Operazione della Direzione Nazionale Antimafia contro il narcotraffico: 27 arresti - Il Corriere del Giorno

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Operazione della Direzione Nazionale Antimafia contro il narcotraffico: 27 arresti - Il Corriere del Giorno
Operazione della Direzione
Nazionale Antimafia contro il
narcotraffico: 27 arresti
ROMA – E’ in corso da questa mattina una vasta operazione antidroga
denominata “Fiori di primavera” condotta dalla Guardia di Finanza del
Comando Provinciale di Lecce guidato dal Colonnello Luigi Carbone con
arresti in Italia e in Albania contro quattro distinti gruppi
criminali italo albanesi responsabili a vario titolo di associazione a
delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale
di sostanze stupefacenti .

                                           Sono oltre 100 i finanzieri
impegnati del Comando provinciale di Lecce con l’ausilio dello
S.C.I.C.O il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata
di Roma della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Nazionale
Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che
stanno notificando una ordinanza di custodia cautelare richiesta dai
magistrati di Lecce ed emessa dal gip dr. Michele Toriello del
Tribunale di Lecce, a carico di 27 persone (di cui 21 albanesi e 6
italiani) anche in Albania grazie alla collaborazione della Polizia
locale.

Le indagini durate quasi due anni, hanno reso possibile identificare
ed arrestare gli appartenenti a quattro distinti gruppi criminali
italo albanesi, con basi operative nella provincia di Lecce e
ramificazioni in altre regioni italiane (Calabria, Toscana, Emilia
Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia), tutti ritenuti responsabili di
traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ed introduzione
nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra.
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I militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Lecce anche con la
collaborazione dei mezzi aerei e delle motovedette del R.O.A.N.
Reparto Operativo Aeronavale di Bari, grazie anche alle alte dotazioni
tecnologiche a loro disposizione, sono riusciti ad “intercettare” le
spedizioni in mare, mappandoli e consentendo di intervenire sui “punti
di sbarco” lungo il litorale pugliese, compiendo ben 26 distinti
interventi operativi nel corso delle indagini ed arrestando in
flagranza 31 persone responsabili, insieme ad altre 90 denunciate a
piede libero, dell’importazione ripetuta in Italia di 8 tonnellate e
mezzo di marijuana e quasi 10 chilogrammi di eroina e cocaina oltre
che di armi e munizioni.
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I dettagli dell’operazione sono stati resi noti questa mattina nel
corso di un incontro con la stampa svoltosi a Lecce questa mattina
presso gli uffici della Procura Generale , alla presenza del
Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, del
procuratore capo della Repubblica di Lecce, del Comandante regionale
Puglia Generale Vito Augelli e del Generale Alessandro Barbera
Comandante del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità
organizzata della Guardia di Finanza. Per il dr. Cafiero de Raho il
risultato dell’ operazione odierna “si tratta di un’operazione di
grande importanza perché abbiamo operato in stretta collaborazione con
la polizia albanese. L’organizzazione si fondeva con elementi della
criminalità italiana e riusciva ad immettere marijuana eroina e
cocaina sul mercato europeo: questo ci dà la misura di quanto
pericolosa sia la criminalità albanese”.
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Importante ed efficiente è stata anche la collaborazione
internazionale che ha visto cooperare al meglio il Ministero della
Giustizia e dell’Interno, la Direzione Centrale per i Servizi
Antidroga (D.C.S.A.), l’Interpol ed il Servizio per la Cooperazione
Internazionale di Polizia (SCIP – Ufficio dell’esperto per la
sicurezza in Albania) grazie ai quali i Finanzieri del Nucleo di
polizia economico finanziaria di Lecce e dello S.C.I.C.O il Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia
di Finanza, sono riusciti – in sinergia con la Polizia nazionale
albanese – a rintracciare all’alba di oggi i destinatari
dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere , che nel frattempo si
erano rifugiati in Albania.

I capi dell’organizzazione e gli scafisti erano albanesi mentre gli
italiani si occupavano della fase logistica dello smistamento , a
partire dallo stoccaggio alla successiva commercializzazione delle
partite di droga sul territorio italiano.      Gli scafisti venivano
reclutati in Albania ed avevano il compito di trasportare, tonnellate
di marijuana, oltre che cocaina ed eroina stipati su potenti gommoni
supermotorizzati, dalle coste albanesi a quelle salentine. La fase
logistica in Italia, ossia il temporaneo stoccaggio e la
commercializzazione, veniva affidata a complici italiani.
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Alcuni traffici di droga avvenivano anche sulle coste della litoreanea
jonica, con dei carichi provenienti dall’ Albania che venivano
scaricati a Torre Colimena (Manduria) in provincia di Taranto. Nel
capoluogo jonico infatti è stati arrestato un “corriere” Michele
Marini durante il viaggio di ritorno dalla Calabria. Altri tre
trafficanti, Francesco Delle Grottaglie e Gaetano Intranova nativo di
Manduria e residente a Maruggio (TA) e l’ albanese Gerard Lamaj sono
indagati nell’inchiesta per aver acquistato e trasportato 70 pacchi di
marijuana dall’ Albania sino alla costa tarantina, in località
Campomarino di Maruggio (Manduria, Taranto) . Un albanese Kujtim
Elmazi veniva fermato    sulla SS Brindisi-Taranto all’altezza dello
svincolo per Taranto Tamburi alla guida di una Panda con cui
trasportava  31 kg.di marijuana e tratto in arresto.

GdG Lecce _mafia copia

Dall’inchiesta è emerso che i     gruppi criminali di spessore anche
mafioso, presenti in Sicilia ed in altre città italiane, si
sono ripetutamente rivolti agli albanesi arrestati oggi dalla Guardia
di Finanza, per approvvigionare i rispettivi mercati di ingenti
quantitativi di stupefacente pagato in anticipo e in contanti come
dimostrano i numerosi sequestri di banconote, producendo un vorticoso
flusso di denaro verso il Salento e l’Albania sulle cui tracce si sono
posti gli inquirenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della
Guardia di Finanza.

“La giornata di oggi corona un lavoro portato avanti negli ultimi anni
– ha aggiunto il comandante regionale della Guardia di Finanza
Generale Vito Augelli– arresti, denunce, sequestri e investigazioni
sono un patrimonio importante che assesta un colpo duro alla
criminalità nella nostra regione”.
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Gli arrestati pugliesi sono: Donato Carlucci 35enne di
Brindisi, Gianfranco Contestabile, 51enne di Brindisi; Giancarlo De
Simone 52enne di Oria;           Salvatore Santoro, 51enne di
Brindisi; Francesco Tarantini, 62enne di Brindisi ; Giuseppe
Vantaggiato, 41enne di Brindisi.

I nomi degli arrestati
Il gruppo degli albanesi:

Altin Avdurami, 46 anni, residente a Castro (Lecce);
Arben Pazi, 42 anni;
Arbnor Hoxhaj, 34 anni;
Artur Malo, 35 anni;
Bernanrd Tahiarj, 35 anni,
Bilbil Kabello, 34 anni;
Denis Pashaj, 33 anni;
Dino Abazi, 37 anni;
Dorian Alikaj, 35 anni;
Dorjan Pashaj, 34 anni;
Eduart Sallaku, 50 anni;
Elvin Xamo, 40 anni;
Erjon Xhelili, 36 anni;
Fatmir Xhelili, 38 ani;
Klaudio Fani, 34 anni;
Kristian Nuredinaj, 36 anni;
Kujtim Elmazi, 58 anni;
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Luka Beqiraj, 32 anni;
Nertil Gerra, 31 anni;
Raul Zenunaj, 40 anni;
Ajet Cepaj, 50 anni.

Il gruppo degli italiani:

Giancarlo De Simone, 52 anni, di Oria (Brindisi)
Ai domiciliari:
Donato Carlucci, 35 anni, di Brindisi;
Gianfranco Contestabile, 51 anni, di Brindisi;
Salvatore Santoro, 51 anni, di Brindisi;
Giuseppe Vantaggiato, 41 anni, di Brindisi;
Francesco Tarantini, 62 anni, di Brindisi.

(notizia in aggiornamento)

“Nel 2019 cattureremo Matteo
Messina Denaro”
ROMA – “Il 2019 sarà l’anno della cattura di Matteo Messina Denaro”.
Questo è il monito lanciato dal procuratore nazionale Antimafia e
Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, in un’intervista
a www.Gnewsonline.it, il nuovo quotidiano d’informazione online del
Ministero della Giustizia.

In un colloquio con Massimo Filipponi, il procuratore De Raho ha fatto
il bilancio del suo primo anno alla guida della Procura Nazionale
Antimafia e Antiterrorismo, evidenziando i risultati ottenuti e
valutando i provvedimenti legislativi adottati in materia di lotta
alla corruzione e quelli che favoriranno l’ingresso di nuovi
magistrati e di personale amministrativo nella macchina della
Giustizia.
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De Raho si è anche soffermato sulle figure e sugli insegnamenti di
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ricordando come l’intuizione dei
due magistrati abbia modificato profondamente e potenziato le tecniche
di indagine e di contrasto alla criminalità organizzata. Sulla
latitanza del boss Messina Denaro, il procuratore ha dichiarato: “Le
reti che lo attorniano e che lo sostengono sono sempre numerose ma di
volta in volta, mese dopo mese, si interviene tagliandole. Così
facendo ci si avvicina all’obiettivo e credo che il 2019 sarà proprio
l’anno della fine della sua latitanza”.

“È la prima delle novità di questo 2019 e vogliamo che Gnews diventi
un punto di riferimento per l’informazione nell’ambito della
giustizia, che lo faccia avendo come bussola i principi del
giornalismo e la conseguente autonomia che questi portano con sé.
Anche per questa ragione vorremmo che fosse uno spazio di dibattito e
cominciamo subito ospitando nelle nostre colonne i contribuiti di
alcuni degli attori principali della giustizia” si legge
nell’editoriale.

Su Gnewsonline.it si possono trovare gli interventi di Andrea
Mascherin, presidente del Consiglio Nazionale Forense, Antonio De
Notaristefani, presidente dell’Unione delle Camere Civili, Francesco
Minisci, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e Gian
Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali.

“Quello di oggi è, quindi, un ulteriore passo concreto che compiamo
per attuare quell’apertura delle porte di via Arenula già intrapresa
dal ministro Alfonso Bonafede. E per farlo abbiamo un nuovo strumento,
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creato grazie alla collaborazione fra l’Ufficio stampa e la Direzione
generale per i Sistemi informativi automatizzati del Ministero. Il
quotidiano sarà gestito dall’Ufficio stampa e informazione di via
Arenula. Chiunque volesse collaborare può scrivere all’indirizzo
email ufficio.stampa@giustizia.it per sottoporre le sue proposta. Noi
ci siamo. Un buon anno a tutti i lettori” conclude l’editoriale.

Blitz antiterrorismo dei Nocs in
Sardegna. Arrestato un uomo

                                          ROMA   – Un uomo libanese
di 38 anni Alhaj Ahmad Amin, di origine palestinese è stato arrestato
questa mattina dai NOCS della Polizia di Stato a Macomer in provincia
di Nuoro, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere,     in quanto ritenuto responsabile di stare
progettando un attacco con del veleno o con armi chimiche in una
località della Sardegna È questa la principale ipotesi degli
investigatori che per diverso tempo hanno tenuto sotto controllo tutti
movimenti dell’estremista islamico.

Il libanese- palestinese era residente da qualche tempo in Italia,
nella cittadina sarda dove conduceva una vita tranquilla, sempre
chiuso in casa, ed aveva sposato con una ragazza marocchina
(conosciuta casualmente sui social), padre di tre figli, sembrava
essere al di sopra di ogni sospetto. Una vera e propria cellula
dormiente. Abitava in pieno centro, e secondo la Digos la moglie non
aveva mai sospettato di avere in casa un potenziale terrorista. Non
uno che si sarebbe immolato, ma che stava studiando un modo semplice
per avvelenare le condotte idriche. Dove e come ancora non è chiaro,
ecco perché la Direzione antimafia di Cagliari ha deciso di
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intervenire e   di fermare il progetto prima che fosse troppo tardi.

L’operazione è stata condotta dalla Digos di Nuoro e coordinata dalla
Direzione Centrale Polizia di Prevenzione-Servizio Antiterrorismo. La
misura cautelare d’urgenza è stata chiesta dai pm Danilo Tronci e
Guido Pani, ed immediatamente autorizzata dal Gip Lucia Muscas in
considerazione dell’alto rischio del progetto criminale: secondo le
prime informazioni, si tratterebbe di un lupo solitario
affiliato all’Isis che avrebbe avuto intenzione di mettere a segno un
attentato in Sardegna, probabilmente avvelenando con un topicida una
condotta idrica potabile.
Nella conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio odierno il procuratore
nazionale Federico Cafiero de Raho della Procura Nazionale Antimafia
ed Antiterrorismo ed il capo dell’Antiterrorismo della Polizia di
Stato Lamberto Giannini, insieme ai magistrati sardi ed ai
responsabili delle Digos che hanno operato, hanno spiegato i
retroscena dell’operazione.

conferenza stampa della Direzione Nazionale Antimafia sull’operazione
          antiterrorismo della Polizia di Stato in Sardegna

  L’operazione ha avuto origine grazie ad una cooperazione
internazionale, con le Autorità del Libano, sono stati curati
personalmente dal dr. Giannini, direttore centrale dell’ DCPP-UCIGOS
della Polizia di Stato, con il supporto del Servizio per la
Cooperazione Internazionale di Polizia dell’ Interpol, attività svolte
successivamente dopo l’arresto di un militante di Daesh che aveva
pianificato l’avvelenamento con la ricina di una cisterna d’acqua
dalla quale si riforniva una caserma dell’esercito libanese. Il
progetto di avvelenamento, sarebbe stato supportato da un cugino
presente in Italia il quale avrebbe avuto in animo di realizzare una
simile operazione anche in Europa.

Sulla base di queste informazioni sono state avviate immediatamente le
indagini dell’ Antiterrorismo della DCPP-UCIGOS della Polizia di
Stato, in collaborazione con i servizi segreti italiani, hanno
permesso di individuare in un piccolo paese della Sardegna il cugino
dell’estremista libanese, e di acquisire una serie di elementi e
risconti sia in merito all’appartenenza al cosiddetto stato islamico
di Alhaj Ahmad Amin, che in merito alle ricerche via Internet e la
pianificazione per utilizzare agenti tossici con finalità lesive.

L’uomo, secondo quanto si apprende sarebbe aderente all’Isis, veniva
monitorato e seguito da tempo nell’ambito di un’indagine condotta
dagli uomini della Digos di Nuoro e di Cagliari, coordinati dalla
Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di Cagliari. che
dopo una iniziale perquisizione nell’ abitazione di Alhaj Ahmad Amin,
lo hanno tenuto sotto ferreo controllo attraverso intercettazioni
telefoniche, telematiche ed ambientali, ma sopratutto pedinato e
controllato a vista. Quando gli inquirenti hanno visto che aveva
effettuato un grosso prelievo di oltre 5mila euro, e che cercava il
proprio passaporto nella sua abitazione, hanno capito che stava
progettando una fuga.
I riscontri della progettualità sono arrivati a seguito della
perquisizione cui era stato sottoposto l’indagato, il quale        non
usciva pressochè mai di casa e non lavorava, , a seguito delle quali
le analisi investigative ancora in corso, gli accertamenti tecnici
effettuati sul suo smartphone (che ha cercato di resettare) , hanno
consentito di reperire ed acquisire un ampio materiale riferibile al
sedicente stato islamico ed al suo califfo Abu Bakr Al -Baghdadi, non
che una vastissima letteratura e documentazione relativa alle sostanze
letali come l’ aflatossine B1 ed il Metomil, un pesticida potentissima
che l’arrestato aveva tentato più volte di acquistare su siti di e-
commerce.

                                            Questa mattina gli uomini
dei NOCS con i giubbotti antiproiettile ed i volti coperti da
passamontagna hanno atteso che l’uomo uscisse di casa nel pieno
centro cittadino, per dar corso al suo arresto, ed infatti quando è
salito a bordo di un furgone, i poliziotti dei NOCS con un azione
spettacolare hanno bloccato il furgone     ed hanno fermato un uomo,
immobilizzandolo a terra prima che potesse partire.
Prima di dare corso all’operazione, alla quale hanno partecipato anche
unità cinofile e gli uomini delle Digos di Nuoro e Cagliari, la
Polizia in collaborazione con la Polizia Locale,      l’intera zona è
stata circondata ed interdetta, per evitare che qualcuno potesse
rimanere coinvolto nel blitz nell’ipotesi che il presunto terrorista
potesse fuggire.

L’obiettivo più vicino sarebbe stato una caserma dell’Esercito
Italiano esattamente come era nelle intenzioni del cugino arrestato
in Libano che progettava un analogo attentato ad una caserma dell’
esercito libanese. Potrebbe quindi non essere casuale la sua presenza
a Macomer, dove è di stanza il 5° Reggimento Genio Guastatori della
Brigata ‘Sassari’ spesso impegnati in operazioni militari all’ estero
per garantire il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu. Alcuni reparti della Polizia erano in preallarme dalle ore 2
di questa notte.
A Roma l' ottava edizione del
Salone della Giustizia
di Giovanna Rei

ROMA – L’alternanza scuola-lavoro, la domanda di autonomia
amministrativa, l’economia tra globalizzazione e nuovi protezionismi,
e la minaccia del terrorismo: sono alcuni dei temi che verranno
approfonditi al Salone della Giustizia, la cui ottava edizione ha
aperto i battenti ieri a Roma al Centro congressi del Parco dei
Principi, per una tre giorni di seminari.

Il Salone quest’anno ruota intorno alla domanda ‘dove i cittadini
vorrebbero ci fosse più giustizia?‘. Assente per la prima volta il
governo, sono stati gli esperti chiamati a confronto a dare le
risposte. Ha aperto i lavori il presidente della Corte costituzionale
Giorgio Lattanzi, il ministro della Giustizia argentino German
Garavano e la presidente della Fondazione Gerusalemme Johanna Arbib.
Nel primo dibattito si è parlato di futuro, di giovani e lavoro con,
tra gli altri, il procuratore generale della Cassazione Riccardo
Fuzio, il rettore di Tor Vergata Giuseppe Novelli e due sindacalisti
di lungo corso come Raffaele Bonanni ed Emilio Miceli. Nel pomeriggio
si sono affrontati , dal punto di vista politico e costituzionale, il
tema delle autonomie regionali con il presidente della Puglia Michele
Emiliano, l’Avvocato generale dello Stato Massimo Massella Ducci Teri,
il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello.

Oggi il Salone si aprirà con un dibattito sulla “Globalizzazione e
nuovi protezionismi” . Saranno in particolare messe a fuoco le future
strategie di Italia e Regno Unito. Philip Willan, corrispondente
dall’Italia del ‘The Times’, porrà la questione ai relatori che
partecipano a questo importante incontro. Beniamino Quintieri,
presidente della Sace, Donato Iacovone, AD di Ernst e Young, Mauro
Moretti, già AD di Ferrovie dello Stato e di Leonardo Spa, Gianni
Letta. Sarà presente il Ministro plenipotenziario Ken O’ Flaherty,
vice Capo Missione dell’ Ambasciata Britannica di Roma.

Il tema del pomeriggio è il ricatto del terrorismo: Un argomento,
quello del terrorismo, di strettissima attualità. Nel mondo tra la
gente è sempre più diffusa una sensazione di pericolo e di forte
insicurezza. L’argomento concluderà la seconda giornata dei lavori
dell’8° Salone della Giustizia. Ne parlerà Franco Gabrielli, Capo
della Polizia di Stato e della Pubblica Sicurezza, Federico Cafiero De
Raho, procuratore nazionale antimafia e anti terrorismo, Giuseppe
Amato, procuratore Capo di Bologna, Ofer Sachs, ambasciatore dello
Stato di Israele, Kieran L. Ramsey, attachè legale del FBI
dell’Ambasciata americana in Italia. Giovanni Soccodato, vice
presidente Strategie e Innovazione di Leonardo Spa illustrerà i
progressi della tecnologia italiana per il contrasto alle attività
terroristiche. Moderatrice Fiorenza Sarzanini, giornalista del
Corriere della Sera.

L’ultimo giorno del Salone sarà dedicato al rapporto tra media e
magistratura. Ad introdurre il dibattito Tommaso Marvasi, vice
presidente del Comitato scientifico del Salone della Giustizia e
presidente del Tribunale delle Imprese. L’incontro sarà moderato dal
direttore di Rainews24 Antonio Di Bella, a cui parteciperanno      il
direttore del Messaggero Virman Cusenza, il direttore dell’ANSA Luigi
Contu, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura
Giovanni Legnini, il presidente della Cassazione Giovanni Mammone e il
presidente dell’Anm Francesco Minisci.

Il presidente del Salone della Giustizia Carlo Malinconico, (a lato
nella foto) concluderà i lavori assieme alla presidente del Senato
Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Per quanto riguarda i workshop, l’Unione Camere Penali insieme alle
Camere Penali di Roma ha promosso due incontri nel corso della
giornata inaugurale. I temi trattati riguarderanno: giudici e pubblici
ministeri, due carriere per un giusto processo e il pianeta carcere,
la riforma penitenziaria, a cui parteciperà il Capo Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo.

La seconda giornata prevede quattro argomenti: banche e imprese, in
quanto in questo momento di particolare crisi, le aziende stanno
riformulando il modo di fare impresa, dando sempre più evidenza alle
reali necessità e rivalutando il rapporto con il mondo bancario, che
deve anch’esso mutare il proprio antico rapporto con il
mercato; tutela giuridica dell’infanzia, in un mondo in continua
evoluzione, dove i “valori” vengono quotidianamente ridefiniti, dove i
mali genitoriali si allargano e si comprimono a seguito di ingerenze
di aria natura, è necessario ridefinire i confini della tutela
dell’infanzia sotto ogni profilo; diritto di famiglia e food law e
made in Italy, il “made in Italy” è uno dei marchi più diffusi al
mondo ma anche uno dei meno tutelati. Nel campo del “food and
beverage” si sta formando una nuova legislazione che prende spunto
proprio dalla eccellenza dei nostri prodotti.
Due i temi che concluderanno la serie di workshop dell’8° Salone della
Giustizia. Il primo su stalking e femminicidio: qual è il confine tra
la cattiveria e la pazzia? In Italia vengono commessi almeno 130
femminicidi l’anno, un fenomeno che rimbalza sempre più spesso nelle
cronache dei giornali e dei telegiornali con dettagli a volte
raccapriccianti. Si tratta nella gran parte dei casi di veri e propri
delitti annunciati, preceduti da violenza fisica o psicologica, e
avvengono spesso in contesti socio-culturali non marginalizzati. Si
tratta quindi di un problema con motivazioni, assai complesse e con
implicazioni psicologiche che non vanno sottovalutate. L’incontro si
propone di approfondire il linguaggio della cronaca, il panorama delle
misure di prevenzione e di sanzione di questi reati e gli aspetti più
puramente psichiatrici. I relatori: Annelore Homberg, Simonetta
Matone, Federica Federici, Paola Guerci, Adriana Pannitteri.

Il secondo incontro riguarda due milioni e mezzo di italiani affetti
dalla sindrome della fibromialgia. Questa patologia invalidante,
ancora oggi non gode di tutela sanitaria e di riconoscimento da parte
del SSN. La malattia è caratterizzata da dolore diffuso, stanchezza
profonda e disturbi del sonno che sono quindi determinanti anche ai
fini lavorativi e sociali. Presenti all’incontro medici,
rappresentanti delle istituzioni e sindacali, le due associazioni
principali di pazienti.
Terrorismo, smantellata la rete di
Amri: cinque arresti
ROMA – Nuova importante operazione antiterrorismo (dal nome “Mosaico”
) della Polizia di Stato : 5 arrestati, quattro tunisini e un
sedicente palestinese, tra Roma e Latina. Gli uomini dell’ Ucigos
(Antiterrorismo) assieme alla Digos hanno bloccato diverse persone
riconducibili alla rete di Anis Amri, il tunisino autore della strage
al mercatino di Natale di Berlino, ucciso a Sesto San Giovanni
(Milano) lo scorso 23 dicembre 2016 dopo un conflitto a fuoco avuto
con degli agenti della Polizia di Stato che lo avevano bloccato per un
controllo casuale senza neanche averlo riconosciuto immediatamente.
operazione “Mosaico” della Polizia di Stato

“Si è evitato che si sfociasse dalla fase di radicalizzazione in una
attività terroristica. Non c’è alcun elemento concreto che facesse
pensare alla preparazione di un attentato ma ci sono elementi che
fanno pensare che si stessero preparando a questo”, ha detto il pm
Sergio Colaiocco. L’indagine è nata dall’analisi dei tabulati del
cellulare di Amri, l’attentatore che il 19 dicembre del 2016 fece
dodici morti piombando con un camion sul mercatino di Natale a
Breitscheidplatz. Nei mesi successivi vennero espulsi dal territorio
italiano tre dei suoi conoscenti che vivevano in provincia di Latina,
ritenuti essere “pericolosi” per la sicurezza nazionale. L’operazione
di oggi, però, dimostra che la rete intessuta da Amri nel nostro Paese
potrebbe non essersi limitata a quei tre.

Sono 31 i video trovati sul tablet di Abdel Salem Napulsi, il
sedicente palestinese arrestato dalla Procura di Roma per il reato di
autoaddestramento con finalità di terrorismo. Tra i filmati
rintracciati anche uno relativo all’uso di un lanciarazzi Rpg7. Gli
inquirenti hanno accertato, anche, che l’arrestato aveva svolto una
serie di ricerche anche sul “deepweb” per cercare come acquistare
armi, camion o pickup. Sul tablet trovati anche video sul Califfato in
Siria e comunicati dello Stato Islamico.

Abdel Salem Napulsi, 38 anni, è accusato di terrorismo perché si è
auto addestrato su Internet. Oltre a 16 video di propaganda islamista
presi da Youtube, ha scaricato istruzioni sull’uso di carabine ad aria
compressa e lanciarazzi del tipo Prg-7, nonché su come modificare
alcune armi in commercio. Non solo. Poco prima del fermo avvenuto
nell’ottobre scorso a Latina durante un controllo antidroga, ha
cercando di acquistare o noleggiare un mezzo, un modello tipo pick up
o camioncino, adatto a montare armi da guerra.

Le accuse . I reati ipotizzati sono addestramento e attività con
finalità di terrorismo internazionale e associazione a delinquere
finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina.
Un fermo immagine del video di Anis Amri prima dell’attentato

Chi sono gli arrestati . Tra i cinque c’è anche un tunisino che
avrebbe dovuto procurare i falsi documenti ad Anis Amri per
permettergli di lasciare l’Italia. Gli altri quattro arrestati,
anch’essi tunisini, Akram Baazaoui, Mohamed Baazoui, Dhiaddine
Baazaoui e Rabie Baazoui sono accusati di aver fatto entrare
illegalmente in Italia un centinaio di migranti clandestini a cui
fornivano i documenti falsi per poter proseguire verso altri paesi
europei.

A loro la procura di Roma contesta l’associazione per delinquere
finalizzata alla falsificazione dei documenti e al favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina. Anch’essi in contatto con un amico di
Amri, hanno fatto entrare illegalmente in Italia un centinaio di
connazionali, ai quali – dietro il pagamento di grosse somme di denaro
– fornivano carte d’identità e patenti fasulle per proseguire il
viaggio verso Francia e Germania.

Sono   20 in totale le persone indagate dalla Procura di Roma. I
soggetti, che gravitano tutti nel territorio del Lazio e in
particolare Latina, sono stati monitorati dopo l’attentato di Berlino
e l’uccisione, a Sesto San Giovanni di Anis Amri. Nel corso di una
conferenza stampa, a cui hanno partecipato i vertici della Digos di
Roma e Latina oltre al procuratore aggiunto Francesco Caporale, è
stato spiegato che gli indagati “avevano diversi livelli di
radicalizzazione” ma, secondo quanto accertato dagli inquirenti,
“frequentavano gli stessi ambienti“.

Un frame tratto da un video della Polizia mostra un momento della
nuova operazione antiterrorismo

“Abbiamo individuato tutte le pedine – hanno spiegato gli
investigatori – che si trovavano nel Lazio che avevano un collegamento
con Amri, anche se non diretti. Non siamo in presenza di lupi solitari
ma tra di loro c’erano diversi radicalizzati”. Contestualmente agli
arresti sono state svolte una serie di perquisizioni presso le
abitazioni degli indagati. Oltre agli arresti, sono in corso una serie
di perquisizioni nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli,
Matera e Viterbo.

Questa mattina il    Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero
de Raho, parlando a “Radio anch’io” sui foreign fighters ha detto :
“Da parte dello Stato c’è un’attenzione altissima. E’ evidente che il
rischio c’è. Per quanto riguarda i foreign fighters è previsto un
rientro che non dovrebbe superare le 50 unità. C’è quindi una
differenza rispetto agli altri paesi che hanno milioni di persone
naturalizzate”.

Aggiungendo “Gli sbarchi potrebbero essere un canale di rientro. La
modalità attraverso la quale i migranti giungono nel nostro territorio
per restare ma, per lo più, per muoversi verso altri paesi d’Europa è
tale da non consentire una rilevazione certa. E questo potrebbe
consentire un passaggio occulto“.

Procura nazionale antimafia. Il CSM
all’unanimità ha eletto procuratore
capo nazionale Federico Cafiero de
Raho
ROMA – E’ il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho,
che dal 2013 è stato sino ad oggi il capo della procura reggina,
uscito sconfitto per la corsa a procuratore capo di Napoli, il nuovo
procuratore nazionale antimafia dopo che il procuratore generale di
Palermo Roberto Scarpinato ha ritirato la propria candidatura . de
Raho aveva già ottenuto dalla Va Commisione del Consiglio Superiore
della Magistratura competente per gli incarichi direttivi, il maggior
numero dei voti .
da sinistra Federico Cafiero De Raho e Giovanni Melillo

In Commissione Scarpinato aveva ottenuto solo un voto, nella seduta
dello scorso 5 ottobre, quello dell’ex gip di Palermo Piergiorgio
Morosini, ed inoltre ancora una volta il gruppo di Area, a cui
appartiene il consigliere, era pronto ad appoggiarlo in “plenum”
dimostrando la propria spaccatura all’interno già emersa in occasione
della nomina di Giovanni Melillo (ex capo di gabinetto del ministro
guardasigilli Andrea Orlando ) a procuratore capo di Napoli che
prevalse proprio sulla candidatura di Federico Cafiero De Raho, che
questa volta    invece ha ottenuto    cinque voti dalla Commissione:
quello dei consiglieri togati Francesco Cananzi e Massimo Forciniti di
Unicost e e Luca Forteleoni     di   Magistratura Indipendente e dai
membri laici Paola Balducci (centrosinistra) e Pierantonio Zanettin
(centrodestra) ricevendo quindi un consenso anche politico bipartizan.

                                               Un sostegno forte che
lo investito la sua candidatura dei favori e consensi del CSM. de
Raho 65 anni, napoletano ha maturato una consolidata esperienza nella
lotta alla criminalità organizzata, trascorrendo buona parte della
sua onorata carriera, nella Procura di Napoli, dove ha ricoperto anche
il ruolo di procuratore aggiunto ed ha fatto parte della Direzione
Distrettuale Antimafia napoletana. Ha condotto numerose inchieste
contro la camorra e, in particolare, contro il clan dei Casalesi. Il
suo operato è legato soprattutto al processo `Spartacus´, nato dai
riscontri determinanti delle dichiarazioni di Carmine Schiavone, il
primo vero collaboratore di giustizia del clan di Casal di Principe,
in un processo ritenuto equivalente per importanza dagli addetti ai
lavori al primo maxi processo a Cosa Nostra a Palermo. Ancora prima si
era occupato del clan Mariano dei Quartieri Spagnoli di Napoli che
come i Casalesi sono stati pesantemente colpiti dal suo operato di
magistrato antimafie.

Nel 2013 Federico Cafiero De Raho è diventato capo della procura di
Reggio Calabria, raggiungendo importanti risultati nella cattura di
latitanti di `ndrangheta, che erano ricercati da circa 20 anni, e
all’aggressione al patrimonio delle famiglie calabresi delle varie
`ndrine. Nel 2015 sotto la sua gestione della procura reggina , sono
stati acquisiti 13 collaboratori di giustizia e 2 testimoni, un
risultato molto importante e significativo in un territorio come la
Calabria in cui regna e prospera l’omertà. Cafiero De Raho ha condotto
numerose indagini anche contro Cosa Nostra, in particolare quella su
Pippo Calo´ il cassiere della mafia, in relazione all’omicidio del
fratello del giudice Imposimato, e quella sui collegamenti ed
alleanze  delle cosche con la `ndrangheta.

il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato

La decisione di Scarpinato è arrivata ieri alla vigilia del voto
odierna del plenum, che proprio oggi ha all’ordine del giorno la
nomina del successore dell’attuale procuratore, Franco Roberti, che
termina il suo mandato per raggiunti limiti di età andando in
pensione. Scarpinato pm di innumerevoli storici processi di mafia, è
stato tra l’altro pubblico ministero nel processo a Giulio Andreotti
ha reso la sua decisione, con una breve comunicazione inviata al Csm,
con l’intento di “agevolare l’unanimità” sulla nomina del nuovo
procuratore e consentire una piena legittimazione a chi è chiamato a
svolgere “un incarico così importante e delicatissimo nella lotta alla
criminalità organizzata”. I numeri non erano comunque dalla parte di
Scarpinato, che .

A questo punto quindi il plenum di oggi del Consiglio Superiore della
Magistratura ha eletto all’unanimità l’unico candidato rimasto per la
guida della Procura Nazionale Antimafia : Federico Cafiero de Raho.
Un magistrato di sicuro valore e granndi capacità professionali ed
operative a cui vanno gli auguri di buon lavoro dalla Direzione e
redazione del CORRIERE DEL GIORNO.

Il nuovo direttore della DIA, la
Direzione Nazionale Antimafia in
visita a Reggio Calabria
ROMA – Il nuovo Direttore della Direzione Investigativa Antimafia,
Generale di Brigata Giuseppe Governale, continua il suo tour di visita
ai centri operativi della DIA in tutt’ Italia, e dopo Palermo, ha
visitato ieri il Centro Operativo DIA di Reggio Calabria. Accolto dal
Capo Centro, Col. Gaetano Scillia, il neo Direttore, in un incontro
con i funzionari ed il personale dell’articolazione reggina della DIA,
si è soffermato sulle attività concluse e su quelle in corso
nell’ambito delle investigazioni preventive e di quelle giudiziarie,
che riguardano la provincia di Reggio Calabria e sulle strategie
operative da adottare per prevenire e contrastare, con la massima
incisività, i fenomeni di criminalità organizzata presenti sul
territorio.

                                           Nella circostanza, sono
stati valutati i risultati conseguiti dal Centro Operativo nel primo
semestre dell’anno in corso, tra i quali il sequestro e la confisca di
beni per oltre 177 milioni di euro, evidenziando, nel contempo, la
necessità di proseguire, con crescente impegno e stimolo, sulla strada
dell’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati dalla
‘ndrangheta, fondamentale strumento di lotta nei confronti della
criminalità organizzata. Tale dato conferma il trend delle attività
della DIA reggina, che, nell’ultimo triennio, ha sottratto beni per
oltre un miliardo e 250 milioni di euro alla criminalità organizzata
calabrese .

Durante l’incontro è stata, altresì, posta l’attenzione sulla
necessità di perseverare nell’azione di contrasto alle infiltrazioni
malavitose nel settore degli appalti pubblici: nel primo semestre del
2017 sono state esaminate circa 700 richieste di informazione
antimafia, provenienti dalla Prefettura, sono state processate 6680
richieste di informazione antimafia riguardanti imprese impegnate
nella ricostruzione delle aree interessate dai recenti eventi sismici
e sono state monitorate analiticamente oltre 60 imprese.

Il Direttore della DIA Gen. Governale ha incontrato anche il Prefetto
di Reggio Calabria, dott. Michele di Bari ed i vertici delle forze di
polizia, nonché il Procuratore Generale della Repubblica presso la
Corte d’Appello dott. Bernardo Petralia ed il Procuratore dott.
Federico Cafiero De Raho, con i quali ha affrontato i delicati temi
connessi al contrasto della criminalità organizzata nella provincia di
Reggio Calabria.

Sarà Federico Cafiero De Raho il
nuovo procuratore nazionale
antimafia ?
ROMA – Potrebbe essere Federico Cafiero De Raho, l’ attuale capo della
procura di Reggio Calabria, e recentemente candidato a procuratore
capo di Napoli a cui gli venne preferito il collega Giovanni Melillo
ex capo di gabinetto del ministro Orlando, il nuovo Procuratore
Nazionale Antimafia. Lo ha infatti proposto a larga maggioranza, la
commissione per gli incarichi direttivi del Csm con cinque voti a suo
favore, mentre un solo voto è andato al procuratore generale di
Palermo Roberto Scarpinato.

Non appena saranno depositate le motivazioni delle due proposte, di
maggioranza e di minoranza, toccherà al ministro della Giustizia
Andrea Orlando dare il suo parere sulla nomina . Quindi spetterò al
plenum del Csm discutere le candidature e quindi passare al voto
definitivo in plenum, che avverrà probabilmente tra un mese, prima che
il prossimo 16 novembre l’attuale titolare dell’incarico Franco
Roberti lasci la magistratura per andare in pensione.

Federico Cafiero De Raho, 65 anni, napoletano, è un magistrato che
vanta una consolidata lunga esperienza nella lotta alla criminalità
organizzata. A Napoli, dove ha svolto buona parte della sua carriera,
ha diretto molte indagini contro la camorra e, in particolare, contro
il clan dei Casalesi. Attività che hanno portato all’arresto di molti
latitanti e, soprattutto con il processo `Spartacus´, alla condanna di
centinaia di camorristi.

Nel marzo 2013 De Raho è stato nominato procuratore di Reggio Calabria
e il suo impegno questa volta si è concentrato territorialmente nel
contrasto alla `ndrangheta. È recentissima l’ultima operazione di
polizia denominata «Metauros» coordinata dal procuratore De Raho e
dai suoi sostituti procuratori. che hanno portato al fermo di sette
presunti appartenenti alla cosca Piromalli che aveva messo le mani sul
termovalorizzatore e sul depuratore di Gioia Tauro. “Questa operazione
– ha affermato il magistrato – certifica, per l’ennesima volta,
l’interesse economico e di potere sul territorio della `ndrangheta nel
riciclo dei rifiuti”.
Nella commissione per gli incarichi direttivi del Csm hanno votato in
favore della candidatura di De Raho i consiglieri di Unicost Francesco
Cananzi e Massimo Forciniti, il togato di Magistratura indipendente
Luca Forteleoni, il membro laico di centrosinistra Paola Balducci, ed
il laico di centrodestra Pierantonio Zanettin. In favore della
candidatura di Scarpinato si è espresso invece Piergiorgio Morosini,
del gruppo di Area.

Come in occasione della nomina di Melillo a procuratore di Napoli, la
più grande procura d’ Italia,      anche oggi il gruppo dei togati
di Area, che raggruppa le correnti di sinistra della magistratura,
ancora una volta si è diviso: il consigliere Morosini, che votò per la
nomina di De Raho a procuratore di Napoli in dissenso con la
maggioranza del suo gruppo, questa volta non lo ha sostenuto, ma ha
proposto la nomina a procuratore antimafia del Pg di Palermo
Scarpinato. Mentre un altro componente del gruppo di Area, Antonello
Ardituro, che appoggiò Melillo, in commissione ha dichiarato questa
volta la sua preferenza per De Raho, anticipando quello che sarà il
suo voto al plenum.

Si può quindi valutare che le principali caselle per la gestione del
contrasto alla mafia vedono in ribasso a Palazzo dei Marescialli le
quotazioni dell’ Antimafia palermitana in netto ribasso , considerando
che tre anni fa Francesco Lo Voi, fu preferito dal Csm alla guida
della procura di Palermo al suo collega       Guido Lo Forte che era
sostenuto dalla procura antimafia palermitana. Pertanto è legittimo
parlare di una crisi di autorevolezza di alcune componenti della
magistratura, così come non si può negare che i magistrati eletti dal
Consiglio Superiore della Magistratura come la nomina di Lo Voi ha
peraltro già dimostrato,    abbiano un curriculum del tutto adeguato a
svolgere il compito loro affidato .

“Ancora non è fatta, assolutamente e’ tutto da vedere”. ha dichiarato
all’agenzia Dire, il capo della Procura della Repubblica di Reggio
Calabria, Federico Cafiero de Raho, in merito alla sua possibile
designazione da parte del Csm per la guida della Procura nazionale
antimafia. “Un incarico di questi – ha aggiunto Cafiero de Raho –
conserterebbe di dare impulso a tante attivita’. Soprattutto sotto il
profilo della condivisione, ancora una volta, degli uffici nelle
direzioni, che auspichiamo siano quelle di un miglioramento della vita
nei territori”. “La Calabria e’ uno di quei territori che merita
maggiore sostegno, proprio perche’ – ha concluso il
procuratore Cafiero de Raho – le condizioni di vita sono tali da non
consentire ulteriori protrazioni di controllo da parte della
ndrangheta“.

Come non dare ragione al procuratore Federico Cafiero De Raho ? Al Csm
può accadere di tutto e di più, specialmente in vista delle prossime
elezioni per il rinnovo del consiglio

E’ Giovanni Melillo il nuovo
Procuratore capo di Napoli

                                        ROMA – La candidatura di
Giovanni Melillo l’ex capo di gabinetto del ministro di giustizia
Orlando, poi sostituto procuratore generale di Roma, ha letteralmente
spaccato in due le correnti interne al plenum del Consiglio Superiore
della Magistratura , che ha impiegato ieri oltre 9 ore per decidere il
nuovo capo della procura di Napoli, la procura più grande d’ Italia.
Dopo una lunga discussione Melillo ha prevalso con 14 preferenze a 9,
con due astenuti,su Federico Cafiero de Raho, ex procuratore capo di
Reggio Calabria.

L’ex capo di gabinetto del ministro Orlando, andrà a dirigere la
Procura più grande d’Italia, che conta 9 procuratori aggiunti e 97
sostituti procuratori. Melillo , foggiano, 57 anni, è al suo primo
incarico di capo di una Procura, pur avendo ricoperto a lungo il ruolo
di procuratore aggiunto, sempre a Napoli. È stato prima pretore poi pm
e sostituto alla Direzione Nazionale Antimafia. Il ministro Orlando
nel 2014 l’ha chiamato al ministero, dove per tre anni è stato capo di
gabinetto. Il magistrato successivamente è tornato in ruolo, ed a
marzo ed è stato nominato sostituto procuratore generale di Roma.
Melillo era stato in corsa anche per la procura di Milano, ma ritirò
la sua candidatura poco prima del voto del Csm che elesse Francesco
Greco.

                                           Il presidente della Suprema
Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, ha premesso di avere il “fermo
convincimento che la situazione di incompatibilità di Cafiero sia
chiara, univoca, incontrovertibile, preclusiva” ed è intervenuto
fermamente e con pacata convinzione sul nodo dell’incarico fuori ruolo
ed ha chiesto al plenum di evitare “fatwe e pregiudizi sui magistrati
eccellenti, su uomini dello Stato che contribuiscono al buon
funzionamento delle istituzioni senza entrare in Palazzi o caste di
alcun tipo“.

Canzio ha fortemente criticato con il suo consueto stile equilibrato
la pretesa, sostenuta da altri consiglieri, di un utile “bagno di
giurisdizione”, cioè un periodo di decantazione in ruolo dopo la
parentesi fuori ruolo, in settori strettamente legati alla giustizia.
“Le accuse di carriere parallele come tutte le fatwe e i pregiudizi
ideologici sono affetti sempre da una     qualche ottusità. Come in
passato è avvenuto per Giovanni Falcone e Loris D’Ambrosio, mi è
sembrato di avvertire la stessa retorica. Falcone e D’Ambrosio hanno
dimostrato che pur lavorando nei palazzi erano magistrati con la
schiena dritta”

Secondo il presidente della Corte di Cassazione questi magistrati non
meritano di essere delegittimati, ma va invece rispettata la loro
dignità e la storia personale e professionale. Quindi ha invitato il
plenum del Csm ad evitare questa deriva culturale e “chiediamoci,
invece, di che cosa ha bisogno la più grande Procura d’Italia
investita da inchieste e problemi di straordinaria portata. Magistrati
come Melillo vanno incoraggiati e non chiamati a dirigere un tale
ufficio accompagnati da una strisciante e ingiusta delegittimazione.
Essi hanno di fronte sfide davvero difficili per le quali hanno sempre
dimostrato una forte vocazione“.

                                            Al termine dell’intervento
di Canzio è intervenuto il consigliere togato Lorenzo Pontecorvo,
segretario di Magistratura Indipendente: “Se ho capito bene, ho
sentito un paragone tra Falcone e Melillo. Ma in questo caso, è
Cafiero de Raho che va paragonato a Falcone, perché è lui che sta
rischiando la vita, vive blindato e ha subito oggi un attacco
personale“. Ma Canzio lo ha “bacchettato” : “Hai capito male, evitiamo
queste estrapolazioni tipo intercettazioni“.

In favore della candidatura di Melillo hanno parlato per primi i due
relatori, la brillante consigliera laica Paola Balducci e Valerio
Fracassi consigliere togato della corrente di Area . “Non si vuole
offrire un modello generale di dirigente – ha sottolineato la Balducci
– ma si vuole dare a un ufficio così complesso il miglior dirigente
possibile“, che sull’attività di capo di gabinetto ha evidenziato che
questa “esperienza è ampiamente valorizzabile dal Csm nell’esercizio
delle proprie prerogative“.
Un altro esponente di Area,
il magistrato napoletano Antonello Ardituro, in un appassionato
intervento ha ricordato che : “La Procura di Napoli è una delle cose
più importanti della mia vita. Ma qui è una specie di fantasma, non ne
ha parlato nessuno. Abbiamo parlato dei profili dei candidati, della
coerenza di gruppi o del singolo, di chi dobbiamo premiare. Ma
pochissimo di come si debba provare a individuare il miglior dirigente
possibile per la Procura di Napoli in questo momento storico. Per me è
una scelta difficilissima. Ho un rapporto di affetto, stima e
consuetudine lavorativa con entrambi, più con Federico, perché quando
si parla del contrasto ai casalesi di parla anche della mia vita. Non
avrei mai voluto trovarmi nella situazione di dover votare contro di
lui, e forse il consiglio non doveva arrivare fino a questo punto, a
mettere in contrapposizione questi due candidati.”

“Ma oggi non deve interessare quali sono le loro aspirazioni di
carriera dei singoli, – ha continuato Ardituro – ma quale scelta sia
migliore per la Procura di Napoli. Un ufficio enorme, che ha pendenze
di 120 mila processi, una macchina enorme che va ripensata,
migliorata, per il territorio più difficile d’Italia. Con una
situazione di criminalità diffusa che non ha eguali, è un ufficio in
affanno nonostante l’encomiabile lavoro dei magistrati. Questo ufficio
ha bisogno di recuperare una autorevolezza di leadership per
rimettersi in equilibrio con le altre autorità giudiziarie. Verso
Cafiero dobbiamo riconoscenza, e questo plenum non deve costituire una
virgola di delegittimazione per una persona che rischia la vita tutti
i giorni, ma va restituita dignità al percorso giurisdizionale di
Giovanni Melillo che è stato troppo banalizzato. È entrato nella prima
Dda di Napoli, ha condotto le indagini sulle rivelazioni del pentito
Pasquale Galasso, alla Direzione nazionale Antimafia non ha fatto
solo coordinamento ma è stato applicato alle indagini sulle stragi a
Firenze. Un percorso giudiziario che merita altrettanto rispetto e gli
ha fatto maturare competenze di assoluto rilievo ed eccellenza. È
vero, sono due profili diversi, Cafiero è uno straordinario magistrato
antimafia, Melillo eccellente organizzatore, poliedrico, con
esperienze dentro e fuori la giurisdizione. Questa nomina è uno sfida,
rimette quell’ufficio al livello delle eccellenze italiane. Reggio
Calabria è un ufficio di straordinario rilievo, ma la Procura di
Napoli dal punto di vista organizzativo è un altro mondo“, ha concluso
Ardituro.

                                            Il vicepresidente del Csm,
Giovanni Legnini, prima del voto, ha detto : “Si è trattato di una
discussione lunga e complessa che ha occupato l’intera giornata e che
ha consentito di produrre un confronto approfondito ma corretto anche
se a tratti aspro. Ringrazio per questo i relatori e ciascuno dei
consiglieri. Il dibattito ha peraltro riguardato anche temi delicati e
sensibili afferenti a profili di asserita incompatibilità per l’uno, e
di opportunità per l’altro, in ragione del pregresso incarico di Capo
di Gabinetto del Ministro della Giustizia. Nell’esercizio della mia
funzione avverto il dovere di sottolineare due aspetti di questo
percorso decisionale così difficile e serrato: innanzitutto il
confronto è avvnuto in assoluta libertà e senza alcun condizionamento
interno ed esterno; e ugualmente avverrà per il voto che tra qualche
istante sarà espresso. La Procura più difficile del Paese avrà oggi
finalmente un nuovo Capo, certamente autorevole, indipendente e
legittimato da un voto consapevole del Plenum del Consiglio, chiunque
sarà il candidato che prevarrà. Si tratta infatti di due tra i
migliori magistrati requirenti di cui l’Ordine giudiziario dispone“

“Proprio il confronto serrato che si è svolto – ha continuato Legnini
– consente di affermare che i cinque mesi di vacanza, certo troppo
lunghi, sono stati utilizzati dagli organi consiliari per far sì che
la scelta infine compiuta con un voto pubblico e responsabile fosse la
più possibile consapevole e meditata. In questi cinque mesi, peraltro,
il procuratore vicario, Nunzio Fragliasso, in condizioni molto
difficili, ha ottimamente assicurato la conduzione di quell’importante
e complesso ufficio, quello più grande d’Italia per numero di
magistrati e più complesso e delicato per i procedimenti che lì
vengono trattati. A Fragliasso va il mio più sentito ringraziamento e
quello dell’intero Plenum. Consentitemi, inoltre, un’osservazione in
replica a talune osservazioni che hanno riecheggiato nell’odierno
dibattito”

Il Csm assume le sue decisioni sempre in piena ed assoluta
autonomia, – ha concluso Legnini – ed è certamente quello che        è
accaduto in occasione di scelte passate e che accadrà in questa
circostanza.Ho costantemente agito, in questi tre anni, insieme a
ciascuno di Voi, sotto la guida attenta e saggia del Capo dello Stato,
per assicurare tale doverosa autonomia del Consiglio per corrispondere
in concreto alla sua essenziale funzione costituzionale. E ritengo che
tale autonomia sia stata pienamente garantita, sempre.Sono stato e
sono il più convinto assertore di una più netta distinzione tra
l’esercizio di funzioni e attività politiche o frutto di incarichi
conferiti da organi politici e funzioni giurisdizionali. L’intero
Consiglio ha votato unanimemente documenti che connotano con nettezza
una posizione ordinamentale che mi auguro possa al più presto essere
recepita dal Legislatore. Ugualmente condivido le parole spese dal
Presidente Canzio, dai Consiglieri Ardituro e Aschettino ma anche da
altri consiglieri come Luca Palamara e dai relatori Cananzi, Balducci
e Fracassi, di rispetto per le funzioni svolte fuori ruolo. Voglio sul
punto ricordare che sulla valutazione delle esperienze fuori ruoli si
sviluppo, in occasione della riforma della riforma del T.U. sulla
Dirigenza un serrato confronto e furono compiute delle scelte chiare
che distinguevano tra fuori ruolo e fuori ruolo. Scelte che consentono
di discernere tra quelle che arricchiscono la cultura e le attitudini
organizzative e giurisdizionali e quelle che non hanno queste
caratteristiche”

“Non possiamo ogni volta riproporre temi già affrontati. Ricordo sul
punto – ha detto Legnini concludendo – che pochi mesi fa abbiamo
votato all’unanimità il dottor Gratteri quale Procuratore della
Repubblica di Catanzaro e abbiamo fatto benissimo a votarlo. Eppure
nessuno può dubitare dell’indipendenza del dottor Gratteri, pur
essendo stato egli titolare di un incarico fiduciario conferitogli
dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.Per questa ragione ed in
virtù delle decisioni in concreto assunte da questo Consiglio, quale
che sarà l’esito della votazione alla quale come consuetudine non
prenderò parte, avverto il dovere di respingere con fermezza qualunque
accusa o allusione riguardante anche solo un’ipotesi di appannamento
dell’autonomia consiliare o peggio di condizionamenti politici di ogni
sorta“.
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