Biodiversità a rischio - Maggio 2018 A cura di Legambiente Onlus
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Biodiversità a rischio Maggio 2018 A cura di Legambiente Onlus BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 1
INDICE 1. La tutela della biodiversità pag. 3 2. Lo stato della biodiversità in Europa e in Italia pag. 5 3. I nemici della biodiversità pag. 8 3.1 I cambiamenti climatici pag. 8 3.2 La perdita e la frammentazione degli habitat pag. 9 3.3 L'inquinamento pag. 10 3.4 L’introduzione di specie aliene invasive pag. 10 3.5 Il sovra sfruttamento delle risorse naturali pag. 12 4. Il futuro della conservazione: sfide e prospettive pag. 14 4.1 Il lupo pag. 15 4.2 L’orso bruno pag. 16 4.3 Il camoscio appenninico pag. 17 4.4 Lo stato di attuazione di Natura 2000 in Italia pag. 19 FOCUS I rifiuti marini e gli impatti sulla biodiversità pag. 22 - Il contesto geografico: il Mediterraneo pag. 22 - Il problema pag. 23 - Allarme plastica nei nostri mari pag. 24 - Sos tartarughe marine pag. 28 - Uccelli marini a rischio pag. 29 - L’impatto sui cetacei pag. 30 - L’impegno di Legambiente per la tutela della biodiversità marina pag. 31 FOCUS Gestire il bosco. Conservazione e valorizzazione degli ecosistemi forestali in Italia pag. 37 - Introduzione a cura di Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette pag. 37 e biodiversità di Legambiente - La biodiversità forestale, a cura del Prof. Marco Marchetti, Università del Molise pag. 38 A cura dell’Ufficio Aree Protette di Legambiente Onlus, con la collaborazione di Margherita Corti e dell’Ufficio Scientifico di Legambiente Onlus Si ringrazia per i contributi: Prof. Marco Marchetti, Università del Molise Si ringrazia per le foto di pg. 22 e 34: Eleonora De Sabata (Med Sharks) BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 2
LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ La varietà degli organismi viventi presenti fossero gli impollinatori (api, vespe, farfalle, sulla Terra, una risorsa fondamentale per la mosche, ma anche uccelli e pipistrelli), i quali, nostra sopravvivenza, e una ricchezza visitando i fiori, trasportano il polline delle economica e sociale. La parola “biodiversità” antere maschili sullo stigma dell’organo racchiude tutto questo. Grazie, infatti, ad un femminile, dando luogo alla fertilizzazione. evoluzione di circa 4 miliardi di anni la Ancora, la pesca e l’acquacoltura sono diversità biologica di geni, specie ed fondamentali per l’alimentazione e come fonte ecosistemi è sinonimo di ricchezza, di varietà e di reddito: secondo la FAO, il consumo di di coesistenza delle varie forme di vita. pesce ha raggiunto per la prima volta i 20 Ognuna delle 1.900.000 specie viventi chilogrammi pro capite l’anno, grazie ad una conosciute svolge un ruolo specifico maggiore offerta proveniente nell’ecosistema in cui vive e proprio in virtù dall’acquacoltura, ad una domanda stabile, alla del suo ruolo aiuta l’ecosistema a mantenere i pesca record per alcune specie ed alla suoi equilibri vitali. La scomparsa di anche una riduzione degli sprechi. Tuttavia, nonostante i sola di queste potrebbe quindi portare ad notevoli progressi in alcune aree, lo stato delle un’alterazione irreversibile, con conseguenze risorse marine mondiali non è migliorato, anzi, sui molti beni e servizi che questo capitale circa il 31,4% degli stock ittici naturali naturale ci offre, dal cibo alle materie prime, regolarmente monitorati dalla FAO vengono dalla mitigazione del clima all’acqua. pescati a livelli biologicamente non sostenibili, Ad esempio, le torbiere, le zone umide, il con una percentuale tripla rispetto al 1974. suolo, le foreste e gli oceani svolgono un ruolo Il consumo di pesce tra gli italiani risulta essenziale nell’assorbire e immagazzinare essere nettamente in crescita rispetto agli anni carbonio, contribuendo così a proteggerci dai scorsi: la media annuale consumata da ogni cambiamenti climatici. Gli alberi inoltre italiano nel 2017 ha infatti raggiunto i 25 kg, purificano l’aria che respiriamo eliminando il decisamente superiore rispetto a quella del biossido di azoto, l’anidride solforosa, il 2016, pari a 16 kg. La media Europea del monossido di carbonio e l’ozono, nonché consumo di pesce si aggira invece intorno ai immagazzinano o assorbono il carbonio. 22,5 kg, anche se tra uno stato e l’altro si La biodiversità vegetale, sia nelle piante trovano situazioni di forte disparità. coltivate sia selvatiche, costituisce la base I mari italiani però non riescono a coprire dell’agricoltura, consentendo la produzione di questa crescente domanda di pesce. I 13.000 cibo e contribuendo alla salute e alla nutrizione pescherecci forniscono quantità pari ad 1/3 del di tutta la popolazione mondiale. totale – circa 180.000 tonnellate – mentre il Non dimentichiamo, inoltre, che la biodiversità restante è importato dall’estero, principalmente è un vero e proprio serbatoio di risorse: molte da Spagna, Danimarca, Olanda e una parte dai specie di piante selvatiche vengono usate per Paesi in via di sviluppo. scopi medicinali come il chinino, usato per Altro aspetto fondamentale, è quello del ruolo curare la malaria, o la morfina utile invece per ecologico specifico che ogni forma vivente la terapia del dolore. Attualmente il mercato svolge nel proprio ecosistema, aiutandolo a mondiale dei farmaci vale 650 miliardi di mantenere l’equilibrio necessario. Ad esempio, dollari e quasi la metà si basa su farmaci tratti, i carnivori svolgono una funzione utilissima in direttamente o indirettamente, dai regni natura, abbattendo le prede più̀ facili da vegetale e animale. catturare, e cioè gli esemplari più̀ deboli e Oltre un terzo degli alimenti umani - dai frutti malati, mantenendo sana la popolazione di cui ai semi ai vegetali - verrebbe meno se non ci BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 3
si nutrono ed evitando la moltiplicazione protette, hanno mostrato sensibili aumenti di eccessiva di certe specie animali. popolazione; quelle non protette, al contrario, Ma quando parliamo di biodiversità, dobbiamo hanno registrato un trend negativo. anche - e soprattutto - parlare di perdita di Altro passo in avanti riguarda la conoscenza biodiversità, considerata ormai la minaccia puntuale della distribuzione di habitat e specie ambientale più grave a livello mondiale in che nel 1992, anno di entrata in vigore della quanto causa dell’insicurezza alimentare ed Direttiva Habitat, era molto scarsa e laddove energetica, dell’aumento della vulnerabilità ai presente con informazioni non omogenee nei disastri naturali, come inondazioni o tempeste diversi paesi, mentre oggi sappiamo che le aree tropicali, della diminuzione del livello della in cui ricadono tali habitat e specie coprono salute all’interno della società, della riduzione circa il 18% dell’Unione Europea, con oltre della disponibilità e della qualità delle risorse 26.000 siti georeferenziati. idriche e dell’impoverimento delle tradizioni Un obiettivo importante, in linea con quanto culturali. stabilito nel 2010 ad Aichi, in Giappone, dai Oggi ci troviamo a dover affrontare una serie paesi aderenti alla Convenzione sulla Diversità di sfide ambientali in costante aumento e – Biologica, secondo cui “entro il 2020 almeno soprattutto – siamo ancora lontani dal centrare il 17% delle acque interne, e il 10% delle aree l’obiettivo principale promosso dell'UE di marine e costiere, in special modo le aree di “porre fine alla perdita di biodiversità e al particolare importanza per la biodiversità e degrado dei servizi ecosistemici nell'Unione per i servizi ecosistemici, devono essere Europea entro il 2020 e ripristinarli nei limiti conservate attraverso un sistema gestito in del possibile”. maniera equa, ecologicamente rappresentativo Anzi, malgrado i miglioramenti ambientali e ben collegato di aree protette e altre misure avvenuti negli ultimi decenni e gli sforzi a efficaci basate sul territorio e integrate nel più livello nazionale e internazionale, stiamo ampio paesaggio terrestre e marino”. continuando a danneggiare i sistemi naturali Grazie, all'espansione della rete Natura 2000 che sostengono la nostra prosperità: basti nel sistema mondiale delle aree protette, oggi è pensare che secondo i dati dell’ultimo rapporto tutelato circa il 19% della superficie terrestre è sullo Stato della natura in Europa, pubblicato il 4% delle zone marine e costiere. Ciò dall’Agenzia europea dell’ambiente, una vasta significa che l'obiettivo di Aichi per la percentuale di specie protette (60%) e tipi di copertura globale delle aree protette terrestri habitat (77%) è ritenuta in uno stato di entro il 2020 è stato quasi raggiunto, mentre conservazione non favorevole, e l’Europa non sono ancora necessari molti progressi per è a buon punto per raggiungere l’obiettivo raggiungere il 10% delle aree costiere e generale di fermare la perdita di biodiversità marine. entro il 2020, anche se sono stati raggiunti A livello globale, è stato tuttavia evidenziato alcuni obiettivi specifici. che le azioni di conservazione sono tuttora Tra i principali risultati ottenuti nella direzione largamente insufficienti a contrastare degli obiettivi europei prefissati al 2020 l’aumento delle pressioni antropiche sulle troviamo ad esempio che oltre la metà delle specie animali e vegetali, e la conseguenza specie di uccelli nell’UE non è più considerata sono un deterioramento generale dello stato a rischio d’estinzione. Anzi, le specie di della biodiversità (Butchart et al. 2010) e un uccelli, per i quali la Direttiva Uccelli ha avvicinamento delle specie all’estinzione imposto agli Stati membri l’istituzione di aree (Hoffmann et al. 2010). BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 4
LO STATO DELLA BIODIVERSITÀ IN EUROPA E IN ITALIA L’Italia è tra i Paesi europei più ricchi di Macromiceti e Mixomiceti (funghi visibili a biodiversità, ospitando circa la metà delle occhio nudo). specie vegetali e circa un terzo di tutte le Malgrado questa ricchezza, anche nel nostro specie animali attualmente presenti in Europa. Paese la biodiversità sta rapidamente Alcuni gruppi, come alcune famiglie di diminuendo come conseguenza diretta o invertebrati, sono presenti in misura doppia o indiretta delle attività umane. Si stima più o tripla, se non ancora maggiore, rispetto ad altri meno una preoccupante perdita annuale di Paesi europei. Un livello di diversità, questo, specie pari allo 0,5% del totale. Questo a causa che è anche il frutto dei molti tipi di habitat dell'utilizzo intensivo di gran parte del nostro che caratterizzano il nostro Paese, composto da territorio, come accade nella maggior parte dei ambienti alpini, continentali e mediterranei, paesi industrializzati: per questo diversi habitat oltre a moltissime isole, particolarmente ricche risultano degradati o frammentati, perdendo di endemismi. anche la loro capacità di fornire i tradizionali servizi ecosistemi. Fattori di pressione, quali il Più in dettaglio, la fauna è stimata in oltre consumo di suolo per nuovi insediamenti civili 58.000 specie, di cui circa 55.000 di e industriali e l’inquinamento del suolo e delle Invertebrati (95%), 1812 di Protozoi (3%) e acque, continuano a esercitare una forte 1265 di Vertebrati (2%), mentre la flora è pressione sulla biodiversità a livello nazionale costituita da oltre 6.700 specie di piante e internazionale. vascolari (di cui il 15% endemiche), 851 di Muschi e 279 Epatiche. Per quanto riguarda i I più recenti dati dell'IUCN evidenziano come Funghi, sono conosciute circa 20.000 specie di oltre un terzo degli habitat terrestri siano attualmente in pericolo, inclusi più di tre quarti BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 5
di pascoli, oltre la metà delle praterie e quasi la estinzione è ignoto: questo dimostra che metà di laghi, fiumi e coste europee. Inoltre, sebbene la biodiversità nel nostro paese sia quasi un terzo degli habitat marini del bacino relativamente ben studiata, ancora molto resta Mediterraneo è a rischio di crollo (32%, 15 da scoprire e imparare. Inoltre, si evince che il habitat), così come quasi un quarto declino della biodiversità è avvenuto nell'Atlantico nordorientale. Rispetto alle presumibilmente prima nei mari che sulla specie esaminate, circa il 23% si trova in uno terraferma: i pesci cartilaginei, che sono (con stato di conservazione favorevole, mentre più poche eccezioni) specie di scarso valore della metà è fortemente minacciato. commerciale per la pesca, risentono soprattutto Particolarmente grave, quindi, è lo stato di delle pressioni indirette dovute all'utilizzo di salute dei nostri mari. Il 19% degli habitat attrezzi di pesca non selettivi, ovvero delle marini valutati rientra infatti in una delle tre cosiddette “catture accessorie”, effettuate per categorie minacciate: in pericolo critico, in via errore. di estinzione 9% (7% per EU28 +) e vulnerabile. E un'ampia percentuale di habitat I pesci d'acqua dolce, invece, il cui stato di (circa il 49%) è carente di dati. conservazione è particolarmente preoccupante, sono minacciati soprattutto dall'introduzione di In Italia la biodiversità è fortemente specie alloctone oltre che dalle modificazioni minacciata. Il campione utilizzato dall'IUCN dei regimi fluviali. Lo stato di anfibi e rettili per valutare lo stato delle specie animali ha sembra per il momento risentire in Italia solo preso in considerazione 2.807 specie italiane relativamente della crisi globale che sta di spugne, coralli, squali, razze, coleotteri investendo questi gruppi: a livello globale, saproxilici (le cui larve vivono nei tronchi infatti, delle 6.260 specie di anfibi valutate degli alberi morti), libellule, farfalle, pesci dall’IUCN, quasi un terzo delle specie (32,4%) d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli e sono minacciate a livello globale o estinti, di mammiferi. Specie rappresentative di forme di queste 2.030 specie, 38 sono considerate sviluppo e riproduzione, modi di vita e estinte e una estinta in natura. Per i rettili la ambienti estremamente diversificati e perciò situazione è ugualmente critica: il 19% è a ben rappresentative della biodiversità italiana. rischio di estinzione e il 12% in una situazione Per le specie terrestri e di acqua dolce è stata critica. valutata l'intera popolazione nel suo areale italiano (Italia peninsulare, isole maggiori e, Per quanto riguarda la situazione degli uccelli dove rilevante, isole minori). Per le specie e dei mammiferi, il trend della conservazione marine è stata considerata un'area più vasta in Italia è in linea con quello globale: se infatti, rispetto alle acque territoriali, la cui estensione il 25% dei mammiferi del pianeta rischia di limitata è poco significativa per le popolazioni scomparire nel giro di pochi anni, l’andamento di animali molto mobili come i mammiferi del loro status è contraddittorio. Da una parte, marini e gli elasmobranchi. Dai dati è emerso sono diverse le specie che oggi si trovano in che negli ultimi decenni, nonostante gli sforzi condizioni nettamente migliori rispetto a 30 di conservazione messi in atto, lo stato anni fa e questo grazie soprattutto alla corretta complessivo della biodiversità italiana si è gestione delle popolazioni nelle aree protette, deteriorato: in totale, infatti, 596 delle specie come è accaduto ad esempio per il lupo e il valutate sono a rischio di estinzione, pari a camoscio appenninico. Al contrario per i oltre un quinto del totale. chirotteri la situazione è nettamente peggiorata, a causa del degrado degli ambienti frequentati Per 376 specie, in particolare invertebrati o da questi animali e di un interesse per la loro animali di ambiente marino, il rischio di BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 6
conservazione che si è manifestato solo in anni sono endemiche italiane). Le regioni che hanno molto recenti. il più alto numero di entità autoctone sono il Piemonte (3.464), la Toscana (3.370), la Per le specie vegetali di interesse comunitario Lombardia (3.272), e l’Abruzzo (3.190). presenti sul territorio nazionale, è importante intanto segnalare come tra le piante vascolari La biodiversità vegetale del Mediterraneo è troviamo un elevatissimo tasso di endemismo fortemente minacciata dai cambiamenti causati (su 95 specie, 52 sono endemiche italiane) dalle attuali dinamiche socio-economiche e di rendendo ancora più importante il ruolo del utilizzo del suolo: ad esempio, da una parte il nostro Paese nella loro conservazione, come crescente consumo di suolo sta portando ad anche evidenziato dalla Lista Rossa della Flora una riduzione di habitat naturali, dall'altra lo Italiana. spopolamento dei territori montani negli ultimi Secondo i risultati dell'analisi effettuata su 197 cinquanta anni ha determinato un espansione Policy Species italiane circa il 45% delle dei territori forestali, anche a scapito di habitat specie esaminate mostrano una situazione in aperti, legati alle pratiche tradizionali di generale critica (alcune specie sono già estinte utilizzo del suolo da parte dell’uomo. o prossime all'estinzione) malgrado la loro Senza contare l’effetto dei cambiamenti protezione a livello internazionale e nazionale. climatici che potrebbe portare - nel lungo periodo - a migrazioni di specie e habitat, Inoltre, secondo un recentissimo studio, durato nonchè a estinzioni almeno a livello locale. quasi 15 anni, che ha portato alla Alla luce di quanto emerso dalla Lista Rossa pubblicazione sulla rivista internazionale Plant emerge l'urgenza di implementare misure di Biosystems dell’elenco aggiornato di felci e conservazione a livello normativo, che affini, conifere e piante a fiore (la cosiddetta promuovano azioni di tutela in situ ed ex situ “flora vascolare”) autoctone d’Italia. La flora (come la conservazione dei semi nelle banche vascolare autoctona d’Italia conta, ad oggi, del germoplasma), l'esigenza di un 8.195 specie e sottospecie, di cui 1.708 monitoraggio continuo delle specie a rischio e endemiche. L’Italia si colloca al primo posto in di pratiche di gestione del territorio più Europa per numero di entità autoctone. appropriate (gestione delle aree protette Nell’intero bacino del Mediterraneo, che è esistenti, realizzazione di nuove aree protette considerato uno delle aree mondiali a etc.). maggiore biodiversità, solo la Turchia ospita un numero di specie più elevato. Quattro generi sono endemici italiani, Eokochia (Chenopodiaceae), Rhizobotrya (Brassicaceae), Petagnaea and Siculosciadium (Apiaceae) mentre tre sono endemici di Sardegna e Corsica: Morisia (Brassicaceae), Castroviejoa and Nananthea (Asteraceae). La presenza di 568 piante non è stata confermata in tempi recenti per il territorio nazionale, tra queste 26 sono probabilmente estinte (di cui 13 BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 7
I NEMICI DELLA BIODIVERSITÀ La biodiversità, la varietà degli esseri viventi Perdita e frammentazione degli habitat, che popolano la Terra, è frutto di lunghi e cambiamenti climatici, sovra sfruttamento complessi processi evolutivi. Dopo 4 miliardi delle risorse, introduzione di specie aliene e di anni di evoluzione, questo straordinario invasive, e inquinamento sono tra le cause patrimonio, di cui l’Italia è uno dei paesi più principali, in quanto non solo possono alterare ricchi in Europa, continua però ad essere a in modo irreversibile i delicati equilibri del rischio. nostro ecosistema, ma possono anche amplificare gli effetti di questo processo. I cambiamenti climatici L’emergenza climatica è una drammatica al 2030 coerenti con quelli su energia e realtà. Secondo gli scienziati dell’IPCC, il decarbonizzazione dell’Ue e una proiezione al panel intergovernativo di esperti sui 2050. cambiamenti climatici dell’ONU, ci stiamo Secondo Legambiente bisogna dunque puntare avventurando verso un surriscaldamento del ad obiettivi al 2030 coerenti con l'Accordo di pianeta di oltre 4°C con scenari apocalittici se Parigi (-55% di emissioni di CO2) e scelte più non interverremo rapidamente. ambiziose di sviluppo delle fonti rinnovabili e Per questo motivo è importante che il nostro dell’efficienza energetica sia nel vettore Paese intraprenda un percorso per il elettrico che in quello termico, aggiungendo raggiungimento degli obiettivi previsti così risultati ben più significativi in termini di dall’Accordo di Parigi per fermare la crescita consumo evitato di combustibili (49 Mtep/ della temperatura del Pianeta entro 1,5-2 gradi. anno al 2030), con un conseguente risparmio Come tutti gli altri Stati membri dell’Unione di risorse pari a 5,5 Mld di euro all’anno, oltre Europea, entro il 2018 l’Italia dovrà presentare a un aumento dei posti di lavoro nei settori il Piano nazionale clima-energia con obiettivi emergenti dell’energia e dell’innovazione BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 8
tecnologica pari a 2,7 milioni di posti tra diffusione di specie invasive e di agenti permanenti e temporanei. patogeni, i quali possono modificare Gli obiettivi da perseguire sono tanto più sostanzialmente la struttura e la composizione importanti se pensiamo all'impatto dei delle comunità animali e vegetali. cambiamenti climatici sulla nostra biodiversità. Un esempio è la cimice asiatica Le modalità con cui i cambiamenti climatici (Halyomorpha halys) la quale sta colpendo potranno avere effetti su di essa sono infatti da Nord a Sud i raccolti di frutta e cereali, molteplici: dall'impatto geografico, a causa del causando gravi danni agli agricoltori quale alcune specie modificano il loro areale di italiani. distribuzione, in cerca di condizioni climatiche Come altri parassiti alieni comparsi in favorevoli, agli impatti sulle modalità delle Italia negli ultimi anni, la cimice asiatica si migrazioni, all'impatto degli eventi diffonde attraverso le attività umane meteorologici estremi: violenti temporali, (trasporti, prodotti vegetali importati e estati torride e siccità possono uccidere gli turismo), con la complicità dell’aumento animali per il caldo, il freddo, le inondazioni e delle temperature sopra le medie stagionali, la mancanza di cibo. che favoriscono il proliferare dell’insetto. Senza contare che i cambiamenti climatici sono una delle concause che favoriscono la La perdita e la frammentazione degli habitat Una delle principali minacce per il Contenere il più possibile il consumo di suolo, mantenimento della biodiversità mondiale è una delle principali cause di degrado di habitat proprio l'alterazione degli habitat, partendo naturali, costituisce quindi una priorità per il dalla frammentazione sino a giungerne alla nostro Paese viste le molte funzioni vitali che completa perdita, in quanto questa rende questo ci offre: il suolo, infatti, è determinante difficile l'adeguarsi per le specie che vi vivono: per la produzione agricola, la crescita della le popolazioni diventano, quindi, vegetazione, inoltre, trattiene, filtra e modera il maggiormente vulnerabili alle estinzioni locali flusso delle acque verso le falde e i corsi poiché la variabilità genetica diviene minore, d’acqua, rimuovendo contaminanti e riducendo così come vengono limitati gli spostamenti di la frequenza e il rischio di alluvioni. immigrazione ed emigrazione. Regola poi i flussi energetici da e verso Attualmente, secondo i dati ISPRA, in Europa l’atmosfera, mitigando il clima e l’impatto il 30% circa del territorio è altamente della siccità, senza contare che è habitat di un frammentato, influenzando di conseguenza le vastissimo numero di organismi viventi. possibilità di collegamento e la salute degli Una riflessione particolare va fatta per i ecosistemi, ma anche la loro capacita di fornire paesaggi costieri: in Italia complessivamente servizi e habitat adatti alle specie. sono 3291 i chilometri di paesaggi costieri Anche in Italia il consumo di suolo continua a trasformati da case, alberghi, palazzi, porti e crescere e, pur segnando un importante industrie, pari al 51 % del totale. rallentamento negli ultimi anni, ad oggi ha In alcune Regioni i numeri raggiungono intaccato ormai 23.039 chilometri quadrati del situazioni incredibili, come in Abruzzo e nostro territorio, passando da una percentuale Lazio dove si supera il 63%, in Liguria il 64% del 2,7% - durante gli anni ’50 - al 7,6% del e in Calabria il 65%, e dove si sono salvate 2016, con un incremento di 4,9 punti solo le aree meno appetibili, con rilievi, o più percentuali e una crescita percentuale del difficili da aggredire, come foci di fiumi e 184%. rilievi montuosi. BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 9
Questa erosione comporta la sparizione di atti ad insediare attività economiche e ambienti preziosi e delicati come gli ambienti ricreative, proteggendo dal rischio inondazione dunali e le praterie di Posidonia, senza contare le aree dell’entroterra, assorbendo l’energia l'impatto sul movimento di sedimenti verso la delle onde più impetuose durante le tempeste, costa, i quali forniscono materiale essenziale riducendo l’eutrofizzazione delle acque per contribuire allo sviluppo di spiagge e dune costiere e favorendo l’insediamento e la sabbiose e, più in generale, per creare luoghi proliferazione di varie specie faunistiche. L'inquinamento Dall’aria all’acqua, l’inquinamento è una delle durante le fasi di trasporto e durante le attività principali minacce non solo per la biodiversità di estrazione del greggio, ma non solo: ma anche per la nostra salute. Basti pensare approssimativamente lo 0,1% di tutto il che i dati diffusi dall’Oms sulla mortalità trasporto di idrocarburi del Mediterraneo viene infantile legata all’inquinamento sono davvero ogni anno sversato in mare tramite le preoccupanti e confermano ancora una volta operazioni di carico e scarico delle petroliere, gli effetti dannosi che l’inquinamento causa il rifornimento di carburante e soprattutto la alla salute delle persone e dei più piccoli. pratica illegale del lavaggio delle cisterne al Abbiamo città sempre più soffocate dallo largo delle coste. smog, e territori che ogni giorno subiscono Un'altra fonte inquinante dei corpi idrici è attacchi di ogni tipo e che spesso vengono legata all’immissione diretta o indiretta dei trasformati in discariche a cielo aperto, o reflui industriali, ovvero i prodotti di scarto luoghi dove sotterrare rifiuti o sversare delle lavorazione da parte delle industrie, che sostanze inquinanti avvelenando fiumi, acque e contaminano non solo le acque superficiali ma mari. Stesso discorso per i nostri mari: i rifiuti anche quelle di falda. Un altro aspetto, infine, è marini, soprattutto la plastica, sono una delle quello legato allo sversamento delle acque principali minacce per circa 180 specie marine reflue ad uso civile, immesse nell’ambiente mediterranee che li ingeriscono senza esser state opportunamente depurate. accidentalmente. Tra gli sversamenti dei reflui contaminati dalle Dalle cozze alle balene, dagli squali alle attività domestiche, industriali e agricole, sardine, tartarughe, capodogli e uccelli quelli contenenti un’elevata concentrazione di possono ingerire o rimanere intrappolati nei fertilizzanti sono particolarmente pericolosi, in rifiuti abbandonati. Il problema maggiore è quanto portano un elevato contributo in natura posto dai rifiuti in plastica, oltre l’80% dei di nutrienti come i nitrati e fosfati. rifiuti trovati in spiaggia e sui fondali: con il Questo fenomeno viene detto eutrofizzazione tempo si sbriciolano, senza mai sparire del ed è una delle principali concause della perdita tutto, destinati a esser ingoiati per errore dagli di biodiversità. Infatti questi nutrienti, filtrando stessi pesci, crostacei e molluschi che arrivano nei laghi e corsi d'acqua, determinano un poi sulle nostre tavole. notevole sviluppo della vegetazione e del Ma quando parliamo di inquinamento dei mari, fitoplancton che aumentando vertiginosamente non possiamo non ricordare quello prodotto limita gli scambi gassosi, diminuendo quindi dagli sversamenti petroliferi che avvengono l’ossigeno presente nelle acque. L'introduzione di specie aliene invasive Tra le principali cause di perdita della dire specie trasportate volontariamente o biodiversità, le specie aliene e invasive, vale a accidentalmente dall’uomo al di fuori della BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 10
loro area di origine o in sovrannumero rispetto L’ISPRA, inoltre, stima che ad oggi almeno 42 all’equilibrio ecologico di un territorio, e che nuove specie ittiche sono state osservate nei però causano impatti negativi alla biodiversità mari italiani. La meta di queste è stata ed ai servizi ecosistemici a essa collegati, oltre introdotta per mano dell’uomo, ad esempio a generare elevati danni socioeconomici per le attraverso il canale di Suez o con il trasporto attività produttive (stimati in oltre 12 miliardi navale, mentre le altre potrebbero essere di euro annui nella sola UE), sono anche entrate ‘naturalmente’ dall’Oceano Atlantico, fattore di rischio per la salute umana, essendo attraverso lo Stretto di Gibilterra. vettori di oltre 100 agenti patogeni e causa di Il problema è particolarmente evidente negli trasmissione di allergie o malattie. ambienti costieri e nelle aree marine protette Nel Mediterraneo il numero di ritrovamenti di che dovranno includere questa problematica specie non indigene è triplicato dal 1980, nei piani di gestione. mentre è raddoppiato negli altri mari. A preoccupare particolarmente è la veloce L’ultima notizia per le acque italiane riguarda espansione geografica del pesce scorpione la recente comparsa del un granchio tropicale (Pterois miles), originario del Mar Rosso e (Percnon gibbesi, originario delle coste altamente invasivo, dotato di spine dorsali, atlantiche americane) nelle acque di Portofino anali e pelviche velenose, che possono causare a metà luglio. punture molto dolorose. La specie, ormai diffusa in tutto il Altre specie ittiche invasive sono il pesce Mediterraneo, aveva raggiunto le coste liguri flauto (Fistularia commersoni), e il pesce nel 2016. coniglio (Siganus luridus), quest’ultimo dotato Lo scorso anno la Società Italiana di Biologia di spine velenose. Marina ha calcolato che dalle coste Italiane Oltre ai pesci, alcune alghe invasive come la sono state segnalate almeno 186 specie Caulerpa cylindracea e la Lophocladia esotiche, di cui 55 vegetali e 131 animali, lallemandii, possono provocare impatti severi senza considerare gli orgasmi unicellulari. sugli habitat naturali ricoprendo letteralmente i BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 11
nostri fondali e mettendo a rischio la salute specie aliene invasive, ma anche promuovere degli ecosistemi costieri. comportamenti il più possibile responsabili da Altre, come lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, parte dei cittadini. introdotto tramite le acque di zavorra, possono Un'importante passo in avanti nella politica incidere gravemente sulle risorse di pesca con nazionale di contrasto alle specie esotiche seri impatti per il settore. invasive è stata la recente entrata in vigore del Le invasioni biologiche sono quindi in forte decreto legislativo 230 del 15/12/2017, crescita e la ridotta sensibilità del pubblico, e pubblicato sulla sulla Gazzetta Ufficiale del la loro cattiva gestione, sono i maggiori fattori 30/01/2018, che adegua la normativa italiana al che limitano l’azione di prevenzione e di Regolamento (UE) 1143/2014 mitigazione dei loro impatti che risultano sull'introduzione e la diffusione delle specie essere aggravati dai cambiamenti climatici, esotiche invasive. dall’inquinamento e in generale dal disturbo Il decreto introduce numerosi divieti per antropico. evitare che le specie esotiche più pericolose, Per prevenire e mitigare gli impatti causati da contenute in apposite liste ufficiali (unionale e questo fenomeno legato principalmente nazionale), siano introdotte accidentalmente o all’azione dell’uomo (tra i fattori socio- volontariamente e si diffondano sul nostro economici che più lo influenzano ci sono la territorio; sono quindi vietati l’introduzione, la densità di popolazione umana e quella delle detenzione, l’allevamento e la coltivazione, il reti di trasporto), è essenziale regolamentare trasporto, il commercio, il rilascio meglio il commercio e gli spostamenti delle nell’ambiente naturale, la cessione gratuita. Il sovrasfruttamento delle risorse naturali Conservare la biodiversità vuol dire anche perdita sostanziale e irreversibile di usare in maniera sostenibile ciò di cui biodiversità. disponiamo, riconoscendo che l’attuale Trasformare le risorse in rifiuti più modello di consumo ci ha portato a una velocemente di quanto la Terra possa produrne situazione nella quale è già avvenuta una di nuove, ovvero sovra sfruttare il nostro BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 12
pianeta, ci pone infatti in una situazione che giardini di corallo o elevate densità di spugne, porterà all’esaurimento di quelle stesse risorse fondamentali per il recupero del mare. dalle quali la vita umana e la biodiversità A questi preoccupanti dati si aggiungono quelli dipendono. sugli stock ittici: acciughe, sardine, naselli, Senza contare che molte attività economiche scampi, gamberi dell’Adriatico sono sfruttati dipendono direttamente dallo stato di salute del ben oltre i livelli di sostenibilità. nostro pianeta: pensiamo alle attività Ma pensiamo anche all'acqua, uno dei commerciali legate alla pesca, alle foreste o ai principali servizi ecosistemici forniti dalla sistemi di acque sorgive. natura: negli ultimi dieci anni l’utilizzo di Ad esempio, nel Mediterraneo la situazione è acqua nel mondo è cresciuto di sei volte e a allarmante: il 96% degli stock ittici europei del questi ritmi, entro il 2050, il consumo Mediterraneo è sovrasfruttato, e la pressione dovrebbe attestarsi intorno ai 5.500-6.000 km3 supera fino a nove volte il rendimento all’anno, con un aumento del 20-30%. Un massimo sostenibile. volume di captazione insostenibile, a cui si In particolare l’Adriatico, che da solo sostiene accompagnano sprechi, speculazioni, dalla il 50% della produzione ittica italiana, è, privatizzazione delle risorse idriche al water insieme al Golfo di Gabes in Tunisia, l’area del grabbing, e conflitti. Mediterraneo dove si pratica con più intensità Se non facciamo niente circa cinque miliardi di la pesca a strascico, particolarmente distruttiva persone vivranno in aree con scarso accesso per gli ecosistemi di fondo. all’acqua entro il 2050, anche a causa L’aumento dello sforzo di pesca ha portato a dell'acceleramento causato dai cambiamenti una drammatica riduzione, se non climatici. all’estinzione, di grandi predatori come squali Anche in Italia la situazione è problematica, se e razze (diminuiti del 94%), delfini, foche, pensiamo che lo scorso anno 2,6 milioni di balene e tartarughe marine (solo del 2014 circa famiglie hanno lamentato irregolarità nel 52.000 tartarughe sono state accidentalmente servizio di erogazione dell’acqua, e in Calabria catturate da pescherecci italiani di cui almeno e Sicilia un terzo delle famiglie è rimasto a 10.000 morte) e alla distruzione di habitat e secco. specie strutturanti, come banchi di ostriche, BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 13
IL FUTURO DELLA CONSERVAZIONE: SFIDE E PROSPETTIVE I dati sulla biodiversità evidenziati nel nostro accompagnando i processi con una potente report mettono dunque in luce delle evidenti azione di informazione, formazione e problematiche, relative soprattutto alla coinvolgimento attivo dei diversi portatori di responsabilità del nostro Paese nel mettere in interessi. atto azioni concrete di conservazione per Altro esempio di conflitto è quello legato alla quanto riguarda le specie endemiche, vale a gestione della fauna ittica autoctona delle dire le specie che vivono solo in Italia, per le acque interne e del rispetto della normativa quali - dunque - siamo gli unici responsabili vigente, che possa garantire il corretto del loro destino. Gli scenari attuali, infatti, ci equilibrio fra aspettative dei pescatori sportivi mostrano che l’attuale modello di sviluppo e le esigenze di conservazione. Troppo spesso, socio-economico e gli sforzi di conservazione infatti, sono state avallate immissioni nei corsi fatti fino ad oggi non sono sufficienti ad d’acqua a scopo alieutico e ricreativo che arrestare il declino delle specie animali e hanno portato ad un alterazione delle comunità vegetali. ittiche a cui le istituzioni regionali non hanno La gestione dei grandi mammiferi, se da una saputo rispondere in modo omogeneo e parte ci racconta successi e buone pratiche che, coordinato con le indicazioni nazionali e se condotte tramite una pianificazione comunitarie. E a rendere la situazione ancora condivisa, possono portare a risultati concreti più difficile, la posizione di una parte del apprezzabili e di grande interesse scientifico, mondo della pesca che ha forzato la mano sul come nel caso del camoscio appenninico, tema delle immissioni, intervenendo sulla dall’altro possono portare a situazioni fauna autoctona piuttosto che regolare le decisamente più complesse e di difficile attività di pesca per adattarla alla disponibilità gestione, sulle quali gravano troppo spesso naturale di risorse ed ai vincoli nazionali e mancanza di coordinamento istituzionale o comunitari. prevalgono proposte di retroguardia su come affrontare questioni conflittuali legate alla loro Le azioni di salvaguardia delle specie e degli presenza. habitat, hanno successo, quindi, se sanno Alcuni esempi sono legati appunto a specie valorizzare conoscenze e innovazioni tecniche come il lupo, il quale è tornato ad abitare la con le competenze antiche in molti casi perse, catena appenninica e l’arco alpino occidentale in grado di garantire la convivenza tra attività passando da meno di 100 esemplari agli attuali produttive e specie, e se riescono a far capire 1.400 – 2.000 individui con l’evidente crescita come la conservazione sia un simbolo della dei conflitti, o come l’orso bruno il quale buona qualità ambientale del territorio italiano rischia continuamente di diventare "nemico" in grado anche di migliorare lo sviluppo del turismo nostrano e simbolo della difficoltà economico e turistico delle attività economiche di coesistenza con l’uomo e le sue attività. proprie dei territori. I prodotti enogastronomici Le problematiche di gestione del lupo e con il "marchio di qualità" con cui si certifica dell’orso bruno dimostrano che per difendere che questi prodotti si realizzano rispettando e la biodiversità ci vuole innanzitutto capacità salvaguardando anche le specie selvatiche istituzionale di gestire la complessità locali sarebbero associati, oltre che a un forte territoriale, partendo da obiettivi condivisi, messaggio etico, anche a genuinità, tipicità e conciliando le esigenze delle attività produttive alta naturalità. (allevamento, turismo, etc…) con la presenza In Italia, invece, i conflitti vengono troppo di vitali popolazioni di fauna selvatica, spesso sfruttati da opposte fazioni per creare BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 14
ulteriori divisioni anche perché non vengono ai danni da fauna selvatica (nel caso dei grandi gestiti in maniera adeguata: da una parte carnivori con procedure di risarcimento posizioni ideologiche alla conservazione della semplici, veloci, trasparenti ed omogenee), fauna selvatica che non colgono le istanze promuovere attività di formazione sulla delle comunità locali preoccupate dall’allarme coabitazione e implementare politiche in linea sociale che lanciano gli operatori locali che con le normative comunitarie. subiscono i danni, dall’altro l’incapacità delle istituzioni di rispondere con una strategia che Nello specifico, ricordiamo alcune delle specie metta al centro politiche per la convivenza tra emblematiche su cui Legambiente ha lavorato la conservazione della specie e le attività tramite campagne, progetti e iniziative antropiche, e stabilisca un serio stanziamento destinate alla loro conservazione. Casi in cui è di risorse certe e rapide per fornire strumenti e stato possibile raggiungere risultati concreti e conoscenze per prevenire i conflitti, far fronte buone pratiche di gestione sostenibile: 4.1 Il lupo Sulla base degli studi più recenti ottenuti componenti che, sebbene biologicamente incrociando carte di distribuzione e stima di connesse, sono tra loro significativamente popolazione di lupo nel nostro Paese diverse sia sul piano ecologico che gestionale: nell’ambito del “Rapporto su Specie e habitat una popolazione alpina ed una appenninica. di interesse comunitario in Italia: distribuzione, Infatti similitudini di ecosistemi e paesaggi stato di conservazione e trend”, con nuovi occupati, condizioni ecologiche e relazioni con parametri di distribuzione e di abbondanza e le attività antropiche, giustificano questa nuove analisi statistiche definite da un pool di separazione che ha in sé anche la logica di ricercatori e funzionari regionali di tutta Italia, identificare unità che siano maggiormente emerge che la popolazione di lupo sul nostro coerenti sul piano pratico della loro gestione. territorio è in realtà composta da due Va quindi anche specificato che mentre la BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 15
popolazione appenninica risulta essere d’azione nazionale sulla conservazione e interamente compresa sul territorio italiano, gestione del lupo” attualmente ancora fermo in quella alpina invece andrebbe considerata a conferenza Stato-Regioni, che si sta scala transfrontaliera in continuità ecologica, concentrando gran parte dell’attenzione. Esso demografica e genetica con lupi presenti rappresenta uno strumento importante per oltralpi in altre nazioni. La stima più recente vincere la sfida della tutela di questa specie in disponibile della dimensione della popolazione Italia e in Europa, ancora oggi vittima di alpina indica una presenza di 23 branchi. persecuzioni, avvelenamenti e bracconaggio. Alcuni di questi sono anche transfrontalieri per E' un tema delicatissimo e centrale nel rapporto quanto detto. Si registrano poi anche altre tra attività produttive e presenza di fauna coppie e individui solitari che vengono selvatica poiché negli ultimi anni, il successo campionati stabilmente. Si arriva, sulla base di internazionale in tema di conservazione della una stima invernale conservativa del numero di biodiversità, che ha portato alla ricomparsa del lupi della popolazione alpina italiana, a circa Lupo in intere zone dell'Appennino ha anche 100-130 individui totali. La stima della rappresentato un motivo di scontro con gli popolazione appenninica che, invece, è molto allevatori e di illegalità con fenomeni di più ampia, matura e strutturata sebbene bracconaggio. Un piano che risulta comunque assai dinamica, risulta essere di ampiamente condiviso per gran parte del suo 1580 animali, senza poter arrivare ad un impianto e che, solo nel capitolo relativo alle numero in realtà esatto data la grande “Deroghe al divieto di rimozione di lupi incertezza e povertà, in alcuni contesti, di dati dall’ambiente naturale” in cui si indica la disponibili che sottintendono un’ampia possibilità di sopprimere esemplari di lupo forchetta tra un valore minimo di 1070 ed uno (possibilità tra l’altro già prevista da sempre massimo di 2472 individui. Considerando dalla direttiva europea Habitat e mai applicata) l’estrema incertezza dei dati, ai fini gestionali, che si concentrano le principali divergenze che negli strumenti ufficiali (ad es. il nuovo Piano rischiano di affossare uno strumento che al di gestione attualmente in discussione) è buna contrario, se approvato senza le deroghe, pratica utilizzare la stima inferiore e costituirebbe una forte e coerente azione in cautelativa, quindi considerare il numero di seno alle politiche di conservazione della 1070 individui. È proprio sul nuovo “Piano natura in Italia. 4.2 L’ orso bruno Sono 3 i nuclei di orso esistenti in Italia: in marsicani dell’Appennino Centrale e una Trentino sulle Alpi Centrali, sulle Alpi ventina circa quelli al confine tra Italia e Orientali al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia. In Italia, in particolare, i parchi ed i Slovenia e in Appennino Centrale, la maggior progetti di conservazione hanno avuto un ruolo parte del quale all’interno del Parco Nazionale fondamentale per la sua sopravvivenza e nel d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) e nella complesso, grazie ad essi, in Italia si stima parte esterna ad esso. Le prime due oggi una popolazione totale di circa 100-120 popolazioni sono ancora tradizionalmente esemplari di orso bruno. Infatti, mentre nella ascritte alla sottospecie orso bruno europeo prima metà del ‘900 a causa delle guerre e di (Ursus arctos arctos) mentre quella una caccia indiscriminata l’orso bruno appenninica all’orso marsicano (Ursus arctos scompare definitivamente dalla porzione delle marsicanus). Attualmente la popolazione delle Alpi centro-occidentali, dal ’39 in Italia viene Alpi centrali è compresa tra i 35 e i 40 istituito il divieto di caccia a questa specie esemplari. Tra i 50 e i 60 sono gli orsi sebbene le uccisioni continuarono a causa dei BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 16
bracconieri, portando ad un drastico calo della sopravvivenza e alla sua coesistenza con le popolazione anche nel resto della catena attività umane. Analogamente a quello per montuosa. Il progetto Life Ursus, studiato ed l’orso marsicano, esiste anche il Piano attuato dal Parco Adamello Brenta con la d’Azione interregionale per la conservazione Provincia di Trento e con l’Istituto nazionale dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali della fauna selvatica, ha consentito (PACOBACE) che rappresenta il documento di successivamente un ritorno del plantigrado in riferimento per la gestione dell’Orso bruno quella porzione dell’arco alpino. Nel PNALM (Ursus arctos) per le Regioni e le Provincie invece, l’orso bruno marsicano rappresenta un autonome delle Alpi centro-orientali. Tale endemismo esclusivo dell’Italia centrale. Per Piano, redatto da un tavolo tecnico tutelare questa importante sottospecie il interregionale costituito da Provincia principale prodotto del Protocollo d’intesa Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di sottoscritto da un numeroso gruppo di enti, Bolzano, Regioni Friuli Venezia Giulia, istituzioni ed associazioni è stato il PATOM, Regione Lombardia, Regione Veneto, “Piano d’Azione per la tutela dell’orsi bruno Ministero dell’Ambiente e ISPRA, è stato marsicano” la cui redazione è basata da un lato formalmente adottato dalle Amministrazioni sulle migliori e più aggiornate conoscenze territoriali coinvolte e approvato dal Ministero scientifiche sulla sottospecie, dall’altro su un dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del ampio processo di partecipazione e discussione Mare. su obiettivi, metodi e azioni necessarie alla sua 4.3 Il camoscio appenninico Il camoscio appenninico costituisce una delle E’ classificato come “vulnerabile” nella lista entità faunistiche più rare in Italia, tanto da rossa dei mammiferi redatta nel 2008 farlo inserire come specie prioritaria dall’IUCN e dall’IUCN/SSC Caprinae nell’Allegato II e IV della Direttiva Habitat Specialist Group. Inoltre è “particolarmente 92/43/CEE e in altri regolamenti comunitari. protetta” dalla legislazione italiana (legge BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 17
157/92). Va sottolineato il fatto che recenti dell'Ambiente, un programma in itinere che lavori sembrano indicare una notevole distanza vede le aree protette dell'Appennino operare in genetica riscontrata tra questa e le altre 9 stretta sinergia per il ripopolamento sottospecie di camoscio, tanto che si propone dell'animale con il coordinamento dello stesso di far assurgere il camoscio appenninico al Ministero: in aggiunta ai parchi già coinvolti rango di specie (Rupicapra ornata), dalle precedenti esperienze progettuali (Parchi aumentandone così ulteriormente il valore d’Abruzzo Lazio e Molise, della Majella, del conservazionistico. Attualmente comunque è Gran Sasso Laga e dei Monti Sibillini) il Life ancora annoverato come sottospecie Rupicapra Coornata, tra i partner, ha compreso anche il pyrenaica ornata. L’impegno dei parchi in cui Parco Naturale Regionale Sirente Velino che, si è registrata la presenza di questo ungulato, grazie alle azioni messe in campo dopo alcuni interventi realizzati nel corso degli comprendente un articolato programma di ultimi decenni, si è ulteriormente concretizzato catture e rilasci tra aree protette, è riuscito ad tramite il recente progetto LIFE COORNATA ospitare la quinta colonia oggi esistente al che, realizzato tramite lo strumento finanziario mondo di questa importante sottospecie. LIFE+ della Commissione Europea, ha Infatti, per la prima volta, le attività sono state previsto lo sviluppo di una serie di attività sviluppate in maniera congiunta e condotte in finalizzate a migliorare la qualità della gestione forma coordinata da tutti i parchi sviluppata dai Parchi, del Camoscio dell'Appennino centrale interessati dalla appenninico. La specie, infatti, attualmente presenza, all’epoca anche solo potenziale, di vive esclusivamente all’interno di aree questo ungulato. Il progetto ha ottenuto, nel protette. Inoltre è servito a comprendere le maggio del 2016 nell’ambito della green Week cause e a contrastare le criticità presenti nelle organizzata a Bruxelles, il riconoscimento popolazioni concentrate nei parchi e a assegnato dalla Commissione Europea quale incrementare la presenza della specie nei siti “Best Life 2015”, premiandolo tra i migliori 27 individuati dall'Action Plan del Ministero progetti Life dell’anno. Le comunità locali, BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 18
grazie alla presenza delle aree faunistiche, individui nel Parco Nazionale dei Monti hanno permesso il successo delle attività di Sibillini e circa 700 nel Parco Nazionale del conservazione del camoscio. Attualmente si Gran Sasso Monti della Laga, per un totale che annoverano: circa 996 individui nel Parco sia avvicina (e probabilmente supererà quando Nazionale della Majella, 45 nel Parco verranno fatti i prossimi censimenti estivi) i Regionale Sirente Velino, 598 nel Parco 2500 esemplari. Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, 130 4.4 Lo stato di attuazione di Natura 2000 in Italia La storia della rete Natura 200 inizia più di 25 Entrambe le Direttive Habitat e Uccelli furono anni fa, quando le specie e gli habitat adottate per contrastare decenni di perdita di minacciati nel continente Europeo che da 25 habitat e specie a causa di sovra sfruttamento anni, precisamente dal 21 maggio 1992, delle risorse e distruzione degli ambienti ricevono protezione dall’Unione Europea naturali. grazie alla Direttiva Habitat, il pilastro della E grazie alle politiche messe in atto in questi politica comunitaria di protezione della natura 25 anni, è stato possibile portare a migliori assieme alla Direttiva Uccelli del Consiglio livelli di conservazione 231 habitat, che Europeo n. 409 del 2 aprile 1979, e coprono circa un milione di metri quadrati, e successivamente integrata dalla Direttiva più di 1.200 specie a rischio (Fonte: 2009/147/CE del Parlamento Europeo. Commissione Europea). In Europa ci sono 804 habitat tutelati dalle due Direttive, suddivisi nelle seguenti: dune 67, costieri 94, praterie 122, paludi e stagni 55, foreste 227, d’acqua dolce 94, brughiere e macchia 42, cespuglieti a sclerofille 33, rocciosi 70 (Fonte: EEA 2015). In Europa, invece, il numero delle specie animali e vegetali tutelate dalle due Direttive è di 3.199, suddiviso tra: mammiferi 495, uccelli 534, rettili 215, anfibi 182, pesci 304, molluschi 99, artropodi 415, altri invertebrati 14, piante vascolari 842, piante non vascolari 99 (Fonte: EEA 2015). Obiettivo raggiunto grazie a due pilastri: il La maggiore novità della più grande rete di siti regime di tutela di alcune specie considerate protetti consiste soprattutto nell'approccio prioritarie, per le quali sono stabilite rigorose "scientifico" e "diffuso", che preseleziona sulla regole, dal prelievo, al trasporto, ai metodi di base delle conoscenze scientifiche della cattura, e Natura 2000, una straordinaria distribuzione di habitat e specie rete di aree protette che ha costituito un l’individuazione delle aree e non considera più vero e proprio “punto di svolta” nella queste aree come luoghi isolati, ma come parti conservazione della natura in Europa. integranti di un più complessivo progetto di BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 19
governo del territorio nel quale la tutela degli modo efficace. Questa è stata la conclusione elementi ecologici rappresenta un elemento della Commissione europea al termine di un fondamentale, così come le attività umane. processo di valutazione dello stato di salute Come si può leggere nel testo della Direttiva sulle direttive Habitat e Uccelli realizzato in stessa, infatti, “si intende garantire la tutti i Paesi membri. Secondo la Commissione, protezione della natura tenendo anche conto “pur essendo idonee al loro scopo, le due delle esigenze economiche, sociali e culturali, Direttive devono essere applicate in maniera nonché delle particolarità regionali e locali”. più rigorosa e omogenea”. Ciò vuol dire che viene garantita la millenaria In generale, le problematiche emerse durante presenza dell’uomo e delle sue attività l’approfondita valutazione dei due tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non provvedimenti, iniziata nel 2014 e conclusa lo intensiva, le quali - anzi - sono necessarie per scorso dicembre 2016, sono legate la sopravvivenza delle numerose specie principalmente alla mancanza di adeguati animali e vegetali ad esse legate. investimenti economici nella rete di “siti È evidente, però, che per avere un impatto protetti Natura 2000”. reale, la rete Natura 2000 deve essere gestita in Ma quale è la situazione nel nostro Paese? Secondo le considerazioni fatte da proprietari/gestori forestali), per cui vincoli, Legambiente, insieme a FAI, Federazione Pro opportunità e buone pratiche sostenibili non Natura, Lipu e WWF, in occasione del recente sono chiari o conosciuti. incontro promosso nell’ambito dell’Azione 5 del “Piano d’Azione per la natura, i cittadini e Per quanto riguarda le maggiori necessità l'economia” per instaurare un dialogo diretto rilevate nell’applicazione delle due Direttive, con i portatori d’interesse, le autorità nazionali troviamo innanzitutto la necessità di una devono ancora compiere ulteriori sforzi per corretta definizione degli obiettivi di attuare pienamente le Direttive Uccelli e conservazione, con la conseguente attività di Habitat e per realizzare una conservazione verifica e misurazione dei risultati conseguiti. efficace delle specie e degli habitat minacciati. Gli obiettivi sono, infatti, spesso troppo Considerando anche che siamo lo Stato generici, non coerenti e non verificabili, membro che ha avuto, in questi anni, un mentre è necessario esplicitare chiaramente i numero significativo di multe e siamo stati risultati attesi anche in previsione protagonisti, in negativo, di numerose dell’introduzione di pagamenti basati sui procedure d’infrazione proprio per una cattiva risultati nell’ambito dei regolamenti dei diversi applicazione delle Direttive stesse. fondi europei. Ma anche le misure di conservazione sono Rispetto alla governance di rete Natura 2000 state considerate troppo spesso datate, sono state evidenziate diverse problematiche, inadeguate, lacunose e non sufficientemente principalmente relative alla mancanza di “specifiche”. Inoltre, è importante che venga personale qualificato e di risorse dei soggetti sempre assicurato il coinvolgimento identificati come responsabili della gestione sostanziale - e non solo formale - dei diversi dei siti Natura 2000, oltre ad una carenza di attori sociali ed economici nella definizione coordinamento tra i soggetti e di conoscenza e dei risultati attesi e nella programmazione informazione dei diversi attori sociali ed delle risorse. economici le cui attività hanno effetti sugli habitat e sulle specie (agricoltori, allevatori e BIODIVERSITÀ A RISCHIO - LEGAMBIENTE ONLUS 20
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