Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo

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Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
Archeologia
   dell’acqua
  nel territorio
     dell’ATI 3
  Fontane, pozzi, cisterne,
         acquedotti, terme,
    bonifiche, ponti, mulini
dall’antichità al XIX secolo
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
Ambito Territoriale Integrato n. 3 dell’Umbria
Ideazione , progettazione e cura redazionale
Fausto Galilei, Luana Petrini

Ricerche per la redazione delle schede
Glenda Giampaoli, Claudia Grisanti, Maria Angela Turchetti

Testi
Maria Angela Turchetti

Documentazione fotografica
Paolo Alvioli, Maria Angela Turchetti

Alcune immagini sono tratte da Melelli A., Le acque nella vita e nell’economia dell’Umbria
sud orientale, in La Valnerina, a cura di B. Toscano, Venezia, 1987, pp. 20-59.

Progetto grafico e impaginazione
Studio Kromosoma

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Tipolitografia Sergio Recchioni, Foligno

Stampato nel Dicembre 2011
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
Archeologia
   dell’acqua
  nel territorio
     dell’ATI 3
  Fontane, pozzi, cisterne,
         acquedotti, terme,
    bonifiche, ponti, mulini
dall’antichità al XIX secolo
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
INDICE
        Presentazione     3

             Bevagna      4
Campello sul Clitunno     6
               Cascia     8
        Castel Ritaldi    10
    Cerreto di Spoleto    12
               Foligno    14
    Giano dell’Umbria     18
     Gualdo Cattaneo      20
           Montefalco     22
Monteleone di Spoleto     24
       Nocera Umbra       26
                Norcia    28
         Poggiodomo       30
                 Preci    32
 S. Anatolia di Narco     34
           Scheggino      36
               Sellano    38
                Spello    40
               Spoleto    42
                  Trevi   46
        Vallo di Nera     48
            Valtopina     50

           Bibliografia   52
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
PRESENTAZIONE
“La cosa migliore è l’acqua”              “La         “La cosa migliore è l’acqua” Pindaro, Olymp. I,1

L’ATI 3, costituitosi il 16 aprile 2009, è una forma di collaborazione tra i Comuni del folignate, dello spoletino e
della Valnerina che ha, tra i suoi più importanti compiti istituzionali, l’organizzazione del servizio idrico integrato,
dei rifiuti e la valorizzazione turistica del territorio.
Uno degli obiettivi connessi alle competenze legislative assegnate all’ATI 3 è quindi quello della tutela, valorizzazione
e conoscenza della risorsa idrica oggi gestita secondo criteri di solidarietà, sostenibilità, efficienza ed economicità.
Questo breve opuscolo vuole contribuire allo scopo ripercorrendo la storia dell’uomo nel suo rapporto plurisecolare
con l’acqua, dall’antichità al XIX secolo, attraverso le testimonianze presenti nel territorio dell’ATI 3, nella convin-
zione che la conoscenza del passato possa essere strumento per orientare le scelte del presente nell’ottica di
conoscere la risorsa “acqua” attraverso le tecniche con cui l’uomo ne ha potuto usufruire nel corso dei secoli.

L'ATI 3 opera in un territorio molto vasto della porzione sud orientale dell’Umbria, comprendente 22 Comuni:
Bevagna, Campello sul Clitunno, Cascia, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Foligno, Giano dell'Umbria, Gualdo
Cattaneo, Montefalco, Monteleone di Spoleto, Nocera Umbra, Norcia, Poggiodomo, Preci, S. Anatolia di Narco,
Scheggino, Sellano, Spello, Spoleto, Trevi, Vallo di Nera, Valtopina.
È un territorio morfologicamente caratterizzato dal bacino Spoleto-Foligno, di natura tettonica e antico invaso
lacustre che, ancora in epoca storica, nei due laghi noti a sud di Assisi e di Foligno conservava traccia delle sue
remote origini. La cosiddetta Valle Umbra è bordata dalle dorsali parallele dell’Appennino Umbro-Marchigiano:
ad ovest delimitata dai rilievi arrotondati dei Monti Martani, ad est e nord-est dal Monte Serano e dal Subasio
con le cime più alte corrispondenti ai monti Sibillini e all’alta Valnerina i cui Comuni hanno quasi il 90 % del ter-
ritorio in ambito montano. Idrograficamente la rete del Topino e dei suoi affluenti e il sistema
Marroggia-Teverone-Timia, affluenti del Tevere, caratterizzano la pianura; il Nera scorre invece nelle gole della
valle cui ha dato il nome. Come in ogni luogo le acque del territorio, sorgive, correnti o stagnanti, hanno condi-
zionato la presenza e lo sviluppo degli aggregati umani, degli insediamenti, della viabilità in termini di vita
economica, civile, culturale e le problematiche connesse al reperimento, controllo e salvaguardia dell’acqua stessa
attraverso acquedotti, pozzi, cisterne e fontane, sono sempre state alla base della storia umana ed oggetto di at-
tenzione da parte dei poteri pubblici, privati, laici e religiosi.

Il breve testo che si propone raggruppa le principali testimonianze legate all’acqua per uso potabile sotto i singoli
Comuni dell’ATI 3, alla cui storia si accenna sinteticamente, divisi tra il bacino Spoleto-Foligno e la Valnerina, per
facilitare al lettore la visita in loco ed integrare utilmente l’apporto di guide più generali del territorio o tematiche
di altra natura.
Sono state prese in considerazione le fontane, legate alle sorgenti o al più articolato sistema degli acquedotti,
che sostituiscono, nelle comunità più numerose e organizzate, il sistema di approvvigionamento idrico mediante
pozzi e cisterne; gli usi sacri e termali delle acque, in genere e almeno in origine, strettamente connessi e le opere
di bonifica legate alla lotta dell’uomo per regimentare i corsi d’acqua per lo più a carattere torrentizio e prosciu-
gare le paludi allo scopo di conquistare all’uso la pianura. In margine un accenno a ponti e mulini ad acqua, i
primi parte di un articolato sistema di vie d’acqua e di terra, mutevole e funzionale, i secondi, conosciuti già ai
romani ma oggi raramente ancora funzionanti, caratterizzati dalla ruota idraulica orizzontale, più adatta della
verticale a corsi d’acqua di portata variabile, che azionava direttamente le macine ed era connotata da basso
costo di impianto e di manutenzione.

         Dott. Daniele Benedetti                                                         Avv. Fausto Galilei
           Presidente ATI 3 Umbria                                                       Direttore ATI 3 Umbria
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
BEVAGNA
                                                                  Centro umbro conquistato dai romani e legato alla
                                                                  vicinanza della via Flaminia (220 a.C.), fu gastaldato
                                                                  longobardo e dono, da parte di Carlo Magno, al Papa
                                                                  Adriano nel 774. Dopo il mille si costituì libero co-
                                                                  mune, passando più volte dal dominio imperiale a
                                                                  quello pontificio (sotto cui rimase fino all’Unità
                                                                  d’Italia), sostanzialmente fedele al papato che nel
                                                                  1360 (Innocenzo VI) concesse il nuovo stemma con
       Terme Romane, pavimento musivo del II sec. d.C.            la croce, le chiavi della Chiesa e la sigla OSF (ob ser-
                con tessere bianche e nere
                                                                  vatam fidem).

     TERME ROMANE in via di Porta Guelfa
     Le terme della romana Mevania, ubicate in prossimità del cardo massimo (oggi ricalcato da Piazza Garibaldi, via
     Crescimbeni, via Santa Margherita, Porta Cannara o Perugia) che collegava la città a Spoleto e a Perugia, sono
     inglobate all’interno degli edifici medievali e moderni di Bevagna, nella parte alta della città, dove sorgevano
     anche teatro (abitazioni private ricalcano la planimetria curvilinea) e tempio (trasformato nella chiesa della
     Madonna della Neve). Dell’imponente edificio termale, databile probabilmente al II sec. d.C. (età adrianea, 117-
     138 d.C.) è visitabile un grande ambiente rettangolare con i lati lunghi movimentati da nicchie e pavimento
     musivo con tessere bianche e nere. La decorazione, inquadrata da una doppia fascia nera, annovera tritoni e ip-
     pocampi disposti simmetricamente nei lati corti mentre al centro sono polpi, delfini e aragoste; nelle nicchie sono
     invece motivi floreali.

                                    ACQUEDOTTO UMBRO-ROMANO
                                    Un’iscrizione in caratteri latini ma in lingua umbra “PLENO TOCTO”, che dovrebbe
                                    riferirsi alla proprietà pubblica di terreno, acque e condotto, autorizza l’ipotesi che
                                    l’acquedotto sia stato realizzato tra II e I sec. a.C., e la definizione “umbro-romano”
                                    così da considerarlo il più antico esempio del suo genere nella regione. Pur in assenza
                                    di emergenze archeologiche evidenti, il tracciato, dalle pendici di Torre del Colle alla
                                    città, è ricostruibile anche grazie a numerosi cippi iscritti che marcavano in origine
                                    la fascia di rispetto del condotto sotterraneo e segnalavano i pozzi per il pubblico
                                    attingimento: TP ad esempio “Terminus Publicus” (limite pubblico).

                                    POZZO all’interno del chiostro del convento
                                    dei Santi Domenico e Giacomo
                                    Al margine della splendida piazza medievale Filippo
                                    Silvestri sorgono la chiesa e il convento di S. Domenico, su
                                    di un oratorio che il Comune nel 1291 cedette al Beato
Acquedotto, Cippo Marcatore         Giacomo Bianconi per costruirvi un edificio di culto do-
                                   menicano. Il pozzo si trova all’interno del chiostro del
    convento, affrescato con scene della vita del Beato dipinte da Giovan Battista Pacetti
    (1640-41) e ristrutturato nel 1629-30, quando Giacomo Bianconi fu beatificato.
    L’iscrizione che lo sovrasta ricorda che il Beato Giacomo attinse per tre volte l’acqua e,
    benedicendola, la trasformò in vino. Il miracolo del domenicano bevanate è rappresen-
    tato in una delle lunette affrescate del chiostro stesso ed anche nella cassa lignea, opera
    di Ascensidonio Sacca, detto il Fantino (1589) che avrebbe ospitato il corpo del Beato
    Giacomo, conservata presso il locale museo.

     Pozzi e cisterne, alcune di notevoli dimensioni e risalenti ad età romana, sono noti nel-
     l’area del teatro romano e in via S. Francesco, che ricalca il perimetro del teatro stesso:
     tra queste la cisterna del chiostro dell’attuale scuola elementare o quelle ubicate al-               Convento di S. Giacomo,
     l’interno di stabili privati (Orto degli Angeli, Casa Meneghini).                                   pozzo all'interno del chiostro
                                                                                                          con scene di vita del Beato
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Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
FONTANA in Piazza Filippo Silvestri
Nonostante le fogge medievali si tratta di un rifacimento in stile ottocentesco
ispirato ad esempi duecenteschi quali la Fontana Maggiore di Perugia. Sul finire
dell’Ottocento il Comune di Bevagna decise infatti di completare l’antica ci-
sterna medievale a pianta ottagonale della principale piazza cittadina (su cui
prospettano le chiese di S. Michele e S. Silvestro e il Palazzo dei Consoli, risalenti
al XII-XIII sec.) costruendole intorno un basamento a gradini, la vasca poligonale
e la tazza di foggia medievale così da abbellire “per fede di Popolo e per virtù
di Civica Magistratura” una delle più suggestive piazza dell’Umbria. La fontana,
con il nuovo acquedotto per la fornitura di acqua potabile alla città, venne
inaugurata il 23 Agosto 1896.

PORTA MOLINI
e lavatoi pubblici lungo le mura urbiche
Lungo il suggestivo percorso intorno alle mura medievali, che in diversi punti
ricalcano il tracciato romano con tratti di muratura a blocchetti (opus vittatum)
ancora visibili, passata porta S. Agostino e due torrioni poligonali nei pressi dei
                                                                                               Piazza Filippo Silvestri, fontana
quali il Clitunno si getta nel Timia, si incontra Porta Molini, così detta dal molino
                                                                   a grano che ve-
                                                                   niva azionato dalle acque del fiume. La porta, di
                                                                   modeste dimensioni difesa da un ballatoio merlato
                                                                   con caditoie, è affiancata da un torrione semicilin-
                                                                   drico merlato con stemma di Innocenzo VIII che fece
                                                                   restaurare le mura intorno al 1484. Presso la porta
                                                                   il fiume forma un invaso “Accolta” mediante uno
                                                                   sbarramento così da ottenere una caduta d’acqua
                                                                   per azionare il mulino: qui è anche il lavatoio pub-
                                                                   blico, rinnovato, che sfrutta la corrente del fiume,
                                                                   così come il ponte in mattoni dell’Accolta costruito
                                                                   intorno al 1880 contemporaneamente alla nuova
                                                                   strada Bevagna-Todi, fiancheggiato da due casette
                                                                   per il dazio.

                                                                   OPERE DI BONIFICA
         Fiume Clitunno, lavatoi pubblici                        Tra XV e XVII secolo Bevagna partecipò alla bonifica
                                                                 della piana tra Foligno e Spoleto, anche con episodi
                                                                 di conflitti armati ed arbitrati per la regimentazione
                                                                 delle acque del Topino, che oggi scorre al confine con
Spello, ma che, prima del 1580, lambiva le mura della città e ne alimentava i mulini. Al suo posto fu fatto scorrere
il Clitunno, pure in territorio bevanate soggetto ad opere di regolazione idrica con il cosidetto Sportone Maderno,
che prende il nome dall’architetto che ne autorizzò la realizzazione nel 1600 e che regimenta il deflusso del Clitunno
nel Teverone-Timia così da portare regolarmente acqua ai mulini evitando però alluvionamenti della città o impa-
ludamenti della piana.

RIFERIMENTI UTILI
Museo Comunale, Palazzo Lepri, Corso Matteotti 70, tel. 0742 360031; biglietto cumulativo per la visita al
teatro F. Torti (realizzato nel 1886 all’interno del medievale palazzo dei Consoli) e alle terme romane. Dal
museo è possibile anche la visita al Circuito Culturale dei Mestieri Medievali con Cartiera, Cereria, Dipintore
e Setificio.

                                                                                                                             5
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
CAMPELLO
                                              SUL CLITUNNO
                                              Oggi comune autonomo, ma in origine castello del territorio spoletino
                                              legato alla signoria dei Campello attestati almeno nel 1226: ai tempi
                                              di Federico II i Campello furono attivi sostenitori dell'Impero contro
                                              la Chiesa, tanto da essere duramente condannati da Papa Onorio III,
                                              che li definì “figli del diavolo”. Nel 1569 la comunità, che fino ad allora
                                              era stata regolata da usi e tradizioni sommarie e mutevoli, si dette gli
                                              Statuti Comunali. Al Comune appartiene oggi la frazione di Pissignano
                                              in origine altro antico castello di pendio tra Campello e Trevi nei pressi
                                              del quale erano ubicate le Fonti del Clitunno.

                                              FONTI del Clitunno
                                              “Hai mai visto le fonti del Clitunno? Se non ancora - e credo di no, al-
        Tempietto del Clitunno                trimenti me ne avresti parlato - valle a vedere. Io l’ho viste da poco e mi
                                              rammarico d’averlo fatto troppo tardi. V’è una piccola collina tutta co-
    perta da antichi e ombrosi cipressi: ai suoi piedi scaturisce una fonte da molte e ineguali vene, e prorompendo
    forma un laghetto che si spande così puro e cristallino che potresti contare le monete che vi si gettano e le pie-
    truzze rilucenti… Sorge là presso un tempio antico e venerato. V’è dentro lo stesso dio Clitunno, avvolto nella
    pretesta che l’adorna.” (C. Plinius Cecilius Secundus, Epistulae VIII, 8).

    Le fonti, originate da polle sorgive da
    cui trae origine lo stesso fiume
    Clitunno, rese celebri dai versi pliniani,
    e immortalate da pittori, poeti e scrit-
    tori quali Jean-Baptiste Camille Corot,
    George Byron o Giosuè Carducci risal-
    gono, nell’assetto attuale all’opera del
    Conte Paolo Campello della Spina che
    tra il 1860 ed il 1865 creò lo spazio
    per il laghetto e provvide al ripopola-
    mento faunistico e a far crescere la
    vegetazione che caratterizza il luogo.
    In questa zona, in età romana, oltre a
    numerose ville e sacelli di culto, sor-
    geva un importante santuario
    dedicato a Giove-Clitunno, probabil-
    mente derivato da un antichissimo
    culto delle acque sorgive. Dalle fonti
    latine apprendiamo anche che l’area,
    in età repubblicana dipendeva da Trevi
    e che fu assegnata da Augusto a
                                                                          Tempietto sul Clitunno, veduta dall'alto
    Spello probabilmente in relazione ad
    un progetto di controllo capillare delle
    principali vie d’acqua e di terra della pianura non disgiunto da programmi di bonifica e regimentazione di tutto
    il bacino idrografico, finalizzato anche all’acquisto di nuovi terreni agricoli. Le acque delle fonti erano ritenute
    in grado di rendere candido il vello degli animali, in particolare dei tori, scelti per far parte della pompa trionfale
    e condotti al sacrificio a Roma. Il dio Clitunno, venerato come divinità fluviale e oracolare, festeggiato il 1 Maggio
    nelle feste Clitunnali, che prevedevano forse anche gare di navigazione contro corrente, era frequentato per pra-
    tiche divinatorie e responsi tanto da essere definito “nume profetico” ed essere visitato allo scopo dagli imperatori
    Caligola ed Onorio. Testimonianza di edifici di culto è oggi la piccola chiesa dedicata al Salvatore nota come

6
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
“Tempietto del Clitunno”, di discussa datazione ma probabilmente risalente non anteriormente ad epoca tardo-
antica (riutilizzo di strutture romane o reimpiego di materiali romani per una costruzione di IV-V-VI o VIII secolo
d.C.). La chiesa, disegnata da Francesco di Giorgio Martini, Andrea Palladio, Antonio da Sangallo il Giovane, ospita
al suo interno affreschi risalenti probabilmente al VII-VIII secolo (il Salvatore tra i santi Pietro e Paolo, Angeli).
L’edificio si compone di una parte superiore con quattro colonne corinzie tra pilastri, cui si accede da scalinate
laterali, posta su alto podio con all’interno un ambiente con pianta a T, accessibile dalla fronte. Plinio il Giovane
ricorda che i sacelli clitunnali sorgevano per lo più in corrispondenza di una vena d’acqua ed un ponte divideva
la zona sacra, percorribile solo in barca, dalla zona profana dove si poteva nuotare. In effetti almeno fino al set-
tecento doveva essere visibile presso la chiesa una fonte descritta da Ridolfino Venuti sopra ai mulini di Pissignano
e ritratta ai piedi del tempietto da Antoine-Jean Gros, tanto da far supporre ad alcuni studiosi che la sorgente
dovesse alimentare una piscina ubicata nell’area antistante l’edificio, ora occupato da uno spiazzo erboso.
Di queste fonti la comunità di Pissignano (il toponimo Piscinianum dovrebbe significare Piscine di Giano) aveva
grande cura, tanto da prevedere nei propri statuti il divieto di lavare i panni e di sporcare le limpide acque.

MULINO a grano e olio presso le fonti
Le stesse acque dovevano alimentare un mulino costruito nel territorio del castello di Pissignano dal Comune di
Spoleto nel 1441, rimasto in uso almeno fino all’ottocento, ubicato sotto il tempietto e con le macine azionate
dalla vasca di accumulo ottenuta dallo sbarramento parziale del fiume Clitunno. In questa occasione il fiume,
che scorreva più discosto dal monte, sarebbe stato deviato, scavando il canale attuale al posto della strada che
passava di fronte al tempietto. Attualmente la strada passa dietro il tempietto e il mulino è adibito a residenza
d’epoca, pur conservando in gran parte l’aspetto originario e gli stemmi in pietra del Comune di Spoleto.

RIFERIMENTI UTILI
Civico Museo della Civiltà Contadina: “I cassetti della memoria”, Palazzo Casagrande, via Nicolò Landi 4, tel.
0743 521030.

                                                          Fonti del Clitunno

                                                                                                                         7
Archeologia dell'acqua nel territorio dell'ATI 3 - Fontane, pozzi, cisterne, acquedotti, terme, bonifiche, ponti, mulini dall'antichità al XIX secolo
CASCIA
                                                              Reperti archeologici e il santuario di Villa S. Silvestro
                                                              indiziano l’abitazione del territorio in età preromana
                                                              e romana. La prima menzione della città è in occa-
                                                              sione della guerra tra Bizantini e Goti, quando nel 553
                                                              il generale Narsete invia truppe a Cascia per contra-
                                                              stare il passaggio dei Goti diretti in Campania. Passata
                                                              quindi sotto il dominio di Longobardi e Franchi fu,
                                                              nel 962, donata al Papato dall'imperatore Ottone I.
                                                              Dopo il Mille sorge il Castrum Cassiae sul colle detto
                                                              di S. Agostino per la presenza dell'omonima chiesa, e
                                                              dopo la dominazione dei Trinci di Foligno e di Federico
                                                              II di Svevia, nel 1280, con la conquista del feudo da
                                                              parte dei Conti di Chiavano, Cascia raggiunge l'auto-
                                                              nomia comunale. La collocazione di Cascia ai confini
                                                              con il Regno di Napoli ne ha fatto, con alterne vi-
                                                              cende, un caposaldo dello Stato Pontificio, di cui
                                                              Cascia è stato irrequieto presidio fino al 1860. Cascia
                                                              è la patria di S. Rita (1380-1447), oggetto di una
                                                              straordinaria devozione popolare e amata dal popolo
                                                              per la stupefacente "normalità" dell'esistenza quoti-
                                                              diana da lei vissuta, come sposa e madre, vedova e
                                                              monaca agostiniana. La basilica di S. Rita, sorta nel
                                                              1947 sul luogo di una piccola chiesa cinquecentesca
                                                              già dedicata alla santa, per dare accoglienza alle folle
                                                              in pellegrinaggio, è sede delle solenni celebrazioni ri-
    Fontana presso la Chiesa di S. Maria, statua di leone
                                                              tiane del 22 Maggio.

    FONTANA
    presso la chiesa di S. Maria
    Collocata presso la porta Leonina o di S. Maria, la fontana riutilizza una statua di leone originariamente appar-
    tenente al protiro romanico della pieve di S. Maria. Documentata già nel IX secolo, la pieve ebbe strutture
    romaniche nel XII secolo e rifacimenti e ampliamenti nel Quattro-Cinquecento. Dopo il 1621, in seguito ad ulteriori
    lavori di ristrutturazione della chiesa e all’apertura di un secondo portale in facciata, uno dei due leoni ai lati
    della porta di ingresso fu collocato sopra un muricciolo davanti alla chiesa stessa. E’ solo alla metà del Novecento
    che la scultura venne collocata nella fontana dove tuttora è visibile.

    ACQUEDOTTO
    e cisterne dalla Rocca a Piazza Aldo Moro
    Disposizioni degli antichi Statuti cittadini che vietavano il pascolo presso il “conducto de lacqua” che da Ocosce
    (frazione di Cascia) “viene drento in Cascia”, documenti notarili cinquecenteschi e lavori di scavo condotti lungo
    il sentiero che da S. Agostino porta ad Ocosce e in piazza Aldo Moro, consentono di ricostruire il tracciato del-
    l’acquedotto che, raccogliendo soprattutto acque piovane (mancano in zona abbondanti risorse sorgive tanto
    che C. Piccolpasso, architetto storico e umanista rinascimentale nel 1579 scriveva come la città “patisse” anche
    d’acqua), consentiva di riempire le cisterne che si trovavano una nel piazzale della Rocca e l’altra in Piazza S.
    Pancrazio. Quest’ultima corrisponde all’attuale piazza Aldo Moro, piazza dove sorgeva la chiesa di S. Pancrazio
    demolita nel 1546, per ampliare la piazza esistente e forse per la realizzazione di Palazzo Frenfanelli (oggi sede
    del palazzo comunale) terminato nel 1568 (la data è incisa su uno dei portoni del palazzo e può indicare la fine
    dei lavori di costruzione). A margine di piazza Aldo Moro (via Gaetano Palombi) è ubicato Palazzo Santi, sede del
    Museo Civico.

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POZZO-CISTERNA del Convento dei Cappuccini
in vocabolo La Bastia
Un documento dell’archivio notarile, datato 1557, conserva il contratto per la realizzazione di una cisterna cor-
rispondente a quella che si trova nel luogo tuttora chiamato “Li Cappuccini” o “La Bastia” dove fu eretto un
convento di francescani nella seconda metà del 1500, da più di un secolo destinato a cimitero di Cascia e di
alcune frazioni (ne rimane la chiesa e parte del chiostro). Orazio Graziani, responsabile della fabbrica dei Cappuccini
da incarico ad Antonio soprannominato Saccoccia di mastro Biagio e a Giacomo di Vitale di Nocera per lo scavo
e la costruzione della cisterna nel chiostro del convento che si sta edificando.

FONTANILE
DI CHIAVANO
Area di confine tra Umbria e
Lazio è l’altopiano di Chiavano,
posto lungo la strada che da
Cascia porta a Leonessa, origina-
rio bacino lacustre a 1000 metri
di altezza s.l.m., ammirabile, in
tutta la sua suggestione dalla
frazione leonessana di Pianezza.
La fontana della frazione di
Chiavano, a tre fornici, è datata
1550.

MULINI nel casciano
Di 18 mulini si ha notizia negli
Statuti di Cascia del 1545 (oggi
nessuno funzionante ma 8 an-
cora in uso nel secondo
dopoguerra): “…ad ogni persona                                           Fontanile di Chiavano
sia lecito de adaquare et irrigare
le sue prata…quando in nel fiume
di Corno è abundantia de acqua et
quando li molinari no esporranno
querela alli officiali…che la detta
irrigatione et acquatione…impedi-
sca li loro molini”.

RIFERIMENTI UTILI
IAT Cascia, Piazza Garibaldi 1, tel.
0743 71401, fax 0743/76630.
Museo Civico di Palazzo Santi, via
G. Palombi, tel. 0743 751010: un
biglietto cumulativo consente
anche la visita alla Chiesa di S.
Antonio in via porta Leonina, che
custodisce nel presbiterio e nel
coro due importanti cicli di affre-
schi con gli episodi della vita di
                                                                Rudere dell'antico mulino di Roccaporena,
S. Antonio (fine XIV-inizi XV sec.)                                   oggetto di prossimo restauro
e della Passione di Cristo (XV sec.).

                                                                                                                          9
CASTEL RITALDI
                                                                     Collocato lungo la strada che da Spoleto conduce
                                                                     a Montefalco, sulla cima della collina di Scigliano,
                                                                     ai piedi dei Monti Martani, nasce forse come inse-
                                                                     diamento romano (indiziato da reperti rinvenuti in
                                                                     zona) o, più probabilmente come castello del ter-
                                                                     ritorio spoletino, coinvolto nelle vicende che videro
                                                                     contrapporsi il potere imperiale a quello ecclesia-
                                                                     stico, fino al definitivo assoggettamento a
                                                                     quest’ultimo, cessato solo con la creazione del
                                                                     Regno d’Italia.

                                                                     POZZO antistante la chiesa di S. Marina
                                                                     Nel centro storico è la parrocchiale di S. Marina,
                                                                     santa patrona del borgo, festeggiata il 16 Luglio, la
                                                                     cui chiesa fu edificata probabilmente tra XIV e XV se-
                                                                     colo. Nello slargo adiacente alla fiancata della
                                                                     chiesa, che conserva al suo interno affreschi di
                                                                     Tiberio di Assisi e Lattanzio di Niccolò (fine XV-inizi
                                                                     XVI sec.), è il pozzo modernamente restaurato e col-
                                                                     locato all’interno delle mura del castello così da
                                                                     assolvere alle quotidiane necessità dei suoi abitanti.

           Pozzo all’interno delle mura del castello

     FOSSATI, PONTE LEVATOIO,
     POZZI-CISTERNE E FONTANE
     di Castel San Giovanni
     Il paese antico è tutto dentro le mura quadrate. Le robuste
     torri angolari cilindriche sono quasi intatte ed il castello,
     di origine trecentesca, è il miglior esempio, in quanto a
     stato di conservazione, della piana spoletina. Sulla grande
     porta ad arco uno stemma cinquecentesco papale e la
     scritta: "DOM SPOL" (dominio spoletino). Fino alla seconda
     guerra mondiale il castello era circondato da un fossato e
     sulla porta d’accesso sono ancora evidenti tracce dell’an-
     tico ponte levatoio. Conteso a lungo da Trevi e Spoleto fu
     aggregato a Castel Ritardi nel 1875. Nell'interno, in posi-
     zione rialzata, la chiesa dedicata al Santo, del secolo XIII,
     più volte rimaneggiata, con portale cinquecentesco e af-
     freschi di scuola umbra e abitazioni private addossate oggi
     alle mura tra vie anguste con antichi pozzi-cisterna e fon-
     tane in ghisa ottocentesche, ricordo di più antichi sistemi
     di approvvigionamento idrico.

                                                                              Fontana in ghisa ottocentesca a Castel San Giovanni

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MULINI
                                       Il territorio del comune è al margine sud-occi-
                                       dentale della Valle Umbra, sulle pendici
                                       settentrionali dei Monti Martani. I suoi corsi d'ac-
                                       qua idrograficamente sono tributari del fiume
                                       Topino: tra questi il Ruicciano, lungo il quale ri-
                                       mane traccia degli antichi molini, non più
                                       funzionanti, che sfruttavano il corso d'acqua.

                                       RIFERIMENTI UTILI
                                       Comune di Castel Ritaldi, via Martiri della
                                       Resistenza 1, tel. 0743 252811; Pro Loco, via F.
                                       Turati, La Bruna, tel. 0743 51714, fax 0743
                                       252032.

Pozzo cisterna a Castel San Giovanni

                                               Ponte levatoio a Castel San Giovanni

                                                                                              11
CERRETO DI SPOLETO
                                                        Castello medievale sorto sul colle di S. Sebastiano a domi-
                                                        nio della confluenza delle strette valli del Nera e del Vigi,
                                                        che lo circondano su due lati. Il suo nome deriva dalla ab-
                                                        bondanza di piante di cerro, presente anche nello stemma
                                                        comunale e, fino al secolo scorso, con una quercia cente-
                                                        naria nella piazza principale. Nel XII secolo si sottrasse al
                                                        Gastaldato longobardo di Ponte per ergersi a libero comune
                                                        sotto la protezione della Chiesa, sfruttando la posizione
               Ex Convento francescano                  strategica di confine tra Spoleto, Norcia e Camerino. Il
          della Madonna di Constantinopoli,             paese conobbe epoche fiorenti come testimoniano i palaz-
           architrave del pozzo, particolare
                                                        zetti gentilizi presenti nel tessuto urbano e soprattutto
                                                        sulla piazza principale dedicata a Giovanni Gioviano
     Pontano (1429-1503), poeta, umanista e politico nato a Cerreto, ma vissuto per lo più a Napoli presso la
     corte degli Aragonesi, di cui fu potente funzionario. In senso dispregiativo il termine cerretano fu per secoli
     sinonimo di questuante, ciarlatano, imbroglione: il quattrocentesco Speculum Cerretanorum di Teso Pini, fa-
     cendo riferimento ai “lotores” (a lotione vel lavando), autorizza a pensare alle tante “boccette di secreti”,
     riempite d’acqua ma spacciate per prodigioso rimedio contro ogni sorta di iattura a danno di ingenui e cre-
     duloni e ad accrescere le imposture e i truffaldini propositi degli impenitenti cerretani.

     SORGENTI TERMO-MINERALI
     DI TRIPONZO
     In direzione di Visso a meno di un chilometro
     da Triponzo, castello del comune di Cerreto,
     a sinistra della strada, è uno stabilimento
     termale con porticato e vasche, costruito nel
     1887 ai piedi del monte Fregino, alla destra
     del Nera. In questo luogo sgorgano acque
     termominerali solforose (temperatura di
     circa 24°) che fuoriescono da grotte rive-
     stite di stalattiti e concrezioni di solfato e
     carbonato di calcio con forte condensa di
     acido solforico, dal caratteristico colore
     biancastro, probabilmente noto a Virgilio
     che nell’Eneide definisce il fiume Nera
     “bianco di acqua solforosa” (amnis sulfurea
     Nar albus acqua). Le terme che nel 1488
     passarono al municipio di Norcia per 151                              Triponzo, stabilimento termale con porticato e vasche
     fiorini d’oro, e quindi a P. Forti e al vescovo
     di Norcia Bucchi-Accica che le donò al Comune di Cerreto, le cui acque erano considerate “eroico rimedio” per
     affezioni intestinali, concrezioni urinarie, artriti e “per tutte le sordide malattie della pelle” (S. Purgotti, 1862), oggi
     sono in via di ristrutturazione per un loro utilizzo, esteso all’area circostante, come parco del benessere.

     TERME DI BORGO CERRETO,
     loc. Camporo
     Accenni a queste acque termali si trovano nelle sedute consiliari del Comune di Cerreto dal 1600 al 1769, a pro-
     posito di un Bagno in località Camporo presso la chiesetta di S. Angelo, alle falde del colle di Borgo, per sfruttare
     l’acqua sulfurea e leggermente alcalina adatta alla cura di varie malattie. Un’epigrafe conservata nella chiesa di
     S. Lorenzo a Borgo Cerreto, tradotta, recita: “Bagni di Cerreto. Questa acqua salutare cura reni, stomaco, bile e
     fegato e allontana ogni morbo. 1653”.

12
ACQUEDOTTO
                                                                                   Dagli statuti (trascrizione, agli inizi
                                                                                   del cinquecento di testi del 1380)
                                                                                   e dagli atti consiliari si evince l’im-
                                                                                   portanza di acquedotti, pozzi e
                                                                                   cisterne e la preoccupazione per la
                                                                                   salubrità degli approvvigionamenti
                                                                                   idrici: in particolare si commina-
                                                                                   vano pene a chi teneva maiali
                                                                                   dentro il castello o lavava i panni
                                                                                   “a meno di due canne” dalle fonti.
                                                                                   In occasione di lavori di restauro
                                                                                   del sistema murario del castello
                                                                                   sono venute alla luce tracce del
                                                                                   condotto idrico probabilmente
                                                                                   medievale, costituito da fistole in
                                                                                   terracotta, inglobato all’interno
                                                                                   delle mura stesse. La stessa strada
                Triponzo, sorgenti termo-minerali                                  di circonvallazione, detta Arco dei
                                                                                   Canali, conserva nel nome traccia
                                                                                   del passaggio dei condotti addut-
                                                                                   tori dell’acqua dentro il paese.

FONTANA, piazza Pontano
La fontana di forma ottagonale,
con annesse cisterne dove conflui-
vano le acque dell’acquedotto,
provenienti dalle sorgenti del
monte Fregino, venne eretta nel
1869 per abbellire piazza Pontano
(già Piazza Grande o del Mercato),
comportando, secondo notizie
d’archivio riferite dallo storico lo-
cale A. Fabbi, la demolizione di una
cappella del Corpus Domini. Sulla
piazza prospettavano vari palazzi
nobiliari e gli edifici pubblici dei
Duchi, dei Priori e del Governatore:
oggi è ancora il palazzo comunale
mentre defilata è la chiesa
dell’Annunziata con fonte batte-
simale in pietra cinquecentesco e
organo del Seicento. Da Borgo
Cerreto, in direzione di Sellano si                       Ex Convento francescano della Madonna di Costantinopoli,
incontrano la chiesa e il convento                                  pozzo rettangolare all’interno del chiostro
francescano della Madonna di
Costantinopoli, dal 1880 di pro-
prietà privata ed oggi sede di residenza d’epoca. La fabbrica realizzata nel corso del seicento forse su un
preesistente luogo di culto, ospita all’interno del chiostro, il pozzo rettangolare che reca, sull’architrave a sostegno
della copertura, la data 1721.

RIFERIMENTI UTILI
Comune di Cerreto di Spoleto, p.za Pontano, tel. 0743 91231-91307, fax. 0743 91412.

                                                                                                                             13
FOLIGNO
     Di origini umbre e conquistata dai romani dopo la battaglia del Sentino (295 a. C.), invasa a più riprese da
     Goti, Visigoti e Longobardi, fu sottomessa al Ducato di Spoleto fino al 1198 anno in cui fu annessa, da Papa
     Innocenzo III, allo Stato Pontificio, divenendo poi importante comune ghibellino tanto da scontrarsi in modo
     cruento con la vicina e guelfa Perugia. Nel 1305 salì al potere la famiglia guelfa dei Trinci che governò la
     città per 134 anni fino al 1439, quando papa Eugenio IV ordinò l'occupazione della città, in seguito ad un
     grave fatto di sangue per mano di Corrado Trinci. Il dominio dello Stato Pontificio si protrasse fino al 1860
     quando Foligno entrò a far parte, con tutta l'Umbria, del Regno d'Italia.

                                                                                     POZZO all’interno di Palazzo
                                                                                     Trinci, piazza della Repubblica
                                                                                     Il palazzo, realizzato tra XIV e XV secolo
                                                                                     accorpando diversi stabili divenuti pro-
                                                                                     prietà della famiglia Trinci, è stato più
                                                                                     volete danneggiato nel corso dei secoli,
                                                                                     restaurato tra il 1920 e il 1936 e negli
                                                                                     anni successivi all’ultimo conflitto mon-
                                                                                     diale. Ospita oggi al suo interno la
                                                                                     Pinacoteca        civica,      il      Museo
                                                                                     Archeologico, il Museo Multimediale dei
                                                                                     tornei, delle giostre e dei giochi, il Museo
                                                                                     dell’Istituzione Comunale e pregevoli
                                                                                     cicli di affreschi dei tempi di Ugolino
                                                                                     Trinci, a cui lavorarono insigni pittori
                                                                                     dell’epoca, quali Gentile da Fabriano e
                 Palazzo Trinci, pozzo interno profondo 18 metri                     Pisanello. Il pozzo, profondo circa di-
                                                                                     ciotto metri, ritrovato sotto un chiusino
     della fine del XVIII sec. inserito nella pavimentazione del cortile, subisce, verosimilmente all’epoca di UgolinoTrinci
     (1386-1415), il rifacimento della vera e dell’imboccatura, che ha forma dodecagona lobata ed è tutta in cotto,
     mentre la struttura profonda del pozzo è in pietra. La vera, che riproduce la stessa forma dell’imboccatura, era for-
     mata da colonnine semiottagonali in laterizio rosso alternate a specchiature in laterizio giallo, alcuni frammenti
     dei quali sono stati ritrovati all’interno del pozzo e riutilizzati per il restauro ricostruttivo. Su un frammento di
     specchio era modellata una croce patriarcale, simbolo, nel XV secolo, di chi esercitava l’arte della mercatura ed era
     iscritto all’arte degli speziali: tale croce voleva forse alludere ai proprietari del palazzo, i Ciccarelli prima o i Trinci
     poi, i quali esercitarono entrambi, con ottimi profitti, la mercatura.

                                                                     POZZO-CISTERNA all’interno del chiostro
                                                                     di Palazzo Gentili Spinola, via Mazzini.
                                                                     Appartenuto alla famiglia de’ Conti, passò agli Spinola
                                                                     nella seconda metà del Cinquecento: nella corte è il
                                                                     pozzo di forma ottagonale con lo stemma della fami-
                                                                     glia De’ Conti.

                  Palazzo Gentili Spinola,
       pozzo con lo stemma della famiglia De' Conti

14
POZZO-CISTERNA all’interno del trecentesco
                                                    chiostro dell’Abbazia di S. Croce
                                                    L’Abbazia, documentata dall’XI secolo e fondata dai benedet-
                                                    tini a controllo di un vasto territorio che nel tempo si estese
                                                    da Roma a Perugia e Camerino, a partire dal 1979 è sede dei
                                                    "Piccoli Fratelli" della Comunità Jesus Caritas del beato Charles
                                                    de Foucauld. Il vasto complesso che appare come un edificio
                                                    fortificato, su cui svetta l’ottocentesco campanile della chiesa
                                                    ricostruita completamente dopo i terremoti del 1832, ha su-
                                                    bito, nel corso dei secoli, diverse modifiche e rifacimenti:
                                                    sotanzialmente intatto il chiostro, definito “opus egregium”
                                                    nell’iscrizione duecentesca che ne ricorda l’edificazione ad
                                                    opera di maestranze romane. La cisterna all’interno del chio-
          Abbazia di Sassovivo,                     stro, fu fatta eseguire nel 1340 dall’Abate Iacopo
  pozzo-cisterna all’interno del chiostro          Montemelini, mentre l’attuale pozzo è del 1623, con struttura
                                                   ottagona in travertino, su due gradini ed elegante decorazione
in ferro battuto. E’ parte integrante dello stupendo chiostro, realizzato tra 1229 e 1233, costituito da un doppio
ordine di centoventotto colonnine che sostengono cinquantotto archi a tutto sesto. A qualche centinaio di metri
dal complesso è la cosiddetta cripta del Beato Alano, quanto resta della primitiva chiesa fondata intorno al 1000,
presso cui sgorga una sorgente d’acqua, incanalata fino all’Abbazia nel 1238 ad opera dell’idraulico francescano
fra Giovanni da Penna e con il benestare di papa Gregorio IX: la fonte monumentale, in stato di abbandono, reca
lo stemma dei benedettini olivetani.

FONTANA DEI CANAPÈ
La fontana da Piazza della Repubblica venne qui trasferita nel 1938 a completamento dei lavori di trasformazione
di quest’area in parco. Al progetto del 1931 si deve infatti la messa a dimora di oltre 300 pini, il disegno delle
aiuole e dei vialetti, l’istallazione dei sedili in pietra lungo i viali e la costruzione della scala d’accesso in via Nazario
Sauro. Questi cospicui interventi disegnarono la definitiva fisionomia di un’area che già nel Settecento era stata
bonificata e adibita al passeggio e alle corse dei cavalli. A quest’uso si deve la denominazione di Parco dei Canapè,
derivato dai caratteristici sedili in laterizio utilizzati per assistere comodamente alle competizioni. La fontana,
costituita da un bacino ellittico decorato da festoni sormontati da teste leonine e valve di conchiglia, scanditi
da elementi verticali a mo’ di colonnine, è opera del 1933 dello scultore folignate Nicola Brunelli.

                                Fontana nel parco dei Canapè, qui trasferita nel 1938 da Piazza della Repubblica

                                                                                                                                 15
NINFEO DI PALAZZO
                                                       BRUNETTI-CANDIOTTI
                                                       La struttura, oggi in stato fatiscente, ap-
                                                       partiene al palazzo Brunetti-Candiotti,
                                                       uno dei più imponenti complessi architet-
                                                       tonici privati della Foligno del Settecento.
                                                       Una pianta del 1819 colloca nel giardino
                                                       del palazzo anche due pozzi e una fon-
                                                       tana, documentati anche in una foto di
                                                       Rinaldo Laurentini degli inizi del
                                                       Novecento.

     Palazzo Brunetti-Candiotti, ninfeo nel chiostro

                                                       FONTE DI S. MARCO
                                                       o FONTE LUNGA
                                                       a S. Eraclio, frazione di Foligno
                                                       Deve il suo nome alla attigua chiesa e alla
                                                       funzione di abbeveratotio che rivestì a
                                                       partire dall’Ottocento, quando alla strut-
                                                       tura venne addossata la lunga vasca di
                                                       sinistra. Documentata già nei cinquecen-
                                                       teschi disegni di Cipriano Piccolpasso, la
                                                       fontana prospettava un edificio ai tempi
                                                       adibito a stazione di posta sulla strada per
                                                       Roma. I suoi caratteri stilistici e gli
                                                       stemmi che la decorano rimandano ad
                                                       Alessandro Farnese, già cardinale protet-
                                                       tore di Foligno e poi Papa Paolo III
                                                       (1534-1549). Fu lo stesso pontefice a or-
                                                       dinare la realizzazione della fonte “per
                                                       comodità dei passeggeri et ornamento
                                                       della città”.

       S. Eraclio di Foligno, fonte di San Marco

16
CANALE DEI MOLINI
L’abbondanza di acque è una delle cause della
fioritura delle manifatture folignati (non solo
mulini, ma anche cartiere, concerie di pellami, la-
nifici e tintorie, piccole manifatture di cera,
confetti e cioccolata, saponerie). Il fiume Topino,
che attraversava originariamente Foligno, venne
deviato verso la metà del XIII secolo dai perugini,
per accelerare la resa della città. Foligno era stata
attaccata da Perugia e dai Confederati della Lega
Guelfa, in quanto aveva contravvenuto ai patti
stabiliti nel 1237. Il Topinello o Canale dei Molini
che scorre ancora per tutta la sua lunghezza den-
tro la città, attraversandola da est a ovest, è
dunque l’antico tragitto che il Topino percorreva,
da Porta Ancona a Porta Todi. L’alveo su cui venne
dirottato il fiume era invece il precedente fossato
che circondava esternamente la cinta muraria,                           Topinello o Canale dei Molini, le Conce
detto carbonara, di cui rimane traccia nel canale
tra via IV Novembre e via Bolletta che si ricongiunge oggi al Topino. Lungo il Canale dei Molini erano dislocate fin
dal medioevo - e il toponimo ne da chiaramente conferma - mole da olio e da grano, tutte comunitative fino ai
primi anni dell’Ottocento, quando i provvedimenti di papa Pio VII per la dimissione dei debiti delle Comunità ne
consentiranno l’acquisto da parte dei privati. Presso via S. Giovanni dell’acqua è ancora visibile un antico mulino
(Molino di Sotto), danneggiato dal terremoto del 1997 e di recente restaurato (presso via Isolabella - da un isola
sul fiume - ponte duecentesco sul Topino). Presso via Gentile da Foligno è invece via dei Molini, che prende nome
dal vicino è ancora parzialmente conservato mulino (Molino di Sopra, XVI sec.).

PONTE DI CESARE, via Feliciano Scarpellini
Attraversava il Topino prima della sua duecentesca deviazione, fondato forse su preesistenze romane. Altro ponte
duecentesco seminterrato presso un diverticolo di via Gentile da Foligno.

PONTI e viadotti sulla via Flaminia.
Foligno presenta ancora oggi importanti resti del tracciato dell’antica Via Flaminia, nel tratto tra Forum Flamini (attuale
S. Giovanni Profiamma) e Nocera Umbra. Dell’epoca romana rimangono i resti del ponte sul fiume Topino a
Pontecentesimo (che prende il nome dalla sua distanza di cento miglia da Roma) e il viadotto di Pieve Fanonica (su
cui si veda Valtopina), dal quale si dipartivano un itinerario alternativo alla Flaminia ed uno alternativo alla via Plestina.

MULINI, GUALCHIERE e CARTIERE nella Valle del Menotre
Affluente del Topino, in cui si getta nei pressi di Scansano, il Menotre nasce non lontano dal castello di Orsano,
nel sellanese, da una piccola sorgente nel fosso della Fauvella, a quota m 800 s.l.m: le sue acque, costeggiando i
nuclei abitati di Rasiglia, Serrone, Casenove, Ponte S. Lucia, Pale, scorrono incanalate e regimentate, determinando
un fitto intreccio di fossi, d’invasi e cascatelle, la cui forza idraulica fu sfruttata fin dal medioevo per alimentare
mulini ad olio, a grano e gualchiere per la lavorazione di panni e carta. Tra i primi ad utilizzare la potenza delle
acque sono i monaci benedettini di Sassovivo che avevano avuto in donazione dai signori di Uppello alcuni terreni
lungo il corso del fiume, che assicurarono ai religiosi i diritti delle acque. La vendita da parte dei monaci di parte
consistente delle loro proprietà portò allo sfruttamento delle risorse idriche da parte delle comunità locali o dei
grandi casati dell’epoca, dai Trinci agli Accorimboni, agli Elisei, Silvestri, Tonti ed Unti, che talvolta, accanto alle
fabbriche costruirono sontuose ville. Gli opifici, per lo più rimasti attivi fino agli inizi del Novecento non hanno
retto alla concorrenza delle produzioni industriali, talvolta riconvertendo la loro attività, come nel caso di Serrone
il cui mulino fu trasformato nel novecento in Centrale idroelettrica.

RIFERIMENTI UTILI
Ufficio Musei, Palazzo Trinci, p.za della Repubblica, tel. 0742 330584/580/600-357989; Palazzo Trinci,
0742 357989/330584-580; fax 340496; Museo Capitolare e Diocesano, Palazzo delle Canoniche, l.go G.
Carducci, tel. 0742 350473.
                                                                                                                                 17
GIANO DELL’UMBRIA
     Sorto forse come “vicus” lungo la via Flaminia, distrutto dai Longobardi, si sviluppò nel Medioevo intorno al
     castello edificato nel X-XI secolo. Dalla metà del XIII sec., seppure con alterne vicende, entrò a far parte dei
     possedimenti di Spoleto, condividendone le vicende storiche. Mantenne comunque una sua indipendenza
     amministrando un territorio proprio che comprendeva i castelli di Montecchio e Castagnola (oggi sue frazioni)
     entrando, infine, a far parte dei possedimenti della Chiesa. Dal 1927 al 1930 fu frazione di Spoleto e suc-
     cessivamente Comune autonomo.

     FONTE-ABBEVERATOIO lungo la strada di accesso al castello
     Accanto ad un’edicola affrescata con datazione al 1756 è una fonte-abbeveratoio a due fornici ubicata lungo le
     vie di accesso al castello e forse coeva alla cappella votiva.

                               Fonte - abbeveratoio a due fornici, posto lungo la strada

18
FONTANA E CISTERNA
                                                                                             presso la Chiesa di
                                                                                             S. Michele Arcangelo
                                                                                             Del pozzo-cisterna ubicato nella
                                                                                             parte più elevata del borgo
                                                                                             presso la trecentesca chiesa di S.
                                                                                             Michele Arcangelo non rimane
                                                                                             traccia esteriore se non nella
                                                                                             fontana a fianco della chiesa, le-
                                                                                             gata al moderno rifacimento
                                                                                             della lastricatura della piazza.

                                                                                             POZZO nel chiostro
                                                                                             dell’Abbazia di S. Felice
                                                                                             A pochi chilometri da Giano si
                                                                                             trova, in una stupenda posizione
                                                                                             paesaggistica, l’Abbazia di San
                                                                                             Felice, tipico esempio di archi-
                                                                                             tettura romanica umbra con
            Fontana adiacente alla chiesa di San Michele Arcangelo                           influssi lombardi, e, nei secoli,
                                                                                           residenza       di     Benedettini,
                                                         Agostiniani, Passionisti ed oggi della Congregazione del
                                                         Preziosissimo Sangue, fondata da S. Gaspare del Bufalo. La strut-
                                                         tura originaria risale al X-XII secolo, mentre il chiostro e gli edifici
                                                         conventuali vennero edificati e completati a più riprese tra la se-
                                                         conda metà del XIV secolo ed il XVIII secolo. La cripta conserva
                                                         l'arca che custodisce le reliquie del vescovo martire San Felice. Il
                                                         Pozzo, forse coevo alla costruzione del chiostro e del primo log-
                                                         giato superiore (XVI secolo), molto profondo e decentrato rispetto
                                                         al piano di calpestio suddiviso in quattro settori, è munito di un
                                                         puteale esagonale in arenaria in parte di restauro, la cui bocca è
                                                         protetta da una copertura a cupola di foggia orientale in ferro.

                                                         TERME ROMANE
                                                         della villa cosidetta di Rufione in loc. Toccioli
                                                         A circa 1 km a sud di Bastardo, in loc. Toccioli, scavi tuttora in
                                                         corso stanno portando in luce il settore residenziale di una lus-
                                                         suosa villa romana collocata, su più terrazze, lungo il ramo
                                                         occidentale della via Flaminia. Gli ambienti finora identificati, ca-
                                                         ratterizzati da pavimenti musivi e ricca decorazione parietale,
                                                         sono soprattutto relativi ad un impianto termale con i consueti
                                                         ambienti per bagni freddi e caldi. La costruzione della villa, abi-
                                                         tata almeno fino al II sec. d.C., sembra risalire ad epoca
                                                         tardo-repubblicana: il rinvenimento di un’iscrizione frammentaria
                                                         ha consentito di ipotizzare l’attribuzione della proprietà origina-
                                                         ria a Gaio Giulio Rufione, personaggio di elevato livello sociale e
                                                         figlio del liberto favorito di Giulio Cesare, stando al racconto dello
                                                         storico latino Svetonio (I sec. d.C.).

   Chiostro dell'Abbazia di S. Felice,
pozzo con puteale esagonale in arenaria
                                                         RIFERIMENTI UTILI
                                                         Comune di Giano, p.za Municipio, tel. 0743 930019; IAT
                                                         Spoleto, p.za della Libertà, 7, Spoleto, tel. 0743 220311; Pro
                                                         Loco, tel. 0743 90438.

                                                                                                                                    19
GUALDO
                                                                     CATTANEO
                                                                     Centro di origine medievale, costruito forse su un
                                                                     precedente insediamento romano è ubicato sulle
                                                                     propaggini dei Monti Martani, tra i torrenti
                                                                     Puglia e Atteone. L’aspetto attuale è quello di un
                                                                     castello tre-quattrocentesco con tracce cospicue
                                                                     delle mura munite di torri. Nel 1493 Papa
                                                                     Alessandro VI Borgia lo cedette in amministra-
                                                                     zione a Foligno, che nello stesso anno, volendo
                                                                     fortificarlo, decise di costruirvi una possente
                                                                     Rocca a pianta triangolare, un torrione della
                                                                     quale, ben conservato, fa mostra di sè nelle adia-
                                                                     cenze dell’attuale piazza Umberto I. Nel 1816,
                                                                     dopo la Restaurazione, Gualdo tornò allo Stato
                                                                     Pontificio e dopo l'Unità d'Italia, nel 1860, entrò
                                                                     a far parte del Regno d'Italia.

              Una delle moderne fontane in ghisa
                  presenti nel centro storico

     FONTI
     Nel quarto Libro degli Statuti cittadini, del 1483, si sta-
     biliva che il Fons Castellaris e il Fons Novus, entrambi di
     proprietà del Comune, fossero sottoposti a lavori di ma-
     nutenzione e rimessa in ordine a spese dell’ente
     proprietario su segnalazione dei domini defensores. Il
     Podestà doveva garantire che le disposizioni di questi uf-
     ficiali fossero opportunamente eseguite, pena una multa
     di 10 lire da sottrarre al suo stesso compenso. A tutte le
     altre fonti comunali dovevano provvedere gli abitanti più
     vicini, secondo quanto stabilito da appositi “guardiani lo-
     cali” a loro volta nominati dal Podestà e dai defensores.

     La memoria delle antiche fonti del castello è conservata
     nelle moderne fontane in ghisa della Fonderia di Terni ubi-
     cate in punti suggestivi del centro storico o presso la rocca
     a rispondere, oggi come in passato, alle esigenze della vita
     quotidiana del borgo.

                                                                             Fontana in ghisa della Fonderia di Terni, particolare

20
Ponte del Diavolo ampi quasi 15 m, presso la frazione di Cavallara

PONTE DEL DIAVOLO in località Cavallara, frazione di Gualdo
Presso la frazione di Cavallara, poco distante da Bastardo, la via Flaminia attraversava un affluente del torrente
Puglia sul cosidetto Ponte del Diavolo. La struttura, caratterizzata dalla notevole ampiezza di quasi 15 m, è realizzata
in opera quadrata a grossi blocchi di calcare lavorati a bugnato. La costruzione del ponte fu forse coeva alla rea-
lizzazione della via Flaminia (220 a.C.), ma si tende a datare l’assetto murario conservato ad età augustea.

RIFERIMENTI UTILI
Rocca dei Borgia o Sonora, piazzale della Rocca, per informazioni e prenotazioni 0742 379598.

                                                                                                                           21
MONTEFALCO
                                                             L’abitato medievale di Coccorone deve il suo nome, se-
                                                             condo la tradizione, alla passione per i falchi
                                                             dell’imperatore Federico II che vi soggiornò nel febbraio
                                                             del 1240. Libero comune (dotato già nel 1282 di Statuti),
                                                             sede dei rettori del ducato di Spoleto (1320-1355), fu
                                                             sottoposto ai Trinci di Foligno (1383-1439) tornando
                                                             quindi definitivamente allo Stato Pontificio sotto cui go-
                                                             dette di relativa autonomia e prosperità. Nel 1848, a
                                                             seguito dell’aggregazione dei castelli di Fabbri, Fratta e
                                                             San Luca, tolti a Trevi, Montefalco ottenne da Pio IX, (già
                                                             arcivescovo di Spoleto) l'ambitissimo titolo di città. Città
                                                             natale della santa agostiniana Chiara (1268-1308),
                                                             Montefalco è definito la “ringhiera dell’Umbria” per la
                                                             sua posizione privilegiata, dominante le valli del Clitunno
                                                             e del Topino, con vasto panorama su Perugia, Spoleto,
                                                             Bevagna Trevi, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria, sui
                                                             monti Martani, il Subasio, il Vettore e gli Appennini.

                                                             FONTE DEL POGGIOLO o di CAMIANO
                                                             La fonte, forse databile al tardo XIV secolo, è caratterizzata
                                                             da un piccolo vano coperto da una volta a sesto legger-
                                                             mente acuto e si apre sulla pubblica via con un ampio e
                                                             massiccio arcone ogivale.
              Fonte del Poggiolo, icona del falco
             passione dell’Imperatore Federico II            Posta in prossimità delle mura urbiche, appena fuori dalla
                                                             medievale Porta del Camiano, prende il nome dal Poggiolo
     del Camiano, un luogo sacro legato alle più antiche testimonianze locali. Secondo una tradizione agiografica di
     epoca longobarda qui si sarebbe trovato infatti l’appezzamento di terra che il santo presbitero Fortunato (ca. 390
     d.C.), principale patrono della città, lavorava per procurare cibo a sé e ai poveri. Ancora qui, secoli più tardi, S.
     Francesco avrebbe fondato il convento di S. Maria della Selvetta, sede dei Francescani dal 1240 al 1275, oggi S.
     Rocco per una tavola del santo dipinta nel 1516 dal Melanzio (di Montefalco, 1465-1519 ca.). Lo statuto del
     Comune di Montefalco del 1425
     ricorda in più punti la tutela di
     questa fonte pubblica, l’obbligo di
     una sua regolare manutenzione e
     il rispetto di alcune essenziali
     norme igienico-sanitarie, come il
     divieto di conciarvi le pelli, di la-
     varvi le verdure e di tenervi a
     bagno i barili: testimonia ancor
     oggi questa cura la lapide in
     cotto, collocata sulla parete di
     fondo, con l’iscrizione “Pena uno
     scudo chi lava qui”.

                                                         Fonte del Poggiolo del tardo XIV sec. in prossimità delle mura urbiche

22
FONTE DI S. FRANCESCO,
                                                                             località Vecciano
                                                                             Da S. Rocco, in direzione Vecciano, si rag-
                                                                             giunge la fonte di S. Francesco che,
                                                                             secondo la tradizione, il santo fece sgor-
                                                                             gare nel 1215 quando fondò il convento
                                                                             presso S. Maria della Selvetta.

                                                                             POZZO
                                                                             presso la Chiesa di S. Lucia
                                                                             Da Porta Federico II (1244), in origine
                                                                             Porta di S. Bartolomeo dall’omonima
                                                                             chiesa, percorrendo via dei Vasari (da
                                                                             un’antica attività artigianale) e raggiun-
                                                                             gendo la romanica chiesetta di S. Lucia,
                                                                             di origine benedettina, con facciata a ca-
                                                                             panna in pietra rosa, ci si inoltra per le
                                                                             strette viuzze medievali del quartiere di
                                                                             Camiano, dal nome della porta duecen-
Fonte del Poggiolo, iscrizione 'Pena uno scudo chi lava qui’, particolare    tesca da cui si gode una bellissima vista
                                                                             panoramica sulla valle spoletina. Nei
   pressi il Foro Boario, adibito per secoli a mercato del bestiame e un vetusto pozzo, là dove secolari vitigni abbar-
   bicati alle case testimoniano la vocazione vinicola di questa terra.

   CANALE DEI MOLINI
   Casco dell’Acqua, località nel Comune di Trevi, deve il suo nome a uno sbarramento artificiale del Clitunno nel
   punto ove il suo corso si biforca ed ha origine il "Canale dei Molini di Montefalco " che andava ad alimentare
   l'opificio posto in località Torre di Montefalco lungo un percorso antico che congiungeva la città con Foligno.

   RIFERIMENTI UTILI
   Complesso Museale di S.
   Francesco: nella ex chiesa
   di S. Francesco è ospitato
   il Museo Civico (0742
   379598), che si estende
   anche agli ambienti adia-
   centi      e     sottostanti
   l’edificio religioso, affre-
   scato con importanti cicli
   pittorici quali le storie
   della vita di S. Francesco
   del fiorentino Benozzo
   Gozzoli (1421-1497) o la
   Natività e l’Annunciazione
   di Pietro Vannucci detto il
   Perugino (documentato
   dal 1440 al 1474).

                                                             Fonte di S. Francesco, in direzione Vecciano

                                                                                                                       23
MONTELEONE DI SPOLETO
     Il territorio, abitato fin dalla protostoria, fu sede di gastaldato in età longobarda e feudo dei Tiberti nel me-
     dioevo che fecero erigere nell’880 il castello di Brufa, oggi Monteleone. Il castello, assoggettato a Spoleto in
     età comunale, passò alla metà del Cinquecento sotto la Legazione di Perugia, godendo di relativa autonomia
     e prosperità come attestano anche i palazzi gentilizi dell’ampliamento rinascimentale del borgo a valle del
     primitivo nucleo abitativo. Monteleone, legato all’agricoltura (celebre il farro) e alla pastorizia, vanta impor-
     tanti reperti archeologici, quali il carro da parata etrusco rinvenuto nel 1902 a Colle del Capitano che il
     Comune rivendica al Metropolitan Museum di New York dove attualmente si conserva (una copia è visibile
     a Monteleone nei locali al di sotto della chiesa di S. Francesco).

                                 Piazza del Mercato, fontana in ghisa

     POZZI E CISTERNE in piazza del Mercato e nel Chiostro di S. Francesco
     Gli Statuti, della seconda metà del XVI secolo, si lamentano che “in terra di Monteleone molto si patè d’acqua
     bona da bere”. Fu perciò premura della comunità la cura di pozzi e cisterne e che le fonti e le condutture fossero
     sempre ben pulite e funzionanti, comminando pene severe a chi vi lavasse i panni o gettasse sporcizia. Intorno
     alle piazze del Mercato, S. Francesco e del Plebiscito si articola il principale nucleo medievale (ma il nucleo più
     antico è probabilmente alla sommità del poggio intorno alla chiesa di S. Niccolò), cui si accede dalla Porta
     dell’Orologio, cinto originariamente da una cortina muraria di cui la chiesa di S. Francesco ricalca in parte il pe-
     rimetro. La chiesa, la costruzione più monumentale del castello, edificata alla fine del Duecento su un preesistente
     oratorio benedettino, fu ampliata alla fine del trecento, quando venne costruita la facciata con il bel portale go-
     tico, una seconda navata ed innalzato il pavimento, così da creare una chiesa superiore ed una inferiore. Ad est
     si affianca alla chiesa il convento francescano, con il chiostro a due ordini (dal chiostro si accede anche alla
     piccola chiesa di S. Antonio) all’interno del quale era una cisterna, intorno cui, nel 1579, fu eseguita la selciatura
     del cortile. Una fontana in ghisa e alcune vasche in pietra conservate sotto i portici del palazzetto dei Priori nella
     medievale Piazza del Mercato testimoniano la presenza di un sistema di adduzione e conservazione dell’acqua
     fin nel cuore del castello.

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