Il Monte Amiata Anno 48 N.3 Luglio/Settembre 2018 - CAI Siena
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Trimestrale della Sezione del Club Alpino Italiano "Umberto Vivi" di Siena - www.caisiena.it - info@caisiena.it Anno 48 N.3 Luglio/Settembre 2018 Il Monte Amiata
SOMMARIO 3 I ruderi del Cerretaccio: tra storia e leggenda Antonella Gozzoli 6 Obiettivo meno rifiuti Manola Terzani 8 Meteo e montagna: i temporali estivi Francesco Parigi Claudio Lucietto 10 Zaino in spalla nel modo giusto Gabriele Clementi 11 Quattro mete per tutti nella Catena delle Bocche Claudio Lucietto 14 GLI APPENNINI CHE MI MANCANO Carlo Cristel In copertina: i ruderi del Cerretaccio emergono Strada di campagna dopo il passaggio dal bosco di un temporale DALLA REDAZIONE Foto e illustrazioni: Marco Sabbatini, Gabriele Clementi, Lisa Nonken, Stefano Viti, Carlo Cristel, Pixabay
I ruderi del Cerretaccio tra storia e leggenda Antonella Gozzoli Il paesaggio del Chianti, con i suoi castelli, derli dall’esterno. La bellissima torre del I ruderi del Cerre- i suoi boschi, i secolari conflitti tra Senesi e cassero, adagiata su un fianco completa taccio sono nascosti Fiorentini, ha generato nel tempo una serie delle sue fondamenta dopo che fu abbattu‐ da un fitto bosco che di leggende di fantasmi che fanno di que‐ ta dai Senesi nel XVI secolo, costituisce si‐ non ne permette la sta affascinante terra una sorta di Scozia curamente uno degli scorci più stupefacenti visione dall'esterno. mediterranea amatissima dai viaggiatori che la visita al sito può regalare. Al di fuori Sotto, i resti della stranieri. della cinta muraria, probabilmente rifatta torre del cassero, Esattamente di fronte al Castello di Brolio, nel corso dei secoli, è presente una piccola per lunghi tratti dove si manifesta il più noto dei fantasmi chiesa di forma rettangolare. ancora integra. chiantigiani ovvero quello di Bettino Rica‐ Ad accrescere il fascino del luogo è situata, soli, si ergeva il Castello di Cerreto a poca distanza dal castello, anche una Ciampoli, piccolo avamposto senese desti‐ piccola capanna di pietre e legno, sulle nato a non sopravvivere all’avanzamento sponde di un piccolo lago dove viveva da del dominio guelfo. Non lontano da Pia‐ molte generazioni una famiglia di Tempe‐ nella e Pievasciata, i ruderi del “Cerre‐ starii “alleati” dell’esercito Senese. Nella taccio” si configurano come luogo di evidente suggestione spiritica che ben si colloca tra le leggende e i racconti che po‐ polano il territorio del Chianti. Il castello, la cui esistenza è già docu‐ mentata nel 1097, fu venduto nel 1142 alla consorteria locale dei Cerretani, da cui prese il nome. Nel 1232 venne espugnato dai Fiorentini che intimarono ai Senesi, mediante accordo scritto, la demolizione del luogo che di fatto non si realizzò. Successivamente i Senesi riuscirono ad impossessarsi di nuovo del castello che di‐ venuto con il tempo rifugio prescelto da saccheggiatori e fuoriusciti, venne distrutto per questo motivo da Siena stessa nella pri‐ ma metà del XVI secolo. I ruderi del castello sono ancora ben visibi‐ li, sebbene siano in parte nascosti da una folta vegetazione che non consente di ve‐ 3
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Territorio Per approfondire : cultura medievale i Tempestarii erano una Fiamminghi S., Il sorta di stregoni ritenuti capaci di controlla‐ paesaggio del rude- re alcuni aspetti della natura e di tutto re, in Bartolini G., quello che creava il cielo. A livello popola‐ Tronti C., Valenti M. re si credeva che questa specie di stregoni et alii, Sistema dei avesse il potere di controllare temporali, castelli e delle forti- vento, fulmini e tuoni: potevano utilizzare i ficazioni in terra di loro poteri contro i nemici, ad esempio Siena. Dalla ricerca concentrando la grandine in un unico alla valorizzazione, punto per uccidere gli avversari, cosa che Firenze, All’insegna accadde esattamente durante la battaglia del Giglio, 2005, pp. del 1232 tra Guelfi e Ghibellini per la 104-111. contesa del castello. In questo clima di mistero e stregoneria, dove si favoleggia di tesori custoditi in stanze sotterranee, di cunicoli imprecisati che si collegherebbero ‐ guarda caso ‐ proprio al bastione di Brolio, è più che naturale che siano diffuse tra gli abitanti numerose testimonianze e leggende legate ai fantasmi del Cerretaccio che la tradizio‐ ne vuole appartenessero ai soldati uccisi durante il sanguinoso assedio dei Fiorenti‐ ni. Non si tratterebbe di illustri figure come nel caso del Barone Ricasoli, ma di spiriti rigorosamente anonimi capaci soltanto di creare un certo scompiglio in questi luoghi pacifici ed isolati, spiriti del bosco come se ne trovano nella più tipica tradizione lette‐ aveva provocato nel primo un attacco di raria inglese. itterizia ed una brutta polmonite nel se‐ Pare inoltre che i famigerati tesori nascosti condo che, completamente sudato per la sotto il Cerretaccio siano ben difesi fatica dello scavo, si era poi raffreddato dall’apparire improvviso di entità che si bruscamente correndo a precipizio verso materializzano a chiunque ne tenti il ritro‐ casa… vamento: si narra che l’apparizione di uno Don Virgilio Peruzzi, parroco della vicina spettro gigantesco a due giovani contadini Pievasciata, grande appassionato di che una notte avevano tentato l’impresa scienze medianiche, seppe dar vita in que‐ Sopra, la facciata della piccola chiesa, posta accanto alla cinta muraria. Di fianco, spezzoni di mura crollate, con sullo sfondo parte del circuito murario, che per lunghi tratti è ancora conservato. 4
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Territorio sta zona ad un vero e proprio museo sione satanica, aveva afferrato una penna contenente monete etrusche, fiori pietrifi‐ dal tavolo tracciando l’autografo infernale cati, sarcofagi sanniti, narghilè orientali ma pur non avendo avuto mai alcuna istruzio‐ soprattutto volumi di parapsicologia, alchi‐ ne… Che sia vero o no, saranno i nostri mia e rabdomanzia nonché un medaglione Soci durante l’escursione in programma il contenente la firma autografa nientemeno prossimo autunno che ci diranno quale sia che di Satana… L’origine di questa “reli‐ il fascino e il mistero che aleggia in questi Attorno al bosco del quia” risalirebbe a quando una giovanissi‐ luoghi. Cerretaccio le colline ma parrocchiana completamente Che dire, è auspicabile che la passeggiata ospitano molti ettari analfabeta, in preda ad una grave posses‐ si concluda prima del crepuscolo… di vigne, destinate alla produzione del Chianti. 5
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Ambiente Manola Terzani Obiettivo meno rifiuti Oggi si parla molto di ambiente e di come Sotto, una spiaggia tutelarlo ed è compito di tutti fare la invasa dai rifiuti di raccolta differenziata, ma possiamo fare plastica gettati in qualcosa di ancora più efficace e radicale: mare. Si calcola che evitare di produrre rifiuti, perché riciclare ormai non ci siano non è sempre facile. L'unico materiale che più zone di mare e può essere più a lungo riciclato è il vetro, di eceano prive di mentre la plastica e la carta sono riciclabili plastica. ma non all'infinito, così come i poliaccoppiati, utilizzati per realizzare il Te‐ Per approfondire: trapak, che sono anche difficili da separare https://it.wikipe- e che spesso finiscono negli inceneritori. dia.org/wiki/Pacifi- Il discorso si complica se parliamo di mobi‐ ra, evitando così di comprare nei bar o alle c_Trash_Vortex li realizzati in pannelli di legno pressato e macchinette le inquinanti bottigliette di pla‐ impastato con colla o di oggetti informatici stica monouso. e tecnologici che per essere smembrati ne‐ cessitano di personale in grado di recupe‐ 3) Fare attenzione ai poliaccoppiati, che rare i vari componenti. troviamo nei brick del latte o dei succhi di Ecco quindi alcuni consigli per ridurre alla frutta, ai sacchetti da forneria che non pos‐ radice il problema dei rifiuti: sono essere in alcun modo riciclati, alle confezioni di alcuni cibi già pronti che 1) Evitare l'acquisto di prodotti con molto vanno ad esempio nel microonde. imballaggio, che inesorabilmente finirebbe nei cassonetti di carta o plastica, e preferire 4) Cambiamo il telefonino o il pc solo prodotti a chilometri zero che si possono quando ne abbiamo davvero bisogno. Se acquistare senza confezione (se possibile, purtroppo siamo costretti dalle aziende fare biscotti o dolci in casa). produttrici a subire l'obsolescenza pro‐ grammata degli oggetti (una strategia mi‐ 2) Utilizzare borracce metalliche o in plasti‐ rata a progettare beni che abbiano vita ca robusta per la scorta di acqua giornalie‐ breve, al fine di essere presto sostituiti con 6
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Ambiente I rifiuti di appa- recchiature elettriche ed elettroniche vengono contrasse- gnati con la sigla RAEE. Il comune di Siena offre il seguente servizio di raccolta: http://www.comu- ne.siena.it/La- Citta/Territorio/Di- rezione-Territorio/Se rvizio-Logistica-ed- Ambiente/Ambiente /Rifiuti-e-Bonifiche- ambientali/Centro- di-Raccolta-Comu- nale prodotti nuovi), possiamo almeno cercare uno nuovo). Nei telefonini, ad esempio, se‐ di non cascare nella trappola psicologica condo uno studio condotto da E‐waste Lab dell'obsolescenza percepita (spesso la di Remedia in collaborazione con il Poli‐ pubblicità induce il consumatore a percepi‐ tecnico di Milano, sono contenuti 9 grammi re come obsoleto un prodotto ancora di rame, 11 grammi di ferro, 250 mg di funzionante per spingerlo a sostituirlo con argento, 24 mg di oro, 9 mg di palladio, 65 gr di plastica, 1 gr di terre rare (Praseo‐ dimio, Neodimio, Cerio, Lantanio, Sama‐ rio, Terbio, Disprosio) e altri elementi preziosi contenuti in piccolissime quantità, come cadmio, cobalto, rutenio. Questi metalli costano moltissimo al pianeta in termini economici, ma soprattutto ambientali, per la loro estrazione, che po‐ trebbe essere evitata riciclando quelli che si trovano nei vecchi telefonini dismessi e che spesso vengono abbandonati nei nostri cassetti. 5) Impariamo a buttare i nostri oggetti, i A fianco, una nostri mobili o i nostri vestiti solo quando vecchia coppia di proprio non possiamo farne a meno: ripa‐ stivali si è tra- riamoli invece e diamogli una seconda vita, sformata in un vaso. Il riuso degli oggetti oppure regaliamoli a chi può utilizzarli. Nei sta diventando un paesi del nord Europa, da tempo hanno punto cardine per la aperto negozi dove è possibile affittare, per gestione dei rifiuti, cifre modiche, un trapano o un paio di sci, perché permette di che non ha senso acquistare per usarli una ridurre al minimo il o due volte l'anno. Di un italiano è invece ricorso alla discarica l'idea di una applicazione che permette di e all'incenerimento. affittare gli oggetti più disparati di cui si ha bisogno vicino a noi, cercando la persona che è disposta ad affittarti quello che stai cercando. 7
Meteo e montagna: i temporali estivi Francesco Parigi ‐ Claudio Lucietto Il temporale è un fenomeno convettivo difficile raggiungere al suolo le temperature Il colore dei fulmini intenso, accompagnato da forti raffiche di di innesco. Chi frequenta la montagna de‐ ci può fornire vento, precipitazioni violente, scariche ve imparare ad osservare i segnali del informazioni sul tipo elettriche e spesso anche da grandine. In tempo, in modo da non essere sorpreso da di precipatazione in montagna i fulmini rappresentano il perico‐ un temporale su creste, pareti, vette o vie atto: se la saetta è lo più serio per l’escursionista e l’alpinista. ferrate. In estate è comunque buona regola rossastra indica Sulle Alpi e l’Appennino i temporali sono partire per un’escursione all’alba, in modo pioggia, se azzurra molto frequenti nel periodo estivo (in media da essere già sulla via del ritorno nel primo grandine, se gialla un giorno su due), mentre nel periodo pri‐ pomeriggio, evitando così le ore più calde polveri in so- maverile sono più probabili sulle Prealpi, in della giornata, che sono quelle più favore‐ spensione, infine se quanto sulle Alpi ancora innevate è più voli allo scoppio di un temporale. I para‐ bianca scarsa umi- metri che entrano in gioco per la ditò. formazione di un temporale sono tre: temperatura, pressione ed umidità. 1. Temperatura: il terreno assorbe molto bene il calore (soprattutto in mancanza di vegetazione) e a parità di irraggiamento si scalda molto più velocemente dell’aria circostante. 2. Pressione: l’aria riscaldata dal terreno si espande, divenendo quindi meno densa e pesante di quella fredda. 3. Umidità: l'umidità relativa (UR o RH) rappresenta il rapporto percentuale tra la quantità effettiva di vapore acqueo pre‐ sente nell’aria e la massima quantità che, alla medesima temperatura, sarebbe ne‐ cessaria perché l’aria fosse satura di vapo‐ re acqueo. Infatti, per ogni valore di temperatura dell’aria, esiste una quantità massima di vapore acqueo che può essere contenuta allo stato aeriforme: superata questa quantità, il resto del vapore acqueo 8
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Meteorologia condensa in goccioline di acqua allo stato vapore acqueo in essa contenute salendo Appena sentiamo il liquido, causando la precipitazione. incontrano temperature molto al di sotto primo tuono, spe- Andiamo ora a vedere quali sono i segni dello zero e si trasformano quindi in cristalli cialmente se passa- premonitori che ci indicano la possibilità di ghiaccio; questi vengono portati ulte‐ no meno di 30'' tra il fulmine e il boato, che si verifichi un temporale: per prima co‐ riormente in alto sotto la spinta di forti raggiungiamo un sa occorre una giornata particolarmente correnti ascensionali aumentando progres‐ luogo sicuro, lontano calda ed afosa in valle, dopodiché bisogna sivamente di spessore, finché, divenuti dalle creste, dai letti far caso ad alcuni sintomi di instabilità troppo pesanti, ricadono al suolo sotto di fiumi, ruscelli e atmosferica, come l’aumento del vento forma di grandine. Fatto molto importante laghi, da funi e nelle ore più calde della giornata, con è che i moti ascendenti dell’aria sono favo‐ strutture metalliche brezze già molto attive sin dal primo matti‐ riti dalla presenza di versanti montuosi: di ferrate, dagli spazi aperti e da no, e lo sviluppo delle nubi cumuliformi questo è il motivo per cui in montagna si alberi isolati. (per intendersi quelle a forma di “cavolfio‐ ha un’alta frequenza di temporali estivi. re”); se queste ultime, nel loro moto di Cumuli e cumulonembi si dissolvono infine accrescimento verticale, tendono a divenire dopo il tramonto, quando cessano i moti imponenti e torreggianti, occorre prestare ascensionali dell’aria dovuti all’irraggia‐ molta attenzione in quanto è probabile la mento solare: per questo motivo tali nubi formazione di un cumulonembo, la nube ti‐ vengono definite dai meteorologi “ad evo‐ pica del temporale. Quando la parte più luzione diurna”. In ultima analisi il nostro elevata del cumulonembo assume la tipica altimetro, in caso di un improvviso sbalzo forma sfilacciata “ad incudine”, vuol dire di quota (se indica cioè una quota molto che è stata raggiunta la fase di maturità del maggiore di quella reale), indica che c’è temporale. Da notare che la sommità di stata una rapida diminuzione della pressio‐ questa nube può talvolta raggiungere e su‐ ne atmosferica, con probabile formazione perare i 10.000 m di quota. Le gocce di di un temporale. 9
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Equipaggiamento Gabriele Clementi Zaino in spalla nel modo giusto Insieme agli scarponi è il compagno più Un buono zaino de- intimo delle nostre escursioni; senza di lui ve essere realizzato andremmo poco lontano, ma se non lo ca‐ con materiale robu- richiamo e regoliamo correttamente po‐ sto, antiabrasione, trebbe crearci dei problemi: parliamo dello con tasche e cinghie zaino da escursionismo. che permettano di Volume, carico e attrezzatura variano a se‐ fissare e rendere conda del periodo, della lunghezza e del ti‐ accessibili i nostri po di attività della nostra escursione, quindi oggetti. non esiste uno zaino per l'escursionismo, ne esistono di vari tipi, ma le raccomanda‐ zioni per un giusto utilizzo valgono per tutti. Partiamo dal carico: la leggerezza è una prerogativa indispensabile a cui non pos‐ siamo rinunciare. Cerchiamo di essere es‐ senziali, portando con noi solo l'indispensabile: è buona regola avere uno zaino che non superi il 15% del nostro pe‐ so corporeo. che andrà ad aderire alla parte centrale e La distribuzione del carico all'interno dello superiore della schiena (importante: collo‐ zaino è importantissima per evitare che ci chiamoli a contatto con lo schienale). sbilanci durante il nostro cammino. Gli Un carico pesante spostato troppo in basso oggetti più leggeri (per esempio, il sacco tenderà a spingerci indietro, sbilanciandoci. lenzuolo o la biancheria di ricambio) vanno E' buona norma posizionare nella parte alta messi sempre nella parte più bassa dello o nelle tasche laterali tutti quegli oggetti ‐ zaino, quella che una volta indossato sarà impermeabile, guanti, fasce ‐ che devono a contatto con la fascia lombare; gli stare a portata di mano: in montagna, si oggetti più pesanti (per esempio, viveri, ve‐ sa, il tempo cambia rapidamente. stiti, moschettoni) devono essere posizionati La borraccia può essere tenuta nella tasca sopra questa fascia, nella porzione di zaino laterale, oppure possiamo utilizzare le sacche idriche, che vengono collocate tra lo schienale e lo zaino, un'ottima posizione per il bilanciamento del carico: i nuovi modelli sono quasi tutti predisposti per g Spallacci accoglierle. Dallo zaino non deve penzolare niente: il Materiale pesante nostro equipaggiamento deve stare mg all'interno. Bastoncini o oggetti ingombranti kg (per esempio, casco, materassino o tenda) Cinturino vanno fissati all'esterno con le apposite pettorale cinghie di compressione. Lo zaino deve aderire bene al nostro corpo: mg perché questo succeda, è importante rego‐ lare correttamente gli spallacci e le cinture Materiale leggero di cui è dotato. Quando lo indossiamo, per prima cosa Cintura in vita allacciamo la cintura in vita, aumentando così la stabilità del carico, poi regoliamo gli spallacci in modo da far aderire lo zaino alla schiena, infine allacciamoci e regolia‐ mo il cinturino pettorale per aumentare l'aderenza dello zaino al corpo. A questo punto non ci resta che partire... 10
Il Monte Amiata - 3 - 2018 Escursionismo Il Gruppo di Bocche è una breve catena di rocce eruttive effusive Quattro mete per tutti (porfido), geologica- mente simili a quelle nella Catena di Bocche della vicina catena del Lagorài. Il gruppo montuoso ha un Claudio Lucietto andamento ovest-est, grossomodo dall’abi- tato di Predazzo, in Val di Fiemme (TN), a quello di Falcade, in Valle del Biois (BL), e costituisce la dorsale di divisione fra la Val San Pellegrino e la Val Travignolo. Subito so- pra Predazzo il solita- rio massiccio di Cima Vièzzena (m 2490) domina la zona del Passo Lusia, servita dalla cabinovia “Alpe Lusia”. Da qui la cre- sta prosegue con i La- stè di Lusia (m 2480), il Gronton (m 2622), la Cima Bocche (m 2745) e la Cima Juribrutto (m 2697), caratterizzate da versanti dirupati e rocciosi verso la Val San Pellegrino e da vasti tavolati inclinati verso la Val Travigno- lo, ove sorgono pitto- reschi bacini lacustri di origine glaciale (Laghi di Lusia, Lago di Bocche, Lago di Juri- brutto). Ampie fiancate detritiche e boscose scendono ad oriente verso i prati del Passo Valles. La Catena di Bocche è ricchissima di tracce della Prima Guerra Mondiale, con resti di trincee, camminamenti, reticolati e caverne. Cima Bocche rimase sotto il controllo dell’esercito austro‐ungari‐ co per l’intera durata del conflitto. Nel 1915 la montagna subì numerosi tentativi di conquista da parte italiana: tra luglio ed agosto le nostre truppe tentarono l’offensiva risalendo la valle dei Laghi di Lusia, con l’intento di prendere Forcella Bocche. Nonostante numerosi varchi nei fili spinati aperti dall’azione di una potente bombarda trasportata con fatica in quota, le difese austro‐ungariche riu‐ scirono a tenere e la Brigata Tevere venne respinta con gravissime perdite. In autunno fu il costone Sud‐orientale della cima ad essere interessato dagli scontri: gli Alpini presero il cosiddetto “Os‐ servatorio”, nei pressi di Forcella Juribrutto, e si spinsero fin quasi sotto la cima, ma in una posizione poco difendibile. Ad inizio novembre, il sopraggiungere di improvvise tormente di neve e le bassissi‐ me temperature, costrinsero gli italiani ad una precipitosa ritirata. 11
ITINERARI Accesso: da Moena (Val di Fassa), seguendo le indicazioni un’alternanza di prati e roccette si arriva sulla panoramica per il Passo di San Pellegrino, si raggiunge la stazione di vetta (m 2301, 1 ora), che si apre come un balcone partenza della cabinovia “Alpe Lusia”, in località Ronc (m sull’intera Val di Fassa. Il sentiero n. 614 discende per la 1447, 2,5 Km da Moena); utilizzando i due tronchi dorsale nord‐est, toccando un’evidente spalla dove si tro‐ dell’impianto si sale ai 2200 m della stazione a monte. vano i ruderi di una postazione della Prima Guerra Punti di appoggio: Rifugio Passo Lusia, m 2055 (18 posti Mondiale. L’itinerario si abbassa poi con numerose strette letto, cell. 347 6268437). svolte lungo il versante orientale del monte, raggiunge il Periodo consigliato: da inizio luglio a metà settembre. solco della Val Bonéta e lo attraversa. Il sentiero si fa infine Equipaggiamento e attrezzatura: scarponi con suola ben pianeggiante e, oltrepassato il bosco, esce sui prati e si marcata e abbigliamento da alta montagna; per il Sentiero conclude alla stazione intermedia della cabinovia (m 1820, Attrezzato del Gronton è necessario l’utilizzo del set da ore 1,15 dalla vetta). ferrata e del casco. Cartografia consigliata: carta topografica per escursionisti Tabacco, scala 1:25.000, foglio 06 (Val di Fassa e Dolomiti 3. LAGHI DI LUSIA E CIMA BOCCHE (m 2745) Fassane). Sentieri: 633 Dislivello: salita m 1020, discesa m 1020 Tempo di percorrenza: ore 5,30 a/r 1. CIMA VIÈZZENA (m 2490) Difficoltà: E Sentieri: non numerato Dislivello: salita m 300, discesa m 300 Dalla stazione a monte della cabinovia si segue la strada Tempo di percorrenza: ore 2 a/r verso est e si scende al sottostante Passo Lusia (m 2055) e Difficoltà: E all’omonimo rifugio. Di fronte al rifugio si imbocca il sentiero n. 633 che risale una serie di gradoni erbosi, a Dalla stazione a monte della cabinovia si segue la strada margine della pista da sci “Lastè”, fino alla stazione a che scende al Passo Lusia, incontrando in breve sulla destra monte dell’impianto di risalita, dove volta a destra e in pia‐ l’arrivo di una seggiovia chiusa nel periodo estivo. Da qui no arriva alle Baite Lasté (m 2327). Si segue ora il tracciato parte la traccia segnata (senza numero) che percorre tutta di una vecchia mulattiera militare dal fondo selciato, che ri‐ la cresta del Vièzzena. Allontanandosi dagli impianti il pa‐ monta la caratteristica banconata porfirica meridionale di norama si fa via via più bello e spazia su Latemar, Lagorài e Pale di San Martino. Sempre seguendo l’esile ma ben evi‐ dente traccia su terreno erboso, si passa per il dosso deno‐ minato “Piavac” (m 2272), quindi si percorre tutto il filo di cresta, che talvolta si allarga fino a rivelare insospettabili vallette, arrivando alla piccola croce di legno posta sulla vetta di Cima Vièzzena (m 2490, 1 ora). Il panorama è va‐ sto e circolare e l’ambiente insolito, con piccole guglie di roccia e dirupati canaloni. Il rientro avviene seguendo a ri‐ troso l’itinerario di salita. 2. SAS DA MESODÌ (m 2301) Sentieri: 614, 614‐622, 614 Dislivello: salita m 200, discesa m 580 Tempo di percorrenza: ore 2,45 Difficoltà: EE Dalla stazione a monte della cabinovia si segue la strada che si dirige in discesa verso ovest, attraversando l’ampio vallone erboso. Giunti a quota 2069 m, poco prima di una curva a destra si lascia la strada e s’imbocca a sinistra il sentiero n. 614 (indicazione) che traversa in quota raccordandosi poi all’itinerario n. 622. Si prosegue a sini‐ stra salendo nel bosco, andando a scavalcare la Sforcela de Pozil (m 2144, ore 0,30). Calati di qualche metro nella Val de Pozil, si lascia il sentiero 622 e si prosegue a destra sul 614 che oltrepassa un rado bosco, alzandosi poi con un paio di tornanti fino sul culmine della dorsale, che segue per un breve tratto. L’esile traccia taglia i ripidi fianchi erbosi del Col de Poza, raggiunge la Sforcela de Val Bonéta (m 2215) e rimonta il crinale del Sas da Mesodì. In
dei caduti. Il rientro avviene seguendo a ritroso l’itinerario di salita. 3a SENTIERO ATTREZZATO DEL GRONTON E VETTA DEL GRONTON (m 2622) Sentieri: 634A Dislivello: salita m 250, discesa m 50 Tempo di percorrenza: 1 ora per il percorso attrezzato, 20 minuti a/r per la vetta del Gronton Difficoltà: EEA Giunti al primo Lago di Lusia (m 2333), si lascia il sentiero n. 633 e si prende a sinistra il 634A che s’inerpica alle spalle del Bivacco Redolf, portandosi in cresta presso la Forcella Cajerin (m 2363). Un cartello avvisa dell’inizio del sentiero attrezzato e della necessità di utilizzare il set da ferrata. Per quasi tutto il tragitto il sentiero si sviluppa lungo i camminamenti austriaci della Prima Guerra Mondiale posti sul versante settentrionale della montagna. Sono ancora ben visibili le postazioni e le baracche che si affacciano su Cima Lastè e, dopo alcune svolte, conduce ai 2425 m Cima Juribrutto (dove si trovavano le postazione italiane), della “Trincea”, stupendo punto panoramico sulle Pale di mentre veri e propri balconi si aprono sui due Laghi di Lu‐ San Martino e sui Laghi di Lusia. Il sentiero traversa ora in sia, sulla Val San Pellegrino e sulla Cresta di Costabella. Si direzione del primo Lago di Lusia, calando al bivio con l’iti‐ segue in saliscendi una prima cengia attrezzata con cavo nerario 621 e al vicino Bivacco Redolf (m 2333, ore 1,30), che si snoda poco al di sotto della cresta del Gronton, situato a pochi metri dalla riva. L’ambiente è magnifico e la agevolati da gradinate rocciose costruite dai soldati. Si zona estremamente tranquilla e isolata. Si aggira il lago e si continua quindi su lastronate, dopodiché si supera un altro prosegue sul sentiero n. 133 salendo fra i pascoli, tratto in cengia e un ponticello di legno (fune metallica), a raggiungendo in 20 minuti il secondo Lago di Lusia (m cui segue un’altra cengia esposta priva di attrezzature che, 2380) e in altri 20 minuti la Forcella Bocche (m 2543, pre‐ benché molto facile, va affrontata con prudenza. Un ultimo cario ricovero), punto di arrivo del Sentiero Attrezzato del breve tratto in cresta conduce al termine del sentiero Gronton. Dalla forcella il sentiero 633 si alza ora più ripi‐ attrezzato (ore 0,50 da Forcella Cajerin), dove si trova un damente fra i ghiaioni della dorsale sud‐ovest di Cima bivio: volgendo a sinistra (indicazione “Gronton”) si sale in Bocche e, passando nei pressi di numerose trincee ed ope‐ breve sulla vetta del Gronton (m 2622, deviazione consi‐ re murarie risalenti alla Guerra 1915‐18, arriva sulla piatta gliata). Tornati al termine della via ferrata, si cala veloce‐ e panoramica sommità di Cima Bocche (m 2745, ore 0,50 mente a Forcella Bocche (m 2543), dove si ritrova il da Forcella Bocche), ove è posto un crocefisso in memoria sentiero n. 633.
La voce dei soci GLI APPENNINI CHE MI MANCANO ‐ parte quinta Carlo Cristel Giovedì 29 giugno 2017 partire. Dopo pochi metri eccolo il lago Laudemio, poco più di un acquitrino di un insolito colore bei‐ Questa è la cronaca del primo giorno di un trittico ge; il bosco che lo circonda invece è bellissimo, dedicato alle montagne più meridionali meravigliosi faggi centenari gli fanno da cornice, dell'Appennino. Mentre scrivo ho davanti a me gli giro tutto intorno e comincio la salita vera e l'articolo pubblicato sul Monte Amiata 3/2016 dal propria. Fino alla sella (1865 m.) che divide il nostro Gabriele Petrini. Sono andato a ricercarlo Monte del Papa dalla Timpa Scazzariddo si sale perché nessuno come me può capire i sentimenti lungo la pista da sci. Il sole picchia già e la che lo hanno attraversato, avendo vissuto un perio‐ pendenza accentuata, la mancanza di vento e do buio molto simile al suo. La caduta, il tendine l'elevato tasso di umidità rendono abbastanza dura sovraspinato che cede, le visite, l'operazione, la fa‐ la salita. Sulla sella invece tutto cambia, c'è un sciatura, l'impossibilità di dormire per più di due vento molto forte e relativamente freddo. mesi se non su una poltrona, la nuova, lunga e do‐ Quando raggiungo la cima del Monte del Papa lorosa riabilitazione, la forma fisica che svanisce e (2005 m.) sono costretto ad indossare la giacca a quella mentale che insinua cattivi scenari perché il vento. La foschia riduce il panorama che si gode tempo non lavora più a mio favore. Poi finalmente da quassù, tuttavia lo sguardo arriva fino al lago la ripresa, verso la fine dell'estate la svolta, rico‐ del Pertusillo e a sud al bel Monte Alpi e al lago di mincio gli allenamenti, all'inizio solo camminando, Cogliandrino. È ancora presto, le gambe girano a da San Gusmè a Monte Luco e ritorno, tutte le dovere e così decido di completare il programma e mattine, poi corricchiando in pianura e in discesa, salire anche le due cime secondarie. La vetta della infine di nuovo di corsa. La spalla non fa più male Madonna di Sirino (1907 m.) è deturpata da una ed è recuperata all'ottanta, novanta per cento. Altri costruzione in pietra e cemento armato problemi mi tengono lontano dalla montagna fino comprendente una chiesa, sagrestia, rifugio e a febbraio di quest'anno quando, superando la quant'altro. Ritorno al Monte del Papa e incontro paura di rifarmi male, rimetto gli sci. Da quel mo‐ otto escursionisti romani, saranno l'unica presenza mento ho la certezza di poter riprendere il mio umana dell'intero trittico; scambiamo due parole, ambizioso progetto che prevede di salire tutti gli ma il vento è sempre più forte e ci consiglia di non Appennini sopra i 2000 metri. indugiare. Scendo alla sella e risalgo dall'altra E arriva anche giovedì 29 giugno. La sera prima parte, in pochi minuti sono sulla cima della Timpa ho preparato tutto, un ultimo sguardo al meteo che Scazzariddo (1930 m.). Le foto di rito e sono sulla prevede tempo bello e stabile, forse un po' troppo via del ritorno. caldo al sud, ma la quota dovrebbe mitigare la ca‐ Sotto la sella il vento cessa di colpo e la tempe‐ lura. L'obiettivo di giornata prevede la salita al ratura schizza in alto, via la giacca a vento e veloce Monte del Papa, l'unico “2000” del gruppo discesa fino al lago e alla macchina. Il GPS recita: montuoso del Sirino. Ho con me la relazione 14,3 Km. ‐ 4 ore e 20' – 1200 metri di dislivello in dell'ormai famoso Albrizi che descrive, con la solita salita e discesa (che mi sembrano un po' troppi, dovizia e precisione di particolari, anche la salita secondo i miei calcoli non dovrebbero superare i alle due cime che fanno da corona al Monte del 1000). Papa, la Madonna di Sirino e la Timpa Scazza‐ Riparto, mi attendono 100 km. di strada per arri‐ riddo. La solita levataccia e sono in macchina, mi vare a Varco, una frazione del comune di Viggia‐ attendono più di 580 km. Sono da poco passate le nello (PT) dove ho prenotato una camera per due 10 quando arrivo al piazzale antistante il rifugio notti con opzione per una terza se il programma Italia al lago Laudemio, dove finisce la strada del secondo giorno risultasse troppo ambizioso, ma asfaltata (1575 m.). Il tempo di cambiarmi, questa è un'altra storia e ve la racconterò in prendere lo zaino, mettere in funzione il GPS e un'altra occasione.. 14
La croce sulla vetta del Monte del Papa (2005 m)
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