Per un uso razionale delle biomasse legnose - Energia Ecologia ...
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Quale è il problema Da anni sul monte pisano scoppiano incendi più o meno grandi, di origine dolosa o colposa Un altro problema più generale e diffuso è l’inquinamento da polveri sottili PM10 (particolato di diametro medio inferiore a 10 μm) che si presenta in modo più acuto nei mesi invernali. La combustione delle biomasse in campo e per riscaldamento sono secondo alcune stime la causa principale dell’inquinamento da PM10 L’obiettivo generale di questo documento è valutare alcuni aspetti del problema e individuare un possibile uso razionale delle biomasse legnose per evitare la pratica dell’abbruciamento dei residui in campo. Il caso del Monte Pisano
PM10 episodio del 28 Marzo 2020 http://www.arpat.toscana.it/temi- ambientali/aria/qualita- aria/bollettini/index/regionale/02-04-2020
Medie giornaliere del PM10 Air quality standards for the protection of health, as given in the EU Ambient Air Quality Directives PM10 1 day Limit value: 50 μg/m3 Not to be exceeded on more than 35 days per year Calendar year Limit value: 40 μg/m3 WHO air quality guidelines (AQG) PM10 1 day 50 μg/m3 99th percentile (3 days per year) Calendar year 20 μg/m3 La concentrazione delle polveri sottili nella nostra zona - supera il valore limite in alcune stazioni - è migliorata nel tempo ma non dappertutto
La situazione in Europa Nell’Unione Europea il problema è più accentuato negli stati dell’Est, principalmente in Polonia, che usa carbone come fonte energetica principale e nella pianura padana che risente di condizioni climatiche di occlusione/inversione termica per buona parte dell’anno e che ha una concentrazione di industrie molto elevata
Interventi per limitare le emissioni di PM10 in Europa In general, the road transport sector is the largest contributor to total nitrogen dioxide emissions in the EU, while fuel combustion in the commercial, institutional and households sector is the largest contributor to overall primary particulate matter emissions, particularly in some eastern European countries (see Chapter 2). Most reported measures address the road transport sector (Figure 1.2). The main measures related to traffic are encouraging a shift among transport modes; land use planning to ensure sustainable transport facilities; improving public transport; and public procurement.
Inversione termica e PM10 La terra tende a raffreddarsi rapidamente dopo il tramonto del sole. L’adiabaticità dell’atmosfera prevede la diminuzione della temperatura dell’aria di 1 grado per ogni cento metri. Nei periodi di inversione termica la temperatura che è bassa a livello del suolo si innalza per riabbassarsi poi ad altitudini maggiori. Questa situazione, che è assai frequente nei periodi di alta pressione nelle nostre vallate, favorisce l’accumulo di PM10 negli strati bassi dell’atmosfera. Il particolato viene disperso quando il sole riesce a riscaldare il suolo attivando i movimenti convettivi dell’aria. Talvolta queste condizioni avverse permangono anche durante l’intera giornata.
Episodio fine Febbraio inizio Marzo 2019 Mercoledi' 27 Febbraio 2019 La situazione si è protratta invariata fino al Situazione: un robusto campo di alta 3 Marzo. Il 2 Marzo, pur essendo giornata pressione con massimi sulla penisola prefestiva in molte stazioni si è superato il iberica si estende sull'Europa centro- limite di 50 microg/m3 occidentale e favorisce condizioni di tempo stabile sul centro-nord dell'Italia
PRQA Piano Regionale Qualità Aria PRQA Luglio 2018 http://www.regione.toscana.it/-/piano-regionale-per-la-qualita-dell-aria 2.1 I principali risultati del quadro conoscitivo • Aree con superamenti del valore limite per l’inquinante materiale particolato fine PM10 nelle aree di fondovalle (fino ad una quota di 200 metri) della Piana Lucchese e Valdinievole e della Piana di Prato-Pistoia, e per l’inquinante biossido di azoto NO2 lungo le principali arterie di comunicazione dell’agglomerato di Firenze. • Zone dove i valori registrati sono vicini, anche se inferiori, ai valori limite e per le quali quindi si dovranno comunque prevedere azioni di riduzione delle emissioni. • Esiste un problema diffuso su tutto il territorio regionale per quanto riguarda l’ozono O3 con superamenti del valore obiettivo. Questo inquinante, che è di natura totalmente secondaria, si prevedono azioni di riduzione dei precursori che sostanzialmente coincidono con i precursori del PM10 . • Media annua buona, decisamente(aggettivo più avverbio n.d.r.)) inferiore al limite di 40 µg/m3 (escluso Capannori n.d.r.), (in linea con i valori registrati in altre aree dove la situazione non presenta alcuna criticità), ma un numero di superamenti del valore limite giornaliero di 50 µg/m3 superiore ai 35 permessi dalla norma. (allegato 1) • Dovranno essere attivate importanti azioni di tipo contingibile finalizzate ad abbassare i picchi che si hanno nel periodo critico (da novembre a marzo). • Nella scelta degli interventi più importanti, si dovrà tener conto delle principali sorgenti di inquinamento che, come dimostrato dal progetto regionale PATOS per il PM10, si sono modificate negli ultimi anni. I valori più elevati di inquinamento infatti non si registrano più nelle centraline di traffico ubicate nei principali centri urbani, ma in quelle di fondo ubicate nelle aree periferiche, anche molto lontane da centri urbani importanti. Tale circostanza è addebitabile alla combustione da biomassa che, nelle giornate di superamento del valore limite, rappresenta la principale sorgente di inquinamento. Il traffico invece riveste importanza solo in alcuni centri urbani, ma comunque non rappresenta più la causa principale dei superamenti del valore limite di PM10 registrati dalle centraline della rete di monitoraggio della qualità dell’aria. Per quanto riguarda la combustione delle biomasse, al fine di una più precisa specificazione della sorgente si è fatto riferimento ai dati dell’inventario regionale delle sorgenti di emissione IRSE per l’anno 2010 (ultimo anno disponibile), dove sono riportati il dettaglio delle emissioni per gli impianti di combustione non industriali suddiviso tra terziario caldaie, domestico caldaie, domestico caminetti, Domestico Stufe tradizionali, Domestico Stufe a pellet e per tipo di combustibile utilizzato combustibili vegetali, gasolio, gas naturale e GPL. (Per un dettaglio si vedano le pubblicazioni alla pagina http://www.regione.toscana.it/-/inventario-regionale-sulle-sorgenti-di-emissione-in-aria-ambiente-irse). Deve esser messo in evidenza che il maggior contributo deriva dalla combustione di biomassa in caminetti e stufe tradizionali che presentano i fattori di emissione più elevati, rispettivamente 840 g/GJ e 760 g/GJ contro i 28 g/GJ delle stufe a pellet.
Obiettivi PRQA Obiettivo A2 Questo fatto spiega la difficoltà nell’ottenimento di decisivi risultati, nelle aree di superamento, con interventi di risanamento di carattere locale che, agendo solo sulla riduzione delle emissioni della componente primaria del particolato, non riescono ad incidere in via definitiva sui livelli di concentrazione del PM10 misurati. In merito a questo obiettivo specifico, le elaborazioni del quadro conoscitivo ricavato in particolare dai dati IRSE e dal progetto regionale PATOS, indicano che la principale sorgente di emissione del particolato primario sia da ricercarsi nella combustione della biomassa, sia come abbruciamenti all’aperto di sfalci e potature, sia nell’uso di legna e pellet per il riscaldamento domestico. Altri settori quali le emissioni legate alla mobilità, pur essendo minoritarie non possono essere trascurate. Inoltre occorre ricordare che residua anche una componente di PM10 non trascurabile di origine naturale dovuta al trasporto di sabbia sahariana, allo spray marino, etc. Gli interventi devono ovviamente agire prioritariamente verso le emissioni da attività antropiche che rappresentano le principali sorgenti del particolato: combustione delle biomasse e mobilità. In estrema sintesi: Si individua come principale causa dei superamenti del limite per il PM10 la combustione di legna nei caminetti e nelle caldaie alimentate con questo combustibile. Ci si basa per questa affermazione oltre che sulle conclusioni del progetto PATOS sui contributi alle emissioni calcolati e riportati nel datbase IRSE.
Emissioni inquinanti principali Toscana
Stima delle emissioni da combustione di biomasse • La base per il calcolo dei contributi alle emissioni è l’INVENTARIO REGIONALE DELLE SORGENTI DI EMISSIONE IN ARIA AMBIENTE – IRSE • Dal momento che non esiste nessun censimento degli impianti a pellet, camini etc, per la stima del consumo regionale di legna e per la differenziazione in base al sistema in cui viene utilizzata, ci si basa sui dati nazionali rapportati alla regione e ai comuni. • Questa stima soffre di molta incertezza. Fra l’altro nel computo non è considerato il contributo dei fuochi in campo aperto. • Per il calcolo delle emissioni si utilizzano i fattori di emissione del catalogo CORINAIR europeo. • In assenza di un inventario del numero degli impianti (caminetti/caldaie) realmente funzionanti a legna/pellet nei comuni di fondovalle e nelle città dove sono stati osservati il maggior numero di superi dei valori di soglia del PM10 avanziamo il serio dubbio che tali impianti contribuiscano nelle proporzioni dichiarate a tali superi. • Quanto agli abbruciamenti occorrerebbe fare una stima realistica di questa attività consci che nel momento che si voglia limitarla occorrerebbe proporre un’alternativa a questa pratica.
Aggiornare e migliorare il quadro conoscitivo • Obiettivo specifico D 2 Aggiornare e migliorare il quadro conoscitivo • A questo scopo il PRQA prevede: – la continuazione del progetto PATOS, relativo alla conoscenza del PM10 e PM2,5, le sue origini e la sua composizione; – l'aggiornamento dell'IRSE al fine di completare le informazioni sulle sorgenti di emissione e di costruire solidi scenari di previsione utili all'individuazione delle strategie future; – l'utilizzo di modelli di dispersione degli inquinanti, utili anche per la valutazione ex ante degli effetti sulla qualità dell'aria delle azioni di riduzione delle emissioni, anche grazie al supporto di LAMMA e di ARPAT
Progetto PATOS 2011 Gli obiettivi che il progetto PATOS si è proposto sono: • determinare la composizione ed origine del PM10 nelle varie aree della regione(natura primaria, secondaria e terziaria, identificazione delle sorgenti,…): • determinare il range dei livelli di concentrazione di fondo (background) regionali; • determinare le “possibili” correlazioni tra le condizioni meteoclimatiche e l’accadimento,la persistenza e la spazialità di episodi con elevate concentrazionidi PM10; • ottenere informazioni sul PM10 secondario, la sua formazione ed origine (es.trasporto e trasformazione da sorgenti puntiformi importanti per SOx e NOx) • conoscere la distribuzione spaziale dei livelli di concentrazione di PM10 in aree rappresentative della regione ed in particolare dove si hanno situazioni disuperamento dei valori limite; • approfondire, nel limite delle risorse disponibili ed a seguito dell’ottenimentodelle informazioni precedenti, ovvero in collegamento con altre iniziative diricerca, le conoscenze circa la frazione ultrafini, PM2,5 , PM1 e PUF del PM10, inparticolare sulla loro composizione ed origine. • https://www.regione.toscana.it/documents/10180/320308/Progetto%2 0regionale%20PATOS/058dbb3b-0356-4121-b3dd-9c1d9012696b
Contributi di sorgente al PM10 - a Capannori è presente una concentrazione molto elevata (superiore ai 20 μg/m3) di POM; - il Carbonio Elementare ha concentrazioni maggiori nelle stazioni classificate come “urbana traffico”(Prato: 3.3 μg/m3 e Arezzo: 3.6 μg/m3); - la concentrazione della componente secondaria inorganica non presenta forti variazioni fra i diversi siti, oscillando tra 5 μg/m3 e 7 μg/m3. Ricordando cheessa è data dalla somma di solfati, nitrati e ammonio, si osserva che, mentrei solfati mostrano una dispersione più omogenea su scala regionale, i nitrati risultano maggiormente condizionati dalle sorgenti locali di riscaldamento domesticoe traffico, mostrando concentrazioni atmosferiche più elevate nei siti a più forte impatto antropico; - la concentrazione della componente crostale varia da 3 μg/m3 a 7 μg/m3 ; - il contributo aerosol marino è, come atteso, maggiore nelle stazioni costiere, con particolare riferimento alla stazione di Livorno. Tale contributo è, comunque,sempre inferiore 2.0 μg/m3 (valore medio annuo). L’andamento stagionale delle concentrazioni dei composti organici del carbonio rispecchia pienamente il trend osservato per il PM10: i valori più elevati sono registrati nelle stagioni fredde, quando alle emissioni dovute al traffico veicolare si aggiungono l’accensione degli impianti di riscaldamento e la presenza di condizioni meteorologiche di stabilità atmosferica favorevoli all’accumulo di inquinanti al suolo.
Progetto PATOS Cascina 2003 42 variabili 51 campioni CO Na SC2L08B SB2L07BB Navacchio NO Mg SC2S06B SB2S05BB NOx Al SC2L02B SB2F01BB NO2 K SC2L12B SB2L11BB NMHC Ca SC2L13BV SB2L04BV O3 V SC3L15B SB3L16BB Press Cr SC3L17BN SB3L18BN UR% Mn SC3L19NB SB3L20NB T °C Fe SC3L21BV SB3L24VV Rad Tot Co SC3L23VV SB3S26VV San Benedetto PM10 Ni SC3S25VV SB3F28VB OC Cu SC3F27VB SB5L48BVA EC Zn SC6L47BB SB5L46VAN Cascina NO3 IC As SC6L45BB SB5S43NB SO4 IC Sr SC6L44BB SB5F49BB Na IC Cd SC6S42BB SB5L50BB NH4 IC Sb SC6F51BB SB5L53BB K IC Ba SC6L52BB SB5L55BB Mg IC Tl SC6L54BB SB6L63BB Ca IC Pb SC6L62BB SB6L60BB Cl IC Hg SC6S61BB SB6L58BB SC6F59BB SB6S57BB SC6L56BB SB6F65BB SC6L64BB SB6L67BB SC6L66BB SB6L69BB SC6L68BB Individuazione siti di campionamento La matrice dei risultati daa elaborare è una matrice di 51 righe e 42 colonne. L’informazione che se ne può ricavare è spesso confusa ed affetta da errore. Si ricorre per questo all’analisi statistica multivariata, in particolare alla proiezione sui ccomponenti principali, e ai modelli recettore, che permettono di calcolare il contributo delle emissioni presenti ad ogni singolo campione di particolato. I modelli più comuni utilizzati sono il CMB (Chemical Mass Balance) e il PMF (Positive Matrix Factorization)
Individuare le sorgenti mediante Analisi dei componenti principali PCA Proiezione sui componenti principali delle variabili e dei campioni
Determinazione dei contributi di sorgente - Metodo CMB • Modello basato sul bilancio di massa (CMB) consiste essenzialmente nella soluzione di una serie di equazioni che esprimono le concentrazioni delle specie chimiche come somma dei prodotti dei contributi delle singole sorgenti per i loro profili caratteristici di emissione. • La procedura di modellizazione del CMB richiede: – L’identificazione dei tipi di sorgente per un determinato sito; – La scelta delle specie chimiche da includere nel modello; – La disponibilitá dei profili caratteristici delle sorgenti “probabili”; – La stima delle incertezze nelle misure e nei profili; – La soluzione delle equazioni di bilancio di massa delle specie chimiche. • L’equazione chimica generale di bilancio di massa, per un dato campione sul quale siano state determinate m specie chimiche come risultante di p sorgenti indipendenti, è la seguente: p xij cik s kj k 1 • dove xij è la concentrazione dell’i-esimo elemento misurata nel j-esimo campione, cik è la concentrazione dell’i-esimo elemento nel materiale emesso dalla k-esima emissione e skj è la quantità di materiale emesso dalla k-esima sorgente come contributo al j-esimo campione.
Contributi al PM10 – Traffico e aerosol secondario
Il contributo degli incendi Gli incendi durante i periodi asciutti sono frequenti, ma il loro contributo aal PM10 è molto limitato nel tempo. L’impatto sul PM10 è trascurabile, l’impatto sulle strategie di riqualificazione ambientale è invece molto importante
Toscana – AIB (Anti Incendi Boschivi) L’organizzazione dello spegnimento degli incendi occupa ingenti risorse economiche ed umane. Ma cosa viene fatto per la pulizia del bosco? Poco, interventi sporadici e non inquadrati in un piano generale di valorizzazione della risorsa biomassa e del bosco in generale Gli incendi sono tutti di origine dolosa o colposa. Il servizio di Anti Incendi Boschivi (AIB) è importante ma non basta a contrastare il fenomeno. L’unico modo di contrastare gli incendi è quello di coinvolgere nella cura e conservazione del bosco la comunità che dal bosco trae profitto economico e motivo di coesione sociale
Prescrizioni del PRQA per il contenimento delle emissioni di PM10 Dal quadro conoscitivo ricavato in particolare dai dati IRSE e dai risultati del progetto regionale PATOS, si deduce che la principale sorgente di emissione del particolato primario sia la combustione della biomassa, Il documento cita gli abbruciamenti di sfalci e potature, ma nel computo del contributo al Pm10 considera esclusivamente legna e pellet per il riscaldamento domestico. Il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria prevede: E6) Ordinanze di limitazione utilizzo biomassa per riscaldamento previste nei PAC Interventi di divieto di utilizzo di biomassa per riscaldamento domestico che potrà essere ammessa solo con impianti ad alta efficienza, fatte salve le abitazioni dove non siano presenti sistemi alternativi di riscaldamento.
PRQA osservazioni e proposte • Se uno dei problemi principali per la riduzione del PM10 è legato alla combustione di biomasse per riscaldamento domestico e alla combustione delle potature e degli sfalci mi sembra opportuno investire risorse in questo campo per individuare le linee di intervento più opportune. Limitarsi a vietare la combustione delle potature e a vietare l’uso del caminetto può risultare insufficiente e non accettato socialmente. Tanto più che l’ENEA e altre istituzioni suggeriscono di incrementare il ricorso a questa risorsa energetica rinnovabile e diffusa. • Nel campo degli interventi per la limitazione del traffico sarebbe opportuno finanziare adeguatamente il potenziamento dei servizi ferroviari, di mobilità cittadina su rotaia e dei sistemi a sostegno della mobilità dolce, piste ciclabili zone pedonali. • Il maggiore investimento finanziato nell’ambito del PRQA 2018 è la sostituzione di alcuni autobus. • Quanto all’aggiornamento del database IRSE, ci sembra cosa opportuna ma che debba essere affiancato da censimenti e verifiche in campo, pena la perdita di coerenza di questo strumento indispensabile per qualsiasi ipotesi di programmazione
Comunità del bosco del Monte Pisano Nel momento in cui viene proibita la combustione in campo di potature e sfalci è necessario proporre delle alternative La CdBMP ha tra i suoi obiettivi generali la promozione, pianificazione e conduzione di percorsi di innovazione e di gestione condivisa delle risorse del Monte Pisano (boschi, sentieri, oliveti, acqua, patrimonio culturale e immobiliare, piccole e medie attività economiche collegate alla gestione di tali risorse). La CdBMP vuole valorizzare le risorse del Monte Pisano e la produzione di beni comuni indispensabili per la vita della comunità, specie in tempi di crisi climatiche, ambientali, sociali ed economiche. Nello specifico la CDBMP intende conseguire i seguenti 6 obiettivi specifici: • 1. Contribuire alla realizzazione di un sentiero narrante capace di legare e collegare le comunità del Monte Pisano e rafforzarne la capacità di leggere, rendere dialogante e valorizzare la storia e la vita contemporanea del Monte Pisano e dei suoi attori quotidiani; • 2. Ripensare e riorganizzare la gestione e la salvaguardia dei sistemi boschivi pubblico e privato aprendolo a nuove modalità valorizzazione collettiva con finalità di pubblica utilità ambientale (servizi ecosistemici) e di valorizzazione economica della risorsa; • 3. Valorizzare la cultura della gestione dell’olivicoltura terrazzata monumentale assicurandone continuità nella gestione competente e una organizzazione collettiva; • 4. Innalzare la cultura della prevenzione e della gestione del territorio e delle sue infrastrutture, mediante comunità antincendio, presidi, sistemi di miglior gestione delle risorse idraulico agrarie; • 5. Rafforzare i dispositivi di educazione, formazione e creazione di conoscenze in una logica di sostenibilità e gestione attiva delle risorse ambientali disponibili nel sistema del Monte Pisano. • 6. Promuovere la cultura dei beni comuni anche nella valorizzazione delle risorse agro-forestali facilitando la predisposizione di regolamenti capaci di generare una nuova mediazione tra azione pubblica e privata; https://www.comunitadelboscomontepisano.it/
https://www.comunitadelboscomontepisano .it/abbruciamneto-gestione-ramaglie-oggi/ • Potature stagionali e ramaglie • La gestione degli oliveti in questa stagione si confronta con le attività di potatura e il relativo smaltimento delle ramaglie. Al di la della difficoltà che per motivi di sicurezza in questo momento si pongono per il distanziamento sociale e la difficoltà di muoversi per raggiungere gli oliveti, sta diventando sempre più evidente quanto la tradizionale pratica dell’abbruciamento delle ramaglie stia diventando inadeguata, per motivi sociali, ambientali e per ragioni climatiche. • Aspetti sociali dell’abbruciamento • Per quanto riguarda gli aspetti sociali, la cura degli oliveti è assicurata spesso da persone che da oramai molti anni si dedicano con generosità e impegno alla loro tenuta. Persone che hanno accumulato grandi conoscenze pratiche e operative ma che, per motivi anagrafici, hanno crescenti difficoltà fisiche nella gestione di pratiche impegnative e rischiose. In queste condizioni, la possibilità che il fuoco scappi e che finisca per prendere il sopravvento sul suo gestore è assai facile con implicazioni già viste negli anni recenti. • Ambiente: polveri sottili • Dal punto di vista ambientale, poi, appare sempre più evidente la necessità di evitare il cumularsi nell’atmosfera di particolato legato all’abbruciamento di legno. La qualità dell’aria rappresenta un problema complessivo e la possibilità di limitarne accumuli di sostanze dannose, è diventata una necessità che riguarda tutti, anche i gestori degli oliveti. • Clima: rischio incendi • Infine, non per importanza, le questioni legate al clima. La Regione Toscana, in queste settimane, ha emesso e reiterato il divieto di procedere con le pratiche di bruciatura delle ramaglie e, questo, per il permanere di tempo asciutto e ventoso che potrebbe facilitare l’innesco di incendi difficili da controllare. Le pratiche di abbruciamento, purtroppo, sono state spesso agli onori della cronaca per l’innesco di incendi di superfici buscate anche vaste e se, mentre nel passato la potatura degli oliveti si realizzava in una stagione per lo più umida, oggi non è più così. • Peraltro, in questi giorni, accanto alle tradizionali difficoltà di assicurare lo spegnimento di incendi, si somma la complessità di organizzare squadre di intervento in una fase che vede le forze della protezione civile e degli stessi vigili del fuoco impegnati in altre attività a sostegno della popolazione per l’emergenza COVID-19. • I motivi che abbiamo ricordato si sommano solitamente nella gestione della ramaglie di potatura.
Proposta • Abbruciamenti – Puntare alla riduzione e a tendere alla proibizione dell’accensione di fuochi per la distruzione di ramaglie – Usare alcuni accorgimenti per limitare l’impatto di questa pratica. Nel periodo dal 1 Dicembre al 31 Marzo i fuochi dovrebbero essere fatti solo nelle ore centrali del giorno, non prima delle 10 del mattino e non dopo le 16 della sera per evitare i periodi di inversione. Accensione della pira dall’alto. Spegnimento del fuoco per produrre del biochar da utilizzare come ammendante del terreno – Nel comune di Calci esiste uno sportello al quale ci si può rrivolgere per chiedere consulenze e chiarimenti nel merito • Biotriturazione. E’ l’alternativa alla termodistruzione più facilmente applicabile. A seconda della disponibilità le ramaglie di dimensioni minori possono essere triturate – con una fresa, – con un biotrituratore per ottenere un materiale per ammendare e pacciamare – con un trituratore che produca un cippato da utilizzare nelle caldaie per riscaldamento e in piccccoli impianti per la cogenerazione
Biotriturazione in campo Da un post sul sito WEB della CdB Come vedete dalla foto in vent’anni le ho provate un po’ tutte.In primo piano TRINCIASARMENTI TRAZIONATO, splendida macchina, passa sulle ramaglie a terra e lascia un tappeto di pacciamatura anche bello a vedersi; servono sentieri larghi 80 cm.In secondo piano dulla dx: TRINCIASARMENTI PER MOTOCOLTIVATORE, stessa cosa ma molto meno manovrabile.In terzo piano, la macchina verde sulla destra: BIOTRITURATORE VICKING, bocciato. Ce ne vuole uno ben più potente e comunque sono affari difficili da spostare (si monta sul cingolatino che potete vedere in fondo sulla sinistra, ma sono spostamenti laboriosi e pericolosi soprattutto se in pendenza). Detto questo, dico anche che se si diffondessero macchine simili sul monte in certi periodi non si farebbe vita, perchè sono talmente rumorose da far rimpiangere i fuochi. In particolare il biotrituratore. Per cui ben vengano le fascine.
Cippato in campo • Se per le potature si può pensare che la biotriturazione in campo la via migliore di smaltimento, per il taglio e la pulizia dei boschi e delle ripe dei fiumi occorre adottare altre strategie. • Le ditte che intervengono in questo settore utilizzano grossi macchinari per il taglio, l’esbosco e la cippatura, non utilizzabili sul monte pisano considerate le forti pendenze e la fragilità del terreno • Occcorre mettere in campo strategie diverse per rendere possibile la coltivazione del bosco e la pulizia delle ripe. Lagna che deve essere cippata deve essere trasportata e cippata probabilmente in altro luogo e ciò influirà sul costo finale del cippato • Nell’ambito di un progetto in collaboraazzione con OLT per il ripristino di due aree percorse dalle fiamme dell’incendio del 2018 si può pensare di mettere a punto la migliore strategia per ottenere cippato dal legno tagliato.
Utilizzo del cippato per il recupero energetico - Il legno di dimensioni maggiori ottenuto per taglio del bosco può essere cippato in un impianto dedicato oppure conferito ad una ditta dotata di un cippatore di dimensioni adeguate. - Utilizzo del cippato per la produzione di energia elettrica /calore in piccoli impianti di facile gestione Gassificazione con motore a combustione interna (50 - 500 kW)
Conto economico gassificatore 45 kWhe 37,35 kWhe incerto 7500 h funzionamento 280,125 MWhel/anno 45 kg/h cippato 70 €/t costo cippato 23625 €/anno costo cippato 350000 € costo impianto incerto 23333 €/anno ammortamento impianto 15 anni incerto 7000 €/anno costo manutenzione 53958 €/anno costi totali 35000 €/anno rendimento capitale ipotizzato 10% 79438 €/anno ricavi vendita energia elettrica 283,6 €/Mwhel prezzo remunerativo /MWh 99,0 kWhth /h prodotti 9,8 kWhth/h necessari per seccare cippato 9,9 kWhth/h calore perdite 3,2 €/h ricavi vendita calore 0,04 €/kWhth incerto 9520 €/anno ricavi vendita calore 3000 h
Conclusioni - Passi futuri • C’è un’ampia letteratura scientifica che tratta dell’influenza delle polveri sottili (PM10, PM2.5, PUF) sull’incidenza e la gravità delle malattie dell’apparato respiratorio. Ne discende la necessità di controllare questo fattore di rischio. • La combustione di biomasse è stata riconoscciuta come una sorgente importante dui questo inquinante ed occorre favorirne un utilizzo più razionale • Si propone – ottimizzare la pratica di cippatura dei residui legnosi più leggeri in campo per formare dell’ammendante – cippare la legna di dimensioni maggiori ottenuta dalla cura degli oliveti e dei boschi e dalla pulizia delle rive dei torrenti – utilizzare il cippato ottenuto a fini energetici • Alcuni aspetti di questa strategia sono noti, ma non è chiaro come possa essere applicata sul monte pisano che ha sue caratteristiche peculiari. Per questo occorre definire tutti gli aspetti delle opzioni valutando dal punto di vista della fattibilità e dell’economicità anche il possibile coinvolgimento di altri soggetti interessati • La nascita della Comunità del Bosco del Monte Pisano può diventare un elemento in più per il successo di questa strategia.
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