Piani di Sicurezza dell'Acqua nei sistemi idropotabili - Esperienza applicativa in HERA - Gruppo ...
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Piani di Sicurezza dell’Acqua nei sistemi idropotabili Esperienza applicativa in HERA Claudio Anzalone, Laura Minelli Hera S.p.A. 1 1
Due parole sul Gruppo Hera Nasce nel 2002 dalla fusione di 11 società pubbliche di servizi in Emilia- Romagna. Oggi ha circa 8000 dipendenti, eroga servizi pubblici essenziali a oltre 4 milioni di cittadini. 2 1
Dati dimensionali Hera SpA – Servizio Acquedotto Lunghezza di rete idrica (km) 27.295 (Dati al 31/12/2016) Acqua immessa in rete uso civile (Mmc) 298 N° impianti di potabilizzazione 34 N° pozzi per captazione acqua 231 ATO 6 N° impianti di sollevamento acquedotto 867 Ripartizione acqua uso civile immessa in rete ATO 5 - BOLOGNA 34% 103 ATO 4 ATO 5 ATO 7 ATO 4 - MODENA 17% 50 ATO 9 - RIMINI 14% 41 ATO 7 - RAVENNA ATO 8 ATO 9 13% 39 ATO 8 – FORLÌ CESENA 12% 35 Comuni serviti: 166 ATO 6 - FERRARA Utenze servite: 1,1 milioni 10% 30 4 Popolazione residente: 2,8 milioni
L'attuale sistema di controllo qualità della filiera idropotabile Si avvale essenzialmente di due parti coordinate e complementari: un Sistema di Telecontrollo che consente un monitoraggio online del corretto funzionamento degli impianti di potabilizzazione e distribuzione e di alcuni parametri dell'acqua erogata (torbidità, disinfettante residuo, pH, ecc) L’applicazione di Piani di Controllo Analitici per un monitoraggio programmato e approfondito della qualità dell'acqua captata, potabilizzata e distribuita, da parte del Laboratorio interno 5 1
Il sistema di telecontrollo Consente di: monitorare in tempo reale il funzionamento delle reti e degli impianti a fluido intervenire a distanza in caso di anomalie attivare il servizio di pronto intervento sull’intero territorio. 6 1
I Piani di Controllo La definizione dei Piani di Controllo Analitico è oggetto di apposita procedura del Sistema Qualità che definisce: Ruoli e responsabilità Finalità e modalità di progettazione dei controlli per tutte le matrici e le fasi di processo Modalità di controllo Registrazioni 7 1
Criteri di definizione dei Piani di Controllo Nella pianificazione dei controlli si tiene conto dei seguenti criteri e dati di conoscenza: Il rispetto delle norme vigenti a livello locale, nazionale e comunitario in tema di parametri analitici da sottoporre a controllo e dei relativi limiti cogenti L’ identificazione di punti di campionamento rappresentativi lungo la filiera idropotabile (fonte, processo e rete). La conoscenza, sulla base degli esiti analitici e delle non conformità, del grado di vulnerabilità delle fonti idriche e delle criticità strutturali e gestionali di impianti e reti. 8 1
I controlli analitici sulla filiera acqua Numero di cui sulla rete di analisi distribuzione ATO Bologna 83.494 42.490 ATO Ferrara 54.054 15.296 ATO Forlì-Cesena 43.651 32.099 ATO Modena 35.173 15.772 ATO Ravenna 42.153 31.903 ATO Rimini 35.436 28.010 TOTALE 293.961 165.570 Nel 2017 nei laboratori di Hera sono state effettuate sulle acque naturali destinate alla potabilizzazione e sulle acque potabili circa 300.000 analisi di cui quasi il 60% sulle reti di distribuzione. A questi esiti vanno addizionati i controlli di processo effettuati con strumentazione online collegata ai sistemi di automazione locale ed al sistema di telecontrollo e i controlli effettuati a cura delle AUSL. 9 1
I controlli analitici sulla filiera acqua: sono tanti? pochi? troppi? Difficile dirlo, se non effettuando una valutazione sulla base di un'analisi di rischio che tenga conto dei programmi di controllo interni (del gestore) ed esterni (delle Aziende USL). 1. considerazione: i programmi di controllo interni ed esterni nella generalità dei casi vengono strutturati in maniera indipendente e presentano ampie sovrapposizioni. Dal 2012 al 2017 abbiamo sperimentato, insieme a AUSL e ARPAE, una metodologia di razionalizzazione dell’ attività di controllo basata sui principi WSP. Approfondimento in appendice 10 1
I controlli analitici sulla filiera acqua: sono adeguati? 2. considerazione: molte sono le sfide a cui oggi il gestore è chiamato a far fronte. 3. considerazione: gli indicatori tradizionali appaiono sempre meno adeguati per una complessiva valutazione del rischio. 11 1
L'approccio Water Safety Plan rivoluziona ed evolve il concetto di controllo Da approccio RETROSPETTIVO: basato sul controllo di conformità di una serie di parametri analitici predefiniti (Direttiva 98/83/CE) consente una razionalizzazione delle Ad approccio PREVENTIVO: attività di controllo: basato sulla valutazione e gestione dei è applicabile a sistemi acquedottistici rischi, dunque suIla prevenzione dei diversi per tipologia e dimensione; pericoli (Direttiva Ue 1787/2015) comporta la cooperazione fra Enti di controllo e Gestore. 12 1
La metodologia WSP consente di razionalizzare i controlli interni ed esterni La scelta di parametri adeguati per il controllo deve tenere conto delle condizioni locali per ciascuna filiera idro-potabile e dei controlli interni che il Controlli interni gestore è tenuto ad effettuare per la verifica della qualità dell'acqua destinata al art. 7 D.Lgs. 31/01 consumo umano, di cui all'art. 7, che dovranno essere fondati su una - Gestore - valutazione del rischio a cura del gestore, come stabilito nella parte C. I programmi di controllo possono basarsi sulla valutazione del rischio Controlli esterni stabilita nella parte C, sulla base della valutazione eseguita dal gestore del art. 8 D.Lgs. 31/01 servizio idrico. - Azienda USL - 13 1
Modifica dell'allegato II del D.Lgs. 31/01 1. È possibile derogare ai parametri e alle frequenze di campionamento di cui alla parte B, a condizione che venga effettuata una valutazione del rischio in conformità alla presente parte. 2. La valutazione del rischio di cui al punto 1 dovrà essere eseguita dal gestore del servizio idrico anche al fine di definire i controlli interni di cui all'art. 7. Controlli esterni art. 8 D.Lgs. 31/01 - Azienda USL - 5. Sulla base dei risultati della valutazione del rischio viene ampliato l'elenco dei parametri di cui al punto 2 della parte B e/o vengono aumentate le frequenze di campionamento di cui al punto 3 della parte B, se … 6. Sulla base dei risultati della valutazione del rischio, possono essere ridotti l'elenco dei parametri di cui al punto 2 della parte B e le frequenze di campionamento di cui al punto 3 della parte B, a condizione che … 14 1
I PSA dei sistemi di gestione idropotabile Con il decreto del 14 giugno 2017 il Ministero della Salute ha recepito a livello nazionale la direttiva UE 2015/1787 e ha introdotto l’obbligo di adozione dell’approccio PSA per i sistemi di gestione idropotabile. La scadenza più probabile per l’adozione dei I PSA (WSP) sono stati introdotti dall’OMS PSA da parte di tutti i gestori idrici sembra nelle Linee guida per la qualità dell’acqua essere il 2025. Tale scadenza è in linea con le destinata al consumo umano (III ed.2004) indicazioni della Commissione europea Le linee guida per la valutazione e contenute nella proposta di revisione della gestione del rischio nella filiera delle direttiva 98/83/CE, attualmente in discussione acque destinate al consumo umano in Parlamento europeo e con le regolazioni secondo il modello Water Safety Plan _ della qualità tecnica del servizio integrato Rapporti Istisan 14/21 elaborate in sede ARERA. 15 1
PSA in HERA: i primi sistemi acquedottistici presi in esame L’implementazione in HERA dei Piani di sicurezza è avvenuta sotto la guida dell’Istituto Superiore di Sanità con cui è stato stipulato un accordo di collaborazione per due sistemi acquedottistici: San Giovanni in Persiceto Sistema Imolese 16 1
I due sistemi a confronto: gli impianti di potabilizzazione 17 1
I due sistemi a confronto: la rete e gli impianti di distribuzione 18 1
La metodologia WSP prevede un approccio strutturato e documentato …che operativamente si traduce in.. Costituzione del team multidisciplinare Predisposizione di una piattaforma informatica di condivisione Descrizione del sistema acquedottistico Compilazione di check list_ISS Ispezioni in campo e interviste ai gestori d’impianto Raccolta della documentazione tecnica Compilazione della matrice di rischio Redazione della relazione PSA Approvazione del PSA da parte dell’ISS Fonte: Le linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello Water Safety Plan _ 19 Rapporti Istisan 14/21 1
Piattaforma di condivisione: architettura ad albero 20 1
La compilazione della matrice di rischio comporta una serie di passaggi Descrizione del sistema acquedottistico in nodi e internodi Individuazione degli eventi pericolosi e dei pericoli per ciascuna unità funzionale Analisi delle misure di controllo e loro grado di efficacia Validazione delle misure di controllo Rivalutazione della probabilità di rischio Individuazione di azioni specifiche di miglioramento Monitoraggio operativo La matrice di rischio rappresenta il cuore del Piano di sicurezza 21 1
Compilazione della Matrice di rischio – Nodi e internodi del sistema acquedottistico I nodi sono le infrastrutture della filiera idropotabile dove avviene un cambiamento delle caratteristiche dell’acqua: fonti, centro di potabilizzazione, serbatoi, sollevamenti, clorazioni di rete. Gli internodi sono le tratte di rete di adduzione e di distribuzione, ecc. 22 1
Parametri di controllo Misure di controllo 23 1
Compilazione della Matrice di rischio – Calcolo di R1 Per ogni fase del trattamento di potabilizzazione (nodo) e nella G rete di distribuzione (internodo) vengono individuati gli eventi pericolosi e i relativi pericoli. 1 2 3 4 5 1 1 2 3 4 5 A ciascun evento pericoloso individuato viene attribuito (in una scala da 1 a 5): 2 2 4 6 8 10 un valore di probabilità (P1) di accadimento, P 3 3 6 9 12 15 fase 1 un valore di gravità (G) dei relativi pericoli (C=chimici, B=batteriologici, F=fisici, I=interruzione del servizio) 4 4 8 12 16 20 un valore di rischio R1 (P1xG). 5 5 10 15 20 25 Per l’attribuzione di P1, è stato considerato il grado di protezione 15 della fonte (PTA RER), la caratteristica tecnica strutturale della basso medio alto molto alto sezione d’impianto potenzialmente interessata da un determinato evento pericoloso, l’esito delle check list specifiche Classificazione del rischio e la frequenza di accadimento in passato (intervista al gestore). secondo OMS e ISS 24 1
Compilazione della Matrice di rischio – Analisi delle misure di controllo Per ogni evento pericoloso individuato è stata effettuata l’analisi delle misure di controllo esistenti, suddividendole in disponibilità di: barriere fisiche (chiariflocculazione, filtrazione) e barriere chimiche fase 2 (disinfezione) allarmi da telecontrollo procedure/istruzioni/documenti tecnici/linee guida aziendali ridondanza (ad esempio, generatore di scorta, di pompe di scorta ecc) Le misure di controllo sono le barriere di cui l’impianto è stato dotato per fronteggiare i pericoli potenziali, in particolare quelli di natura sanitaria. 25 1
Compilazione della Matrice di rischio – Validazione delle misure di controllo La validazione delle misure di controllo consiste nell’ analisi dell’ efficacia delle misure di controllo, sulla base di: tipologia di trattamento (se ritenuta idonea in base a dati di letteratura) fase 3 esiti delle analisi chimiche e batteriologiche dell’ultimo triennio (2015-2017) – registrazione in LIMS (software laboratorio) esito delle verifiche gestionali inserite nei Piani di Conduzione e Manutenzione – registrazione in SAP (software gestionale aziendale) esito delle analisi on line (cloro residuo libero, torbidità, ozono residuo) – registrazione in PVSS (software telecontrollo) 26 1
Compilazione della Matrice di rischio – Rivalutazione della probabilità di rischio P2 e del rischio R2 Rivalutazione della probabilità P (P2) in base alla validazione o meno delle misure di controllo esistenti Individuazione di azioni specifiche di miglioramento nel caso le misure non siano ritenute efficaci o nel caso sia necessario aumentare o implementare controlli. Per ogni azione specifica viene individuata: fase 4 • scadenza • costo previsto • stato d’avanzamento • validazione Ricalcolo del rischio (R2) in base alla validazione o meno delle misure di controllo esistenti e delle azioni di miglioramento adottate 27 1
Compilazione della Matrice di rischio – Monitoraggio operativo della performance delle misure di controllo Il Monitoraggio operativo si basa sugli esiti: Parametri telecontrollati con soglie di allarme per eventuale intervento degli operatori, registrati in PVSS; Il monitoraggio operativo Parametri gestionali analizzati in campo dagli operatori, per non verifica la conformità verificare il corretto funzionamento delle barriere di dell’acqua ai parametri di trattamento chimiche e fisiche (torbidità, disinfettanti residui); legge. Parametri analizzati in laboratorio come da Piano di Per monitoraggio operativo fase 5 controllo analitico (annuale), con mail di allerta da LIMS al s’intende una sequenza di gestore in caso di superamento del valore di parametro del D. misurazioni per mezzo delle Lgs. 31/01; per alcuni parametri significativi ai fini gestionali, quali il gestore verifica che la mail di allerta riguarda valori soglia inferiori al relativo valore ogni misura di controllo sia normativo; funzionante. Verifiche gestionali elencate nei Piani di conduzione e La sua finalità è quella di manutenzione, programma di attività gestionali riguardanti segnalare i fuori controllo. verifiche ed eventuali regolazioni d’impianto. 28 1
Conclusioni A prescindere dagli obblighi di legge, i WSP rappresentano un'opportunità di miglioramento gestionale consentendo: Una valutazione di tutti i rischi anche solo potenziali Una minimizzazione dei rischi individuati Una migliore gestione dei rischi residuali La qualità e l'efficacia dei Piani passa necessariamente dalla condivisione delle conoscenze e dalla cooperazione fra tutti i soggetti che, pur con compiti e responsabilità diverse, sono chiamati a garantire la qualità del nostro principale alimento e con essa il benessere delle comunità. 29 1
Appendice Valutazione ed ottimizzazione dei Piani di Controllo Analitico 30 1
Obiettivo Trovare criteri e metodi adeguati di ottimizzazione delle attività di controllo fondate su una valutazione del rischio 31 1
Sperimentazione metodologia in ER Nel 2011 la Regione Emilia-Romagna ha avviato un progetto finalizzato a sperimentare una metodologia applicativa basata sui principi WSP che potesse razionalizzare il sistema di controlli sulla qualità dell'acqua potabile attraverso: • la valorizzazione delle conoscenze degli enti di controllo e dei gestori SII; • l'applicazione di tecniche statistiche e probabilistiche sulle serie storiche di dati ARPAE Direzione Tecnica esistenti; AUSL Bologna/Forlì/Ferrara/Modena HERA SpA • lo sviluppo di alcuni casi studio. IREN SpA Romagna Acque Società delle Fonti SpA Università degli Studi di Ferrara Coordinamento: Regione Emilia-Romagna, Direzione Generale Cura della Persona, Salute32 e Welfare 1
Metodologia FMEA/FMECA È apparso opportuno utilizzare una metodologia collaudata in ambito processi produttivi di risk analysis and assessment denominata FMEA/FMECA (failure modes-effects / critical analysis). FMEA effettua un’analisi di tipo qualitativo dei singoli componenti di un sistema per determinarne i failure modes (inconvenienti) e gli effects (effetti) sul sistema. FMECA aggiunge un percorso di valutazione orientato all’assunzione di decisioni operative coerenti. FMEA/FMECA nell’uso corrente sono ormai sinonimi. Predisposizione di un modello per la valutazione quantitativa del rischio nel controllo delle acque potabili che tenga conto degli indici di complessità specifici per ciascuna fase del processo. 33 1
Metodologia FMEA/FMECA Elemento cardine di un'applicazione FMEA è il calcolo dell’indice di priorità del rischio (IPR). È un indice numerico costruito attraverso scale di punteggio che considerano: • la probabilità di accadimento di un evento avverso (P) • la probabilità che venga rilevato (R) G, P, R • la gravità delle sue conseguenze (G) sono fattori indipendenti IPR = G*P*R l'uno dall'altro Nel nostro caso: G = gravità, criticità di ciascun parametro in relazione ai suoi effetti sulla salute P = probabilità che si verifichi un evento avverso in un determinato punto dell’acquedotto R = rilevabilità, presenza/concentrazione di una sostanza in relazione al valore del limite di legge Nell'applicazione è stata adottata una scala 1-5 per ciascuno dei tre fattori; di conseguenza l'IPR si colloca nel range 1-125. 34 1
Applicazione pratica Scelta di una serie di variabili esplicative su cui progettare il modello: • Acquedotto e relativi punti di campionamento • Intervallo temporale Scelta delle variabili dipendenti: • Parametri rappresentativi nella filiera di potabilizzazione e distribuzione delle acque Quantificazione dei fattori G, P ed R delle variabili scelte ai fini di quantificare IPR 35 1
Parametri rappresentativi Sono stati scelti i parametri ritenuti più rappresentativi valutando sia i parametri “indicatori” (allegato I parte C) sia quelli “significativi” (allegato I parte A e B) del D.Lgs. 31/2001 PARAMETRI PARAMETRI INDICATORI SIGNIFICATIVI Ammonio Nitrito Alluminio IPA Ferro Mercurio Manganese Cromo Cloruro Piombo Batteri Coliformi a 37C Clorito Conduttività Bromato Durezza Nichel pH Nitrato Sodio Trialometani Totali Tricloroetilene Torbidità +Tetracloroetilene Solfato E. coli 36 Enterococchi 1
Fattore di gravità G I valori di G sono stati definiti, prevalentemente su indicazione AUSL, tenendo conto della criticità di ciascun parametro in relazione al suo significato sanitario. G=1 G=2 G=3 G=4 G=5 1-3 2 2 Alluminio Ferro Alluminio Cromo Bromato 2 2 1-3 2 Ammonio Manganese Ammonio IPA E.coli 3 2 Cloruro E. coli Batteri Coliformi a 37°C Nichel Mercurio 1 3 1-3 Tetra+ 2 E.coli Enterococchi Nitrati 1-3 Nitrato Tricloroetilene Conduttività Piombo Nitrito 1 2 Enterococchi Tetra+Tricloroetilene Durezza Trialometani totali 2 Ferro Enterococchi Manganese Clorito 2 pH IPA Sodio Solfato Torbidità Note: (1) captazione superficiale/subalveo (2) punto di rete (3) captazione profonda Per un dato parametro, il valore di G può variare in funzione del punto della filiera considerato. 37 1
Fattore di probabilità P Probabilità che si verifichi un evento avverso in una determinata porzione della filiera acquedottistica. Captazioni: caratteristiche dei fattori antropici circostanti, grado di protezione delle fonti, classificazione dei corpi idrici (D.Lgs. 152/06), reale utilizzo. Uscita centro: qualità della filiera di trattamento, affidabilità dell’impianto, sistemi di controllo. Punti di rete: densità abitativa, presenza di "utenze sensibili" (ospedali, scuole, etc), caratteristiche tecniche della rete distributiva (età, frequenza degli interventi manutentivi, etc). La determinazione di P è fortemente dipendente • Recuperare informazioni rilevanti dalle caratteristiche antropiche, territoriali e strutturali dell’acquedotto quindi, tale fattore • Analizzare documenti e dati deve essere necessariamente valorizzato, per disponibili punti/aree dell’acquedotto, da chi ha esperienza e conoscenza di queste caratteristiche. • Utilizzare criteri oggettivi La corretta valutazione di P rappresenta la fase più impegnativa della metodologia proposta 38 1
Fattore di rilevabilità R Deriva esclusivamente dall’analisi dei dati storici del periodo prescelto. È associato al valore misurato di ciascun parametro. L’intervallo dei valori compreso fra 0 e il limite di legge (LL) è diviso in cinque settori di uguale ampiezza (LL/5) e ad R è assegnato un valore in scala 1-5 secondo lo schema seguente: I parametri di interesse vengono suddivisi in tre classi: A) parametri left censored i cui valori sono tutti inferiori al Limite di Rilevabilità (LR); B) parametri con parte dei valori left censored; C) parametri con tutti i valori > LR. Per i parametri in classe A) R=1; Per i parametri in classe B e C, R assume il valore del settore (da 1 a 5) nel quale si colloca il valore del 95° percentile della relativa distribuzione ordinata (P95). Nella nostra casistica: A) metalli pesanti B) manganese, ferro C) pH, conducibilità, durezza 39 1
Clusterizzazione di IPR IPR 1 25 50 75 100 125 Classe IPR (CIPR) 1 2 3 4 5 Allerta basso medio-basso medio medio-alto alto Per le valutazioni sintetiche finali, l'indice di priorità del rischio (IPR) viene suddiviso in 5 cluster (CIPR), da basso ad alto. Ovviamente ciascun IPR (e quindi CIPR) sarà riferito: a un dato parametro; a una determinata serie storica; a uno o più punti di campionamento (rappresentativi di una certa parte della filiera) in funzione di come sono stati aggregati i dati. 40 1
Casi studio Il gruppo di lavoro RER, AUSL, ARPAE, GESTORI è stato supportato nella fase iniziale dall'Università di Ferrara. Il primo caso studio ha riguardato la rete acquedottistica del Comune di Bologna. Le prime valutazioni si sono concluse nell'estate del 2013. Successivamente sono stati sviluppati ulteriori casi studio per gli acquedotti di Vignola (MO), di Forlì, Ferrara, Reggio Emilia, Fellegara (RE), Novafeltria (RN). 41 1
Un esempio di risultati CIPR CIPR Borgo Captazione Parametro 2009-2011 A Distribuzione dei A lluminio (A l) A mmonio (NH4) Bromato parametri per classe di C lorito C loruro (C l-) C oliformi totali C onducibilita a 20 degC IPR (CIPR) C romo (C r) Durezza SOSTANZA Escherichia coli Ferro (Fe) IPA Manganese (Mn) Mercurio (Hg) Nichel (Ni) Nitrato (NO 3) Nitrito (NO 2) pH Piombo (Pb) Sodio (Na) Solfato (SO 4) Classificazione dei quartieri Torbidita Trialometani totali Tricloroetilene + Tetracloroetilene per classe di IPR (CIPR) 1 2 3 4 5 CIPR CIPR Borgo CIPR Captazione Quartieri 2009-2011 A Q UA RTIERI C IPR Si individuano chiaramente: BO RGO A 1 2 C IPR 1 2 3 3 i parametri e le aree non critiche Pre rete PRE-RETE 1 2 (sulle quali ipotizzare una 3 riduzione del numero di controlli) RENO B 1 2 3 i parametri e le aree sui quali C SA RA GO ZZA 1 2 42 3 mantenere più alta l'attenzione 42 0 100 42 200 Count 300 400 1
Indice F In linea generale la categorizzazione del rischio per i 7 acquedotti non ha fatto emergere particolari criticità, il sistema è stato tarato per evidenziare al massimo l’eventualità di un pericolo prima che si verifichi, pertanto per le aree con indice IPR
Esempio di utilizzo dell'indice F Per un’ipotesi di rimodulazione di frequenza sono stati considerati i protocolli di verifica semplificata utilizzati da AUSL. Nei calcoli è stato considerato il protocollo di verifica costituito da 19 parametri effettivamente inclusi nei calcoli statistici. VALORE IPR=1 100% Parametri Protocolli Verifica (19) Verifica RIDRACOLI 912 48 Probabilità di non individuare dati che Variazione percentuale Protocolli Numerosità potrebbero passare da classe 1 a classe Verifica Semplificata (Parametri Verifica Semplificata) 2 (falsi negativi) +25% (+12 protocolli) 1140 0,60% Valore di partenza 912 0,80% -10% (-5 protocolli) 817 0,85% -25% (-12 protocolli) 684 0,90% -50% (-24 protocolli) 456 1,20% Sulla base dei dati ottenuti è possibile utilizzare le informazioni derivanti dagli indici F come supporto per la pianificazione delle attività di campionamento al fine di ottimizzare e tenere sotto controllo nel tempo il rischio categorizzato attraverso l’IPR. 44 1
Considerazioni sulla metodologia La metodologia testata per la valutazione del Piano di Controllo Analitico appare interessante perchè: rende oggettiva e documentata l'analisi di rischio valorizza i dati analitici già posseduti ha flessibilità applicativa (analisi di interi acquedotti o di singole parti) dà indicazioni quantitative risk based per "scalare" il Piano in termini di parametri e frequenze con la riduzione dei controlli ridondanti e l’intensificazione di quelli relativi a punti/parametri critici. 45 1
Grazie per l’attenzione Claudio Anzalone claudio.anzalone@gruppohera.it Laura Minelli laura.minelli@gruppohera.it 46 www.gruppohera.it 1
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