Manuale per i volontari - Protezione Civile
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Manuale per i volontari La campagna Io non rischio è promossa e realizzata da in collaborazione con I PARTE PRIMA
INDICE Parte Prima Introduzione ............................................................................................................................ 4 Servizio Nazionale della Protezione Civile ................................................................................. 6 Volontariato di protezione civile ............................................................................................... 11 Piani di emergenza .................................................................................................................. 17 Parte Seconda Comunicare in piazza .............................................................................................................. 20 Comunicare sulla stampa e online .......................................................................................... 28 Storytelling: una narrazione per entrare in azione ................................................................... 35 Comunicare con un gioco: totem Io non rischio ....................................................................... 42 Fare formazione: 10 passi per aiutare ad apprendere ............................................................. 45
INTRODUZIONE Questo manuale è uno strumento di lavoro per vi consentirà di acquisire maggiore sicurezza voi, volontari impegnati nella campagna di co- nell’argomentare i contenuti dei materiali infor- municazione Io non rischio. Qui potete trovare mativi e acquisire, di massima, anche un modo tutte le informazioni di cui avete bisogno per più appropriato di raccontare concetti tutto ripassare e approfondire gli argomenti affron- sommato semplici, ma spesso delicati. tati durante le giornate di formazione in aula. Il manuale è suddiviso in tre sezioni. Nella pri- Come vedremo, la campagna Io non rischio mira ma parte trovate le informazioni riguardanti a promuovere e diffondere le buone pratiche di il Servizio Nazionale della Protezione Civile e protezione civile a partire da specifici rischi na- il Volontariato di protezione civile, oltre che la turali che riguardano un territorio. E i protago- spiegazione di che cos’è e a cosa serve un Pia- nisti di questa campagna siete voi: i volontari di no comunale di protezione civile. Nella secon- protezione civile. Sarete voi ad avere il compito da parte si parla degli strumenti, delle tecniche di incontrare i cittadini nelle piazze delle nostre e delle modalità che ci permettono di organiz- città per raccontare loro quel che si deve sape- zare, allestire e attuare una campagna ben riu- re e ciò che si può fare per ridurre l’esposizione scita. Nella terza e ultima parte, invece, trovate al rischio di ciascuno e della comunità in cui si tutte le informazioni tecniche e specifiche di vive. Per farlo avrete a disposizione del materiale ogni rischio, illustrate e approfondite a partire informativo: un pieghevole in cui vengono illu- dai singoli elementi del materiale informativo. strate le cose essenziali da sapere su uno spe- Per aiutarvi nella lettura, ci siamo serviti di al- cifico rischio, e una scheda in cui vengono illu- cuni simboli ed espedienti grafici. strati i comportamenti giusti da adottare nel caso in cui si verifichi una effettiva emergenza. Qualcuno potrebbe chiedersi perché per rac- LEGENDA contare ai cittadini le informazioni contenute in un pieghevole e una scheda siano neces- testo Cose essenziali da ricordare sarie 160 pagine di manuale: ci serve davve- ro sapere tutta questa roba se poi dobbiamo Consigli su cosa fare raccontarne solo una piccola parte? La risposta a questa domanda è sì. Possiamo pensare al Schede di approfondimento pieghevole e alla scheda come alla punta di un iceberg, che per sostenersi ha bisogno di una Testi contenuti nel pieghevole parte sommersa molto ma molto più grande: questo manuale. Proprio come un iceberg, la Link per saperne di più conoscenza, per emergere, ha bisogno di una parte sommersa assai maggiore. Conoscere Glossario bene gli argomenti illustrati in queste pagine 4 PARTE PRIMA
CONTATTI MATERIALI E APPROFONDIMENTI: DOVE TROVARLI Sono state attivate diverse email relative alla Dal sito www.iononrischio.it si accede a un’a- campagna: rea riservata. Per ognuna delle piazze che iononrischio@protezionecivile.it: per comuni- partecipano alla campagna sono state create cazioni relative alla campagna. delle credenziali di accesso, che saranno co- multimedia@iononrischio.it: per inviare foto e municate al responsabile di piazza. video sulla campagna. Nell’area riservata sono disponibili: Le foto devono essere in formato .jpg, 1.000 × • i materiali formativi (manuale, video e pre- 600 px, risoluzione a 72 DPI. sentazioni delle lezioni, approfondimenti I video devono essere della durata massima di sulla costruzione del totem per la campa- 5 minuti, con un peso massimo di 200 MB. gna Io non rischio – terremoto) Per inviare i video il responsabile di piazza do- • il pieghevole, la scheda e la locandina (que- vrà utilizzare questa piattaforma di condivisio- sti materiali sono scaricabili anche nell’area ne: www.wetransfer.com. Indicate come indiriz- pubblica dello stesso sito) zo di destinazione multimedia@iononrischio.it. • alcuni esempi di domande frequenti Per ogni piazza saranno creati indirizzi mail • un form di contatto per richieste di chiari- specifici che ogni referente di piazza dovrà menti ai docenti. utilizzare e monitorare. L’indirizzo sarà costitu- ito dal nome della piazza e da @iononrischio. it. Per accedere alla propria casella di posta basta inserire le proprie credenziali nel form di accesso http://webmail.aruba.it//index.html?_v _=v4r1b17.20120629_1045. Le credenziali sono costituite dall’indiriz- zo completo e dalla password che per tutti è: password. Vi consigliamo di modificare la password al primo accesso dalla sezio- ne Opzioni>Password nella colonna di sini- stra. Vi ricordiamo che i contatti email sa- ranno pubblicati sul sito www.iononrischio. it e che i cittadini potranno utilizzare questi contatti di posta elettronica per avere infor- mazioni sulle iniziative che si svolgono nel- le singole piazze. Invitiamo, quindi, i refe- renti di piazza a monitorare costantemente le caselle di posta. 5 PARTE PRIMA
SERVIZIO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE La protezione civile è l’insieme delle at- ATTIVITÀ DEL SERVIZIO NAZIONALE tività messe in campo per tutelare l’inte- Il soccorso alla popolazione in emergenza è grità della vita, i beni, gli insediamenti l’attività che identifica la funzione principale e l’ambiente dai danni o dal pericolo di della protezione civile, anche se negli anni le danni che derivano dalle calamità: previ- competenze del Sistema si sono estese allo sione e prevenzione dei rischi, soccorso sviluppo della conoscenza dei rischi e alle delle popolazioni colpite, contrasto e su- azioni per evitare o ridurre al minimo i danni peramento dell’emergenza e mitigazione delle calamità. del rischio. La legge n. 225 del 1992 – che istituisce La protezione civile non è un compito as- il Servizio Nazionale – definisce le attività segnato a una singola amministrazione, di protezione civile: previsione e preven- ma è una funzione attribuita a un sistema zione dei rischi, soccorso alle popolazioni complesso: il Servizio Nazionale della Pro- colpite, contrasto e superamento dell’e- tezione Civile. mergenza, e mitigazione del rischio. COMPONENTI E STRUTTURE OPERATIVE IN ORDINARIO Istituito con la legge n. 225 del 1992, il Servi- Le componenti e strutture operative del Ser- zio Nazionale ha come sue componenti le am- vizio Nazionale sono impegnate, per i diversi ministrazioni centrali dello Stato, le Regioni e ambiti di competenza e responsabilità, in at- le Province Autonome, le Province, i Comuni tività di previsione e nella programmazione di e le Comunità montane. Sono componenti an- azioni di prevenzione e mitigazione del rischio. che tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, in at- In questo processo è centrale il coinvolgimen- tività di protezione civile: enti pubblici, istituti to della comunità tecnico-scientifica, attraver- e gruppi di ricerca scientifica, istituzioni e or- so la rete dei Centri funzionali – che realizzano ganizzazioni anche private, cittadini e gruppi quotidianamente, a livello centrale e regionale, associati di volontariato civile, ordini e collegi attività di previsione, monitoraggio, sorveglian- professionali. za e allertamento – e dei Centri di competen- Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le For- za, strutture che svolgono ricerca o forniscono ze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Fore- servizi di natura tecnico-scientifica per finalità stale dello Stato, la Comunità scientifica, la di protezione civile. Comuni, Province e Pre- Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio fetture si dedicano inoltre all’aggiornamento Sanitario Nazionale, le organizzazioni di vo- dei piani di emergenza, strumenti indispensa- lontariato, il Corpo Nazionale del Soccorso Al- bili di prevenzione, sulla base delle linee gui- pino e Speleologico costituiscono le strutture da e agli indirizzi regionali e nazionali. Anche operative. il singolo cittadino, in quanto componente del 6 PARTE PRIMA
Servizio Nazionale, ha un ruolo di primo piano vizio Nazionale affida al Dipartimento della nelle attività di prevenzione dei rischi. Obietti- Protezione Civile della Presidenza del Consi- vo delle attività ordinarie di diffusione della co- glio dei Ministri un ruolo di indirizzo e coor- noscenza di protezione civile e di sensibilizza- dinamento. Dal 1998 inizia un percorso verso zione della popolazione è proprio formare un il decentramento dallo Stato ai Governi regio- cittadino più consapevole e preparato. nali e alle Autonomie locali, che coinvolge an- che l’organizzazione del Servizio Nazionale. Il IN EMERGENZA decreto legislativo n. 112, meglio conosciuto Quando un evento colpisce un territorio, il come “Decreto Bassanini”, trasferisce alcu- Sindaco – unica Autorità di protezione civile ne competenze in materia di protezione civile nell’ambito del Servizio Nazionale – ha il com- dallo Stato centrale al territorio. Il Dipartimento pito di assicurare i primi soccorsi alla popola- mantiene funzioni di indirizzo e coordinamen- zione, coordinando le strutture operative locali to, ma il coordinamento operativo in emergen- sulla base del piani comunali di emergenza za è riservato agli eventi di tipo c, per i quali (evento di tipo “a”). Se i mezzi e le risorse a viene dichiarato lo stato di emergenza sentito disposizione del Comune non sono sufficien- il Presidente della Regione interessata. ti a fronteggiare l’emergenza, intervengono la Nel 2001, con la Legge Costituzionale n. 3 Provincia, la Prefettura - Ufficio territoriale del che modifica il titolo V della Costituzione si Governo, e la Regione, che attivano le risorse rafforza e si impone definitivamente nel nostro disponibili sui territori di propria competenza ordinamento il principio di sussidiarietà, già (evento di tipo “b”). affermato con la legge Bassanini. Nelle situazioni più gravi, su richiesta del Il decentramento amministrativo trova la Governo regionale, subentra il livello na- sua completa realizzazione: la protezione zionale, con la dichiarazione dello stato civile diventa materia di legislazione con- di emergenza (evento di tipo “c”): il co- corrente e quindi, nell’ambito di principi ordinamento degli interventi viene assun- generali stabiliti da leggi dello Stato, di to direttamente dal Presidente del Con- competenza regionale. siglio dei Ministri, che opera attraverso il Dipartimento della Protezione Civile. È in LA RIFORMA DEL SERVIZIO NAZIONALE DELLA questi casi che il Servizio Nazionale vie- PROTEZIONE CIVILE ne impegnato in tutte le sue componenti e A vent’anni dalla sua nascita, il Servizio Nazio- strutture operative. nale della Protezione Civile viene riformato. Il de- creto legge n. 59 del 15 maggio 2012 convertito LEGISLAZIONE E DECENTRAMENTO nella legge n. 100 del 12 luglio 2012 modifica Nel 1992 la legge n. 225 che istituisce il Ser- e integra la legge n. 225 del 1992, istitutiva del 7 PARTE PRIMA
Servizio. Le attività della Protezione Civile vengo- Presidente del Consiglio dei Ministri o, per no ricondotte al nucleo originario di competenze sua delega, di un Ministro con portafoglio o definito dalla legge n. 225/1992, dirette princi- del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del palmente a fronteggiare le calamità e a rende- Consiglio dei Ministri Segretario del Consiglio. re più incisivi gli interventi nella gestione delle La richiesta può giungere anche dal Presiden- emergenze. Viene ribadito il ruolo di indirizzo e te della Regione interessata, di cui comunque coordinamento del Dipartimento della Protezio- va acquisita l’intesa. ne Civile delle attività delle diverse componenti e strutture operative del Servizio Nazionale. Lo stato di emergenza può essere dichia- rato anche “nell’imminenza” e non solo La legge 100/2012 va a toccare – tra gli altri “al verificarsi” dell’evento calamitoso. – alcuni temi chiave per tutto il sistema: la La durata può estendersi fino a 180 gior- classificazione degli eventi calamitosi, le atti- ni ed essere prorogato fino a ulteriori 180 vità di protezione civile, la dichiarazione dello giorni. stato di emergenza e il potere d’ordinanza. L’amministrazione competente in via ordinaria In questo senso, la legge ridefinisce la prima allo scadere dello stato dell’emergenza viene fase dell’emergenza, ponendo l’accento sul individuata non più nella deliberazione dello “fattore tempo”. Viene specificato che i mezzi stato di emergenza del Consiglio dei Ministri, e i poteri straordinari per fronteggiare le cala- ma nell’ordinanza di subentro che viene ema- mità (eventi di tipo “c”) vanno utilizzati per in- nata allo scadere dello stato di emergenza. terventi temporali limitati e predefiniti. Risorse per i primi interventi: la delibera Un anno dopo, la legge n. 119 del 15 ot- con cui è dichiarato lo stato di emergenza tobre 2013 modifica nuovamente la legge individua le risorse finanziarie da destinare 225/1992 intervenendo sulla durata dello agli interventi per l’emergenza – in partico- stato di emergenza, sugli ambiti di inter- lare quelle destinate alle attività di soccorso vento delle ordinanze di protezione civile e di assistenza alla popolazione – nell’atte- e sulla definizione delle risorse necessarie sa della ricognizione dei fabbisogni effetti- a far fronte alle emergenze. vi e indispensabili che farà il Commissario delegato. La delibera autorizza la spesa COS’È CAMBIATO? nell’ambito dello specifico stanziamento del “Fondo per le emergenze nazionali”. Se le Dichiarazione e durata dello stato di emer- risorse non sono sufficienti possono essere genza: lo stato di emergenza viene delibera- integrate con un’ulteriore delibera del Con- to dal Consiglio dei Ministri, su proposta del siglio dei Ministri. 8 PARTE PRIMA
Ordinanze di protezione civile Attività di protezione civile: accanto alle at- tività di “previsione e prevenzione dei rischi” Sono di norma emanate dal Capo Dipar- e di “soccorso delle popolazioni” viene me- timento della Protezione Civile e non più glio specificato il concetto di “superamento dal Presidente del Consiglio dei Ministri. dell’emergenza”, cui si associa ogni altra at- tività necessaria e indifferibile diretta al “con- Le ordinanze emanate entro trenta giorni dal- trasto dell’emergenza” e alla “mitigazione del la dichiarazione dello stato di emergenza sono rischio” connessa con gli eventi calamitosi. immediatamente efficaci, mentre quelle suc- Le attività di prevenzione vengono esplicita- cessive richiedono il concerto del Ministero te e per la prima volta si parla chiaramente dell’Economia e delle Finanze. Le attività che di allertamento, pianificazione d’emergen- possono essere disposte tramite ordinanze, za, formazione, diffusione della conoscen- entro i limiti delle risorse disponibili, sono: za di protezione civile, informazione alla a) servizi di soccorso e di assistenza alla po- popolazione, applicazione della normati- polazione interessata dall’evento; va tecnica e di esercitazioni. Il sistema di b) ripristino della funzionalità dei servizi pub- allerta nazionale per il rischio meteo-idro- blici e delle infrastrutture di reti strategiche; geologico e idraulico viene inquadrato in c) interventi, anche strutturali, per la riduzio- maniera organica, riprendendo così i vari ne del rischio residuo strettamente connesso provvedimenti che negli anni hanno disci- all’evento, con priorità a quelli finalizzati alla plinato le attività di allertamento ai fini di tutela della pubblica e privata incolumità; protezione civile. d) ricognizione dei fabbisogni per il ripristino del- le strutture e delle infrastrutture pubbliche e pri- Piani di emergenza: la legge 100/2012 riba- vate danneggiate, e dei danni subiti dalle attività disce poi il ruolo del Sindaco come autorità economiche e produttive, dai beni culturali e dal comunale di protezione civile, precisandone patrimonio edilizio, da realizzare sulla base di pro- i compiti nelle attività di soccorso e assisten- cedure definite con la stessa o un’altra ordinanza; za alla popolazione. Una novità importante e) attuazione delle prime misure per far fronte riguarda i piani comunali di emergenza, che alle esigenze urgenti definite dalla lettera d), se- devono essere redatti entro 90 giorni dall’en- condo le direttive dettate con delibera del Con- trata in vigore della legge, e periodicamente siglio dei Ministri, sentita la Regione interessata. aggiornati. 9 PARTE PRIMA
PER SAPERNE DI PIÙ • La protezione civile nella storia http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/storia.wp • Le componenti http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/componenti.wp • Le strutture operative http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/strutture_operative.wp • Gli organi centrali http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/organi_centrali.wp • Le attività http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/attivita.wp • La legge 225/1992 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG1602 • La legge 100/2012 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG34883 10 PARTE PRIMA
VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE Il volontariato rappresenta una delle compo- za sanitaria, l’antincendio boschivo, le teleco- nenti più vitali del Sistema italiano di protezio- municazioni, l’allestimento dei campi d’acco- ne civile. Una risorsa straordinaria in termini glienza, la tutela dei beni culturali. di competenze e capacità operativa che conta Essere preparati a svolgere i diversi compiti in oltre 4mila organizzazioni in tutto il Paese. situazioni di rischio è importante. Per questo Il volontariato di protezione civile è costituito motivo, per diventare volontario di protezione da uomini e donne che hanno deciso di met- civile, è necessario rivolgersi a una organiz- tere a disposizione gratuitamente tempo ed zazione riconosciuta e seguire un percorso di energie per proteggere la vita e l’ambiente. formazione. Il Dipartimento della Protezione Per rendere più efficace la loro azione, i vo- Civile e le Regioni promuovono esercitazioni lontari di protezione civile sono associati in periodiche per migliorare la capacità di colla- organizzazioni, grazie alle quali condividono borazione tra il volontariato e le altre strutture risorse, conoscenze ed esperienze. operative del Sistema. Le organizzazioni di volontariato di protezione ci- vile sono diverse per dimensioni, storia, approcci UNA REALTÀ MULTIFORME e specializzazioni. Affiancano le autorità di pro- Organizzazioni nazionali, associazioni locali, tezione civile in un’ampia gamma di attività, in- gruppi comunali. Il volontariato di protezio- tegrandosi con le altre componenti del sistema ne civile è un mondo caratterizzato da una di protezione civile. Le organizzazioni che fanno molteplicità di forme associative ben radicate parte del sistema sono iscritte in appositi registri. sul territorio. Le grandi organizzazioni nazio- nali si caratterizzano per la presenza di una COSA FA struttura di coordinamento centrale e una Il volontariato di protezione civile opera quoti- rete di sezioni distribuite su tutto il territorio dianamente nell’ambito della previsione e del- nazionale. Il loro interlocutore principale è la prevenzione dei rischi. In caso di calamità, rappresentato dal Dipartimento della Prote- interviene per prestare soccorso e assistenza zione Civile. alle popolazioni. Le associazioni locali e i gruppi comunali, di piccole e medie dimensioni, sono espres- Il contributo di professionalità e competen- sione di uno specifico ambito territoriale. I ze diverse è indispensabile soprattutto nel- gruppi comunali, in particolare, nascono con le grandi emergenze. Il mondo del volonta- la partecipazione o sotto la spinta dell’ammi- riato di protezione civile presenta una vasta nistrazione comunale, che ne disciplina con tipologia di specializzazioni e abbraccia propria delibera la costituzione, l’organizza- molti campi. zione e la regolamentazione. Gli interlocutori principali di queste realtà associative sono i Per citarne solo alcuni: il soccorso e l’assisten- sistemi regionali di protezione civile. 11 PARTE PRIMA
IL SOSTEGNO DELLE ISTITUZIONI DI VOLONTARIATO ALL’ATTIVITÀ DI PROTEZIONE Le istituzioni valorizzano il volontariato come CIVILE (DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSI- espressione della cittadinanza attiva. Garan- GLIO DEI MINISTRI DEL 9 NOVEMBRE 2012) tendone l’autonomia e promuovendone lo La Direttiva porta a compimento un percorso sviluppo. di approfondimento e aggiornamento delle Le organizzazioni di volontariato iscritte nei re- disposizioni del Decreto n.194/2001 del Pre- gistri possono beneficiare di agevolazioni ed sidente della Repubblica: il regolamento che esenzioni fiscali, accedere a contributi e stipu- tutela la partecipazione delle organizzazioni di lare convenzioni con enti pubblici. volontariato a tutte le attività di protezione civi- In particolare, il Dipartimento della Protezio- le e ne disciplina ogni aspetto. ne Civile e le Regioni promuovono il volon- tariato organizzato di protezione civile so- A oltre dieci anni dal regolamento e a stenendo progetti finalizzati a migliorare le conclusione degli Stati Generali dell’apri- capacità operative dei volontari, accrescere le del 2012, gli Indirizzi operativi mirano la sinergia tra il volontariato e le altre com- a consolidare i risultati già raggiunti e a ponenti del sistema e formare i cittadini alla sostenere ulteriormente l’azione del volon- cultura di protezione civile. tariato di protezione civile nell’ambito del Servizio Nazionale, adeguando procedure IL VOLONTARIATO NEL SISTEMA DI PROTEZIONE e strumenti al mutato quadro organizzati- CIVILE vo della Protezione Civile, nel rispetto dei In Italia la protezione civile è una funzione principi del Dpr 194/2001. attribuita a un sistema complesso, il Servizio Nazionale, che opera nel rispetto del principio Ecco le principali novità introdotte. di sussidiarietà. Questo sistema è coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, dalle 1. L’elenco nazionale: le organizzazioni che Regioni e dagli Enti locali. intendono partecipare alle attività di previsio- Al volontariato la legge attribuisce il ruolo di ne, prevenzione e intervento in vista o in caso “struttura operativa”, insieme ai Vigili del Fuo- di eventi calamitosi e svolgere attività formati- co, le Forze Armate e di Polizia, il Corpo Fo- ve e addestrative nello stesso ambito devono restale dello Stato, la comunità scientifica, la essere iscritte nell’elenco nazionale delle orga- Croce Rossa Italiana, il Servizio Sanitario Na- nizzazioni di volontariato di protezione civile. zionale e il Corpo Nazionale del Soccorso Alpi- no e Speleologico. Tra le principali novità, il fatto che i requi- siti di idoneità tecnico-operativa necessari INDIRIZZI OPERATIVI PER ASSICURARE L’UNITA- per far parte dell’elenco dovranno essere RIA PARTECIPAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI periodicamente verificati. 12 PARTE PRIMA
L’elenco nazionale è costituito dalla somma di: Tra le più rilevanti novità, per le articolazioni • Elenchi/albi/registri regionali, denominati locali delle organizzazioni di rilievo nazionale “elenchi territoriali” è prevista l’esigenza di individuare, al proprio • “Elenco centrale” istituito presso il Diparti- interno, “aliquote” che le sezioni locali devono mento della Protezione Civile indicare al momento dell’iscrizione all’elenco Tutte le organizzazioni iscritte negli elenchi territoriale, specificando volontari, risorse e territoriali e nell’elenco centrale possono es- attrezzature che restano dedicate all’organiz- sere attivate e chiamate a operare in caso di zazione nazionale di appartenenza, nell’ambi- eventi di rilievo nazionale. to della rispettiva colonna mobile nazionale, e quelle che, invece, sono riservate all’operati- 2. Gli elenchi territoriali: vità sul territorio, per esigenze di natura loca- le. Le modalità per richiedere l’iscrizione negli per intervenire e operare per attività ed elenchi territoriali sono disciplinate dalle legi- eventi di rilievo regionale/locale le orga- slazioni regionali che determinano i requisiti di nizzazioni devono essere iscritte nell’elen- idoneità tecnico-operativa. I requisiti devono co territoriale del volontariato della propria però soddisfare i quattro criteri generali indivi- Regione o Provincia autonoma. duati dalla direttiva. L’elenco territoriale è istituito separatamen- 3. L’elenco centrale: te dal registro previsto dalla legge 266/1991 (legge-quadro sul volontariato) e le organizza- questa sezione dell’elenco nazionale ac- zioni che ne hanno i requisiti possono iscriver- coglie le organizzazioni che per caratte- si a entrambi. Negli elenchi territoriali possono ristiche operative e diffusione, assumono iscriversi: particolare rilevanza mediante un diretto • organizzazioni di volontariato costituite ai raccordo con il Dipartimento della Prote- sensi della legge 266/1991 con carattere zione Civile che assume rilevanza in caso locale di eventi di rilievo nazionale. • organizzazioni di altra natura, ma con carat- tere prevalentemente volontario Possono richiedere l’iscrizione nell’elenco • articolazioni locali delle organizzazioni ri- centrale: chiamate nei punti precedenti, con diffusio- • le strutture nazionali di coordinamento di ne nazionale organizzazioni costituite ai sensi della legge • gruppi comunali e intercomunali n.266/1991 diffuse in più Regioni • coordinamenti territoriali che raccolgono • le strutture nazionali di coordinamento delle più gruppi od organizzazioni delle tipologie organizzazioni di altra natura a componente precedentemente indicate. prevalentemente volontaria 13 PARTE PRIMA
• organizzazioni prive di articolazione re- mento e le Regioni metteranno a punto mo- gionale, ma in grado di svolgere funzioni dalità di gestione informatizzata degli elenchi. specifiche ritenute dal Dipartimento della Protezione Civile di particolare rilevanza e 5. Benefici normativi per i volontari di prote- interesse a livello nazionale zione civile: • le strutture nazionali di coordinamento dei gruppi comunali e intercomunali per l’applicazione dei benefici previsti da- La direttiva precisa i requisiti strutturali e le gli articoli 9 (rimborsi ai datori di lavoro caratteristiche di capacità tecnico-operativa di dei volontari) e 10 (rimborsi delle spese rilievo nazionale che le organizzazioni devono vive sostenute in attività operative dal- possedere per richiedere l’iscrizione nell’elen- le organizzazioni di volontariato) del Dpr co centrale. Tra questi è indicata espressa- 194/2001 è necessario che l’intervento mente la rilevanza operativa nazionale, che va delle organizzazioni di volontariato sia for- argomentata con riferimento a specifici para- malmente “attivato”. metri, non necessariamente connessi alle at- tività finalizzate agli interventi di emergenza. L’attivazione delle organizzazioni deve con- L’iscrizione nell’elenco centrale di un’organiz- tenere alcuni elementi di base che vengono zazione diffusa in più Regioni può comportare elencati: evento di riferimento, decorrenza, ter- il riconoscimento anche delle sezioni locali e mine delle attività/cessata emergenza, modo di articolazioni territoriali operative per attività di accreditamento dei volontari e rilascio attestati rilievo nazionale. e l’eventuale autorizzazione all’applicazione Il Dipartimento della Protezione Civile e le Re- dei benefici normativi utilizzando la modulisti- gioni definiscono con le organizzazioni, per ca ufficiale disponibile sui siti web di Diparti- quanto di rispettiva competenza, accordi e mento e Regioni. protocolli operativi per assicurare la possibile contestuale operatività, in contesi di emergen- 6. Attività formative e addestrative: per l’appli- ze nazionali, di sezioni o articolazioni locali sia cazione dei benefici di legge, le attività formative nell’ambito della rispettiva colonna mobile re- e addestrative devono essere autorizzate dal Di- gionale o provinciale, sia nell’ambito della co- partimento, anche se organizzate su scala locale. lonna mobile nazionale dell’organizzazione di Le organizzazioni iscritte nell’elenco centrale appartenenza. presentano direttamente istanza al Dipartimento. Le sezioni territoriali/locali di organizzazioni iscrit- 4. Gestione informatizzata dell’elenco nazio- te nell’elenco centrale presentano la richiesta di nale: per consentire l’aggiornamento in tempo autorizzazione al Dipartimento attraverso le strut- reale dell’elenco nazionale delle organizzazio- ture nazionali (informando anche le strutture di ni e la sua pubblica consultazione il Diparti- protezione civile della Regione di appartenenza). 14 PARTE PRIMA
Le organizzazioni iscritte negli elenchi territoria- 8. Casi particolari. Specifiche tipologie di li devono presentare domanda esclusivamente eventi di rilievo regionale o locale. per il tramite della Regione di appartenenza. I casi analizzati riguardano: • eventi diversi dalle emergenze, che per il 7. Attività e interventi in vista/in caso di emer- loro impatto possono mettere a rischio l’in- genze/altri eventi: per eventi di tipo “c”, ossia columità della popolazione, seppure in am- di carattere nazionale, o per attività e interven- bito territoriale limitato. In casi di questo ti di rilievo internazionale l’attivazione delle or- tipo l’applicazione di benefici normativi è ganizzazioni e l’autorizzazione all’applicazione subordinata all’attivazione del piano comu- dei benefici è disposta dal Dipartimento della nale e all’istituzione temporanea del Coc Protezione Civile (con oneri a suo carico). Per • ricerca di persone disperse al di fuori del eventi di tipo “a” e “b”, l’attivazione delle orga- contesto previsto dalla legge 225/1992 e nizzazioni e l’autorizzazione all’applicazione dei in ambiente diverso da quello montano o benefici è a cura delle strutture di protezione impervio. civile delle Regioni (con oneri a loro carico). Per le ricerche in ambiente urbano la richiesta Secondo il Dpr 194/2001 l’autorizzazione di concorso dei sistemi locali di protezione ci- all’applicazione dei benefici normativi è com- vile può riguardare il volontariato: petenza dello Stato o della Regione, non dei • se la richiesta è avanzata dall’autorità com- Comuni o di altre istituzioni territoriali. In base petente che ha anche il coordinamento del- alla legge 225/1992, però, i Comuni hanno le attività titolo ad attivare le organizzazioni (ma non a • se la richiesta è rivolta alla struttura di pro- disporre dei benefici normativi). Per chiarire tezione civile territorialmente competente questo punto la direttiva precisa che la richie- • se la struttura locale o regionale si assume sta dei benefici normativi deve essere rivolta in l’onere di individuare e attivare le organiz- via preventiva alla Regione competente, così zazioni utili per l’intervento richiesto, in rac- da consentire la quantificazione degli oneri. cordo con l’autorità richiedente. 15 PARTE PRIMA
PER SAPERNE DI PIÙ Servizio Nazionale • L 225/1992 - Istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile e individua il volontariato come struttura operativa del Servizio, indicandone gli ambiti di attività. http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG1602 • DPR 194/2001 - Disciplina la partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile, dall’iscrizione ai registri ai benefici previsti per i volontari iscritti. http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG20554 • D 13/04/2011 - Contiene disposizioni in attuazione del Dlgs 81/2011 a tutela della salute e della sicurezza dei volontari di protezione civile. http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG26529 • Direttiva del 9 novembre 2012 – Punta ad assicurare unitaria partecipazione delle organizza- zioni di volontariato all’attività di protezione civile e porta a compimento il percorso di appro- fondimento e aggiornamento delle disposizioni del Dpr n.194/2001 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG37466 Volontariato • L 266/1991 - Definisce il volontariato come attività personale, spontanea e gratuita e ne disci- plina le forme associative http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?facetNode_1=f1_5&prevPage=provve dimenti&catcode=&contentId=LEG21151 • Il ruolo del volontariato nel Servizio nazionale http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/il_ruolo_del_volontariato.wp • Il percorso della sicurezza per i volontari di protezione civile http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier.wp?contentId=DOS30059 • La Consulta nazionale del volontariato http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier.wp?contentId=DOS22573 • Stati generali del volontariato http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/stati_generali.wp 16 PARTE PRIMA
PIANI DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE La pianificazione di emergenza consiste • quali sono le responsabilità ai diversi li- nell’insieme delle procedure operative di inter- velli di coordinamento per la gestione vento per fronteggiare una qualsiasi calamità dell’emergenza? attesa in un determinato territorio. • come avviene lo scambio di informazioni Pianificare significa prepararsi durante il pe- tra i vari soggetti coinvolti nella gestione riodo ordinario a fronteggiare l’emergenza sin dell’emergenza? dalle prime fasi, in modo da ottimizzare la • come viene garantita l’informazione alla gestione delle risorse disponibili e garantire popolazione? una prima risposta operativa, soprattutto per il Il Piano di emergenza è dunque uno stru- soccorso e l’assistenza alla popolazione. mento di lavoro basato su una situazione I Piani richiedono un continuo aggiornamento verosimile, ipotizzata sulla base delle cono- e devono tener conto dell’evoluzione dell’as- scenze dello stato di rischio del territorio. setto territoriale e dell’eventuale incremento Il Piano è quindi utile a dimensionare pre- della conoscenza scientifica dei relativi rischi. ventivamente la risposta operativa neces- Il Piano di emergenza deve rispondere alle saria al superamento della calamità, con domande: particolare attenzione alla salvaguardia del- • quali eventi calamitosi possono interessare la vita umana. il territorio? Ogni Comune deve dotarsi di un proprio pia- • qual è il danno presunto causato dall’even- no di emergenza che consenta al Sindaco, to calamitoso? quale autorità di protezione civile, di garan- • quale organizzazione operativa è necessa- tire una prima risposta operativa e favorire, ria per ridurre al minimo gli effetti dell’e- al contempo qualora necessario, l’intervento vento con particolare attenzione alla salva- delle altre risorse provenienti dall’intero Si- guardia della vita umana? stema di protezione civile. 17 PARTE PRIMA
PER SAPERNE DI PIÙ • Piano di emergenza http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/piano_emergenza.wp • Mappa dei piani di emergenza comunali http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/piani_di_emergenza_comuna.wp • Esercitazioni di protezione civile http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/esercitazioni.wp 18 PARTE PRIMA
PARTE SECONDA
COMUNICARE IN PIAZZA a cura di Valeria Bernabei, Francesca Dottarelli, Mariacristina Giovannini, Elena Lombardo, Marianna Schiavon, Veronica Tretter COME NASCE scono e a loro volta sono conosciuti dalle isti- tuzioni locali e dai cittadini. Chi meglio di loro Io non rischio è una campagna di comuni- per fare informazione sui rischi che su quel cazione nazionale sulle buone pratiche di territorio insistono? protezione civile. Ma ancora prima di que- Da questi presupposti è nata l’idea originaria sto, Io non rischio è un proposito, un’esor- di Io non rischio. tazione che va presa alla lettera. L’Italia è un paese esposto a molti rischi Formare i volontari di protezione civi- naturali, e questo è un fatto. Ma è altret- le sulla conoscenza e la comunicazione tanto vero che l’esposizione individuale del rischio per poi farli andare in piazza, a questi rischi può essere sensibilmente nella loro città, a incontrare i cittadini e ridotta attraverso la conoscenza del pro- informarli. blema, la consapevolezza delle possibili conseguenze e l’adozione di alcuni sem- Un’idea concepita e proposta dall’Associazio- plici accorgimenti. E attraverso conoscen- ne nazionale pubbliche assistenze e subito za, consapevolezza e buone pratiche poter sposata dal Dipartimento della Protezione Ci- dire, appunto: “Io non rischio”. vile, dall’Istituto nazionale di geofisica e vulca- nologia e dalla Rete dei laboratori universitari Il sistema più efficace per difendersi da un di ingegneria sismica, e poi progressivamente rischio è conoscerlo. Questo tipo di cono- allargata ad altre associazioni di protezione ci- scenza, per essere realmente utile, di solito vile. Perché se è vero che le idee camminano comporta un livello di approfondimento che con le gambe delle persone, per un’idea come difficilmente può essere comunicato con un questa di gambe ce ne vogliono davvero tante. semplice spot radiofonico o televisivo. L’ideale, per un cittadino, sarebbe poter par- COME SI SVOLGE lare con qualcuno capace di raccontargli tutto Ogni processo di comunicazione, informazio- quello che occorre sapere sul terremoto, sul ne o educazione è necessariamente un pro- maremoto o su qualsiasi altro rischio, magari cesso a cascata. incontrandolo direttamente nella sua città, in Tutti noi, a scuola come sul lavoro, siamo sta- piazza, un sabato o una domenica mattina. Ed ti formati da persone che, a loro volta, sono è qui che si è accesa la lampadina: i volontari state formate da altre persone. Quindi ci è di protezione civile! sembrato del tutto naturale utilizzare questo Le associazioni di volontariato di protezione processo anche nella formazione dei volon- civile sono presenti in tutta Italia. I volontari vi- tari e, di conseguenza, nella comunicazione vono e operano sul proprio territorio, lo cono- finale con i cittadini. 20 PARTE SECONDA
Ogni associazione locale individua i quin- L’EDIZIONE 2014 dici volontari che incontreranno i cittadini L’edizione 2014 di Io non rischio riguarda in piazza nei giorni della campagna. Tra tre rischi: terremoto, maremoto e alluvione. questi, l’associazione ne sceglie tre che Io non rischio Terremoto, giunta al quarto parteciperanno alle giornate di formazio- anno, si svolge il 14 e 15 giugno 2014 nelle ne organizzate dai promotori dell’iniziativa piazze di circa 230 comuni italiani a rischio sui temi del rischio e della comunicazio- sismico in tutta Italia. ne. A quel punto i tre volontari, formati di- La campagna è promossa e realizzata da: rettamente da tecnici, scienziati e profes- Dipartimento della Protezione Civile, Anpas sionisti della comunicazione del rischio, - Associazione Nazionale delle Pubbliche As- hanno il compito di trasmettere le cono- sistenze, Ingv - Istituto Nazionale di Geofisica scenze acquisite agli altri dodici colleghi, e Vulcanologia e ReLUIS - Consorzio della diventando a tutti gli effetti dei volontari Rete dei Laboratori Universitari di Ingegne- formatori. ria Sismica. Oltre all’Anpas, sono coinvolte nell’iniziativa sezioni locali di organizzazioni Alla fine del processo, per essere sicuri che tra di volontariato di protezione civile e associa- tutti ci sia omogeneità nel livello di conoscenze, zioni regionali. vengono organizzate delle giornate di refresh: Nello stesso weekend si svolge la campa- una specie di ripasso in cui ogni partecipante gna Io non rischio Maremoto, in più di ven- è chiamato a esercitarsi anche attraverso delle ti comuni italiani a rischio tsunami. simulazioni pratiche. Dopodiché, tutti i volontari L’iniziativa, giunta al secondo anno, è pro- sono formati e pronti a incontrare i cittadini. mossa dagli stessi partner della campagna Diciamo incontrare, e non informare, per por- sul rischio simico, in collaborazione con re l’accento sulla filosofia su cui si fonda la Ispra - Istituto superiore per la Protezio- campagna. ne e la Ricerca Ambientale e Ogs - Istitu- to Nazionale di Oceanografia e di Geofisica I volontari non fanno volantinaggio. Non Sperimentale. si limitano a lasciare il materiale informa- Nel mese di ottobre, invece, si svolge in via tivo alle persone, ma si fermano a parlare sperimentale la campagna Io non rischio con loro, illustrano il problema, in qualche Alluvione. modo lo raccontano e rimangono a disposi- zione per eventuali domande e chiarimenti. COSA COMUNICARE IN PIAZZA Nei weekend dedicati alle campagne vengono Anche dopo le giornate della campagna, visto allestiti degli stand informativi nelle piazze dei che, come abbiamo detto, i volontari operano comuni interessati. I volontari distribuiscono i e vivono sul territorio in cui comunicano. materiali informativi e rispondono alle doman- 21 PARTE SECONDA
de dei cittadini sulle possibili azioni da fare per • Pieghevole: cosa sapere e cosa fare ridurre il rischio. Solo per la campagna Io non prima, prevenzione. Spiega in termini rischio – Terremoto, al centro dell’allestimen- semplici cosa deve sapere il cittadino to della piazza c’è un totem: un’installazione per imparare a prevenire e ridurre i dan- composta da scatoloni sovrapposti, colorati e ni dei terremoti e cosa può fare nella illustrati, che contiene giochi e interazioni sul propria casa, con il consiglio di un tec- rischio sismico, per facilitare la comunicazio- nico, oppure da solo, fin da subito. ne tra volontari e cittadini. I contenuti di questo manuale servono per ca- • Scheda: cosa fare durante e dopo, norme pire meglio e approfondire i concetti chiave di comportamento. Contiene informazio- contenuti nei materiali informativi della cam- ni utili a tutta la famiglia sui comporta- pagna. Tutte le informazioni da comunicare in menti da adottare durante il terremoto e piazza, infatti, sono presenti nel pieghevole e subito dopo. La scheda può essere con- nella scheda. servata e anche appesa. 22 PARTE SECONDA
IL LINGUAGGIO DI SCHEDA E PIEGHEVOLE. OBIETTIVO: FARSI CAPIRE! I testi dei materiali informativi della campagna evitato il burocratese “norme” (vigenti) di informazione Io non rischio sono stati scritti • Abbiamo usato parole comuni ed evitato le rispettando alcune regole della semplificazione espressioni di tono inutilmente elevato del linguaggio. Scrivere con chiarezza, semplicità “evento sismico”: “terremoto” e precisione, con parole concrete e di uso comune • Abbiamo usato parole concrete e dirette per aiutare favorisce la comprensione del messaggio da parte il lettore a visualizzare il concetto di chi leggerà. Di seguito, trovi le regole principali “la pianificazione comunale”: “il piano comunale” che abbiamo seguito nella redazione della scheda • Abbiamo usato preposizioni semplici, invece di e del pieghevole. Pensiamo infatti possano esserti quelle complesse d’aiuto in futuro se ti troverai a scrivere materiali “al fine di, a scopo di, con l’obiettivo di”: “per” informativi rivolti a cittadini! L’organizzazione delle informazioni La costruzione delle frasi I testi dei materiali della campagna sono lunghi e • Abbiamo utilizzato frasi semplici, lineari e brevi per questo li abbiamo suddivisi in piccoli paragrafi, “È il crollo delle case che uccide, non il terremoto” preceduti da un titoletto che ne riassume il • Abbiamo preferito i verbi ai nomi, cioè evitato le contenuto. Con questa operazione volevamo essere nominalizzazioni più precisi, chiari e sintetici possibili. Un titolo “applicare modifiche”: “modificare” come «Informazioni importanti» non serve a nulla, • Abbiamo esplicitato il soggetto ed evitato le forme perché non dà nessuna informazione sul contenuto impersonali e obbliga il cittadino a iniziare la lettura del testo. “in caso di dubbi”: “se hai qualche dubbio” Sono invece più efficaci titoli come: «Cosa fa lo • Abbiamo preferito le frasi di forma affermativa Stato per aiutarti?», «Gli effetti di un terremoto “non ignorare”: “conosci, informati” sono gli stessi ovunque?». Questi titoli individuano immediatamente l’argomento del testo e possono La scelta delle parole essere letti dando un’occhiata veloce al pieghevole. • Abbiamo preferito le parole italiane a quelle straniere, se ugualmente sostituibili La grafica “tsunami”: “maremoto” Nello scrivere i materiali informativi, abbiamo • Abbiamo limitato i termini tecnico-specialistici, fatto attenzione anche ad alcuni aspetti grafici per definendoli la prima volta che li usavamo facilitare la lettura ad esempio: lo spazio tra una riga “classificazione sismica”: “il territorio italiano è e un’altra, la scelta del carattere (leggibile e grande), classificato in zone a diversa pericolosità” i margini e la lunghezza delle righe. Abbiamo usato il • Abbiamo usato espressioni della lingua comune ed grassetto solo per evidenziare i concetti importanti. 23 PARTE SECONDA
COME STARE IN PIAZZA • la prevenzione non riguarda solo le istitu- Come volontari siete già abituati a parlare zioni, ma ciascuno di noi. con i vostri concittadini. Sicuramente il fatto Da qui, illustrate ai cittadini il loro ruolo: di organizzare la piazza nel vostro territorio vi mostrate ai cittadini il pieghevole e la sche- aiuterà a rompere il ghiaccio: la divisa che in- da cercando di sintetizzarne il contenuto. dossate è il vostro biglietto da visita e vi rende Non tentate di fornire spiegazioni scientifi- riconoscibili come interlocutori affidabili. Na- che o tecniche ma attenetevi a quanto spie- turalmente ci sono alcune regole che possono gato nei materiali informativi. Per ulteriori aiutarvi a rendere più efficaci le vostre giorna- informazioni rimandate ai siti istituzionali o te in piazza. alle istituzioni competenti. Sottolineate che: • è importante informarsi al proprio Comune COSA DIRE per sapere se esiste un piano d’emergenza Seguite le cinque “W” della comunale e cosa prevede buona comunicazione. • bisogna sempre rivolgersi a veri esperti e Who – Chi siamo: ogni approccio dovrebbe non a tecnici improvvisati iniziare con una presentazione di se stessi, • la vostra associazione di appartenenza ope- della propria associazione, della Protezione ra sul territorio e rimane a disposizione per Civile, dei promotori dell’iniziativa. Ricorda- chiarimenti, approfondimenti ecc. te che il volontariato è una componente del Se si presentano in piazza rappresentanti di Servizio Nazionale della Protezione Civile. altre associazioni interessate, mostrate un at- What/Where/When – Di cosa si tratta, dove teggiamento inclusivo, create contatti. Ricor- si svolge e quando: presentate brevemente date che la campagna Io non rischio mira a l’iniziativa Io non rischio e ricordate che non coinvolgere un numero sempre maggiore di si svolge solo nella vostra, ma in altre piazze associazioni, anche territoriali. in tutto il territorio nazionale. Se si presentano le istituzioni (che vanno as- Why – Perché: presentate le finalità di Io solutamente invitate) come Sindaco, Prefetto, non rischio: ecc. accoglietele con attenzione e premura, • è un’iniziativa di comunicazione che, sen- sempre con un atteggiamento di inclusione e za allarmismo, mira ad accrescere la cono- coinvolgimento. scenza e la consapevolezza rispetto ai di- Apertura e chiusura del discorso: in media, la versi rischi conversazione in piazza con i cittadini durerà • conoscenza e consapevolezza aumentano cinque/dieci minuti. Tenete a mente che l’a- la capacità individuale di autodifesa, contri- pertura e la chiusura del discorso sono molto buendo alla prevenzione generale importanti: 24 PARTE SECONDA
• l’apertura (cioè le frasi iniziali per “aggan- Oltre che con le parole, la comunicazione av- ciare” i cittadini nelle piazze, il totem nel viene anche attraverso: caso della campagna sul terremoto), per- • il modo di vestire ché è il momento in cui si stabilisce un pat- • la postura to di fiducia tra le persone coinvolte e si di- • l’espressione del volto chiara la propria disponibilità a parlare e ad • il contatto oculare ascoltare; • movimenti delle mani, delle braccia • la chiusura, perché ci si deve accertare che e delle gambe l’altra persona sia soddisfatta. Accertatevi • la tensione del corpo che il cittadino non abbia dubbi, indicate • la distanza spaziale dove approfondire gli argomenti di mag- • il contatto diretto giore interesse e ribadite il messaggio della • la voce (tono, ritmo, inflessione) campagna. La gestualità: è un mezzo di comunicazio- Meccanismi di ripetizione: ripetere più volte i ne visiva capace di trasmettere ciò che il concetti chiave può risultare utile per chiarire linguaggio verbale non sa comunicare. Ne i temi che stiamo trattando o le finalità della consegue che la forma di comunicazione più campagna. Nell’interazione faccia a faccia è efficace è quella in cui alle parole si accom- meglio non dare per scontato nulla, per evita- pagnano i gesti. re fraintendimenti. Per interpretare il messaggio non verbale dob- biamo sempre considerare tutti i gesti nel loro COME DIRLO insieme: i gesti presi singolarmente non signi- Le parole che pronunciamo sono importanti, ficano niente, ma se si presentano tutti insie- ma il comportamento non verbale condiziona me nel corso di una interazione, allora ci sono in modo molto forte l’impressione che ricevia- buone probabilità che la nostra interpretazio- mo dagli altri e quella che gli altri ricevono da ne sia corretta. noi. Gran parte di ciò che comunichiamo agli Nel comunicare con gli altri, dobbiamo altri si esprime, infatti, attraverso il linguaggio capire se le persone a cui ci rivolgiamo non verbale, cioè mediante i segnali visivi e manifestano: vocali emessi dal corpo. Dobbiamo quindi ve- • segnali di serenità/disagio e ansia rificare che il messaggio verbale, cioè quello • segnali di apertura/chiusura. comunicato dalle parole effettivamente pro- Il linguaggio non verbale che indica apertura nunciate, sia coerente con il messaggio del e uno stato interiore positivo è composto da corpo. Se vogliamo comunicare un messag- una serie di gesti: il corpo si espone al mon- gio in modo credibile, è importante che ci sia do senza barriere e, così facendo, è vulnera- coerenza fra ciò che diciamo a parole e ciò bile agli altri, ma ciò non provoca alcun disa- che esprimiamo attraverso il corpo. gio alla persona. 25 PARTE SECONDA
La postura: la postura che esprime vicinanza Assumete una postura sciolta, e calore si traduce in genere in un’impressio- guardate negli occhi la perso- ne migliore (e dunque simpatia) dell’altro su na con cui parlate, cercate di di noi. È composta da questi tratti: non incrociare le braccia e parlate senza • inclinazione in avanti del busto, che dimo- mettere le mani in tasca. stra interesse per l’altro Per una comunicazione efficace, mettetevi • tendenza ad avvicinarsi col corpo e orien- di fronte all’interlocutore per poterlo guar- tarlo direttamente verso l’altro dare direttamente e non al suo fianco o in • rilassatezza delle braccia e mani posizione laterale. • sguardo che mantiene il contatto con gli Non dimenticate che in piazza anche un occhi dell’altro/a senza però fissarlo/a in sorriso può aiutare a stabilire un contatto modo eccessivo, cosa che può esprimere con il vostro interlocutore: accogliete i citta- aggressività. dini con un sorriso! Il linguaggio non verbale che indica chiusu- Non assumete un atteggiamento di chiusu- ra si fonda, invece, su un complesso di gesti, ra con il corpo, ma, al contrario, adottate movimenti e posture con cui il corpo si richiu- uno stile aperto, perché così è più probabi- de in se stesso. Chi si sente minacciato, ten- le che l’interazione abbia esito favorevole e de a far apparire il corpo più piccolo di quan- l’interlocutore eviti di chiudersi in sé stessa. to lo sia realmente e a proteggersi erigendo Durante la conversazione, variate e modu- barriere difensive. late il ritmo, il timbro, il tono e l’inflessione La postura che trasmette lontananza (e dunque della voce. distacco) è composta in genere da questi tratti: • posizione rigida delle braccia e gambe Nel paragrafo dedicato allo storytelling (pagina • inclinazione del busto laterale e tesa all’in- 35), trovate la lezione dedicata ai consigli utili dietro (in piedi) su come raccontare la campagna in piazza. • sguardo che mantiene poco il contatto con gli occhi dell’altro/a. In questo caso può essere utile cambiare strategia e/o cercare di scoprire il motivo della sua insoddisfazione. Se la persona che avete davanti persiste nell’atteggiamento di chiusu- ra, porgetele qualcosa da guardare (il pieghe- vole, la scheda), per costringerla ad aprirsi e a sciogliere le braccia conserte. 26 PARTE SECONDA
Puoi anche leggere