L'IMMAGINE DELLA SINDONE E L'ICONOGRAFIA BIZANTINA
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“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 L’IMMAGINE DELLA SINDONE E L’ICONOGRAFIA BIZANTINA Antonio Calisi La parola sindone deriva dal termine greco sulla Sindone devono essere state lasciate in sindon, che era usato nell’antichità per qualche modo da un corpo umano suppliziato. indicare un pezzo di tessuto riservato ad un Mettendo da parte tutti gli studi scientifici che determinato uso, ad esempio un lenzuolo. riguardano la Sindone, in questa sede ci Oggi, per Sindone, intendiamo il lenzuolo occuperemo di come l’immagine del conservato a Torino e venerato per secoli da Salvatore impressa sul sacro Telo abbia molti cristiani come il sudario funebre di influito sull’iconografia cristiana. Gesù Cristo. Esso è un pezzo di stoffa rettangolare di puro lino tessuto a spina di pesce che misura m 4,36 di lunghezza e m La Sindone e le leggende del volto 1,10 di larghezza. Su una sola faccia del telo è acheropita di Cristo impressa l’immagine, simile ad un negativo I Vangeli e gli altri scritti del Nuovo fotografico, di una persona in prospettiva Testamento non descrivono l’aspetto fisico di frontale e posteriore; l’uomo era Gesù: per gli ebrei la raffigurazione di Dio era probabilmente alto circa 1,78 m e riporta proibita, sotto pena di castigo. Per i greci e i tracce coincidenti con le piaghe di Gesù e pagani le immagini di divinità erano adorate descritte nei Vangeli. come divinità esse stesse. Le prime testimonianze certe della Sindone Nei primi secoli del cristianesimo non si risalgono al 1354; allora essa era proprietà hanno rappresentazioni dirette di Gesù, ma probabilmente di un nobile francese, Goffredo piuttosto simboli o immagini allegoriche, di Charny. Nel 1453 passò ai Savoia, che la come il pesce (il cui nome greco ichthys è custodirono per un certo periodo a Chambéry, l'acronimo delle parole: Gesù Cristo Figlio di in Francia, dove fu compromessa da un Dio Salvatore), il Buon Pastore con al collo incendio; la Sindone fu infine trasferita nella una pecorella, il Basileus, il Maestro o lo cattedrale di Torino dove da allora è stesso Orfeo derivato dalla tradizione classica. conservata. Nel marzo del 1997 è scampata ad Alcuni Padri, soprattutto quelli greci, un altro incendio che ha demolito la cappella dichiararono che l'immagine di Gesù doveva dove era conservata. Esistono molte ipotesi essere brutta, poiché in Isaia il Figlio opposte su come sia stata prodotta dell'Uomo è un vile servo. l’immagine: è stato indicato che si trattasse di Il Salmista diceva invece (45,2) che era bello, una figura dipinta, ma i periti affermano che di aspetto più bello di tutti i figli degli uomini. un pittore del Medioevo non avrebbe mai Ma la sua bellezza doveva essere divina, e potuto creare quel tipo di immagine, al non umana. Dunque san Giustino negò a Gesù “negativo” e per di più non vi sono tracce di di avere un bell'aspetto. Clemente pigmenti pittorici. Nel 1978 un gruppo di Alessandrino lo descrive con un viso deforme. ricercatori ha riconosciuto gocce di sangue Eusebio di Cesarea lo dipinge deforme di umano sul tessuto, provando che le impronte corpo. Per i padri latini invece egli era bello e piacevole. L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.1
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 Nel periodo tardo antico, con la diffusione del La necessità di rappresentare Cristo nella sua culto cristiano e il distacco dalla tradizione individualità e realtà storica spiega come i ebraica, si divulgano rappresentazioni dirette primi Cristiani siano andati in cerca di un di Gesù, raffigurato come giovane imberbe ritratto di Cristo fatto dal vero. La tradizione fino al VI secolo; entro il IV secolo compare afferma l'esistenza di un tale ritratto, espresso anche il Gesù barbuto e con i capelli lunghi, sia in pittura sia anche in testi scritti che diventerà la sua raffigurazione canonica. tramandati dai Padri e dai manuali di pittura. Le due rappresentazioni coesistono fino al VI secolo (ad es. miniature dell'Evangeliario La tradizione ci ha trasmesso documenti che siriaco di Rãbulã, Firenze, Laurenziana; attesterebbero l'esistenza di immagini di mosaici di S. Apollinare Nuovo a Ravenna). Cristo fatte fare al tempo stesso di Gesù, o Successivamente il Gesù imberbe scompare poco dopo, in diversi ambienti. Alcune furono dall'oriente mentre appare ancora talvolta chiamate acheropite, o non fatte da mano nell'arte carolingia e romanica. L'affermarsi umana, prodotte cioè in modo prodigioso. A dell'immagine barbuta venne influenzata proposito di queste ultime si parla facilmente dall'affermarsi di immagini ritenute di leggende, frutto per lo più di pietà autentiche, come il Mandylion di popolare. Studi recenti invitano però a Edessa/Costantinopoli, che alcuni identificano riconsiderare il problema per evitare di con la Sindone, o come l'Acheropita di Roma perdere i valori positivi che tali leggende documentata dall'VIII secolo. In età bizantina trasmettono. La tradizione ci ha lasciato l'iconografia di Gesù viene codificata notizie sulle seguenti sei immagini: rigorosamente, anche a seguito della disputa • Statua gnostica di Gesù (sec. II), sull'iconoclastia. • Immagine di Cristo venerata da Da allora in poi Gesù adulto viene Alessandro Severo (sec. III), costantemente raffigurato con i capelli lunghi • La statua di Cristo di Paneas (sec. IV), e la barba. • Immagini di Cristo viste dall'Anonimo L’età bizantina vede la fissazione Piacentino, dell'iconografia cristiana: nell'Alto Medioevo • L'Acheropita di Camulia o Camuliana la tradizione bizantina avrà una fortissima (sec. VII), autorità anche in Occidente. La principale • Il santo Mandylion di Edessa (secc: raffigurazione bizantina di Gesù è quella del IV-V). Cristo Pantocratore, cioè "sovrano dell'universo", che lo mostra in abiti regali e Parleremo qui di seguito solo delle ultime due atteggiamento maestoso e severo. per la loro importanza storica e per le tracce Dopo questi fatti non abbiamo più notizie che esse hanno lasciato nella letteratura e dell'Acheropita Camuliana. Se ne sentirà nella liturgia. parlare un secolo più tardi, all'inizio della controversia iconoclastica. L'originale e le repliche dell'immagine dovettero subire la L'immagine Acheropita detta di Camulia distruzione. Una sola sembra essersi salvata, L'Acheropita detta di Camulia, o Camuliana, non si sa se l'originale o la copia. Il fatto ci è ha avuto grande celebrità non solo prima ma riferito nella Vita di Germano di anche dopo l'iconoclastia. L'immagine porta il Costantinopoli, la prima illustre vittima della nome di una piccola città della Cappadocia, guerra contro le icone iniziata nel 726 da che era chiamata nel secolo VI Giustiniapoli Leone III (717-741). Secondo il racconto, il in onore dell'imperatore Giustianiano. patriarca la mise in salvo gettandola in mare. L'esistenza dell'immagine è documentata nel Fu ripescata nel mare di Ostia e portata in mondo bizantino, a partire dal secolo VI-VII, processione a Roma. Si tratta probabilmente da testi di origine liturgica e storica che ci della famosa Acheropita del Laterano, che si permettono di seguirne le tracce fino alla sua conserva ancora a Roma nel Sancta sparizione nei primi decenni del secolo VIII, Sanctorum. L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.2
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 in coincidenza, grosso modo, con l'inizio Dopo questi fatti non abbiamo più notizie dell'iconoclastia. dell'Acheropita Camuliana. Se ne sentirà Secondo i documenti, al tempo di parlare un secolo più tardi, all'inizio della Diocleziano, nell'anno 289, Cristo sarebbe controversia iconoclastica. L'originale e le apparso nella città di Camulia, a una donna repliche dell'immagine dovettero subire la pagana di nome Akylina, che chiedeva di distruzione. Una sola sembra essersi salvata, avere una sua immagine per poter credere. non si sa se l'originale o la copia. Il fatto ci è Cristo le appare e stampa la sua immagine su riferito nella Vita di Germano di un tovagliolo che la donna si affretta a Costantinopoli, la prima illustre vittima della nascondere, non senza accompagnarlo con guerra contro le icone iniziata nel 726 da uno scritto che riporta il racconto dei fatti. Leone III (717-741). Secondo il racconto, il L'immagine fu riscoperta nel 392 sotto patriarca la mise in salvo gettandola in mare. l'imperatore Teodosio e si mostrò per i molti Fu ripescata nel mare di Ostia e portata in prodigi. processione a Roma. Si tratta probabilmente Un testo siriaco anonimo, apparentemente della famosa Acheropita del Laterano, che si completato l'anno 569, riferisce che, negli conserva ancora a Roma nel Sancta anni dal 554 al 560, una replica dell'immagine Sanctorum. miracolosa fu portata da sacerdoti in solenne Se il mondo bizantino sembra essersi processione attraverso numerose città facilmente dimenticato dell'Acheropita dell'Asia Minore per raccogliere fondi Camuliana, la ragione sarebbe da ricercare destinati alla ricostruzione, in una località nella celebrità che andava acquistando un'altra chiamata Diobulion, di una chiesa distrutta immagine acheropita, quella del santo durante una incursione di barbari. L'anno 574, Mandylion di Edessa. sotto l'imperatore Giustino II (565-578), l'immagine originale fu trasportata da Cesarea Il santo Mandylion di Edessa di Cappadocia, dove era custodita, a Dopo quella Camuliana, l'acheropita più Costantinopoli insieme ad altre reliquie, tra celebre del mondo bizantino rimane il santo cui un pezzo della vera Croce proveniente da Mandylion di Edessa, il cui influsso fu più Apamea. duraturo in campo letterario, liturgico e A Costantinopoli l'Acheropita divenne un iconografico. Questo influsso si spiega per la vero palladio, garantendo la sicurezza della convinzione di possedere in quest'immagine capitale ed il successo degli eserciti imperiali. un vero ritratto di Cristo impresso Sotto l'imperatore Tiberio I (578-582) sono miracolosamente su un asciugamano (questo è segnalati due fatti riguardanti l'immagine. Il il senso della parola aramaica e araba primo concerne la formazione per contatto mandylion) e mandato al re Abgar di Edessa. dell'immagine andata a finire a Melitene in L’episodio è riportato da Eusebio di Cesarea Armenia. Il secondo fatto si riferisce all'anno (265-339/340) nella sua Storia Ecclesiastica, 581, quando l'immagine fu portata in Africa libro I, XIII, 6-11, e nella Dottrina di Addai, ed intervenne nella battaglia di Costantina. intitolata Atti di Taddeo nei quali si narra che L'Acheropita, che si segnalò con due fatti Abgar V Ukama (13-30 d.C.) re di Edessa, sotto l'imperatore Maurizio (582-602), ebbe gravemente ammalato di lebbra, inviò una un grande ruolo durante il regno lettera a Gesù implorandolo di raggiungerlo dell'imperatore Eraclio (610-641). Già nel 610 nella sua città per guarirlo (1). Non potendo il egli la porto con sé nella sua campagna Signore andare al suo capezzale, il re inviò in dall'Africa a Costantinopoli. Nel 622, quando Palestina un pittore, chiamato Anania, con il Eraclio si congedò dal popolo prima di partire compito di ritrarre il volto del Salvatore, ma per la sua spedizione in Persia, egli teneva in inutilmente l’artista cercava di dipingere il mano uno stendardo sul quale era stata suo volto poiché era sempre cangiante. Gesù, ricamata l'icona acheropita di Cristo. notato la sua difficoltà, si lavò il viso e L'immagine gli servirà così da palladio asciugandosi su di un panno di lino lasciò durante le sue guerre contro la Persia. impressi i suoi santi lineamenti. Sembra che L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.3
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 fu l’apostolo Taddeo a portare il sacro telo al avanzato l'ipotesi che il mandylion (che egli re, che ricevette il battesimo. identifica con la Sindone) sia giunto ad Giovanni Damasceno (morto nel 749) Edessa soltanto nel 540, il che spiegherebbe menziona l'immagine nel suo lavoro a difesa l'assenza di notizie precedenti: prima di tale delle sacre immagini, ricordando tuttavia la data sarebbe stato custodito ad Antiochia. Il tradizione secondo cui Abgar, richiesta trasporto sarebbe avvenuto quando la città, un'immagine di Gesù, ottenne un tessuto sul quattro anni prima di Edessa, fu attaccata da quale Gesù avrebbe impresso Cosroe e molti nell'imminenza dell'assedio miracolosamente la propria immagine. Il fuggirono. tessuto è descritto come oblungo, e non Naturalmente il Mandylion era tenuto ad quadrato, come affermano invece altre Edessa in grande venerazione e celebrato tradizioni, senza che si parli di alcun anche liturgicamente dalle diverse comunità ripiegamento del tessuto stesso. che erano in possesso o dell'originale o delle Al suo arrivo ad Edessa il Mandylion fu copie che erano state fatte. Durante la collocato nel più bel posto della città, in una controversia iconoclastica (dal 726 all' 843) nicchia della porta principale, da dove fu tolta l'immagine di Edessa divenne per gli una celebre statua pagana, e fu esposto alla iconoduli un argomento contro gli imperatori venerazione di tutti, con la scritta: «Cristo persecutori. Contro gli iconoclasti, che Dio, chi in te spera non si perderà». Lì rimase negavano la possibilità di fare un'immagine di sotto il regno di Abgar e del figlio. Ma sotto il Cristo, i cultori delle immagini si difendevano nipote Ma'nu VI (l'anno 57 circa) si produsse adducendo non solo l'incarnazione di Cristo, un ritorno al paganesimo e l'immagine corse il ma anche il fatto che Cristo stesso avesse pericolo di essere distrutta. Il vescovo della lasciato la propria immagine. E citavano città la fece murare di nascosto nella nicchia, l'esempio dell'immagine edessena. occultandola con una ceramica. Col tempo, la Quando Edessa venne occupata dai sacra immagine venne dimenticata fino a musulmani, il mandylion continuò ad esservi quando non venne alla luce in seguito ai conservato per qualche tempo. Tuttavia si lavori di ricostruzione seguiti alla catastrofica iniziò a temere per la sua sorte; quindi nel inondazione del Daisan, il corso d'acqua che 944, ai tempi dell'imperatore Romano I attraversa Edessa, avvenuta nel 525. La Lecapeno (920-944), il domestikos (generale) notizia di questa inondazione è riportata da un bizantino Giovanni Curcuas, in cambio di 200 autore dell'epoca, Procopio di Cesarea. Nei prigionieri musulmani, lo recuperò per lavori di ripristino delle mura intrapresi da portarlo a Costantinopoli. Qui esso arrivò Giustiniano, non ancora imperatore, accompagnato da una folla in tripudio e l'immagine fu riscoperta ed esposta nella collocato con una cerimonia fastosa dal grandiosa basilica di Santa Sofia fatta basileus Costantino Porfirogenito nella chiesa costruire dallo stesso Giustiniano a Edessa ad della Vergine (Theotokos) di Pharos: il suo imitazione di Santa Sofia di Costantinopoli. arrivo veniva ricordato in una festa liturgica Al mandylion fu destinata una piccola anniversaria, il 16 agosto. Un trattato scritto cappella situata a destra dell'abside; era da Costantino VII stesso, l'imperatore conservato in un reliquario e non veniva descrive l'immagine della reliquia: esposto alla vista dei fedeli. “Sul punto principale del fatto, tutti sono La prima notizia ritenuta attendibile della d'accordo e convengono che la forma sia stata presenza del mandylion a Edessa è della metà impressa in modo meraviglioso nel tessuto del VI secolo. Nel 544 la città fu assediata dai tramite il volto del Signore. [...] Quando Sasanidi guidati dal re Cosroe I Anushirvan: Cristo stava per pervenire alla sua passione secondo Evagrio Scolastico (594), la città fu volontaria, quando fece vedere l'umana liberata dall'assedio grazie all'immagine sacra. debolezza e fu visto mentre agonizzava e Anche un inno siriaco coevo considera pregava, allorquando il suo sudore colava l'esistenza di quell'immagine miracolosa già come gocce di sangue, secondo la parola del nota ed acquisita. Jack Markwardt ha Vangelo, allora, si dice, egli ricevette da uno L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.4
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 dei suoi discepoli un pezzo di stoffa, che si L'immagine di Roma è dipinta su tavola vede adesso, e si asciugò il sudore. Subito vi (quindi è da escludere che essa sia il si impresse questa impronta visibile dei suoi mandylion originale). Fu esposta nella chiesa tratti divini”. di San Silvestro nel 1870 ed è ora conservato In alcuni canoni composti per tale festa, si fa nella Cappella di Matilda in Vaticano. Di cenno all'immagine e le si attribuisce una foggia barocca, fu donata da suor Dionora potenza taumaturgica. Chiarucci nel 1623. La più antica notizia che Più tardi il mandylion fu spostato alle la riguardi risale al 1517. All'epoca ne sarebbe Blacherne, vicinissima quindi alla residenza stata vietata l'esposizione per evitare imperiale, a sottolineare la speciale incongrue competizioni con la cosiddetta venerazione riservatagli dagli Imperatori. Veronica. Recentemente è stata esposta in Il Mandylion diventa una delle reliquie più mostre internazionali: all'Expo 2000 in care e visitate della capitale bizantina fino al Germania nel padiglione della Santa Sede, e 1204. Detto anno rappresenta una data nel 2008 negli Stati Uniti. infausta per la città di Costantinopoli. Questa Abbiamo parlato di una versione occidentale fu occupata il 12 aprile 1204 dalle truppe della leggenda del Mandylion narrato negli latine durante la IV crociata e sottoposta a un Atti di Pilato al cap VII, narra di una donna di saccheggio sistematico di tutti i suoi tesori, ivi nome Veronica (Vera-Icona) che mossa da compreso il Mandylion. compassione, mentre Gesù portava la croce La lunga storia del Mandylion, sopra sulla via del Calvario, gli asciugò il volto con raccontata per sommi capi col ricorso quasi un panno di lino sul quale rimasero impresse esclusivo a documenti di origine bizantina, ha le sue fattezze (2). Fino al 1600 circa si lasciato tracce vistose anche in Occidente. La conservava a Roma il presunto velo della cosiddetta Leggenda della Veronica Veronica; ne fa menzione anche Dante nella rappresenta una versione occidentale del Divina Commedia (Paradiso XXXI, 103-108). Mandylion di Edessa. È stato ipotizzato che si trattasse della stessa immagine oggi nota come Volto Santo di Manoppello, comune in provincia di Pescara. Le immagini di Genova e di Roma In tempi più recenti il Mandylion è stato Esistono oggi due presunti mandylion che si associato alla Sindone di Torino, con la quale trovano l'uno a Genova e l'altro a Roma; si è stato identificato. Il primo ad occuparsene in tratta di oggetti le cui prime attestazioni modo quasi esauriente è stato lo storico storiche risalgono al XIV e al XVII secolo inglese Ian Wilson, nel suo libro intitolato rispettivamente. Anche la Sindone di Torino, The Shroud of Turin. The Burial Cloth of la cui prima documentazione storica risale Jesus Christ? Del 1978. anch'essa al XIV secolo, è stata proposta Wilson sottolinea le similarità delle tradizioni come il mandylion originale. riguardanti i due oggetti: entrambe le immagini erano considerate di origine L'immagine di Genova è conservata nella miracolosa e provocate dal diretto contatto col piccola chiesa di San Bartolomeo degli volto o, rispettivamente, col corpo di Gesù. Armeni. La tradizione afferma che fu regalata Un ovvio problema riguardo a questa ipotesi è nel XIV secolo al doge Leonardo Montaldo il fatto che le fonti descrivono il mandylion dall'imperatore bizantino Giovanni V come un fazzoletto sul quale era impresso il Paleologo ma appare inverosimile che una solo volto di Gesù, e non l'intero corpo. La simile preziosa e veneratissima reliquia fosse soluzione proposta da Wilson è che la ceduta, mentre è più plausibile che venisse Sindone fosse stata ripiegata e inserita in un donata una copia. Studi condotti nel 1969 da reliquiario in modo da mostrare solo quella Colette Dufour Bozzo hanno datato in effetti parte dell'immagine: in effetti se si piega la la cornice al XIV secolo, mentre l'immagine Sindone tre volte nel senso della larghezza, in risalirebbe a un'epoca alquanto precedente. modo da formare otto strati sovrapposti, rimane visibile una sezione nella quale L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.5
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 l'immagine del volto è in posizione centrale. figura di Gesù, ma che era poi scomparsa Secondo gli studi di Wilson, i segni di queste durante il saccheggio della città ad opera dei piegature sono visibili nelle fotografie della crociati (13-15 aprile 1204): Sindone ai raggi X. «C'era un altro dei monasteri che si chiamava Coerentemente con questa teoria, alcune Mia Signora Santa Maria di Blakerne, dove la antiche raffigurazioni del mandylion mostrano sindone, dove Nostro Signore fu avvolto, si un reliquiario le cui dimensioni corrispondono trovava, che ciascun venerdì si drizzava tutta a quelle della Sindone piegata in otto (circa dritta, così che vi si poteva ben vedere la 110x55 cm), con un'apertura circolare al figura di Nostro Signore. E nessuno sa, né centro attraverso la quale si vede il volto di greco né francese, che cosa a questa sindone Cristo, mentre tutto il resto dell'immagine accadde quando la città fu presa». rimane nascosto (è stato notato da alcuni Se la sindone vista da Roberto di Clary è la critici che queste raffigurazioni mostrano stessa che oggi si trova a Torino, è logico Cristo con gli occhi aperti, mentre l'Uomo supporre che qualcuno dei crociati l'abbia della Sindone li ha chiusi; ciò però si vede portata con sé in Occidente. Nel XIV secolo il chiaramente solo nell'immagine negativa, cronista bizantino Niceforo Callisto scrisse mentre in quella positiva sembrano aperti). che la statura di Gesù era stata misurata dai Alan e Mary Whanger hanno costruito un "tecnici" in 183 cm: appare logico supporre modello in grandezza naturale di questo che questa misura fosse stata presa sulla reliquiario e hanno riscontrato in alcune icone sindone menzionata da Roberto di Clary. La antiche, che essi ritengono copiate statura di 183 cm è esattamente la stessa che direttamente dalla Sindone, le tracce di un in seguito i Savoia misurarono sulla Sindone cerchio che corrisponde esattamente di Torino: anche questa coincidenza all'apertura del reliquiario. sembrerebbe corroborare l'ipotesi dell'identità Inoltre gli Atti di Taddeo, che abbiamo già dei due oggetti. citato, che riferisce la leggenda secondo cui il Già all’epoca dell’imperatore Teodosio (370- mandylion sarebbe stato usato da Gesù per 410) i cristiani si accorsero della necessità di asciugarsi il volto, usa la singolare avere una rappresentazione ufficiale e non una espressione ràkos tetràdiplon, cioè "piegato semplice immagine di Gesù, necessaria per il quattro volte doppio". culto dello Stato nell’impero cristiano Nel 944 l'arcidiacono Gregorio, che tenne romano.(3) In quest’epoca Cristo Gesù è l’omelia nella cattedrale di Santa Sofia a rappresentato su alcuni sarcofagi con la barba Costantinopoli in occasione dell’arrivo del non troppo lunga, con i baffi, il volto stretto, i Mandylion, afferma che l'immagine non reca capelli lunghi divisi da una riga centrale, per tracce di colori artificiali, ma è solo l’appunto, lo studioso Paul Vignon aveva "splendore" ed è stata impressa dalle gocce di osservato tanti elementi un po’ anormali nel sudore di Cristo. Il termine "splendore" si può volto di Gesù nell’area paleocristiana e accostare alla particolare natura bizantina, anormalità che si riscontrano anche dell'immagine sindonica, che risulta da un sul volto dell’Uomo della Sindone,(4) per di ingiallimento delle fibre del lino. Egli inoltre più, Heinrich Pfeiffer, professore di Storia menziona le "gocce di sangue sgorgate dal dell’Arte Cristiana nella Pontificia Università suo stesso fianco", dal che pare potersi Gregoriana, ha individuato degli elementi- dedurre che l'immagine si estendeva almeno spia che dimostrano, sul volto di Cristo di fino al costato. Si può ipotizzare, quindi, che un’opera d’arte, il più o meno diretto influsso in quell'occasione il reliquiario fosse stato del volto sindonico.(5) aperto e si fosse scoperta l'immagine intera. Il caratteristico volto di Gesù, con le due Wilson identifica quindi il mandylion con la ciocche di capelli lunghi che scendono fino "sindone" che Roberto di Clary, cronista della alle spalle, con i baffi e la barba, spesso a due IV crociata, vide alle Blacherne (dove, come punte, si riscontra per la prima volta nella si è detto, il mandylion era stato trasferito). metà del III secolo nell’ipogeo degli Aureli a Clary riferisce che su di essa era visibile la Roma.(6) In seguito, sin dai tempi dei mosaici L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.6
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 costantiniani del Laterano e di san Pietro in • la barba bipartita è leggermente mossa Vaticano, tutte le raffigurazioni di carattere da un lato; ufficiale di Gesù corrispondono a questo tipo • i baffi non sono disposti sopra descritto. Secondo questi studiosi, armonicamente e scendono oltre le sicuramente i ritratti del volto di Gesù labbra da ciascun lato con dipendono dal volto della Sindone grazie a un’angolatura diversa; delle caratteristiche comuni. • una gota è molto tumefatta a causa di Possiamo qui disporre in elenco i maggiori un forte trauma, cosicché il volto è elementi distintivi: asimmetrico. È evidente l’ispirazione • quasi tutte le icone mostrano due o tre sindonica, ad esempio, dei segni ciocche di capelli nel mezzo della esistenti tra le sopracciglia, sulla fronte. Gli iconografi hanno fronte e sulla guancia destra del volto interpretato in maniera artistica il di Gesù delle catacombe di san rivolo di sangue a forma di 3 Ponziano a Roma risalente ai secoli rovesciato sulla fronte dell’Uomo VI-VII. nel Pantocrator di san della Sindone. Questo elemento Salvatore in Chora a Costantinopoli specifico si trova nelle immagini di troviamo guance concave e zigomi Gesù dei mosaici di sant’Apollinare sporgenti e asimmetrici. Nuovo a Ravenna (sec. V-VI), nel A partire dal VI secolo l’icona del volto di Pantocrator dell’Arco Trionfale di Gesù presenta alcuni tratti distintivi, sant’Apollinare in Classe, nel Cristo di asimmetrici e non proporzionati, difficilmente Cefalù del sec. XII, nel Pantocrator di assegnabili alla fantasia degli iconografi. Si sant’Angelo in Formis a Capua, notano in particolare: capelli lunghi ai lati del anch’esso del XII secolo e in tanti volto, divisi in due; una ciocca di capelli corti, altri; a più punte, sulla fronte; arcate sopraccigliari • molti volti del Signore hanno un spiccate; un segno triangolare alla base del sopracciglio più alto dell’altro, come naso; occhi grandi, penetranti e aperti del nel Cristo Pantocrator conservato nel tutto, con iridi grandissime e ampie occhiaie; monastero di santa Caterina sul monte naso lungo e diritto; zigomi molto accentuati, Sinai, che risale al VI secolo ed è stato talvolta come macchie; guance concave; dipinto da una bottega imperiale di bocca piccola, non nascosta dai baffi, che Costantinopoli;(7) sono spesso all’ingiù; una zona senza barba sotto il labbro inferiore; barba non troppo • alla sommità del naso di alcuni ritratti lunga, bipartita e talora tripartita. vi è un segno come di un quadrato Secondo gli scienziati, l’immagine dell’Uomo mancante del lato superiore e sotto di della Sindone si è impressa sul telo a causa di esso un tratto a forma di “V”. Queste una forte emanazione di luce, quindi, per noi sono tracce che si ritrovano sulla cristiani, l’immagine è una manifestazione Sindone, forse dovuti alla trama del concreta della luce increata e divina telo; sprigionata da Gesù al momento della • molti hanno la barba a due punte; resurrezione, infatti, costatiamo che il volto • spesso presentano il volto da solo, non è illuminato né da destra né da sinistra, né come se fosse staccato dal corpo. dal davanti né dal di dietro, vediamo che esso Pfeiffer, in particolar modo, ha rilevato anche stesso è fonte di luce. Questo volto è altri elementi, quali: illuminato dal di dentro proprio come nella • un’area sufficientemente larga tra le concezione della luce dell’iconografia guance dell’uomo della Sindone e i bizantina. suoi capelli è rimasta senza impronta, L’icona è dipinta in un clima di preghiera in cosicché le bande dei capelli appaiono cui l’iconografo si lascia guidare dallo Spirito come troppo distaccate dal viso; Santo, senza seguire una semplice ispirazione artistica, spoglio di un suo concetto di L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.7
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 bellezza, senza dipingere l’icona secondo la sepolcro in posizione eretta fino alla vita, sua immaginazione, ma cercando la Verità raffigurato con le spalle molto larghe e le seguendo i modelli antichi degli iconografi braccia lunghe e sottili, con le mani incrociate che lo hanno preceduto, ricopiando davanti con la destra sulla sinistra e con i fedelmente le antiche icone senza inventare pollici ripiegati all’interno del palmo delle niente. Perciò si possono facilmente mani, proprio come nell’immagine della identificare delle successioni di opere derivate Sindone (10). Tale icona è conosciuta in l’una dall’altra, e quindi rimontare, tramite greco come Akra Tapeinosis e in latino Imago esse, al modello originario da cui sono state Pietatis. Solo l’attenta considerazione della generate. Risalendo lungo queste linee di Sindone può fornire una soluzione, non rappresentazioni, s’individuano sempre sarebbe altrimenti comprensibile la meglio quei segni particolari che sono comuni rappresentazione di un defunto in posizione al modello ispiratore: la Sindone. Infatti le eretta, come se non bastasse, in queste icone antiche raffigurazioni del Pantocrator Gesù ha sempre il capo reclinato dal lato bizantini erano detti apomasso, cioè impronta, destro; se, infatti, si congiungono le due perché si ritenevano derivati dal Mandylion. piegature presenti sulla Sindone all’altezza Con il patriarca Metodio, che con un sinodo del collo, si riesce ad avere un piegamento del marzo 823 proclamò la solenne della testa proprio da quella parte. Gli studiosi restaurazione del culto delle icone,(8) il volto Mersmann (11), Vetter (12) e Belting (13) di Cristo comparve sulle monete e un timidamente hanno affermato che esiste una Pantocrator rassomigliantissimo al volto relazione tra la Sindone e l’icona Imago della Sindone, dai grandi occhi, lunga Pietatis la cui esecuzione, durante il XII capigliatura e barba, apparve sul conio secolo a Costantinopoli, resterebbe priva di dell’imperatore Michele III (842-867). Il ogni chiarimento, se non la si vedesse numismatico Mario Moroni ha messo in originata dalla presenza della Sindone durante evidenza la mancanza delle orecchie nel quel periodo nella capitale bizantina. Pantocrator in tutti i conii, proprio come Da quell’epoca si va sempre più divulgando nella Sindone; orecchie che, invece, nelle un’icona di Gesù dipinta o ricamata sugli icone sono riprodotte sempre. epitaphioi, utilizzati il venerdì santo per Sovrapponendo l’icona del Cristo conservata rappresentare la deposizione di Gesù nel nel monastero di santa Caterina, al volto sepolcro. In queste icone si vede l’intero dell’Uomo della Sindone, i coniugi Whanger corpo di Gesù disteso su un lenzuolo sempre hanno scoperto degli elementi comuni che con le braccia incrociate. sono le guance disuguali, i baffi asimmetrici, La stessa immagine compare sul corporale di il disegno bianco sull’epidermide della fronte lino che si distende sull’altare per celebrare e più di duecentocinquanta punti di l’Eucaristia nel rito bizantino: essa è figura sovrapponibilità .(9) della Sindone in cui fu avvolto Gesù. Questa Secondo il metodo forense americano, interpretazione è confermata dalle bastano sessanta punti per stabilire l’identità o testimonianze di papa Silvestro I (314-335) la similarità di due immagini. che al Concilio Provinciale del 325, alle Secondo la ricostruzione della storia della Terme di Traiano, in Roma, dispose che la Sindone, pare che il sacro Telo sia giunto a Messa fosse celebrata su un lino bianco Costantinopoli dove fu esibito alla consacrato dal vescovo, in ricordo di quello in venerazione dei fedeli parzialmente aperto, cui fu avvolto il Signore. Gli antichi liturgisti piegato in quattro, così da mostrare non solo il Giovanni, patriarca di Costantinopoli, volto ma anche parte del busto, Rakos Germano, vescovo di Parigi, Beda il tetradiplon (pezzo di stoffa ripiegato quattro venerabile, Rabano Mauro, arcivescovo di volte. Magonza e san Remigio d’Auxerre, Si spiega così anche la nascita a sostengono la stessa interpretazione. È Costantinopoli, durante il sec. XII, dell’icona indicativo notare che ancora oggi il corporale che rappresenta Gesù morto che sporge dal è chiamato Sindone nel rito ambrosiano. L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.8
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 La conoscenza dell'intera immagine mostrando la pianta; oppure con la mano sindonica, frontale e dorsale, ha influenzato sinistra tiene la gamba destra, come per gli artisti anche per un altro particolare. metterla in mostra. I canoni teologici, che Osservando l'immagine dorsale della Sindone, presiedevano a tutta l'iconografia bizantina, sembra che la gamba sinistra sia più corta pare avessero codificato l'asimmetria degli della destra. Questa apparente anomalia è arti, con la precisazione liturgica che "i piedi dovuta alla rigidità cadaverica, che ha fissato del Cristo, uno orizzontale e l'altro verticale, il corpo con la gamba sinistra più incurvata, indicano la sua duplice natura umana e come era sulla croce per la sovrapposizione divina". del piede sinistro sul destro. Quest'ultimo appare completo, mentre dell'altro si vede Conclusione solo il tallone. Non riuscendo ad interpretare Il Signore ha voluto onorare la sua Chiesa correttamente l'immagine sindonica, gli artisti donandoci la sua immagine, “non dipinta da credettero che Cristo fosse zoppo; nacque così mano d’uomo”, impressa sulla Sindone che la "curva bizantina" che permetteva di per noi cristiani è un testimone della sua rappresentare Gesù sulla croce con il bacino gloriosa resurrezione. La luce immortale della obliquo e spostato in modo che le gambe resurrezione che brillò dal corpo morto di risultassero di lunghezza diversa. Quando è Gesù, lasciando impresso il suo santo voto, raffigurata la sola croce, il suppedaneo è adesso sfolgora nei nostri cuori aprendoci alla obliquo. Il numismatico Moroni nota che conoscenza della sua gloria, come dice il nelle monete emesse dagli imperatori di beato Apostolo: “Dio che disse: ‘Rifulga la Bisanzio dall’869 fino al 1200, il Cristo assiso luce dalle tenebre’, rifulse nei nostri cuori, in trono è sempre effigiato con un’anormalità per far risplendere la conoscenza della del piede destro molto sottile e girato a 90° gloria, che rifulge sul volto di Cristo” (2Cor rispetto al sinistro, prolungato in avanti. 4,6). La tradizione del Cristo zoppo condiziona La Tradizione della Chiesa ha trasmesso anche la raffigurazione di Gesù Bambino, fedelmente lungo i secoli l’immagine del perché il Redentore viene ritenuto zoppo fin Salvatore e grazie agli iconografi è giunta dalla nascita. Molte icone della Madonna, sino a noi. Attraverso le icone noi soprattutto le più antiche e famose, la contempliamo il vero volto del Signore e raffigurano con il Santo Bambino fra le come dichiara ancora l’Apostolo: “E noi tutti, braccia e spesso i piedini che sporgono dalle a viso scoperto, riflettendo come in uno vesti sono rappresentati in modo diverso: specchio la gloria del Signore, veniamo normale l'uno, contorto e più breve l'altro. trasformati in quella medesima immagine, di Talvolta il bambino è ritratto mentre tende a gloria in gloria, secondo l’azione dello spirito nascondere un piede dietro all'altro; più del Signore” (2Cor 3,18). Facciamo, di spesso accavalla le due gambe, conseguenza, nostre le parole della preghiera sovrapponendo quella normale all'altra, che che si recita nell’Ora Prima della liturgia compare al di sotto, alquanto distorta, con la orientale: pianta del piede rivolta di piatto, mentre l'altro “Cristo, luce vera che illumini e santifichi piede è presentato di profilo, con un evidente ogni uomo che viene nel mondo, si imprima richiamo sindonico. Quello distorto, sovente su di noi come un segno la luce del tuo volto, più corto dell'altro, ricorda moltissimo la per scorgere in esso la luce impenetrabile, e forma e la posizione del piede sinistro sulla dirigi i nostri passi nel compimento dei tuoi Sindone, visto di pianta nell'impronta dorsale. comandamenti, per le preghiere della tua In altre icone il Bambino è in piedi, scalzo, e Madre purissima e di tutti i tuoi santi. Amen.” reggendosi sul piede sinistro, solleva il destro Note: (1) Gli Evangeli apocrifi, a cura di F. Amiot, Milano, 1979, pp. 43-44. (2) E. Hennecke, W. Schneemelcher, I Evagelien, Tubinga, 1959, pp. 330-358. (3) Cfr. G. Egger, L’icona del Pantocrator e la Sindone, in “La Sindone e la Scienza”, Torino, 1979, pp. 91-94. L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.9
“Chi ha visto me ha visto il Padre” - 3° Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dell’Iconografia - Roma, 24-26 settembre 2010 (4) Cfr. P. Vignon, Le Saint Suaire de Turin devant la Science, l’Archéologie, l’Histoire, l’Iconographie, la Logique, Paris, 1939; ristampa anastatica: Torino, 1978, p. 133 e fig. 41. (5) H. Pfeiffer, La Sindone di Torino e il volto di Cristo nell’arte paleocristiana, bizantina e medievale occidentale, in “Emmaus” 2, Roma, 1982, pp. 41-48. (6) Cfr. C. Cecchelli, Rapporti fra il Santo Volto della Sindone e l’antica iconografia bizantina, in “La Santa Sindone nelle ricerche moderne (Risultato del convegno nazionale di Studi sulla Santa Sindone, Torino, 1939)”, Torino, 1941, p. 200; J. Wilpert, Le pitture del Ipogeo di Aurelio Felicissimo presso il Viale Manzoni in Roma, in “Atti della Pont. Acc. Romana di Archeologia III”, Memorie 1, 2 (Misc. G. B. Rossi II), 1924, p. 112; N. Himmelmann, Uber Hirtengenre in der antiken Kunst, Opladen, 1980, pp. 151-154. (7) Cfr. K. Weitzmann, The Monastery of Saint Catherine at Mount Sinai. The Icons, vol. 1, Princeton, 1976, Cat. No. B 1, pp. 12- 15, Tav. 1s., 39s. (8) G. Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Torino, 1993, p. 202. (9) Cfr. A. D. e M. Whanger, Polarized image overlay technique: a new image comparison method and its applications, in “Applied Optics”, 24 (Marzo 1985), pp. 766-772. (10) Cfr. E. M. Vetter, Die Kupferstiche zur Psalmodia Eucaristica des Malchior Prieto von 1622 (Spanissche Forschungen der Gorresgesellschaft, ser. 2, vol. 15), Munster, 1972, pp. 184-190. (11) W. Mersmann, Der Schmerzensmann, Dusseldorf, 1952, p. X. (12) Cfr. E. M. Vetter, op. cit., pp. 188-191. (13) Cfr. H. Belting, Das Bild und sein Publikum im Mittelalter: Form u. Funktion fruher Bildtaf. d. Passion, Berlino, 1981, p. 162. L’immagine della Sindone e l’iconografia bizantina – Antonio Calisi pag.10
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