NAUTILUS Industria NavigAzioni tra locale e Globale - Fastly

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NAUTILUS Industria NavigAzioni tra locale e Globale - Fastly
NAUTILUS
NavigAzioni tra locale e Globale
         Industria
           n. 10 Aprile 2022
NAUTILUS Industria NavigAzioni tra locale e Globale - Fastly
Direttore responsabile
                                            Monica Pierulivo

                                             Redazione
                                              Marco Bracci
                                            Benedetta Celati
                                              Patrizia Lessi
                                            Francesca Passeri
                                            Rossano Pazzagli

                           Hanno collaborato a questo numero

                                             Fabio Canessa
                                          Maddalena Chimisso
                                           Augusto Ciuffetti
                                         Giovanni Luigi Fontana
                                         Francesca Gabbriellini
                                           Michele Lungonelli
                                            Giuseppe Lupo
                                          Paolo Mazzucchelli
                                            Roberto Parisi
                                          Giorgio Pasquinucci

Si ringraziano per il contributo all’ impaginazione il prof. Antonio Meucci e Alessia Rossi (progetto PTCO-
                 Alternanza Scuola Lavoro) dell’ISIS “Einaudi-Ceccherelli” di Piombino

                     Illustrazione di copertina e logo di Massimo Panicucci

                                     Info: redazione@nautilusrivista.it

                                             ISSN 2785-1192

                                                                                                          2
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Sommario
Editoriale
Industria
di Monica Pierulivo                                                                p. 4

Raccontare le fabbriche: la dimensione immateriale delle industrie
di Augusto Ciuffetti                                                               p. 7

L’architettura industriale come fabbrica di valori
di Roberto Parisi                                                                  p. 9

Verso i Secondi Stati Generali del Patrimonio Industriale
di Giovanni Luigi Fontana                                                          p. 11

GKN: “per questo, per altro, per tutto”
di Benedetta Celati                                                                p. 13

I signori dell’acciaio. La crisi della siderurgia e Piombino
di Giorgio Pasquinucci                                                             p. 18

La fabbrica e la comunità. Un caso da ripensare
di Michele Lungonelli                                                              p. 21

Industria e turismo
Il caso della Solvay a San Carlo
di Rossano Pazzagli                                                                 p. 23

Una grande impresa in una piccola provincia: Il caso della Fiat di Termoli in Molise
di Maddalena Chimisso                                                               p. 26

Intellettuali e boom economico
di Giuseppe Lupo                                                                   p. 29

Il capitalismo umanistico di Brunello Cucinelli
di Francesca Passeri                                                               p. 31

L’industria della musica in Italia esiste (ancora)
di Marco Bracci                                                                    p. 33

Il cinema tra arte e industria
di Fabio Canessa                                                                   p. 35

Le icone industriali della musica
di Paolo Mazzucchelli                                                              p. 36
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Editoriale

                                       Industria
                                        A chi faceva i turni di notte
                                          camminando sulle 108

                                        A chi, per studiare, partiva
                                            su binari d’acciaio

                                      A Adb Elsalam Ahmed Eldanf,
                                       morto durante un picchetto

                (Alberto Prunetti, 108 metri. The new working class hero, Laterza 2018)

L’industria ha definito lo sviluppo della
società occidentale negli ultimi tre secoli e ha
conformato in gran parte il mondo attuale,                Si fa risalire al 1973, anno della crisi
caratterizzandolo anche come fortemente                   petrolifera prodotta dall’aumento dei prezzi
ineguale e competitivo, con la sua drammatica             delle materie prime e del greggio, la fine di
divisione tra paesi industrializzati da una               quella fase di espansione economica che
parte e paesi non industrializzati dall’altra.            aveva interessato i Paesi del mondo
                                                          occidentale     a     partire   dagli     anni
In questo lungo percorso l’industrializzazione            immediatamente successivi alla seconda
ha creato strutture sociali e identità, ha portato        guerra mondiale. Entrava in crisi un processo
benessere, istruzione ed emancipazione,                   che aveva visto una accelerazione senza
sviluppo della tecnica e delle tecnologie; ha             precedenti dei tassi di sviluppo industriale, e
anche permeato nel tempo i caratteri                      che apriva ad una fase nuova, caratterizzata
morfologici dei paesaggi attraverso la                    da un generale ridimensionamento del settore
costruzione di edifici industriali, processi              industriale.
produttivi, infrastrutture, villaggi.
                                                          È da quegli anni che si comincia a parlare di
Allo stesso tempo negli ultimi decenni molti              deindustrializzazione         intesa      come
territori hanno dovuto affrontare e stanno                ridimensionamento del ruolo dell’industria
ancora attraversando enormi difficoltà legate             nell’ambito dell’economia nel suo complesso
a una crisi industriale che ha trascinato con sé          sia dal punto di vista dell’occupazione che del
anche altri settori, imponendo il ripensamento            valore della produzione. Un fenomeno che
dei modelli di sviluppo economico attraverso              può assumere diverse connotazioni con grandi
necessari processi di riconversione e                     ripercussioni, legate all’apertura di nuovi
diversificazione.                                         scenari, a profondi cambiamenti politico-

                                                                                                       4
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sociali, talvolta alla delocalizzazione di         In questo contesto di grande complessità, il
capitale e lavoro, marcando divisioni,             patrimonio industriale continua a essere una
ingiustizie sociali, disuguaglianze e drammi       componente essenziale della nostra società,
per famiglie escluse improvvisamente dal           per la sua dimensione materiale e
mondo del lavoro.                                  immateriale che conserva le tracce dei luoghi
                                                   di lavoro, fondamentali nel momento stesso in
Ma       la     deindustrializzazione  può         cui le fabbriche vengono chiuse e
rappresentare anche una grande scommessa           abbandonate, oppure riutilizzate per altri
per rivedere e rileggere la “modernità             scopi.
industriale” in chiave di maggiore
sostenibilità per il futuro del pianeta.           La prospettiva storica favorisce inoltre una
Comprendere gli aspetti di questo fenomeno,        migliore comprensione della fabbrica del XXI
in tutte le sue conseguenze – sociali,             secolo se nei resti materiali e immateriali
economiche e politiche – è un necessario           dell’architettura industriale del passato si
punto di partenza per affrontare questo            riconosce un valore testimoniale da
dibattito estremamente attuale.                    salvaguardare e tutelare anche quando si tratta
                                                   di confrontarsi con temi e questioni di storia
Un’opportunità da cogliere per creare nuovi        ambientale, di rigenerazione urbana legati al
modelli di sviluppo all’interno dei quali          rapporto tra fabbrica e città, alla possibilità di
coniugare benessere, innovazione culturale e       integrare e coniugare industria e turismo
maggiore efficienza delle istituzioni locali.      come avveniva anche nel passato.
Modelli che altrove sono stati declinati su
parole chiave come valorizzazione degli spazi      I secondi Stati Generali del Patrimonio
collettivi, moderato consumo di suolo,             industriale organizzati dall’Associazione
coordinamento tra destinazioni d’uso e             Italiana per il Patrimonio Industriale (AIPAI)
trasporto pubblico, sostenibilità ambientale.      (Roma, 9 -11 giugno 2022), affronteranno
Obiettivi che richiedono necessariamente una       molti di questi temi con una grande
visione d’insieme e di lungo periodo, il           articolazione di contenuti in perfetta coerenza
rafforzamento di una regia pubblica nel            con un campo di studi di carattere
processo di rigenerazione urbana, una              eminentemente interdisciplinare.
negoziazione trasparente pubblico/ privato,
l’adozione di politiche per la città al reale      Oggi siamo di fronte a nuove sfide, nuove
                                                   strategie d’intervento che devono introdurre
servizio dell’interesse collettivo.
                                                   creatività e innovazione. Non è più possibile
Piombino è un caso emblematico da questo           agire solo la logica conservativa ma anche
punto di vista. Gli interventi che sono stati      creativa e innovativa per rilanciare territori
messi in campo fino a oggi si sono limitati a      colpiti dalla deindustrializzazione e restituire
contenere gli effetti più drammatici delle         questi beni alla società come patrimonio
trasformazioni che interessano il mercato del      culturale collettivo.
lavoro. Sono mancati, come invece è
                                                   Valorizzazione del patrimonio industriale,
avvenuto in molte parti d’Europa, grandi
obiettivi strategici nazionali e scenari entro i   bonifiche e rigenerazione delle aree,
                                                   rilancio produttivo, innovazione devono
quali sollecitare lo sviluppo delle imprese,
forme di tutela dalla spietata concorrenza del     andare di pari passo secondo una formula e
                                                   una prospettiva diverse da quelle propugnate
capitale straniero e adeguati investimenti nel
settore della ricerca.                             dal paradigma neoliberista. Una prospettiva
                                                                                                   5
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cioè che dovrebbe essere finalizzata ad             secondo un modello di impresa che oggi
allargare i benefici della globalizzazione a più    definiremmo sostenibile anche dal punto di
ampi strati della popolazione e fondata su una      vista umano. Questo esempio di “fabbrica
concezione di Stato che si sviluppa e diventa       felice”, ripreso e attuato in seguito da altri
più ricco proprio riducendo le differenze           imprenditori, è ancora più necessario in
sociali e gli squilibri territoriali, le economie   un’epoca di forte digitalizzazione in cui
distruttive per l’ambiente e le attività            l’uomo sembra perdere la sua centralità. Un
produttive dannose per la salute.                   modello di sostenibilità che unisce
                                                    umanesimo, produzione e bellezza.
Adriano Olivetti negli anni Trenta sviluppò
un modello organizzativo che concepiva              Di tutto questo e anche di altro, parleremo in
l’impresa come un’organizzazione sociale, un        questo numero.
luogo in cui, oltre al profitto, si mirava anche
al benessere delle persone che vi lavorano

                                                                                                6
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Raccontare le fabbriche:
    la dimensione immateriale
          delle industrie
                                       di Augusto Ciuffetti

Nell’ultimo numero di “Nautilus” Giovanni            coloro che all’interno dei relativi spazi hanno
Contini riflette sull’importanza delle fonti         vissuto, lavorato e lottato per affermare
orali per una originale ricostruzione del            principi e diritti, in un gioco dialettico
passato, capace di spingersi laddove non             tra contenitore (le fabbriche) e contenuto (le
riescono ad arrivare le fonti tradizionali. Con      emozioni, i sentimenti degli operai).
questa       prospettiva,       ampliata      alle   Si tratta, però, di visioni soggettive, che
testimonianze letterarie e ad ogni forma di          spesso restano impigliate nei controversi
memoria orale o scritta, si può rileggere anche      meandri della memoria, sempre pronte ad
la storia dei processi industriali, compresa         entrare in una dimensione mitica, che
quella delle trasformazioni che essi hanno           inevitabilmente       stravolge    ricordi    e
prodotto nei paesaggi urbani e rurali, nella         testimonianze.
percezione degli ambienti, nelle mentalità           L’archeologia             della        memoria
collettive e nelle identità, in particolare quelle   industriale presenta una vasta gamma di
legate al mondo del lavoro ed alle sue lotte         reperti, funzionali ai meccanismi di quella
politiche e sindacali.                               storia orale, la quale, come specifico ambito
                                                     di studi, si è affermata in Italia tra gli anni
In questa direzione assumono valori e                Settanta e Ottanta del secolo scorso, ponendo
significati diversi anche quei processi di           per la prima volta il problema del
dismissione e recupero delle industrie, che a        protagonismo sociale proprio in riferimento
partire dagli anni Ottanta del Novecento             agli spazi industriali.
hanno accompagnato il tramonto del modello           Si pensi, per citare uno specifico comparto
della grande fabbrica fordista. In altre parole,     produttivo, alle canzoni e alle ballate
racconti e memorie consentono di recuperare          delle tabacchine, che non raccontano soltanto
quella dimensione immateriale del patrimonio         il lavoro, ma anche i suoi ambienti e le sue
industriale che conserva le tracce più fragili       tragedie.
dei luoghi di lavoro, in quanto destinate a
scomparire nel momento stesso in cui le              In tal senso, un fondamentale punto di
fabbriche vengono chiuse e abbandonate,              riferimento resta la biografia (a parlare sono
oppure     riutilizzate  per     altri    scopi.     direttamente le donne e gli uomini
                                                     protagonisti di questa storia) di Terni città
L’analisi dei sistemi industriali del passato        industriale,     pubblicata      da Alessandro
non può prescindere, dunque, dalle vicende di        Portelli nel 1985, nel momento in cui
                                                                                                  7
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tramonta definitivamente quel modello
totalizzante di città-fabbrica che caratterizza e   Così      scrive Ottiero   Ottieri nel     1964,
condiziona per quasi un secolo la sua vita.         osservando le periferie milanesi: «Le
                                                    fabbriche sono nate dai prati, dalla terra; ma
Tale prospettiva è sostituita dai processi di       la campagna distrutta, debole e pallida come
dismissione degli stabilimenti, che lasciano        il cielo, sembra che non si difenda e che non
ampi spazi vuoti nel tessuto urbano. Posti di       la rimpianga più nessuno». Dalle pagine de
fronte ad una difficile e lenta riconversione, i    “La linea gotica”, Sesto San Giovanni emerge
ternani non possono che rivolgersi al loro          come uno «spazio senza quiete e senza
passato industriale, destinato a caricarsi di un    misura», privo di anima. Le fabbriche sono
sapore quasi epico.                                 mimetizzate nel disordine di un tessuto
                                                    urbano anonimo, che nel pieno delle giornate
Quello proposto da Portelli è un racconto           lavorative è avvolto nel silenzio e nella
corale, il quale, nel momento in cui procede        solitudine: «La più fitta città industriale della
dalla centralità della fabbrica al suo              nazione è un deserto. Il lavoro si è succhiato
smantellamento delinea un itinerario dalla          tutti, dentro i muri e Stalingrado sembra
forte valenza simbolica, molto simile a quello      abbandonata».
elaborato da Ermanno Rea, su un piano più
squisitamente letterario, nel suo libro “La         Indipendentemente dal ruolo svolto da
dismissione”. Da una dimensione collettiva si       intellettuali come Pier Paolo Pasolini, le cui
passa ad una rielaborazione più intima e            riflessioni accompagnano l’intero processo di
individuale, che esalta la funzione dello           industrializzazione del nostro paese, fino a
scrittore come testimone del proprio tempo,         diventarne uno specchio critico e volutamente
come una sorta di mediatore tra un contesto         deformante, una nuova e più consapevole
economico e sociale ben definito e                  storia dell’Italia industriale non può
circoscritto nel tempo e un testo scritto da        prescindere da questo patrimonio immateriale
offrire      alle      future     generazioni.      fatto non solo di ricordi e memorie di grandi
                                                    scrittori o di semplici persone che scrivono
Se Ermanno        Rea vive     la    fase    di     diari ripensando alla loro vita, ma anche di
destrutturazione del mito industriale e scrive      film e documentari. Una fabbrica non è
il suo libro in un preciso momento perché           soltanto un insieme di mattoni, è soprattutto
avverte l’urgenza di farlo, in quanto tale          un concentrato di emozioni raccontate o
azione è fondamentale per capire gli                ricordate, ricostruite o immaginate, ma
avvenimenti, altri scrittori sono testimoni         sempre rivolte a dare un senso alla vita e alla
diretti, invece, della sua costruzione. La loro     morte del luogo di lavoro per eccellenza delle
voce, però, resta dissonante e sempre pronta a      città italiane del XX secolo: la grande
cogliere conflitti e contraddizioni, nello          industria.
specifico mettendo in risalto le ombre del
miracolo economico italiano.

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L’architettura industriale
       come fabbrica di valori
                                        di Roberto Parisi
L’architettura può costituire un’utile chiave di   costruzione, nella prefabbricazione, nelle
lettura per storicizzare i fenomeni connessi       strategie di comunicazione. Dalle company
all’industria e all’industrializzazione, ma è      towns alle villages industries, essi hanno
necessario che la ricerca dei suoi possibili       inseguito il mito dell’usine verte per opporre
valori testimoniali non si esaurisca               all’immagine classica di Coketown un’idea di
nell’individuazione di un modello tecnologico      sviluppo basata sull’equilibrio tra capitale e
o tipologico di riferimento, né nella selezione    lavoro, tra l’operaio e la macchina, tra urbano
critica di un’opera in base a parametri            e rurale, mentre la fabbrica si trasformava
esclusivamente estetici, come l’adesione ad        gradualmente nel “tempio” del lavoro
una corrente artistica o ad una genealogia di      “sicuro” e “garantito”, nel simbolo della
pionieri e maestri.                                produzione di massa, nel motore delle grandi
                                                   economie di scala, in uno strumento
Come settore specialistico di competenze           apparentemente pacifico per conquistare il
tecnico-scientifiche e tecnologiche, l’edilizia    mercato mondiale.
industriale è entrata a pieno titolo nel dominio
dell’Architettura solo agli inizi del              Quando il modello dell’assembly line è
Novecento, quando alla secolare tradizione         entrato definitivamente in crisi, la fabbrica
dei millwrights si sostituì quella del factory     post-fordista si è appropriata della nuova
designer e quando, per imprenditori come           cultura toyotista della produzione snella
Henry Ford o Tomáš Baťa, lo spazio fisico del      fondata sul just in time, sostituendo anche
lavoro e della produzione cominciò a               ideologicamente la «catena» e l’«isola» con
diventare una “voce” non più secondaria nel        l’Ute (Unità tecnologica elementare),
bilancio di un’impresa.                            interiorizzando     l’alta   standardizzazione
                                                   impressa nella logistica dei trasporti
Nel corso del Novecento, assumendo il              (Container Iso) ed eliminando l’ausiliarità dei
modello taylor-fordista della daylight factory     depositi di stoccaggio delle merci.
come prototipo ideale di una nuova
modernità, architetti, politecnici e capitani      Nel ventunesimo secolo           i concetti
d’industria hanno potuto sperimentare              novecenteschi di “fabbrica” e di “lavoro”
l’innovazione nei processi di produzione           sono profondamente mutati. In molti settori
meccanizzata        e    di      automazione,      produttivi il lavoro è tornato “a domicilio”,
nell’organizzazione scientifica dei tempi          adattandosi alla dimensione fisica di
lavorativi, nella tecnologia dei materiali da      contenitori urbani o rurali preesistenti e
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impegnando in prevalenza luoghi aperti e                   In quest’ottica, la conservazione e la tutela di
facilmente modificabili, capaci cioè di                    un’architettura industriale di interesse
rispondere meglio alle esigenze di flessibilità            testimoniale non si può limitare a restituire
e di fluidità logistica che impone il mercato              alle future generazioni la storia della
globale.                                                   creatività     umana,       delle   innovazioni
                                                           tecnologiche, dei primati imprenditoriali,
Per comprendere a fondo i processi di questo               delle conquiste territoriali e sociali, delle
epocale passaggio non è però sufficiente il                correnti artistiche e dei movimenti culturali.
richiamo ad un presunto “nuovo ordine                      Affinché il recupero del passato industriale di
mondiale”,        riducendo  la    moderna                 un luogo e di una comunità che lo abita non si
globalizzazione dei sistemi di produzione                  traduca in un progetto di mistificazione e di
industriale, dei consumi e del mercato del                 omologazione della memoria del lavoro, lo
lavoro ad uno slittamento crono-geografico                 studio e la conservazione di una fabbrica deve
dell’industria dall’Occidente verso “altri”                restituire anche la storia dei conflitti sociali,
territori del pianeta.                                     degli errori tecnici e progettuali, dei drammi
La prospettiva storica può infatti favorire una            ambientali, delle crisi economiche, dei
migliore comprensione della fabbrica del XXI               fallimenti politici e culturali.
secolo se nei resti materiali e immateriali                La tutela e la salvaguardia di una fabbrica può
dell’architettura industriale del passato si               in tal senso diventare un’opportunità per
riconosce un valore testimoniale da                        trasformare il patrimonio architettonico
salvaguardare e tutelare, anche quando si                  industriale in un cantiere permanente di
tratta di confrontarsi con temi e questioni di             valori, nel quale una parte significativa della
storia ambientale, come per esempio i disastri             società contemporanea può riconoscersi,
provocati rispettivamente dalla multinazionale             legittimando consapevolmente principi e
statunitense Union Carbide a Bhopal nel 1984
                                                           ideali del proprio presente, ma può anche
e dalla centrale sovietica di Chernobyl nella              prenderne le distanze, modificandoli o
città ucraina di Pripyat nel 1986.                         rinnovandoli del tutto.

Bibliografia

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New York-Oxford 1999;

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Delhi 2011;

Roberto Parisi, Fabbriche d’Italia. L’Architettura industriale dall’Unità alla fine del Secolo breve, Milano,
2011

Maria Pilar Vettori, Architettura aziendale. Ricerca e progetto nei luoghi della produzione, Maggioli,
Santarcangelo di Romagna, 2013

Roberto Parisi, Industrial Architecture, in U. Carughi, M. Visone (a cura di), Time Frames: Conservation
Policies for Twentieth-Century Architectural Heritage, London 2017, pp. 395-404.

                                                                                                            10
Verso i secondi Stati
   Generali del Patrimonio
 Industriale (ROMA 9-11 GIUGNO
                                            2022)

                                 di Giovanni Luigi Fontana
                                         Past-president AIPAI

                                                      dell’archeologia industriale, affrontando
                                                      l’insieme delle questioni che oggi investono
 L’Associazione Italiana per il Patrimonio            anche questo settore con nuovi interrogativi e
Archeologico Industriale – AIPAI celebrerà i
25 anni del suo impegno per la conoscenza, la
tutela e la valorizzazione del patrimonio
industriale, organizzando a Roma, dal 9 all’11        sfide sempre più complesse.
giugno 2022, la seconda edizione degli Stati           Negli Stati Generali tutte le molteplici
Generali del Patrimonio Industriale. L’evento,        componenti del patrimonio industriale sono
riconfermando il format inaugurato a Venezia          oggetto di specifici panel. A cominciare dalle
e Padova nel 2018, vedrà una massiccia                macchine e dai cicli produttivi, motori di ogni
partecipazione di studiosi, amministrazioni           attività industriale, dalle fabbriche e dai siti
locali, enti preposti alla conservazione e alla       per allargare poi lo sguardo a città, territori e
tutela, progettisti, associazioni, operatori          paesaggi; in parallelo si passa dagli studi ai
turistici e svariati altri soggetti coinvolti in      progetti e alle pratiche di recupero e
questo esteso e composito ambito del                  valorizzazione. La riflessione interessa tanto il
patrimonio storico-culturale. La proposta             patrimonio materiale (documenti, macchinari,
congressuale, anche in questo caso, presenta          edifici, infrastrutture, prodotti, ecc.) quanto
una grande articolazione di approcci e                quello immateriale (il mondo figurativo, la
contenuti in perfetta coerenza con un campo           comunicazione e le testimonianze che
di studi molto composito e di carattere               permettono la narrazione della memoria del
eminentemente interdisciplinare. Lo si evince         lavoro). Si affrontano dai diversi punti di vista
immediatamente        dall’intersecarsi    delle      le problematiche inerenti la tutela, il recupero
numerose aree tematiche, che sollecitano una          e riuso dei beni storico-industriali, le modalità
riflessione ampia, rinnovata e non limitata ai        per la messa in atto di strategie e percorsi di
comparti e agli specialismi classici                  valorizzazione e gestione corretti, consapevoli
                                                                                                    11
e sostenibili. Ma, in una lettura del fenomeno         vissuti del lavoro non solo contemporaneo. Le
industriale, che non voglia essere parziale, si        città europee in generale e quelle italiane in
prendono in conto anche le eredità negative            particolare mostrano infatti i segni di una
costituite dalle alterazioni ambientali,               stratificazione di attività manifatturiere le cui
prodotte dalla passata attività industriale, per       radici vanno ben oltre la cronologia delle
definire approcci, obiettivi e ricadute sulla          rivoluzioni industriali. Vocazioni produttive
nostra visione del patrimonio industriale              regionali e locali si sono perpetuate nei secoli
                                                       grazie al prolungato sfruttamento di risorse
   Le numerose sessioni indicate nella call for        naturali e all’affinamento di tecniche e saperi
papers, come pure tutti gli eventi inseriti nel        attestati dalla longevità di reti idrauliche ed
densissimo programma disponibile in rete,              infrastrutturali, nonché di opere sociali a
attestano il costante sforzo dell’AIPAI di             supporto delle attività produttive. Queste
mantenersi al passo con l’evoluzione nella             localizzazioni di lunga durata sono una
visione, nei contenuti, nelle progettualità,           caratteristica diffusa del nostro territorio e
aggiornando categorie interpretative, metodi e         fanno del patrimonio industriale un oggetto di
strumenti, sulla spinta dei profondi                   primario      interesse     per     gli   storici
cambiamenti in atto sul piano politico,                (dell’economia,       della     società,    delle
economico, sociale e ambientale. Il mondo              costruzioni, dell’architettura, della città,
attuale, infatti, è assai lontano da quello degli      dell’ambiente) come per i decisori politici ed
anni Sessanta-Settanta del Novecento, in cui           economici (politiche di pianificazione, azioni
nacque e si affermò l’archeologia industriale.         progettuali, iniziative imprenditoriali).
Ed è molto cambiato anche rispetto a quello
degli anni Ottanta, in cui dall’analisi                  Di qui la permanente importanza di
“oggettiva” e dalla salvaguardia delle                 diffondere l’utilizzazione di corretti strumenti
testimonianze fisiche dell’industrializzazione         di d’indagine, di tutela e di progettazione
si passò, sulla spinta degli imponenti                 elaborati dalle diverse discipline convergenti
fenomeni di de-industrializzazione, alla               sul comune campo del patrimonio industriale,
dimensione “soggettiva” dei processi di                in particolare a servizio di tutti coloro che più
patrimonializzazione, dallo scontro tra le             di recente ne hanno scoperto le potenzialità:
ragioni della cultura e le pressioni                   ad esempio nella promozione del turismo
dell’economia        alla    ricerca    di      una    industriale, dell’economia delle esperienze o
composizione dei diversi e legittimi interessi,        dell’heritage marketing come risorsa per le
al     superamento        dell’opposizione       tra   aziende e per i territori. Nel clima generale di
conservazione ed innovazione in nome del               ripensamento dei contesti urbani e dei territori
rilancio      socio-economico         e        della   produttivi vi sono molti ambiti che oggi
rigenerazione di quartieri, città e territori.         mettono alla prova gli operatori del
                                                       patrimonio industriale. Ad essi gli Stati
  Molto è cambiato nel frattempo, ma il                Generali intendono offrire una fondamentale
recupero del patrimonio industriale rimane             occasione per far conoscere e condividere, a
strategico e continua a passare per il                 livello nazionale ed internazionale, ricerche,
riconoscimento        dei     valori    propri         metodologie, progetti, buone pratiche ed
dell’industrial heritage, dal quale è possibile        esperienze di riferimento.
far riemergere giacimenti della memoria e

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GKN:
             “Per questo, per altro,
                  per tutto”
               Benedetta Celati dialoga con Francesca Gabbriellini

«Babbo che cosa vuol dire insorgiamo?»              della GKN, riunendosi in piazza della
chiede un bimbo al padre, di fronte al lungo        Signoria con l’ANPI, adotta ufficialmente
striscione con cui si apre il corteo del            “Insorgiamo” come motto per identificare la
Collettivo di Fabbrica della GKN di Campi           propria battaglia.
Bisenzio. «Vieni, andiamo davanti che voglio
farti vedere bene» dice il babbo, portando il            La storia di GKN Driveline, filiale della
figlio ancora più vicino. «Hanno scelto una         multinazionale britannica GKN Automotive,
                                                    specializzata nella produzione di semiassi per
parola bellissima. “Insorgiamo” significa
che le persone hanno deciso di alzare la testa,     il comparto automobilistico e gestita dal 2018
                                                    dal fondo di investimento Melrose, è la storia
perché si sono stancate di subire. È l’orgoglio
di chi vuole reagire. Lo fanno anche per te».       di un licenziamento arrivato, per i 422
                                                    dipendenti, via PEC, il 9 luglio dello scorso
Questa risposta mi colpisce molto, sia per
l’emozione che trasmette sia per la forza dei       anno, poco prima che esplodesse la crisi in
                                                    Afghanistan e poco dopo che il Governo, con
suoi contenuti.
                                                    il decreto-legge 99/2021, disciplinasse lo
     È il 26 marzo 2022, fa piacevolmente           sblocco dei licenziamenti per i settori diversi
caldo, e a Firenze migliaia di persone si sono      dalla moda e dal tessile. Dopo l’annuncio
ritrovate nel Parco delle Cascine per sfilare a     della chiusura, che avrebbe comportato la
fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della     perdita del posto di lavoro anche per i
GKN, dietro quella parola che ha attirato           lavoratori degli appalti esterni, il Tribunale di
l’attenzione e stimolato la curiosità del           Firenze accoglie il ricorso degli operai,
bambino e che rende omaggio alla martinella,        accertando la condotta anti-sindacale della
campana       simbolo     della      Resistenza     proprietà, il cui progetto di liquidazione
fiorentina. Era l’11 agosto 1944 quando i           viene, tuttavia, portato avanti, fino a quando,
suoi rintocchi annunciavano l’insurrezione dei      nel dicembre 2021, l’imprenditore Francesco
partigiani contro i nazifascisti, per liberare la   Borgomeo, advisor di Melrose, ne acquista la
città di Firenze.                                   totalità delle quote attraverso la società
                                                    “Quattro F SpA - Fiducia nel Futuro della
   È l’11 agosto 2021, Anniversario della           Fabbrica di Firenze”, al fine di avviare la
Liberazione, quando il Collettivo di Fabbrica
                                                                                                  13
reindustrializzazione del sito. E nel frattempo,   ragioni di fondo.
dal 9 luglio, la fabbrica viene presidiata in
maniera permanente dai lavoratori ma anche             Si tratta di un «risalita in generalità»
                                                   voluta prima di tutto dagli stessi lavoratori,
dalla grande umanità diffusa che in quello
spazio, prima di allora “solo operaio”, ha         con la realizzazione di pratiche che superano
                                                   il contesto nel quale sono state generate,
scelto di convergere.
                                                   proprio perché basate sul riconoscimento
    La vicenda di GKN, così come la grande         della necessità di affrontare unitariamente le
organizzazione e mobilitazione dei suoi            varie crisi, riscoprendo il ruolo del conflitto
dipendenti, acquistano, così, fin da subito, un    come      imprescindibile      strumento     di
significato che oltrepassa la mera, seppur         democrazia.
sacrosanta, lotta per conservare il posto di
                                                        GKN, come viene in rilievo nel dialogo
lavoro.
                                                   con Francesca, è il simbolo di una serie di
    Ne discuto con Francesca Gabbriellini,         cambiamenti profondi legati allo sviluppo
dottoranda di Storia Culture e Civiltà presso      capitalistico degli ultimi trent’anni e ai suoi
l'Università di Bologna, presente nello            esiti disastrosi: dalla politica delle
stabilimento di Campi Bisenzio dal primo           privatizzazioni,     accelerata    dall’accordo
giorno di presidio permanente e, soprattutto,      Andreatta-Van Miert, che ha sostituito quella
membro del gruppo di ricercatrici e                industriale, alle trasformazioni che hanno
ricercatori solidali, che da novembre lavora       investito il sistema produttivo, con un
per creare sinergie virtuose tra saperi operai     comparto manifatturiero travolto sia da
e universitari.                                    meccanismi, aggressivi, di finanziarizzazione,
                                                   sia da logiche di reingegnerizzazione in
     Francesca, che aveva sentito parlare per la   senso tecnologico, che hanno spinto in
prima volta di GKN nel 2016, attraverso            maniera crescente verso processi di
un’altra vertenza, quella della Bekaert di         digitalizzazione.
Figline Valdarno, mi racconta di come quasi
immediatamente le interconnessioni tra le               L’automotive, in particolare, è al centro di
azioni del Collettivo di Fabbrica e le             questi mutamenti, con l’ingresso, anche in
principali questioni che interrogano il nostro     GKN, sia di un fondo speculativo, sia di
tempo siano emerse con forza. La                   Industria 4.0, ultima forma di “strategia
dimensione politica della rivendicazione è         industriale” realizzata in Italia per incentivare
sempre stata chiara, a partire dalla domanda       la transizione digitale delle imprese. Si tratta
posta da Dario Salvetti, delegato sindacale di     del resto di un settore profondamente in crisi,
GKN, il 24 luglio, al primo corteo nazionale       nel quale la ristrutturazione appare imposta
di Campi Bisenzio: «Siete venuti in migliaia a     non tanto da pure esigenze di riconversione
chiederci come stiamo. Ma voi invece come          ecologica, con cui si giustifica, irenicamente,
state?». Eh sì, perché alla base della             il passaggio all’elettrico, quanto semmai dal
mobilitazione vi è la volontà di federare          bisogno di aumentare il tasso di profitto
persone che, pur appartenendo a categorie          attraverso la creazione di nuovo valore.
diverse, partecipano, di fatto, a una
                                                       Francesca mi racconta di come in GKN,
condizione comune di insicurezza e
precariato, o ne riconoscono, quantomeno,          sulla falsariga di ciò che era già avvenuto
                                                   nella    Bekaert    di   Figline   Valdarno,
l’esistenza, unendosi nella prospettiva di
indagarne analiticamente e criticamente le         l’implementazione della tecnologia sia stata
                                                                                                 14
repentina e si sia accompagnata a una              8&idDocumento=3306&sede=&tipo=).
progressiva destrutturazione aziendale, che
ha avuto riflessi sulla parte occupazionale. I         Ma per Francesca il punto focale sul
                                                   quale concentrarsi è l’impegno profuso dal
lavoratori, colpiti in prima persona da questa
trasformazione, però, hanno sempre ritenuto        Collettivo nel decostruire determinate
                                                   narrazioni dominanti, a partire dal binomio
essenziale riportare la loro posizione
contingente all’interno di una riflessione più     “fame o fumo”, ovvero dal ricatto della scelta
                                                   tra lavoro e ambiente che ha reso non
ampia. Per questo motivo la battaglia di GKN
è inclusiva e vocata a rompere lo schema           comunicanti due mondi che dovevano, invece,
                                                   necessariamente essere congiunti.
delle divisioni per rimettere in gioco una
prassi, estremamente feconda, di mutualismo             Dopo “Insorgiamo”, l’altra locuzione che
costruttivo, dove ognuno contribuisce              segna la giornata del 26 marzo è del resto una
condividendo le proprie competenze e reti di       frase altrettanto evocativa: “Per questo, per
relazioni. Gli operai, nell’ambito del presidio,   altro, per tutto”, che sintetizza una delle idee
organizzano visite guidate della fabbrica,         più potenti su cui si fonda l’azione di GKN, la
mostrando orgogliosamente, a chi si iscrive a      convergenza delle lotte, a partire dalla
fare i picchetti, i macchinari che hanno           saldatura tra quelle operaie e ambientali,
imparato ad usare, e raccontando con fierezza      fusione siglata con l’incontro, il 30 ottobre
in cosa consiste il loro lavoro. E gli “altri” –   2021, con Fridays for future, nel corteo
l’umanità diffusa che si è riunita a Campi         organizzato a Roma per il G20.
Bisenzio – cominciano così a offrire, a propria
volta, un contributo in termini di conoscenze.          Sicuramente la forza di GKN è l’unione
Viene creata l’assemblea del gruppo di             nelle differenze, che trova la sua prima
supporto, composta da tutti coloro che             evidente manifestazione nell’obiettivo di
vogliono sostenere il Collettivo di Fabbrica       congiungere giustizia climatica e sociale, ma
proponendo soluzioni per le diverse necessità      anche      nella   volontà     di    annientare,
che emergono dall’interazione con le               smontandolo dall’interno come una sorta di
progettualità di quest’ultimo.                     strategia di difesa, qualsiasi tentativo di
                                                   strumentalizzazione delle contrapposizioni,
     Dal momento che il licenziamento è            sovente utilizzate per speculare sull’incapacità
dovuto      alla    prospettiva      di    una     dei sindacati e delle organizzazioni politiche
delocalizzazione della produzione che              di riunire e rappresentare le disuguaglianze.
l’azienda vorrebbe attuare, la prima istanza di
GKN occupata è quella di immaginare una                 Francesca mi spiega che è possibile, in
legge anti-delocalizzazioni scritta “non sulle     questo senso, fare riferimento a un prima 18
teste dei lavoratori ma con le teste dei           settembre e a un dopo 18 settembre. In
lavoratori”. In assemblea ci si attiva,            quella data veniva fatta una chiamata alla
pertanto, per contattare tutti i giuristi che      mobilitazione nazionale in nome della
avrebbero potuto appoggiare questa causa,          necessità di fermare le lettere di
lavorando all’elaborazione del testo, poi          licenziamento.       Successivamente       le
effettivamente presentato in entrambi i rami       rivendicazioni, come sottolineato, si sono
del                                 Parlamento     strutturate secondo un grado di maggiore
(https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Dd        complessità,    dando      luogo    a    una
liter/54522.htm                                    partecipazione che è rimasta sempre molto
https://www.camera.it/leg18/126?tab=&leg=1         alta nei numeri ma è indubbiamente mutata
                                                                                                15
nella composizione. “Per questo, per altro,         libertà di iniziativa economica ne stabilisce
per tutto” è un messaggio che viene spiegato        anche i limiti (ai quali oggi si aggiunge la
visivamente dalla grande eterogeneità di            tutela dell’ambiente). Se da un lato, a Campi
persone che vedo in strada il 26 marzo, dalla       Bisenzio,     questo    legame     è    andato
moltitudine di piazza Santa Croce che si            rafforzandosi, dall’altro, a Piombino, si sta
trasforma in un porto accogliente e mi ricorda      gradualmente dissolvendo, almeno nella sua
una meravigliosa definizione che la comunità        capacità di contribuire alla costruzione di
di Santa Fede Liberata, a Napoli, ha dato della     un’identità condivisa.
propria esperienza: “uno spazio che accetta
                                                        Per questo, l’esperienza di GKN merita di
la contraddizione”.
                                                    essere raccontata come simbolo e come
    “Siamo natura che insorge”, dice                prassi.
Francesca, è uno striscione dal fortissimo
impatto visivo che illustra la convergenza tra          Intanto perché ci ricorda della profonda
                                                    relazione che unisce il mondo operaio e la
operai e movimenti ambientalisti. E in effetti,
mi viene da pensare, c’è del mutualismo             Resistenza, della quale la battaglia di
anche in questo, nella contaminazione che           Piombino del 10 settembre 1943 è un
conferisce, da un lato, una visione sistemica,      fondamentale esempio. Poi, perché illumina
e, dall’altro, una dimensione politica,             su un percorso e su un metodo che anche in
                                                    questo     contesto     potrebbero     essere
sovente adombrata nei movimenti per il
clima.                                              sperimentati.

                                                         Il Collettivo di Fabbrica GKN si è
     GKN, nel dopo 18 settembre, ha poi
intrapreso un vero e proprio tour per               interrogato sulla necessità di capire cosa
                                                    produrre una volta riavviata l’attività in base
riconoscersi e partecipare alle battaglie altrui,
andando a scoprire un ecosistema, a tratti          alla consapevolezza che occorre allineare la
                                                    produzione con la sostenibilità ambientale.
desolante, composto di realtà che descrivono
un mondo del lavoro su più fronti sotto             L’ottica è quella di ragionare nei termini di un
                                                    vero e proprio piano industriale, che è stato
attacco. Il 25 novembre sono venuti anche a
Piombino, città-fabbrica, come ricorda              pensato e redatto insieme al gruppo di
                                                    ricercatrici e ricercatori solidali, di cui
Lungonelli in questo numero di Nautilus, e
secondo polo industriale d’Italia, dopo             Francesca fa parte, e ai docenti dell’Istituto di
                                                    Economia della Scuola Superiore Sant’Anna.
Taranto, dove la crisi della siderurgia –
descritta invece nel contributo di Pasquinucci           Il piano, esito di questa collaborazione
– si lega a doppio filo con la “crisi della         tra     competenze      della    fabbrica     e
lotta”, ossia con la difficoltà, sempre più         dell'università, si iscrive in una logica di
evidente, di ragionare in termini collettivi,       programmazione, cercando di formulare delle
riuscendo a sviluppare proposte sulle quali         proposte in termini di contenuti – la
imperniare le proprie rivendicazioni.               realizzazione di un polo di mobilità
                                                    sostenibile nel sito di Campi Bisenzio – ma
     Queste due realtà sembrano divise dal
diverso peso che gioca per ognuna il senso di       anche di approcci, non più adagiati sugli
                                                    incentivi o sull’assistenza fornita dagli
appartenenza, alla fabbrica ma soprattutto al
territorio, argine e baluardo per la                ammortizzatori sociali ma incuneati in una
                                                    prospettiva      di     politica    industriale
preservazione dei diritti, tutelati dalla
Costituzione repubblicana, che nel garantire la     propriamente intesa. Come dicono loro,
                                                                                                  16
sottolinea Francesca, riferendosi ai lavoratori   intrappolato in sterili schermaglie incardinate
di GKN, mantenere un ancoraggio con la            più su questioni lessicali che sull’analisi
componentistica del comparto automotive è         approfondita delle proposte.
essenziale, perché «qualsiasi cambio di
destinazione produttiva equivale a una                 Le parole, invece, si meritano di più,
                                                  perché veicolano concetti e perché hanno il
riconversione subita».
                                                  potere di coinvolgere le persone, non solo
     Piombino è una realtà diversa, per la        convincendole a partecipare ma soprattutto
quale però queste riflessioni possono valere      costringendole a porsi domande sui loro
molto, in particolare quando il dibattito         significati, come fanno i bambini e come
sull’alternativa tra deindustrializzazione        dovremmo       tutti reimparare   a    fare.
(nella direzione della diversificazione e dello
sviluppo del turismo?) e reindustrializzazione
(in chiave ecologica?) del territorio rimane

                                                                                              17
I signori dell’acciaio
       La crisi della siderurgia a
                Piombino
                                    di Giorgio Pasquinucci
                                                   lavoratori a non rientrare, grazie anche al
La ribattezzarono piazza della Solidarietà.        ricorso
Fino a qualche mese prima era solo un
brulicante parcheggio di auto, scooter e
biciclette davanti all’ingresso della portineria
                                                   agli ammortizzatori sociali. Per quelli che
operai. A Roma avevano deciso: lo Stato
                                                   restano si avvia tuttavia un duro percorso di
abbandonava l’acciaio. L’Iri, dopo aver
                                                   confronto col nuovo “Padrone delle
trascinato la ricostruzione del Paese nel
                                                   Ferriere”. Cresce la conflittualità con i
dopoguerra, era cresciuta così tanto dal
                                                   sindacati.
diventare     un     gigante     ingovernabile:
dall’acciaio alle auto, dal petrolio ai Baci       Il percorso di declino della grande industria
Perugina.                                          siderurgica, quella che a metà degli anni
                                                   Settanta era giunta ad occupare oltre 8mila
Alla fine del 1991, per pony express, arrivano
                                                   lavoratori, era tuttavia avviato da tempo.
nella case dei piombinesi centinaia di lettere
di licenziamento. La fabbrica, prima di essere     Negli anni Ottanta l’Europa dichiara la crisi
ceduta, doveva essere “ripulita” dagli esuberi.    manifesta dell’acciaio. Il piano della
                                                   ristrutturazione della siderurgia viene affidato
Si avviano giorni drammatici. Il sindacato
                                                   al commissario europeo Etienne Davignon.
proclama lo sciopero ad oltranza, l’azienda da     Si chiudono stabilimenti in Belgio e in
lì a poco mette in stand- by l’altoforno. È lo
                                                   Germania.
sciopero più lungo del dopoguerra. Per 39
giorni piazza della Solidarietà si riempie di      Piombino resiste, anzi cresce, grazie a due
lavoratori. Per scaldarsi si brucia legna in       nuovi impianti appena inaugurati (1978):
grandi bidoni, si mangia in piedi un piatto di     l’altoforno 4, allora uno dei più grandi di
pasta scondito per mantenere il presidio e         Europa che sfiora una capacita di 2milioni di
anche perché, a casa, il cibo per molti            ghisa all’anno, e il treno vergella. Già erano
comincia a scarseggiare. Blocchi stradali e        state introdotte sensibili innovazioni con la
ferroviari, ogni giorno una manifestazione per     eliminazione dei forni a pozzo e
le vie della città.                                l’introduzione delle colate continue.

Ma la strada della privatizzazione è segnata.      Vecchi impianti, come il Blooming e il
Taranto a Riva, Piombino a Lucchini,               laminatoio 550, avevano già cessato
Bagnoli chiude. Saranno ancora centinaia i         l’attività. Più  tardi,  con  benefiche
                                                                                                18
conseguenze per l’ambiente ma non senza             La crisi si ripresenta nel 2005, alle soglie
ripercussioni industriali, sarà dismesso anche      della scadenza di pagamento di un bond da
l’agglomerato, di fatto mutilando il ciclo          800 milioni di euro che avrebbe significato il
integrale.                                          fallimento dell’intero impero Lucchini.

 Investimenti e aggiornamento tecnologico,          Il salvataggio arriva dalla Russia. La
tuttavia, non frenano del tutto la crisi. Durante   Severstal di Aleksej Mordashov, oligarca
gli anni Ottanta si assiste ad un massimo           che ha fatto fortuna al tempo della caduta
ricorso alla cassa integrazione e al                dell’URSS, acquisisce prima il 60% della
ridimensionamento dell’occupazione, tanto da        Lucchini fino ad arrivare alla completa
indurre l’Ilva e la Spi (Società promozione         proprietà, fatta eccezione per la Lucchini Rs
industriale) a mettere in campo progetti            di Lovere che resta saldamente in mano della
alternativi sul territorio che avrebbero dovuto     famiglia.
compensare la perdita di posti di lavoro in
                                                    Anche Mordashov investe qualcosa, ma
siderurgia (progetti non decollati o falliti nel
giro di pochi anni).                                soprattutto annuncia ai sindacati un ambizioso
                                                    programma di potenziamento. La produzione
Al di là degli aspetti legati alla conflittualità   dell’altoforno avrebbe dovuto crescere fino ad
sindacale, l’arrivo a Piombino coincide con         una capacità di 3 milioni di tonnellate
una espansione dell’impero siderurgico di           attraverso il potenziamento dei cowper e
Luigi Lucchini, già proprietario della              l’aumento della produzione di acciaio avrebbe
Magona, che acquisisce in Francia gli               dovuto essere sfruttata da un nuovo mini mill
stabilimenti dell’Ascometal e l’acciaieria          per la produzione di coils.
polacca di Nova Huta, nonché alcuni
                                                    La crisi stavolta arriva dagli Stati Uniti, dove
impianti nel Regno Unito. Investe consistenti
cifre anche a Piombino, dove nel 1998 viene         Severstal aveva acquistato alcune vecchie
                                                    acciaierie della Ford. Il fallimento della
completamente rifatto l’altoforno, realizzata
una nuova centrale elettrica per sfruttate i        Lehman Brothers segna nel 2008 l’inizio di
                                                    una recessione mondiale che si prolungherà
fumi di altoforno e cokeria, ristrutturata
completamente la batteria coke da 75 forni e        fino al 2013.
revampata la vecchia 24 forni.                      Nel 2010 Mordashov si presenta nella sala
Giusti o sbagliati, si calcola che durante la sua   del consiglio comunale di Piombino per dire
gestione, Lucchini abbia investito nello            che la Lucchini e l’Europa non sono più
stabilimento circa un miliardo delle vecchie        strategiche per Severstal. Dopo aver ricercato
lire. Soldi anticipati dalle banche che, nel        invano un compratore, mette al sicuro il suo
2003, di fronte a una crisi finanziaria del         capitale vendendo il 51% della Lucchini ad
                                                    una sua società cipriota e offrendo alle banche
gruppo, incaricano il commissario Enrico
Bondi di ristrutturare la società, che viene        il risarcimento che sarebbe venuto dalla
suddivisa tra le Business Unit di Lucchini          vendita di Ascometal. Di fonte ad un debito di
                                                    circa 770 milioni, anche questa soluzione si
Piombino SpA, Ascometal e Lucchini
Sidermeccanica di Lovere.                           rivela impraticabile. Così si arriva, nel
                                                    dicembre nel 2012, alle procedure previste
Bondi, tuttavia, non riesce a replicare il          dalla legge Marzano e alla nomina di un
successo ottenuto nella ristrutturazione della      commissario straordinario da parte del
Parmalat.
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Governo. La società è dichiarata insolvente il     semmai, in seconda istanza, a valutare
7 gennaio del 2013.                                l’ipotesi del commissario.

Proprio ciò che aveva salvato lo stabilimento      La prima ricerca di acquirenti da parte del
alla fine degli anni Settanta, si rivela la vera   commissario cade nel vuoto, al secondo
palla al piede dell’acciaieria. La contrazione     tentativo si presenta la Jsw con una proposta
della domanda impone una riduzione dello           che si limita alla acquisizione dei laminatoi e
sfruttamento dell’altoforno, che dimezza la        al mantenimento di circa 750 lavoratori su
sua produzione senza dimezzare i costi del         2200.
suo mantenimento in attività. Nel contempo
                                                   Il bando viene riaperto a seguito della
gli accorgimenti adottati ne accorciano la vita.
La battaglia sindacale si barrica sul              proposta migliorativa presentata dalla Cevital
                                                   di Issad Rebrab, che presenta un piano
mantenimento dell’area a caldo e fallisce.
Sulla base di argomenti occupazionali e            diversificato in cui rientrano siderurgia,
                                                   agroalimentare e logistica portuale. Ma
ambientali, si arena anche l’ipotesi avanzata
dal commissario Piero Nardi di realizzare          Rebrab non ce la fa, ha difficoltà ad esportare
una acciaierie elettrica al posto di uno dei       capitali dall’Algeria e non trova supporto
convertitori.                                      dalle banche Europee. È costretto a cedere il
                                                   passo di nuovo a Jindal, che nel 2018
Così come decade l’interesse a rilevare gli        acquisisce la proprietà dello stabilimento
impianti di un raggruppamento di industriali       presentando un piano di sviluppo assai
del Nord (Duferco, Acciaierie Venete               ambizioso.
Feralpi), interessato soprattutto a trovare uno
sbocco per la propria produzione di acciaio,       Un piano di cui Piombino non vedrà neanche
                                                   l’inizio e, purtroppo, siamo ai giorni nostri.

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La fabbrica e la comunità
              Un caso da ripensare
                                       di Michele Lungonelli

Un’analisi del processo d’industrializzazione         cui tanti piccoli e grandi centri urbani della
in Toscana tra Otto e Novecento evidenzia fin         penisola vanno incontro tra fine Ottocento e
dalla fase di avvio la presenza di svariati           primo Novecento. Attorno ad essa si vengono
esempi di one company-towns, cioè di                  stabilendo non solo comportamenti collettivi,
esperienze di sviluppo manifatturiero                 ritmi e consuetudini di vita scanditi dal lavoro
profondamente segnate dall’insediamento di            operaio, ma anche relazioni sociali nelle quali
nuclei produttivi a forte monocultura                 si affermano spinte emancipatrici e nuove e
industriale. Tra i casi più significativi quelli di   diverse sfere di azione politica.
Larderello, Abbadia San Salvatore,
Rosignano, Campo Tizzoro.                             Già al momento nel quale si realizza in Italia
                                                      il primo censimento delle attività industriali
Risulta invece più difficile assimilare a questi      (10 giugno 1911) Piombino è divenuta uno
ultimi la realtà di Piombino, un caso per il          dei poli della nuova siderurgia nazionale
quale la storiografia in argomento (P.Favilli,        nonché punto di riferimento di un più vasto
I.Tognarini) ha preferito far ricorso ad              comprensorio      comprendente     i    nuclei
un’espressione come città-fabbrica, ritenuta          produttivi dell’isola d’Elba e il complesso
probabilmente più idonea per descrivere una           maremmano di Follonica. A questa data è
crescita frutto della presenza di attività            possibile cogliere alcune sostanziali diversità
certamente      monorientate      ma      anche       nella condizione lavorativa ed esistenziale
significativamente diverse in particolare nella       degli occupati nelle due aziende e l’apporto
gestione della forza lavoro e tali da                 della Magona d’Italia si segnala fin
determinare per un lungo periodo un diverso e         dall’inizio per una più accurata qualità dello
più profondo senso di appartenenza,                   sviluppo. L
un’identità più forte in sostanza, per i
                                                      ’origine britannica dei fondatori e lo stretto
lavoratori della Magona d’Italia rispetto a
quelli delle acciaierie Ilva. Per i primi non è       rapporto stabilitosi con alcune aziende gallesi
                                                      porta ad adottare criteri di gestione della forza
infatti azzardato adoperare un concetto
vulnerabile e sfuggente ma di grande                  lavoro sperimentati in una realtà all’epoca
                                                      incomparabilmente più avanzata. Gli esempi
suggestione con il quale in anni passati si è
segnalata una posizione elitaria all’interno del      più eclatanti di questa politica gestionale si
                                                      colgono non solo in una condizione salariale
proletariato industriale, quello di aristocrazia
operaia.                                              mediamente più elevata rispetto a quella
                                                      riscontrabile in altre aziende del settore, ma
In entrambi i casi è comunque la fabbrica             anche nella previdenza antinfortunistica,
l’elemento centrale di quella modernizzazione         messa in atto prima ancora che la legislazione
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italiana ne sancisse l’obbligatorietà e nelle      particolare con la “mitica serie B”.
otto ore di lavoro, che per la maggioranza
degli addetti all’industria sarà una conquista     Ma all’inizio degli anni Cinquanta il sogno si
                                                   trasforma in un incubo. Una drammatica crisi
solo al termine del primo conflitto mondiale.
Se a questo si aggiunge l’impegno                  aziendale, protrattasi per oltre un quadriennio,
                                                   segna il tracollo del mito Magona e l’inizio di
dell’azienda sullo scottante tema delle
abitazioni operaie, una questione di basilare      un percorso molto diverso.
importanza in un contesto urbano al centro di      A quegli anni d’oro, per i quali Gianni
una tumultuosa crescita demografica, credo         Rodari in un racconto (La famosa pioggia di
non si faccia fatica a comprendere come nel        Piombino) delle sue celebri Favole al telefono
proletariato     piombinese      si    affermi     (1962) ha usato forse la metafora più efficace:
rapidamente il mito Magona.                        “la pioggia durò poco ma lasciò le strade
La condizione privilegiata degli operai            coperte da un tappeto di confetti profumati
                                                   che scricchiolavano sotto i piedi”, credo
magonisti prosegue e si intensifica negli anni
del regime fascista, sostenuta dagli eccellenti    convenga tornare a guardare, senza inutili
risultati economici dell’impresa, con il varo di   rimpianti ma per la lezione che se ne può
altre misure di welfare (asilo Spranger) e con     trarre.
il pieno coinvolgimento dell’azienda nelle         L’attenzione prestata al lavoro, al benessere
iniziative dell’Opera Nazionale Dopolavoro,        del proprio personale e alla comunità di
arrivando al culmine nel 1938 con la               appartenenza è un’indicazione preziosa e una
decisione di contribuire al rilancio del calcio    riprova che lo sviluppo economico può essere
municipale mediante la costruzione di uno          accompagnato e sorretto da principi diversi da
stadio pienamente rispondente a questa             quelli, francamente allarmanti, che il nuovo
esigenza. Un evento quest’ultimo destinato a       capitalismo globalizzato ci ha messo di fronte
lasciare una traccia profonda nella memoria        negli ultimi decenni. Gli esempi ai quali
cittadina (G.Salvini, Calcio, acciaio e            rifarsi nel nostro passato non mancano e per
socialismo. Il sogno svanito di Piombino, “Il      cambiare rotta non è mai troppo tardi.
Fatto Quotidiano”, 26 luglio 2021), in

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Industria e Turismo
              Gli esordi della Solvay
                   a San Carlo
                                          di Rossano Pazzagli

Oggi l’industria e il turismo evocano un contrasto,      lavorazione e il trasporto del minerale.
un’incompatibilità, quasi un’antitesi. Eppure,
nell’esperienza storica - dal classico caso inglese      Il Gruppo Solvay era stato fondato a Bruxelles
del ‘700 alla più tardiva industrializzazione            nel 1863 per produrre il carbonato di sodio con
italiana - questi due settori sembrano integrarsi e      soda e ammoniaca tramite un innovativo processo
sovente svilupparsi in parallelo. L’industria, allora    industriale, che aveva bisogno del calcare come
simbolo di modernità, creava le condizioni di base       materia prima. Il gruppo Solvay, che si venne
(reddito e tempo libero) per la pratica turistica,       affermando nei settori farmaceutico e chimico,
prerequisiti      difficilmente     presenti    nelle    dopo la prima fabbrica a Charleroi, cominciò la
tradizionali società rurali. Talvolta erano gli stessi   sua espansione internazionale, giungendo negli
imprenditori ad affiancare all’attività industriale      anni ’10 anche in Italia con lo stabilimento di
servizi di tipo ricreativo.                              Rosignano, che diventerà per questo una company
                                                         town, cioè una cittadina pensata interamente per i
Come già era avvenuto ai primi del Novecento             bisogni dell’azienda, dei lavoratori e delle loro
con l’impresa mineraria inglese dell’Etruscan            famiglie.
Mines nelle colline verso Campiglia Marittima,
così a partire dagli anni ’20 i belgi della Solvay       Le rocce calcaree del Monte Calvi erano dunque
arrivarono a San Carlo, nello stesso versante del        obiettivo funzionale al rifornimento del polo di
Monte Calvi, il rilievo più a sud della Provincia        Rosignano. Così, dopo aver progettato la cava,
di Livorno. Questo determinò una sensibile               Ernest Solvay concepì il villaggio di San Carlo
trasformazione del piccolo borgo costiero di San         ispirandosi agli esperimenti urbanistici europei di
Vincenzo, dove stava emergendo una prima forma           inizio ‘900 e riecheggiando la visione utopistica
di turismo balneare, i cui inizi erano stati favoriti    elaborata nel secolo precedente da Robert Owen,
tra ‘800 e ‘900 dall’arrivo della ferrovia e             che aveva lanciato la tesi dell’assistenza agli
dall’intraprendenza degli stessi inglesi, inventori      operai anche fuori dal luogo di lavoro.
europei del turismo al mare.                             La Solvay aveva dunque un approccio
La vicenda della cava e degli impianti della             imprenditoriale che rimandava al capitalismo
Solvay a San Carlo, località a circa cinque              paternalistico, nel quale la funzione organizzativa
chilometri da San Vincenzo, cominciò a prendere          dell’impresa non riguardava soltanto il lavoro e la
forma nel 1926, quando la società belga acquistò         produzione, ma si estendeva a tutti gli aspetti della
un appezzamento di circa 150 ettari avviando             vita sociale della comunità che ruotava attorno al
un’impresa industriale con l’apertura delle cave di      sito produttivo.
calcare e la realizzazione di impianti per la            Negli anni ’30 anche San Carlo divenne una
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