Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...

Pagina creata da Giacomo Grosso
 
CONTINUA A LEGGERE
Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...
nuove                 Giovedì 8 febbraio 2018 ore 20.30
atmosfere
Stagione              Filarmonica Arturo Toscanini
                      Andriy Yurkevych direttore
sinfonica
                      Bruno Canino pianoforte
2 0 1 7- 2 0 1 8
Dodicesima edizione   Antonio Ballista pianoforte
Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...
Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...
Partner istituzionale della                                          Partner istituzionale della
F o n d a z i o n e A r t u r o To s c a n i n i                     F i l a r m o n i c a A r t u r o To s c a n i n i

                                    Sponsor ufficiale della Stagione

                                                   Amici promotori

                                                   Sponsor tecnici
Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...
Hera Comm è Partner istituzionale
della Filarmonica Arturo Toscanini
Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...
Ennio Morricone
(Roma, 10 novembre 1928)

Varianti per Ballista Antonio Canino                 Bruno (15’)
per due pianoforti e orchestra d’archi
Adagio molto

Francis Poulenc
(Parigi, 7 gennaio 1899 – 30 gennaio 1963)

Concerto in re minore
per due pianoforti e orchestra FP 61
Allegro ma non troppo
Larghetto
Finale

Antonín Dvořák
(Nelahozeves, 8 settembre 1841 – Praga, 1º maggio 1904)

Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal Nuovo Mondo” op. 95 (42’)
Adagio - Allegro molto
Largo
Scherzo. Molto vivace
Allegro con fuoco

Filarmonica Arturo Toscanini
Andriy Yurkevych direttore
Bruno Canino pianoforte
Antonio Ballista pianoforte
Nuove atmosfere Stagione sinfonica - Filarmonica Arturo Toscanini Andriy Yurkevych direttore Bruno Canino pianoforte Antonio Ballista pianoforte ...
Snobbare le avanguardie ha un suo perché, se non altro permette di ritagliar-
si libertà di linguaggio, il che non significa per forza indebitarsi col pubblico
ma di certo non sentirsi in obbligo verso qualcosa. Non che i compositori di
questo programma abbiano snobbato le avanguardie del proprio tempo, anzi
ci sono passati attraverso e oltre: solo che hanno saputo non accettarle in
blocco, anziché farsi accettare a tutti i costi.
Ennio Morricone non è solo l’uomo delle colonne sonore, veri film nei film.
È anche e prima di tutto un allievo di Petrassi, che ha sperimentato il seria-
lismo, ha frequentato i corsi di Darmstadt tempio della musica nuova, li ha
rigettati e ha saputo trovare una propria strada in mezzo a quei tortuosi e
autoritarii percorsi. E la strada della sua musica non destinata al cinema è
da sessant’anni, cioè dal Concerto per orchestra e Musica per undici violini,
una strada cólta ma non pedante, sperimentale ma non utopista. E la sua
musica è asciutta, lascia intorno a sé un inquietante senso di sospensione e
un inafferrabile sapore primordiale.
In questo pezzo, eseguito in prima assoluta da Canino e Ballista un anno
fa per il conferimento a Morricone di una laurea ad honorem a Milano, si
aggiunge un gusto matematico degno di un Bach. È una pura dissertazione
dottorale. I pianoforti si muovono all’inizio nella stessa ottava, poi lo spazio
si apre, i suoni si fanno più, distanti, brevi e forti, raggiungono il culmine
drammatico, infine gli strumenti si riavvicinano in una geometria di imita-
zioni. I quattro suoni in notazione anglotedesca (A = la, B = si bemolle, ecc.)
allusi dal titolo nelle iniziali dei dedicatari sottolineano il principio composi-
tivo del pezzo, un minimo slittamento per semitoni.
Come Morricone, anche Poulenc ha avuto un periodo americano, ma il me-
glio lo ha dato prima, fra le due guerre, epoca a cui risale anche il suo Con-
certo per due pianoforti. Come Morricone, non disprezzava dialogare col pas-
sato. E, come Morricone, non amava gli avanguardisti, e gli avanguardisti
non amavano lui: Boulez considerava la sua musica “confetteria”. I confetti
del Concerto per due pianoforti mandano a nozze Settecento e contempora-
neità in una cerimonia del gusto mai banale o stucchevole, che fa l’occhiolino
all’ascoltatore. Composto per la principessa Winnie de Polignac ed eseguito
il 5 settembre 1932 a Venezia da Poulenc con Jacques Février e l’Orchestra
della Scala diretta da Désiré Defaw, è anche uno dei pochi concerti per due
pianoforti del repertorio – l’altro è il K 365 di Mozart, che infatti qui Poulenc
cita, così come nel Larghetto cita il concerto K 537. A questi si aggiungano
profumi jazz, qualcosa di café chantant, qualche danza popolare, echi di
percussioni balinesi e un frammento del Concerto in sol di Ravel, idolo di
Poulenc, presentato in quello stesso anno. Si ha l’impressione di ascoltare un
concerto classico, ed è invece una pura architettura dei sensi.
Al contrario, la Sinfonia “dal Nuovo Mondo” di Dvořák finge di essere un
monumento alla musica indiana d’America e invece è una normalissima sin-
fonia tedesca a struttura ciclica con citazione finale del tema iniziale, secondo
la moda di fine secolo (fu eseguita alla Carnegie Hall nel 1893, l’anno dopo
l’arrivo di Dvořák per dirigere il Conservatorio di New York). Ottoni, corni
inglesi, richiami lontani, ritmi cavalcanti – cioè il normale apparato lingui-
stico del sinfonismo mitteleuropeo – sono camuffati da melodie popolari così
come Verdi aveva rifatto l’Egitto senza una goccia di Nilo, ma qui si ha l’im-
pressione che si spalanchi il Canyon o il bacino del Missouri, e ti si appiccichi
addosso. Era l’effetto delle larghe vedute americane, fisiche e psicologiche.
Per un boemo che si era fatto una reputazione europea di compositore in-
dipendente e non radicale parve una stranezza eccessiva, e gli accademici
non gliela passarono liscia. Ma aveva dalla sua il pubblico, ce l’ha ancora, e
questo basta e avanza.

                                                            Giuseppe Martini
INTORNO AL CONCERTO

Morricone

Confidenze e pensieri sulla musica
La musica poi è intangibile, non ha sembianze, è come un sogno: esiste solo
se viene eseguita, prende corpo nella mente di chi ascolta. Non è come la
poesia, che non necessita di interpretazione perché le parole hanno un loro
significato. La musica può essere interpretata in vario modo.
Dagli anni del mio esordio a oggi si è passati attraverso l’alta fedeltà, la
riproduzione sempre più perfetta del suono, l’arricchimento tramite mes-
saggi video. Tutto è diventato più accurato. E il mio modo di scrivere testi-
monia sempre l’esigenza di andare avanti lungo un percorso creativo.
A volte quando sono arrabbiato nasce dentro di me, e diventa sempre più
chiara e netta, una musica allegra, un trallalà che non c’entra nulla con
il mio stato d’animo e all’inizio mi fa arrabbiare di più. Capisce l’effetto
comico?

Passioni
Scrivere musica è il mio mestiere, quello che mi piace e l’unica cosa che
so fare. È un vizio, sì, un’abitudine, ma anche una necessità e un piacere:
l’amore per il suono, i timbri, il poter dare forma alle idee, trasformare
l’interesse e la curiosità verso l’opera che il compositore ha immaginato in
qualche concerto.

Un’impressione di Bernardo Bertolucci
Mi sembra che in segreto Morricone vada sempre alla ricerca di qualcosa
che è nel profondo della sua identità musicale, ma ogni volta in maniera
radicalmente differente. Ha la capacità di avvolgere con la sua musica le
idee dei registi con cui lavora, ma, malgrado la sua risorsa camaleontica, è
difficile immaginare Ennio che impone al cineasta di turno il proprio pezzo,
la propria idea.

Antonio Ballista e le Varianti
Le iniziali del titolo, nascondono un acronimo che è il nome di Bach, se-
condo il procedimento tedesco per il quale il nome delle note corrisponde
a delle lettere… Bach, che collega il passato con il presente, in uno dei
pezzi di musica assoluta per Morricone, non d’uso per il cinema, e non su
ordinazione. Molto probabilmente si tratta del più recente, in quanto risale
all’anno scorso, in occasione del conferimento della laurea honoris causa
a Milano. Sapeva dei nostri sessant’anni ed è stato contento di scriverci le
Varianti un omaggio alla musica novecentesca con il pensiero rivolto al suo
maestro Petrassi. Affida ai pianoforti dei contrappunti espressivi su un’ar-
monia dissonante; gli archi fungono da orchestra d’amore (similmente alla
viola d’amore) in quanto sembrano riflettere i suoni come una cassa di
risonanza. A Milano, in un commosso intervento, Morricone ha usato que-
ste parole “una definizione chiara del pensiero attraverso i suoni scritti”.
Si comincia dall’oscurità, per arrivare all’espressione più intensa con una
modalità sperimentale, come piace a lui, che qui si serve di un linguaggio
opposto a quello della musica per film.

Poulenc

Il tentativo fallito di entrare in Conservatorio
«Raccomandato da un mio amico, che è anche molto vicino a Paul Vidal,
sono andato a chiedere a quest’ultimo se ci fosse una possibilità per entrare
al Conservatorio. All’inizio è stato anche cordiale, chiedendomi chi fossero
stati i miei insegnanti fino ad oggi e altre cose. Poi mi ha chiesto se gli avessi
portato un manoscritto. Allora gli ho dato la parte di Rapsodie Negre. Lui
l’ha letta attentamente, ha alzato il sopracciglio e vedendo la dedica a Erik
Satie, si è infuriato e ha gridato queste esatte parole: “Il tuo lavoro puzza,
non è altro che un mucchio di palle. Stai cercando di farmi passare per
uno scemo con queste quinte parallele dappertutto? E che cavolo è questa?
Honolulu? Ah! Vedo che ti sei unito al gruppo di Stravinskij, Satie & Co.
Bene allora, addio!” »

Confessioni, giudizi, preferenze
_La mia musica è il mio ritratto… Mi sento più a casa con gli strumenti a
fiato che con gli archi.
_Sono ben conscio di non essere quel tipo di musicista che porta innovazio-
ni armoniche, come Stravinskij o Ravel, o Debussy, ma io penso veramente
che ci sia un posto nella musica contemporanea anche per chi si accontenta
di usare gli accordi di altri. Non era questo forse il caso di Mozart e di Schu-
bert? ... E, in ogni caso, con il tempo, la personalità del mio stile armonico
diventerà evidente. Non era forse anche Ravel a lungo reputato niente più
che una figura minore e un imitatore di Debussy?
_ Non sono né cubista, né tanto meno futurista, e ovviamente non impres-
sionista: sono un musicista senza etichetta.
_ I miei quattro compositori preferiti, i miei soli maestri, sono Bach, Mozart,
Satie e Stravinskij. Non mi piace per nulla Beethoven, detesto Wagner. In
generale sono veramente eclettico, ma, pur riconoscendo che la suggestione è
una cosa necessaria, odio quegli artisti che rimangono sulla scia dei grandi.

Con affetto
Ad un ascolto superficiale, la musica di Francis Poulenc potrebbe apparire
come quella del tipico compositore francese: spiritosa, audace, sentimenta-
le, maliziosa. In realtà però Francis era molto spesso depresso, impressiona-
bile, insicuro e soggetto al panico. Dava un grande significato alla sincerità:
era troppo innocente per essere ipocrita… Poulenc era una persona molto
sensibile e soffrì tantissimo per la perdita di alcuni cari amici morti troppo
giovani. (Benjamin Britten)
La musica di Poulenc era e rimane una sorgente. Una sorgente che ha for-
mato un fiume e mai la sua freschezza ci ha fatto dimenticare che essa si
colloca in un luogo profondo. (Jean Cocteau)

Sul Concerto e la sua prima esecuzione a Venezia
Se ricordi, mio caro Claudio, verso il 1930, era il momento del ritorno a
qualcosa: ritorno a Bach ad Hindemith, Čajkovskij a Stravinskij. Nel Lar-
ghetto di questo Concerto, mi sono concesso, per il tema iniziale, un ritorno
a Mozart perché ho il culto della linea melodica e preferisco Mozart a tutti
gli altri musicisti. Se ho cominciato da Mozart, non ho impiegato molto
per passare con la risposta del secondo pianoforte ad uno stile che mi era
familiare in quel momento. (Poulenc al critico musicale Claude Rostand)
Nel Concerto c’è gioia, buon umore e timidezza. Anche Mozart. Così si ca-
pisce chi è Poulenc. La sua musica vivrà sempre. (Jacques Février, secondo
pianoforte in occasione della prima esecuzione)
Le risorse del pianista Poulenc sono illimitate: la scorsa notte abbiamo
avuto la dimostrazione nella nitidezza dei dettagli con cui è stata resa l’im-
pareggiabile chiarezza del disegno ritmico, il gioco vario dei timbri, il suono
e la morbidezza del tocco e l’estrema fluidità del controllo delle dita. (Gui-
do Salvini, sulla Gazzetta di Venezia il 6 settembre 1932)

Poulenc secondo Antonio Ballista
Amo molto questo autore e penso che sia sottovalutato. Lo definisco un
birichino parigino che ha composto alcune tra le musiche più spirituali in
assoluto. Poulenc ha inventato un nuovo modo di ascoltare la musica: non
con la testa tra le mani e in assoluto rapimento per attingere nel profondo
- come ben raffigura il quadro Beethoven di Lionello Balestrieri - ma ci tra-
smette la possibilità di godere della musica, magari bevendo un aperitivo
sulla terrazza di Parigi. Questa sorta di Don Giovanni musicale cita Mozart
nel secondo tempo del Concerto, ma nel terzo divaga fino ad arrivare a
Joplin e con lui altri autori cosiddetti leggeri del ‘900. Potremmo in questo
senso pensare che sia un autore senza personalità… Niente affatto! Egli
non è mai così tanto Poulenc come quando cita gli altri compositori. La
sua personalità è così forte che non riesce ad imitare! Infatti se scrive una
melodia mozartiana… è ancora più Poulenc!
Per nessuno come per lui vale la convinzione che le etichette, una volta ap-
plicate, rimangono ingiustamente per tanti anni. Purtroppo molto dopo si
capisce che non è come dice l’etichetta! Ad esempio: il divertente Poulenc,
invece trasfigurava e rendeva la polvere paradisiaca!

Dvořák

Avere un’idea meravigliosa non è niente di speciale. L’idea viene da sé, e se
va bene è bene, ma l’uomo non può prendersene il merito. Piuttosto cattu-
rare una buona idea per fare qualcosa di grande, è la cosa più difficile da
fare; questo è ciò che è la vera arte!

Dal loro mondo
Dvořák non fu in alcun modo un rinnovatore della forma. Le sue Sinfonie
mantengono il consueto schema classico in quattro movimenti, con una
alternanza equilibrata di momenti di maggiore tensione nei tempi estremi,
di distensione lirica e di movenze di danza in quelli centrali…. Le sue im-
magini rappresentano stati d’animo che si rifanno a un mondo originario e
spontaneo di suggestioni e di simboli immeritamente traducibili in un na-
turale fluire del discorso musicale, a cui la felicità melodica e la cura della
strumentazione conferisce un carattere di gradevolezza e di brillantezza
non comune. (Sergio Sablich)

Quando Dvořák scrisse sulla partitura: Dal Nuovo Mondo
In un caffè, un giorno, Anton Seidl, direttore della New York Philarmonic,
ha raccontato che Dvořák stava lavorando ad nuova sinfonia. «Così gli ho
chiesto di poter presentare il lavoro in un prossimo concerto della New
York Philharmonic e il Maestro fu d’accordo. Il giorno dopo lo informai
che la sinfonia sarebbe stata eseguita il 15 dicembre, e soltanto quando mi
consegnò la partitura aggiunse alla pagina del titolo, le parole Dal Nuovo
Mondo! In precedenza aveva scritto unicamente “Sinfonia in mi minore”. »
Nella Sinfonia n.9 il nuovo mondo nelle riflessioni di Dvořák
_Credo che la terra americana influenzerà in modo benefico i miei pensieri,
e potrei quasi dire che qualcosa del genere si sente già nella nuova Sinfonia.
_Nelle melodie dei neri d’America ho potuto trovare tutto ciò che serve a una
grande e nobile scuola di musica. Esse sanno essere patetiche, tenere, appassio-
nate, malinconiche, solenni, religiose, vigorose, amabili allegre. Non vi è nulla
in tutta la varietà del comporre che non possa essere detto con questi temi.
_È lo spirito delle melodie negre e degli indiani d’America che mi sono
sforzato di ricreare nella mia nuova Sinfonia. Non ho usato neanche una
di quelle melodie. Ho semplicemente scritto dei temi caratteristici incor-
porando in essi le qualità della musica indiana, e usando questi temi come
mio materiale li ho sviluppati servendomi di tutti i moderni mezzi del rit-
mo, del contrappunto e del colore orchestrale.
 _La sinfonia mi piace molto e si distingue in modo sostanziale dalle mie
precedenti composizioni. Certamente l’influenza dell’America può esser
sentita da chiunque abbia un naso.

Largo
Il famoso tema era originariamente scritto per il clarinetto, ma il composi-
tore, in seguito, alterò la strumentazione, poiché si diceva che il suono del
corno inglese avesse ricordato la qualità della voce di Harry Burleigh -com-
positore e baritono neroamericano e suo allievo al Conservatorio di New
York- le cui esibizioni hanno dato a Dvořák l’opportunità di ascoltare gli
spiritual. Il tema principale divenne così popolare da dar vita a tutta una
serie di arrangiamenti strumentali e vocali; il più noto è Goin ‘Home, creato
nel 1922 da William Arms Fisher (1861-1948), un altro allievo americano
di Dvořák.

La Sinfonia n.9 sulla luna
Il primo volo dell’uomo sulla Luna ebbe luogo il 20 luglio 1969. I due
astronauti a bordo della navicella Apollo 11 Buzz Aldrin e Neil Armstrong,
vi rimasero per 21 ore e 36 minuti Si racconta che, quando uscirono sulla
superficie lunare, abbiano ascoltato una registrazione della Sinfonia Dal
Nuovo Mondo di Dvořák.
AVVENIMENTI

1893 Dvořák compone la Sinfonia n.9 “Dal Nuovo Mondo”
Musica
Muoiono Gounod, Čajkovskij e Catalani.
Dvořák compone il Quartetto per archi “Americano”.
Čajkovskij compone la Sinfonia n. 6 in si minore Patetica.
Verdi compone Falstaff.
Gounod compone Faust.
Grieg compone i Pezzi lirici per pianoforte (libro VI).
Humperdinck compone Hänsel und Gretel.
Puccini compone Manon Lescaut.
Debussy compone il Quartetto per archi in sol minore.
Satie compone Danze gotiche, per pianoforte.
Rachmaninov compone l’opera Aleko.
Ravel compone Serenata grottesca per pianoforte.

Scienza, arte e letteratura
Edward D. Libbey inventa la fibra di vetro.
Roberto Ardigò pubblica La scienza dell’educazione.
Maurice Blondel pubblica L’azione.
Henri Rousseau dipinge La guerra.
Giovanni Fattori dipinge I butteri.
Gabriele D’Annunzio pubblica un volume di versi dal titolo Poema para-
disiaco

Storia
In Sicilia scoppiano dei disordini fomentati dagli aderenti ai fasci del la-
voratori che provocano la morte di numerosi manifestanti per mano delle
forze di polizia.
In Gran Bretagna viene fondato il Partito Laburista ispirato a un sociali-
smo democratico.
È fondata la prima squadra italiana di calcio: il Genoa Cricket and Athletic
Football Club.
In Grecia viene inaugurato il Canale di Corinto.

1932 Poulenc compone il Concerto per due pianoforti e orchestra

Ravel compone il Concerto in sol per pianoforte e orchestra.
Zemlinsky compone l’opera Der Kreidekreis.
Rachmaninov compone Variazioni sul tema di Corelli per pianoforte.
Schönberg compone l’opera Moses und Aron.
Respighi compone le Antiche danze per liuto (Serie I).
Stravinsky compone la Suite Italienne, da Pulcinella.
Casella compone l’opera La Favola d’Orfeo.
Prokof’ev compone il Concerto per pianoforte n.5.
Gershwin compone la Cuban Ouverture per orchestra.
Šostakovič compone Da Karl Marx ai nostri giorni, poema sinfonico per
soli, coro e orchestra.
Britten compone Sinfonietta per orchestra da camera.

Scienza, arte e letteratura
L’ingegnere elettrotecnico Ernst August Ruska costruisce il primo micro-
scopio elettronico, in grado in ingrandire un oggetto fino a 12 volte.
Irene e Frédéric Joliot-Curie scoprono, contemporaneamente a James Cha-
dwick, il neutrone.
Henry Bergson pubblica Le due fonti della morale e della religione.
Benedetto Croce pubblica il saggio Storia d’Europa nel XIX secolo.
Alberto Savinio dipinge Annunciazione.
Otto Dix termina il Trittico sulla guerra.
L’architetto Giuseppe Terragni inizia a Como la costruzione della Casa del
Fascio, completata nel 1936, capolavoro del Razionalismo italiano.

Storia
Il 23 gennaio viene pubblicato il primo numero de La Settimana Enig-
mistica.
In Portogallo António de Oliveira Salazar diventa Presidente del Consiglio:
lo resterà fino al 1968.
In Germania il Partito nazista ottiene alle elezioni la maggioranza relativa
e il 30 settembre viene chiusa la scuola del Bauhaus.
A Venezia sulla terrazza dell’Hotel Excelsior si apre la prima edizione della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Negli Stati Uniti le elezioni presidenziali vengono vinte da Franklin Roose-
velt, candidato del Partito democratico.

2017: il 26 gennaio prima mondiale del pezzo di Ennio Morricone
Varianti per Ballista Antonio Canino Bruno

Musica
Si svolge al Mediolanum Forum di Assago l’ultimo concerto milanese di
Elio e le Storie Tese.
Con l’opera Ti vedo, ti sento, mi perdo Salvatore Sciarrino debutta al Teatro
alla Scala.
Viene pubblicata la Josquinology: la monumentale edizione critica di Jo-
squin Desprez, un’impresa durata un secolo,
Muoiono Georges Prêtre, Luis Bacalov e Allan Holdsworth, uno dei più
importanti chitarristi jazz-rock inglesi.
Scienza, arte e letteratura
La rivista Nature annuncia che per la prima volta si è modificato il DNA di
embrioni umani per prevenire una malattia genetica ereditaria: la cardio-
miopatia ipertrofica che provoca la morte improvvisa.
La ferrovia sotterranea ha portato Colson Whitehead a vincere sia il Na-
tional Book Award sia il Premio Pulitzer. La ferrovia sotterranea è una rete
di itinerari segreti e nascondigli, organizzata da americani bianchi e neri
liberi, che tra la fine del 700 e la prima metà dell’800 aiutava gli schiavi
degli stati del sud a fuggire verso quelli del nord, dove la schiavitù era già
stata abolita.

Storia
Inaugurazione della nuova ferrovia Addis Abeba-Gibuti, che collega più
velocemente l’Etiopia al Gibuti.
Una valanga generata dalle forti nevicate e dal terremoto, travolge il 18
gennaio l’Hotel Rigopiano a Farindola (Pescara), causando 29 vittime.
Il 20 gennaio, Donald Trump presidente eletto degli Stati Uniti d’America,
s’insedia alla Casa Bianca.
La Regina Elisabetta è stata la prima sovrana a festeggiare il Giubileo di
Zaffiro per i 65 anni sul trono.
Le elezioni presidenziali francesi hanno visto l’elezione di Emmanuel Macron.
Nella Manchester Arena, al termine del concerto della cantante statunitense
Ariana Grande, il 22 maggio è avvenuto un attacco suicida che ha provo-
cato 23 morti e 250 feriti.
Inizia a formarsi l’Uragano Harvey che colpirà diversi Paesi dell’America
centrale e gli stati del Texas e della Louisiana.
In occasione della 130ª sessione del CIO a Lima è avvenuta l’assegnazione
dei Giochi della XXXIII Olimpiade del 2024 a Parigi e dei successivi Giochi
della XXXIV Olimpiade del 2028 a Los Angeles.
In Arabia Saudita, il re Salman Abdulaziz consente alle donne di guidare
automobili.
Referendum sull’indipendenza della Catalogna non riconosciuto dal Go-
verno spagnolo e bocciato dal Tribunale costituzionale spagnolo.
MARTEDì 13 FEBBRAIO 2018 ORE 18.00
Parma, Viale Barilla 27/A

Vi aspettiamo alla
Cerimonia di intitolazione a

ILDEBRANDO PIZZETTI
della Sala Ipogea
del Centro di Produzione Musicale “Arturo Toscanini”

Introduzione di Gian Paolo Minardi
Il Quartetto d’archi della Filarmonica Arturo Toscanini
eseguirà l’Adagio e il Tema con variazioni
dal Quartetto in La Maggiore di Ildebrando Pizzetti
Andriy Yurkevych
Nato in Ucraina, si è diplomato nel 1999 in direzione d’orchestra all’Accademia
Statale di Musica Lyssenko di Lviv (Leopoli) sotto la guida di Yuriy Lutsiv. Si è
perfezionato con Jacek Kaspszyk al Teatro Lirico Nazionale Wielki di Varsavia
e successivamente con Alberto Zedda e Gianluigi Gelmetti all’Accademia Chi-
giana di Siena. Vincitore del premio speciale al Concorso Nazionale di Direzione
d’Orchestra Turchak di Kiev, nel 1996, ancora studente, inizia a lavorare come
direttore d’orchestra stabile presso il Teatro Lirico Statale d’Opera e Balletto di
Lviv. Il suo repertorio spazia dall’opera russa a quella italiana, dall’operetta al
balletto classico. Dal 2008 al 2010 ricopre l’incarico di Direttore Musicale del
Teatro Nazionale di Odessa e dal 2011 è Direttore Musicale del Teatro Nazio-
nale di Opera e Ballletto di Maria Biesu a Chinisau in Moldavia. Ha debuttato
al Teatro dell’Opera di Roma con Il lago dei cigni nel 2005 e vi è ritornato nel
2006 per dirigere La bella addormentata. È stato impegnato poi all’Opéra di
Montecarlo ne Il viaggio a Reims e successivamente invitato al Théâtre Royal
de la Monnaie di Bruxelles per Boris Godunov mentre al Carlo Felice di Genova
ha diretto una fortunatissima Maria Stuarda. Dirige nei più importanti teatri
tedeschi, francesi, italiani, americani, dell’Europa dell’Est e vanta collaborazio-
ni illustri con artisti come Edita Gruberova e Juan Diego Florez. Nei prossimi
mesi dirigerà Roberto Devereux a Vienna, Madrid e Zurigo, Anna Bolena a
Vienna e Zurigo, L’elisir d’amore a Berlino, Macbeth a Danzica, Madama But-
terfly a Varsavia, Turandot a Santiago del Cile, Norma a Vienna, Lucia di Lam-
mermoor a Budapest oltre ad una serie di concerti a Praga, Berlino e Madrid.
BRUNO CANINO E ANTONIO BALLISTA
da Sessant’anni di amicizia di Piero Rattalino

Il duo formato da Bruno Canino e da Antonio Ballista fu tra i primi a pro-
porre trascrizioni, sia a quattro mani che per due pianoforti. E io ricordo la
sorpresa - con un po’ di scandalo - che ci fu quando i due eseguirono la Sin-
fonia n. 9 di Beethoven trascritta per due pianoforti da Liszt e la Sagra della
primavera trascritta a quattro mani da Stravinsky. Vero è che Stravinsky si
era assunto la responsabilità della trascrizione e che l’aveva addirittura regi-
strata su un rullo di pianoforte riproduttore. Registrata tutta da solo, e quindi
nominalmente a quattro mani ma realmente a due mani moltiplicate per
due. Però Stravinsky, che badava a ricostruirsi un patrimonio dopo averlo
perduto con la Rivoluzione d’Ottobre, era sospetto di opportunismo e la sua
autorevolezza veniva messa in forse. Quanto a Liszt, le sue fortune critiche
avevano raggiunto il punto più basso e solo il suo “tardo stile, avanguardia
delle avanguardie, veniva preso sul serio.
Erano i tempi in cui la musica era timbro prima che altezza o intensità. E
allora, come rinunciare al solo di fagotto con cui si apre la Sagra della pri-
mavera? Come rinunciare al coro nella Nona Sinfonia? Vade retro. Se mi è
permesso di fare un altro po’ di autobiografia, quando uscì il disco del duo
Canino-Ballista con la Sagra a quattro mani mi venne chiesto dall’editore di
scrivere le note di presentazione. Pensavo di cavarmela parlando del pezzo e
non della trascrizione, e questo escamotage si rafforzò quando sentii l’assolo
di fagotto rivisitato pianisticamente. Ma a mano a mano che andavo avanti
nell’ascolto mi accorsi che la trascrizione reggeva bene e che mi offriva molti
spunti di conoscenza. Mancava il gioco dei timbri, ovviamente, ma emergeva
potentemente il ritmo, il ritmo nudo, non rivestito dal colore. E così andò a
finire che venni preso dall’entusiasmo e che tutti i miei dubbi si liquefecero.
Curiosamente, ma non troppo, la definitiva assoluzione delle trascrizioni
venne dall’avanguardia. Pierre Boulez, organizzando una stagione sinfonica
dell’Orchestre de Paris, inserì un sacco di trascrizioni nella programmazione
e scrisse un articolo che... cambiava le carte in tavola. Tutto d’un botto il
Canino-Ballista che stava più avanti degli altri si trovò sommerso dalla ma-
rea montante. E anche la discografia fece la sua parte: quattro mani e due
pianoforti erano stati legittimati a riprendere qualsiasi trascrizione, purché
- la foglia di fico - fosse d’epoca.
Riprendendo le vetuste trascrizioni il duo Canino-Ballista non faceva un’ope-
razione intellettualistica - altrimenti non avrebbe avuto successo - né un’ope-
razione commerciale - altrimenti non avrebbe ricevuto il placet della critica.
Faceva un’operazione di evoluzione della cultura in relazione con una evo-
luzione della creatività. Nel momento in cui i compositori sperimentavano le
possibilità di musiche non strettamente legate a un solo mezzo sonoro stru-
mentale, la trascrizione ridiventava possibile o, almeno, ridiventava possibile
l’esplorazione del repertorio storico della trascrizione. E oggi non c’è duo che
non abbia una larga fetta di trascrizioni nel suo repertorio e non c’è pubblico
che non si dichiari soddisfatto dopo averle sentite. A questa evoluzione della
cultura il duo Canino-Ballista ha dato un notevolissimo, un fondamentale
contributo.
Con ciò non voglio dire che sia questa la sola ragione per cui, a sessant’anni
dalla sua costituzione, possiamo parlare del duo Canino-Ballista come di un
complesso di rilevanza storica. Ma una delle ragioni che hanno fatto del Duo
un protagonista dell’interpretazione musicale negli anni a cavallo fra Nove-
cento e Duemila è questa. La seconda ragione, come si evince del resto da
ciò ho testé detto, è la disponibilità verso la musica contemporanea d’avan-
guardia. Il numero delle prime esecuzioni assolute e delle prime esecuzioni
italiane che ebbero come protagonista il duo Canino-Ballista è molto elevato.
Berio, Donatoni, Stockhausen, Boulez, Ligeti, Castaldi, Bussotti... Si può dire
che non c’è pagina importante della seconda metà del Novecento che non lo
abbia visti all’opera, il duo Canino-Ballista. Superfluo fare degli elenchi.
La terza motivazione di eccellenza del duo Canino-Ballista riguarda il loro
approccio al repertorio tradizionale. Il Duo ha percorso con rispetto e amore
il repertorio a quattro mani e per due pianoforti da Bach a Bartók, riuscendo
a non ghettizzare né l’avanguardia né la storia. E questo è un raro merito:
non mettere il presente in guerra col passato, o viceversa, significa concepire
la musica come un continum storico in cui i valori umanistici prevalgono su
tutto. E questo è fare della musica una ragione di vita.
La Filarmonica Arturo Toscanini, che ha la sua sede a Parma, nel Centro
di Produzione Musicale “Arturo Toscanini”, a fianco dell’Auditorium Pagani-
ni disegnato da Renzo Piano, è il punto d’eccellenza dell’attività produttiva
della Fondazione Arturo Toscanini, maturata sul piano artistico nella più
che trentennale esperienza dell’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna e
nell’antica tradizione musicale che affonda le proprie radici storiche nell’Or-
chestra Ducale riordinata a Parma da Niccolò Paganini nel 1835/36 e per i
quarant’anni successivi ai vertici delle capacità esecutive nazionali. Oggi è
una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane.
Per saperne di più: www.fondazionetoscanini.it

Violini Primi: Mihaela Costea**, Valentina Violante, Gianni Covezzi, Federica Vercalli,
Maurizio Daffunchio, Mario Mauro, Julia Geller, Luca Talignani, Camilla Mazzanti, Fang
Xia, Elisa Mancini, Chiara Serati.
Violini secondi: Laurentiu Vatavu*, Daniele Ruzza, Viktoria Borissova, Jasenka Tomic, Claudia
Piccinini, Sabrina Fontana, Cellina Codaglio, Alice Costamagna, Antonio Lubiani, Beatrice
Marozza.
Viole: Behrang Rassekhi*, Carmen Condur, Sara Screpis, Diego Spagnoli, Daniele Zironi,
Ilaria Negrotti, Costanza Pepini, Silvia Vannucci.
Violoncelli: Diana Cahanescu*, Vincenzo Fossanova, Pietro Nappi, Filippo Zampa, Fabio
Gaddoni, Fabio Lambroni.
Contrabbassi: Penelope Mitsikopoulos*, Agide Bandini, Claudio Saguatti, Antonio Bonatti.
Flauti: Sandu Nagy*, Andrea Oman.
Ottavino: Andrea Oman.
Oboi: Gian Piero Fortini*, Klidi Brahimi.
Corno Inglese: Massimo Parcianello.
Clarinetti: Paolo Fantini*, Miriam Caldarini.
Fagotti: Davide Fumagalli*, Fabio Alasia.
Corni: Ettore Contavalli*, Davide Bettani, Fabrizio Villa, Giuseppe Affilastro.
Trombe: Matteo Beschi*, Marco Catelli.
Tromboni: Carlo Gelmini*, Gianmauro Prina, Antonio Martelli.
Tuba: Erik Zavaroni.
Timpani e percussioni: Francesco Migliarini*, Matteo Flori.

							                                                               ** spalla / *prima parte
People and ideas
                    in healthcare

www.chiesi.com
Graphital - Parma
Prossimi appuntamenti
di nuove atmosfere
Giovedì 15 febbraio 2018
Venerdì 16 febbraio 2018
JOHN AXELROD
Direttore
MAURIZIO BAGLINI
Pianoforte
DANIELE TITTI
Clarinetto

Leonard Bernstein
West Side Story: Symphonic Dances
Prelude, Fugue and Riffs
On the Town: Three Dance Episodes
George Gershwin
Rhapsody in blue
Duke Ellington
Harlem

IMPARIAMO IL CONCERTO
Valentina Lo Surdo racconta
Bernstein, Gershwin, Ellington

Mercoledì 14 febbraio 2018 ore 18.00
Sala Prove, Auditorium Paganini, Parma

Concerto in anteprima
Mercoledì 14 febbraio 2018 ore 15.00
Auditorium Paganini, Parma

Per saperne di più
www.fondazionetoscanini.it
Puoi anche leggere