e Sillaro ad Ovest, dal fiume Reno a Nord e dal
torrente Lamone ad Est.
L’area distrettuale è attraversata da altri due corsi d’acqua appenninici,
all’interno di quelli citati, il Santerno posto ad Ovest e il Senio posto ad Est. Il
primo scorre vicinissimo al centro abitato di S.Agata, il secondo lambisce ad
oriente Lugo e Fusignano e separa in due parti gli abitati di Cotignola e di
Alfonsine.
La consistenza superficiale dei terreni è in buona sostanza quella rilevabile in
una vasta pianura alluvionale, con presenze a tessitura più grossolana in
corrispondenza delle conoidi, cioè a dire nella fascia dell’alta pianura (a
cavaliere della via Emilia), alle quali subentrano terreni a tessitura sempre più
fine con l’avanzare dei fiumi nella pianura sottostante e, soprattutto, nelle zone
mediane comprese fra i corsi d’acqua naturali.
Sotto l’aspetto del drenaggio superficiale, il suddetto territorio di pianura si
presenta solcato da una serie articolata di cavi di scolo, di origine anche
remota, con tracciato più o meno dorsale, non omogeneamente distribuiti (ad
eccezione di quelli a servizio delle aree della centuriazione romana) e, dunque,
in modo niente affatto rispondente all’orditura conseguente ad una
sistemazione razionale di bonifica, che consentono tuttavia lo scolo a gravità al
90 % circa della superficie servita. A detto sistema generale di acque alte si
affianca, infatti, un ben più contenuto sistema di acque basse posto a servizio
dei territori ex vallivi a giacitura più depressa (laddove la presenza di argille e
limi è ancora più consistente), serviti da alcuni impianti idrovori, il più
consistente dei quali, in località Taglio Corelli di Alfonsine, è in grado di
scaricare una portata di 10 m3/sec alla prevalenza geodetica di 2,00 m. circa

                                17
nel collettore generale dell’intero distretto preso in esame. In esso recapitano le
     rispettive acque – di origine agricola ed urbana - tutti i “comparti” o sottobacini
     in cui il Distretto è articolato. Si tratta del Canale di bonifica in destra di Reno la
     cui realizzazione, dopo una plurisecolare fase di gestazione, è avvenuta nel
     corso dei primi tre decenni del secolo scorso.

3 ANALISI DELLE INFRASTRUTTURE

3.1 Viabilità
Per tale importante argomento, è stato redatto uno studio di approfondimento “La
Mobilità nel territorio della Bassa Romagna”a cui si rinvia. Esso comprende i seguenti
temi:
1) Domanda di mobilità
2) Parco veicolare
3) Incidentalità stradale
4) Trasporto ferroviario
5) Trasporto pubblico locale
6) Infrastrutture stradali
7) Trasporto merci.
Il territorio della Bassa Romagna, in base al disegno proposto dal PTCP, risulta
disporre di un robusto sistema infrastrutturale di viabilità di interesse primario,
basato sul “quadrilatero” costituito dalla SS16-E55 (a nord), dalla A14 (a sud) e
dalle Strade Provinciali Selice e Naviglio (ad ovest e ad est).
Nella porzione più meridionale del territorio, inoltre, si posiziona il nuovo tracciato
della SR253-San Vitale, che dovrà costituire una nuova, importante, porta verso il
territorio Bolognese (anche in relazione alla realizzazione del Passante Autostradale
Nord di Bologna).
Tale disegno, tuttavia, risulta ad oggi attuato solo per quanto riguarda il tratto sud
(A14 e A14 liberalizzata), mentre la restante viabilità è interessata da interventi, più
o meno consistenti, di potenziamento ed adeguamento funzionale.
Alla rete della viabilità, si affianca un’estesa rete di linee ferroviarie che rappresenta
per il territorio un’indubbia potenzialità, oggi sfruttata solo parzialmente.

                                      18
Finalizzato ad incrementare l’efficienza della rete, ma connesso anche con un
miglioramento della mobilità su gomma, appare inoltre il tema, di grande interesse
per il territorio, del superamento dei passaggi a livello, che rappresentano in molti
Comuni un elemento di oggettiva pericolosità, nonché di pesante frattura dei tessuti
urbani.
Il territorio dispone di una rete abbastanza estesa di piste ciclabili, sorte in primo
luogo per collegare i centri principali con le frazioni su questi gravitanti, a cui si sta
affiancando una serie di percorsi di interesse turistico-ricreativo, destinati a
rispondere a spostamenti di maggiore entità e diretti verso il mare o altri ambiti
principalmente di valore naturalistico.

3.2 Reti di servizio

3.2.1 Rete distribuzione idrica

La seguente ricognizione, che fa riferimento alle condizioni nell’anno 2005 dello stato
delle infrastrutture del servizio idrico e dei consumi idrici civili, è stata condotta
assumendo i dati del Piano di Ambito di ATO e della banca dati di HERA S.p.A., ente
gestore della rete idrica dei comuni della Bassa Romagna.
La gestione HERA S.p.A. riguarda tutte le fasi di distribuzione e potabilizzazione
dell’acqua potabile.
L’acqua prodotta da Romagna Acque S.p.A. e dalle captazioni e potabilizzazione di
HERA S.p.A stessa viene immessa nella rete di distribuzione.
Per i dati si fa riferimento alla “Guida alla qualità delle acque destinate al consumo
umano nei comuni della Provincia di Ravenna”, a cura di Provincia , Usl, Arpa, Ato di
Ravenna, terza edizione 2002.
Inoltre il territorio è interessato da un acquedotto a servizio delle utenze
industriali.

3.2.2 Elettrodotti

Presso la Provincia è istituito il catasto delle linee e degli impianti elettrici con
tensione superiore a 15 kV. A tal fine gli esercenti, hanno fornito su supporto
informatico, alla Amm. Provinciale, la mappa completa dello sviluppo delle reti
georeferenziata sulla base della CTR 1:5000.
Da tale catasto sono stati pertanto riportati nelle tavola ST13 i tracciati degli
elettrodotti che interessano il territorio dei Comuni della Bassa Romagna,
appartenenti alle seguenti classi:

   •   linee di seconda classe - media tensione MT 15 Kv

                                     19
•   linee di terza classe - alta tensione AT 132 Kv
   •   linee di terza classe - altissima tensione AAT –380 kV.
La rete di distribuzione dell’energia elettrica, presente nel territorio dei Comuni della
Bassa Romagna è gestita per le altissime ed alte tensioni dall’ENEL -
Compartimento di Firenze, Direzione Emilia-Romagna, Zona di Bologna.
La rete di distribuzione dell'energia elettrica per le medie e basse tensioni, presenti
nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna, viene gestita da società evidenziate
nella tabella sottostante:

            Comune                            Ente Gestore

Alfonsine                      ENEL

Bagnacavallo                   ENEL

Bagnara di Romagna             Hera Imola Faenza

Conselice                      ENEL

Cotignola                      ENEL

Lugo                           ENEL

Massa Lombarda                 Hera Imola Faenza

S. Agata sul Santerno          Hera Imola Faenza

Per quanto riguarda gli elettrodotti ad altissima tensione, il territorio dei Comuni
dell'Unione è interessato da due elettrodotti ad altissima tensione, identificati dal
Compartimento semplicemente con i toponimi delle due cabine primarie di
trasformazione che collega, Colunga (BO) e Forlì Oraziana (380 KV) e Colunga (BO)
S. Martino XX (220 KV).
Per le alte tensioni invece, il territorio viene interessato dalle seguenti linee:

             Comune                                    Ente gestore
Alfonsine                          ENEL - 132KVEMAEREO
Bagnacavallo                       ENEL (132KVEMAEREO)
Conselice                          ENEL – 132KVEMAEREO – TERNA ( 380 KV )
Cotignola                          ENEL - 132KVEMAEREO

                                      20
Fusignano                         TERNA ( 380 KV)
Lugo                              ENEL (132KVEMAEREO) - TERNA ( 132 KV)
Massa Lombarda                    TERNA (132KV) – HERA (132 KV)
Sant'Agata sul Santerno           TERNA (132KV)

Ai fini della protezione civile va ricordato che gli eventi calamitosi comportano
spesso ripercussioni sul servizio elettrico, da cui possono scaturire situazioni di
potenziale pericolo, così schematizzabili:
  a) interruzione nella distribuzione dell’energia elettrica e conseguenze relative;
  b) rischi di elettrocuzione e incendio.
Nel primo caso si rende indispensabile poter disporre di sistemi per la produzione
autonoma di energia elettrica ( gruppi elettrogeni ) in grado di garantire la
continuità di servizi essenziali ( comuni, servizi di pronto intervento, strutture
sanitarie, case di riposo ).
Nel secondo caso è necessario tenere presente che qualsiasi intervento di soccorso
in luoghi in cui siano presenti impianti elettrici ( linee e cabine ) direttamente o
indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve essere preceduto
dall’intervento del personale HERA o ENEL, il quale, per capacità di valutazione dei
rischi e corretta metodologia di intervento, è l’unico abilitato ad intervenire su
impianti elettrici pubblici.
L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo l’avvenuta
disalimentazione degli impianti, la localizzazione dei guasti e la rimozione delle
situazioni di pericolo.
Inoltre qualora incendi interessino linee o apparati elettrici, deve essere
assolutamente evitato l’utilizzo di acqua per le operazioni di spegnimento, sino al
momento dell’avvenuta e certa disalimentazione degli impianti.
Infine, qualora si debbano effettuare scavi in prossimità di cavi elettrici sotterranei,
sia finalizzati ad interventi edificatori o di manutenzione ordinaria, sia per interventi
di emergenza, dovrà essere sempre richiesto l’intervento tecnico preventivo ENEL o
Hera, allo scopo di accertare con precisione il reale andamento delle condutture.

3.2.3 Metanodotti

Il territorio dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna è interessato dalla rete di
gasdotti che assicurano il trasporto e la distribuzione del gas metano ai principali
centri abitati. La rete si snoda lungo le strade di comunicazione principali che
raggiungono le diverse frazioni o località del territorio comunale. Sono presenti
alcune cabine primarie ed un serbatoio di stoccaggio gas.

                                    21
La seguente ricognizione fa riferimento alle condizioni nell’anno 2006 dello stato
delle infrastrutture del servizio di distribuzione del gas; si è verificato che gli enti
gestori sono due Hera ed ITALGAS e servono separatamente i comuni facenti parte
dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna.
La gestione HERA S.p.A. interessa i seguenti comuni:
   •   Bagnara di Romagna
   •   Conselice
   •   Cotignola
   •   Lugo
   •   Massa Lombarda
   •   Sant’Agata
La gestione ITALGAS interessa i seguenti comuni:
   •   Alfonsine
   •   Bagnacavallo
   •   Fusignano
Il Territorio dei Comuni della Bassa Romagna è attraversato da una rete SNAM di I^
specie (con pressioni di esercizio > di 24 bar) appartenenti alla rete regionale ed un
metanodotto, il Ravenna - Minerbio appartenente alla rete nazionale

In analogia con quanto affermato per i guasti che coinvolgono la rete di distribuzione

                                    22
dell’energia elettrica, va ricordato che qualsiasi intervento di soccorso in luoghi in cui
siano presenti impianti per la distribuzione del gas ( condutture, cabine, gruppi
riduttori ) direttamente o indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve
essere preceduto dall’intervento del personale HERA, Italgas o SNAM ( a seconda
della competenza sul tratto di tubazione ), il quale, per capacità di valutazione dei
rischi e corretta metodologia di intervento, è l’unico abilitato ad intervenire su detti
impianti. L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo
l’avvenuta interruzione di alimentazione degli impianti, la localizzazione dei guasti e
la rimozione delle situazioni di pericolo.
Nel frattempo si potrà provvedere a delimitare e isolare l’area a rischio, attivando
eventuali misure di precauzione ( evacuazione, chiusura traffico, ecc. ).
Qualora si debbano effettuare scavi in prossimità di metanodotti sotterranei, sia per
interventi edificatori o di manutenzione ordinaria, che per interventi di emergenza,
dovrà essere sempre richiesto preventivamente l’intervento tecnico dell'azienda
erogante, allo scopo di accertare con precisione il reale andamento delle condutture.

3.2.4 Rete Fognaria

La seguente ricognizione, che fa riferimento alle condizioni, nell’anno 2005, dello
stato delle infrastrutture del servizio fognario e di depurazione, è stata condotta
assumendo i dati del Piano di Ambito di ATO e della banca dati di HERA S.p.A., ente
gestore del Servizio Idrico Integrato dei comuni facenti parte della Bassa Romagna.
La rete fognaria a servizio dei centri abitati assume particolare importanza ai fini
della protezione civile, infatti una fognatura efficiente e correttamente dimensionata
è garanzia di tutela ambientale dagli inquinamenti delle acque sotterranee e
consente lo smaltimento delle acque piovane, evitando fenomeni di ristagno e di
allagamento.
La rete fognaria principale è costituita da diversi collettori che raccolgono le acque
reflue provenienti anche dai Comuni adiacenti al territorio dei Comuni della Bassa
Romagna come Imola, Mordano, Castel Bolognese e Solarolo. Le acque reflue
vengono trattate nei depuratori presenti sul territorio.
La gestione della rete fognaria e degli impianti di depurazione è svolta da HERA su
tutto il territorio dei comuni della Bassa Romagna
Per un esame più dettagliato delle caratteristiche della rete fognaria comunali, si
rimanda alle specifiche cartografie in possesso dell'ente gestore.

                                     23
4 ANALISI DEI RISCHI

4.1 Individuazione dei rischi e realizzazione cartografia tematica
Sulla base delle risultanze della ricerca storica, dei dati bibliografici e delle
verifiche dirette di campagna, si è proceduto alla verifica delle ipotesi calamitose
che potrebbero interessare in futuro i territori dei Comuni della Bassa Romagna.
Innanzitutto va precisato che le ipotesi avanzate non debbono assolutamente
essere intese come eventi che certamente si verificheranno entro breve tempo, ma
come eventi che, su base storica e statistica, hanno probabilità più o meno elevata
di verificarsi in futuro.
L’analisi svolta ha consentito la realizzazione di cartografia tematica in cui sono stati
individuati gli aerali soggetti ad alcune tipologie di rischio. I rischi presi in
considerazione sono:

         •   il rischio idrogeologico;

         •   il rischio chimico ( derivante dal trasporto su strada di sostanze
             pericolose e dalla presenza di industrie a rischio di incidente rilevante );

         •   il rischio incendio;

         •   il rischio sismico.

         •   Rischio nevicate
         •   rischio blocchi di traffico rilevante
         •   Rischio disinnesco ordigni bellici
Relativamente al RISCHIO IDROGEOLOGICO sono stati individuati i potenziali
bersagli e i diversi livelli di rischio.
Per il RISCHIO CHIMICO, sono state invece stati considerati gli stessi bersagli, ma
come fonti di rischio si evidenziano:

         •   Aziende “a rischio di incidente rilevante” ai sensi del D. Lgs. 334/99.

         •   Principali direttrici stradali.

Lungo tali direttrici transitano a volte veicoli trasportanti sostanze pericolose. In
genere si tratta di sostanze di derivazione petrolifera ad uso autotrazione e
riscaldamento ( benzine, nafta, gas liquefatti ), ma non può essere escluso
l’occasionale transito di altre sostanze.
La cartografia relativa al RISCHIO INCENDIO è stata elaborata in base ai dati del
Piano Provinciale e riporta, per tutto il territorio deì Comuni della Bassa Romagna,
l’indice di boscosità, i parchi naturali, la numerosità degli incendi registrati per ogni
territorio comunale e l’ubicazione delle stazioni del Corpo Forestale dello Stato.

                                         24
Per il RISCHIO SISMICO si è fatto riferimento alla nuova classificazione sismica
del territorio secondo l’Ordinanza del PCM n. 3274 / 2003, assegnando per ogni
comune la stessa campitura a tutto il territorio.
Per il RISCHIO DERIVANTE DA NEVICATE INTENSE si è fatto riferimento alla
valutazione della condizione climatica dei territori dei Comuni della Bassa Romagna in
cui normalmente, nel periodo da novembre a marzo, sono possibili precipitazioni di
carattere nevoso.

4.2 Ricostruzione degli scenari calamitosi
Per ogni tipologia di rischio si è provveduto a ricostruire scenari calamitosi basati
sull’evento atteso; quindi, in funzione dei probabili effetti sul territorio dell’evento
ipotizzato, sono state definite le procedure organizzative necessarie per un corretto
approccio alla situazione di emergenza.
Il dettaglio dell’operatività legata ad ogni scenario individuato viene specificato nel
capitolo 7 nelle schede allegate del presente Piano, nei quali vengono inoltre
specificate le eventuali risorse necessarie da attivare.

4.2.1 Rischio Idrogeologico

Per il rischio idrogeologico è stata presa in considerazione la situazione più complessa
che corrisponde a Bollettino Meteo di tipo A e Scenario 3.
Più chiaramente, il bollettino di Tipo A prevede il superamento del livello di soglia di
50 mm di pioggia nelle 24 ore e/o condizioni di scirocco durante il periodo invernale
(previsione di rapido scioglimento del manto nevoso per innalzamento delle
temperature).
Lo scenario 3 corrisponde ad eventi complessi derivanti da innalzamenti e fuoriuscite
da alveo dei torrenti e fiumi minori che possono essere scatenati o possono scatenare
movimenti franosi o dissesti di natura idrogeologica.
Particolare attenzione al territorio dovrà essere posta nei periodi immediatamente
successivi ad eventi piovosi intensi e/o prolungati.
In genere durante questi eventi, i problemi maggiori derivano dall’incapacità di
smaltimento delle acque meteoriche da parte della rete scolante naturale, spesso
impedita dalla presenza di opere ( attraversamenti tombinati, riporti, manufatti ) che
riducono la sezione di deflusso.
Talora anche le fognature manifestano limiti nel dimensionamento, spesso
aggravato dall’intasamento delle bocchette di scolo o dall’ostruzione dei collettori
sotterranei ad opera di detriti, frammenti vegetali e rifiuti trascinati dalle acque
all’interno delle tubature.

                                    25
Scrosci intensi di pioggia possono creare problemi lungo tutte le pendici ad elevata
pendenza e in genere nelle aree impermeabilizzate di ampia superficie; in particolare,
da quanto rilevato si possono produrre disagi e difficoltà a valle degli abitati presenti
nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna e in tutte le fasce prospicienti i canali
consorziali.
In ogni caso la miglior forma di prevenzione, consiste nell’attenersi alle indicazioni
fornite in sede di elaborazione e stesura del Piano Strutturale dei Comuni della Bassa
Romagna.
In questa sede si ritiene di richiamare l’attenzione sull’importanza della manutenzione
della rete scolante, nel favorire la piantumazione e l’inerbimento delle superfici ad
elevata pendenza, in particolare dove queste sono prospicienti a fabbricati o a tratti
stradali di importanza strategica per i collegamenti.
Per quel che riguarda il rischio idraulico, essendo il territorio dei Comuni della Bassa
Romagna attraversato da vari fiumi, ne deriva un’esposizione delle fasce territoriali
adiacenti agli stessi fiumi al rischio di allagamenti e di erosioni spondali.
Le onde di piena lungo i fiumi presenti sul nostro territorio vengono prodotte dalle
precipitazioni che interessano la parte montana del bacino, di conseguenza è
possibile conoscere con un margine di alcune ore l’approssimarsi di dette onde di
piena.
Questo però implica l’esistenza di un efficace servizio di allertamento che coinvolga,
oltre ai Comuni della Bassa Romagna, altre realtà istituzionali a scala provinciale e/o
regionale.
Dal punto di vista idraulico il territorio dei Comuni della Bassa Romagna è stato
suddiviso in “celle idrauliche”.
Per questo rischio si fa riferimento ( sia per la parte normativa sia per la parte
cartografica ) al Piano Provinciale di Emergenza Rischio Idraulico e Idrogeologico
approvato d'intesa dalla Provincia e dalla Prefettura di Ravenna ( Ottobre 2006 ).
In particolare si fa riferimento al documento di Piano alle tavole cartografiche e
precisamente:
All. 2. Carta di modello di intervento – COM_RA1 Bagnacavallo (scala 1:50.000)
All. 8. Carta di modello di intervento – COC Alfonsine (scala 1:10.000)
All. 9. Carta di modello di intervento – COC Bagnacavallo (scala 1:10.000)
All. 10. Carta di modello di intervento – COC Bagnara di Romagna (scala 1:10.000)
All. 15. Carta di modello di intervento – COC Conselice (scala 1:10.000)
All. 16. Carta di modello di intervento – COC Cotignola (scala 1:10.000)
All. 18. Carta di modello di intervento – COC Fusignano (scala 1:10.000)
All. 19. Carta di modello di intervento – COC Lugo (scala 1:10.000)

                                    26
All. 20. Carta di modello di intervento – COC Massa Lombarda (scala 1:10.000)
All. 24. Carta di modello di intervento – COC S.Agata sil Santerno (scala 1:10.000)
All. 31. Carta delle aree a rischio L.267/98 rischio idraulico – Massa Lombarda (scala
1:5.000)
All. 32. Carta degli ambiti territoriali di competenza dei Servizi Tecnici di Bacino,
Consorzi di Bonifica e delimitazione delle aree di allerta (istituite con DPCM
24/02/2004) (scala 1:100.000)
All. 33. Carta delle aree esondabili e delle inondazioni storiche (scala 1:100.000)
Per il dettaglio si rinvia all'esame di Piano sopraindicato, rintracciabile nel sito internet
della Provincia di Ravenna:
http://www.provincia.ra.it/Altri-servizi/Protezione-civile/Pianificazione-di-
emergenza
Per completare la trattazione del rischio idraulico va ricordata l’esigenza di
proteggere con griglie l’imboccatura di tutti i tratti tombinati, al fine di evitare
il risucchio di persone o animali all’interno dei condotti, oppure l’intasamento
operato da detriti e/o materiali trascinati dalla corrente.

4.2.2 Rischio Chimico

Per rischio chimico si è inteso un’immissione massiva incontrollata nell’ambiente di
sostanze chimiche tossiche o nocive, tali da causare danni diretti o indiretti all’uomo,
agli animali, alla vegetazione e alle cose. Si ricorda comunque che gli sversamenti
possono avvenire sotto forma liquida, solida o gassosa, ma spesso sono
contemporaneamente presenti più di una delle fasi di cui sopra (esempio uno
sversamento di GPL o Cloro avviene sia sotto forma liquida, che gassosa).
Gli scenari ipotizzati per questo rischio sono sostanzialmente due: uno che prevede
che la fonte del potenziale rischio sia di origine industriale e l’altro che la fonte sia
legata al traffico ( veicolare e ferroviario ).
La normativa nazionale in merito agli impianti industriali a rischio di incidente
rilevante fa riferimento al D.Lgs 334/99 e al D.Lgs 238/05, che attuano la Direttiva
96/82/CE, concernente il controllo del pericolo connesso alla detenzione di
determinate sostanze pericolose; la Direttiva 96/82/CE modificata dalla direttiva
2003/105/CE, sostituisce e abroga la precedente direttiva, recepita in Italia con il
DPR 175/88.
I nuovi decreti ministeriali si pongono l’obiettivo di assicurare livelli sempre più
elevati di protezione dell’ambiente e della salute umana perseguendo un sistema
efficace di prevenzione di tali incidenti rilevanti.
Il numero totale degli stabilimenti ricadenti nel territorio della Provincia risulta
attualmente di 37, dei quali 4 ricadenti nell’area della Bassa Romagna.

                                      27
Il dettaglio degli stabilimenti ricadenti nel territorio è riportato nella tabella
seguente, che riassume la Ragione sociale, l’indirizzo e il Comune su cui è ubicato lo
stabilimento, la tipologia di attività e la classificazione di rischio ai sensi del D.Lgs
334/99 e del successivo D.Lgs 238/05.

           Ditta                   Ubicazione               Lavorazione            Comune

                                                                                  S.Agata sul
Distillerie Mazzari S.p.A.      Via Giardino n. 6             Distilleria
                                                                                   Santerno

STI Solfotecnica Italiana                                Lavorazione zolfo e
                                Via Torricelli n. 2                                Cotignola
s.p.a.                                                  produzione fitofarmici

Autogas Nord Veneto
Emiliana   s.r.l.  (   ex
                                  Via Vigne n. 5            Deposito GPL           Cotignola
Stoccaggi          Riuniti
Cotignola S.p.A. )

                                                        Deposito di preparati
Coop Terremerse s.c.r.l.     Via Cà del Vento n. 21       fitosanitari e oli  Bagnacavallo
                                                               minerali

Eventuali altre attività      rilevanti    verranno   immediatamente        recepite   dalla
pianificazione comunale.

Dall'elenco si evidenzia che tutti gli stabilimenti rientrono nella classe di rischio di cui
all’Art. 6 del D.Lgs 334/99 come modificato dal D.Lgs 238/05, con obbligo di notifica,
senza obbligo di Rapporto di Sicurezza e Piano di Emergenza Esterno.
Tali stabilimenti sono indicati negli strumenti di pianificazione vigenti come ambiti per
attiività produttivi; trattasi prevalentemente di aree inserite in più ampi ambiti
artigianali/industriali ad esclusione degli stabilimenti di Cotignola (ex Stoccaggi
Riuniti s.p.a.) e di S.Agata (distillerie Mazzari) quali produttivi ricadenti in un’ambito
agricolo.
Per quanto riguarda la pianificazione a livello provinciale si fa riferimento al Piano
Provinciale di Emergenza – Rischio Chimico Industriale ( redatto dalla Provincia –
gennaio 2009, seguendo le indicazioni contenute nelle Linee guida – DGR n.
1166/2004 ).

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