La Regione Toscana ricorda la tragedia del "Moby Prince" - 22 Maggio 2020 - 22 Maggio 2020
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22 Maggio 2020 - La Regione Toscana ricorda la tragedia del “Moby Prince” https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Anniversario della tragedia del Moby Prince PISA – ”Dopo 27 anni dalla tragedia del Moby Prince, quest’anno la celebrazione dell’anniversario si svolge con uno spirito diverso, grazie alle conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta che hanno portato a un ribaltamento delle verità processuali e dopo le segnalazioni inoltrate alla procura di Livorno noi familiari ora ci aspettiamo di poter giungere finalmente alla verità”. Lo afferma Luchino Chessa, presidente dell’associazione 10 Aprile, che raduna numerosi familiari vittime. Il 10 Aprile 1991 il traghetto con a bordo 141 persone entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto livornese e si incendiò restando alla deriva per ore. Ci fu un solo superstite: il mozzo Alessio Bertrand. E oggi, dopo le conclusioni della commissione parlamentare presieduta da Silvio Lai (Pd), i familiari delle vittime auspicano nuove indagini per stabilire la https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - verità dei fatti. ”La storia ufficiale – spiega Chessa – che racconta di un banale incidente dato dalla nebbia e per cui dall’errore umano è stata finalmente smentita ipotizzando scenari ben diversi: nebbia inesistente, posizione e orientamento della petroliera diversi da quelli processuali, una turbativa nella rotta del traghetto. Smontata anche la tesi della sopravvivenza a bordo del Moby di meno di mezz’ora, che ha aiutato a sminuire le gravi responsabilità dei soccorsi, tutti diretti alla petroliera, ma inesistenti sul Moby Prince, sopravvivenza che invece è andata avanti per ore”. Chessa, a nome dei familiari delle vittime, si pone anche una serie di interrogativi ai quali chiede risposte definitive: ”Perché è stato fatto di tutto per ridurre la tragedia ad un banale incidente? Perché fin dalle prime ore dopo la collisione si è parlato subito di nebbia ed errore umano? Perché l’Agip Abruzzo ha attirato tutti i soccorsi verso di sé e nessuno dalla plancia di comando ha comunicato che c’era un traghetto in collisione?”. Domande alle quali la procura livornese, dopo le conclusioni della commissione parlamentare, dovrà cercare di rispondere con le nuove indagini avviate nei mesi scorsi. ”E’ stata solo superficialità e incompetenza delle autorità inquirenti e giudicanti dell’epoca – si chiede ancora Chessa – e quali scheletri negli armadi hanno portato ad accordi tra le assicurazioni delle compagnie armatoriali di traghetto e petroliera pochi mesi dopo la collisione? Esiste un possibile rapporto tra questi accordi e tanti dubbi sugli scali precedenti l’arrivo a Livorno della petroliera, sulla natura del suo carico, la mancanza di perizie a bordo e il suo dissequestro tre mesi dopo la collisione? Che ruolo ha avuto la compagnia armatoriale del Moby Prince in tali accordi?”. Nel pomeriggio ricorderà la tragedia con la tradizionale commemorazione in Comune prima del corteo che attraverserà il centro cittadino per raggiungere il porto. In mattinata da Pontedera (Pisa) è partita la consueta staffetta podistica promossa per non dimenticare ”Due mesi fa eravamo al porto di Livorno per rendere omaggio alle 140 vittime e per dire grazie a chi, come Loris e tutti i familiari delle vittime del Moby Prince si sono battuti con coraggio e determinazione perché la nebbia sulla verità di quella maledetta strage nella notte del 10 Aprile 1991 si diradi ulteriormente e si arrivi finalmente alla completa verità. Un ringraziamento che rinnoviamo oggi, un giorno di dolore ma anche di memoria e di impegno civile collettivo”. Lo scrive su Facebook Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, in occasione dell’anniversario della strage. ”Il lavoro prezioso della commissione d’inchiesta parlamentare – prosegue il segretario https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - nazionale di Si – ora si trasformi in rapida iniziativa giudiziaria per individuare i responsabili del caos nei soccorsi, delle omissioni, delle carenze nelle inchieste del passato, dei depistaggi. Non solo le famiglie, non solo la città di Livorno e la Toscana ma tutto il Paese – conclude Fratoianni – hanno il diritto di conoscere le responsabilità di chi non fece il proprio dovere, di chi sbagliò allora e di chi ha sbagliato dopo”. Sulla tragedia del Moby Prince piazza pulita di ogni equivoco LIVORNO – Proprio come una un magma incandescente che dopo secoli di quiete apparente fa saltare con improvvisa violenza il tappo di un vulcano che si credeva ormai inoffensivo, brani roventi di verità sulla tragedia della Moby https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Prince vengono, in questi giorni scagliati impietosamente su Livorno grazie al lavoro onesto, appassionato e finalmente leale di un gruppo di senatori che, tranne uno, della cui correttezza non è lecito dubitare, con gli ambienti livornesi e con la bruma che allora avviluppò il caso, niente avevano ed hanno a che fare. La commissione di inchiesta del Senato, da cui anche chi scrive fu ascoltato, dopo avere già a suo tempo deposto di fronte al pubblico ministero, poi nella commissione di inchiesta formale condotta dall’allora ministero della Marina mercantile e poi ancora di fronte al Pm che anni fa aveva riaperto le indagini, ha finalmente e chiaramente fatto piazza pulita di ogni equivoco (per andare leggeri) accertando, una volta per tutte, che nella corrusca serata del disastro, non vi fu nebbia, se non la caligine provocata dall’incendio, e, sopra tutto, che l’assioma secondo cui tutte le persone a bordo sarebbero perite nell’arco massimo di una mezz’ora è manifestamente falso. Dagli atti che la commissione ha reso pubblici lo scorso 24 Gennaio senza risparmiare critiche a talune delle autorità istituzionali che gestirono la tragedia, si evince l’esistenza manifesta (finora processualmente non rilevata) di un pesante nesso di causalità fra l’indiscutibile ritardo dei soccorsi (quasi due ore) e la spaventosa fine di quei centoquaranta poveretti. Perché – vien da chiedersi – non fu tenuta in alcuna considerazione l’autorevole perizia (29 Maggio 1996) con cui il professor Angelo Fiori, stimato anatomo patologo dell’ospedale Gemelli di Roma, basandosi sulla percentuale di monossido di carbonio contenuta nei polmoni delle salme recuperate, stabiliva che diverse di esse erano sopravvissute anche per più ore dopo il sinistro? Che ci fossero stati dei sopravvissuti oltre la mezzora “processuale” era ed è palesemente dimostrato dalle note riprese in cui un uomo a poppa del traghetto appare in una posizione mentre, in una ripresa di qualche ora dopo, in un contesto di mare assolutamente calmo, appare, ormai morto, spostato di parecchi metri. Le risultanze dell’inchiesta romana hanno certo scosso bruscamente diversi soggetti dal pluridecennale letargo in cui si ritenevano ormai al sicuro. Par quasi di vederli mentre “…irsuti per tema le fulve criniere.. ”, studiano il da farsi pensando al modo di correre ai ripari, inseguiti dalla verità, che, come ci insegnavano da bambini, finisce sempre per venire a galla. https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Del resto, ciò – e anche di più – che la commissione dei senatori ha incartato nella propria relazione, grazie anche ad alcuni giornalisti valorosi (io stesso fui, all’epoca dei fatti, chiamato a Napoli per testimoniare in favore di uno di essi) era già abbondantemente noto. Pubblicazioni ed inchieste della stampa cartacea e radiotelevisiva avevano, già da parecchio tempo, messo praticamente a nudo quanto accertato dai senatori. Fra le molte inchieste condotte in questi ventisette anni, quella realizzata senza alcun timore reverenziale da Giovanni Minoli per “La storia siamo noi” (Rai educational) appare senza dubbio la più intelligente e completa, oltre che sicuramente la più inquietante. In quella sede, dopo avere rilevato, palesi incongruenze al limite del credibile e particolari determinanti, allora inspiegabilmente ignorati, il notissimo giornalista descrive senza alcun infingimento errori, omissioni e comportamenti inauditamente rimasti ai margini delle varie inchieste per finire in una sintesi conclusiva in cui formula una serie di interrogativi, rimasti sempre senza risposta, e evidenzia con ruvida concretezza colpe ed omissioni ben difficili da spiegare. Merita ripercorrere sommariamente alcuni dei passaggi di quell’illuminante e coraggioso sevizio televisivo che oggi mette a disposizione di chiunque abbia voglia di indignarsi e di farsi il sangue cattivo. Anzitutto non si spiega come sia stato possibile sorvolare sul fatto che il comandante dell’Agip Abruzzo, Renato Superina, marinaio di provata ed indiscussa esperienza, abbia fornito almeno tre posizioni della petroliera, tutte diverse da quella (la quarta) risultata poi al processo. Anche secondo l’Avvisatore marittimo, la torre di controllo del porto di Livorno, la nave si trovava, senza ombra di dubbio, ancorata all’interno di un settore proibito (che l’ordinanza della Capitaneria, definisce impropriamente “cono”) come confermato poi anche dal pilota del volo AZ-2421 che alle 22,40 sorvolò la zona diretto a Pisa. Sempre secondo l’Avvisatore marittimo quella sera una bettolina rifornì sia l’Agip Abruzzo che l’Agip Napoli, anch’essa presente in quella rada affollatissima di navi militarizzate e non tutte ben identificate e ciò sarebbe confermato dal portello numero sei trovato aperto dai soccorritori con una manichetta bruciacchiata all’interno. Dalle dichiarazioni del comandante non si è mai potuto stabilire in quale direzione fosse rivolta la prua della petroliera, particolare assai importante per ricostruire la rotta di collisione della Moby Prince in quella fatidica serata. Altra circostanza singolare è che, nell’abbandonare la nave, il comandante https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Superina “dimenticò” in plancia il giornale di bordo e – guarda caso – tre giorni dopo, sulla plancia dell’Agip Abruzzo scoppiò un incendio in cui l’importante documento andò completamente distrutto. In un’intervista rilasciata in quella notte stessa appena sceso dal mezzo di soccorso Superina affermò di fronte ai microfoni che il radar di bordo aveva rilevato la Moby in rotta di collisione verso la petroliera, ma in altre dichiarazioni successive sostenne che quella sera il radar era spento. Sic!! Tutti sanno che una nave alla fonda per nessun motivo spenge il radar (l’Agip Abruzzo ne aveva certamente più di uno) ed è sconcertante che un comandante “anziano” a cui la Snam aveva affidato una petroliera di quella portata abbia ripetutamente parlato di una bettolina, come se non fosse stato in grado di distinguere una piccola cisterna da un ben più grande traghetto, che fra l’altro (è accertato) rimase incastrato nel fianco della petroliera per non meno di cinque lunghissimi minuti. Di un elicottero non identificato in volo quella notte sulla scena del sinistro di cui riferiscono numerose testimonianze non si è mai più trovata traccia alcuna. Nell’inchiesta televisiva di Giovanni Minoli vengono riproposte le comunicazioni radio dei due ormeggiatori che raccolsero fortunosamente il mozzo Alessio Bertrand, unico sopravvissuto ed è singolare che essi, sollecitati dallo stesso Bertrand appena issato a bordo del loro mezzo, riferirono in modo alquanto concitato che a bordo del traghetto c’erano dei sopravvissuti da salvare mentre, di lì a poco, inspiegabilmente, con tono dimesso, calmo, quasi da cani bastonati e senza più alcuna emozione nella voce, comunicarono che sulla Moby erano tutti morti. Di fronte alla commissione romana il mozzo (che si era sempre cercato di accreditare come scarsamente credibile) ha poi negato di aver mai detto, né ai soccorritori né ad altri, che a bordo nessuno era sopravvissuto ed ha rincarato la dose dicendo che, all’epoca, non ostante le sue insistenze, i verbali delle dichiarazioni che aveva reso gli venivano fatti firmare negandogliene la lettura. Qualche tempo dopo, durante una trasmissione sull’argomento in onda sull’emittente televisiva Telegranducato, la voce anonima di una persona dichiaratasi impiegato della base Nato di campo Darby, affermò e confermò: “Noi abbiamo rilevato tutto. I tracciati radar ci sono”. Come ben si sa, gli inquirenti non sono mai riusciti ad ottenere quei tracciati. Nella mattinata dell’undici Aprile 1991 la Moby Prince, ancora rovente, fu ormeggiata alla darsena petroli dove – osservò qualcuno – è perfino vietato https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - fumare. Successivamente, fu sistemata in darsena Toscana senza praticamente alcuna vigilanza atta ad impedire possibili inquinamenti delle prove così, solo un paio di giorni dopo quel fatale 10 Aprile 1991, in pieno sequestro giudiziario, qualcuno (CdL) salì sul relitto e prese tranquillamente a martellate il timone. La polemica sulla (in) adeguatezza dei soccorsi è, forse, il punto più critico e triste della faccenda, essa divampò immediatamente (bruciacchiando anche il sottoscritto) con una virulenza quasi superiore a quella del tragico rogo. Immediatamente dopo le primissime spontanee ed istintive telefonate fra Roma e Livorno le bocche si cucirono e sulla condotta dei soccorsi fu sollevata una testudo impenetrabile di scudi L’inchiesta sommaria, base per tutti i successivi procedimenti, fu condotta dalla stessa Capitaneria di porto di Livorno, parte direttamente coinvolta nei fatti (e nelle polemiche), mentre veniva estendendosi l’ingombrante ombra della Snam con tutto il suo peso di potente azienda di Stato. Oggi, dagli atti della commissione, risulta che pochi giorni dopo la stessa Snam stipulò con la Navarma, società armatrice della Moby, un discutibile accordo assicurativo a reciproca tutela verso eventuali contenziosi. Sul fronte delle indagini giudiziarie, il pubblico ministero, sulle cui spalle era piombata la pesante e scomodissima inchiesta, anziché condurre a termine il lavoro fino al processo, accettò, probabilmente con sollievo, il trasferimento al Tribunale del lavoro. Una storiaccia di cui non si finirebbe mai di parlare continuando a scovare lacune ed elementi sempre nuovi e che, a distanza di ventisette anni, continua a bruciare le carni vive dei genitori, fratelli, sposi, figli, amici….. che continuano da allora a piangere quelle centoquaranta vittime. Una storiaccia a cui le risultanze della commissione presieduta dal senatore Lai potranno finalmente dare una giusta, se pur tardiva, spiegazione. “Abbiamo avuto una conferma, ovvero c’è chi ha operato per far sparire le responsabilità” ha detto Loris Rispoli, fratello di una delle vittime che da quella sera porta ininterrottamente avanti la sua battaglia per la ricerca della verità. “…. le modalità di indagine hanno (test. abbiano) condizionato in maniera determinante la possibilità di far luce su alcune ipotesi, a partire dalla inadeguatezza dei soccorsi” sostiene la commissione senatoriale. Significative, infine, le osservazioni leggibili alla pagina 138 della sentenza del processo di primo grado, svoltosi a Livorno, in cui non risultò il nesso di causalità fra la sopravvivenza a bordo oggi più che adombrato dalla commissione senatoria: https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - “Nel desolante contesto di improvvisazione ed insieme attonito sbigottimento della autorità marittima che avrebbe dovuto, con la massima solerzia e rispondenza, disporre e coordinare le iniziative di soccorso, si inseriscono e possono valutarsi le sconcertanti deduzioni del comandante del porto il quale ha addirittura ritenuto di precisare……… che il suo silenzio doveva essere interpretato come un’approvazione di quanto veniva disposto dai coordinatori a terra…….. insomma, un vacuo presenzialismo del tutto elusivo dei compiti primari di istituto che lo ha peraltro in ultimo affrancato da un processo nel quale son invece rimasti “invischiati” il giovane marinaio di leva Spartano e gli ufficiali Cedro e Checcacci per la loro “gestione” della centrale Operativa e dei mezzi di soccorso” Che altro occorre alla Giustizia (a cui diamo questo nome solo per comprenderci) per riaprire le indagini, magari in un ambiente diverso da quello livornese?. https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - «Su Moby Prince verità è fatta» LIVORNO – «La verità deve essere a portata di tutti: ed è giusto che il comune di Livorno sia in prima linea in questa sfida. Per 27 anni la città di Livorno e soprattutto i familiari delle vittime sono stati imprigionati dentro un castello fatto di bugie, omissioni e titubanze». Lo ha detto oggi il sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin in apertura del consiglio comunale in una comunicazione, ricordando il lavoro svolto dalla commissione parlamentare di inchiesta sulla tragedia del Moby Prince, in cui persero la vita 140 persone, e dopo aver fatto distribuire a tutti i consiglieri una https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - copia della relazione finale presentata ieri in Senato. «Ci hanno detto – ha proseguito Nogarin – che la collisione era stata provocata dalla nebbia, ma la nebbia non c’era. Che le persone a bordo sono decedute in meno di mezz’ora e dunque era impossibile salvarle. Non è così. Ci hanno detto che la posizione della petroliera era corretta. Nemmeno per idea. L’unica nebbia è quella che fino a ieri ha oscurato la verità». «Quella verità – ha concluso – che è venuta a galla grazie alla tenacia di alcune persone, Loris Rispoli e Angelo Chessa su tutti, ma anche grazie a decine di parlamentari che non si sono arresi di fronte a mille resistenze. Da ieri grazie al lavoro della Commissione di inchiesta lo Stato può tornare a guardarsi allo specchio. Verità è fatta. Ora aspettiamo la giustizia». Il sindaco ha chiesto anche all’ufficio stampa di realizzare un banner sul sito del Comune in cui sarà possibile scaricare tutte le 132 pagine della relazione della Commissione e relativi allegati. https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Moby Prince: Commissione, non fu nebbia, indagini carenti ROMA – Nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, mercoledì pomeriggio, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro del traghetto ”Moby Prince”, presieduta dal senatore Silvio Lai, ha presentato la relazione finale sul lavoro svolto a partire dal Dicembre del 2015, alla presenza dei rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime. La tragedia del ”Moby Prince”, avvenuta la sera del 10 Aprile 1991 nel porto di Livorno, costò la vita a 140 persone. In questi due anni di attività è stata ripercorsa l’intera vicenda, grazie a 73 sedute della Commissione, 39 sedute del suo Ufficio di Presidenza, a decine di audizioni e all’analisi di tutti i documenti raccolti da allora per oltre 10 mila pagine. Un grande lavoro di indagine e di approfondimento, al termine del quale è stato possibile ricostruire quanto avvenne quella sera di 27 anni fa nella rada di Livorno. La relazione finale è stata approvata all’unanimità dalla Commissione nella seduta del 22 Dicembre scorso. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo alla presentazione della relazione ha detto: «Ci tenevo ad essere presente per esprimere solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime di quel terribile 10 Aprile 1991, quando 140 passeggeri persero la vita nella collisione tra un traghetto e una petroliera: un terribile dramma che sconvolse anche la coscienza del Paese, una pagina nera». «Sono passati 27 anni da allora, ma il tempo – ha sottolineato Grasso – non può lenire il dolore, la rabbia e la frustrazione di quanti non hanno voluto rinunciare ala giustizia e alla ricostruzione della verità e purtroppo ci sono stati ostacoli all’accertamento dei fatti ed occorre fare luce piena». Anche i lavori della commissione hanno dimostrato che, ha concluso Grasso, «non tutto è stato chiarito, si può immaginare che si voleva coprire qualcosa, cha alcune persone potevano essere salvate». La relazione finale, come ha precisato il senatore Lai dopo aver ricordato la figura di Altero Matteoli che si era molto prodigato in questo lavoro, non è esaustiva, ma ha fugato molte ombre ed ha evidenziato che questa tragedia non è riconducibile «alla presenza della nebbia e alla condotta colposa avuta dal comando del traghetto». https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - La relazione definisce «carente e condizionata da diversi fattori esterni» l’indagine della procura di Livorno. Ritiene che la petroliera «si trovasse in zona di divieto di ancoraggio» e che il ”Moby Prince” abbia avuto un’alterazione nella rotta di navigazione. Quanto ai soccorsi, alcuni passeggeri – secondo la commissione – potevano essere salvati, ma durante le ore cruciali «la Capitaneria di porto apparve del tutto incapace di coordinare un’azione di soccorso». https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Cordoglio di Conti per la scomparsa di Federico Sgherri LIVORNO – Profondo cordoglio ha destato in città, la scomparsa di Federico Sgherri, una vita spesa sul mare, prima come pilota del porto e poi come volontario della Stella Maris. Una storia lunga quella di Sgherri, tutta da raccontare. Lui che aveva accompagnato il Moby Prince fuori del porto pochi minuti prima della immane tragedia. A Livorno tutti lo ricordano con affetto perché «era un pezzo di storia dello scalo labronico» ha detto Renzo Conti che a nome della famiglia e della società Renzo Conti srl si associa al dolore dei figli. «Era un uomo – ha detto ancora Renzo Conti – che una volta andato in pensione era diventato il punto di riferimento del volontariato. Il suo motto, rivolgendosi ai tanti disperati era “devo cercare una casa per chi è lontano da casa”». Un personaggio che mancherà alla città e sopra tutto anche allo scalo livornese. https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - Testimone Moby Prince: non c’era nebbia FIRENZE – La sera del 10 Aprile 1991 nel porto di Livorno, mentre si consumava la tragedia del “Moby Prince” il traghetto a bordo del quale morirono 140 persone dopo la collisione con la petroliera “Agip Abruzzo” ferma in rada, «non c’era nebbia. Lo ribadisco». Guido Frilli, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta, ha ripetuto quanto già all’epoca aveva detto a chi indagava, ma il suo verbale non entrò mai nel fascicolo dell’inchiesta. Le parole di Frilli, un livornese che dalla sua abitazione seguì quanto succedeva in rada, ripetute ai deputati della Commissione, potrebbero far riscrivere una nuova verità su quella tragedia https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
22 Maggio 2020 - per la quale una delle cause era stata individuata nella foschia che avrebbe impedito di capire cosa stava avvenendo e soccorrere i passeggeri del traghetto. La Commissione parlamentare, istituita nel 2015 e presieduta da Silvio Lai (Pd), come riporta “La Stampa”, ha concluso i suoi lavori nel mese di Dicembre. La relazione finale dovrebbe essere presentata tra qualche giorno e poi essere trasmessa alla procura per l’apertura di una nuova inchiesta. Secondo quanto spiega il quotidiano torinese, dai lavori della Commissione emergerebbero altri due particolari importanti: la sopravvivenza a bordo del “Moby Prince” per tanti fu molto più lunga dei 20 minuti ipotizzati dall’inchiesta, e i soccorsi, che in soli 25 minuti misero in salvo tutto l’equipaggio della petroliera, arrivarono vicini al traghetto solo molte ore dopo: «Il traghetto era un corollario, ci siamo concentrati sulla petroliera», avrebbe detto ai deputati l’allora comandante del porto Sergio Albanese. https://www.messaggeromarittimo.it/tag/moby-prince/ | 22 Maggio 2020 -
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