Manuale per i volontari - Protezione Civile

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Manuale per i volontari - Protezione Civile
Manuale per i volontari

La campagna Io non rischio è promossa e realizzata da          in collaborazione con

                                                        I
                                                 PARTE PRIMA
Manuale per i volontari - Protezione Civile
INDICE

Parte Prima
    Introduzione ............................................................................................................................    4
    Servizio Nazionale della Protezione Civile .................................................................................                 6
    Volontariato di protezione civile ...............................................................................................           11
    Piani di emergenza ..................................................................................................................       17

Parte Seconda
    Comunicare in piazza ..............................................................................................................         20
    Comunicare sulla stampa e online ..........................................................................................                 28
    Storytelling: una narrazione per entrare in azione ...................................................................                      35
    Comunicare con un gioco: totem Io non rischio .......................................................................                       42
    Fare formazione: 10 passi per aiutare ad apprendere .............................................................                           45
Manuale per i volontari - Protezione Civile
PARTE PRIMA

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PARTE PRIMA
Manuale per i volontari - Protezione Civile
INTRODUZIONE

Questo manuale è uno strumento di lavoro per              vi consentirà di acquisire maggiore sicurezza
voi, volontari impegnati nella campagna di co-            nell’argomentare i contenuti dei materiali infor-
municazione Io non rischio. Qui potete trovare            mativi e acquisire, di massima, anche un modo
tutte le informazioni di cui avete bisogno per            più appropriato di raccontare concetti tutto
ripassare e approfondire gli argomenti affron-            sommato semplici, ma spesso delicati.
tati durante le giornate di formazione in aula.           Il manuale è suddiviso in tre sezioni. Nella pri-
Come vedremo, la campagna Io non rischio mira             ma parte trovate le informazioni riguardanti
a promuovere e diffondere le buone pratiche di            il Servizio Nazionale della Protezione Civile e
protezione civile a partire da specifici rischi na-       il Volontariato di protezione civile, oltre che la
turali che riguardano un territorio. E i protago-         spiegazione di che cos’è e a cosa serve un Pia-
nisti di questa campagna siete voi: i volontari di        no comunale di protezione civile. Nella secon-
protezione civile. Sarete voi ad avere il compito         da parte si parla degli strumenti, delle tecniche
di incontrare i cittadini nelle piazze delle nostre       e delle modalità che ci permettono di organiz-
città per raccontare loro quel che si deve sape-          zare, allestire e attuare una campagna ben riu-
re e ciò che si può fare per ridurre l’esposizione        scita. Nella terza e ultima parte, invece, trovate
al rischio di ciascuno e della comunità in cui si         tutte le informazioni tecniche e specifiche di
vive. Per farlo avrete a disposizione del materiale       ogni rischio, illustrate e approfondite a partire
informativo: un pieghevole in cui vengono illu-           dai singoli elementi del materiale informativo.
strate le cose essenziali da sapere su uno spe-           Per aiutarvi nella lettura, ci siamo serviti di al-
cifico rischio, e una scheda in cui vengono illu-         cuni simboli ed espedienti grafici.
strati i comportamenti giusti da adottare nel caso
in cui si verifichi una effettiva emergenza.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché per rac-               LEGENDA
contare ai cittadini le informazioni contenute
in un pieghevole e una scheda siano neces-                 testo     Cose essenziali da ricordare
sarie 160 pagine di manuale: ci serve davve-
ro sapere tutta questa roba se poi dobbiamo                          Consigli su cosa fare
raccontarne solo una piccola parte? La risposta
a questa domanda è sì. Possiamo pensare al                           Schede di approfondimento
pieghevole e alla scheda come alla punta di un
iceberg, che per sostenersi ha bisogno di una                        Testi contenuti nel pieghevole
parte sommersa molto ma molto più grande:
questo manuale. Proprio come un iceberg, la                          Link per saperne di più
conoscenza, per emergere, ha bisogno di una
parte sommersa assai maggiore. Conoscere                             Glossario
bene gli argomenti illustrati in queste pagine

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Manuale per i volontari - Protezione Civile
CONTATTI                                                 MATERIALI E APPROFONDIMENTI: DOVE TROVARLI
Sono state attivate diverse email relative alla          Dal sito www.iononrischio.it si accede a un’a-
campagna:                                                rea riservata. Per ognuna delle piazze che
iononrischio@protezionecivile.it: per comuni-            partecipano alla campagna sono state create
cazioni relative alla campagna.                          delle credenziali di accesso, che saranno co-
multimedia@iononrischio.it: per inviare foto e           municate al responsabile di piazza.
video sulla campagna.                                    Nell’area riservata sono disponibili:
Le foto devono essere in formato .jpg, 1.000 ×           • i materiali formativi (manuale, video e pre-
600 px, risoluzione a 72 DPI.                              sentazioni delle lezioni, approfondimenti
I video devono essere della durata massima di              sulla costruzione del totem per la campa-
5 minuti, con un peso massimo di 200 MB.                   gna Io non rischio – terremoto)
Per inviare i video il responsabile di piazza do-        • il pieghevole, la scheda e la locandina (que-
vrà utilizzare questa piattaforma di condivisio-           sti materiali sono scaricabili anche nell’area
ne: www.wetransfer.com. Indicate come indiriz-             pubblica dello stesso sito)
zo di destinazione multimedia@iononrischio.it.           • alcuni esempi di domande frequenti
Per ogni piazza saranno creati indirizzi mail            • un form di contatto per richieste di chiari-
specifici che ogni referente di piazza dovrà               menti ai docenti.
utilizzare e monitorare. L’indirizzo sarà costitu-
ito dal nome della piazza e da @iononrischio.
it. Per accedere alla propria casella di posta
basta inserire le proprie credenziali nel form di
accesso http://webmail.aruba.it//index.html?_v
_=v4r1b17.20120629_1045.
Le credenziali sono costituite dall’indiriz-
zo completo e dalla password che per tutti
è: password. Vi consigliamo di modificare
la password al primo accesso dalla sezio-
ne Opzioni>Password nella colonna di sini-
stra. Vi ricordiamo che i contatti email sa-
ranno pubblicati sul sito www.iononrischio.
it e che i cittadini potranno utilizzare questi
contatti di posta elettronica per avere infor-
mazioni sulle iniziative che si svolgono nel-
le singole piazze. Invitiamo, quindi, i refe-
renti di piazza a monitorare costantemente
le caselle di posta.

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Manuale per i volontari - Protezione Civile
SERVIZIO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

  La protezione civile è l’insieme delle at-                 ATTIVITÀ DEL SERVIZIO NAZIONALE
  tività messe in campo per tutelare l’inte-                 Il soccorso alla popolazione in emergenza è
  grità della vita, i beni, gli insediamenti                 l’attività che identifica la funzione principale
  e l’ambiente dai danni o dal pericolo di                   della protezione civile, anche se negli anni le
  danni che derivano dalle calamità: previ-                  competenze del Sistema si sono estese allo
  sione e prevenzione dei rischi, soccorso                   sviluppo della conoscenza dei rischi e alle
  delle popolazioni colpite, contrasto e su-                 azioni per evitare o ridurre al minimo i danni
  peramento dell’emergenza e mitigazione                     delle calamità.
  del rischio.
                                                               La legge n. 225 del 1992 – che istituisce
  La protezione civile non è un compito as-                    il Servizio Nazionale – definisce le attività
  segnato a una singola amministrazione,                       di protezione civile: previsione e preven-
  ma è una funzione attribuita a un sistema                    zione dei rischi, soccorso alle popolazioni
  complesso: il Servizio Nazionale della Pro-                  colpite, contrasto e superamento dell’e-
  tezione Civile.                                              mergenza, e mitigazione del rischio.

COMPONENTI E STRUTTURE OPERATIVE                             IN ORDINARIO
Istituito con la legge n. 225 del 1992, il Servi-            Le componenti e strutture operative del Ser-
zio Nazionale ha come sue componenti le am-                  vizio Nazionale sono impegnate, per i diversi
ministrazioni centrali dello Stato, le Regioni e             ambiti di competenza e responsabilità, in at-
le Province Autonome, le Province, i Comuni                  tività di previsione e nella programmazione di
e le Comunità montane. Sono componenti an-                   azioni di prevenzione e mitigazione del rischio.
che tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, in at-       In questo processo è centrale il coinvolgimen-
tività di protezione civile: enti pubblici, istituti         to della comunità tecnico-scientifica, attraver-
e gruppi di ricerca scientifica, istituzioni e or-           so la rete dei Centri funzionali – che realizzano
ganizzazioni anche private, cittadini e gruppi               quotidianamente, a livello centrale e regionale,
associati di volontariato civile, ordini e collegi           attività di previsione, monitoraggio, sorveglian-
professionali.                                               za e allertamento – e dei Centri di competen-
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le For-             za, strutture che svolgono ricerca o forniscono
ze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Fore-               servizi di natura tecnico-scientifica per finalità
stale dello Stato, la Comunità scientifica, la               di protezione civile. Comuni, Province e Pre-
Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio              fetture si dedicano inoltre all’aggiornamento
Sanitario Nazionale, le organizzazioni di vo-                dei piani di emergenza, strumenti indispensa-
lontariato, il Corpo Nazionale del Soccorso Al-              bili di prevenzione, sulla base delle linee gui-
pino e Speleologico costituiscono le strutture               da e agli indirizzi regionali e nazionali. Anche
operative.                                                   il singolo cittadino, in quanto componente del

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Manuale per i volontari - Protezione Civile
Servizio Nazionale, ha un ruolo di primo piano            vizio Nazionale affida al Dipartimento della
nelle attività di prevenzione dei rischi. Obietti-        Protezione Civile della Presidenza del Consi-
vo delle attività ordinarie di diffusione della co-       glio dei Ministri un ruolo di indirizzo e coor-
noscenza di protezione civile e di sensibilizza-          dinamento. Dal 1998 inizia un percorso verso
zione della popolazione è proprio formare un              il decentramento dallo Stato ai Governi regio-
cittadino più consapevole e preparato.                    nali e alle Autonomie locali, che coinvolge an-
                                                          che l’organizzazione del Servizio Nazionale. Il
IN EMERGENZA                                              decreto legislativo n. 112, meglio conosciuto
Quando un evento colpisce un territorio, il               come “Decreto Bassanini”, trasferisce alcu-
Sindaco – unica Autorità di protezione civile             ne competenze in materia di protezione civile
nell’ambito del Servizio Nazionale – ha il com-           dallo Stato centrale al territorio. Il Dipartimento
pito di assicurare i primi soccorsi alla popola-          mantiene funzioni di indirizzo e coordinamen-
zione, coordinando le strutture operative locali          to, ma il coordinamento operativo in emergen-
sulla base del piani comunali di emergenza                za è riservato agli eventi di tipo c, per i quali
(evento di tipo “a”). Se i mezzi e le risorse a           viene dichiarato lo stato di emergenza sentito
disposizione del Comune non sono sufficien-               il Presidente della Regione interessata.
ti a fronteggiare l’emergenza, intervengono la            Nel 2001, con la Legge Costituzionale n. 3
Provincia, la Prefettura - Ufficio territoriale del       che modifica il titolo V della Costituzione si
Governo, e la Regione, che attivano le risorse            rafforza e si impone definitivamente nel nostro
disponibili sui territori di propria competenza           ordinamento il principio di sussidiarietà, già
(evento di tipo “b”).                                     affermato con la legge Bassanini.

  Nelle situazioni più gravi, su richiesta del              Il decentramento amministrativo trova la
  Governo regionale, subentra il livello na-                sua completa realizzazione: la protezione
  zionale, con la dichiarazione dello stato                 civile diventa materia di legislazione con-
  di emergenza (evento di tipo “c”): il co-                 corrente e quindi, nell’ambito di principi
  ordinamento degli interventi viene assun-                 generali stabiliti da leggi dello Stato, di
  to direttamente dal Presidente del Con-                   competenza regionale.
  siglio dei Ministri, che opera attraverso il
  Dipartimento della Protezione Civile. È in              LA RIFORMA DEL SERVIZIO NAZIONALE DELLA
  questi casi che il Servizio Nazionale vie-              PROTEZIONE CIVILE
  ne impegnato in tutte le sue componenti e               A vent’anni dalla sua nascita, il Servizio Nazio-
  strutture operative.                                    nale della Protezione Civile viene riformato. Il de-
                                                          creto legge n. 59 del 15 maggio 2012 convertito
LEGISLAZIONE E DECENTRAMENTO                              nella legge n. 100 del 12 luglio 2012 modifica
Nel 1992 la legge n. 225 che istituisce il Ser-           e integra la legge n. 225 del 1992, istitutiva del

                                                      7
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Manuale per i volontari - Protezione Civile
Servizio. Le attività della Protezione Civile vengo-       Presidente del Consiglio dei Ministri o, per
no ricondotte al nucleo originario di competenze           sua delega, di un Ministro con portafoglio o
definito dalla legge n. 225/1992, dirette princi-          del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del
palmente a fronteggiare le calamità e a rende-             Consiglio dei Ministri Segretario del Consiglio.
re più incisivi gli interventi nella gestione delle        La richiesta può giungere anche dal Presiden-
emergenze. Viene ribadito il ruolo di indirizzo e          te della Regione interessata, di cui comunque
coordinamento del Dipartimento della Protezio-             va acquisita l’intesa.
ne Civile delle attività delle diverse componenti e
strutture operative del Servizio Nazionale.                  Lo stato di emergenza può essere dichia-
                                                             rato anche “nell’imminenza” e non solo
  La legge 100/2012 va a toccare – tra gli altri             “al verificarsi” dell’evento calamitoso.
  – alcuni temi chiave per tutto il sistema: la              La durata può estendersi fino a 180 gior-
  classificazione degli eventi calamitosi, le atti-          ni ed essere prorogato fino a ulteriori 180
  vità di protezione civile, la dichiarazione dello          giorni.
  stato di emergenza e il potere d’ordinanza.
                                                           L’amministrazione competente in via ordinaria
In questo senso, la legge ridefinisce la prima             allo scadere dello stato dell’emergenza viene
fase dell’emergenza, ponendo l’accento sul                 individuata non più nella deliberazione dello
“fattore tempo”. Viene specificato che i mezzi             stato di emergenza del Consiglio dei Ministri,
e i poteri straordinari per fronteggiare le cala-          ma nell’ordinanza di subentro che viene ema-
mità (eventi di tipo “c”) vanno utilizzati per in-         nata allo scadere dello stato di emergenza.
terventi temporali limitati e predefiniti.
                                                           Risorse per i primi interventi: la delibera
  Un anno dopo, la legge n. 119 del 15 ot-                 con cui è dichiarato lo stato di emergenza
  tobre 2013 modifica nuovamente la legge                  individua le risorse finanziarie da destinare
  225/1992 intervenendo sulla durata dello                 agli interventi per l’emergenza – in partico-
  stato di emergenza, sugli ambiti di inter-               lare quelle destinate alle attività di soccorso
  vento delle ordinanze di protezione civile               e di assistenza alla popolazione – nell’atte-
  e sulla definizione delle risorse necessarie             sa della ricognizione dei fabbisogni effetti-
  a far fronte alle emergenze.                             vi e indispensabili che farà il Commissario
                                                           delegato. La delibera autorizza la spesa
COS’È CAMBIATO?                                            nell’ambito dello specifico stanziamento del
                                                           “Fondo per le emergenze nazionali”. Se le
Dichiarazione e durata dello stato di emer-                risorse non sono sufficienti possono essere
genza: lo stato di emergenza viene delibera-               integrate con un’ulteriore delibera del Con-
to dal Consiglio dei Ministri, su proposta del             siglio dei Ministri.

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Ordinanze di protezione civile                              Attività di protezione civile: accanto alle at-
                                                            tività di “previsione e prevenzione dei rischi”
  Sono di norma emanate dal Capo Dipar-                     e di “soccorso delle popolazioni” viene me-
  timento della Protezione Civile e non più                 glio specificato il concetto di “superamento
  dal Presidente del Consiglio dei Ministri.                dell’emergenza”, cui si associa ogni altra at-
                                                            tività necessaria e indifferibile diretta al “con-
Le ordinanze emanate entro trenta giorni dal-               trasto dell’emergenza” e alla “mitigazione del
la dichiarazione dello stato di emergenza sono              rischio” connessa con gli eventi calamitosi.
immediatamente efficaci, mentre quelle suc-                 Le attività di prevenzione vengono esplicita-
cessive richiedono il concerto del Ministero                te e per la prima volta si parla chiaramente
dell’Economia e delle Finanze. Le attività che              di allertamento, pianificazione d’emergen-
possono essere disposte tramite ordinanze,                  za, formazione, diffusione della conoscen-
entro i limiti delle risorse disponibili, sono:             za di protezione civile, informazione alla
a) servizi di soccorso e di assistenza alla po-             popolazione, applicazione della normati-
polazione interessata dall’evento;                          va tecnica e di esercitazioni. Il sistema di
b) ripristino della funzionalità dei servizi pub-           allerta nazionale per il rischio meteo-idro-
blici e delle infrastrutture di reti strategiche;           geologico e idraulico viene inquadrato in
c) interventi, anche strutturali, per la riduzio-           maniera organica, riprendendo così i vari
ne del rischio residuo strettamente connesso                provvedimenti che negli anni hanno disci-
all’evento, con priorità a quelli finalizzati alla          plinato le attività di allertamento ai fini di
tutela della pubblica e privata incolumità;                 protezione civile.
d) ricognizione dei fabbisogni per il ripristino del-
le strutture e delle infrastrutture pubbliche e pri-        Piani di emergenza: la legge 100/2012 riba-
vate danneggiate, e dei danni subiti dalle attività         disce poi il ruolo del Sindaco come autorità
economiche e produttive, dai beni culturali e dal           comunale di protezione civile, precisandone
patrimonio edilizio, da realizzare sulla base di pro-       i compiti nelle attività di soccorso e assisten-
cedure definite con la stessa o un’altra ordinanza;         za alla popolazione. Una novità importante
e) attuazione delle prime misure per far fronte             riguarda i piani comunali di emergenza, che
alle esigenze urgenti definite dalla lettera d), se-        devono essere redatti entro 90 giorni dall’en-
condo le direttive dettate con delibera del Con-            trata in vigore della legge, e periodicamente
siglio dei Ministri, sentita la Regione interessata.        aggiornati.

                                                        9
                                               PARTE PRIMA
PER SAPERNE DI PIÙ
• La protezione civile nella storia
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/storia.wp
• Le componenti
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/componenti.wp
• Le strutture operative
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/strutture_operative.wp
• Gli organi centrali
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/organi_centrali.wp
• Le attività
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/attivita.wp
• La legge 225/1992
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG1602
• La legge 100/2012
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG34883

                                                 10
                                           PARTE PRIMA
VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE

Il volontariato rappresenta una delle compo-                 za sanitaria, l’antincendio boschivo, le teleco-
nenti più vitali del Sistema italiano di protezio-           municazioni, l’allestimento dei campi d’acco-
ne civile. Una risorsa straordinaria in termini              glienza, la tutela dei beni culturali.
di competenze e capacità operativa che conta                 Essere preparati a svolgere i diversi compiti in
oltre 4mila organizzazioni in tutto il Paese.                situazioni di rischio è importante. Per questo
Il volontariato di protezione civile è costituito            motivo, per diventare volontario di protezione
da uomini e donne che hanno deciso di met-                   civile, è necessario rivolgersi a una organiz-
tere a disposizione gratuitamente tempo ed                   zazione riconosciuta e seguire un percorso di
energie per proteggere la vita e l’ambiente.                 formazione. Il Dipartimento della Protezione
Per rendere più efficace la loro azione, i vo-               Civile e le Regioni promuovono esercitazioni
lontari di protezione civile sono associati in               periodiche per migliorare la capacità di colla-
organizzazioni, grazie alle quali condividono                borazione tra il volontariato e le altre strutture
risorse, conoscenze ed esperienze.                           operative del Sistema.
Le organizzazioni di volontariato di protezione ci-
vile sono diverse per dimensioni, storia, approcci           UNA REALTÀ MULTIFORME
e specializzazioni. Affiancano le autorità di pro-           Organizzazioni nazionali, associazioni locali,
tezione civile in un’ampia gamma di attività, in-            gruppi comunali. Il volontariato di protezio-
tegrandosi con le altre componenti del sistema               ne civile è un mondo caratterizzato da una
di protezione civile. Le organizzazioni che fanno            molteplicità di forme associative ben radicate
parte del sistema sono iscritte in appositi registri.        sul territorio. Le grandi organizzazioni nazio-
                                                             nali si caratterizzano per la presenza di una
COSA FA                                                      struttura di coordinamento centrale e una
Il volontariato di protezione civile opera quoti-            rete di sezioni distribuite su tutto il territorio
dianamente nell’ambito della previsione e del-               nazionale. Il loro interlocutore principale è
la prevenzione dei rischi. In caso di calamità,              rappresentato dal Dipartimento della Prote-
interviene per prestare soccorso e assistenza                zione Civile.
alle popolazioni.                                            Le associazioni locali e i gruppi comunali,
                                                             di piccole e medie dimensioni, sono espres-
  Il contributo di professionalità e competen-               sione di uno specifico ambito territoriale. I
  ze diverse è indispensabile soprattutto nel-               gruppi comunali, in particolare, nascono con
  le grandi emergenze. Il mondo del volonta-                 la partecipazione o sotto la spinta dell’ammi-
  riato di protezione civile presenta una vasta              nistrazione comunale, che ne disciplina con
  tipologia di specializzazioni e abbraccia                  propria delibera la costituzione, l’organizza-
  molti campi.                                               zione e la regolamentazione. Gli interlocutori
                                                             principali di queste realtà associative sono i
Per citarne solo alcuni: il soccorso e l’assisten-           sistemi regionali di protezione civile.

                                                        11
                                               PARTE PRIMA
IL SOSTEGNO DELLE ISTITUZIONI                             DI VOLONTARIATO ALL’ATTIVITÀ DI PROTEZIONE
Le istituzioni valorizzano il volontariato come           CIVILE (DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSI-
espressione della cittadinanza attiva. Garan-             GLIO DEI MINISTRI DEL 9 NOVEMBRE 2012)
tendone l’autonomia e promuovendone lo                    La Direttiva porta a compimento un percorso
sviluppo.                                                 di approfondimento e aggiornamento delle
Le organizzazioni di volontariato iscritte nei re-        disposizioni del Decreto n.194/2001 del Pre-
gistri possono beneficiare di agevolazioni ed             sidente della Repubblica: il regolamento che
esenzioni fiscali, accedere a contributi e stipu-         tutela la partecipazione delle organizzazioni di
lare convenzioni con enti pubblici.                       volontariato a tutte le attività di protezione civi-
In particolare, il Dipartimento della Protezio-           le e ne disciplina ogni aspetto.
ne Civile e le Regioni promuovono il volon-
tariato organizzato di protezione civile so-                A oltre dieci anni dal regolamento e a
stenendo progetti finalizzati a migliorare le               conclusione degli Stati Generali dell’apri-
capacità operative dei volontari, accrescere                le del 2012, gli Indirizzi operativi mirano
la sinergia tra il volontariato e le altre com-             a consolidare i risultati già raggiunti e a
ponenti del sistema e formare i cittadini alla              sostenere ulteriormente l’azione del volon-
cultura di protezione civile.                               tariato di protezione civile nell’ambito del
                                                            Servizio Nazionale, adeguando procedure
IL VOLONTARIATO NEL SISTEMA DI PROTEZIONE                   e strumenti al mutato quadro organizzati-
CIVILE                                                      vo della Protezione Civile, nel rispetto dei
In Italia la protezione civile è una funzione               principi del Dpr 194/2001.
attribuita a un sistema complesso, il Servizio
Nazionale, che opera nel rispetto del principio           Ecco le principali novità introdotte.
di sussidiarietà. Questo sistema è coordinato
dal Dipartimento della Protezione Civile, dalle           1. L’elenco nazionale: le organizzazioni che
Regioni e dagli Enti locali.                              intendono partecipare alle attività di previsio-
Al volontariato la legge attribuisce il ruolo di          ne, prevenzione e intervento in vista o in caso
“struttura operativa”, insieme ai Vigili del Fuo-         di eventi calamitosi e svolgere attività formati-
co, le Forze Armate e di Polizia, il Corpo Fo-            ve e addestrative nello stesso ambito devono
restale dello Stato, la comunità scientifica, la          essere iscritte nell’elenco nazionale delle orga-
Croce Rossa Italiana, il Servizio Sanitario Na-           nizzazioni di volontariato di protezione civile.
zionale e il Corpo Nazionale del Soccorso Alpi-
no e Speleologico.                                          Tra le principali novità, il fatto che i requi-
                                                            siti di idoneità tecnico-operativa necessari
INDIRIZZI OPERATIVI PER ASSICURARE L’UNITA-                 per far parte dell’elenco dovranno essere
RIA PARTECIPAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI                     periodicamente verificati.

                                                     12
                                            PARTE PRIMA
L’elenco nazionale è costituito dalla somma di:          Tra le più rilevanti novità, per le articolazioni
• Elenchi/albi/registri regionali, denominati            locali delle organizzazioni di rilievo nazionale
  “elenchi territoriali”                                 è prevista l’esigenza di individuare, al proprio
• “Elenco centrale” istituito presso il Diparti-         interno, “aliquote” che le sezioni locali devono
  mento della Protezione Civile                          indicare al momento dell’iscrizione all’elenco
Tutte le organizzazioni iscritte negli elenchi           territoriale, specificando volontari, risorse e
territoriali e nell’elenco centrale possono es-          attrezzature che restano dedicate all’organiz-
sere attivate e chiamate a operare in caso di            zazione nazionale di appartenenza, nell’ambi-
eventi di rilievo nazionale.                             to della rispettiva colonna mobile nazionale, e
                                                         quelle che, invece, sono riservate all’operati-
2. Gli elenchi territoriali:                             vità sul territorio, per esigenze di natura loca-
                                                         le. Le modalità per richiedere l’iscrizione negli
  per intervenire e operare per attività ed              elenchi territoriali sono disciplinate dalle legi-
  eventi di rilievo regionale/locale le orga-            slazioni regionali che determinano i requisiti di
  nizzazioni devono essere iscritte nell’elen-           idoneità tecnico-operativa. I requisiti devono
  co territoriale del volontariato della propria         però soddisfare i quattro criteri generali indivi-
  Regione o Provincia autonoma.                          duati dalla direttiva.

L’elenco territoriale è istituito separatamen-           3. L’elenco centrale:
te dal registro previsto dalla legge 266/1991
(legge-quadro sul volontariato) e le organizza-            questa sezione dell’elenco nazionale ac-
zioni che ne hanno i requisiti possono iscriver-           coglie le organizzazioni che per caratte-
si a entrambi. Negli elenchi territoriali possono          ristiche operative e diffusione, assumono
iscriversi:                                                particolare rilevanza mediante un diretto
• organizzazioni di volontariato costituite ai             raccordo con il Dipartimento della Prote-
  sensi della legge 266/1991 con carattere                 zione Civile che assume rilevanza in caso
  locale                                                   di eventi di rilievo nazionale.
• organizzazioni di altra natura, ma con carat-
  tere prevalentemente volontario                        Possono richiedere l’iscrizione nell’elenco
• articolazioni locali delle organizzazioni ri-          centrale:
  chiamate nei punti precedenti, con diffusio-           • le strutture nazionali di coordinamento di
  ne nazionale                                             organizzazioni costituite ai sensi della legge
• gruppi comunali e intercomunali                          n.266/1991 diffuse in più Regioni
• coordinamenti territoriali che raccolgono              • le strutture nazionali di coordinamento delle
  più gruppi od organizzazioni delle tipologie             organizzazioni di altra natura a componente
  precedentemente indicate.                                prevalentemente volontaria

                                                    13
                                           PARTE PRIMA
• organizzazioni prive di articolazione re-                 mento e le Regioni metteranno a punto mo-
  gionale, ma in grado di svolgere funzioni                 dalità di gestione informatizzata degli elenchi.
  specifiche ritenute dal Dipartimento della
  Protezione Civile di particolare rilevanza e              5. Benefici normativi per i volontari di prote-
  interesse a livello nazionale                             zione civile:
• le strutture nazionali di coordinamento dei
  gruppi comunali e intercomunali                             per l’applicazione dei benefici previsti da-
La direttiva precisa i requisiti strutturali e le             gli articoli 9 (rimborsi ai datori di lavoro
caratteristiche di capacità tecnico-operativa di              dei volontari) e 10 (rimborsi delle spese
rilievo nazionale che le organizzazioni devono                vive sostenute in attività operative dal-
possedere per richiedere l’iscrizione nell’elen-              le organizzazioni di volontariato) del Dpr
co centrale. Tra questi è indicata espressa-                  194/2001 è necessario che l’intervento
mente la rilevanza operativa nazionale, che va                delle organizzazioni di volontariato sia for-
argomentata con riferimento a specifici para-                 malmente “attivato”.
metri, non necessariamente connessi alle at-
tività finalizzate agli interventi di emergenza.            L’attivazione delle organizzazioni deve con-
L’iscrizione nell’elenco centrale di un’organiz-            tenere alcuni elementi di base che vengono
zazione diffusa in più Regioni può comportare               elencati: evento di riferimento, decorrenza, ter-
il riconoscimento anche delle sezioni locali e              mine delle attività/cessata emergenza, modo di
articolazioni territoriali operative per attività di        accreditamento dei volontari e rilascio attestati
rilievo nazionale.                                          e l’eventuale autorizzazione all’applicazione
Il Dipartimento della Protezione Civile e le Re-            dei benefici normativi utilizzando la modulisti-
gioni definiscono con le organizzazioni, per                ca ufficiale disponibile sui siti web di Diparti-
quanto di rispettiva competenza, accordi e                  mento e Regioni.
protocolli operativi per assicurare la possibile
contestuale operatività, in contesi di emergen-             6. Attività formative e addestrative: per l’appli-
ze nazionali, di sezioni o articolazioni locali sia         cazione dei benefici di legge, le attività formative
nell’ambito della rispettiva colonna mobile re-             e addestrative devono essere autorizzate dal Di-
gionale o provinciale, sia nell’ambito della co-            partimento, anche se organizzate su scala locale.
lonna mobile nazionale dell’organizzazione di               Le organizzazioni iscritte nell’elenco centrale
appartenenza.                                               presentano direttamente istanza al Dipartimento.
                                                            Le sezioni territoriali/locali di organizzazioni iscrit-
4. Gestione informatizzata dell’elenco nazio-               te nell’elenco centrale presentano la richiesta di
nale: per consentire l’aggiornamento in tempo               autorizzazione al Dipartimento attraverso le strut-
reale dell’elenco nazionale delle organizzazio-             ture nazionali (informando anche le strutture di
ni e la sua pubblica consultazione il Diparti-              protezione civile della Regione di appartenenza).

                                                       14
                                              PARTE PRIMA
Le organizzazioni iscritte negli elenchi territoria-        8. Casi particolari. Specifiche tipologie di
li devono presentare domanda esclusivamente                 eventi di rilievo regionale o locale.
per il tramite della Regione di appartenenza.               I casi analizzati riguardano:
                                                            • eventi diversi dalle emergenze, che per il
7. Attività e interventi in vista/in caso di emer-            loro impatto possono mettere a rischio l’in-
genze/altri eventi: per eventi di tipo “c”, ossia             columità della popolazione, seppure in am-
di carattere nazionale, o per attività e interven-            bito territoriale limitato. In casi di questo
ti di rilievo internazionale l’attivazione delle or-          tipo l’applicazione di benefici normativi è
ganizzazioni e l’autorizzazione all’applicazione              subordinata all’attivazione del piano comu-
dei benefici è disposta dal Dipartimento della                nale e all’istituzione temporanea del Coc
Protezione Civile (con oneri a suo carico). Per             • ricerca di persone disperse al di fuori del
eventi di tipo “a” e “b”, l’attivazione delle orga-           contesto previsto dalla legge 225/1992 e
nizzazioni e l’autorizzazione all’applicazione dei            in ambiente diverso da quello montano o
benefici è a cura delle strutture di protezione               impervio.
civile delle Regioni (con oneri a loro carico).             Per le ricerche in ambiente urbano la richiesta
Secondo il Dpr 194/2001 l’autorizzazione                    di concorso dei sistemi locali di protezione ci-
all’applicazione dei benefici normativi è com-              vile può riguardare il volontariato:
petenza dello Stato o della Regione, non dei                • se la richiesta è avanzata dall’autorità com-
Comuni o di altre istituzioni territoriali. In base           petente che ha anche il coordinamento del-
alla legge 225/1992, però, i Comuni hanno                     le attività
titolo ad attivare le organizzazioni (ma non a              • se la richiesta è rivolta alla struttura di pro-
disporre dei benefici normativi). Per chiarire                tezione civile territorialmente competente
questo punto la direttiva precisa che la richie-            • se la struttura locale o regionale si assume
sta dei benefici normativi deve essere rivolta in             l’onere di individuare e attivare le organiz-
via preventiva alla Regione competente, così                  zazioni utili per l’intervento richiesto, in rac-
da consentire la quantificazione degli oneri.                 cordo con l’autorità richiedente.

                                                       15
                                              PARTE PRIMA
PER SAPERNE DI PIÙ
Servizio Nazionale
• L 225/1992 - Istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile e individua il volontariato
   come struttura operativa del Servizio, indicandone gli ambiti di attività.
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG1602
• DPR 194/2001 - Disciplina la partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di
   protezione civile, dall’iscrizione ai registri ai benefici previsti per i volontari iscritti.
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG20554
• D 13/04/2011 - Contiene disposizioni in attuazione del Dlgs 81/2011 a tutela della salute e
   della sicurezza dei volontari di protezione civile.
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG26529
• Direttiva del 9 novembre 2012 – Punta ad assicurare unitaria partecipazione delle organizza-
   zioni di volontariato all’attività di protezione civile e porta a compimento il percorso di appro-
   fondimento e aggiornamento delle disposizioni del Dpr n.194/2001
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?contentId=LEG37466

Volontariato

• L 266/1991 - Definisce il volontariato come attività personale, spontanea e gratuita e ne disci-
   plina le forme associative
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_prov.wp?facetNode_1=f1_5&prevPage=provve
   dimenti&catcode=&contentId=LEG21151
• Il ruolo del volontariato nel Servizio nazionale
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/il_ruolo_del_volontariato.wp
• Il percorso della sicurezza per i volontari di protezione civile
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier.wp?contentId=DOS30059
• La Consulta nazionale del volontariato
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier.wp?contentId=DOS22573
• Stati generali del volontariato
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/stati_generali.wp

                                                     16
                                              PARTE PRIMA
PIANI DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE

La pianificazione di emergenza consiste                  • quali sono le responsabilità ai diversi li-
nell’insieme delle procedure operative di inter-            velli di coordinamento per la gestione
vento per fronteggiare una qualsiasi calamità               dell’emergenza?
attesa in un determinato territorio.                     • come avviene lo scambio di informazioni
Pianificare significa prepararsi durante il pe-             tra i vari soggetti coinvolti nella gestione
riodo ordinario a fronteggiare l’emergenza sin              dell’emergenza?
dalle prime fasi, in modo da ottimizzare la              • come viene garantita l’informazione alla
gestione delle risorse disponibili e garantire              popolazione?
una prima risposta operativa, soprattutto per il         Il Piano di emergenza è dunque uno stru-
soccorso e l’assistenza alla popolazione.                mento di lavoro basato su una situazione
I Piani richiedono un continuo aggiornamento             verosimile, ipotizzata sulla base delle cono-
e devono tener conto dell’evoluzione dell’as-            scenze dello stato di rischio del territorio.
setto territoriale e dell’eventuale incremento           Il Piano è quindi utile a dimensionare pre-
della conoscenza scientifica dei relativi rischi.        ventivamente la risposta operativa neces-
Il Piano di emergenza deve rispondere alle               saria al superamento della calamità, con
domande:                                                 particolare attenzione alla salvaguardia del-
• quali eventi calamitosi possono interessare            la vita umana.
   il territorio?                                        Ogni Comune deve dotarsi di un proprio pia-
• qual è il danno presunto causato dall’even-            no di emergenza che consenta al Sindaco,
   to calamitoso?                                        quale autorità di protezione civile, di garan-
• quale organizzazione operativa è necessa-              tire una prima risposta operativa e favorire,
   ria per ridurre al minimo gli effetti dell’e-         al contempo qualora necessario, l’intervento
   vento con particolare attenzione alla salva-          delle altre risorse provenienti dall’intero Si-
   guardia della vita umana?                             stema di protezione civile.

                                                    17
                                            PARTE PRIMA
PER SAPERNE DI PIÙ
• Piano di emergenza
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/piano_emergenza.wp
• Mappa dei piani di emergenza comunali
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/piani_di_emergenza_comuna.wp
• Esercitazioni di protezione civile
   http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/esercitazioni.wp

                                                18
                                          PARTE PRIMA
PARTE SECONDA
COMUNICARE IN PIAZZA a cura di Valeria Bernabei, Francesca Dottarelli, Mariacristina
Giovannini, Elena Lombardo, Marianna Schiavon, Veronica Tretter

COME NASCE                                                   scono e a loro volta sono conosciuti dalle isti-
                                                             tuzioni locali e dai cittadini. Chi meglio di loro
  Io non rischio è una campagna di comuni-                   per fare informazione sui rischi che su quel
  cazione nazionale sulle buone pratiche di                  territorio insistono?
  protezione civile. Ma ancora prima di que-                 Da questi presupposti è nata l’idea originaria
  sto, Io non rischio è un proposito, un’esor-               di Io non rischio.
  tazione che va presa alla lettera.
  L’Italia è un paese esposto a molti rischi                   Formare i volontari di protezione civi-
  naturali, e questo è un fatto. Ma è altret-                  le sulla conoscenza e la comunicazione
  tanto vero che l’esposizione individuale                     del rischio per poi farli andare in piazza,
  a questi rischi può essere sensibilmente                     nella loro città, a incontrare i cittadini e
  ridotta attraverso la conoscenza del pro-                    informarli.
  blema, la consapevolezza delle possibili
  conseguenze e l’adozione di alcuni sem-                    Un’idea concepita e proposta dall’Associazio-
  plici accorgimenti. E attraverso conoscen-                 ne nazionale pubbliche assistenze e subito
  za, consapevolezza e buone pratiche poter                  sposata dal Dipartimento della Protezione Ci-
  dire, appunto: “Io non rischio”.                           vile, dall’Istituto nazionale di geofisica e vulca-
                                                             nologia e dalla Rete dei laboratori universitari
Il sistema più efficace per difendersi da un                 di ingegneria sismica, e poi progressivamente
rischio è conoscerlo. Questo tipo di cono-                   allargata ad altre associazioni di protezione ci-
scenza, per essere realmente utile, di solito                vile. Perché se è vero che le idee camminano
comporta un livello di approfondimento che                   con le gambe delle persone, per un’idea come
difficilmente può essere comunicato con un                   questa di gambe ce ne vogliono davvero tante.
semplice spot radiofonico o televisivo.
L’ideale, per un cittadino, sarebbe poter par-               COME SI SVOLGE
lare con qualcuno capace di raccontargli tutto               Ogni processo di comunicazione, informazio-
quello che occorre sapere sul terremoto, sul                 ne o educazione è necessariamente un pro-
maremoto o su qualsiasi altro rischio, magari                cesso a cascata.
incontrandolo direttamente nella sua città, in               Tutti noi, a scuola come sul lavoro, siamo sta-
piazza, un sabato o una domenica mattina. Ed                 ti formati da persone che, a loro volta, sono
è qui che si è accesa la lampadina: i volontari              state formate da altre persone. Quindi ci è
di protezione civile!                                        sembrato del tutto naturale utilizzare questo
Le associazioni di volontariato di protezione                processo anche nella formazione dei volon-
civile sono presenti in tutta Italia. I volontari vi-        tari e, di conseguenza, nella comunicazione
vono e operano sul proprio territorio, lo cono-              finale con i cittadini.

                                                        20
                                             PARTE SECONDA
Ogni associazione locale individua i quin-              L’EDIZIONE 2014
  dici volontari che incontreranno i cittadini            L’edizione 2014 di Io non rischio riguarda
  in piazza nei giorni della campagna. Tra                tre rischi: terremoto, maremoto e alluvione.
  questi, l’associazione ne sceglie tre che               Io non rischio Terremoto, giunta al quarto
  parteciperanno alle giornate di formazio-               anno, si svolge il 14 e 15 giugno 2014 nelle
  ne organizzate dai promotori dell’iniziativa            piazze di circa 230 comuni italiani a rischio
  sui temi del rischio e della comunicazio-               sismico in tutta Italia.
  ne. A quel punto i tre volontari, formati di-           La campagna è promossa e realizzata da:
  rettamente da tecnici, scienziati e profes-             Dipartimento della Protezione Civile, Anpas
  sionisti della comunicazione del rischio,               - Associazione Nazionale delle Pubbliche As-
  hanno il compito di trasmettere le cono-                sistenze, Ingv - Istituto Nazionale di Geofisica
  scenze acquisite agli altri dodici colleghi,            e Vulcanologia e ReLUIS - Consorzio della
  diventando a tutti gli effetti dei volontari            Rete dei Laboratori Universitari di Ingegne-
  formatori.                                              ria Sismica. Oltre all’Anpas, sono coinvolte
                                                          nell’iniziativa sezioni locali di organizzazioni
Alla fine del processo, per essere sicuri che tra         di volontariato di protezione civile e associa-
tutti ci sia omogeneità nel livello di conoscenze,        zioni regionali.
vengono organizzate delle giornate di refresh:            Nello stesso weekend si svolge la campa-
una specie di ripasso in cui ogni partecipante            gna Io non rischio Maremoto, in più di ven-
è chiamato a esercitarsi anche attraverso delle           ti comuni italiani a rischio tsunami.
simulazioni pratiche. Dopodiché, tutti i volontari        L’iniziativa, giunta al secondo anno, è pro-
sono formati e pronti a incontrare i cittadini.           mossa dagli stessi partner della campagna
Diciamo incontrare, e non informare, per por-             sul rischio simico, in collaborazione con
re l’accento sulla filosofia su cui si fonda la           Ispra - Istituto superiore per la Protezio-
campagna.                                                 ne e la Ricerca Ambientale e Ogs - Istitu-
                                                          to Nazionale di Oceanografia e di Geofisica
  I volontari non fanno volantinaggio. Non                Sperimentale.
  si limitano a lasciare il materiale informa-            Nel mese di ottobre, invece, si svolge in via
  tivo alle persone, ma si fermano a parlare              sperimentale la campagna Io non rischio
  con loro, illustrano il problema, in qualche            Alluvione.
  modo lo raccontano e rimangono a disposi-
  zione per eventuali domande e chiarimenti.              COSA COMUNICARE IN PIAZZA
                                                          Nei weekend dedicati alle campagne vengono
Anche dopo le giornate della campagna, visto              allestiti degli stand informativi nelle piazze dei
che, come abbiamo detto, i volontari operano              comuni interessati. I volontari distribuiscono i
e vivono sul territorio in cui comunicano.                materiali informativi e rispondono alle doman-

                                                     21
                                           PARTE SECONDA
de dei cittadini sulle possibili azioni da fare per        • Pieghevole: cosa sapere e cosa fare
ridurre il rischio. Solo per la campagna Io non              prima, prevenzione. Spiega in termini
rischio – Terremoto, al centro dell’allestimen-              semplici cosa deve sapere il cittadino
to della piazza c’è un totem: un’installazione               per imparare a prevenire e ridurre i dan-
composta da scatoloni sovrapposti, colorati e                ni dei terremoti e cosa può fare nella
illustrati, che contiene giochi e interazioni sul            propria casa, con il consiglio di un tec-
rischio sismico, per facilitare la comunicazio-              nico, oppure da solo, fin da subito.
ne tra volontari e cittadini.
I contenuti di questo manuale servono per ca-              • Scheda: cosa fare durante e dopo, norme
pire meglio e approfondire i concetti chiave                 di comportamento. Contiene informazio-
contenuti nei materiali informativi della cam-               ni utili a tutta la famiglia sui comporta-
pagna. Tutte le informazioni da comunicare in                menti da adottare durante il terremoto e
piazza, infatti, sono presenti nel pieghevole e              subito dopo. La scheda può essere con-
nella scheda.                                                servata e anche appesa.

                                                      22
                                           PARTE SECONDA
IL LINGUAGGIO DI SCHEDA E PIEGHEVOLE. OBIETTIVO: FARSI CAPIRE!

  I testi dei materiali informativi della campagna                 evitato il burocratese “norme” (vigenti)
  di informazione Io non rischio sono stati scritti              • Abbiamo usato parole comuni ed evitato le
  rispettando alcune regole della semplificazione                  espressioni di tono inutilmente elevato
  del linguaggio. Scrivere con chiarezza, semplicità               “evento sismico”: “terremoto”
  e precisione, con parole concrete e di uso comune              • Abbiamo usato parole concrete e dirette per aiutare
  favorisce la comprensione del messaggio da parte                 il lettore a visualizzare il concetto
  di chi leggerà. Di seguito, trovi le regole principali           “la pianificazione comunale”: “il piano comunale”
  che abbiamo seguito nella redazione della scheda               • Abbiamo usato preposizioni semplici, invece di
  e del pieghevole. Pensiamo infatti possano esserti               quelle complesse
  d’aiuto in futuro se ti troverai a scrivere materiali            “al fine di, a scopo di, con l’obiettivo di”: “per”
  informativi rivolti a cittadini!
                                                                 L’organizzazione delle informazioni
  La costruzione delle frasi                                     I testi dei materiali della campagna sono lunghi e
  • Abbiamo utilizzato frasi semplici, lineari e brevi           per questo li abbiamo suddivisi in piccoli paragrafi,
    “È il crollo delle case che uccide, non il terremoto”        preceduti da un titoletto che ne riassume il
  • Abbiamo preferito i verbi ai nomi, cioè evitato le           contenuto. Con questa operazione volevamo essere
    nominalizzazioni                                             più precisi, chiari e sintetici possibili. Un titolo
    “applicare modifiche”: “modificare”                          come «Informazioni importanti» non serve a nulla,
  • Abbiamo esplicitato il soggetto ed evitato le forme          perché non dà nessuna informazione sul contenuto
    impersonali                                                  e obbliga il cittadino a iniziare la lettura del testo.
    “in caso di dubbi”: “se hai qualche dubbio”                  Sono invece più efficaci titoli come: «Cosa fa lo
  • Abbiamo preferito le frasi di forma affermativa              Stato per aiutarti?», «Gli effetti di un terremoto
    “non ignorare”: “conosci, informati”                         sono gli stessi ovunque?». Questi titoli individuano
                                                                 immediatamente l’argomento del testo e possono
  La scelta delle parole                                         essere letti dando un’occhiata veloce al pieghevole.
  • Abbiamo preferito le parole italiane a quelle
    straniere, se ugualmente sostituibili                        La grafica
    “tsunami”: “maremoto”                                        Nello scrivere i materiali informativi, abbiamo
  • Abbiamo limitato i termini tecnico-specialistici,            fatto attenzione anche ad alcuni aspetti grafici per
    definendoli la prima volta che li usavamo                    facilitare la lettura ad esempio: lo spazio tra una riga
    “classificazione sismica”: “il territorio italiano è         e un’altra, la scelta del carattere (leggibile e grande),
    classificato in zone a diversa pericolosità”                 i margini e la lunghezza delle righe. Abbiamo usato il
  • Abbiamo usato espressioni della lingua comune ed             grassetto solo per evidenziare i concetti importanti.

                                                            23
                                                   PARTE SECONDA
COME STARE IN PIAZZA                                        • la prevenzione non riguarda solo le istitu-
Come volontari siete già abituati a parlare                 zioni, ma ciascuno di noi.
con i vostri concittadini. Sicuramente il fatto             Da qui, illustrate ai cittadini il loro ruolo:
di organizzare la piazza nel vostro territorio vi           mostrate ai cittadini il pieghevole e la sche-
aiuterà a rompere il ghiaccio: la divisa che in-            da cercando di sintetizzarne il contenuto.
dossate è il vostro biglietto da visita e vi rende          Non tentate di fornire spiegazioni scientifi-
riconoscibili come interlocutori affidabili. Na-            che o tecniche ma attenetevi a quanto spie-
turalmente ci sono alcune regole che possono                gato nei materiali informativi. Per ulteriori
aiutarvi a rendere più efficaci le vostre giorna-           informazioni rimandate ai siti istituzionali o
te in piazza.                                               alle istituzioni competenti.

                                                          Sottolineate che:
                                                          • è importante informarsi al proprio Comune
                 COSA DIRE                                  per sapere se esiste un piano d’emergenza
                 Seguite le cinque “W” della                comunale e cosa prevede
                 buona comunicazione.                     • bisogna sempre rivolgersi a veri esperti e
  Who – Chi siamo: ogni approccio dovrebbe                  non a tecnici improvvisati
  iniziare con una presentazione di se stessi,            • la vostra associazione di appartenenza ope-
  della propria associazione, della Protezione              ra sul territorio e rimane a disposizione per
  Civile, dei promotori dell’iniziativa. Ricorda-           chiarimenti, approfondimenti ecc.
  te che il volontariato è una componente del             Se si presentano in piazza rappresentanti di
  Servizio Nazionale della Protezione Civile.             altre associazioni interessate, mostrate un at-
  What/Where/When – Di cosa si tratta, dove               teggiamento inclusivo, create contatti. Ricor-
  si svolge e quando: presentate brevemente               date che la campagna Io non rischio mira a
  l’iniziativa Io non rischio e ricordate che non         coinvolgere un numero sempre maggiore di
  si svolge solo nella vostra, ma in altre piazze         associazioni, anche territoriali.
  in tutto il territorio nazionale.                       Se si presentano le istituzioni (che vanno as-
  Why – Perché: presentate le finalità di Io              solutamente invitate) come Sindaco, Prefetto,
  non rischio:                                            ecc. accoglietele con attenzione e premura,
  • è un’iniziativa di comunicazione che, sen-            sempre con un atteggiamento di inclusione e
  za allarmismo, mira ad accrescere la cono-              coinvolgimento.
  scenza e la consapevolezza rispetto ai di-              Apertura e chiusura del discorso: in media, la
  versi rischi                                            conversazione in piazza con i cittadini durerà
  • conoscenza e consapevolezza aumentano                 cinque/dieci minuti. Tenete a mente che l’a-
  la capacità individuale di autodifesa, contri-          pertura e la chiusura del discorso sono molto
  buendo alla prevenzione generale                        importanti:

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                                          PARTE SECONDA
• l’apertura (cioè le frasi iniziali per “aggan-           Oltre che con le parole, la comunicazione av-
  ciare” i cittadini nelle piazze, il totem nel            viene anche attraverso:
  caso della campagna sul terremoto), per-                 • il modo di vestire
  ché è il momento in cui si stabilisce un pat-            • la postura
  to di fiducia tra le persone coinvolte e si di-          • l’espressione del volto
  chiara la propria disponibilità a parlare e ad           • il contatto oculare
  ascoltare;                                               • movimenti delle mani, delle braccia
• la chiusura, perché ci si deve accertare che               e delle gambe
  l’altra persona sia soddisfatta. Accertatevi             • la tensione del corpo
  che il cittadino non abbia dubbi, indicate               • la distanza spaziale
  dove approfondire gli argomenti di mag-                  • il contatto diretto
  giore interesse e ribadite il messaggio della            • la voce (tono, ritmo, inflessione)
  campagna.                                                La gestualità: è un mezzo di comunicazio-
Meccanismi di ripetizione: ripetere più volte i            ne visiva capace di trasmettere ciò che il
concetti chiave può risultare utile per chiarire           linguaggio verbale non sa comunicare. Ne
i temi che stiamo trattando o le finalità della            consegue che la forma di comunicazione più
campagna. Nell’interazione faccia a faccia è               efficace è quella in cui alle parole si accom-
meglio non dare per scontato nulla, per evita-             pagnano i gesti.
re fraintendimenti.                                        Per interpretare il messaggio non verbale dob-
                                                           biamo sempre considerare tutti i gesti nel loro
COME DIRLO                                                 insieme: i gesti presi singolarmente non signi-
Le parole che pronunciamo sono importanti,                 ficano niente, ma se si presentano tutti insie-
ma il comportamento non verbale condiziona                 me nel corso di una interazione, allora ci sono
in modo molto forte l’impressione che ricevia-             buone probabilità che la nostra interpretazio-
mo dagli altri e quella che gli altri ricevono da          ne sia corretta.
noi. Gran parte di ciò che comunichiamo agli               Nel comunicare con gli altri, dobbiamo
altri si esprime, infatti, attraverso il linguaggio        capire se le persone a cui ci rivolgiamo
non verbale, cioè mediante i segnali visivi e              manifestano:
vocali emessi dal corpo. Dobbiamo quindi ve-               • segnali di serenità/disagio e ansia
rificare che il messaggio verbale, cioè quello             • segnali di apertura/chiusura.
comunicato dalle parole effettivamente pro-                Il linguaggio non verbale che indica apertura
nunciate, sia coerente con il messaggio del                e uno stato interiore positivo è composto da
corpo. Se vogliamo comunicare un messag-                   una serie di gesti: il corpo si espone al mon-
gio in modo credibile, è importante che ci sia             do senza barriere e, così facendo, è vulnera-
coerenza fra ciò che diciamo a parole e ciò                bile agli altri, ma ciò non provoca alcun disa-
che esprimiamo attraverso il corpo.                        gio alla persona.

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                                           PARTE SECONDA
La postura: la postura che esprime vicinanza                             Assumete una postura sciolta,
e calore si traduce in genere in un’impressio-                           guardate negli occhi la perso-
ne migliore (e dunque simpatia) dell’altro su                            na con cui parlate, cercate di
di noi. È composta da questi tratti:                       non incrociare le braccia e parlate senza
• inclinazione in avanti del busto, che dimo-              mettere le mani in tasca.
  stra interesse per l’altro                               Per una comunicazione efficace, mettetevi
• tendenza ad avvicinarsi col corpo e orien-               di fronte all’interlocutore per poterlo guar-
  tarlo direttamente verso l’altro                         dare direttamente e non al suo fianco o in
• rilassatezza delle braccia e mani                        posizione laterale.
• sguardo che mantiene il contatto con gli                 Non dimenticate che in piazza anche un
  occhi dell’altro/a senza però fissarlo/a in              sorriso può aiutare a stabilire un contatto
  modo eccessivo, cosa che può esprimere                   con il vostro interlocutore: accogliete i citta-
  aggressività.                                            dini con un sorriso!
Il linguaggio non verbale che indica chiusu-               Non assumete un atteggiamento di chiusu-
ra si fonda, invece, su un complesso di gesti,             ra con il corpo, ma, al contrario, adottate
movimenti e posture con cui il corpo si richiu-            uno stile aperto, perché così è più probabi-
de in se stesso. Chi si sente minacciato, ten-             le che l’interazione abbia esito favorevole e
de a far apparire il corpo più piccolo di quan-            l’interlocutore eviti di chiudersi in sé stessa.
to lo sia realmente e a proteggersi erigendo               Durante la conversazione, variate e modu-
barriere difensive.                                        late il ritmo, il timbro, il tono e l’inflessione
La postura che trasmette lontananza (e dunque              della voce.
distacco) è composta in genere da questi tratti:
• posizione rigida delle braccia e gambe                 Nel paragrafo dedicato allo storytelling (pagina
• inclinazione del busto laterale e tesa all’in-         35), trovate la lezione dedicata ai consigli utili
  dietro (in piedi)                                      su come raccontare la campagna in piazza.
• sguardo che mantiene poco il contatto con
  gli occhi dell’altro/a.
In questo caso può essere utile cambiare
strategia e/o cercare di scoprire il motivo della
sua insoddisfazione. Se la persona che avete
davanti persiste nell’atteggiamento di chiusu-
ra, porgetele qualcosa da guardare (il pieghe-
vole, la scheda), per costringerla ad aprirsi e
a sciogliere le braccia conserte.

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                                         PARTE SECONDA
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