Paesaggi alla finestra: percezione delle trasformazioni e immaginazione delle alternative durante e dopo il lockdown
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Paesaggi alla finestra: ri-vista percezione delle trasformazioni e immaginazione delle alternative durante e dopo il lockdown Gianluca Cepollaro step-Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio – Trentino School of Management. gianluca.cepollaro@tsm.tn.it Luca Mori Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Post-Doc, Università di Pisa. moriluca@gmail.com 01 2021 Abstract seconda serie La Convenzione europea del paesaggio (CEP), siglata a Firenze nel luglio 2000, promuove un’idea di paesaggio non come semplice sfondo delle attività umane, come un luogo di eccezi- onale bellezza da contemplare “dalla finestra”, ma come “spazio di vita” delle popolazioni. Pro- prio nell’anno in cui si celebra il ventennale della sua ratifica, milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette per diverse settimane, durante il periodo di lockdown dovuto all’emergen- za pandemica, a non vivere i luoghi esterni alla propria abitazione e quindi, per così dire, a os- servare i paesaggi ‘là fuori’, a guardarli da ‘finestre’ reali o virtuali come gli schermi dei dispositivi digitali. In un progetto educativo svolto con i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, il paesaggio diviene ‘uno specchio di mondi possibili’: esso non è solo l’occasione per rispecchiare lo stato d’animo che accompagna gli studenti durante l’isolamento, un oggetto ‘fuori dalla fine- stra’ sul quale si posa lo sguardo, ma è soprattutto occasione per riflettere sulla trasformazione delle percezioni e sull’immaginazione del futuro. Parole chiave Educazione al paesaggio, idea di paesaggio, percezione del paesaggio, Convenzione europea del paesaggio. Abstract The European Landscape Convention (ELC), also known as the Florence Convention, signed in 2000, promotes an idea of landscape as a “living space”: landscape is not a background for hu- man activities, is not a place of exceptional beauty to contemplate “from the window”. In the 20th anniversary year of its ratification, millions of people around the world have lived through lockdowns for several weeks due to the coronavirus pandemic. Many have observed landscapes only ‘out of there’, looking at them from real or virtual ‘windows’” (like the screens of digital devic- es). An educational project carried out with high school students during the last months, shows how landscape becomes ‘a mirror of possible worlds’. It is not just an opportunity to reflect on ‘the state of mind in isolation’, it is not just an object ‘outside the window’, but an opportunity to reflect on the transformations of perceptions and imagination of the future. Parole chiave Landscape education, ideas of landscape, landscape perception, European Landscape Convention. Received: December 2020 /Accepted April 2021 | © 2020 Author(s). Open Access issue/article(s) edited by QULSO, distributed under the terms of the CC-BY-4.0 and published by Firenze University Press. Licence for metadata: CC0 1.0 34 DOI: 10.36253/rv-10138 - www.fupress.net/index.php/ri-vista/
Cepollaro, Mori Introduzione come uno spazio relazionale, di prossimità, di coin- Nello stesso anno in cui si celebrava il ventesimo an- volgimento diretto, all’interno del quale le persone niversario della Convenzione europea del paesag- possono conversare, dialogare, negoziare, conflig- gio (CEP), documento adottato a Strasburgo il 19 lu- gere attorno ai tanti temi che da esso si dipanano. glio 2000 che invita a non pensare il paesaggio co- L’educazione al paesaggio, in particolare per le nuo- me semplice sfondo delle attività umane, né come ve generazioni, rappresenta un campo di straordina- oggetto di mera visione e contemplazione distac- rio interesse per affrontare temi estesi e controversi cata, milioni di persone in tutto il mondo sono sta- che hanno una forte connessione sulla qualità della te costrette per diverse settimane a non attraversa- vita attuale e futura. re i paesaggi esterni alla propria abitazione e quin- di, per così dire, a osservarli ‘dal di fuori’, a guardarli Emergenza sanitaria e crisi ecologica: una ricerca perlopiù dalle finestre a loro disposizione, reali come sull’educazione al paesaggio durante il lockdown quelle di casa, o virtuali come gli schermi di smar- Le misure di lockdown hanno determinato un repen- tphone e computer. tino cambiamento delle abitudini a livello globale, La Convenzione ha giocato in questi anni un ruo- con una conseguente riduzione degli spostamenti lo fondamentale nel promuovere la transizione del umani nello spazio e l’interruzione di moltissime at- concetto di paesaggio da sfondo e decoro a ‘spazio tività impattanti sull’ambiente, che hanno provoca- di vita’, generando una sua estensione ‘dall’essere to a loro volta trasformazioni rilevanti sia nei pae- visto all’essere vissuto’ e connettendolo con l’idea di saggi, sia nei vissuti delle persone. Per la prima volta vivibilità. Il paesaggio ‘che siamo e viviamo’ prende nella storia sono diventate osservabili, su scala pla- vita nell’incontro tra percezione, cognizione, memo- netaria, alcune trasformazioni legate non alla pre- ria e risonanze emotive, dal quale scaturisce un’in- senza di attività e al movimento degli esseri umani, tonazione tra il visto, il pensato, il vissuto e l’imma- ma alla loro assenza e all’interruzione degli sposta- ginato (Tagliagambe, 2018, p. 15). Il paesaggio, esito menti abituali. di un continuo e spontaneo processo di attribuzione L’emergenza causata dalla pandemia Covid-19 si è di senso ai luoghi della vita, emerge nelle connessio- verificata, peraltro, in un’epoca di crescente consa- ni tra il mondo esterno ed il mondo interno (Morelli, pevolezza e preoccupazione per un’altra emergen- 2011; Lingiardi, 2017) e si afferma metaforicamente za, quella ecologica e climatica, legata all’insosteni- 35
bilità dell’impatto delle attività umane sugli ecosi- cervi e altri animali selvatici che vagavano tranquilli ri-vista stemi e, quindi, sulla buona vivibilità futura del pia- per le strade di paesi e città in cui prima non si erano neta per la nostra e per le altre specie. mai spinti. Una delle testimonianze più significati- Fin dagli anni Settanta, da quando si è iniziato ve – perché attesta la trasformazione di un paesag- espressamente a parlare di limiti dello sviluppo, un gio e, al tempo stesso, della percezione degli esse- numero crescente di studi ha sottolineato l’esigen- ri umani che lo abitano – è arrivata dalla città india- za di cambiare le nostre modalità di produzione e di na di Jalandhar, dove alcuni abitanti hanno condivi- consumo e, in generale, il nostro modo di stare al so via Twitter l’emozione di vedere per la prima vol- mondo e di sfruttare il pianeta, denunciando la ce- ta dai tetti delle case, grazie al venir meno della cap- cità che ci porta a trattarlo come fonte inesauribi- pa di smog sulla città, le vette del Dhauladar, a circa le di risorse e come deposito interminabile di rifiu- duecento chilometri di distanza: “Non ho mai visto – ti (Meadows et al., 1972; Meadows et al., 2004). Le scrive il 3 aprile l’ex giocatore indiano di cricket Har- 01 azioni intraprese fino ad oggi per affrontare la crisi bhajan Singh – la vetta del Dhauladar dal tetto di ca- 2021 seconda serie ecologica e climatica sono state incerte e intempe- sa mia a Jalandhar. Non avrei mai potuto immagina- stive e non hanno portato a interruzioni delle abitu- re che fosse possibile”. dini e a cambiamenti dei comportamenti così bru- La documentazione di simili trasformazioni, con il schi e capillari come quelle determinate dalla pan- sentimento di meraviglia che spesso le accompa- demia Covid-19. Eppure gli effetti della crisi ecologi- gna, ha stimolato una serie di confronti tra i paesag- ca, che possiamo oggi interpretare metaforicamen- gi percepiti durante il lockdown e il loro stato prece- te come un’epidemia al rallentatore, sono altrettan- dente, ma ha anche alimentato riflessioni sul futu- to drammatici ed evidenti1. Senza alcun riferimento ro dei paesaggi e sulle “lezioni” da trarre dalla pan- a relazioni certe e dirette tra crisi ecologica, riscal- demia, riflessioni che hanno trovato spazio in semi- damento climatico ed emergenza pandemica, pre- nari, articoli, libri, appelli e lettere aperte2. Uno dei me sottolineare che già all’inizio degli anni Settan- motivi ricorrenti degli interventi , esplicito o impli- ta, Gregory Bateson (1970) invocava una svolta epi- cito, è in linea con quanto la Convenzione europea stemologica radicale a partire dal riconoscimento del paesaggio evidenzia già a partire dal “Preambo- della connessione sistemica tra uomo e ambiente. lo”. L’idea di paesaggio come bene comune (Settis, Le immagini delle acque insolitamente trasparen- 2010; Parascandolo, Tanca, 2015; Gattullo, 2016), in ti nei canali di Venezia, che hanno fatto il giro del particolare, trova fondamento nella dimensione dei mondo, documentano una delle tante conseguen- processi e delle pratiche poste in atto dalle colletti- ze dell’interruzione delle abitudini umane a cui si è vità per la sua salvaguardia, gestione e trasforma- appena accennato; anche le acque del Po e di altri zione, e pone importanti sfide alle politiche educati- fiumi italiani sono diventate più limpide, destan- ve e formative necessarie per mettere le popolazioni do l’attenzione dei principali quotidiani italiani; nel- nella condizione di partecipare attivamente alla co- le grandi aree metropolitane e in alcune regioni, co- struzione e alla fruizione degli “spazi di vita” (Pedro- me la Lombardia, è stata registrata una significati- li, Van Mansvelt, 2006; Castiglioni, 2010; Castiglioni, va riduzione della concentrazione di sostanze inqui- Cisani, 2020). nanti nell’aria, mentre altre immagini hanno docu- Nella lettera aperta di Roberto Danovaro e altri mentato la riconquista di spazi da parte degli ani- quattrocento scienziati, pubblicata dal quotidia- mali, come nel caso delle tartarughe che hanno ni- no “Il Manifesto” il 20 maggio 2020, la prospetti- 36 dificato indisturbate sulla spiaggia e di fenicotteri, va di lungo periodo viene declinata attraverso die-
ci proposte per il ‘dopo Covid-19’, nelle quali – in mo- Cepollaro, Mori do diretto o indiretto – il paesaggio è sempre cen- trale. Più specificamente, diventa centrale l’invito a considerare in prospettiva sistemica il paesaggio e le scelte che lo riguardano, quasi a suggerire che la pandemia potrà avere “implicazioni sistemiche” sui nostri modelli di abitare ed attraversare i pae- saggi non di per sé, ma soltanto se sapremo farla di- ventare un’occasione di apprendimento. Tra i punti in evidenza nel documento compaiono la prospet- tiva delle ‘città verdi’, la cessazione del consumo di suolo, la valorizzazione dei centri storici, la promo- zione dell’urban nature, gli investimenti sul turismo sostenibile, la lotta all’inquinamento, la cura della biodiversità e del “restauro ambientale”, le politiche all’insegna del ‘verde’ e del ‘blu’. A questi si accom- pagna la necessità di investire sulla ricerca e sul- la formazione, insistendo sull’“insegnamento dei principi dell’ecologia e degli obiettivi di sviluppo so- Fig. 1 — Francesco D’Angelo, Il vero nemico, penna su foglio A4, stenibile nella scuola dell’obbligo”. 21x30 cm. L’esperienza raccontata in queste pagine si inserisce nel filone di ricerca sull’educazione al paesaggio e si pone un triplice intento: matiche che emergono dalla nostra relazione con il • valutare se la lettura del paesaggio può diventare paesaggio, proprio perché è questa relazione a subi- una via d’accesso alla comprensione delle “impli- re un’improvvisa, inedita e drastica interruzione, al- cazioni sistemiche della pandemia”; meno nei termini in cui abbiamo iniziato ad inten- • rilevare se e come l’esperienza del lockdown ha in- dere il paesaggio come spazio di vita e non più come ciso sulle percezioni, sulle rappresentazioni e sul- qualcosa da osservare a distanza, come un bel luogo le attribuzioni di valore concernenti il paesaggio in da contemplare ‘dalla finestra’. ragazze e ragazzi tra i 16 e i 19 anni; Siamo in un momento in cui i giovani sono isolati e • valutare se nuove intuizioni sul proprio legame privati della partecipazione fisica alla comunità sco- con il paesaggio, suscitate dall’esperienza inedita lastica e al territorio, in una sospensione in cui il con- del lockdown, hanno effetti sull’immaginazione tatto con il mondo esterno può avvenire solo ‘dalla degli studenti rivolta a definire i paesaggi futuri finestra’. La didattica a distanza diviene l’unica mo- auspicabili per trarne alcune indicazioni per l’edu- dalità possibile di fare scuola, generando un profon- cazione al paesaggio. do cambiamento dei luoghi dell’apprendimento, che si limitano sostanzialmente alla propria abitazio- #iorestoacasa. Il paesaggio, specchio di mondi ne, mentre tutte le attività di comunicazione, con- possibili divisione, partecipazione avvengono esclusivamen- L’esperienza del lockdown ha offerto un’occasio- te tramite le tecnologie digitali. Gli schermi dei com- ne unica per fare ricerca e formazione su alcune te- puter, dei telefonini, dei tablet e degli altri disposi- 37
tivi digitali divengono ‘altre finestre’ attraverso le petenze di espressione e rappresentazione degli ri-vista quali percepire e rappresentare, auspicare e imma- studenti; ginare ‘nuovi ed altri paesaggi’. Il paesaggio divie- • presentazione pubblica dei lavori svolti con il coin- ne così uno specchio di mondi possibili: esso non è volgimento delle undici classi, del corpo docente solo l’occasione per rispecchiare lo stato di animo e di alcuni rappresentanti delle istituzioni cultu- che accompagna gli studenti durante l’isolamen- rali del territorio (Comune di Trento, tsm-Trentino to, un oggetto ‘fuori dalla finestra’ sul quale si posa School of Management, Fondazione Museo sto- lo sguardo, ma rappresenta soprattutto l’occasione rico del Trentino, MUSE-Museo delle Scienze di per riflettere sulla trasformazione delle percezioni e Trento). sull’immaginazione del futuro. Le domande poste durante le conversazioni, volte Le pagine seguenti raccontano una ricerca condotta ad indagare le trasformazioni percepite, gli scenari con ragazze e ragazzi della scuola secondaria di se- probabili e quelli auspicabili, erano le seguenti: 01 condo grado, di età compresa tra i 16 e i 19 anni, du- • notate dei cambiamenti significativi nel paesag- 2021 seconda serie rante un progetto di educazione al paesaggio nella gio ‘esterno’ che osservate dalla finestra o che at- primavera del 2020. La ricerca ha coinvolto circa 160 traversate durante le brevi e limitate uscite con- studenti, appartenenti ad undici classi di un Liceo cesse in questi giorni? delle Arti, che durante il periodo di lockdown hanno • Quali cambiamenti nel vostro mondo “interno” partecipato al progetto #iorestoacasa. Il paesaggio, sentite più rilevanti durante questi giorni di lock- specchio di mondi possibili. down? Le attività, svolte secondo la modalità della didatti- • Pensando ‘al prima’ e ‘all’adesso”, come vorreste ca a distanza, si sono così articolate: che fosse ‘il dopo’? • conversazioni sul paesaggio con docenti ed esper- • Quali cambiamenti in meglio auspicate, tenendo ti, di due ore per ciascuna classe nel corso delle conto di quanto avete pensato e vissuto durante quali alle studentesse e agli studenti, attraverso il lockdown? l’esperimento mentale dell’utopia, sono state po- L’analisi delle conversazioni e delle rappresentazio- ste alcune domande sulle trasformazioni percepi- ni raccolte è avvenuta in riferimento sia al loro va- te, probabili e auspicabili dei luoghi di vita durante lore di testimoniare un presente inaspettato quan- e dopo l’emergenza pandemica (Mori, 2020); to drammatico, sia al loro valore proiettivo di indi- • conferenze online di esperti per la presentazione care trasformazioni attese e auspicabili per ‘il dopo’ del progetto finalizzato all’elaborazione dell’idea pandemia3. di paesaggio nel periodo del lockdown; • attività con le classi e con i docenti per individua- Paesaggi alla finestra: trasformazioni percepite re alcune forme di rappresentazione (racconti, di- Uno sguardo d’insieme alle percezioni del paesaggio segni, fotografie, video, performance) del rap- del lockdown, emerse nelle conversazioni, permette porto tra i ragazzi e i loro “spazi di vita” durante il di individuare i seguenti temi ricorrenti: lockdown. Per la realizzazione dei prodotti, le clas- • le trasformazioni della dimensione sonora e cro- si sono state affiancate da alcuni esperti al fine matica dell’esperienza del paesaggio, nonché la di valorizzare le connessioni con i linguaggi propri presenza e il movimento degli animali; delle diverse materie caratterizzanti il curriculum • il rallentamento dei ritmi e l’interruzione dei mo- scolastico (musica, danza, arti figurative, design, vimenti frenetici che permettono di rivalutare al- 38 architettura e linguaggi multimediali) e le com- cuni spazi domestici e in prossimità dell’abitazio-
ne e, al tempo stesso, di sperimentare nuove at- ha viste poche o nessuna. In genere, ne ha viste me- ri-vista tività; no chi abita in posti isolati in montagna o chi abita in • la sensazione di avere ‘aperto gli occhi’ su aspet- luoghi in cui determinate attività lavorative non so- ti del paesaggio e dell’esistenza a cui prima non si no state interrotte, come Celeste in Val di Non, che prestava attenzione, come se l’immersione pre- osserva: “sento [comunque] molto la presenza dei cedente nel paesaggio fosse in parte “anestetiz- trattori, che vanno a buttare il veleno: questa cosa zata”4. non è cambiata, perché i contadini girano lo stesso”. Parliamo di paesaggi alla finestra in riferimento al Iniziando dalla dimensione sonora dell’esperien- fatto che il lockdown ha comportato un’interruzio- za del paesaggio, in generale è la riduzione del ru- ne dell’esperienza consueta di attraversamento ed more del traffico veicolare a colpire maggiormen- immersione del paesaggio, costringendo a guar- te. Nicolò, ad esempio, che vive vicino all’autostra- darlo per molto tempo a distanza, dalle finestre re- da, ha fatto esperienza di un ‘silenzio mai sentito” 01 ali della propria casa o da quelle virtuali dei disposi- prima. Maddalena, che non abita in prossimità del- 2021 seconda serie tivi tecnologici. Cosa si può dire e conoscere in que- la città, ma vede comunque in lontananza e dall’al- sta posizione? to l’autostrada, rileva la riduzione delle luci delle au- Per Leon Battista Alberti la finestra è l’emblema to e soprattutto “meno rumori”, perché il traffico di una visione frontale che permette di conoscere dell’A22 abitualmente “rimbomba tutto nella valle”. il mondo mettendolo in prospettiva, riproducendo Lo conferma Ottavio, che vive a Folgaria: “Un gior- le tre dimensioni su un piano bidimensionale, pun- no, mi sembra la settimana scorsa, ho deciso di fare tando al risultato ottimale della riproduzione alta- una passeggiata dove prediligo, sopra Castel Bese- mente definita. C’è però anche la finestra di Magrit- no (Calliano). Mi ricordo che c’era sempre un rumo- te, che riprende la pretesa della finestra albertiana re di sottofondo, che era l’autostrada, e mi sono se- di rappresentare fedelmente il reale segnalandone duto in una panchina e la strada era deserta: il sole, al tempo stesso il limite, dando sottile evidenza al- il profumo, il bosco, era come se tutto fosse nuovo”. la sua cornice e quindi alla persistente, insopprimi- Adriana abita invece vicino a un lago e la sua testi- bile differenza tra ogni rappresentazione frontale e monianza è la seguente: “tra casa mia e il lago c’è la il suo referente: il che, in termini di paesaggio, signi- statale e ci sono stati dei giorni in cui c’era talmente fica che nessun paesaggio coincide con la sua rap- silenzio che si sentivano le anatre a distanza. La sta- presentazione frontale, anche se siamo esposti al- tale era sempre piena di macchine e ora è come il de- la confusione tra i due piani. Il nostro lavoro sui pae- serto, ed è bellissimo”. saggi alle finestre, siano essi reali o virtuali, ha tenu- Notevole anche il caso segnalato da una ragazza che to presente l’esigenza fondamentale di dare risal- vive a Pinzolo, che si è accorta di poter sentire me- to alle cornici attraverso le quali consideriamo i pae- glio lo scorrere del fiume Sarca “in fondo al paese”: saggi, connettendo il piano delle percezioni a quello anche nel suo caso si può dire che “non l’aveva mai dei significati (Iacono, 2010). sentito così”. Un ragazzo che vive in un piccolo paese Prima di riportare alcune considerazioni esempla- di circa duemila abitanti in Val di Fiemme racconta di ri sui punti sopra elencati, è bene precisare che non avere vissuto l’esperienza insolita di sentire, duran- in tutti i luoghi sono stati rilevati gli stessi cambia- te il tragitto a piedi verso un negozio, il rumore dei menti o la stessa intensità di cambiamento: insom- propri passi e del proprio respiro e di avere sentito in ma, c’è chi ha notato grandi differenze nel proprio modo diverso anche i propri pensieri, in un paesag- 40 paesaggio di riferimento durante il lockdown e chi ne gio che sembrava quasi post-apocalittico.
Dal momento che “il livello sonoro medio si è abbas- Cepollaro, Mori sato”, come osserva Claudio, diventa possibile accor- gersi di suoni e rumori che prima non si udivano e che, in generale, sono riconducibili al movimento della na- tura (fiumi, uccelli, vento, ecc.). Nel riscoprire il pae- saggio sonoro viene attribuito un valore anche al si- lenzio non inteso come assenza ‘di’, ma come occa- sione ‘per’ apprezzare nuovi suoni e rumori. In questa riscoperta vi è la possibilità di svincolare l’idea di pae- saggio come esito di un “sistema di percezione domi- nante” centrato sulla vista e caratterizzato dalla fron- talità e dalla distanza (Vitale, 2015, pp. 8-12). Anche sul piano cromatico l’esperienza del paesag- gio appare trasformata. Raffaele, ad esempio, oltre alla riduzione dell’inquinamento acustico, ha nota- to un’aria quasi più fresca, colori più vividi e giardini pubblici più rigogliosi. Un’osservazione di Marta sol- leva un dubbio al riguardo: potrebbe darsi che il pae- saggio appaia più vivo e colorato perché si fa più at- tenzione a quel che abbiamo attorno. L’allentamen- Fig. 3 — Sasha Gilodi, Senza titolo, penna su carta, A4, 21x30 cm. to delle routine, del ‘troppo’, del saturo e del caoti- co, sembra risvegliare ed alimentare nei ragazzi una rinnovata attenzione, una capacità espansa di ten- parte nascosta “da una specie di foschia”, come ac- dere verso qualcosa di nuovo, prima non considerato cadeva precedentemente. o non accessibile, che permette di avere una diversa Il ritrarsi della presenza e dei movimenti umani la- consapevolezza ed un diverso uso dei luoghi. Il lega- scia spazio a quelli degli animali: c’è chi ha visto più me tra l’atteggiamento osservativo e la trasforma- insetti in circolazione (addirittura più sciamature), zione dell’oggetto osservato appare chiaro nella di- chi ha osservato e sentito gli uccelli e il loro canto, e chiarazione di Lia: “Da me in questo periodo si ve- chi ha scorto animali selvatici in circolazione. Fran- dono molto di più le stelle, ho avuto anche il tempo cesca, ad esempio, racconta di avere visto giocare di dedicarmi ad osservarle”. Non mancano tuttavia per la prima volta un capriolo: “non avevo mai visto le considerazioni che danno una ragione oggettiva qualcosa di questo tipo e proprio ora che sono rico- delle trasformazioni rilevate: Filippo, ad esempio, minciati i lavori agricoli è scomparso”. In questi casi ha notato che il prato vicino a casa sua è più colora- è chiaro che ciò che si osserva attorno a sé dipende to perché è pieno di fiori, cosa che prima non acca- dalla posizione e dal moto dell’osservatore. deva perché erano molte le persone che lo attraver- L’interruzione forzata delle occupazioni precedenti savano e quindi lo calpestavano o andavano lì per consente di scoprirne di nuove: c’è chi ha fatto “ri- fare picnic, schiacciando erba e fiori sotto le tova- torno alla manualità” coltivando un orto in giardino; glie; Silvana, invece, abitando in una posizione da c’è chi ha iniziato a leggere libri diversi da quelli sco- cui è possibile vedere Rovereto dall’alto, ha nota- lastici e chi addirittura si è meravigliata di se stes- to che la città di mattina non appare sovrastata e in sa per avere provato il piacere di leggere, trovando 41
un posto dove farlo in tranquillità appena sotto ca- rienza limite e traumatica come quella del lock- ri-vista sa; c’è chi ha ripreso a suonare uno strumento mu- down5. Adriano, ad esempio, esprime questa sen- sicale abbandonato e chi ha provato a fare gli eserci- sazione, facendo riferimento alla propria esperien- zi abituali (di danza) in casa o in giardino, scoprendo za, ma anche a quella degli abitanti del suo paese di poter così sperimentare nuove possibilità di uso subito dopo il lockdown, che prima passeggiava- dello spazio e del proprio corpo; c’è chi dice di sentir- no raramente in certe zone attorno al paese: “È una si al tempo stesso “meno libera” e “più libera”, per la scoperta della natura da parte di chi prima ha avu- possibilità di concedersi delle “semplicità quotidia- to un contatto superficiale, da parte di persone che ne” per le quali prima non c’era tempo. In generale non avevano l’esigenza di stringere un rapporto con tutti sembrano concordare con un’affermazione di il paesaggio, con l’ambiente; forse in questa quaran- Silvana, secondo la quale “abbiamo riscoperto quel- tena gli si sono aperti un po’ gli occhi verso il mon- lo che abbiamo attorno”. do”. Lo conferma Viola: “Io invece potrei dire che sul 01 Ciò che è stato riscoperto, o in parte scoperto per la fatto di vedere la natura qualcosa è cambiato. An- 2021 seconda serie prima volta, sono i nessi sistemici tra i modi di abi- che solo vedere le montagne vicino a casa mia: non tare e attraversare i paesaggi e il sentimento di sé, è una cosa nuova, ma mi sono accorta che le vedevo legato al sentimento del tempo e dello spazio; in al- in modo diverso, prima. [E anche gli altri abitanti del tri termini la scoperta riguarda il fatto che il modo paese] almeno si sono resi conto [di quello che ab- in cui “mettiamo al mondo il paesaggio” (secondo biamo]; nel mio paese veramente nessuno andava determinati modelli di abitarlo e attraversarlo, ad in giro per strada e adesso, forse, si sono resi conto esempio) incide profondamente sul modo in cui il in questa situazione [di come è importante] uscire. paesaggio “ci mette al mondo”, secondo un princi- Forse è un’occasione di guardare in un modo diverso pio di circolarità in cui sono in gioco, assieme a noi il nostro paese, la natura e tutto”. umani, le altre specie e gli stati dinamici degli ecosi- L’esperienza del lockdown, ancora una volta, porta a stemi in cui viviamo (Cepollaro, Mori, 2018). scoprire o a riscoprire il valore dei paesaggi abitua- Tale sensazione di “riscoperta” si dipana dal ma- li e alimenta una nuova attenzione ai paesaggi di cro al micro, spaziando dalla dimensione della valle prossimità. I paesaggi “perduti”, causa le restrizio- dell’Adige percepita in modo inedito agli spazi do- ni legate al movimento delle persone, sono sostitu- mestici: ad esempio, c’è chi ha iniziato ad utilizzare iti dai paesaggi di prossimità spesso poco conside- un poggiolo che precedentemente ignorava, risco- rati proprio dai giovani perché ritenuti “ovvi” e a por- prendone con sorpresa la funzione dimenticata; c’è tata di mano. Raffaele commenta in chat: “Ci stia- chi sente la mancanza di un terrazzo e di un giardi- mo comportando come se avessimo appena scoper- no e chi invece, avendo l’uno o l’altro, ammette di to l’acqua calda: tutte queste cose di cui parliamo averli fortemente rivalutati durante il lockdown. In sono sempre esistite, molto prima della quarante- generale si sente l’esigenza e si riconosce il valore na, e prima dell’umanità. Eravamo ciechi, e ora tutto della polifunzionalità degli spazi abitativi e della lo- questo ci sta facendo aprire gli occhi. Forse sarebbe ro apertura all’ambiente esterno. il caso di non dimenticare, o rischiamo di non riuscire Le scoperte percettive e cognitive sembrano con- più a vederle”. Ariel si dice d’accordo con chi parla di vergere ed essere riassumibili nella metafora “apertura degli occhi”: “questo periodo mi ha aper- dell’’aprire gli occhi’: si ha la sensazione di vedere to un po’ gli occhi per quello che sta succedendo, per in faccia quel che accade, quel che è, come se esso quello che stiamo vivendo io e la mia famiglia, per le 42 diventasse particolarmente evidente in una espe- abitudini che avevo prima e non ho più. […] Di sicuro
non correrò come prima, per gli appuntamenti e per Cepollaro, Mori le cose che dovremo fare”. Arianna però al riguardo ha dei dubbi, perché a suo avviso “di solito si tende a dimenticare quello che si impara, dopo avere supe- rato un ostacolo”. I paesaggi dopo l’emergenza: scenari probabili La considerazione di Arianna ci porta all’analisi degli scenari futuri ritenuti probabili. Benché la condizio- ne di relativa stasi abbia “aperto gli occhi” a tanti, in molti dichiarano l’esigenza di attraversare il paesag- gio e di sentire quel “ricambio di energia” che si pro- va incontrando persone diverse e andando in luoghi diversi. Se qualcuno ha sottolineato che la pausa dal- la frenesia consueta può stimolare la creatività, qual- cun altro ha notato che la staticità alimenta anche la pigrizia e riduce la creatività. Si sente l’esigenza, per- tanto, di tornare a muoversi; ma come ci muovere- Fig. 4 — Denise Marinelli, La Speranza, carta di giornale e acrilici, 24x20 cm. mo? Terremo conto, nel riprendere i nostri movimen- ti, delle scoperte fatte durante il lockdown? Riformuliamo la domanda mettendola a distanza sisteva nel trovarsi immerso nell’acqua, in prossimi- dai vissuti personali e considerando il caso esem- tà di un albero ricco di frutti; essendo affamato e as- plare del cittadino di Jalandhar che ha scoperto, con setato, non appena si muoveva per bere e per racco- grande meraviglia, di poter vedere dal tetto di casa gliere i frutti che erano a sua portata di mano, l’acqua le vette del Dhauladar. Quando il lockdown finirà e e i frutti si ritraevano diventando irraggiungibili, pro- la città riprenderà i ritmi consueti, rialzando la cor- prio in ragione del suo movimento. A proposito del tina di smog tra se stessa e l’orizzonte e il colore del cittadino di Jalandhar, dunque, c’è chi dice che proverà cielo, quell’abitante si rassegnerà facilmente a ri- rabbia e dispiacere, ma che si dovrà rassegnare: “pro- nunciare alla bellezza possibile che pure ha intravi- babilmente, una volta tornati alla normalità, nessu- sto inaspettatamente? no penserà più al paesaggio e al resto”; “torneremo a Generalizzando e ampliando la domanda ci si potreb- pensare ciò che pensavamo prima”; “non ci farà nean- be chiedere se saremo in grado di tornare a muover- che più caso”; “mi piacerebbe che le persone imparas- ci in modo da non perdere la bellezza che sarebbe, no- sero qualcosa da tutto questo, ma non credo che suc- nostante tutto, a nostra portata di mano, e se sapre- cederà, perché tendiamo ad ignorare i nostri errori”; mo cambiare i nostri modi di abitare, costruire e at- “non mi aspetto grandi cambiamenti positivi; anzi, la traversare i paesaggi, in modo che la nostra presen- frenesia sarà triplicata per recuperare il tempo in cui za e il nostro passaggio non ne compromettano la siamo stati bloccati”. Adelaide ritiene che senza un vivibilità e la bellezza, qualità che rendono al tempo “grande disastro del genere, nessuno si sarebbe dato stesso possibile e più godibile la vita. Se non ne fos- una svegliata”, ma teme che “le persone torneranno simo capaci, ci ritroveremmo in una condizione ana- ad adagiarsi nella loro quotidianità di prima”. E por- loga a quella del mitico Tantalo, il cui supplizio con- ta una prova: “è vero che in questi mesi abbiamo vi- 43
Fig. 5 — Beatrice Ugolini, Senza titolo, matite colorate. sto che come specie umana siamo in grado di portare neanche sul terrazzo a guardare, perché magari sarà cambiamenti al nostro stile di vita, ma non credo sia nuovamente troppo impegnato; non ci sarà nean- una cosa duratura; ai primi giorni festivi, c’erano già le che il tempo per andare a verificare se c’è ancora [la strade trafficate”. Così Adriano: “Io ci ho pensato tan- montagna all’orizzonte], con tutti gli impegni che tissimo al dopo. Vedrei un dopo migliore, ma so che riempiono la giornata”. Caterina è d’accordo e ritie- nei fatti si tornerà a quello che facevamo prima”. Una ne che l’unica lezione che resterà dal lockdown sarà notizia riportata da un quotidiano sul caso del fiume quella che i singoli sapranno trarne, dandosi dei limi- Sarno – più limpido durante il lockdown e tornato vi- ti e dicendo “questo è troppo, mi fermo qui”, quando sibilmente inquinato a distanza di un giorno dalla fi- i ritmi diventeranno troppo elevati. ne delle restrizioni – sembra confermare queste ama- Una minoranza ritiene poi che le cose, in futuro, non re considerazioni sul futuro probabile. La sfiducia di solo non andranno meglio, ma andranno perfino molti studenti sembra fare da contrappunto al senti- peggio, perché il senso di vicinanza delle persone o mento di ansia e di paura legato al momento partico- l’apprezzare gli altri e il paesaggio è “una cosa dav- lare di emergenza sanitaria. vero momentanea”. La maggioranza è convinta del fatto che le abitudi- Tali valutazioni sul futuro probabile si accordano con ni precedenti riprenderanno il sopravvento. Secon- un’amara considerazione di uno dei padri della bio- do Anna le persone “seguiranno le comodità” e “tor- economia, Nicholas Georgescu-Roegen, quando si nerà tutto come prima”, anche se si augura che ci si- chiede se il genere umano sia davvero disposto a ano più rispetto e consapevolezza. Così Livia, secon- considerare un programma di limitazione di quelle do la quale un futuro migliore “sarebbe possibile, comodità, definite “esosomatiche”, che è capace di ma non si farà”, perché tutti sono impegnati e indaf- costruirsi. La risposta che lascia intendere non è ot- farati: perciò, pensando all’abitante di Jalandhar, le timistica dato che la nostra specie è probabilmente appare ragionevole pensare che “non si fermerà più troppo attratta dagli eccessi nel consumo e nella di- 44
struzione di quel che ha per riuscire a darsi dei limiti Cepollaro, Mori (Georgescu-Roegen, 1982, p. 75)6. Concludiamo la rassegna delle posizioni con alcune voci che ritengono invece probabile un cambiamen- to positivo: secondo Celeste “non sarà più come pri- ma, perché questa quarantena è stata utile per pen- sare” e, in primis, si darà “più importanza agli affetti e alle relazioni umane”; anche secondo Ilaria difficil- mente le cose torneranno come prima, soprattutto perché l’esperienza del lockdown ha dato prova del- la “forza dell’azione collettiva”, mostrando che im- pegnarsi tutti insieme per un cambiamento “può fa- re veramente la differenza”; secondo Maddalena, ci sono molte persone che hanno apprezzato l’uscita dalla frenesia e dai ritmi precedenti e che forse con- tinueranno a desiderare di vivere “senza tutte quelle scadenze e quegli impegni, [con la sensazione che] se restiamo fermi un paio d’ore tutti gli altri vanno avanti e noi rimaniamo indietro”. Fig. 6 — Serena Graziadei, Senza titolo, matite colorate. Daniela riporta, per concludere, anche un caso di pic- colo cambiamento innescato durante il lockdown a Mattarello, “in un quartiere abbastanza chiuso di stradine”: “mi sono accorta in questo periodo che li ritenuti probabili in seguito abbiamo fatto riferi- passano meno macchine e i bambini si sono riap- mento al mito di Tantalo, che non riesce a muoversi propriati di queste stradine. Hanno riscoperto vecchi senza allontanare da sé i “frutti del paesaggio” a cui giochi di strada. C’è un piccolo fazzoletto di terra ab- aspira. La nostra condizione non è alla lettera quella bandonata: è venuta ai bambini l’idea di dire ai geni- di Tantalo, ma sul piano metaforico la sua condizio- tori di comprare quel pezzo di terra abbandonata per ne assomiglia alla nostra: l’auspicio ricavabile dal- fare un piccolo parco nel quartiere”. la ricerca presentata in queste pagine è che lo shock Dalle aspettative degli studenti emergono spesso provocato dall’emergenza in corso carichi di tensio- un bisogno e un desiderio di comunità e di socialità: ne utopica l’immaginazione educativa, architetto- la maggiore consapevolezza della frammentazione nico-urbanistica e politica di tanti, o almeno di una delle relazioni e dell’indebolimento del legame so- significativa “minoranza attiva” capace di ispirare ciale, esistenti già da prima del distanziamento fi- cambiamenti che permettano alla nostra specie di sico imposto dal lockdown, fa sperare nella riconqui- esplorare i propri margini di miglioramento nel rap- sta di spazi di aggregazione e nella creazione di luo- porto con i propri “spazi di vita”. ghi di dialogo e scambio. Molte ragazze e molti ragazzi sono d’accordo con una dichiarazione di Stefano Boeri, secondo la quale I paesaggi dopo l’emergenza: scenari auspicabili il ritorno alla normalità, dopo l’esperienza fatta, sa- Per riassumere il paradossale scarto tra i paesag- rebbe “la cosa più preoccupante”: “Qui si tratta dav- gi percepiti e desiderati durante il lockdown e quel- vero di cambiare il modo di vivere delle città”7. 45
Ed è questa consapevole disponibilità e profonda Conclusioni: alcuni spunti dall’esperienza di lock- ri-vista tensione al cambiamento del “modo di vivere” che down per l’educazione dal paesaggio rappresenta uno dei tratti più interessanti per l’edu- La ricerca ha permesso di rilevare il forte impatto cazione al paesaggio. emotivo e cognitivo che l’esperienza del lockdown Ecco alcune indicazioni generali al riguardo: si im- ha avuto per i giovani studenti coinvolti. L’esperien- maginano e si auspicano città senza sprechi, in cui za estrema, mentre ha inciso chiaramente in modo ci si muove molto a piedi o con altri mezzi non in- molto forte sulle loro percezioni, rappresentazioni quinanti, come la bicicletta, e in cui le zone centra- e attribuzioni di valore concernenti il paesaggio, ha li sono senza asfalto e automobili; si auspicano del- permesso ai ragazzi di accedere ad una più profon- le città-parco (città-giardino o città-bosco) in cui gli da conoscenza della connessione e della ricorsività spazi interni delle case e delle scuole sono più con- tra “mondo interno e mondo esterno”, tra mindsca- nessi con gli spazi verdi all’aperto; si auspicano spazi pe e landscape, nella costruzione dei paesaggi della 01 cittadini vissuti con più attenzione e meno frenesia. propria vita. 2021 seconda serie Si nota però, nel momento in cui gli auspici vengo- Il carattere di un’esperienza limite e l’elaborazio- no formulati, la difficoltà di scendere nei dettagli e ne avvenuta in termini educativi hanno aiutato ad di “visualizzare” al meglio ciò che si desidera. C’è chi ‘aprire gli occhi’ sui nessi sistemici tra la configu- osserva, a questo punto, che se la volontà di cam- razione dei paesaggi di prossimità, i modi e ritmi biamento resta inespressa, oppure confusa e vaga, dell’abitarli e dell’attraversarli, il senso del tempo è molto facile ricadere nei modelli e nei paradigmi e dello spazio, il sentimento di sé e le possibilità di già esistenti; se invece la volontà di cambiamento movimento per gli esseri umani e le altre specie. Il dei giovani trova espressione in immagini e model- poter cogliere tali nessi con insolita evidenza costi- li condivisibili e accattivanti, allora queste immagini tuisce per chi si occupa di educazione al paesaggio e questi modelli potrebbero diventare dei punti di ri- un’occasione per tenerli presenti anche in futuro e ferimento e delle fonti di ispirazione per dei cambia- per scoprirne altri. Ciò non significa però, dal punto menti possibili. di vista degli studenti, che la pandemia possa avere Occorre dare forma al desiderio e all’immaginazio- di per sé effetti duraturi sul paesaggio, perché mol- ne, affinché qualcosa che ancora non esiste possa ini- ti ragazzi temono che a un certo punto, superata l’e- ziare a esistere, ed è qui che affiora con forza un’al- mergenza, ‘tutto tornerà come prima’, sotto la spin- tra possibile funzione – e responsabilità – dell’edu- ta inerziale delle condotte di vita precedenti. Ciò che cazione al paesaggio: mostrare come dare forma ai può fare la differenza è l’educazione dello sguardo pensieri e alimentare l’immaginazione attraverso la sulle trasformazioni dei paesaggi e sulla loro com- conversazione e come dare forma all’immaginazione plessità e, in questa prospettiva, ciò che è accaduto mediante il sapere tecnico. durante la pandemia potrebbe essere ripreso e ana- Dalle idee circa l’inesistente immaginato e desiderato lizzato anche quando l’emergenza sarà superata. (e da quel che si cerca al riguardo: sostenibilità, cresci- L’elaborazione dell’esperienza del lockdown ha per- ta, buona vivibilità o una loro combinazione) dipende messo agli studenti di individuare alcune trasfor- la possibilità di intravedere nuovi mondi. Per le giova- mazioni legate alla pandemia, partendo dalla rifles- ni generazioni non mancano le ragioni di preoccupa- sione sugli spazi di prossimità per arrivare ad una zione, ansia e paura per l’esistente, ma nello stesso nuova consapevolezza del proprio legame con il pae- tempo appaiono evidenti anche una tensione e una saggio. Affinché tali effetti possano durare nel tem- 46 disponibilità inedita a pensare un futuro diverso. po, tuttavia, si ritiene necessario mantenere viva ta-
Cepollaro, Mori Note le consapevolezza, cosa che potrà essere fatta an- 1 Cfr. L’emergenza climatica è una pandemia al rallentatore (Testa, 11 maggio 2020). che considerando la lezione della pandemia negli ap- 2 Tra le recenti pubblicazioni sull’idea che la città sia da procci e nei programmi educativi. Le testimonianze ripensare come bene comune, cfr. La città per l’uomo ai dei giovani, in particolare conversazioni e riflessio- tempi del Covid-19 (Cannata, 2020); Fabbricare fiducia al ni sull’esperienza della primavera del 2020, non più tempo del Covid19 e oltre (Sciascia, 2020). 3 Quando, citando le dichiarazioni dei ragazzi, mettiamo in senso stretto riproducibile, rappresentano quindi delle frasi tra virgolette, riportiamo fedelmente la trascri- materiali unici, che potrebbero essere utilizzati in un zione del parlato, utile talvolta a cogliere le sfumature e futuro programma di educazione alla lettura siste- il coinvolgimento emotivo, che non sarebbero riproducibili mica dei paesaggi e delle loro trasformazioni. nel discorso indiretto. I disegni, le fotografie e le immagini presentate in queste pagine sono frutto di una selezione Le nuove intuizioni sul legame con il proprio spazio finalizzata ad accompagnare in termini evocativi le rifles- di vita sollecitate dall’esperienza di lockdown mo- sioni e le conversazioni contenute nel presente contributo. strano come l’educazione al paesaggio possa svol- 4 Il riferimento implicito ad una percezione abituale ane- stetizzata è in linea con le considerazioni di Andy Hargre- gere il fondamentale ruolo di allenare a pensare aves riportate da Zygmunt Bauman in una sua intervista nuovi mondi possibili, qualora riesca a coniugare lo sull’identità, a proposito del fatto che “negli aeroporti e in studio del passato e l’analisi del presente con l’im- altri spazi pubblici gli individui col telefono cellulare e l’au- maginazione di quel che ancora non esiste, nella de- ricolare camminano qua e là, parlando ad alta voce da soli, come schizofrenici paranoici, incuranti di ciò che sta loro clinazione del futuro auspicabile. La sfida diventa intorno”. Cfr. (Hargreaves, 2003, p. 25; Bauman, 2009, p. pertanto quella di tenere traccia della lezione della 26) pandemia (con i suoi effetti più e meno duraturi) sia 5 Richiamiamo qui l’idea di “situazione limite” proposta nei programmi di educazione al paesaggio, sia nella da Karl Jaspers, cioè di una situazione che pone i soggetti di fronte alla propria finitezza e all’esigenza di cercare un progettazione futura dei paesaggi: come contributo “punto d’appoggio” (la morte è una di queste situazioni): al compito questo articolo ha cercato di documen- le situazioni limite hanno in comune il fatto che in esse tare intuizioni e propositi maturati in settimane che diventa evidente che “tutto scorre, è preso nel moto irre- quieto dell’essere-posto-in-forse, tutto è relativo, finito, non avevano precedenti nella storia mondiale. scisso in contrari, non è mai il tutto, l’assoluto, l’essenzia- le” (Jaspers, 1950, p. 267). Pur essendo in senso stretto in- sopportabili per chi le vive, Jaspers aggiunge che in pratica “abbiamo quasi sempre un punto d’appoggio di fronte alla situazione limite”, e il punto d’appoggio trovato mostra quali forze agiscono all’interno di un essere umano. 47
ri-vista 01 Bibliografia 2021 6 L’espressione “comodità esosomatiche” fa riferimento Bateson G. 1970, Le radici della crisi ecologica, in Id., Verso seconda serie alle comodità determinate da tutto ciò che costruiamo, un’ecologia della mente (1972), trad. it., Adelphi, Milano “esterno” al nostro corpo, per ridurre il tempo o la fatica 1993, pp. 509-515. che impiegheremmo facendo da soli, con le forze del no- Bauman Z. 2009, Intervista sull’identità, a cura di B. Vec- stro corpo: esemplare in questo senso è la macchinina chi, Laterza, Roma-Bari. sui campi da golf, che rende “più comodo” un tragitto che Cannata M. (a cura di) 2020, La città per l’uomo ai tempi potrebbe essere fatto tranquillamente a piedi; a costituire del Covid-19, La nave di Teseo, Milano. un problema, dal suo punto di vista, è l’eccesso di comodi- tà superflue che costruiamo e alle quali ci abituiamo. Castiglioni B. 2010, Educare al paesaggio, trad. it. del re- 7 Cfr. l’intervista dell’architetto Stefano Boeri al quotidia- port Education on Landscape for Children presentato nel no Repubblica il 21 aprile 2020 dal titolo Via dalla città, nei 2009 al Consiglio d’Europa, Museo di Storia Naturale e Ar- vecchi borghi c’è il nostro futuro e l’intervento all’iniziativa cheologia di Montebelluna, Treviso. Risorgimento digitale (29 aprile 2020). Castiglioni B., Cisani M. 2020, The complexity of landscape ideas and the issue of landscape democracy in school and non-formal education: exploring pedagogical practices in It- aly, «Landscape Research», 7 aprile 2020, published online. Cepollaro G., Mori L. 2018, Mettersi al mondo. Educazione al paesaggio per le nuove generazioni, ETS, Pisa. Gattullo M. 2016, Il paesaggio: un bene di tutti, un bene di nessuno o un bene comune?, «Annali del dipartimento di metodi e modelli per l’economia il territorio e la finanza», n. 2, Pàtron, Bologna. Georgescu-Roegen N. 1982, Energia e miti economici, trad. it., Boringhieri, Torino. Hargreaves A. 2003, Teaching in the Knowledge Society: Education in the Age of Insecurity, Open University Press, Buckingham. Iacono A. M. 2010, L’illusione e il sostituto. Riprodurre, imi- tare, rappresentare, Bruno Mondadori, Milano. Jaspers K. 1950, Psicologia delle visioni del mondo, trad. it., Astrolabio, Roma. Lingiardi V. 2017, Mindscapes. Psiche nel paesaggio, Raffa- ello Cortina, Milano. 48 Meadows D. H., Meadows D. L., Randers J., Behrens III W.
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