Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
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dimenticati dalla fortuna Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni Brochure di accompagnamento all'esposizione
Inhalt Prefazione Jon Domenic Parolini 7 Introduzione Tanja Rietmann 9 Un concetto di esposizione a immersione e partecipazione Karin Bucher 13 Stazioni dell'esposizione 1. Carità e divieto di accattonaggio 17 2. «Elevare gli individui al rango di membri utili della società borghese» 21 «Non sono riuscito a conformarmi a questa cosiddetta correzione» 25 La fuga di Florian Branger (1881–1956) dall'istituto di lavoro Realta 3. «La fame assale la pancia e fa male» 27 4. Povertà, assistenza e misure coercitive nel XX secolo 31 «Non ho nemmeno potuto dire addio ai miei bambini» 35 La dissoluzione della famiglia Albin nel 1953 e come otto bambini perdono la propria casa 5. Bambini schiavi, pastorelli e bambini collocati a servizio37 «Sono stato trattato come una cassa» 41 Lo sballottamento del bimbo Ruedi Hofer (*1943) tra un collocamento coatto e l'altro e come è rimasto gravemente ferito 6. Basi legali 43 2 3
7. Opere assistenziali per bambini poveri, orfani o trascurati 47 «Non vali niente, non diventerai nessuno» 53 L'esperienza di Cornelia Studer (1957–2019) in un istituto per bambini tra sradicamento, violenza e isolamento 8. Critiche interne 55 9. Sottrazione di bambini da parte dell'Opera assistenziale per i «bambini della strada»59 «Atti simili sono un crimine» 63 L'esperienza peggiore di Uschi Waser (*1952): leggere i propri atti 10. Diritti umani e rivoluzione sociale 65 11. Riconoscimento ed elaborazione 69 12. Una lunga strada 73 13. Dignità umana 77 Storie di vita 81 14. Il futuro ha bisogno del passato? 83 Colophon84 Ringraziamento85 4 5
Jon Domenic Parolini Consigliere di Stato prefazione Da diversi anni il Cantone dei Grigioni attribuisce grande importanza al confronto approfondito con quanto accaduto in relazione alle misure coercitive a scopo assistenziale. Su incarico del Governo, la storica Tanja Rietmann ha studiato questo difficile capitolo della storia grigionese. Dai suoi studi sono emerse evidenze che hanno lasciato il segno riguardo a internamenti ammini- strativi, interdizioni, collocamenti extrafamiliari di minori o sterilizzazioni forzate nel nostro Cantone. Negli scorsi anni molte delle persone oggetto di misure hanno trovato il coraggio di riferire di quanto vissuto e della sofferenza che ciò ha comportato e spesso comporta tuttora per loro e per i loro familiari. Nel 2017 questo fatto ha indotto il Governo grigionese a chiedere perdono alle persone oggetto di misure coercitive a scopo assistenziale. Confrontarsi a fondo significa anche ricordare e provvedere affinché quanto accaduto non venga dimenticato. Il Governo ha creato un gruppo formato da persone oggetto di misure e da esperti che ha avuto il compito di occuparsi del tema. Su iniziativa di questo gruppo, accanto alla stalla del Waldhaus, ai margini del Fürstenwald di Coira, è stato creato un luogo della me- moria. Un luogo in cui i passanti possono fermarsi e i bambini possono giocare. Un luogo in cui possono verificarsi degli incontri. Un'altra esigenza importante per il gruppo era informare il pubblico riguardo alla storia delle misure coercitive a scopo assistenziale. A tale scopo è stato elaborato del materiale didattico che consente a studenti e insegnanti di occuparsi del tema durante le lezioni. La mostra «Dimenticati dalla fortuna. Misure coercitive a scopo assisten- ziale nei Grigioni» intende invitare un vasto pubblico a confrontarsi con questo capitolo della storia grigionese, ma anche a interrogarsi in merito al fatto se e come l'accaduto riguardi tutti noi ancora oggi. 6 7
Tanja Rietmann storica e curatrice introduzione Strappati alle famiglie, messi a servizio, interdetti, rinchiusi in istituti, rimandati al Comune di attinenza, sottoposti ad adozione forzata, sterilizzati o castrati in modo coatto. Questo ventaglio di misure oggi è raggruppato nell'accezione collettiva di «misure coercitive a scopo assistenziale e collocamenti extrafamiliari». Se ne parla in relazione al periodo che spazia tra il XIX secolo e gli anni 1970 circa. I provvedimenti furono adottati soprattutto dalle autorità tutorie e preposte alla lotta contro la povertà, che collaboravano con diverse opere assistenziali. Fino al XX secolo inoltrato, molti bimbi furono dati in affidamento o collocati fuori casa a scopo lavorativo dai propri genitori. Non sappiamo esattamente quante persone siano state oggetto di queste misure coercitive in Svizzera. In base alle valutazioni effettuate, nel XIX e XX secolo sarebbero state diverse decine di migliaia fino a centinaia di migliaia, nei Grigioni diverse migliaia. Politica sociale repressiva e politica sociale conservativa Molte vittime provenivano da condizioni sociali ed economiche difficili. Gli strumenti coercitivi facevano parte del repertorio assistenziale al fine di proteggere le ristrette risorse finanziarie dei Comuni. Gli interventi disciplinari erano ritenuti legittimi quando gli interessati condu- cevano una vita contraria ai concetti morali borghesi dominanti. Li si definiva «fannulloni» o «dissoluti» e in questi casi era lecito dissolvere una famiglia invece di provvedere al suo «risanamento», come si chiamava allora, con aiuti economici, copertura dei debiti o assistenza personale. L'attenzione era fortemente rivolta al comportamento individuale. Le strutture insufficienti quali un mercato del lavoro precario, lo Stato sociale sottosviluppato o l'emergenza abitativa erano sottovalutati. 8 9
Le misure rientravano anche nell'ottica di una politica familiare conservativa. In innumerevoli doppiamente stigmatizzata, subì abusi di ogni genere e rimase traumatizzata da adulta rileg- casi, il fatto che un genitore venisse a mancare a causa di malattia, morte o detenzione, seg- gendo gli atti che la concernevano. nava l'inizio di una dolorosa biografia di collocamenti extrafamiliari. Le «famiglie incomplete» Le cinque storie rappresentano il destino di molte migliaia di persone. Trattano delle misure non erano soltanto esposte al rischio della necessità di assistenza; erano anche uno sfregio alla coercitive più frequentemente applicate e illustrano gli aspetti che le contraddistinguono: diffusa immagine di famiglia borghese in cui il padre lavora e guadagna e la madre si occupa stigmatizzazione, svalutazione morale, violazione di diritti fondamentali, violenze sessuali e della casa e dei bambini. conseguenze per tutta la vita. Raccontano però anche di come gli interessati abbiano trovato la forza di rifarsi una vita degna di essere chiamata tale. Riabilitazione Da alcuni anni a questa parte, gli interessati hanno iniziato a far sentire sempre più la propria Le storie sono state ricostruite in base a materiale d'archivio, interviste e racconti autobio- voce. Raccontano di quello che hanno dovuto subire e pretendono che sia fatta luce sulle loro grafici e presentati ai visitatori sotto forma di audio -racconti. Si trovano anche in strumenti sofferenze. Che abbiano subito un torto oggi è un fatto ufficialmente riconosciuto. La Confe- didattici per le scuole (www.lmv.gr.ch) e per studenti (www.sorgeoderzwang.ch). derazione, nel 2010 e 2013, e il governo grigionese nel 2017 hanno espresso le proprie scuse al riguardo. E la Svizzera non è sola su questo cammino: molte altre nazioni hanno iniziato Un ringraziamento personale ad ascoltare le vittime e ad approfondire l'accaduto quale espressione del sistema sociale ed Sono molti anni che mi occupo della storia delle misure coercitive a scopo assistenziale. Desi- economico dell'epoca, per il quale occorre assumersi la responsabilità in qualità di democrazia. dero ringraziare gli interessati e i loro parenti, che mi hanno raccontato quello che hanno pas- sato. Non potrò mai sapere esattamente cosa hanno provato, ma posso ascoltare e, in qualità Cinque storie che ne rappresentano molte altre di storica, dare un fondato contributo scientifico al dibattito sulle dinamiche dell'emarginazione La base dell'esposizione è rappresentata da uno studio* commissionato dal governo grigionese. sociale. Questa questione non cadrà in prescrizione, così come gli interessati porteranno con sé Lo studio elabora il contesto istituzionale delle misure coercitive a scopo assistenziale ed evi- il proprio vissuto per tutta la vita. denzia per esempio la pressione finanziaria che gravava sulle autorità e gli uffici preposti all'assistenza. La mostra, incentrata sulla storia di cinque persone nate tra il 1881 e il 1957, amplia ora questa prospettiva. Florian Branger era un viaggiatore, ma anche un uomo relegato ai margini della società. Le sue fughe dall'istituto di lavoro di Realta avevano fatto scalpore negli anni 1920. Il destino della famiglia Albin, colpita dalla povertà, evidenzia la graduale dissoluzione di una grande famiglia «sregolata». Il bimbo Ruedi Hofer, sballottato di qua e di là, collocato e trasferito in diversi Cantoni, giunge nei Grigioni da adulto. Le conseguenze dei maltrattamenti e degli abusi subiti lo fanno soffrire ancor oggi. Nell'istituto per bambini dove si trovava negli anni 1960 e 1970, Cornelia Studer non conobbe protezione, bensì un mondo isolato carico * Tanja Rietmann, Fürsorgerische Zwangsmassnahmen. Anstaltsversorgungen, Fremdplatzierungen und Entmündigungen in di violenza. Proprio come Uschi Waser che, come figlia di una donna Jenisch non sposata, era Graubünden im 19. und 20. Jahrhundert. Quellen und Forschungen zur Bündner Geschichte, Bd. 34. Chur 2017 10 11
Karin Bucher scenografa un concetto di esposizione a immersione e partecipazione Una montagna di materiale d'archivio e racconti di interessati grigionesi – molti documenti e testi, pochi oggetti e fotografie raccontano del passato delle misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni. Come raccontare questo oscuro capitolo della nostra storia in modo vibrante, nell'ambito di un'esposizione toccante e fedele alla tematica? La storia è composta da migliaia di storie e si costituisce ogni volta che qualcuno racconta e qualcun altro ascolta Mi piace ascoltare le persone e le loro storie. Cinque interessati e il loro destino sono al centro della mostra. La storia della loro vita è raccolta in audio -racconti che ridanno, in tutta la loro intensità, i rispettivi momenti chiave e temi principali. Affinché le ascoltatrici e gli ascoltatori possano immedesimarsi nei protagonisti, per ogni storia di vita ho ideato un luogo intimo e chiuso. Lo spazio illustra il racconto, lo rende esperibile e permette di immergersi frammen- tariamente in altri tempi con l'ausilio di diversi media. Si possono consultare i documenti originali, mentre gli oggetti presenti rievocano l'epoca delle singole storie. Per favorire il cambio di prospettiva, su una delle pareti esterne di ognuno degli spazi è rap- presentato il contesto storico di ogni biografia, influenzata dall'ambiente sociale e politico dell'epoca. Per poterla assimilare almeno in parte, è necessario capire la società e il periodo in cui è stata scritta. 12 13
La disposizione dei temi nell'esposizione è testimone di tutto ciò a livello spaziale. Le biografie e fotografarle in un luogo dei Grigioni dove, tra la domanda e il luogo stesso, si crei un campo di individuali all'interno degli spazi sono avvolte, strato per strato, dalle storie collettive che tensione che stimoli il dibattito. Siamo interessati alle vostre opinioni e domande, per costruire sfociano nelle pareti esterne degli spazi. Gli eventi dell'epoca, così come le basi politiche e insieme il nostro futuro. Inviate una cartolina postale a un'amica o un amico. legali, sono riportati frammentariamente su lavagne appoggiate alle pareti esterne dello spazio espositivo. La storia cambia quando la si accoglie e le si dà spazio I cinque destini, narrati nei cinque spazi, sono rappresentativi per molte altre persone che hanno vissuto esperienze analoghe. Il sesto spazio è una superficie aperta, limitata soltanto da una libreria in cui sono raccolte altre biografie. Parlare, scrivere e ascoltare sono atti che possono incidere sul vissuto e a volte addirittura guarire le ferite. Tutti gli spazi e molti oggetti sono costruiti in cartone. Il cartone bruno per imballaggi di solito ci serve a breve termine, per impacchettare qualcosa da trasportare o proteggere. Dopo di che finisce nel riciclaggio della carta usata, raramente ispira i giochi dei bambini o viene utilizzato come supporto protettivo. Insieme alla squadra del museo, con il cartone bruno ho creato, con molta dedizione e pazienza, un nuovo mondo amorevole pronto ad accogliere le biografie. Gli oggetti riproducono nei dettagli quelli di una volta e si basano sui rispettivi periodi storici. Inoltre, attraverso la superficie vuota lasciano spazio a percezioni, pensieri e associazioni personali e rappresentano un piano di proiezione per i ricordi. La storia non ha fine, poiché ogni giorno continuiamo a scrivere il nostro futuro Il tema delle misure coercitive a scopo assistenziale e dei collocamenti extrafamiliari richiede uno spazio di riflessione nel presente. Che insegnamenti possiamo trarne? Che forma vogliamo dare al nostro futuro? Nei video-colloqui incontrerete persone che, attraverso il loro lavoro, si sono confrontate con la tematica e hanno formulato il loro punto di vista sul presente. Io sono amica delle domande, non delle risposte. Le domande danno spazio ai pensieri e ri- flettono il proprio io. Le domande sono l'anticamera della consapevolezza e restano aperte ai cambiamenti. Insieme abbiamo raccolto e selezionato domande, per poi stamparle su cartelloni 14 15
1 carita` e divieto di accattonaggio Nel Medioevo, la povertà era considerata una condizione imperitura voluta da Dio. L'obiettivo non era quello di sconfiggerla nel tempo. La povertà dava invece ai più abbienti l'opportunità di fare donazioni. I ricchi sostenevano opere umanitarie e anche la gente semplice dava elemosine. Chiese e conventi sostenevano i bisognosi con donazioni caritatevoli. Dal canto loro, i poveri pregavano per loro in segno di riconoscenza. Entrambe le parti anelavano così a raggiungere la salvezza dell'anima. Circa a partire dal XVI secolo, l'atteggiamento nei confronti della povertà cambiò radicalmente in tutta Europa. La differenziazione tra poveri «degni» e «indegni» divenne di importanza cen- trale. Le autorità fomentarono le critiche secondo cui la concessione incontrollata di elemosine avrebbe condotto ad abusi di ogni genere. Emanarono divieti di accattonaggio e sollecitarono i Comuni a non tollerare le richieste di elemosina. La popolazione non avrebbe più dovuto fare donazioni a occhi chiusi. 16 17
1 Martino di Tours, patrono dei poveri e dei mendicanti, è uno dei santi più conosciuti della chiesa cattolica. La leggenda narra che il santo condivise il suo mantello con un men- dicante infreddolito e vestito di stracci. Bassorilievo del tardo XV secolo sul campanile della chiesa di San Martino a Coira. Foto: Ralph Feiner «Bei uns in Zizers ist es Gewohnheit, dass in den Kirchen öffentlich Spennen ausgetheilt wer- den. Dies wissen alle Bettler, und auf solche Tage versammeln sich eine Menge, so dass nach diesem Gebrauch das vestgesezte unter die Anwesenden ausgetheilt werden muss, wobei die Fremden das meiste wegtragen und die Einheimischen und Hausarmen die sich des Bettelns schämen, und oft viel bedürftiger sind, schmachten können.» Christian Hartmann Marin, Etwas über Armenanstalten und ihre Nothwendigkeit in unserm Lande. In: Der Sammler, 1784, p. 351 «Unser Volk glaubt nämlich heilig, dass die Segenswünsche, welche ein Bettler nach empfan- genem Almosen, in längst auswendig gelernten Phrasen ausschüttet, den grössten Einfluss auf das zeitliche und ewige Wohl des Gebers haben.» Carl Ulysses von Salis-Marschlins, Über das 1 2 Armenwesen in Bünden und von den Mitteln es zweckmässiger einzurichten. In: Der neue Sammler, 1806, p. 196 2 Un usciere cittadino in uniforme scaccia una famiglia di mendicanti con tutti i loro averi dalla città di Coira. 1807. Acquerello: Johannes Christ, collezione privata «Zur Last fallende und bettelnde Arme sind: Jacob Marmels, ein schlechter Zimmermann. Der Mann verdient ziemlich, die Frau thut nichts, hat keine Sparsamkeit. Führt für sich und Kin- der über ihren Stand gehende Kleidungspracht. Fallen durch Betteln dem Dorf und Umge- gendbewohnern zur schweren Last. Ausser dem Schwabengehen arbeiten die Kinder nichts.» Franz Capeder, Bezirksarmenkommissar, 1853. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 a, Armen- bericht Capeder, 25. Mai 1853 18 19
2 elevare gli individui al rango di membri utili della societa` borghese Nel XIX secolo, la povertà era ampiamente considerata una colpa individuale, dovuta alla pigrizia e all'oziosità di coloro che ne erano colpiti. L'educazione al lavoro avrebbe contrastato questa piaga. Su questo retroscena, nel 1840 i Grigioni allestirono la casa di lavoro forzato Fürstenau per poveri «dissoluti» e «fannulloni». Contrariamente alla privazione della libertà in virtù del diritto penale, le persone non erano internate per aver commesso un reato, bensì a causa del loro modo di vivere, delle loro idee e del loro carattere. Simili collocamenti in case di lavoro, noti come «internamenti amministrativi», sono stati praticati in Svizzera fino agli anni 1970. Erano l'espressione di una politica sociale repressiva e colpivano soprattutto persone che vivevano in condizioni di difficoltà sociali ed economiche. Gli internamenti, decisi da autorità popolari nel corso di procedure sommarie, si protraevano in parte per molti anni. Nel XX secolo, le persone toccate da questo genere di provvedimenti in Svizzera sono state circa 60 000. 20 21
1 2 3 1 Nel 1840, nell'ex castello vescovile di Fürstenau, nel Domleschg, i Grigioni apriro- no uno dei primi istituti di lavoro in Svizzera. Molti Cantoni utilizzarono ex edifici ecclesiastici o secolari di rappresentanza per insediare istituti di lavoro o penitenziari. Fürstenau poteva ospitare circa 40 persone. Illustrazione: castelli a Fürstenau, verso 1878, Museo retico 2 Di protezione della personalità nessuna traccia: nel 1842, la commissione per i poveri della popolazione grigionese diede conto dello sviluppo dell'istituto di lavoro di Fürstenau, pubblicando i dati personali dettagliati delle persone internate nel primo anno di esercizio. Le persone qui elencate sono tra le prime internate negli istituti di lavoro svizzeri. Illustrazione: J.R. Brosi, Kurzer Bericht über das Armenwesen im Kanton Graubünden. Chur 1842, Anhang 3 Nel 1855, gli internati di Fürstenau furono trasferiti nel neocostituito istituto di lavoro 4 5 6 Realta (a destra nella foto). Nel 1919, il Cantone completò l'istituto con l'odierna clinica psichiatrica Beverin (nel bosco). Realta si rivelò un'istituzione complicata: nel 1946, la dire- zione descrisse l'istituto come «un complesso di internamento di malati mentali, criminali e individui in stato di abbandono difficilmente definibile». Nel 1949, la sezione femminile venne abolita. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, Ablieferung 2015/056, JVA Realta 4 5 Internati dell'istituto di lavoro Realta al lavoro nei campi, attorno al 1950. Della vita all'interno dell'istituto non ci sono testimonianze fotografiche. Nel XIX e XX secolo, circa 1000 fino a 1500 persone furono oggetto di internamenti amministrativi nell'istituto di lavoro Realta. Illustrazioni: Archivio di Stato dei Grigioni, Ablieferung 2015/056, JVA Realta 6 Il Cantone scelse le ubicazioni di Fürstenau (1840–1855) e Realta (dal 1855) consapevol- mente, per sottoporre gli uomini internati ai lavori forzati per la canalizzazione del Reno. 7 8 La cartina storica mostra il percorso del fiume raddrizzato. Cartina: ufficio federale di topografia 7 Estratto di un protocollo di un'autorità tutoria, 1935. L'autorità decise di internare l'uomo interessato senza sottoporlo a un'audizione come previsto dalle disposizioni in materia. Il motivo di queste infrazioni procedurali era da ricercare nelle carenza di risorse. Mancavano infatti i mezzi per spostarsi al fine di partecipare a una seduta. E le conoscenze specifiche del- le autorità, spesso impreparate, erano insufficienti. Di conseguenza, le perizie psichiatriche avevano un peso enorme. Fonte: KESB Engadin/Südtäler, Scuol, Vormundschaftsakten 8 Durante la costruzione del penitenziario di Tignez, il cimitero dell'istituto di lavoro Re- alta, utilizzato fino al 1910, è stato rimosso. Gli archeologi hanno rilevato una quantità impressionante di fratture alle scapole negli scheletri. Un chiaro indizio della diffusione della violenza fisica nella vita quotidiana dell'istituto. Bündner Tagblatt, 14. Maggio 2019 22 23
9:09 non sono riuscito a conformarmi a questa cosiddetta correzione La fuga di Florian Branger (1881–1956) dall'istituto di lavoro Realta Negli anni 1880, la madre nubile emigra in America insieme a Florian, ancora piccolo. Quando Florian ha 15 anni, rientrano a Coira. Alcuni anni dopo, Florian sente nuovamente il richiamo di orizzonti lontani: giovane e forte, si imbarca su una nave ad Anversa. Dopo il suo ritorno nei Grigioni commette una serie di delitti minori. Nel 1902, l'autorità tutoria lo affida per la prima volta per sei mesi all'istituto di lavoro Realta. Seguono diverse altre condanne. Oltre alle pene detentive che sconta, viene internato su decisione amministrativa. Nel 1922 evade da Realta insieme ad altri internati, per lamentarsi presso il governo di Coira delle condizioni esecutive. Di Florian Branger abbiamo ricevuto un curriculum scritto a mano e diverse cartoline postali che non raggiunsero mai i loro destinatari poiché l'istituto le trattenne. Branger si libera del circolo vizioso degli internamenti solo dopo aver superato la soglia dei 50 anni. Negli atti si perdono le sue tracce. 24 25
3 la fame assale la pancia e fa male Fino al XIX secolo, per molte cerchie della popolazione il filo che separava una vita semplice da una condizione di emergenza esistenziale era molto sottile. Fino alla metà del XIX secolo, le testimonianze giunte fino ai giorni nostri tracciano per i Grigioni un quadro di situazioni di estrema necessità. L'anno senza estate del 1816 segnò una crisi particolarmente grave: le pessime condizioni climatiche seguite dalla perdita dei raccolti provocarono l'ultima grande carestia. Zuppe e polenta erano i cibi con cui si cercava di mantenere in vita le persone. Non tutti dimostravano solidarietà, ma vi erano famiglie benestanti che sotterravano viveri nel terreno o sotto a cumuli di pietre. A fornire assistenza furono soprattutto la chiesa e le cerchie di utilità pubblica. I Comuni furono chiamati ad assumere crescenti responsabilità e i primi decreti grigionesi a favore dei poveri, datati 1803 e 1839, li invitavano a sostenere i bisognosi. Ma le risorse erano scarse, l'assi- stenza limitata e vincolata a restrizioni. Nel 1850, un commissario dei poveri riporta comunque che: «I poveri non vengono lasciati morire.» 26 27
«Am 20. August 1849 ist der Stall von Paula Gamboni aus Augio nebst Heu u. allen Hauseffekten ein Raub der Flammen geworden. Selbst ihr 5jähriges Kind ist verbrannt. Sie war im Berge und samelte da Heu und kam zurück, als sie nur noch die Ruinen rauchen sah. Sie hat öfters bei der Behörde instartiert ihr etwas zur Linderung ihrer Noth beitragen zu wollen, aber nie etwas erhalten. Sie ist sehr traurig. Endlich ist ihr alles eingeäschert, was sie besass u. zweitens ist sie strupirt, so dass sie nur eine brauchbare Hand hat u. ist überdies über 50 Jahre alt.» J.J. Augustin, Bezirksarmenkommissar, 1850. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 a, Armenbericht Augustin, 31. Mai 1850 1 Il dipinto «Armensuppe» (la zuppa dei poveri) del pittore bernese Albert Anker (1831–1910). Anker osserva la povertà e l'emergenza. I poveri, soprattutto i bambini, sono rappresentati come umili destinatari delle offerte. Illustrazione: Albert Anker, 1893, © Kunst- museum Bern 1 2 3 2 Nel XIX secolo il consumo di alcol aumentò e l'alcolismo divenne un problema crescente. Le autorità reagirono emanando divieti di accesso alle osterie, ma anche misure coer- citive quali interdizioni o internamenti in istituti di lavoro. Il dipinto di Albert Anker mostra un bevitore provato e rassegnato. Illustrazione: Albert Anker, 1869, © Kunstmuseum Bern 3 Nel XIX secolo, in tutta Europa gli studiosi esaminavano le cause e le possibilità di com- battere la povertà. Nel 1806, il grigionese Carl Ulysses von Salis-Marschlins (1760–1818) scrisse il trattato programmatico «Über das Armenwesen in Bünden und von den Mitteln, es zweckmässiger einzurichten» (la povertà nei Grigioni e i mezzi per affrontarla in modo più appropriato). Egli propose di istituire fondi coordinati per i poveri, creare opportunità di gua- dagno ma anche di combattere la «pigrizia» con la disciplina. Illustrazione: Felix Maria Diogg, 1794, Museo retico 28 29
4 poverta` , assistenza e misure coercitive nel XX secolo Fino alla metà del XX secolo, in molti luoghi la povertà era opprimente e visibilmente diffusa. Le condizioni abitative erano precarie. Il rincaro e la perdita di opportunità di guadagno mi- nacciavano l'esistenza. I Comuni, le cerchie ecclesiastiche e quelle di pubblica utilità fornivano assistenza. Del loro repertorio facevano parte anche separazioni familiari, interdizioni e inter- namenti in istituto. Il numero delle misure di questo genere raggiunse l'apice nella prima metà del XX secolo, supportato anche dal crescente clima di conservatorismo che si era insinuato nella società fin dagli anni 1930 («difesa spirituale della Patria»). Le misure coercitive a scopo assistenziale diminuirono nella seconda metà del XX secolo. L'alta congiuntura e le assicurazioni sociali, come l'assicurazione per la vecchiaia e i superstiti introdotta nel 1948 (AVS), migliorarono le condizioni economiche della popolazione. Le crescen- ti esigenze qualitative poste agli istituti resero i collocamenti più costosi. 30 31
«Zur Geldknappheit muss nur ein Krankheitsfall oder ein halber Monat Arbeitslosigkeit kom- 1 Una cartolina ritrae l'immagine di una vita quotidiana semplice e laboriosa (nell'odierno men und die Leute sind in Not. Die Erziehung der Untüchtigen, vor allem der Hausfrauen, nimmt Trin), attorno al 1930. Illustrazione: Verlag A. Reinhardt, ETH Bibliothek, Bildarchiv, Zürich einen immer grösser werdenden Raum ein. Die Teuerung wirkt sich von Monat zu Monat schlim- mer aus. Alles scheint aus den Fugen zu geraten, in vielen Familien hat eine unglaubliche 2 Donna con bambini davanti a una casa fatiscente a Guarda, negli anni 1910 o 1920. L'emergenza abitativa è segnalata nel 1945 in un rapporto dell'ente assistenziale: «Non Misswirtschaft eingerissen. Hier noch Geldmittel aufzutreiben, hiesse ein Fass ohne Boden di rado otto o più persone dormono in una stanza, tre o quattro nello stesso letto! Le riper- füllen. In einigen Fällen kam man um die Auflösung der Familie nicht herum.» Agathe Schneller, cussioni di queste condizioni sulla salute e sull'umore degli abitanti sono disastrose». Negli Bezirksfürsorgerin, 1948. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 b 3, Jahresbericht Fürsorgebezirk anni 1950, una studentessa del lavoro sociale parla di condizioni abitative disumane. Descrive Chur, 1948 abitazioni gelide e umide, dotate di pavimenti marci e fessure alle pareti ripiene di giornali e stracci, spesso senza elettricità e acqua corrente. La Confederazione e i Cantoni cercarono di migliorare la situazione attuando programmi di risanamento. Illustrazione: Fundaziun de Planta, Chesa Planta, Samedan. Citazioni: Landesbericht des Kantons Graubünden, 1945, p. 111; Gertrud Aemissegger, Sanierungsbedürftige Wohnverhältnisse im Fürsorgebezirk Chur. Erhebungen in Gemein- 1 2 3 den, die nicht in die bundesrätlichen Sanierungsmassnahmen der Wohnverhältnisse in Berggebieten fallen. Zürich 1953, p. 34 3 Scena di strada a Hohenbühl, Coira, 1908. A causa della posizione ombrosa e umida, il quartiere era abitato dalla popolazione più povera. Simili condizioni abitative portarono alla diffusione della tubercolosi, che imperversò fino agli anni 1950, mietendo molte vittime. Illustrazione: Stadtarchiv Chur, F 10.014.086 4 Un corteo di manifestanti chiede l'introduzione dell'assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) nel 1946 o 1947. L'idea di contenere i rischi sociali mediante assicurazioni fece molta fatica ad affermarsi in Svizzera. Si temeva per esempio che le assicurazioni sociali potessero indebolire l'iniziativa personale. Foto: Hermann Freytag, Schweizerisches Sozialarchiv, F 5047-Fb-389 4 5 6 5 Il «soccorso d'inverno» carica frutta da distribuire a Coira nel 1955. Un'assistente grigionese riferisce dell'aiuto materiale fornito all'epoca: «Possiamo lenire tante soffe- renze fornendo generi alimentari, contributi alle degenze ospedaliere, a vacanze per madri, ecc.» Con l'ampliamento dello Stato sociale nella seconda metà del XX secolo, il numero delle organizzazioni assistenziali di pubblica utilità regredì. Foto: Willy Zeller, Schweizerisches Sozial- archiv, F 5061-Fb-082. Citazione: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 b 3, Jahresbericht Fürsorgebezirk Unterengadin, 1951 6 Un parroco distribuisce mele durante una pausa scolastica nell'istituto per bambini di Meierhof, Grigioni, 1942. La foto è stata scattata nell'ambito di un reportage per la Pro Juventute. Foto: Theo Frey, Digital Print nach Originalvorlage (aus der Sammlung der Fotostiftung Schweiz) 32 33
7:46 non ho nemmeno potuto dire addio ai miei bambini La dissoluzione della famiglia Albin* nel 1953 e come otto bambini perdono la propria casa Josef (1911–1957) e Sophia Albin (1918–1968) devono sposarsi da giovani. Lei è incinta. In rapida successione la coppia ha otto figli. La famiglia vive in un'abitazione d'emergenza fatiscente, in condizioni di estrema povertà. Josef lavora saltuariamente e i suoi guadagni non bastano per sostenere la famiglia. Inoltre beve regolarmente. La famiglia deve ricorrere all'assistenza. Di Sofia si dice che sia solita frequentare uomini. A scopo disciplinare l'autorità tutoria interna il padre per un anno in un istituto di lavoro. Interdice i genitori, che perdono così il diritto di crescere i propri figli. Uno alla volta i bimbi vengono affidati a istituti o famiglie. Sophia Albin viene internata per breve tempo in una clinica psichiatrica, ovvero nell'istituto di cura Beverin dell'epoca. I genitori presentano ricorso al governo contro il collocamento dei propri figli, ma non hanno successo. Josef Albin muore di tubercolosi a 46 anni. Dopo il suo rilascio dalla clinica, Sophia Albin va a lavorare presso parenti. Non si sa se i genitori abbiano mai rivisto i propri figli o se i fratelli e le sorelle dispersi si siano mai ritrovati. * Ai fini della protezione della personalità, i nomi sono stati modificati e in misura minima anche le altre indicazioni 34 35
5 bambini schiavi , pastorelli e bambini collocati a servizio Da tempi immemorabili il lavoro dei bambini era indispensabile per garantire il sostentamento della famiglia. I bambini delle famiglie povere venivano collocati a servizio anche lontano da casa, nell'agricoltura, nelle economie domestiche e nell'albergheria. È pur vero che la legge sulle fabbriche del 1877 vietava il lavoro infantile al di sotto dei 14 anni, ma questa regola non si applicava all'agricoltura e alla piccola industria. I bambini grigionesi spesso non erano collocati a servizio a titolo permanente, bensì durante i mesi estivi di intenso lavoro. Lontano da casa, i bambini non dovevano soltanto lavorare molto duramente: molti soffrivano di nostalgia e subivano violenze, abusi e umiliazioni. La tutela di questi bimbi non era pra- ticamente regolata. Questa forma di lavoro infantile diminuì soltanto con l'avvento dell'alta congiuntura degli anni 1960 e 1970. Non si sa quanti di questi bambini ci fossero in Svizzera. La ricerca ipotizza un numero equiva- lente a diverse centinaia di migliaia per il XX secolo. 36 37
«Diese Buben und Mädchen sind nicht immer gut untergebracht. Sie sind einerseits der Gefahr 1 Molti bimbi dati in appalto e pastorelli si affezionavano molto agli animali. In loro der Überanstrengung ausgesetzt, anderseits aber auch der Verwahrlosung in körperlicher und trovavano calore e conforto. Non è dato sapere se il bimbo ritratto sul passo del Maloja seelischer Hinsicht.» Adela Luzi, Bezirksfürsorgerin, 1945. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV nel 1936 fosse un pastorello. Foto: Hans Baumgartner, Digital Print nach Originalvorlage (aus der 3 b 3, Jahresbericht Fürsorgebezirk Chur, 1945 Sammlung der Fotostiftung Schweiz) 2 Pastorello sull'alpe Falätscha nella valle di Safien, attorno al 1930. In molti Comuni grigionesi fino al 1960 circa l'insegnamento scolastico si teneva solo nel semestre invernale. In questo modo i bambini venivano impiegati in qualità di indispensabili forze lavoro per affrontare le estati ricche di attività impegnative. Foto: Heinrich Meyer-Ebner, 1 2 3 Dicziunari Rumantsch Grischun 3 Tre ragazze aiutano a trasportare un pesante carico di patate a Obersaxen, 1948. Foto: Theo Frey, Digital Print nach Originalvorlage (aus der Sammlung der Fotostiftung Schweiz) 4 I collocamenti in servizio, presso famiglie affidatarie o istituti erano spesso attuati oltre i confini cantonali. In questo caso sulla frontiera nazionale. Due fanciulli italiani appaltati o pastorelli nella regione del Maloja, 1948. Lo scambio inverso, dalle vallate meridionali dei Grigioni verso l'Italia riguardava gli spazzacamini, bimbi che lavoravano in condizioni deplore- voli come assistenti dei veri e propri spazzacamini. Foto: Anita Niesz, Digital Print nach Original- vorlage (aus der Sammlung der Fotostiftung Schweiz) 5 Un cosiddetto «Schwabengänger» sulla via di casa con un sacco di patate come ba- gaglio. Fino all'inizio del XX secolo, si soleva mandare i bambini nel Sud della Germania 4 5 6 per farli lavorare presso contadini dalla primavera all'autunno. Spesso questa pratica faceva seguito a un infortunio, una malattia o alla morte di un genitore. Negli anni più difficili, la metà dei bambini di singoli villaggi si metteva in cammino per raggiungere la meta dopo una marcia che durava oltre una settimana. Illustrazione: Otto Uhlig, Die Schwabenkinder aus Tirol und Vor- arlberg. Innsbruck 1978, collezione privata 6 Scultura a Ravensburg che ricorda il mercato degli Schwabenkinder. Un gracile bimbo porta sulle spalle un contadino che lo percuote e un esponente religioso ben nutrito. Nel grande mercato di Ravensburg si trattavano anche bambini grigionesi, che venivano dati in appalto a contadini. La stampa grigionese criticò questa pratica fin dagli anni 1830. Riteneva infatti che questi poveri fanciulli compromettessero l'immagine dei Grigioni. Scultura di Peter Lenk «Die Schwabenkinder», Ravensburg, Pixelteufel, Flickr, CC BY 2.0 38 39
9:42 sono stato trattato come una cassa Lo sballottamento del bimbo Ruedi Hofer* (classe 1943) tra un collocamento coatto e l'altro e come è rimasto gravemente ferito Nato nell'Oberland bernese, Ruedi da piccolo vive dalla nonna. Sua mamma lavora e suo padre presta servizio attivo. A tre anni la nonna lo affida a diverse famiglie del villaggio. Diventa un bimbo messo a servizio, dorme in stalla e cammina scalzo, che sia estate o inverno. A otto anni subisce un grave incidente mentre si trova sull'alpe. Un ordigno militare gli ferisce la mano e la schiena. Nonostante le gravi ferite con conseguenze permanenti, l'incidente non viene mai esaminato. Nelle vesti di «storpio a servizio», come viene definito, deve lavorare duramente in oltre 30 posti disseminati in diversi Cantoni. Vive sulla propria pelle la violenza, abusi e una profonda solitudine. Non potrà mai imparare un mestiere. Da adulto si trasferisce in una sperduta valle di montagna grigionese. Non riesce più a fidarsi degli uomini. Con gli animali, invece, ha un rapporto particolare e finisce per addestrare cani da soccorso. Insieme alla sua cagna Diana, Ruedi Hofer, la cui vita è stata disseminata di ostacoli, aiuta a salvare numerose vite umane. Molti anni fa ha cercato di trovare gli atti che lo riguardano, senza successo. Ora, grazie alla nuova legge del 2017 sulle misure coercitive a scopo assistenziale, le sue ricerche potrebbero avere un esito diverso. Ma lui non vuole più occuparsene. Si domanda, infatti, cosa cambie- rebbe? * Nome modificato ai fini della protezione della personalità 40 41
6 basi legali Nel XIX secolo, i provvedimenti coercitivi a scopo assistenziale poggiavano soprattutto su leggi cantonali sui poveri. Nel 1912, a queste venne ad aggiungersi il Codice civile svizzero (CC), che divenne la base legale centrale per intimare interdizioni, revoche dell'autorità parentale, collocamenti extra-familiari o internamenti in istituto. Le premesse erano date da condizioni legalmente stabilite ma non meglio definite quali «pericolo» o «abbandono», «scostumatezza» o «prodigalità», che lasciavano alle autorità ampio spazio nelle loro decisioni. E la posta in gioco era sempre alta: la privazione della libertà personale. Le vittime non avevano quasi nessun diritto al quale appellarsi e spesso mancavano loro le risorse o le reti di sostegno per poter far valere le proprie ragioni. 42 43
«Was sich gewisse Vormundschaftsbehörden haben zuschulden kommen lassen, ist krass. Wir 1 Il nuovo Codice civile, entrato in vigore nel 1912, perseguiva in effetti una migliore prote- haben im Kanton Männer, die zehn und mehr Jahre bevormundet sind, ohne dass die Behörde zione dei fanciulli, in particolare di quelli trascurati o maltrattati. Tuttavia, molti bambini hätte einen Grund angeben können. Es werden die heiligsten Menschenrechte in bedenklicher vissero il collocamento in modo traumatico, dopo essere stati strappati dal loro ambiente Weise verletzt.» Gaudenz Canova, politico e avvocato, in un dibattito al Gran Consiglio, 1930 familiare senza un regolare processo.. Autorità ed esperti in materia di assistenza si basavano su un'immagine ideale di famiglia borghese. Una madre non sposata, per esempio, secondo loro aveva perso la retta via ed era incapace di educare la propria prole. Seguivano il concetto pedagogico di sottrarre i bambini a un ambiente «dannoso» in modo possibilmente duraturo. I contatti con genitori e fratelli venivano spesso interrotti, distruggendo per sempre le strut- ture familiari. Foto: Karin Bucher § 284. Ist ein Kind in seinem leiblichen oder geistigen Wohl dauernd gefährdet oder ist es ver- wahrlost, so soll die Vormundschaftsbehörde es den Eltern wegnehmen und in angemessener Weise in einer Familie oder Anstalt unterbringen. Codice civile svizzero, 1912 § 370. Unter Vormundschaft gehört jede mündige Person, die durch Verschwendung, Trunk- sucht, lasterhaften Lebenswandel oder durch die Art und Weise ihrer Vermögensverwaltung sich oder ihre Familie der Gefahr eines Notstandes oder der Verarmung aussetzt, zu ihrem Schutze dauernd des Beistandes und der Fürsorge bedarf oder die Sicherheit anderer gefähr- det. Codice civile svizzero, 1912 2 I responsabili delle decisioni di interdizione o di sottrazione di minori alle loro famiglie erano le autorità tutorie. Nella maggior parte dei casi erano rappresentati da gente 1 2 3 impreparata, spesso incapace di prendere una decisione adeguata e insufficientemente remunerata per il lavoro che svolgeva. All'inizio degli anni 1930, il Cantone dei Grigioni cercò di procurarsi una visione d'insieme dei problemi attraverso un questionario. In questa sede riportiamo la risposta del presidente dell'autorità tutoria di Disentis/Mustér. A partire dal XX secolo, si tennero sempre più corsi di formazione e il finanziamento delle attività venne migliorato. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, III 15 a, Vormundschaftswesen 3 L'avvocato Gaudenz Canova (1887–1962), 1930. Il politico socialdemocratico si impegnò a favore dei diritti delle persone svantaggiate e interessate dalle misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni. Presentò molti ricorsi, per esempio per la famiglia Albin. E anche Florian Branger, in una delle sue fughe, cercò di entrare in contatto con Canova. Foto: Carl Lang, Archivio di Stato dei Grigioni, FR I gr 107 44 45
7 opere assistenziali per bambini poveri, orfani o trascurati « Über Jahre hatte man mir zu verstehen gegeben, ich sei als uneheliches Kind weni- Nel XIX secolo, in Svizzera e nei Grigioni si assistette ad un boom della fondazione di istituzioni caritative a favore dei bambini. Furono soprattutto cerchie private ed ecclesiastiche ad aprire orfanatrofi e istituti per i bimbi delle famiglie cadute in povertà. Le associazioni create ger wert als andere. Als Kind war ich immer a questo proposito aiutavano a coprire le spese per il collocamento in istituto. Entusiasmo e » mehr zur Überzeugung gelangt, an meiner idealismo caratterizzavano questi sforzi. L'educazione in istituto era considerata un progresso rispetto a sistemi più antichi quali il collocamento a servizio. I bambini andavano educati a Situation im Heim selbst schuld zu sein. essere persone laboriose che accettano la propria posizione nella classe più bassa della società, senza cadere, in un futuro, a carico dell'assistenza. Il problema della povertà doveva essere risolto focalizzandosi sui bambini. Sergio Devecchi, ex bambino sottratto alla famiglia Fino alla seconda metà del XIX secolo, gli strumenti educativi prioritari erano il lavoro e la con- versione alla fede. Ma l'oberato personale degli istituti attuava spesso un regime severissimo: in molti luoghi, la vita quotidiana negli istituti era caratterizzata da percosse, privazione di cibo, confinamenti in stanze chiuse e umiliazioni. 46 47
«Über Jahre hatte man mir zu verstehen gegeben, ich sei als uneheliches Kind weniger wert «Der Vater hät gsait, er gäbnis nüd meh zfressa, mar sölland macha, dass mar fortkömmand als andere. Als Kind war ich immer mehr zur Überzeugung gelangt, an meiner Situation im und do hemmar denkt, mar welland grad ins Waisahus go.» Il direttore d'orfanatrofio si riferisce Heim selbst schuld zu sein.» Sergio Devecchi, Heimweh. Vom Heimbub zum Heimleiter. Bern 2017, a tre ragazzi, 1870. I genitori sarebbero in seguito morti di «delirium tremens». L. Camenisch, Die S. 14–15 Städtische Waisenanstalt in Chur. Denkschrift zum Fünfzigjährigen Stiftungsfeste. Chur 1894, p. 9 1 Nel 1897 venne fondata la sezione grigionese della Fraternità dell'opera serafica di carità. L'opera cattolica di assistenza all'infanzia forniva posti di cura, di collocamento e di adozione. I collaboratori si assumevano tutele. Nella metà degli anni 1950, la direttrice grigionese aveva 50 pupilli, condizione che la portò ai limiti delle proprie forze. L'opera si finanziava tramite donazioni e contributi di partecipazione. Le autorità ricorrevano ai servizi 2 di organizzazioni di questo genere perché disponevano di conoscenze, reti di contatto e mezzi di cofinanziamento. Illustrazione: Seraphisches Liebeswerk Graubünden, 100 Jahre Seraphisches Liebeswerk Graubünden, 1896–1996. Domat/Ems 1996 2 Scheda della Fraternità dell'opera serafica di carità grigionese. In questo modo si proto- collavano le tappe del destino dei bambini che si trovavano sotto la custodia dell'opera. Qui vediamo la biografia di una bimba nata nel 1947. In molti casi, alla base dei collocamenti 1 3 c'era la mancanza di un genitore dovuta a malattia, morte o divorzio. Gli addetti esercitavano spesso pressioni sui genitori affinché affidassero loro i propri figli. Anche i collocamenti dei figli della famiglia Albin sono stati organizzati dalla Fraternità dell'opera serafica di carità. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, Ablieferung 2013/071, Seraphisches Liebeswerk 3 L'opera assistenziale «Bambini della strada» seguiva la tradizione di altre analoghe organizzazioni del passato. La sua attività era focalizzata sui bambini Jenisch, che sot- trasse sistematicamente ai loro genitori per poi collocarli a livello extrafamiliare tra il 1926 e il 1973. Se il benessere dei bimbi era al centro delle sue intenzioni, il rispetto dei concetti dell'ordine pubblico non lo era di meno. La Pro Juventute, organizzazione mantello dell'opera, era la maggior fondazione svizzera per la protezione dell'infanzia e della gioventù. Illustrazione: Mitteilungen des Hilfswerks für die Kinder der Landstrasse, Nr. 25, ottobre. 1940 48 49
4 4 Nella sua casa di vacanza ad Arosa, negli anni 1940, Flora Baur iniziò ad accogliere bambini «bisognosi di recuperare le forze, anemici e in vacanza». Il «Chalet Baur» chiuse i battenti nel 1968 e non diede mai adito a critiche pubbliche. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime 5 L'agricoltura in primo piano, l'orfanatrofio di Coira in secondo. Durante i 150 anni della sua esistenza, l'orfanatrofio ospitò più di 2000 bambine e bambini. Presto si sollevarono critiche circa lo sfruttamento dei bambini come forze lavoro da parte dell'istituto. Illustrazione in: Churer Stadtgeschichte, Bd. 2. Chur 1993, Stadtarchiv Chur, © Bürgergemeinde Chur 6 L'istituto di educazione per bambini «deboli di mente» aprì i battenti nel 1899 a Coira. Nel 1971 fu fondato l'istituto scolastico di Coira per bambini disabili e con disturbi dello 5 6 7 sviluppo. Illustrazione: Lienhard & Salzborn, Archivio di Stato dei Grigioni, FN IV 24/30 C 105 7 L'istituto per bambini Dio aiuta a Zizers. A partire dal 1916, la fondazione «Dio aiuta» diede vita a numerosi istituti evangelici per bambini, nei Grigioni e oltre Cantone. Nei rapporti di supervisione gli istituti ricevevano sempre buone valutazioni, nonostante il Cantone fosse a conoscenza delle anomalie che vi regnavano. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime 8 «Situato in una posizione libera dalla polvere e circondato da boschi di abeti, l'istituto è adatto soprattutto a bambini bisognosi di recuperare le forze, stanchi di andare a scuola e nervosi». Questa era la pubblicità utilizzata dall'istituto per bambini di Laret (Davos). Non risultano critiche agli atti. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime 9 Nel 1845 fu fondato l'«istituto agricolo per l'educazione dei poveri» di Plankis, Coira. Nel 8 9 10 1950, I controlli dell'ente assistenziale portarono alla luce «reati contro il buon costume tra servitori e pupilli». Più tardi l'istituto visse un nuovo inizio quale istituzione per l'assistenza di persone disabili. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, FN IV 13/18 C 269 10 La fondazione dell'«istituto di recupero e orfanatrofio» Foral a Coira nel 1837 diede il via a un vero e proprio secolo di istituti di educazione nei Grigioni. Illustrazione: Schweizerisches Sozialarchiv, F Fe-0003-059 11 La casa vacanze di «Cappwald» (Klosters), fondata da una puericultrice nel 1946. Nel 1957 il Cantone revocò l'autorizzazione «a causa di metodi educativi altamente riprovevoli». Si legge che: «La direttrice dell'istituto immobilizzava i bambini sotto le braccia, bloccava loro la testa e li inondava con un forte getto d'acqua in faccia, in bocca e nel naso, finché non riuscivano quasi più a respirare.» Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime 12 Negli anni 1940, un prete cattolico fondò l'istituto per bambini di «Albris» (Celerina, 11 12 13 Schlarigna), in Alta Engadina. In un rapporto degli anni 1970 si legge che: «I bambini hanno pure confermato che il prete la sera si presentava nudo nelle loro stanze e dava loro la benedizione serale». Il prete si dimesse dalla carica di direttore dell'istituto. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime 13 l'istituto di Löwenberg (Schluein) fondato nel 1851, era un'istituzione fondata dalle suore cattoliche di Ingenbohl e Ilanz. Qui come altrove era un'eccezione trovare veri e propri orfani. Illustrazione: Museo retico 50 51
7:28 non vali niente, non diventerai nessuno L'esperienza di Cornelia Studer (1957–2019) in un istituto per bambini tra sradicamento, violenza e isolamento Cornelia cresce insieme al fratello minore a Sciaffusa. Sono figli di una coppia divorziata. Sotto lo sguardo scrutatore dell'autorità tutoria, la giovane mamma non riesce ad allevare i figli in «condizioni adeguate». Quando Cornelia ha sette anni, il tutore porta i fratelli nell'istituto per bambini della fondazione «Gott hilft» (Dio aiuta) nel villaggio grigionese di Zizers, lontano da casa, in modo tale da evitare il più possibile il contatto con i genitori. Per i bambini è uno shock a ciel sereno. La vita quotidiana è dura: prima e dopo la scuola devono lavorare e pregare per otto volte al giorno. Anche le più piccole trasgressioni sono punite con percosse, isolamento in locali chiusi a chiave e privazione di cibo. Cornelia viene violentata da un ragazzo più grande di lei e non può confidarsi con nessuno. La mamma in seguito si risposa e cerca di riavere i suoi figli. Ma l'istituto e l'autorità tutoria sono contrari. Cornelia rimarrà a Zizers fino all'età di 16 anni e in seguito le servirà molto tempo per abituarsi a vivere una vita normale. Con molta costanza e impegno riesce a ottenere diversi diplomi professionali, tra l'altro quello di infer- miera. Nel 2016 pubblica le sue memorie, intitolate «Siamo caduti dalla padella nella brace». 52 53
8 critiche interne Già nella prima parte del XX secolo gli uffici pubblici grigionesi rilevarono una sorveglianza insufficiente sugli istituti minorili (e sulle famiglie affidatarie). La carenza di risorse, le insuffi- cienti strutture assistenziali e altri problemi prioritari quali la lotta alla tubercolosi ritardarono l'introduzione di adeguati strumenti di controllo oltre la metà del XX secolo. A partire dal 1955, l'ufficio cantonale di assistenza fu incaricato di eseguire controlli e di intervenire in caso di «grave trascuratezza dei doveri o maltrattamenti». L'ufficio avviò diverse procedure penali e in singoli casi predispose la chiusura di istituti. Ma ci vollero molti sforzi per raggiungere questi traguardi. Sulla scia del movimento del 1968, finalmente l'opinione pubblica sollevò critiche efficaci a livello nazionale. Forze che spingevano per l'introduzione di riforme criticarono i metodi edu- cativi repressivi, gli abusi, l'isolamento sociale di molte istituzioni, la formazione insufficiente del personale e le deplorevoli condizioni di lavoro. 54 55
1 Disegno di una bambina nata negli anni 1940. Era collocata presso un istituto fuori dai Grigioni. Dopo la morte del padre, la sua famiglia era stata dissolta. Inviò lettere e disegni alla sua assistente sociale, firmandosi «la sua bambina assistita». All'età di 12 anni raccontò in una lettera che in istituto veniva percossa brutalmente con una «verga imbevuta di acqua salata». Non ci sono indicazioni circa una reazione da parte dell'assistente a seguito di queste informazioni. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, III 15 d 3, Vormundschaftswesen der Kreise 2 Durante una seduta di redazione della rivista «Beobachter» nel 1977, il giornalista grigionese Hans Caprez presenta il resoconto delle anomalie riscontrate in un 1 2 istituto che non si trovava nel Cantone dei Grigioni. Negli anni 1970, quasi ogni edizione del «Beobachter» si occupava di storie di persone oggetto di misure coercitive a scopo assistenziale. Estratto filmato: SRF, Bericht vor acht. 50 Jahre «Der Beobachter», 24. Jan. 1977, © 1977 SRF, lizenziert durch Telepool GmbH Zürich «Ich bedauere, wiederum von sittlichen Verfehlungen in Kinderheimen berichten zu müssen. Die in den letzten Jahren vorgekommenen Delikte in den Kinderheimen Pany, Fideris-Strahlegg, Malix, Rueras, Somvix, Flims und nun neuerdings drei Mal in Celerina, wirken belastend.» Der Leiter des kantonalen Fürsorgeamts in einem Schreiben an die Bündner Regierung, 1970. Citazione da: Tanja Rietmann, Fürsorgerische Zwangsmassnahmen. Anstaltsversorgungen, Fremdplatzierungen und Entmündigungen in Graubünden im 19. und 20. Jahrhundert. Quellen und Forschungen zur Bündner Geschichte, Bd. 34. Chur 2017, p. 138 56 57
9 sottrazione di bambini da parte dell'opera assistenziale per i bambini della strada Dal 1926 al 1973, la Fondazione Pro Juventute gestì il «Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse». Lo scopo era quello di lottare contro lo stile di vita nomade. I bambini delle famiglie jenisch vennero strappati ai loro cari per diventare cittadini stanziali e borghesi. Furono complessiva- mente 586 i bambini che persero così la loro casa. 294 provenivano dai Grigioni. Molti genitori si opposero, alcuni arrivarono addirittura al Tribunale Federale, che però respinse quasi tutte le istanze. Solo nel contesto delle crescenti critiche rivolte agli istituti le madri jenisch iniziarono ad essere ascoltate dal giornalista grigionese Hans Caprez. A partire dal 1972 il giornalista pubblicò diversi articoli critici. Nel 1973, «l'opera assistenziale» fu costretta a sospendere le sue attività. Nel 1980, la Confederazione confiscò gli atti dell'opera assistenziale «bambini della strada», atti che gli ex «bambini della strada» poterono così consultare. La Confederazione e Pro Juventute si scusarono, quest'ultima con maggiore esitazione. Gli interessati ricevettero un indennizzo simbolico. 58 59
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