PENSIERI SPARSI SULLA PANDEMIA DAL COLLETTIVO DEL NEXT EMERSON
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INTRO- Durante le lunghe pause di inattività del csa, rinchiuse nella rou- tine delle proprie abitazioni, confinate tra un divieto e l’altro ci siamo ritrovate spesso a discutere della situazione, delle conse- DUZIONE guenze del modello di gestione della pandemia attuato da gover- ni e istituzioni. Abbiamo deciso di provare a scrivere le nostre riflessioni in forma di brevi interventi, suggestioni. Senza preten- dere di distribuire perle di saggezza o analisi illuminanti abbiamo provato a riflettere su quanto sta accadendo. Alcuni scritti sono INTRO- riflessioni a caldo, personali e incomplete, che catturano però i pensieri all’interno del collettivo di gestione del nExT Emerson. Le vorremmo riprorre insieme al questionario di inchiesta realiz- zato a marzo come un modo per continuare a comunicare in un momento in cui vedersi vis a vis è un’eccezione e la forma scritta è spesso relegata al modello di fruizione da social media, distrat- to e votato al consumo bulimico del flusso informativo. Ogni settimana pubblicheremo qualcosa sul sito del csa, fino a esaurimento materiale o vena analitico/creativa.
Pandemia covid. Sono passati sette mesi da che guardavamo il mondo dal chiuso delle abitazioni e i supermercati erano la sola fonte di socialità Collezione autunno/ ammessa. La situazione sembra ripresentarsi in un crescendo piuttosto prevedibile. Lo scenario economico e sociale intorno a inverno 2020 noi è andato complessivamente peggiorando e in qualche modo inevitabilmente tutti i nodi tornano al pettine.Ci troviamo di nuovo a dover sospendere le attività pubbliche del csa, ma questa è forse la parte più semplice della vicenda, nonostante per noi i luoghi come il nExT Emerson rappresentino molto, e non chui- diamo i battenti a cuor leggero. Non ci sentiamo più impreparate di fronte alla realtà del resto del mondo che ci circonda, così confusamente rabbioso, ansiogeno e impaurito. Non ci sentia- mo più impreparati perché è la seconda volta che ci ritroviamo davanti ad uno scenario degno di un film apocalittico. C’è chi di fronte a questa prevedibile situazione ha voluto deliberatamente chiudere gli occhi concentrandosi su futili argomenti, come per esempio le elezioni regionali. I veri ciechi ancora una volta sono i nostri potenti. Un motivo c’è per ringraziare questa pandemia: l’aver portato a galla contraddizioni che ormai sono impossibili da nascondere. Abbiamo molte difficoltà a leggere gli scenari che si prospettano, gli eventi si susseguono veloci, anche se le gior- nate appaiono spesso infinite. Il mondo del lavoro sembra for- temente attestato su una dimensione corporativa che ricorda gli io speriamo che me la cavo anni ‘30 e la genesi del fascismo. Ogni categoria difende i pro- pri interessi e si barcamena nelle proprie difficoltà, ma in mezzo alla protesta non si intravede una spinta alla solidarità e al mutua- lismo, ma piuttosto una sorta di “io speriamo che me la cavo”.
Questo sentimento di av- Gli aiuti economici vengono versione nei confronti delle elargiti come stimoli all’e- altre persone ci pare alimen- conomia, all’impresa, alle tato dal mediatico mantra grandi opere e raggiungono del dover inquadrare, per le persone in piccola parte forza, un nemico nel mirino. per via traverse. Lo stato Ma il nemico non sono i gio- persiste a ignorare quelle vani, non sono le palestre, situazioni che non ha mai non sono i teatri e nemmeno voluto vedere: chi si barca- i cinema. Nella prima ondata mena tra lavoro al nero e o erano i passeggiatori seria- in grigio appartiene a una li, corridori e bambini nei casta di reietti a cui nulla è parchi, demonizzati come dovuto. Il capitale affronta la dei veri e propri satana a questione pandemica come piede libero. C’è chi già una crisi, una delle tante, dagli anni ‘60 aveva teo- dobbiamo solo attendere rizzato processi mediatici la ripresa, entità mitica e simili. I media tradizionali escatologica, l’equivalente e non riescono infatti, at- economico di “domani è un traverso la sola diffusione di altro giorno” o “non può informazioni reiterate fino piovere per sempre”. Come alla nausea, a far coincidere in guerra, si mettono in con- il falso con il vero, in questo to le vittime, quelle causate caso il giovane con il nemi- direttamente da covid, e le co. Il libero mercato svela in altre che dalla crisi usciran- questo contesto il proprio no a pezzi. volto più crudele e ingiusto.
bilità per il caos nella sanità, nei traspor- rire, di cercare di stare bene, si decide ti, nell’economia, anzi le aggrava. che una fabbrica di armi o di auto debba La confusione è uno dei tratti distintivi continuare a produrre, ma un cinema di questo periodo, le chiusure sembrano debba chiudere. E’ su questa scala di decise con una sorta di roulette e estrat- valori che si gioca la partita. Il lockdown La retorica del semplice capro espiatorio te a sorte sulla base del peso economico di marzo, con la demonizzazione dello propria di marzo, il runner, il passeg- e sociale dei soggetti coinvolti, che svela spazio aperto, non ci ha lasciato il tempo giatore folle e incontrollato, in qualche più che altro la scala di valori della nostra di dedicarci alla nostra salute, ci ha fatto modo non regge più e dopo un primo società: la netta distinzione tra famiglia, vivere tre mesi nell’angoscia e nell’ansia. tentativo di assalto alla banda dell’ape- scuola, lavoro, tempo libero. In quest’ul- Ha funzionato per il contenimento del ritivo e alle partite di calcetto, i contagi timo rientrano le attività culturali, ri- virus, non c’è dubbio che l’isolamento hanno messo in luce come un virus sia creative, ma soprattutto sociali: queste sia la risposta più rapida, ma senza aver un virus e sia difficile da contenere, e sono le prime a cui possiamo rinunciare. la sicurezza di poter campare, senza sa- che non c’è una categoria da condanna- Il che è strano perchè in un momento in pere quale sarà il tuo futuro è una ricetta re. Ammalarsi non è una colpa. Questo cui alle persone dovrebbe essere lasciato mortifera, come lasciare circolare l’epi- però non rende meno gravi le responsa- il tempo di prendersi cura di sè, di gua- demia in maniera incontrollata.
D’altra parte chiedere al capitale di salvarci significa porsi com- pletamente nelle sue mani. Senza un cambiamento nella scala di valori, senza riportare al centro la solidarietà, il mutualismo, la giustizia sociale, la dignità e l’autonomia delle persone, al di so- pra di ogni ragione economica, non possiamo che sentirci come con una pistola puntata alla testa.La pandemia mette ben in evi- denza come il nostro modello economico sia inadeguato, non solo a prendersi cura della salute delle persone, ma probabil- mente proprio alla sopravvivenza della specie, e non ci permetta di fare le scelte giuste, ma sempre e solo quelle economicamen- te convenienti. Sicuramente sopravviveremo alla pandemia, ma nei numeri per cui sarà economicamente sostenibile e alle condizioni imposte dal capitale. Le piazze di queste settimane ci confermano la situazione complessa: si passa da rivendica- zioni di categoria, quasi corporative come detto in precedenza, a convocazioni su parole d’ordine generali, che raccolgono il disagio crescente, in qualcosa che appare una sorta di catarsi di emozioni di pancia. Spesso si fa riferimento all’età relativamen- te giovane dei partecipanti alle proteste più accese, come se ci si stupisse che di fronte alla prospettiva di avere una vita fatta, nel migliore dei casi, di solo lavoro o disoccupazione, in cui la socialità viene additata come irresponsabile, le persone si sen- tano travolte da pulsioni violente. Le condanne sono facili da parte di chi ha uno stipendio garantito e un futuro meno incerto di quelle piccole masse che a tratti scendono in strada.
Chi vorrebbe poter tenere aperto il che prescinda dalla questione sanitaria o cettare perchè immaginare e costruire ristorante o il bar qualche ora in più, la la semplifichi è incompleta e poco con- un’alternativa non ci è concesso? palestra, la piscina, il cinema, il teatro, vicente. Il conflitto capitale-società è ora chi ha visto il crollo del fatturato della molto evidente: non possiamo aderire propria attività, chi vorrebbe una tra- alle prescrizioni sanitarie nella tranquil- sformazione sociale di ampia portata in lità che questo sia un momento di cura, senso egualitario, chi in senso autorita- ma dobbiamo farlo nella consapevolezza rio, chi vorrebbe uno stato forte, chi non che se non lavoriamo non potremo cam- lo vorrebbe affatto, chi vorrebbe il so- pare, che il debito contratto ora con il cialismo, chi una democrazia più giusta capitale, ci perseguiterà per generazioni. e chi “meglio quando c’era lui”, chi non E’ come se all’improvviso si fosse reso sa bene cosa vorebbe, ma di sicuro non estremamente palese e manifesto che il questo presente. Sono piazze impossibili meglio che il nostro sistema economico da tratteggiare, difficile capire dove si riesce a pensare per noi è: vi assicuriamo possa andare a parare. Difficile capire se che gli scaffali dei supermercati saranno andranno oltre allo sfogo del malessere sempre abbastanza pieni, a tratti sarà accumulato da marzo, o si sgonfieran- necessario andare a fare la spesa divisi no con l’arrivo di bonus e accordi di in unità e limitarsi ai beni essenziali. Il categoria, e rimaranno solo le persone che potrebbe anche essere accettabile escluse, invisibili se non quando si scon- durante un’emergenza sanitaria, se al di trano con la polizia, sempre più depresse fuori di quell’ambito potessimo contare e arrabbiate. Non è un caso che nella su una vita degna e appagante, potessi- prima parte della pandemia la retorica di mo concentrarci sulla nostra salute fisica guerra fosse così in voga, si sta parlando e mentale, se potessimo intravedere un di sacrifici e di morti. Eppure continua senso e una prospettiva. a non esserci nessuna guerra, a parte le Ma possiamo? O siamo costretti a ac- solite. C’è una pandemia, e ogni analisi
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