MARCO SACCHI LA QUESTIONE SPAZIALE - Istella
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Indice: La vita nello spazio Dove è finita la conquista del cosmo? la ricaduta geo economica della corsa allo spazio Gli aspetti commerciali Lo stato attuale dell’esplorazione spaziale e lo della ricerca La militarizzazione dello spazio La minaccia che viene dallo spazio Alcune considerazioni relative alla questione spaziale 2
La conquista dello spazio e il relativo sviluppo delle forze produttive pongono tutta una serie di quesiti teorici (che hanno anche un risvolto pratico) a cui bisogna cercare di dare una risposta. LA VITA NELLO SPAZIO Grossa questione, che al di là dei sogni e dei desideri umani (che si racchiudono nell’epoca contemporanea nei supereroi dei fumetti), trova che le forme e le attività dei viventi sono profondamente condizionate dalla forza di gravità alla superfice del nostro pianeta. La gravità non solo controlla le attività, ma anche la forma di tutti gli organismi. L’esperienza empirica ha dimostrato da una parte che l’essere umano può vivere in stato di imponderabilitài anche per periodi molto lunghi. Ma il quesito vero è: quanto lunghi? Per quanto riguarda il campo gravitazionale, in teoria non si è mai fuori da esso, dato che la forza di gravità di un corpo celeste, pur essendo inversamente proporzionale al quadrato della distanza, non cessa mai di far valere il suo effetto, cioè tende a essere zero solo all’infinito. Vi sarebbe quindi un assoluto stato d’imponderabilità soltanto a distanza infinita dal corpo attraente. Ma allora, in che stato si trova l’astronauta nella sua navicella?. Dipende. La questione deve essere precisata per essere capita fino in fondo. Ogni massa, grande o piccola che sia, comporta necessariamente come un campo gravitazionale; ogni altra massa ne è attratta e, nello stesso tempo, fa sentire la sua influenza. Fra masse nello spazio vi è quindi interazione reciproca. Quando è notevole la differenza tra le due masse, l’influenza di quella piccola su quella grande può essere trascurabile, come nel caso di un satellite artificiale nei confronti della terra. La Luna, secondo l’intuizione di Newton, percorre un’orbita cadendo sulla Terra ed è il modo di cadere a tenerla “sospesa”. Lo stesso vale per un satellite artificiale. Ora, un corpo che cade, come in un ascensore dove si spezza il cavo, si trova in stato d’imponderabilità, anche se è immerso nel campo gravitazione da cui il suo precipitare è causato. Chiunque si trovasse nell’ascensore sarebbe nelle stesse condizioni di un astronauta in orbita: galleggerebbe nell’aria. Tale situazione sarebbe riprodotta da un’eventuale navicella che, invece di cadere sulla Terra tracciando la sua orbita percorresse uno spazio vuoto a velocità costante.ii L’abitante della nostra ipotetica navicella (o ascensore) si sentirebbe esattamente come quello che girava in orbita o che cadeva a precipizio. I viaggi umani sulla Luna sono stati troppo brevi (circa otto giorni) per avere dati sperimentali sull’eventuale differenza che l’abbandono della prossimità di un pianeta comporta. 3
Per ora sappiamo che la lunga permanenza dei russi nello spazio orbitale vicino alla Terra dimostra la possibilità di vivere nello spazio. Gli effetti dell’imponderabilità dovuta al particolare modo di cadere di tutti i satelliti non sembrano così dannosi come in un primo tempo si era ipotizzato. Prima di inviare uomini nello spazio si fecero prove con animali, infatti, già nel secondo satellite inviato (ufficialmente) nello spazio. Comunque sia, anche dopo che gli uomini si erano dimostrati adattabili alle condizioni d’imponderabilità, gli animali fornirono dati ulteriori da paragonare a quelli ottenuti con gli umani. Questo anche perché cani, conigli, scimmie, topi, rane, ecc. solo raramente venivano fatti tornare per le analisi, erano delle cavie di “infimo costo” (che in una società dove predomina il profitto è il massimo). Furono analizzate le conseguenze dell’esposizione ai raggi cosmici e all’imponderabilità anche in orbite molte alte, fino a 2.000 Km. Finissimi elettrodi furono impiantati negli organi e furono misurate, trasmesse a terra ed elaborate le reazioni del cervello e dell’apparato auditivo. Quest’ultima localizzazione si dimostrò molto utile per studiare le reazioni dell’organismo in un ambiente a gravità zero e quindi furono sviluppati sistemi di microchirurgia per immettere elettrodi direttamente nel vestibolo dell’orecchio interno. Qui si trovano gli otoliti (cristalli di carbonato di calcio) che trasmettono l’inerzia del movimento, e quindi anche la direzione della gravità, alle fibre nervose. Gli elettrodi, già negli anni ’70, erano in grado di captare gli stimoli di un singolo neurone nel nervo vestibolare, il quale esercita, tramite il cervello, un controllo su molte funzioni muscolari dell’organismo, sull’attività cardiaca e sulla circolazione del sangue, sui movimenti dell’apparato digerente e sulle condizioni di passaggio del cibo. L’apparato vestibolare dei mammiferi è perciò molto adatto allo studio degli effetti micro gravitazionali. iii I dati dimostrano che le possibilità di ambientazione degli organismi adulti in assenza di peso sono accettabili; solo le cellule in crescita ponevano seri problemi, e gli esperimenti sia con animali a vita brevissima, specialmente insetti con le drosofile, iv sia con veri vegetali, i cui semi venivano sottoposti ad esperimento durante la germinazione, diedero risultati sconfortanti. Essi confermavano ciò che già s’ipotizzava in via teorica. Anche se la situazione parve meno tragica di quanto si pensasse, i risultati della maggior parte degli esperimenti biologici, condotti da aziende private che ci tengono al riserbo commerciale, furono sempre tenuti segreti. Questo è un segno evidente del fatto che vi sono scoperte non pubblicizzabili, per ragioni commerciali o meno, sul comportamento degli organismi viventi nello spazio. Sulla stazione spaziale russa Mir, si sono avvicendati per lunghissimi periodi molti astronauti e gruppi di scienziati anche di altri paesi e di aziende paganti; non è mai morto nessuno, pochi sono stati colpiti da patologie molto gravi mentre spesso si sono verificati casi di stati psicofisici alterati. L’uomo, a differenza dei conigli e delle scimmie, reagisce consapevolmente alle inusuali condizioni ed è perciò in grado di prendere provvedimenti, sia assumendo farmaci appositamente studiati, sia intervenendo sul proprio comportamento tramite condizionamenti psicofisici. Gl studi americani sulle reazioni biologiche e comportamentali degli animali dimostrano la grande differenza di adattamento rispetto all’uomo proprio perché, a differenza di essi, l’uomo può modificare rapidamente il suo comportamento in base agli stimoli dell’ambiente. 4
La NASA lanciò un programma scientifico nel 1966 per conoscere le conseguenze dell’esposizione prolungata degli organismi viventi all’assenza di peso e al bombardamento di radiazioni dallo spazio. v Si sarebbero dovuti effettuare sei lanci di satelliti biologici: i primi due con piante e organismi unicellulari; altri due con scimmie ritenute particolarmente adatte, e gli ultimi due roditori; i primi due esperimenti (Bios 1 e 2) furono insoddisfacenti dal punto di vista tecnico. Il terzo, nel 1969, con la scimmia Bonny, fu un disastro e provocò la sospensione del programma. La povera bestia fu monitorizzata con 24 sensori innestati nel corpo, 10 nel cervello, 2 negli occhi e gli altri nei vari organi. Era stata condizionata a guadagnarsi (secondo l’espressione di un testo specializzato) il cibo e l’acqua due volte al giorno tramite la manovra di pulsanti che comandavano esperimenti per quindici minuti alla volta, ma rifiutò di lavorare (sempre dallo stesso testo) e fu fatta rientrare dopo nove dei trenta giorni programmati, mandando in fumo 96 milioni di dollari dell’epoca. La sua morte, sopraggiunta poco dopo il rientro, provocò un’ondata di protesta da parte degli animalisti e non solo l’intero programma fu soppresso, ma gli oppositori ottennero la fine di tali esperimenti. Ovviamente gli esperimenti cessarono negli Stati Uniti (ufficialmente ovviamente) ma continuarono altrove. Con l’acquisto di spazi a pagamento sui satelliti di altri paesi, specialmente i Bion russi, la serie continuò per diversi anni. Sui Bion si provò di tutto, dall’accoppiamento in orbita di vari mammiferi (sempre fallito) al monitoraggio di scimmie costrette a sopportare un numero sempre più alto di sensori impiantati nei vari organi. Anche il contenuto dei satelliti biologici russi, poiché vivo, fu il più difficile da controllare. Il Bioscosmos 1887 (numero che vuol dire proprio 1887° della serie Cosmos) lanciato nel 1987 “ospitava” due scimmie Rhesus oltre a topi, rane toro, pesci, insetti e diverse varietà di piante. Essendo stato appositamente progettato per lunghe missioni biologiche con grandi carichi paganti, l’ambiente risultava sovraccarico di congegni. Dopo soli tre giorni il sistema principale di distribuzione del cibo si ruppe e le scimmie incominciarono a dimagrire; una di esse riuscì così a sgusciare dai sistemi che la bloccavano e si mosse per “esplorare i dintorni fra la costernazione dei controllori della missione” che seguivano gli esperimenti da terra. Questi non interruppero l’esperimento che 10 giorni dopo, sbagliando di 3.000 Km il luogo di atterraggio in Siberia, cosa che comportò lunghi tempi di recupero e il congelamento dell’interno. I cadaveri recuperati consegnati ai co-sperimentatori americani, dimostrarono che già dopo pochi giorni vi era stata nei mammiferi una riduzione delle risposte immunologiche, una degenerazione dei muscoli cardiaci, un cambiamento in alcune fibre muscolari e nella struttura e nella struttura minerale di tutte le ossa, il cui carico di rottura era diminuito del 40%.vi Questo satellite era stato progettato esplicitamente per evitare i punti più rischiosi delle fasce radioattive anziché entrarvi, quindi presubilmente allo scopo di fare esperimenti non sull’effetto ionizzante delle radiazioni ma come gli organismi umani, a differenza di quelli animali, si possano tenere in condizioni accettabili tramite espedienti psicofisici e chimici. In sostanza ciò che è parzialmente confermata è l’impossibilità della vita nello spazio lontano dalla terra. Le missioni lunari Apollo non hanno risposto del tutto alla prova richiesta: degli otto giorni circa di durata di ognuna, gli astronauti ne trascorrevano meno di quattro lontano dalla massa terrestre e da quella lunare. 5
La ginnastica è un fattore essenziale e ogni astronauta è tenuto a fare esercizi specifici fino a quattro ore al giorno, secondo i tipi di missione. La lunga permanenza nello spazio provoca una perdita di massa muscolare e soprattutto di massa ossea, specialmente nell’organismo femminile. Si atrofizzano le gambe e si gonfia la parte superiore del corpo, mentre le ossa perdono calcio diminuendo di peso al ritmo di circa l’1% al mese senza che sia ancora stato scoperto il motivo né il modo per bloccare questo inconveniente. Oggi le tecnologie di sopravvivenza nello spazio si sono affinate per cui anche l’organismo femminile può resistere per lunghi periodi nelle capsule orbitanti. Le prime donne astronauta ebbero gravi problemi tanto che si pensò al sesso come a un impedimento insormontabile. Dopo il volo di Valentina Tereshkova (che fu la prima donna astronauta, nel 1963) i ricercatori dichiararono addirittura che l’organismo femminile non avrebbe assolutamente potuto adattarsi alla lunga permanenza nello spazio. Tre giorni d’imponderabilità furono sufficienti a mandare fuori controllo tutti i meccanismi biologici di regolazione dell’astronauta russa. Si era innescato un processo di decalcificazione delle ossa che sembrava irreversibile perché continuò per un mese senza che ci fosse reazione ai farmaci, mentre il fenomeno era accompagnato da forti emorragie. I problemi furono superati e molte astronaute russe fecero parte degli equipaggi, anche grazie all’esperienza della Tereshkova, che continuò a essere oggetto di studio negli anni successivi. Non si rimise mai più completamente e dovette sottoporsi a cure periodiche per il periodo di fratture. Lo stress della permanenza in spazi totalmente artificiali e ristrettissimi in stato d’imponderabilità provoca la depressione grave delle difese immunitarie, per cui è necessario ricorrere a farmaci anche per ristabilire le capacità di resistenza dell’organismo. Tutto ciò che si accompagna a una perdita di calcio simile al meccanismo dell’osteoporosi, ha fatto pensare a patologie simili a quelle degli anziani e forse è per questo, oltre che per ragioni propagandistiche, che il vecchio astronauta Glenn fu rispedito nello spazio. La gravità è uno dei fattori che più hanno influito nell’evoluzione delle specie, sulla loro morfogenesi, sul loro bagaglio genetico e quindi sulle azioni istintive, vale a dire sulla “psicologia” degli organismi viventi. La relazione tra gravità ed essere biologico non è una questione secondaria e il perdurare degli esperimenti in questo campo lo dimostra, come lo dimostrano i risultati delle prove di ambientazione condotte con mezzi meccanici-chimici. L’impiccato capovolto, molto probabilmente poteva vivere di più di quanto ci possiamo immaginare, ma è un fatto che anche solo il passaggio dalla posizione coricata a quella eretta provoca l’immediata reazione del sistema venoso che si adatta al variare della pressione idrostatica del sangue. Le capsule di prima generazione, tenendo gli astronauti in posizione obbligata per molte ore, provocano molti guai al loro organismo. I tentativi di stazioni orbitanti della seconda generazione (Skilab, Salinu, Spacelab, Mir) e la Shuttle permise un po’ di ginnastica e gli astronauti ne trassero giovamento. L’equipaggio dell’Apollo 15, che rimase nello spazio e sulla Luna per complessivi 12 giorni, ebbe dei problemi di nausea e vertigini fino a qualche giorno dopo il rientro e ciò fu imputato allo scarso uso degli attrezzi da ginnastica montati a bordo. Nelle vecchie capsule anche le operazioni fisiologiche, espletate in promiscuità, provocavano blocchi psicologici per cui si beveva e si mangiava poco per non dover ricorrere troppo spesso ai marchingegni 6
escogitati dai tecnici onde evitare che spiacevoli materiali organici invadessero gli ambienti senza gravità. Così gli astronauti pativano l’accumulo di tossine, di disidratavano, avevano febbri da blocco renale e finivano per soffrire maggiormente le condizioni di nausea dovute alla condizione di imponderabilità. In molte occasioni ebbero semplicemente un rendimento basso, in altre ebbero vere e proprie crisi che sfociarono in comportamenti pericolosi per sé e per le missioni. La Stazione Spaziale Internazionale, è palesamente una replica della Mir e, anche se avrà molto più spazio per il moto fisico degli equipaggi, la sua configurazione è ancora ben primitiva rispetto ai tanti progetti di basi spaziali sfornati nel passato dagli esperti. La sua orbita bassa (335 Km di perigeo e 460 di apogeo), ancora nell’atmosfera, è stata scelta ufficialmente per motivi di ottimizzazione dei rendimenti nel rapporto vettore/carico pagante e questo ci dimostra come sia con le Shuttle che con le Progress si sia ben lontani dall’aver superato i problemi inerenti al rendimento dei sistemi; per cui per ora vi saranno stazioni piccole e senza gravità simulata. Le stazioni orbitanti di terza generazione, quelle di solito raffigurate a forma di ciambella che ruota attorno ad una asse per simulare la gravità, sono ancora nei cassetti dei disegnatori. DOVE È FINITA LA CONQUISTA DEL COSMO? All’inizio degli anni ’80 la NASA avviò un progetto per il montaggio di una stazione spaziale di servizio che doveva servire da base per le ulteriori costruzioni nello spazio e per i viaggi interplanetari. Il Centro Operativo Spaziale (SOC) doveva essere montato in un’orbita di 350 Km di altezza, e ricevere, tramite la Shuttle, i satelliti commerciali da assemblare, lanciare e gestire. Era prevista la presenza permanente di otto uomini di equipaggio alloggiati in moduli d’abitazione collegati ai laboratori e alle officine. Questo progetto “minimalista” era accompagnato da sogni ben più ambiziosi. Nello stesso periodo lo stesso ente americano commissionava diversi progetti molto più ambiziosi. I tecnici prevedevano che nel volgere di qualche decennio si sarebbe potuto costruire una colonia spaziale per 10.000 abitanti in orbita solare a 400 milioni di Km dalla Terra, a forma di ciambella, rivestita interamente da rocce prelevate sulla Luna tranne che in una larga fascia sul diametro minore, dove erano previsti finestroni per far entrare la luce. I disegni ci mostravano sia l’insieme nello spazio, con vari aggeggi di servizio svolazzanti all’interno, dove la lieve curva dell’orizzonte fa da cornice a case, isolette e barche. Un altro progetto sempre commissionato dalla NASA, mostra invece una colonia cilindrica di diametro di 6,4 Km e lunga 32, con i soliti campi, case, alberi, fiumi, laghetti. In questo caso il disegno mostra addirittura delle nuvole galleggiano leggiadramente a mezz’aria. In tutti i progetti, naturalmente sono presi in considerazione i particolari più minuti, come quello del ciclo biologico continuo o quello delle fattorie spaziali con tanto di coltivazioni, pescicoltura e allevamento. La questione delle colonie spaziali e (questione importante) dello sfruttamento economico della Luna e dei pianeti è presa sul serio. Molti dei progetti sono talmente incredibili che il governo istituì delle commissioni apposite per cercare di non essere bidonato. Il 18 gennaio 1976, per esempio, l’Ente per le Tecnologie Spaziali e le Necessità Nazionali del Senato degli Stati Uniti, chiamò Gerard O’ Neil, uno 7
dei massimi esperti in materia di colonie orbitanti, affinché rendesse conto al governo sui risultati dei suoi studi. Il punto centrale degli incontri fu la produzione di energia nello spazio, da inviare a terra mediante fasci di microonde, ma ovviamente coinvolse la necessità di costruire allo scopo grandi stazioni permanenti, con tutto ciò che comporta un progetto del genere: scavo dei materiali sulla Luna, loro trasporto e lavorazione nello spazio, collegamenti con la Terra ecc. O’ Neil era un giovane fisico che insegnava alla Princeton University e aveva partecipato alla progettazione di grandi acceleratori di particelle. Oltre che uno studioso era uno attivissimo nelle lobby dell’industria spaziale. La sua teoria era semplice e chiara. Si chiamava “planetologia comparata”. Comparando gli altri pianeti alla Terra e stabilita la loro inospitabilità, tanto valeva, affermava, decidere di ricreare ex novo l’ambiente terrestre nello spazio. Di lì sarebbe stato più economico far partire astronavi o comunque muoversi nello spazio per via della minore energia occorrente per vincere la gravità. La su filosofia era semplice: poiché tutte le proiezioni dei dati di crescita indicavano che il numero degli abitanti e la produzione di risorse del pianeta sarebbero giunti ben presto a un punto critico, l’umanità non avrebbe potuto far altro che emigrare nello spazio. Intrecciando la soluzione tecnica con quella filosofica, l’intraprendente fisico costruì un mondo che contribuì a lubrificare per un po’ di tempo con della pubblicistica spaziale.vii Il fulcro di tutta l’attività spaziale di O’ Neil è stato la progettazione di un cannone elettromagnetico chiamato “lanciatore di massa”, che avrebbe dovuto spedire in orbita dalla Luna i milioni di tonnellate di rocce, metalli e ossigeno (ricavato dagli ossidi solidi) necessari ai cantieri. Siccome l’autore dei progetti era un fisico, egli non si sottraeva al calcolo delle energie e qualche volta anche dei costi. Che ne è stato di tutti questi progetti? Come mai a 56 anni da quando è stato ufficialmente lanciato in orbita il primo satellite artificiale non c’è stata la tanto sbandierata colonizzazione spaziale? La mancata colonizzazione dello spazio nasce dal fatto che in regime capitalista qualunque cosa non produce plusvalore, è nulla, per questo motivo i Cristoforo Colombo in scafandro, non hanno aperto la via a flotte di caravelle e galeoni. Che si tratti della stazione spaziale o della missione su Marte, la potenza del capitale non si misura tanto con la potenza dei missili o con la precisione dei manufatti spaziali, quanto con il loro significato economico. Fintanto che si riesce a produrli e farli partecipare alla valorizzazione, essi sono per il Capitale come l’ossigeno per l’asfittico o l’antibiotico per l’infetto. Essi invertono l’aspetto fondamentale dell’industria moderna che produce merci a milioni mediante pochi uomini e tante macchine: mentre infatti nelle merci normali si assiste ad una diminuzione del valore unitario per via della produzione di massa con sempre meno uomini, nel manufatto spaziale, al contrario, si concentra il lavoro di migliaia di uomini; esso è prodotto in pezzi unici o limitati e ha verso di sé masse enormi di capitale, valorizzandolo in concentrato. Con ciò è in controtendenza rispetto alla legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, anche se non influisce sull’economia come in genere si tende a credere. viii I manufatti spaziali sono dei paradossi, merci di lusso prodotte alla stregua di preziosi gioielli d’artigianato. Solo che tutto ciò, invece di essere linfa che alimenta una nascita, è ossigeno che impedisce una morte. Come le 8
armi e guerre attuali, che rappresentano un campo di produzione e consumi utili alla rianimazione capitalista. Non è un caso che la “conquista spaziale” è figlia degli Stati Maggiori militari. Poiché ogni merce che viene prodotta nel tempo ad un valore decrescente, l’unico affare sarebbe la keynesiana continuazione dei lanci e degli esperimenti in modo di aumentare la massa di materia messa in moto in rapporto ai capitali investiti; si darebbe dovuto passare dalle merci di lusso alle merci popolari, in modo da compensare in modo classico la caduta del saggio di profitto con la realizzazione di una massa crescente. Ma la merce alla lunga deve anche avere un valore d’uso oltre che un valore di scambio, altrimenti è negata la realizzazione del plusvalore. Insomma, non si possono vendere missili come automobili. Keynes aveva un bel dire che si poteva guarire dalla crisi scavando delle buche con lo scopo di riempirle di nuovo: le buche sono già state scavate e riempite. Rimarrebbe il campo militare, grande consumatore di merci che hanno il pregio di diventare obsolete senza passare per l’uso effettivo o, se usate, passibili di elevato consumo. Anche in questo campo però il numero, la massa, diventa un ostacolo insormontabile quando già si possiede un arsenale di per sé sufficiente per distruggere diverse volte tutto il pianeta. D’altra parte l’innalzamento della soglia tecnologica non ha funzionato per le armi spaziali: le stupefacenti Guerre Stellari che piacevano tanto a Reagan cozzarono contro un elementare ragionamento, che all’epoca, fece un imperturbabile tecnico russo: quei marchingegni supertecnologici nello spazio si potevano neutralizzare acquistando dal primo rigattiere un bidone di chiodi arrugginiti e sparpagliandoli sulla stessa orbita in direzione contraria; alla velocità relativa di 60.000 Km all’ora la supercostosa supertecnologia reaganiana sarebbe stata ridotta a un colabrodo al costo di pochi rubli. Anche in questo caso si ha la conferma che dietro la mitologia della conquista spaziale, comprese le sue diramazioni militari, non c’è tanto l’efficienza scientifica quanto il volgarissimo business. È ben noto che i militari non badano a spese e che sono avidi consumatori di nuove tecnologie, che spesso e volentieri si rivelano assurde e in ogni caso si rivelano inutilizzabili in caso di guerra vera. Ma anche i civili non scherzano. La nuova stazione spaziale, paralizzata lungo un decennio dalla lotta per il profitto e dalla concorrenza fra Stati, è un monumento alla scienza decadente: è obsoleta prima ancora di nascere, è complicata e costosa, in sostanza è un assemblaggio di egoismi e di strutture che rispondono più alle lobby industriali che ad un progetto razionale e unitario. Non si salva dunque nulla dell’avventura spaziale? Queste affermazioni che non sono in contrasto con quanto il marxismo ha sempre sostenuto che lo sviluppo delle forze produttive è di per sé rivoluzionario? Ora, lo sviluppo delle forze produttive rimane un fattore rivoluzionario. Ma tale sviluppo non lo si deve vedere soltanto nelle macchine spedite nello spazio o nella pattuglie di “eroi” che rischiano la pelle. La rivoluzione lavora attraverso l’organizzazione molto centralizzata e nello stesso tempo distribuita in tutto il tessuto produttivo dei paesi industriali che hanno permesso i risultati spaziali. Lavora soprattutto attraverso il rapporto che ha legato tra di loro più di un milione di 9
uomini, i quali non erano slegati da altri milioni e milioni, altrettanto coinvolti nel massimo livello di socializzazione del lavoro raggiunto dall’umanità. Un milione di uomini che hanno concentrato i loro sforzi sincronizzati in modo tale che macchine inizialmente rozze e imperfette sono state in grado di estendere i sensi umani oltre il sistema solare. Il telescopio Hubble ha esteso il nostro senso ancora più in là, ai confini dell’universo conosciuto. Per quanto riguarda la socializzazione del lavoro, questa ha prodotto fenomeni molto interessanti dal punto di vista del comunismo. La Qualità Totale e tutti i criteri organizzativi che vi si collegano sono in genere identificati con un insieme di tecniche atte ad ottenere un abbassamento statistico degli scarti, un miglioramento del prodotto o qualcosa di simile. In realtà l’esigenza di tali tecniche dalla necessità di controllare la produzione come fatto integrato in un contesto di lavoro sociale di perfezionamento dei metodi non è che un fenomeno derivato da cause più profonde. Il cambiamento radicale intervenuto negli anni ’70 e ’80 ha portato alla scomparsa della fabbrica tradizionale in gran parte dei paesi imperialisti. Essa è stata in gran parte sostituita da nodi produttivi facenti parte di una rete talmente integrata che non può più fare a meno di tener conto delle relazioni tra ogni suo punto. Siamo al di là del fatto tecnico analizzato da Lenin nell’Imperialismo con le industrie globali di allora. Vale a dire che siamo oggi di fronte ad una produzione completamente socializzata la quale avviene, dove non importa più: in quale località e in quale mano o a quale capitalista. I criteri che unificano la qualità dell’oggetto prodotto si estendono al modo di produrlo e investono l’intero processo della produzione mondiale piegando alle esigenze astratte della produzione qualsiasi volontà individuale e anche collettiva, per esempio quella degli Stati. LA RICADUTA GEO ECONOMICA DELLA CORSA ALLO SPAZIO Tracciare le ricadute della corsa allo spazio è una faccenda complessa giacché implica la considerazione di diversi aspetti, che spaziano da problematiche prettamente commerciali a considerazioni su strategie a lungo termine per lo sfruttamento di risorse dislocate presso altri corpi celesti. Cominciamo a capire quanti sono gli Stati che hanno dei satelliti nello spazio. Alla fine del 2006, questi Stati erano 47, tra i membri di questo club sono entrati l’Iran con il lancio del Sina-1 ad opera dei russi nell’ottobre del 2005 e il Kazakistan nel 2006. Gli Stati in grado di lanciare indipendentemente apparati in orbita sono una decina. Gli Stati Uniti rimangono, di gran lunga, il Paese con il maggior numero budget dedicato ad attività spaziali, che la quasi totalità viene indirizzato al settore militare. Secondo dati riferiti al 2005, gli Stati Uniti detengono approssimativamente 130 satelliti militari operativi, circa la metà dei satelliti militari 10
in orbita. La Russia segue con 60-80 satelliti militari operativi, ma nel rispetto delle proporzioni, va rilevato che Mosca dedica alle attività militari una cifra 30 volte inferiore a quella statunitense.ix Tutto ciò dimostra la fondatezza della tesi che l’imperialismo cerca di risolvere le proprie contradizioni solo con la forza, solo con la guerra. Per quanto riguarda il budget dedicato al settore civile, esso è in crescita nei Paesi come Cina e India, che nell’ambito di programmi consacrati alla sicurezza ambientale e allo “sviluppo sostenibile”, x si propongono partner all’avanguardia per una serie di Stati che ancora non hanno capacità orbitali proprie, come Algeria, Brasile, Nigeria, Sud Africa e Thailandia, interessati a utilizzare sistemi satellitari per supportare programmi di avanzamento sociale ed economico. GLI ASPETTI COMMERCIALI Vediamo adesso gli aspetti commerciali. La crescita dell’industria spaziale nel settore commerciale è dominata dai servizi satellitari, che sono triplicati dal 1996. Il settore satellitare commerciale secondo dati del 2005, si attesta sui 90 miliardi di USD, grazie alla sempre alla sempre più esigente domanda da parte di privati. xi Gli osservatori coinvolti sono i produttori degli apparati, i gestori coinvolti sono i produttori degli apparati, i gestori dei servizi satellitari (ovvero le organizzazioni che gestiscono la funzionalità degli apparati ed i centri di supporto terrestre che li controllano, processano i loro datixii e li vendono) e i fornitori dei lanci. Negli ultimi anni la Russia ha dominato l’industria dei lanci spaziali di satelliti, gli USA rimangono leader incontrastati nella fabbricazione, mentre, a partire dalla fine degli ’80, l’Ente Spaziale Europeo (ESA) si è affacciata sul mercato della gestione dei servizi.xiii Il progressivo miglioramento della tecnica che caratterizza il settore dei lanci ha abbassato notevolmente i costi.xiv Le ultime frontiere della capacità in questo campo vedono sempre più frequentamene lo svolgimento di lanci multipli, nonché messa a punto di tecnologie per il lancio di apparati da aerei a velocità supersonica. Le principali imprese commerciali oggi impegnate nel settore dei lanci spaziali sono Arianespace (Europa), Energia (Russia), Lockheed Martin (USA), Boeing Launch Services (USA), ma anche due consorzi, Sea Launchxv e International Launch Service.xvi In via generale gli introiti dei lanci sono attribuiti al paese presso cui è basato il costruttore del veicolo, eccezion fatta per i gruppi multinazionali. Il settore dei lanci commerciali ha iniziato a crescere notevolmente a partire dagli anni ’80. A quel tempo la NASA era concentrata sull’operatività dello Shuttle e considerava questo comparto marginale rispetto ai propri obiettivi strategici. Trassero beneficio da questo orientamento le imprese russe, cinesi, che risultano competitive rispetto agli statunitensi implementando lanciatori basati sulla tecnologia 11
missilistica, rinunciando in sostanza ai veicoli spaziali riutilizzabili. xvii In questo modo ad esempio, Arianespace arrivò a detenere, tra il 1988 e il 1997, circa il 50% del mercato dei voli commerciali. Anche la Cina con la Lunga Marcia, la Russia con il Proton e l’Ucraina con lo Zenit ottennero ottimi risultati commerciali, favorendo un clima di competitività internazionale all’inizio degli anni ’90. Altri paesi che maturarono capacità di lancio molto avanzate furono Giappone e India. LO STATO ATTUALE DELL’ESPLORAZIONE SPAZIALE E DELLA RICERCA Vediamo adesso, in sintesi, lo stato dell’esplorazione spaziale e dell’inerente ricerca naturale. Tutte le maggiori potenze hanno dato negli ultimi tempi una maggiore importanza ai programmi a lungo termine per l’esplorazione lunare. La Luna si trova a una distanza relativamente ravvicinata rispetto alla Terra, xviii per cui potrebbe essere utilizzata in termini ragionevoli come laboratorio sperimentale per testare forme di colonizzazione di altri Corpi Celesti.xix Una base lunare verrebbe, infatti, giudicata dagli esperti, utile anche ai fini del raggiungimento del Pianeta Rosso o per lanciare missioni ancora più lontane. Il satellite terrestre, inoltre, risulta ricco di risorse minerarie. Stati Uniti, Russia, Cina e India hanno annunciato piani per l’esplorazione di Marte. La prospettiva di colonizzare la Luna attrae tutti i paesi impegnati nella corsa allo spazio anche per l’ingente presenza di risorse energetiche e minerali nel suolo lunare. Nel 1994, la sonda Clementine ha scoperto, presso le regioni polari del satellite, un giacimento di oltre 10 miliardi di tonnellate di ghiaccio, un bacino d’acqua in grado di provvedere al fabbisogno di un’intera, futura colonia anche ove si pensasse di ricavarne ossigeno o combustili, in combinazione con l’idrogeno. A proposito della ricerca di acqua sulla Luna, c’è una notizia che sembra presa da un film di fantascienza del tipo Star Trek ma non lo è. Nel 2009 si è svolta la missione Lcross della Nasa per cercare acqua sulla Luna. Un razzo Centaur si è schiantato sul cratere lunare Cabeus vicino al Polo Sud lunare alla ricerca di eventuali riserve idriche, seguito dalla 'sonda madre'. L'impatto a oltre 7.000 chilometri orari del missile bomba' Centaur, il primo stadio della sonda, con la superficie lunare è avvenuto alle 7:33 ora di Cape Canaveral, con alcuni minuti di ritardo sull'orario previsto, sollevando una nube di polvere lunare. La sonda ha avuto quindi soltanto quattro minuti per filmare e fotografare gli effetti dell'impatto e, attraverso gli strumenti di rilevamento a bordo, per cercare vapore acqueo o frammenti di ghiaccio nella nube di detriti alzata dall'esplosione. La spettacolare missione potrebbe confermare i risultati della sonda indiana Chandrayaan-1, che ha scoperto tracce d'acqua sulla superficie lunare, aprendo scenari di esplorazione alla Star Trek, il telefilm cult di fantascienza: la presenza di acqua è, infatti, considerata l'elemento essenziale per un eventuale ritorno dell'uomo sulla Luna, e stavolta per rimanerci, in una base spaziale stabile. Nel programma della Nasa, in attesa 12
dell'approvazione della Casa Bianca, questa ipotesi è fissata per il 2020. Alla stampa americana Alan Andrews, che ha progettato la missione LCROSS, non ha nascosto la sua eccitazione per l'evento, che sarà trasmesso in diretta sul sito della Nasa: "La tempesta dipolvere che si scatenerà e che potremo vedere sarà fantastica, come se la Luna ci venisse addosso", ha detto. Il Centaur ha espresso una potenza pari a una tonnellata e mezzo di dinamite, sollevando una nube di 350mila chilogrammi di detriti lunari e aprendo una voragine che gli scienziati ritengono, avrà un diametro di circa venti metri. Affermano i responsabili della missione che la Luna, però, non corre alcun rischio: in media quattro volte al mese viene colpita da corpi celesti che provocano crateri equivalenti. La differenza, in questo caso, è che il punto dell'impatto è stato scelto dagli scienziati con cura, al polo sud della Luna, dove la luce del Sole non batte mai e dove potrebbero trovarsi depositi di ghiaccio nascosti nel sottosuolo. Svolto il suo primo compito 'dinamitardo', la sonda LCROSS rimarrà nello spazio per studiare la superficie lunare, in cerca del sito migliore per il futuro, eventuale, atterraggio sulla luna. Certo qualche dubbio su missioni di ricerca fatte a suon di missili, il sospetto che dietro questa parvenza scientifica ci siano scopi militari, sorge.xx Vediamo adesso i minerali che stanno nel suolo lunare, quelli di cui se ne ha la certezza. Essi sono: alluminio, calcio, ferro, magnesio, titanio. Vi potrebbero essere anche riserve d’oro. Inoltre, nella prospettiva di un possibile sfruttamento a fini energetici, la Luna è ricchissima di elio-3 (He3), un isotopo leggero di elio derivato dalle reazioni nucleari all’interno delle stelle, pressoché inesistente sulla Terra, ma che, per le particolari condizioni ambientali che ne caratterizzano l’atmosfera , è presente allo stato gassoso in enormi quantità sulla Luna. L’elio-3 potrebbe essere utilizzato come combustibile per alimentare i reattori a fusione nucleare, in condizione di relativa sicurezza, considerando che le scorie radioattive prodotte dalla reazione di questo elemento del deuterio e del trizio, peraltro ancora a loro volto in fase sperimentale. Gli esperti sostengono che un carico corrispondente a quello di uno Shuttle di elio-3 (pari a circa 25 tonnellate) potrebbe soddisfare il bisogno di un grande Stato, come gli usa, per almeno un anno, mentre periodicamente si moltiplicano le stime degli scienziati sull’incidenza che potrebbe avere l’accesso alle riserve di elio-3 lunare sull’evoluzione delle soluzioni energetiche sul nostro pianeta. L’elio-3 si rivelerebbe inoltre, un ottimo combustibile per eventuali astronavi in corsa verso missioni più lontane, che non possono prescindere dall’alimentazione nucleare. Per quanto riguarda l’esplorazione di Marte, essa si configura come una sfida tecnologica che per il momento non appare risolvibile con i mezzi attuali. Le condizioni ambientali del Pianeta Rosso sono molto ostili per l’uomo.xxi Inoltre gestire le comunicazioni a così grande distanza comporterebbe tempi non compatibili con la normale funzionalità di un apparato comandata da terra; per questo motivo i veicoli e la base marziana dovrebbero essere completamente autonomi. Si calcolino poi costi di trasporto dalla Terra a Marte che non sarebbero sostenibili. 13
Per portare l’uomo su Marte e permettere e permettere qualsiasi attività in quell’atmosfera, sarebbe necessario un salto di qualità nello sviluppo delle tecnologie indispensabili per raggiungere tale obiettivo, che potrebbe avere significative ricadute in tutti i campi dell’esplorazione spaziale, comportando innumerevoli progressi in moltissime discipline. In questo quadro gli Stati Uniti hanno fissato nel 2030 il termine per la creazione di una base abitata su Marte, partendo dalla Luna, mentre Cina e india, all’inizio del 2007, hanno siglato un accordo per portare un piccolo satellite cinese ed un’astronave russa, la Phobos Exporer, su Marte. Questa missione fu un fallimento, qualcosa non ha funzionato infatti pochi minuti dopo il lancio: chi dice l'hardware e chi il software, fatto sta che i motori non si sono accesi al momento giusto per scagliare le 13 tonnellate del satellite verso Marte; in quella missione di 33 mesi che prevedeva di arrivare al Pianeta Rosso, lanciare la sonda cinese da 115 chili Yinghuo 1 che doveva fare la cartografia di Marte per i futuri astronauti del Paese del Dragone, e far atterrare sulla piccola luna di Marte, Phobos, la sonda principale. Questa doveva analizzare il suolo, grunt in russo, e addirittura riportarne due etti sulla Terra. Su questa vicenda ci sono diverse interpretazioni, alcune delle quali affermano che non c’è stato un guasto tecnico, ma, invece, fu un atto di guerra non dichiarata. Il generale Nicolay Rodoniov, xxii che comandava il sistema di allerta russo nella rete di difesa dagli attacchi dei missili balistici, afferma che è stato un atto di sabotaggio nei confronti della sonda spaziale russa che avrebbe dovuto atterrare su Phobos, la luna maggiore di Marte. Questa sonda aveva il compito di prelevare campioni di suolo e riportarli sulla terra. Inoltre doveva liberare in orbita un satellite cinese. Invece appena giunta in orbita terrestre, lì è rimasta senza una spiegazione. Il 23 novembre 2011 l’antenna europea dell’Esa a Perth in Australia, sembrava aver compiuto il miracolo raccogliendo dei segnali, dati telematici che avevano fatto ben sperare nella possibilità di recuperare la missione. Innanzitutto la comunicazione avrebbe permesso di capire che cosa fosse successo a bordo se il guaio era nel software o nell’hardware. Nel secondo caso, ovviamente, non ci sarebbe speranza. Dopo il 23, però, il silenzio era tornato. I dati ricevuti a Perth furono inviati subito al centro di controllo di Mosca e agli ingegneri della Lavochkin, la ditta ha costruito la sonda. E qui gli esperti si trovano davanti a un’amara sorpresa: il contenuto era danneggiato e finora illeggibile. Secondo i tecnici questo era la conseguenza dell’incompatibilità tra i sistemi dell’Esa e quello russo per cui nel travaso si era verificato il danno. Invece il generale Rodoniov ha un’opinione diversa e punta il sistema accusatorio su una stazione radio americana situata a Gakona (Alaska). In sostanza Rodoniov punta il dito contro il programma Haarp, che ufficialmente è dedicato allo studio della ionosfera e ai suoi influssi sulle telecomunicazioni, in realtà è un programma per l’attuazione di guerre ambientali. Rodoniov accusa che: “Le potenti radiazioni elettromagnetiche emesse da questa stazione possono aver danneggiato il sistema di controllo della sonda interplanetaria”. 14
Bisogna dire che con Marte sembrerebbe che i russi siano stati vittima di una maledizione. L’ultima spedizione delle sonde del programma Phobos furono nel 1988 e nel 1989. La prima operò normalmente fino al 2 settembre1988, quando non avvenne una prevista sessione di comunicazione con la sonda. I contatti non vennero mai più stabiliti, a causa di un errore nel software inviato alla sonda il 29 e 30 agosto, che disattivò i propulsori di assetto. Per questo motivo la sonda perse l’orientamento con il Sole e non potendo orientare i suoi pannelli solari scaricò le sue batterie. Le istruzioni del software facevano parte di una routine che era usata durante i test a terra, e normalmente sarebbe dovuta essere rimossa prima del lancio. Tuttavia il software era contenuto nelle memorie PROM,xxiii e la rimozione del codice avrebbe richiesto la sostituzione dell’intero computer. A causa dei tempi di lancio molto stringenti, gli ingegneri decisero di lasciare la sequenza di comando, pensando che non sarebbe mai stata utilizzata. Tuttavia, un singolo carattere sbagliato nella sequenza di aggiornamento causò l’esecuzione di questa routine, con la seguente perdita della sonda. Nella seconda la sonda Phobos 2 operò normalmente durante il percorso verso il pianeta Marte e durante l’inserimento in orbita avvenuto il 29 gennaio 1989, raccogliendo dati sul Sole, sull’ambiente interplanetario, su Marte e il satellite Phobos. Il 28 marzo, poco dopo la fase finale della missione, durante la quale la sonda si sarebbe dovuta avvicinare a Phobos e rilasciare due lander, furono persi i contatti. L’ultima trasmissione ricevuta dalla sonda includeva un filmato, rilasciato dalla ormai ex- URSS tre mesi dopo l’accaduto (e sotto la pressione delle agenzie spaziali estere coinvolte nel progetto tra le quali l’italiana ASI), nel quale si poteva distinguere chiaramente una strana sottile ellisse proiettata sulla superficie di Marte (sono facilmente reperibili fotogrammi del filmato in rete). L’agenzia spaziale Russa non diede mai spiegazioni riguardo alla strana ellisse accantonandola come “immagine che non dovrebbe esistere“. La versione ufficiale identifica il fallimento della missione Phobos 2 come un guasto al sistema trasmittente di controllo o a un impatto con un corpo celeste non previsto nel progetto. Questa militarizzazione dello spazio è fortemente collegata alle risorse naturali che si trovano nella Luna (e negli altri pianeti) come l’Elio- 3 appunto. LA MILITARIZZAZIONE DELLO SPAZIO Sul piano strettamente militare, la componente spaziale ha un ruolo sempre maggiore nei moderni assetti e viene considerata come parte integrante delle infrastrutture strategiche della difesa. Come si è visto, al di sopra vi sono gli Stati Uniti, la nazione che in assoluto effettua i maggiori investimenti in campo spaziale, e che teorizzano con il concetto dello Space Control, l’esercizio di un potere militare predominante nello spazio. Certo un predominio molto fragile, poiché questo predominio è basato su apparati estremamente vulnerabili, quali possono essere i satelliti, espone i loro dispositivi al rischio di attacchi mediante armi anti-satellite (ASAT). 15
A proposito si armi ASAT, il più grande giornale ebraico YedihotAharonot, nel 2011, ha fatto uno scoop. Secondo il giornale, l'Iran avrebbe accecato un satellite spia della CIA. Il giornale ha aggiunto che una fonte dell'intelligence europea afferma che l'Iran ha stordito l'Occidente puntando un laser contro un satellite americano distruggendolo. Si deve stare attenti nel valutare un tale scoop da un giornale israeliano. Dopo tutto, Israele sta apertamente spingendo verso un attacco americano contro l'Iran e questo potrebbe essere il false flag necessario per lanciare un attacco del genere. Israele vuole scatenare i cani da guerra. Eppure, la notizia è apparsa in un momento interessante. Secondo un articolo del Christian Science Monitor, gli iraniani hanno successivamente ottenuto l'accesso alla tecnologia di bloccaggio, permettendo loro di tenere traccia della navigazione dell’aereo senza equipaggio. L'ex ambasciatore americano alle Nazioni Unite John Bolton ha detto alla Fox News che una tale opzione è possibile. Ci sono ulteriori testimonianze di questo. Il 4 dicembre, l'Iran ha catturato un drone americano. La TV iraniana ha mostrato un video di un drone Lockheed Martin RQ- 170 Sentinel. Era stato intercettato da unità di guerra elettronica dell’esercito iraniano sulla città di Kashmar. Fonti americane hanno ufficiosamente confermato la perdita. Il generale di brigata Amir-Ali Hajizadeh, capo dell'unità aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie dell'Iran ha detto che il drone "è caduto nella trappola atterrando con danni minimi". Questo è accaduto a 140 miglia dal confine afghano, ben all'interno dello spazio aereo iraniano. Ciò dimostra che apparentemente l'Iran possiede la base tecnologica necessaria per sviluppare tali armi. Bolton aggiunge che secondo rapporti la Russia ha venduto all’Iran un sistema di bloccaggio molto sofisticato poco tempo fa. Ora, militari americani dicono che non è vero, che il drone è precipitato a causa di un malfunzionamento, perché se così non fosse, il successo iraniano sarebbe il primo del genere. Ora, l'Iran ha apparentemente distrutto un satellite della CIA, rendendolo un cattivo cliente per Stati Uniti ed Israele, che potrebbero limitarsi solo ad attacchi chirurgici. In un paese grande come l'Iran, sarebbe quasi inutile. Se lo scoop di Yedihot Aharonot fosse vero, allora il teatro è cambiato e gli Stati Uniti non possono più attaccare l'Iran nel suo modo preferito. Se l'Iran può accecare i satelliti della CIA, può facilmente colpire i satelliti di comunicazione. L'esercito americano si basa su questi satelliti per le sue comunicazioni. Coordinare un attacco americano contro l'Iran, senza immagini e satelliti per le comunicazioni richiederebbe impiegare un esercito di una generazione fa.xxiv Ad aggiungere la precarietà del dominio USA negli spazio bisogna aggiungere che, come si è visto, diversi paesi potenzialmente ostili agli Stati Uniti stanno gareggiando anche loro alla corsa dello spazio. Inoltre, sul piano politico, se lo spazio rappresenta, com’è innegabile, la proiezione di rapporti di forza terrestri in orbita, è evidente come la volontà di dominio assoluto statunitense non è compatibile con quello delle altre potenze spaziali come Cina e Russia, che interpretano la propria politica spaziale come mezzo per affermare la propria egemonia regionale, in un’ottica di rifiuto della supremazia USA. L’avvicinamento tra Mosca e Pechino nel campo dei progetti d’avanguardia in campo spaziale, anche se volti all’esplorazione della Luna e di Marte, evidentemente rappresenta un motivo di preoccupazione per gli USA, soprattutto perché detti Paesi negli ultimi anni, pur destinando ai rispettivi 16
piani spaziali risorse nettamente inferiori rispetto a quelle investite dagli Stati Uniti, hanno messo a segno successi di tutto rispetto in campo scientifico. Gli Stati Uniti non hanno un inoltre accettato di buon grado l’avvio da parte europea di programmi spaziali mirati ad acquisire una certa indipendenza sul piano strategico frenando, ad esempio, il decollo del sistema di navigazione satellitare Galileo e disapprovando poi l’apertura europea alla partecipazione cinese. LA MINACCIA CHE VIENE DALLO SPAZIO No, non intendo raccontare una storia di fantascienza con alieni cattivi e malvagi che intendono conquistare la terra, ma della minaccia costituita dai meteoriti o dagli altri corpi cosmici. La Terra, si ritiene, può essere colpita, in media, da un corpo cosmico di 10 Km o più ogni 100.000 anni, da uno di 100 m ogni 15 anni, da uno di 1 m ogni secondo. Per questi motivi anche in Europa ci sono una dozzina di osservatori che dedicano parte della loro attività all’individuazione degli asteroidi. A Erice in provincia di Trapani dal 2004 è in costruzione un osservatorio astronomico per il monitoraggio degli asteroidi potenzialmente pericolosi. Come difendersi? Secondo molti esperti se l’impatto è previsto entro poche settimane, l’unica soluzione è evacuare la zona a rischio. Con qualche anno di tempo si può far esplodere un missile vicino all’asteroide che, per l’onda d’urto, si dovrebbe allontanare. Con 15 anni di anticipo dovrebbe essere possibile collocare sull’asteroide un motore a propulsione che lo spinga lontano dalla terra (o così si spera almeno). xxv Che la minaccia costituita dagli asteroidi non sia una trama tratta da un film ma una minaccia reale, sta nel fatto che nel 2007 le Nazioni Unite furono invitate ad assumere il coordinamento di una missione spaziale internazionale basata sul progetto innovativo di un “trattore gravitazionale” per deviare il corpo dell’asteroide Aphophis ed evitare il possibile impatto col nostro pianeta. L’annuncio del coinvolgimento dell’ONU nel caso di Aphophis fu dato dall’astrofisico Russel Scheweickart, capo di un gruppo di ex astronauti della NASA ora impegnati a tempo pieno nel programma di monitoraggio degli oggetti cosmici e nella difesa dai rischi di collisione con Terra.xxvi Scoperto nel 2005, Aphophis è un piccolo asteroide a forma di patata, con un asse maggiore di 400 metri. La sua caratteristica più preoccupante è che, mentre compie un giro completo attorno al Sole ogni 323 giorni, incrocia l’orbita della Terra due volte l’anno, esponendoci a una serie di “incontri ravvicinati” che, a causa della potente forza di attrazione terrestre, prima o poi potrebbero farlo precipitare su di noi. Secondo Scheweickart e i suoi collaboratori, le proposte fin qui fatte per fermare gli asteroidi, di far esplodere un ordigno nucleare accanto all’asteroide, oppure, con l’impianto di un motore, potrebbero rivelarsi pericolose. 17
Infatti, dalle ricerche effettuate, è emerso che gli asteroidi possono essere formati da materiale incoerente, facile a disgregarsi in tanti piccoli frammenti. La bomba o il motore potrebbero trasformarli in uno sciame che, invece di un singolo colpo, esporrebbe la Terra a una micidiale grandinata di proiettili spaziali. Il progetto del “trattore gravitazionale”, descritto nei particolari in un articolo della rivista Nature, consiste in una grande astronave teleguidata che si dovrebbe avvicinare ad Aphophis senza toccarlo, in modo da legarsi a esso con l’invisibile filo della forza gravitazionale. Quindi l’astronave azionerebbe esili ma efficaci getti propulsori che trascinerebbero gentilmente l’asteroide lontano dalla Terra, in una posizione definitivamente sicura. Il 15 febbraio 2013 questi incubi di un pericolo per la popolazione per la Terra derivati dagli oggetti cosmici provenienti dallo spazio, sono diventati una realtà Cominciamo dall’inizio di questa storia terrificante. Da quasi un anno era stato previsto il passaggio vicino alla Terra, da far temere un possibile impatto devastante, di un asteroide. Questo evento fu posto per il 15 febbraio 2013 (una precisione da calendario indubbiamente), l’asteroide gli diedero il nome di 2012AD14xxvii. 2012AD14 è arrivato proco prima del momento previsto, nella distanza specifica, senza deviare dalla sua rotta, come alcuni temevano. Ma questo passaggio (almeno in apparenza) è andato completamente inosservato, perché la mattina dello stesso giorno un asteroide è passato sugli Urali, provocando con una notevole esplosione, una grande onda d’urto, detriti, un migliaio di feriti, danni notevoli ecc. Con una velocità degna di lode (per far vedere che il sistema funziona), l’ESA e la NASA annunciarono subito che il meteorite non aveva nulla a che vedere con 2012AD14. Ora i nostri cieli sono affollati, e vi è anche il sospetto che un altro meteorite sia esploso nel cielo della California la sera del 15 febbraio 2013xxviii e un altro lo stesso 15 febbraio a Cuba. Anche il clero ortodosso dice la sua! Il metropolita della città Cheljabinsk, la città più colpita, ha affermato che quello che è accaduto è un “avvertimento di Dio” È chiaro che dopo un avvenimento del genere fioriscono come funghi gente che vedono complotti dappertutto. Zhirinovskij vice presidente della Duma in un intervento televisivo nella Voce della Russia del 15 febbraio 2013 afferma che “La meteora che ha colpito gli Urali era in realtà un test militare condotto dagli statunitensi”.xxix Egli afferma, inoltre, che il Segretario di Stato USA John Kerry aveva cercato il Ministro degli esteri russo Lavirov per avvertirlo su una provocazione degli Stati Uniti che aveva lo scopo di influenzare la Russia. Quest’ultima notizia ha l’apparenza per essere qualificata in qualche modo reale. Il giorno prima della caduta del meteorite, Victora Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato ha confermato che ci sia stata una chiamata senza risposta da parte d Kerry. xxx 18
Teniamo conto che Victora Nuland è una nota neocon, ed è un personaggio molto gradito a Kerry. Molto probabilmente, sarà per questi motivi che alla fine del mese di febbraio ha ricevuto pressioni perché si dimettesse dal suo la voro al Dipartimento di Stato. Quasi allo stesso tempo il 15 febbraio 2013 gli amici della Nuland pubblicavano sul Washington Free Beacon di Washington, sito notoriamente neocon, un articolo di Bill Gertz su una presunta incursione di due bombardieri russi Tu -95, che volavano verso l’isola di Guam (isola del Pacifico, che fa parte dell’arcipelago delle Marianne che dal 1945 fanno parte degli Stati Uniti come territorio incorporato) dove sono presenti basi militari USA. Ci sono delle informazioni con valore diverso, che rendono molto confusa la situazione (da 2012AD14 ai bombardieri russi che volano verso Guam), come interpretarli? Una possibile risposta sta nel fatto che gli Stati Uniti, che nonostante la crisi rimane la potenza imperialista dominante e che intende rimanere tale, tra l’altro è dominante nel sistema delle comunicazioni (media, giornali, web ecc.) e se ne serve come un’arma. Per capire l’importanza della comunicazione nella politica e nelle strategie dei paesi si può prendere come esempio la Direttiva sulla comunicazione strategica xxxi da parte del Ministro della “Difesa” italiano Mario Mauro. In questa Direttiva si pone l’accento sul fatto che l’opinione pubblica e i mass media devono essere messi condizione di comprendere e apprezzare la necessità di avere uno strumento militare capace, flessibile e proiettabile. Le nuove “minacce” alla sicurezza impongono di estendere l’impegno della “Difesa” lontano dai confini nazionali, per anticiparle e prevenirle. Una mancata risposta da parte della Comunità Internazionale (leggi NATO sotto il comando USA) non danneggerebbe solo l’immagine dell’Italia, ma metterebbe a rischio i suoi interessi economici (sarebbe a dire danneggerebbe gli interessi della Borghesia Imperialista italiana). Per questi motivi occorre aumentare nell’opinione pubblica la consapevolezza che le operazioni militari contribuiscono alla crescita del paese. Ma l’intento reale non è quello di convincere l’opinione pubblica bensì di manipolarla. Nel 1928, il nipote americano di Freud, Bernays Edward, nel suo libro Propaganda scrisse: “La manipolazione cosciente e intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento importante nella società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo invisibile della società costituiscono un governo occulto che è il vero potere dominante del nostro paese”. Fu Bernays a inventare il termine “pubbliche relazioni” come eufemismo di propaganda di Stato. Di esempi della comunicazione manipolata usata per fini politici c’è ne sono tanti. Ne indico solo due: 1) Nel 1971, Daniel Ellsberg faceva trapelare dagli archivi governativi statunitensi i documenti noti come The Pentagon Papers, rivelando che l’invasione del Vietnam si basava su una menzogna sistematica. 19
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