PerTE 16 - Diffusione San Paolo
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
16 169-16 maggio 2021 perTE 16 Diocesi di MOLFETTA RUVO-GIOVINAZZO-TERLIZZI www.settimanadellacomunicazione.it Settimana della Comunicazione
SOMMARIO perTE Comunicatori del Vangelo da cuore a cuore 3 di Gerardo Curto e Annunciata Bestetti «Vieni e vedi» (Gv 1,46) 4 di papa Francesco Una comunicazione costruita sulle relazioni 10 di Paolo Ruffini MENSILE BIBLIOGRAFICO Lasciarsi guidare da Gesù N. 3/2021 - APRILE 2021 12 di Francesca Pratillo Responsabili di una comunicazione attendibile 14 di Vincenzo Corrado DIRETTORE RESPONSABILE Violenza di genere e responsabilità dei media Vincenzo Marras 16 di Elena Guerra Per un’etica delle tecnologie 18 di Paolo Benanti NUMERO SPECIALE La didattica a distanza come opportunità a cura della Commissione Settimana della Comunicazione 20 educativa di Angela Biscaldi Andare incontro ai più poveri e indifesi 22 di Luciano Gualzetti COORDINAMENTO REDAZIONALE Una comunità pensante Giuseppe Lacerenza, ssp 24 di Francesco Occhetta Fede e incontro nei social PROGETTO GRAFICO 26 di Roberto Ponti Il mio racconto dei social con la tv Ludovica Inserra 28 di Marco Carrara Raccontare la verità della vita EDITORE 30 con lo sguardo di Dio di M. Rosangela Bruzzone DISP Diffusione San Paolo Cercare la realtà dentro le notizie Piazza Soncino, 5 20092 Cinisello Balsamo (MI) 32 di Beatrice Salvioni Una comunicazione mai troppo lontana Tel. 0266075410 Email: disp.pagineaperte@stpauls.it 34 di Flavia Fiocchi Chi aderisce è protagonista di un cambiamento 36 di Servizio 8xmille CEI FOTOLITO E STAMPA L’ombelico d’Italia tra paesaggio, storia e arte Mediagraf spa. Servizi Integrati per la 38 di Sabrina Vecchi comunicazione, Noventa Padovana (PD) Non solo “Vieni e Vedi” ma anche 40 “Va’ e Conosci” di Alessandra Daniele Aut. Trib. di Alba n. 449 11-12-86 Raccontare la bellezza di essere cristiani IVA corrisposta a cura dell’Editore. 42 di David Fabrizi Art. 74/c D.P.R. 633 del 26.10.72 e Informare e formare per una pastorale successive modifiche e integrazioni 44 di comunione di Michelangelo Parisi La comunicazione come forma di carità IMMAGINE DI COPERTINA 46 di Vincenzo Marinelli Serges Katato Kimbuluma, ssp Un evento per valorizzare una scrittura David Fabrizi 48 alta e altra di Roberta Carlucci Apostoli comunicatori al servizio della Verità 50 di Giuseppe Lacerenza Perché la Parola del Signore corra 52 di Nadia Bonaldo Il ruolo centrale della famiglia nella Chiesa 54 di Benedetta Verrini
EDITORIALE Comunicatori del Vangelo da cuore a cuore La Famiglia Paolina, mentre celebra un Anno biblico – iniziato il 26 novembre 2020 e che si concluderà il 26 novembre 2021, nel cinquantesimo anniversario della morte del Fondatore, il beato Giacomo Alberione –, accoglie con gratitudi- ne le parole del Papa, che richiamano ciò che proprio il beato Alberione racco- mandava ai suoi figli e figlie: di “andare, per primi, incontro alle persone là dove si trovano”, utilizzando i mezzi più celeri ed efficaci perché, raggiunti dalla pa- rola illuminante del Vangelo, tutti potessero “sperimentare” la vicinanza di Dio. Ogni espressione comunicativa che voglia essere autentica e – attraverso il giornale, il web, la predicazione della Chiesa, la comunicazione politica e so- ciale – non appiattirsi e impoverirsi, deve disporsi ad “andare a vedere”, a veri- ficare; deve poter contare su professionisti curiosi, appassionati e coraggiosi, capaci di “andare laddove nessuno va”, per far vedere, raccontare, denunciare. Papa Francesco invita a camminare, a “consumare le suole delle scarpe”, a uscire per strada; a incontrare le persone, ad andare e vedere dove vivono e come sono, a stare con loro, ad ascoltarle, per cercare storie, per intercettare la verità delle cose e la vita nella sua concretezza. Strumento formidabile per moltiplicare la capacità di racconto e di condivisione è oggi il web, che a tutti, utenti e fruitori, chiede discernimento e responsabilità. Poiché «la buona novella del Vangelo si è diffusa nel mondo grazie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore», noi Paoline e Paolini desideriamo comunicare incontrando le persone dove e come sono, per invitarle ad abitare la relazione con Gesù. Negli eventi e nelle iniziative della Settimana della Comunicazione (9-16 mag- gio) e del Festival della Comunicazione (1-16 maggio), che quest’anno si svol- gerà in collaborazione con due diocesi: Molfetta e Rieti, verrà declinato il tema dell’“incontro” nelle sue molteplici sfaccettature e nei suoi tanti protagonisti e testimoni. don Gerardo Curto sr Annunciata Bestetti Superiore provinciale Superiora provinciale Società San Paolo – Italia Figlie di San Paolo – Italia PA 3/21 3
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 55A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI di papa Francesco «Vieni e vedi» (Gv 1,46) Comunicare incontrando le persone dove e come sono Cari fratelli e sorelle, lo, nato nel 1920 e morto nel 1971, l’invito a “venire e vedere”, che beatificato nel 2010) ai suoi colleghi accompagna i primi emozionan- giornalisti. Desidero quindi dedicare ti incontri di Gesù con i discepoli, il Messaggio, quest’anno, alla chia- è anche il metodo di ogni autentica mata a “venire e vedere”, come sug- comunicazione umana. Per poter gerimento per ogni espressione co- raccontare la verità della vita che si municativa che voglia essere limpi- fa storia (cfr Messaggio per la 54ª da e onesta: nella redazione di un Giornata Mondiale delle Comuni- giornale come nel mondo del web, cazioni Sociali, 24 gennaio 2020) è nella predicazione ordinaria della necessario uscire dalla comoda pre- Chiesa come nella comunicazione sunzione del “già saputo” e metter- politica o sociale. “Vieni e vedi” è il si in movimento, andare a vedere, modo con cui la fede cristiana si è stare con le persone, ascoltarle, rac- comunicata, a partire da quei primi cogliere le suggestioni della realtà, incontri sulle rive del fiume Giorda- che sempre ci sorprenderà in qual- no e del lago di Galilea. che suo aspetto. «Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia 1. Consumare le suole le tue mani riempirsi della freschez- delle scarpe za della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno Pensiamo al grande tema dell’in- con mano il miracolo palpitante della formazione. Voci attente lamen- vita», consigliava il Beato Manuel tano da tempo il rischio di un ap- Lozano Garrido (giornalista spagno- piattimento in “giornali fotocopia” o 4 PA 3/21
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 55A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI di papa Francesco in notiziari tv e radio e siti web so- ni tecnologiche che hanno la capa- stanzialmente uguali, dove il gene- cità di metterci davanti a una realtà re dell’inchiesta e del reportage per- aumentata nella quale ci sembra di dono spazio e qualità a vantaggio di essere immersi. Ogni strumento è una informazione preconfezionata, utile e prezioso solo se ci spinge ad “di palazzo”, autoreferenziale, che andare e vedere cose che altrimenti sempre meno riesce a intercettare non sapremmo, se mette in rete co- la verità delle cose e la vita concre- noscenze che altrimenti non circole- ta delle persone, e non sa più co- rebbero, se permette incontri che al- gliere né i fenomeni sociali più gravi trimenti non avverrebbero. né le energie positive che si sprigio- nano dalla base della società. La 2. Quei dettagli di cronaca crisi dell’editoria rischia di portare a nel Vangelo un’informazione costruita nelle reda- zioni, davanti al computer, ai termi- Ai primi discepoli che vogliono nali delle agenzie, sulle reti sociali, conoscerlo, dopo il battesimo nel senza mai uscire per strada, senza fiume Giordano, Gesù risponde: più “consumare le suole delle scar- «Venite e vedrete» (Gv 1,39), invi- pe”, senza incontrare persone per tandoli ad abitare la relazione con cercare storie o verificare de visu Lui. Oltre mezzo secolo dopo, quan- certe situazioni. Se non ci apriamo do Giovanni, molto anziano, redige all’incontro, rimaniamo spettato- il suo Vangelo, ricorda alcuni detta- ri esterni, nonostante le innovazio- gli “di cronaca” che rivelano la sua PA 3/21 5
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 55A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI di papa Francesco presenza nel luogo e l’impatto che vorano correndo grandi rischi – se quell’esperienza ha avuto nella sua oggi conosciamo, ad esempio, la vita: «Era circa l’ora decima», an- condizione difficile delle minoran- nota, cioè le quattro del pomeriggio ze perseguitate in varie parti del (cfr v. 39). Il giorno dopo – racconta mondo; se molti soprusi e ingiusti- ancora Giovanni – Filippo comunica zie contro i poveri e contro il creato a Natanaele l’incontro con il Messia. sono stati denunciati; se tante guer- Il suo amico è scettico: «Da Naza- re dimenticate sono state raccon- ret può venire qualcosa di buono?». tate. Sarebbe una perdita non solo Filippo non cerca di convincerlo con per l’informazione, ma per tutta la ragionamenti: «Vieni e vedi», gli società e per la democrazia se que- dice (cfr vv. 45-46). Natanaele va e ste voci venissero meno: un impo- vede, e da quel momento la sua vita verimento per la nostra umanità. cambia. La fede cristiana inizia così. Numerose realtà del pianeta, ancor E si comunica così: come una cono- più in questo tempo di pandemia, scenza diretta, nata dall’esperienza, rivolgono al mondo della comuni- non per sentito dire. «Non è più per cazione l’invito a “venire e vedere”. i tuoi discorsi che noi crediamo, ma C’è il rischio di raccontare la pan- perché noi stessi abbiamo udito», demia, e così ogni crisi, solo con gli dice la gente alla Samaritana, dopo occhi del mondo più ricco, di tene- che Gesù si era fermato nel loro vil- re una “doppia contabilità”. Pensia- laggio (cfr Gv 4,39-42). Il “vieni e mo alla questione dei vaccini, come vedi” è il metodo più semplice per delle cure mediche in genere, al ri- conoscere una realtà. È la verifica schio di esclusione delle popolazioni più onesta di ogni annuncio, perché più indigenti. Chi ci racconterà l’atte- per conoscere bisogna incontrare, sa di guarigione nei villaggi più po- permettere che colui che ho di fron- veri dell’Asia, dell’America Latina e te mi parli, lasciare che la sua testi- dell’Africa? Così le differenze sociali monianza mi raggiunga. ed economiche a livello planetario ri- schiano di segnare l’ordine della di- 3. Grazie al coraggio stribuzione dei vaccini anti-Covid. di tanti giornalisti Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea Anche il giornalismo, come rac- di principio, svuotato della sua reale conto della realtà, richiede la capa- valenza. Ma anche nel mondo dei cità di andare laddove nessuno va: più fortunati il dramma sociale delle un muoversi e un desiderio di vede- famiglie scivolate rapidamente nella re. Una curiosità, un’apertura, una povertà resta in gran parte nascosto: passione. Dobbiamo dire grazie al feriscono e non fanno troppa notizia coraggio e all’impegno di tanti pro- le persone che, vincendo la vergo- fessionisti – giornalisti, cineoperato- gna, fanno la fila davanti ai centri Ca- ri, montatori, registi che spesso la- ritas per ricevere un pacco di viveri. 6 PA 3/21
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 55A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI di papa Francesco 4. Opportunità e insidie nel web La rete, con le sue innumerevoli espressioni social, può moltiplicare la capacità di racconto e di condi- visione: tanti occhi in più aperti sul mondo, un flusso continuo di imma- gini e testimonianze. La tecnologia digitale ci dà la possibilità di una in- formazione di prima mano e tem- pestiva, a volte molto utile: pensia- mo a certe emergenze in occasione delle quali le prime notizie e anche le prime comunicazioni di servizio alle popolazioni viaggiano proprio sul web. È uno strumento formidabi- le, che ci responsabilizza tutti come utenti e come fruitori. Potenzialmen- te tutti possiamo diventare testimo- ni di eventi che altrimenti sarebbe- ro trascurati dai media tradizionali, dare un nostro contributo civile, far emergere più storie, anche positive. Grazie alla rete abbiamo la possibi- lità di raccontare ciò che vediamo, ciò che accade sotto i nostri occhi, di condividere testimonianze. Ma sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comu- nicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo come le notizie e persino le imma- gini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte anche solo per banale narcisismo. Tale consa- pevolezza critica spinge non a de- monizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di respon- sabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti. Tutti siamo responsabili della comunica- PA 3/21 7
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 55A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI di papa Francesco zione che facciamo, delle informa- pula. Si deve cercare tutto il giorno zioni che diamo, del controllo che per trovarli e, quando si son trova- insieme possiamo esercitare sulle ti, non valgono la pena della ricer- notizie false, smascherandole. Tutti ca» (W. Shakespeare, Il mercante siamo chiamati a essere testimo- di Venezia, Atto I, Scena I). Le sfer- ni della verità: ad andare, vedere e zanti parole del drammaturgo ingle- condividere. se valgono anche per noi comuni- catori cristiani. La buona novella del 5. Nulla sostituisce il vedere Vangelo si è diffusa nel mondo gra- di persona zie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore. Uomini e donne Nella comunicazione nulla può mai che hanno accettato lo stesso in- completamente sostituire il vedere vito: “Vieni e vedi”, e sono rimaste di persona. Alcune cose si posso- colpite da un “di più” di umanità che no imparare solo facendone espe- traspariva nello sguardo, nella pa- rienza. Non si comunica, infatti, rola e nei gesti di persone che te- solo con le parole, ma con gli occhi, stimoniavano Gesù Cristo. Tutti gli con il tono della voce, con i gesti. strumenti sono importanti, e quel La forte attrattiva di Gesù su chi lo grande comunicatore che si chia- incontrava dipendeva dalla verità mava Paolo di Tarso si sarebbe cer- della sua predicazione, ma l’effica- tamente servito della posta elettro- cia di ciò che diceva era inscindibile nica e dei messaggi social; ma fu- dal suo sguardo, dai suoi atteggia- rono la sua fede, la sua speranza e menti e persino dai suoi silenzi. I di- la sua carità a impressionare i con- scepoli non solamente ascoltavano temporanei che lo sentirono predi- le sue parole, lo guardavano parla- care ed ebbero la fortuna di passare re. Infatti in Lui – il Logos incarna- del tempo con lui, di vederlo duran- to – la Parola si è fatta Volto, il Dio te un’assemblea o in un colloquio invisibile si è lasciato vedere, senti- individuale. Verificavano, vedendo- re e toccare, come scrive lo stesso lo in azione nei luoghi dove si tro- Giovanni (cfr 1Gv 1,1-3). La parola vava, quanto vero e fruttuoso per la è efficace solo se si “vede”, solo se vita fosse l’annuncio di salvezza di ti coinvolge in un’esperienza, in un cui era per grazia di Dio portatore. E dialogo. Per questo motivo il “vieni e anche laddove questo collaboratore vedi” era ed è essenziale. di Dio non poteva essere incontrato Pensiamo a quanta eloquenza in persona, il suo modo di vivere in vuota abbonda anche nel nostro Cristo era testimoniato dai discepoli tempo, in ogni ambito della vita pub- che inviava (cfr 1Cor 4,17). blica, nel commercio come nella po- «Nelle nostre mani ci sono i libri, litica. «Sa parlare all’infinito e non nei nostri occhi i fatti», affermava dir nulla. Le sue ragioni sono due Sant’Agostino (Sermo 360/B, 20), chicchi di frumento in due staia di esortando a riscontrare nella realtà 8 PA 3/21
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 55A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI di papa Francesco il verificarsi delle profezie presenti Insegnaci ad andare là dove nes- nelle Sacre Scritture. Così il Vange- suno vuole andare, lo riaccade oggi, ogni qual volta ri- a prenderci il tempo per capire, ceviamo la testimonianza limpida di a porre attenzione all’essenziale, persone la cui vita è stata cambia- a non farci distrarre dal superfluo, ta dall’incontro con Gesù. Da più di a distinguere l’apparenza inganne- duemila anni è una catena di incon- vole dalla verità. tri a comunicare il fascino dell’av- Donaci la grazia di riconoscere le ventura cristiana. La sfida che ci tue dimore nel mondo attende è dunque quella di comuni- e l’onestà di raccontare ciò che ab- care incontrando le persone dove e biamo visto. come sono. Signore, insegnaci a uscire da noi Roma, San Giovanni in Laterano, stessi, 23 gennaio 2021, e a incamminarci alla ricerca della Vigilia della Memoria di San Francesco verità. di Sales. Insegnaci ad andare e vedere, insegnaci ad ascoltare, a non coltivare pregiudizi, a non trarre conclusioni affrettate. PA 3/21 9
NON C’È PEGGIOR GIORNALISTA DI CHI CREDE DI SAPERE GIÀ TUTTO di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione Una comunicazione costruita sulle relazioni Con il suo messaggio per le Co- C’è infatti un rischio, un rischio municazioni Sociali di quest’anno mortale, nell’annullamento spazio Papa Francesco ci dice: Andate a temporale che deriva dalle nuove vedere. Consumate le suole delle tecnologie. Il rischio di una sorta di vostre scarpe. Non correte subito pigrizia telematica. alle conclusioni. Prendetevi il tempo La società telematica ci bombarda, per incontrare la realtà, per guarda- letteralmente, di informazioni. I gior- re negli occhi le persone, e per capi- nalisti stessi rischiano di essere non re al di là dell’apparenza. più soggetti attivi, ma passivi. Se c’è un senso nel definire con il Incollati ai loro computer, separati termine cristiano il lavoro dei gior- dalla realtà, rischiamo tutti di diventa- nalisti, questo si fonda proprio sulla re solo degli smistatori di notizie di cui capacità di vedere. Di non essere non conosciamo nemmeno la genesi. abbagliati dalla superficie; o scher- Un giornalismo fatto solo al com- mati dal pregiudizio. puter non è vero giornalismo. Il buon giornalismo si basa sul rico- In un giornalismo fatto così c’è noscimento, che è il contrario dell’au- davvero il rischio che qualcuno alla tocompiacimento: è dinamico, cam- fine si costruisca il telecomando. bia sia chi guarda che chi è guarda- Per questo è importante andare e to; si fonda sulla comunicazione, che vedere. Andare e ascoltare. è l’opposto della mera connessione. Ha detto un grande giornalista, Questa è la nostra sfida. Cercare Ryszard Kapuściński, che il raccon- la verità negli occhi di ogni per- to è una vera e propria tessitura di sona, immagine di Dio. voci: «Le nuove tecnologie facilita- 10 PA 3/21
NON C’È PEGGIOR GIORNALISTA DI CHI CREDE DI SAPERE GIÀ TUTTO di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione no enormemente il nostro lavoro, comune che ritiene il cinismo una ma non ne prendono il posto. Qual- caratteristica essenziale del buon siasi scoperta o miglioramento tec- giornalismo, afferma senza incer- nico può certamente aiutarci, ma tezze che il cinico non è adatto a non può sostituirsi al nostro lavoro, questo mestiere:«Credo che per alla nostra dedizione ad esso, al no- fare del giornalismo si debba esse- stro studio, al nostro esplorare e ri- re innanzi tutto degli uomini buoni, cercare… Comunicare è lavorare o delle donne buone: dei buoni es- con le persone, cercare di compren- seri umani. Le persone cattive non dere le loro storie». possono essere dei bravi giornali- La comunicazione cristiana sti. Se si è una buona persona si non può che essere legata alla può tentare di capire gli altri, le loro vita. Raccontare la vita. Diventa- intenzioni, la loro fede, i loro inte- re essa stessa vita, condivisione ressi, le loro difficoltà, le loro tra- di vita, incontro, attraverso ogni gedie. E diventare immediatamen- mezzo che la tecnologia mette a te, fin dal primo momento, parte del nostra disposizione. loro destino» (Cfr. dialogo con i par- Comunicare è instaurare un rap- tecipanti al VI incontro Redattore porto, una relazione sincera, pro- Sociale organizzato dalla comunità fonda, stabile, interpersonale. di Capodarco). Questa verità, che è Proprio per questo, ancora anche una buona regola, oggi, ci ri- Kapuściński, smentendo un luogo guarda tutti. PA 3/21 11
UNO SGUARDO CHE DIVENTA LUCE di Francesca Pratillo, Figlie di San Paolo Lasciarsi guidare da Gesù Ho accolto con molta gioia il tema quello dei suoi testimoni siano l’ele- che Papa Francesco ha scelto per mento chiave nell’oggi della storia. la 55a Giornata mondiale delle co- Da quando la diffusione del Covid municazioni sociali. Non posso na- ci ha obbligati alla mascherina, na- scondere però, che dopo un po’ di scondendo per motivi di sicurezza riflessione, ho sentito nascere in quello che è il sole della comunica- me diverse domande. In un tempo zione interpersonale, cioè il sorriso, che ci obbliga alla distanza sociale lo sguardo ha raccolto su di sé tutto a causa della pandemia, che valore il peso dell’incontro da persona a ha questo: «Vieni e vedi»? È possi- persona. bile comunicare incontrando le per- A partire da quei primi incontri sulle sone dove sono e come sono? Se rive del fiume Giordano e del lago di l’annuncio cristiano, prima che di Galilea, la fede cristiana è trasmes- parole, è fatto di sguardi, d’incon- sa da un «Vieni e vedi». La neces- tri, di vicinanza, come sarà possibi- sità, accolta prima da Andrea, di le tradurlo oggi al tempo del Covid? comunicare e svelare l’esperienza Ho riletto più volte il messaggio per comprendere quale sentiero si stava aprendo… Poi all’improvviso si è accesa una luce di compren- sione: era la lampada dello sguar- do! Il messaggio pontificio ha due passaggi particolarmente preziosi a riguardo: a) «Non si comunica, in- fatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. La forte attrattiva di Gesù era inscindibile dal suo sguardo; b) «Uomini e donne che hanno accolto lo stesso invito: “Vieni e vedi” sono rimasti colpiti da “un di più di uma- nità” che traspariva nello sguardo, nella parola e nei gesti di persone che testimoniavano Gesù». Sembra proprio che lo sguardo di Gesù e 12 PA 3/21
UNO SGUARDO CHE DIVENTA LUCE di Francesca Pratillo, Figlie di San Paolo della bellezza vissuta con il Rabbi tanaele un’esperienza significativa: di Nazaret (cfr. Gv 1,41) ora si ma- il primo è «vieni» (erchou), essen- nifesta in Filippo: «Abbiamo trovato do un imperativo presente ordina di colui del quale hanno scritto Mosè continuare un’azione già iniziata. Il nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio secondo è «vedi» ed è un impera- di Giuseppe». E per non fermar- tivo aoristo e chiede di dare inizio a si davanti ai dubbi di Natanaele, su un’azione nuova. Quindi una com- quello che di buono o non di buono binazione complessa ma interes- potrebbe venire da Nazaret, Filippo sante. Vedere Gesù o essere visti spinge la sua proposta fino al «vieni da lui, lasciare che il Vangelo tocchi e vedi» (Gv 1,46 erchou kai ide) le fibre profonde dell’anima non è nella precisa convinzione che l’in- certo automatico, richiede una finis- dispensabile dell’evangelizzazione sima capacità di ascolto. Per questo sia quello di essere portati davanti è necessario un lungo cammino. Lo allo sguardo di Gesù. Quell’essen- sguardo diventa sempre più bello e ziale che Filippo comprende non limpido a mano a mano che si cam- dovrà mai scivolare dalla nostra me- mina verso Gesù: «Guardate a lui e moria: «far accadere l’incontro con sarete raggianti» (Sal 33,6). Abba- Cristo!». Lasciarsi guardare da gliati da Dio, si perde la parola, di- Gesù! Vieni e vedi allora diventa venendo puro sguardo. Uno sguar- un vieni e sarai visto, sarai guar- do che s’identifica con la luce che dato, sarai amato. Vieni e vedi: vede, che diviene la luce che vede, due imperativi per provocare in Na- trasfigurandosi in pura luminosità. PA 3/21 13
DALL’EPIDEMIA ALL’INFODEMIA di Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della CEI Responsabili di una comunicazione attendibile «La mia natura sente la voce della la comunicazione e l’informazione coscienza come una persona. Quan- in questo tempo? È stato sempre do le obbedisco, mi sento soddisfat- perseguito il bene della società o si to; quando le disobbedisco, provo sono alimentate paure? Quali gli ef- una afflizione, proprio come ciò che fetti sull’opinione pubblica? sento quando accontento o dispiac- Non si tratta di stilare una lista di cio qualche amico caro… Un’eco buoni o cattivi, ma di andare alle ori- implica una voce; una voce, qualcu- gini della propria “chiamata” profes- no che parla. È colui che parla che sionale e chiedersi: Come ho agito? io amo e venero». L’insegnamento L’Organizzazione mondiale della sa- di John Henry Newman sull’impor- nità ha tracciato una rotta indicando, tanza della coscienza sostiene quel con la parola “infodemia”, uno dei dialogo interiore che aiuta a rilegge- rischi più insidiosi. È la prospettiva re il proprio vissuto e le proprie azio- bulimica con cui il gran bisogno di ni. Questo vale, in modo particolare, informazioni viene soddisfatto da per quanti esercitano una professio- un approccio anoressico di verifi- ne che ha un riflesso pubblico, come ca e attendibilità delle fonti. Un pa- gli operatori della comunicazione. Il radosso che non riguarda solo i letto- percorso non è semplice e lineare, ri ma anche gli operatori della comu- ma irto e insidioso, soprattutto se si nicazione. Sia ben chiaro, non è tutto guarda all’anno appena trascorso da buttar via, anzi… Il contesto in fortemente caratterizzato dalla pan- cui viviamo, profondamente segnato demia da Covid-19. Alcune doman- dalle innovazioni tecnologiche, con- de sono ineludibili: Come è stata diziona in un certo senso – e non po- 14 PA 3/21
DALL’EPIDEMIA ALL’INFODEMIA di Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della CEI trebbe essere altrimenti – la nostra Ormai è chiaro: la comunicazio- vita, compresa anche la conoscen- ne autentica passa dalla custodia e za di ciò che avviene. Ecco, allora, dalla cura dell’altro, dalla capacità di che al sovraccarico di informazioni, lasciarsi attraversare attivamente da favorito dai nuovi media, corrispon- ciò che è intorno a noi e che, in que- de un disorientamento diffuso. «Tutti sto processo, diventa parte di noi. siamo responsabili della comunica- Lo abbiamo sperimentato in que- zione che facciamo – scrive papa sti mesi: la comunicazione vera Francesco nel messaggio per la è testimonianza, è capacità di ri- 55a Giornata mondiale delle comu- nunciare a sé stessi per far posto nicazioni sociali –, delle informazio- all’umanità che ci rende parte di ni che diamo, del controllo che insie- un tutto. La bellezza e la fatica del me possiamo esercitare sulle notizie pensare e del comunicare passa- false, smascherandole. Tutti siamo no dalla custodia e dalla cura. Per chiamati a essere testimoni della ve- questo è importante recuperare una rità». Sono parole che rilanciano l’im- comunicazione che vada oltre l’e- pegno per una comunicazione pen- motività del momento e costruisca sata, nel rispetto della verità e con percorsi di senso. Con una richiesta la maggiore accuratezza possibile, e implicita: non servono tante parole, attenta ai valori etici e deontologici. ma le giuste parole. Sono quelle, Pilastri di cui non si può fare mai a come afferma Newman, che nasco- meno. Ed è ciò che è più emerso in no dalla voce della coscienza e che questo tempo di pandemia. chiedono amore e venerazione. PA 3/21 15
IL RACCONTO ATTORNO AI FEMMINICIDI di Elena Guerra, giornalista Violenza di genere e responsabilità dei media «Madalina uccisa a coltellate dal dinamica dei fatti. «Uccisa a causa marito, la confessione: “Non vole- della gelosia» con un bel selfie am- va seguirmi in Romania”». «Corpo miccante della vittima – preso dal della madre nel fiume “Benno vitti- profilo social della donna senza il ma di raptus”». «“L’ex ossessionato consenso –, che “quasi” ci porta a dalla gelosia”». pensare a una presunta correspon- Sono solo tre dei titoli che negli ul- sabilità in ciò che è accaduto. O timi mesi hanno raccontato tre di- quando il giornalista indulge nel de- versi femminicidi, quelli di Madali- scrivere le qualità dell’uomo che uc- na Luminita, Laura Perselli e Sonia cide e stigmatizza i comportamenti Di Maggio. Le testate nazionali non della vittima. La narrazione giorna- sembrano cambiare la narrazione listica così presta il fianco al lettore per quanto riguarda la violenza di che si erge tuttologo o, addirittura, genere, in particolare la scelte dei moralizzatore, dove uomini e donne titoli delle notizie e delle imma- commentano senza empatia o per gini che ne fanno da corollario. Sì, luoghi comuni la notizia condivisa. perché spesso ci si ferma lì, ancor Si possono così leggere commenti di più se una notizia è condivisa alla morte di Sonia Di Maggio che sui social, magari priva di link che augurano la pena capitale al car- possa far approfondire al lettore la nefice e che gettano dubbi anche 16 PA 3/21
IL RACCONTO ATTORNO AI FEMMINICIDI di Elena Guerra, giornalista sulla vittima: «Mi chiedo come que- sta ragazza possa aver frequentato un individuo del genere» o «diffidate donne di conoscere uomini in chat». Questo se ci si ferma alla superfi- cie. Se si va a fondo come giornali- sti e, come lettori, si leggono le noti- zie fino alla fine, si possono scoprire le storie che hanno portato a questi femminicidi. Si tratta di una vera e propria piaga sociale, che narra di soprusi e denunce. Quando muore una donna per mano di un familiare, un ex partner o un amante, spesso il dramma sta negli abusi regressi che trovano la morte non a causa di “raptus”, “passione” o “gelosie”, ma per una cultura ancora troppo machista che minimizza comporta- lenza di genere, prima con l’adozio- menti abusanti. La violenza di ge- ne del Manifesto di Venezia per un nere non sfocia improvvisamen- linguaggio corretto, fino alle nuove te in omicidio, ma è un percorso regole deontologiche introdotte dal di violenze fisiche, psicologiche ed 1° gennaio 2021 dal Consiglio na- economiche perpetrate tra le mura zionale dell’Ordine dei giornalisti domestiche per un presunto diritto (Cnog) per il Testo Unico dei doveri di possesso: questo emerge dal re- del giornalista. Un passo importan- port della ricerca scientifica “Uomi- te è certamente la richiesta a «non ni che odiano le donne. Come l’a- alimentare la spettacolarizzazio- genzia di stampa Ansa rappresen- ne della violenza», facendo atten- ta i casi di femminicidio secondo la zione a non sminuire la gravità del nazionalità dei protagonisti” a cura fatto con espressioni, termini e im- di Cristina Martini. Spesso le donne magini. Un cambio di passo fon- vittime hanno denunciato le violen- damentale per cambiare il modo di ze, ma non è servito ad arginare i “leggere” queste violenze e sensibi- maltrattamenti o a metterle in salvo. lizzare i lettori che possono anche Quali operatori culturali, i media riconoscere eventuali abusi subiti hanno grandi responsabilità nel da vicini o familiari. Perché il primo racconto che costruiscono attor- cambiamento avviene nella comuni- no ai femminicidi: dal 2014 la for- tà e nella famiglia, oltre alla solida- mazione ai giornalisti è continua e rietà verso le vittime anche attraver- obbligatoria e particolare attenzio- so le parole usate per commentare ne è riservata al racconto della vio- le notizie sui social network. PA 3/21 17
I PONTI DEL CONTINENTE DIGITALE di Paolo Benanti, docente, esperto di etica delle tecnologie Per un’etica delle tecnologie Come parlare di digitale? Una pro- bili, e non a tutte le altre minoran- spettiva secondo me molto efficace ze etniche che solitamente viaggia- ci è offerta dall’etica della tecnolo- vano in autobus. Conclude Winner gia. Per capire, in maniera sinteti- che questo e altri esempi di architet- ca, di cosa parliamo introduciamo tura e urbanistica mostrano con una un paio di esempi fatti da Langdon lampante chiarezza come ogni di- Winner (cfr. L. Winner, “Do Arti- sposizione tecnica, ogni artefatto facts Have Politics?” in Daedalus tecnologico, sia di fatto un modo 1-109(1980), 121-136). per costruire una forma d’ordine Winner mostra come le macchine, nel mondo. le strutture e i sistemi della moder- Scorrendo le pagine dell’articolo si na cultura materiale possono esse- scopre come Winner abbia ricostru- re accuratamente giudicati non solo ito la volontà politica dei costrutto- per il loro contributo di efficienza e ri: «I circa duecento cavalcavia so- produttività, non solo per i loro ef- spesi a Long Island sono stati deli- fetti collaterali positivi e negativi beratamente progettati per ottenere sull’ambiente, ma anche per i modi un particolare effetto sociale. Robert in cui possono incarnare specifiche Moses, il capomastro costruttore di forme di potere e di autorità. Per strade, parchi, ponti e altre opere poter mostrare questo effetto politi- pubbliche dagli anni Venti agli anni co e sociale della tecnologia ricorre Settanta a New York, fece costrui- ad alcuni esempi. Uno di questi me- re questi cavalcavia secondo spe- rita particolare attenzione. Nell’ana- cifiche che avrebbero scoraggia- lisi che Winner offre della costruzio- to la presenza di autobus sulle sue ne di una serie di cavalcavia messi corsie. Secondo le prove fornite da in opera tra gli anni Venti e Settan- Robert A. Caro nella sua biografia ta del secolo scorso sulle strade di Moses, le ragioni riflettono il pre- dello stato di New York che porta- giudizio di classe sociale e razziale vano a Long Island, emerge come di Moses. I bianchi di classe “alta” dietro ci fosse una precisa volontà e “comoda classe media”, come li politica: realizzare i ponti fuori stan- chiamava lui, che possedevano au- dard, più bassi che nel resto del tomobili, sarebbero stati liberi di paese, avrebbe permesso l’accesso usare i parcheggi per la ricreazione alle spiagge solo alla classe media e il pendolarismo. I poveri e i neri, bianca, che possedeva le automo- che normalmente usavano i mezzi 18 PA 3/21
I PONTI DEL CONTINENTE DIGITALE di Paolo Benanti, docente, esperto di etica delle tecnologie pubblici, erano tenuti fuori dalle stra- incarnano una sistematica disugua- de perché gli autobus alti dodici piedi glianza sociale, un modo di ingegne- non potevano attraversare i cavalca- rizzare i rapporti tra le persone che, via. Una truffa consisteva nel limita- dopo un certo tempo, diventa solo re l’accesso delle minoranze razziali un’altra parte del paesaggio. Ecco e dei gruppi a basso reddito a Jones come il progettista Lee Koppleman Beach, l’acclamato parco pubblico ha raccontato a Caro dei ponti bassi di Moses. Egli si è reso doppiamen- sulla Wantagh Parkway: “Il vecchio te sicuro di questo risultato ponendo figlio di buona donna si era assicu- il veto su una proposta di estensione rato che gli autobus non avrebbero della Long Island Railroad a Jones mai potuto utilizzare le sue maledet- Beach. La vita di Robert Moses è af- te autostrade”» (il testo originale è in fascinante. I suoi rapporti inglese la traduzione propo- con sindaci, governa- sta è nostra, cfr. L. Win- tori e presidenti, e ner, “Do Artifacts la sua attenta ma- Have Politics?”, art. nipolazione delle cit., 123-124). legislature, delle Ben prima della banche, dei sin- rivoluzione digi- dacati, della tale, con la sua stampa e dell’o- lettura del feno- pinione pubbli- meno tecnolo- ca sono tutte gico, Winner ci questioni che gli mette in grado di scienziati politici portare la critica hanno potuto stu- etica fin nel cuore diare per anni. Ma i dell’innovazione tec- risultati più importanti e nologica. Guardare al duraturi del suo lavoro sono mondo del digitale, al web e le sue tecnologie, i vasti progetti di a quanto sta cambiando le vite dei ingegneria che danno a New York nostri ragazzi è chiedersi che tipi gran parte della sua forma attuale. di ponti stiamo costruendo, chi Per generazioni, dopo che Moses sono i proprietari e a chi e come se n’è andato e le alleanze che ha vogliamo consentire di navigare stretto sono andate in frantumi, le nel vasto oceano del continente sue opere pubbliche, soprattutto le digitale. autostrade e i ponti che ha costrui- Oggi è con gli algoritmi, questi to per favorire l’uso dell’automobile nuovi attori sociali del continente di- rispetto allo sviluppo dei trasporti di gitale, che realizziamo e trasmettia- massa, continueranno a dare forma mo dei limiti sociali e politici al no- a quella città. Molte delle sue struttu- stro comportamento. re monumentali in cemento e acciaio PA 3/21 19
NUOVI STILI DI APPRENDIMENTO NELL’ERA DIGITALE di Angela Biscaldi, antropologa La didattica a distanza come opportunità educativa L’introduzione di un nuovo mezzo In prospettiva storico-culturale di comunicazione – scrittura, stam- sappiamo però che i diversi me- pa, mass e nuovi media – gene- dium che si sono succeduti nella ra sempre, come sottolinea l’antro- storia dell’umanità hanno sempre pologo Daniel Miller, una specie di convissuto (la scrittura non ha sop- “panico morale” che induce a pen- piantato l’oralità; i mass media non sare che le nuove tecnologie pro- hanno eliminato il libro; il cinema ducano “la perdita di alcuni elemen- non ha eliminato il teatro) e la no- ti essenziali della nostra autentica stra umanità ha trovato il modo di umanità”. “addomesticarli”. È una preoccupazione compren- Possiamo quindi approcciarci ai sibile, dal momento che quando un nuovi media digitali con un cauto ot- nuovo medium irrompe e, poi, pro- timismo, chiedendoci in che modo gressivamente, si afferma negli usi possano essere usati in direzione di di una comunità, porta come conse- un potenziamento dell’umano, cioè guenza una destabilizzante discon- per promuovere aspetti cooperativi, tinuità cognitiva (modifica il nostro inclusivi, solidali. modo di rappresentarci la realtà e Ci troviamo cioè a vivere un pas- conoscerla), altera le gerarchie so- saggio storico importante che ri- ciali (modificando il nesso tra sape- chiede l’adozione di una postura re e potere) e i rapporti tra le gene- critica e la responsabilità di una razioni (i vecchi saggi, come ci ricor- progettualità ampia. da W. Ong, con l’invenzione della In questo senso la didattica a di- scrittura diventano soltanto vecchi). stanza può essere vista come una 20 PA 3/21
NUOVI STILI DI APPRENDIMENTO NELL’ERA DIGITALE di Angela Biscaldi, antropologa grande opportunità dal momento in primo piano il tema della respon- che ci ha permesso di vedere me- sabilità, fondamento e, al tempo glio alcuni aspetti della relazione stesso, obiettivo principale di ogni educativa che negli ultimi anni sono azione educativa. Non perdiamo stati particolarmente critici. questa occasione. In particolare, ha messo in evi- denza il fatto che la scuola italiana si assesta perlopiù su una modali- tà frontale, trasmissiva (il docente parla, lo studente ascolta in silen- zio), basata sul controllo e sulla va- lutazione; una modalità che è strut- turalmente incompatibile con l’uti- lizzo degli strumenti digitali e con la loro logica di funzionamento. Le nuove tecnologie, infatti, incorag- giano e richiedono la condivisio- ne delle esperienze, il cooperative learning, la valorizzazione dei diver- si stili di apprendimento, lo svilup- po del pensiero divergente: forme e modi del conoscere della nuova so- cietà globale che oggi ancora non trovano spazio nelle nostre aule, ma delle quali la nostra scuola ha un grande bisogno per riallacciare il confronto, interrotto, con le nuove generazioni. Ma soprattutto, la DAD richiede che i nostri allievi abbiano incorpo- rato dalla nascita, attraverso i pro- cessi di socializzazione ed educa- zione, motivazione all’apprendimen- to e responsabilità, perché nella didattica online tutte le strategie di controllo sono insufficienti e l’insegnamento necessita di una relazione docente-discente basa- ta sul reciproco riconoscimento, sulla fiducia, sulla lealtà. La didattica a distanza è quindi un’ottima opportunità per riportare PA 3/21 21
LA SOLIDARIETÀ AI TEMPI DEL COVID di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana Andare incontro ai più poveri e indifesi Sin dal primo giorno di lockdown li della Caritas, dai quali nei mesi ci siamo dovuti confrontare con un scorsi è dipesa la sopravvivenza dilemma. Come potevamo rimane- di molte persone e intere famiglie re prossimi alle persone che dipen- (mense per i poveri, dormitori, em- devano dal nostro aiuto, stando loro pori della solidarietà), ma come farlo distanti? Per tutelare la loro salute per garantire il rispetto delle norme e la nostra (di operatori e volontari) sanitarie, previste dai diversi Dpcm avremmo dovuto rinunciare a pre- del governo, che non ha mai vieta- stare loro soccorso? E viceversa, to, nemmeno nella fase più acuta, a in nome della solidarietà, avremmo volontari e operatori, di svolgere le dovuto ignorare le norme che impo- loro attività. Il tema era riorganizzar- nevano il distanziamento sociale, si. Moltissimi direttori di tante Cari- una delle poche armi a nostra di- tas lo hanno fatto, trovando ognu- sposizione per proteggerci dal con- no modalità differenti a seconda dei tagio da Covid? Proprio la vita vis- contesti e delle possibilità. suta, le relazioni con le persone che A quasi un anno di distanza, ri- stavamo accompagnando, l’incon- tengo che sia stata una scelta giu- tro quotidiano con loro ci hanno per- sta. Siamo rimasti accanto ai più messo di capire che nessuna delle indifesi che, come è ormai chiaro, due risposte sarebbe stata corretta. stanno pagando il prezzo più alto Il quesito era una trappola. Bisogna- della crisi sociale incubata all’inter- va evitare di finirci dentro. no dell’emergenza sanitaria e infi- L’alternativa non era tra chiudere ne esplosa. Ma non solo. Ci siamo o tenere aperti i servizi essenzia- accorti che tante persone volevano 22 PA 3/21
LA SOLIDARIETÀ AI TEMPI DEL COVID di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana darci una mano. Come se un giaci- re altre persone, di partecipare mento di generosità rimasto nasco- alle loro gioie e dolori. Nel Van- sto non aspettasse che il momento gelo di Giovanni, a chi non crede propizio per emergere. Professio- nella venuta del Messia, l’apostolo nisti in smart-working, studenti uni- Filippo dice “Vieni e vedi”. Citando versitari e delle scuole superiori in questo episodio, nel suo messag- DAD hanno scoperto o riscoperto, gio papa Francesco intende dire nell’aiuto disinteressato agli altri, un che non conosciamo la verità se senso da dare alle loro giornate so- non ne facciamo esperienza. Così spese in un tempo drammatico che come non si può fare informazio- ci ha costretti tutti a fare i conti con ne senza confrontarsi con la realtà, noi stessi, il senso del limite, la tra- non si può aiutare nessuno senza gica esperienza della sofferenza e condividere con lui almeno un tratto della morte. del suo cammino. Nessuna pande- L’entusiasmo con cui tante per- mia – e nessuna rivoluzione tecno- sone hanno scelto di fare volon- logica – potrà mai cancellare que- tariato dimostra quanto è radica- sta esigenza senza compromettere ta in noi la necessità di incontra- la nostra umanità. PA 3/21 23
CONTRO LA BULIMIA DELLA NOTIZIA di Francesco Occhetta, gesuita Una comunità pensante Nel novembre scorso è nata Co- munità di Connessioni, una testata povera ma ricca di relazione, una sorta di casa del pensiero abitata da centinaia di giovani connessi da tutta Italia. Lo abbiamo voluto ribadi- Offriamo criteri di analisi e di di- re col Papa: oltre alla solitudine può scernimento per aiutare a prendere esistere una comunità pensante. decisioni sui vari temi dell’agenda Questa testata con le sue tre rubri- politica e favorire ciò che i monaci che – L’Editoriale, Il Punto e La Ri- chiamavano ruminatio, un dialogo forma – nasce da un desiderio: dare interiore positivo con la parola letta. vita a parole pensate in una comu- Raccogliamo così l’invito del Papa nità, attraverso le competenze, fon- quando chiede nel suo messaggio date nella fede che si condivide e di uscire dalla presunzione del “già strutturate in un metodo. Vogliamo saputo”, per mettersi in movimen- capovolgere una certa bulimia to e “andare a vedere”, stare con le della notizia. Non vogliamo so- persone, ascoltarle, raccogliere le vrapporre altre voci a quelle che suggestioni della realtà e offrire so- già ci informano ogni giorno. luzione ai problemi. Ecco come abbiamo strutturato l’esperienza: L’Editoriale è l’appun- tamento di ogni domenica per in- contrarci, interagire e riconoscerci senza conoscerci. Un chiostro sul mondo, dal quale è possibile ascol- tare silenzio e parole pensate. Il Punto sarà invece un approfondi- mento di una legge approvata, un fatto da interpretare, il pensiero di un autore da approfondire per dare criteri e idee sulla realtà comples- sa. La Riforma invece sarà la nostra proposta, che guarda al domani, sui temi del lavoro e dello stato sociale, della giustizia e dell’economia e di 24 PA 3/21
CONTRO LA BULIMIA DELLA NOTIZIA di Francesco Occhetta, gesuita altri temi di nostra competenza. In- “di palazzo”, autoreferenziale, non somma un mattone dopo l’altro per riesce a intercettare la verità delle costruire cultura. Il messaggio del cose, né a cogliere i fenomeni so- Papa ci chiede che ogni espressio- ciali più gravi così come le energie ne comunicativa sia limpida e one- positive che emergono dalla base sta. Questa esperienza è un modo della società. concreto per viverla. Ogni cambiamento d’epoca rina- Abbiamo scelto di non far leggere sce dai protagonisti della resisten- polemiche. Eserciteremo la critica za. Costoro rigenerano parole e, at- per offrire soluzioni alternative, ra- traverso il loro sacrificio, ci aiutano gionevoli e condivise. Ci faremo ispi- a guardare lontano. Non c’è nulla rare dalle parole della Bibbia e della che nasca per caso, nella storia dottrina sociale della Chiesa. Il Pon- ogni ricostruzione prende forma tificato di Francesco ci pone davanti nella sua relazione con il vissuto. due grandi progetti: creare un siste- Questo è il contributo di Comunità ma politico basato su uno sviluppo di Connessioni che spieghiamo dif- umano integrale e sentirci “Fratelli fusamente nel volume Le politiche tutti” prima che competitori e nemici. del popolo. Volti, competenze e me- Distruggere senza un piano di rico- todo (Edizioni San Paolo). struzione è sempre molto rischioso. Nel messaggio emerge potente Potete seguirci e iscrivervi anche il “consumare le suole della scar- alla nostra newsletter: https://comu- pe”, sapendo che un’informazione nitadiconnessioni.org PA 3/21 25
INTERVISTA A DON LUCA PEYRON di Roberto Ponti, Società San Paolo Fede e incontro nei social Don Luca Peyron è sacerdote ci chiedono di essere giudicati, go- della diocesi di Torino, giurista di vernati e progettati assumendoci formazione, parroco, direttore della nuove responsabilità. pastorale universitaria e del servizio per l’Apostolato digitale che la Dio- Prima della pandemia si invitava cesi di Torino ha lanciato un anno a non esagerare con l’uso dei so- fa, prima della pandemia. È docente cial o di internet; a un certo punto ci di teologia della trasformazione digi- si è resi conto che erano una vera tale in diverse università. possibilità di mantenere aperta la comunicazione interpersonale… Che tipo di fede ha bisogno una per- Quale riflessione nasce dalla situa- sona immersa nella realtà digitale? zione attuale? La fede dello scriba che custodisce Abbiamo vissuto dei momenti che nuovo e antico. Una fede ancorata ho definito di liturgodemia digitale, come sempre a Cristo e alla Chiesa ossia un uso massiccio e non rifles- ma che percepisce la necessità del dialogo fecondo con il mondo, capa- ce e desiderosa di cercare Cristo là dove già Egli ci precede nella Gali- lea delle genti. Dunque anche nella condizione digitale. La digitalizzazione, affermi nel tuo libro “Incarnazione digitale. Custo- dire l’umano nell’infosfera” (Elledi- ci), non è la salvezza. Cosa apporta all’umano questa rivoluzione? Non è salvezza perché illude di farci valicare i limiti di tempo, spazio e vita che hanno sempre bisogno di un salvatore. Ci porta strumenti che non sono neutri, ma hanno una loro connotazione morale e quindi 26 PA 3/21
INTERVISTA A DON LUCA PEYRON di Roberto Ponti, Società San Paolo so del digitale per salvare il salva- mo bene chi o cosa e verso dove. bile. Penso che la Chiesa abbia bi- C’è il rischio, tornando a valle, di tro- sogno di una agenda digitale, ossia vare gente che adora il vitello d’oro, una riflessione condivisa sul digita- ma è un rischio che dobbiamo cor- le, sul suo uso e sui suoi significati. rere. È un tempo che ha bisogno di Sono vettori importanti di comunica- profezia. zione ma la profezia di McLuhan va sempre tenuta in conto: il medium è Nella tua diocesi esiste il servizio il messaggio e, dunque, dobbiamo per l’apostolato digitale. Puoi de- vegliare che il messaggio resti sem- scrivere questa novità nella pasto- pre quello che ci è stato consegnato. rale della Chiesa? Come immaginare il futuro visti i Nato dal Sinodo sui giovani è un veloci cambiamenti impressi alla pensatoio di cui fanno parte studen- nostra epoca? Come non restare in- ti, docenti, professionisti e persone dietro o addirittura isolati? di altre religioni. Pensare, educare, discernere, accompagnare: un dia- Viviamo il tempo dell’accelerazio- logo a partire dall’università e dagli ne costante: dobbiamo prendere universitari con l’apertura alla socie- sempre più decisioni, con sempre tà, all’impresa e al mondo su questi maggiori informazioni ma in minor temi. Tentando poi di agire, condivi- tempo. Credo che sia necessario dere, educare e venire incontro alle salire sul monte per guardare più povertà di questo tempo. Abbiamo lontano piuttosto che correre in un bel riscontro, confidiamo che lo pianura inseguendo non sappia- Spirito soffi! PA 3/21 27
IL CONTENUTO: RE DELLA COMUNICAZIONE di Marco Carrara, conduttore TV ed esperto social Il mio racconto dei social con la tv Da quando ho iniziato a condurre succede sui social: racconto spes- quattro anni fa Timeline, ogni saba- so il rapporto tra web e TV, come to alle 10.25 su Rai 3, ho sempre cambiano i media e che ruolo ha il pensato di avere una certezza sul digital nelle nostre vite. Ognuno di mondo della comunicazio- noi sui propri profili sceglie ne: “content is king”, ov- la linea editoriale, deci- vero, “il contenuto che de come comunicare comunichi è il Re”, ed è proprio questo il proprio come disse bello: posso stabilire Bill Gates nel 1996. di informare sull’at- Siamo circondati da tualità, sugli esteri, molteplici fonti di co- sulla cucina oppure municazione, infor- semplicemente met- mazione, media tra- tere la mia vita priva- dizionali e digitali, stru- ta. A scanso di equivo- menti di ieri e strumenti ci, il digital non ha solo di oggi: siamo talmente sti- aspetti positivi, lo sappiamo: molati che se ci fermiamo e pre- l’odio online è una realtà concre- stiamo attenzione a un contenuto è ta, può essere innocuo se chi lo ri- perché ha attratto davvero la nostra ceve è strutturato, o devastante se attenzione, perché pensiamo valga, la vittima è più fragile. Il mio com- in poche parole: perché la comuni- pito in tv è proprio questo: far capi- cazione ha funzionato. Timeline è il re luci e ombre della comunicazione mio programma in cui spiego cosa digitale. L’“hate speech”, il cosiddet- 28 PA 3/21
IL CONTENUTO: RE DELLA COMUNICAZIONE di Marco Carrara, conduttore TV ed esperto social to “discorso d’odio” inquina la rete mune con più decessi in Italia in e molte volte finisce per oscurare rapporto agli abitanti, ricordo bene ciò che c’è di buono: chiunque di quel periodo), ma nonostante tutto noi avrà letto articoli e paginate su siamo rimasti insieme. Nella mia tra- hater, hating, insulti e così via. Tutto smissione ho potuto raccontare le questo offusca il lato bello del web, storie che grazie al web sono diven- e purtroppo è servita una pandemia tate virali, gli eroi della pandemia per accorgersene. In questo ultimo che tutti noi abbiamo conosciuto e anno, infatti, abbiamo dovuto stare amato, ho smentito le fake news. lontani, ma grazie a internet siamo Per me comunicare, soprattutto rimasti vicini: distanti ma uniti. in TV, è proprio questo: fare chia- Grazie al web abbiamo potuto con- rezza, dare strumenti a chi non ne tinuare a comunicare, informare, la- ha, informare chi invece li ha già vorare, amare, litigare, essere felici, ed è interessato a scoprire qual- tristi, arrabbiati, spensierati, ama- cosa di più. Sono convinto che nei reggiati. In questi dodici mesi inter- prossimi anni il dibattito sulla comu- net, grazie – purtroppo – alla pande- nicazione sarà sempre più acceso, mia, ha potuto avere il proprio riscat- arriverà un nuovo media e si griderà to, fare bella figura e ci è riuscito. A alla morte di quello precedente. Timeline ho sentito fin da subito la Il mio augurio è di continuare a rac- necessità di raccontare questo cam- contare questi cambiamenti a Time- biamento: eravamo a pezzi a causa line, con una certezza: la comunica- di un nemico invisibile (e io da Ber- zione cambia forma e mai sostanza, gamasco cresciuto a Nembro, il Co- questo è il bello ed è solo l’inizio. PA 3/21 29
Puoi anche leggere