LOVE IN PORTOFINO REPORTAGE - by Giorgio De Martino
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LOVE IN PORTOFINO REPORTAGE by Giorgio De Martino
Portofino e l’amore L’amore è una parola che non si dice. Come il silenzio, che quando si pronuncia già si frantuma. Portofino è l’eccezione: una baia magica che abbraccia il mare, dove si può pronunciare senza rossore, perché tutto, qui, risponde all’idea dell’amore. “Passione” è amore ad alta temperatura. Portofino, nonostante la fama, nonostante l’evidenza sulla cartina, è un porto segreto. Puoi arrivarci assecondando le curve a gomito della riviera, nella strada che si fa strada tra la macchia mediterranea e gli scogli, oppure dal mare, che ruba il colore ai monti e di notte al cielo, diventando d’inchiostro. Ma il percorso migliore, quello con certezza d’arrivo, è far spazio dentro di sé: Portofino diventa allora il rifugio dietro le palpebre chiuse, ed è a due passi, a una sola fermata dal cuore d’ognuno. L’amore non si dice, d’accordo: troppo grande, troppo fragile per poterlo contenere in un pugno di sillabe. Portofino però è un mondo a parte, provare per credere: è il luogo in cui poterlo dire e cantare anche mille volte in un giorno, dall’alba al tramonto (o viceversa, ancor meglio), senza pudore, senza il timore che qualcosa, come quasi sempre altrove, arrivi a spezzare l’incanto. La bellezza non basta. Per spiegare, giustificare cosa accada in questo fazzoletto di seta che cinge le spalle del mare, bisognerebbe calcolare forse, chissà, il perimetro della piazzetta e delle case che ne dipingono l’anfiteatro, moltiplicati per le sfumature di rosso e d’azzurro dei suoi tramonti; sommare le increspature dell’acqua (che lambisce i tavolini quando lascia il molo un battello), ai tasselli d’arenaria tra le persiane ed il mare (un acciottolato che, dispettosamente, mette alla prova i tacchi e gli itinerari flessuosi delle signore). L’alchimia che lega questa parola (amore, passione: pane della vita), al ricciolo di terra che si sporge in forma di promontorio nell’arco ligure, è data dal fatto che entrambi vivono dello stesso impalpabile nutrimento: emozione e commozione sono il loro cibo misterioso, una strana mescola di pianto e riso. Ecco perché, per ogni storia d’affetti che deve ancora nascere o che è appena sbocciata, per il tenerissimo dolore nel ricordare chi, amandoci, d’amore ci ha nutrito (per un giorno o per la vita), è a Portofino – e al suo mondo a parte – che bisogna approdare. Qui dunque, nell’ottava meraviglia del globo, Andrea Bocelli ha voluto dire quella parola, e fissarla in musica, celebrarla come il dono più prezioso che il cielo ha disegnato per noi. A Portofino, Bocelli ha cantato la passione.
Il teatro è la Piazzetta Undici e dodici agosto: le facciate delle case strette e abbarbicate una all’altra, sono quinte e sfondo, insieme ai monti ed al mare. Il teatro è la Piazzetta, Portofino è l’orchestra segreta, chi ha la fortuna d’esserci è, all’unisono, spettatore ed attore. Già a metà pomeriggio la baia pullula di ospiti e di addetti ai lavori, transenne, cavi, telecamere. Insieme al salino e ai profumi dei ristoranti, si respira il sapore allegro e piccante della vigilia. Un’emittente americana catturerà l’evento: ha eretto per l’occasione una montagna di fari, ha sedotto un intero molo coi suoi vetri incandescenti, così come tanti balconi, loggette, altane del borgo. Potrà quindi fare a meno del sole, e inventare – di sera – la magia di un set surreale e pur vero, ripreso con ogni tipo di taglio di luce: riflettori sul palco e gli artisti, ma anche sul bosco che sovrasta le case, sugli alberi maestri delle vele ormeggiate, sul profilo verde del promontorio, nella cui cima si staglia un pino marittimo che come un ombrello gigante protegge il locale castello. D’estate, molti tra i personaggi più in vista del mondo, da svariati decenni, percorrono la baia (che, tutta, si copre in pochi minuti). E siedono ai tavoli, si aggirano sulla banchina, cercano l’ombra, scorrono il mare e le vetrine di questo approdo che a niente assomiglia. Il motivo, che tutti sanno anche se spesso nessuno tra loro sa dirlo con semplicità, è che qui, appunto, tutto risponde all’idea dell’amore. È quindi normale, è un peccato veniale, il fatto che Portofino sia un porto geloso, un luogo esclusivo dove chi l’abita, lo vuole per sé (forse perché teme che la folla frantumi l’incanto). Ma dove anche chi vi arriva dal mare, lo vuole quale spazio appartato d’un privato jet set. Ma dove anch’io, che a Portofino posso permettermi giusto un gelato (perché di fronte all’amore, l’agiatezza nulla ci azzecca), dove anche tu che magari abiti all’altro capo del mondo, ci troviamo a pensare: “che bello sarebbe, se non ci fosse nessuno, nessun altro a parte questo presepio, e la persona che amiamo!”. Andrea Bocelli conosce l’amore (e la passione) come la propria dimora, come fosse il profumo di casa. Casa desiderata, corteggiata, cercata e avuta, infine, poi arredata lentamente e con cura, segnata dai ricordi più cari eppure mai chiusa: al contrario, rinnovata ogni giorno, con le finestre aperte al vento e al sole. È la sua storia a dirlo, l’arte che ha servito e vissuto, ed anche l’arte della sua biografia. Senza l’amore, senza il sentimento per cui solo ha senso essere qui, Bocelli sarebbe un bravo tenore che – con bella voce - canta canzoni. Invece è la voce di tanti nel mondo, molti milioni che nel suo cantare identificano i loro sentimenti più genuini e preziosi: amici sconosciuti che gli chiedono a gran voce di raccontare, con la musica, le loro emozioni.
La colonna sonora della nostra vita Per il suo nuovo disco, omaggio all’amore e alla passione dal titolo fino all’ultimo brano, Andrea ha scelto una selezione che coinvolge sei idiomi differenti… Per la prossima, attesissima produzione pop che le due serate a Portofino hanno catturato in uno “special” e anticipato ai presenti, per poi trasmetterle in occasione di “San Valentino” 2013, Bocelli canta in francese e italiano, in dialetto napoletano e in lingua portoghese, in inglese e spagnolo. Perché d’amore si parla e si canta, a ogni lato del mondo. In lista, sia capolavori di cui chiunque saprebbe replicarne il motivo, e se chiedi quali le canzoni più note di sempre, in graduatoria li troveresti puntualmente citati. Sia brani che hanno già incantato, negli anni, l’uditorio italiano, senza avere avuto (fino ad oggi) un trampolino internazionale adeguato, che ne proponga la loro bellezza per ogni dove. La selezione non segue astuzie di mercato, quanto piuttosto il criterio del gusto personale di Andrea. Un gusto che si sposa fatalmente, fin dagli anni ’90, con le scelte del pubblico, e corrisponde a ciò che vorremmo ascoltare. Il tenore lirico che apprezza il pop, e ne percorre da un ventennio l’olimpo, sfila dal cilindro dei ricordi, dagli incontri, dalle emozioni, dalla sua prima giovinezza professionale, dalla gavetta nei pianobar di provincia, una collana di perle: sono le note di alcune tra le più belle canzoni di sempre. Sono la colonna sonora della nostra vita, pagine senza tempo, accomunate dall’amore che Andrea ha portato loro, e dall’amore tout-court, motore contenutistico di questo ulteriore, appassionante progetto. Compagni di viaggio, sotto le stelle cadenti nella riviera agostana, alcune new entry ma soprattutto amici di lunga data d’Andrea… Un gruppo formidabile, da David Foster a Chris Botti, da Helene Fischer a Sandy Leah, un pool di musicisti che ha corroborato e sostenuto quella parola definitiva sull’amore, che Andrea ha detto a Portofino. Mondo a parte, lungo la costa mediterranea, dove tutto è possibile: persino che la voce stregata di Édith Piaf si materializzi, per duettare nella sognante “La vie en rose”, che esprime, giustappunto, una fede incrollabile nella forza dell’amore. Dove anche Veronica Berti, a proposito d’amore, dove la compagna dell’avventura terrena di Bocelli ha cantato col suo uomo, quella canzone sorridente e dolcissima (“Somethin’ Stupid”) che già Frank e Nancy Sinatra avevano intonato negli anni ’60. Lo show inizia prima che il sole tramonti: la grana densa e confidenziale della tromba di Chris, poi la voce di Andrea, il pianoforte di David, l’orchestra… E la sensazione netta è che non ci sia soluzione di continuità fra prima e durante e dopo il concerto: anche prima, anche dopo questo campionario di canzoni d’amore, c’era Portofino a suggerire le stesse parole.
Nella prima parte, la musica procede insieme alla sinfonia di colori del cielo. Quando dal cielo lentamente s’attenua e si smorza la luce, inizia il gioco di seduzione dei fari, delle luminarie che disegnano, una ad una, le facciate, luci che diventano frutti incandescenti, tra i rami dei pitosfori che s’affacciano in piazza. Tra il pubblico, una concentrazione di nomi altisonanti dell’arte, della finanza, della politica, della nobiltà, dell’imprenditoria; in platea, anche il mitico cantante e compositore Paul Anka, anche l’attore Michael Caine… E per oltre due ore è festa dei sospiri e dei sensi. Festa per tutti, tranne forse per gli artisti coinvolti, e su tutti per Andrea, perché – come ogni cosa – anche una canzone chiede tenacia, concentrazione, impegno, chiede amore (e l’amore ha un prezzo, che bisogna volere pagare). “Cantare una canzone – dice Andrea – è come sussurrare all’orecchio di un bambino”. Nulla d’apparentemente più semplice, nulla in realtà di più complesso: perché con i bambini, a sbagliare si è subito smascherati, e poi, se si è insinceri, non si è più creduti all’istante, e la suggestione si disfa come neve al sole. Per fortuna, sarà un disco (firmato “Sugar”, come sempre). Per fortuna sarà uno show, quello catturato dal canale statunitense PBS a Portofino, che farà il giro delle televisioni del mondo: un bel modo per far sapere che la fiaba dell’amore e della passione non è tale, non è fiaba ma quotidiana realtà da riconquistare. Un bel modo, inoltre, di aggirare, con affettuoso sberleffo, quel peccato veniale che vuole Portofino dipinto quale porto esclusivo, mondano e geloso, come un luogo per pochi. Non resta che attendere l’alba della prossima primavera, quando il disco e il video saranno di tutti. “Tra i piaceri della vita, solo all’amore la musica è seconda. Ma l’amore stesso è musica”: l’aveva scritto Aleksandr Puskin, lo ha ricordato, lo ha cantato a Portofino Bocelli, in una baia che all’amore e alla passione si vota, in queste due indimenticabili serate d’agosto. Giorgio De Martino
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