LIBANO - Lanterna del Viaggiatore
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Informazioni generali: DURATA DEL VIAGGIO: 13 giorni. PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Aprile - Ottobre. COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Vi consigliamo di adoperare sia per l’andata che per il ritorno l’aeroporto di Beirut. FUSO ORARIO: + 1 ora rispetto all’Italia. DOCUMENTI NECESSARI: Per accedere in Libano è necessario possedere un passaporto con validità residua di almeno sei mesi ed è obbligatorio il visto. Il visto può essere richiesto alle ambasciate libanesi in Italia oppure direttamente in aeroporto a Beirut a patto che il vostro passaporto sia in regola e che possediate un biglietto aereo di ritorno. Non è consentito l’ingresso ai cittadini con passaporto israeliano o che hanno sul proprio documento un visto israeliano. PATENTE RICHIESTA: E’ necessario possedere la patente internazionale (vanno bene sia i modelli della convenzione di Ginevra del 1949 che quelli di Vienna del 1968). La guida si svolge a destra. 2
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: La sicurezza in Libano rappresenta il principale problema nazionale e va costantemente monitorata. Il perdurare di tensioni intestine tra confessioni religiose, la presenza di grandi campi profughi di cittadini palestinesi (a sud del paese) e siriani (nella regione orientale) e la presenza di gruppi di lotta armata avversi ad Israele destabilizzano non poco il panorama libanese. Il rischio di attentati di varia matrice è elevato specie a Beirut (diversi episodi sono stati registrati tra il 2014 e il 2015 ed è altamente sconsigliabile muoversi nelle periferie della città) e nelle grandi città, mentre è sempre buona norma stare lontani dai confini siriani (per la presenza di nuclei jihadisti) e israelo-palestinesi (per la possibilità di recrudescenze militari tra le nazioni). La zona di Baalbek e Aanjar è particolarmente insidiosa tra quelle trattate per il rischio di finire oggetto di rapina o rapimento da parte di siriani a scopo di estorsione. Si registra un’ostilità da parte della popolazione locale nei confronti degli occidentali specie nelle aree meridionali del paese (zona di Tiro) nei cui campi profughi palestinesi sono state isolate molte cellule terroristiche di stampo islamista. Il problema dello smaltimento dei rifiuti in Libano è molto gravoso: nel 2015 addirittura i rifiuti non sono mai stati raccolti e si sono accumulati ovunque inquinando falde e territorio. Sotto il profilo sanitario la copertura ospedaliera è buona in Libano e le strutture di Beirut e delle principali città sono prossime agli standard occidentali. Non si registrano malattie endemiche ma è sempre buona norma munirsi di un’assicurazione sanitaria che copra le spese mediche eventuali necessarie in loco e che preveda qualora servisse un rimpatrio sanitario verso l’Italia. MONETA: LIRA LIBANESE. TASSO DI CAMBIO: 1 € = 1731, 63 Lire Libanesi. 3
Descrizione del viaggio: 1° giorno: trasferimento fino a Beirut Muoversi dai principali scali aeroportuali italiani alla capitale libanese è oggi fattibile in tempi davvero ridotti grazie ai voli diretti che collegano direttamente Milano e Roma con Beirut, per una durata di 3-4 ore di volo complessive (tratte gestite dall’Alitalia e dalla compagnia MEA per lo più). Qualora voleste però risparmiare un poco di denaro per questo volo sappiate che compiendo uno scalo intermedio presso Istanbul, Atene, Bucarest, Amsterdam, Marsiglia, Barcellona o Il Cairo avrete modo di concludere il viaggio di andata sempre all’interno della prima giornata di viaggio con un dispendio orario di 6-8 ore in tutto. 2° - 3° giorno: BEIRUT Il più piccolo stato del Medio Oriente, il Libano, è un minuto scrigno di forma vagamente rettangolare incastonato tra il Mar Mediterraneo a ovest, la Siria a nord e ad est e le contese Alture del Golan tuttora sotto il controllo israeliano a sud. I suoi quasi 4 milioni di abitanti vivono per lo più a ridosso del Mediterraneo con numerosi borghi però che trovano collocazione sulla lunga dorsale montuosa del Monte Libano che fende da settentrione a meridione lo stato nella sua sezione centrale. Ciò che contraddistingue maggiormente la composizione sociale libanese è la sua incredibile poliedricità etnica e religiosa: qui convivono cristiani cattolici, maroniti, ortodossi, armeni, copti e protestanti con musulmani sciiti, sunniti e drusi e vi si registra persino una sparuta minoranza ebraica. Questo complicato puzzle fa del Libano un vero e proprio unicum in Medio Oriente ma curiosamente la lingua parlata nella nazione è una sola: l’arabo classico, sebbene ben il 45% della popolazione si stimi sappia parlare abbastanza agevolmente il francese (reminescenza del mandato politico sulla regione appannaggio transalpino che fu in essere dal 1916 al 1943). Nel corso della sua storia il Libano ha conosciuto molteplici fasi e dominazioni, da quella celebre fenicia a quella persiana, da quella macedone a quella romana, sino all’inglobamento nel VII secolo d.C. nei territori controllati dagli arabi. Teatro di numerose guerre crociate nel Medioevo il Libano rimase saldamente sotto il controllo turco ottomano dal 1516 al 1916, attestandosi come un ponte commerciale e culturale tra l’Europa cristiana e il Medio Oriente arabo, finché durante la prima guerra 4
mondiale, come predetto, non venne posto sotto il controllo stabile da parte dei francesi. Nel 1943, in piena guerra mondiale, il Libano ottenne la propria indipendenza, sancendo un’organizzazione politica basata su un rapporto di 6 a 5 di rappresentanti eletti che provenissero i primi dal mondo cristiano e i secondi da quello musulmano. Questa particolare soluzione si rivelò vincente per il mantenimento in pace del Libano per gran parte del ‘900: anche se nel 1947 lo stato si schierò apertamente con la Lega Araba che si scagliò contro la decisione di dividere la Palestina in uno stato israeliano ebraico e uno palestinese musulmano in realtà il Libano non intervenne mai militarmente contro Israele, né durante la crisi del Canale di Suez (1956), né durante la Guerra dei Sei Giorni (1967), né durante i combattimenti del Kippur (1973), né durante l’invasione israeliana del 1982 con l’operazione Pace in Galilea. In compenso il Libano fu spesso la meta obbligata di migliaia di profughi palestinesi esuli che da decenni occupano campi per rifugiati nel sud del paese e fu dilaniato dagli anni ’70 agli inizi del XXI secolo da lotte intestine tra fazioni cristiane e arabe sunnite e sciite, favorendo la nascita e il proliferare dell’organizzazione terroristico nazionalista di Hezbollah. Il 2006 fu poi un anno particolarmente cruento per la storia libanese: come rappresaglia a sanguinari attentati di Hezbollah alle truppe israeliane gli ebrei bombardarono con veemenza infrastrutture e città libanesi causando morti e devastazione. La situazione si risolse solo con l’intervento dell’ONU ma provoca ancora pesanti strascichi diplomatici e sociali oggi. Dal 2011 poi il Libano è strettamente impegnato con sostegno militare e operazioni non del tutto ufficiali nella guerra civile della vicina Siria, con le fazioni sunnite impegnate nell’appoggiare i ribelli e gli sciiti di Hezbollah lottare fianco a fianco con il regime di Assad per il mantenimento del potere. Ad ogni modo il Libano moderno sopravvive e prospera secondo uno stile di vita basato su un’economia di libero mercato propensa a numerose privatizzazioni, una presenza bancaria cospicua per quanto concerne il mondo arabo e una particolare attenzione all’istruzione giovanile, come si evince dal più alto tasso di alfabetizzazione che possiede rispetto ai paesi medio orientali. Per quanto concerne la mentalità classica libanese il popolo si presenta come uno dei più ospitali, ottimisti e orgogliosi del Medio Oriente, sebbene parli con riluttanza del periodo della recente guerra civile. La famiglia e il matrimonio sono ancora istituzioni molto sentite in Libano ma si registra ancora una distinzione tra uomini e donne in termini di diritti civili, giacché spesso diatribe in merito a divorzi ed eredità sono gestiti da tribunali religiosi e non civili. Non va dimenticato inoltre che moltissimi pro nipoti di emigrati libanesi sono oggi sparsi per il mondo (si stima siano oltre 10 milioni in tutto) cosa che fa del Libano uno dei paesi più de localizzati del mondo. Non è raro che molti tra i giovani più brillanti del Libano siano sempre più propensi a cercare lavoro fortune al di fuori del paese una volta terminati gli studi. A guida di questo singolare mosaico etnico e religioso che è il Libano si pone una delle città più vibranti e difficilmente comprensibili del Medio Oriente: la imprevedibile Beirut. Questa città, che da sola ospita la metà della popolazione nazionale contando anche l’hinterland, è oggi tornata ad essere il centro finanziario, bancario e assicurativo del Medio Oriente, fattore chiave che ha sancito la sua ripresa dopo il sanguinoso periodo della guerra civile che l’ha tormentata con tanto ardore tra il 1975 e il 1990. Storicamente i primi insediamenti a Beirut sono testimoniati da scritti cuneiformi egizi del 1200 a.C. circa ma va ricordato che in epoca fenicia la sua importanza rimase molto inferiore 5
rispetto alle più influenti Tiro, Sidone e Biblo situate lungo la medesima costa mediterranea. Divenuta colonia ufficiale dell’Impero Romano e sede di una delle più rinomate scuole di diritto romano a partire dal III secolo d.C. Beirut fu una delle piazze in cui Giustiniano sviluppò l’impianto del suo Corpus Iuris Civilis nel 531 d.C. ma un violento terremoto che la colpì nel 551 d.C. sancì un rovinoso e devastante tracollo della città in epoca medievale. Flagellata dalle crociate del XII e XIII secolo Beirut cadde sotto l’egida ottomana nel 1516 e successivamente sotto il controllo francese nel 1916, salvo divenire ottenuta l’indipendenza libanese nel 1943 la capitale nazionale a partire dal 1946. I primi anni di questa neonata capitale furono folgoranti, tanto che negli anni ’60 Beirut ottenne il soprannome di “Parigi del Medio Oriente” sia per le numerose frequentazioni vip che per una vita notturna licenziosa e disinibita, sconosciuta allora in Medio Oriente. La Guerra dei Sei Giorni del 1967 ebbe pesanti ripercussioni sulla città che fu oggetto di un flusso enorme di immigrati palestinesi che contribuirono in maniera decisiva all’instaurarsi delle condizioni che portarono la città ad essere il principale palcoscenico della guerra civile libanese (1975-1990), venendo peraltro a più riprese bombardata da Israele che cercava di snidare l’ex capo politico palestinese Yasser Arafat che si era quivi rifugiato per scampare alle incursioni ebraiche. Uscita letteralmente devastata (specialmente il suo centro storico) dai combattimenti intestini di quegli anni (e privata dei capitali di moltissime delle famiglie più abbienti libanese che ripararono all’estero all’epoca) Beirut dovette aspettare il possente piano di ricostruzione indetto nel 1992 dall’ex premier Rafiq Hariri per riprendersi e tornare un baluardo della civiltà in medio oriente, anche se i refusi dei combattimenti con Israele e con le milizie Hezbollah nel 2006-2008 ricordano a tutti che la situazione qui è ancora fluida e lungi dallo stabilizzarsi a lungo termine. 6
Nelle prime due immagini alcuni dei più spettacolari reperti mai rinvenuti negli scavi archeologici della nazione libanese raccolti ed esposti al Museo Nazionale di Beirut, principale sala espositiva della nazione mediorientale. In terza immagine invece uno scorcio della Corniche di Beirut, passeggiata a mare tanto amata da giovani e anziani della capitale. Muoversi a Beirut oggi è un’esperienza di certo un poco destabilizzante. Qui si alternano quartieri giovani e spensierati in cui fare baldoria a edifici crivellati di colpi ancora ben visibili che ricordano i recenti luttuosi avvenimenti. E non è un caso che le sue periferie stracolme di rifugiati e sedi di organizzazioni para militari siano parte della stessa città che per gli armeni è spesso vista come l’ancora di salvezza e per i ricchi signori della finanza la culla delle loro fortune. Insomma siate pronti a scoprire Beirut e le sue mille sfaccettature camminando per ore tra i suoi antitetici quartieri, ben attenti a schivare il suo proverbiale traffico selvaggio. Una visita accorta alla capitale libanese dovrebbe prevedere un inizio colto, visitando il famoso Museo Nazionale di Beirut, scampato quasi miracolosamente (per l’attaccamento dei suoi dipendenti) alle atrocità della guerra civile. Ubicato all’estremità meridionale del nucleo storico di Beirut questo polo museale annovera al suo interno utensili, statue, sarcofagi e molti altri reperti rinvenuti nei principali scavi archeologici del Libano, tra cui spiccano un idolo neolitico ritrovato a Biblo di 11.000 anni fa, una serie di statue di bronzo fenicie sempre ritrovate nella medesima città stato e diverse raffigurazioni in marmo di bambini che furono donate al Tempio di Echmoun. Altrettanto interessanti sul profilo sociale sono anche i filmati documentaristici che trattano il ruolo che il museo svolse durante la guerra civile. Terminata questa prima illuminante introduzione alle bellezze libanesi vi consigliamo quindi di spostarvi rapidamente verso la Corniche, ossia il tortuoso lungomare che attornia il nucleo storico di Beirut. La Corniche vi offrirà uno stravagante spaccato della eterogenea società libanese contemporanea: dagli anziani che giocano a backgammon ai giovani ruspanti vestiti all’ultima moda che amano trastullarsi qui dal tramonto in poi o a girovagare in dolce compagnia al sabato sera. Non sono rari anche i campanelli di ragazzi che si riuniscono al roboante suono di hifi portatili a fumare in compagnia disturbando i molti pescatori che cercano invano di racimolare qualcosa da queste acque del Mediterraneo. Una sezione che sicuramente vale una menzione della Corniche è quella meridionale che si affaccia sui cosiddetti Scogli del Piccione: trattasi di una formazione geologica imponente con numerose grotte al pelo dell’acqua che volendo potrete raggiungere mediante funambolici sentieri. Fatto rientro sui locali della Corniche per il pranzo nel pomeriggio potrete quindi completare la vostra prima giornata di stanza a Beirut girovagando senza meta nei sobborghi centrali di Hamra, Ras Beirut e Verdun, ossia la culla del pensiero colto della capitale libanese durante i furiosi anni della guerra civile. Non sorprenda quindi che proprio qui abbiano sede le tre università di Beirut e che le loro vie siano sempre percorse da giovani estroversi e pieni di idee. Vale davvero la pena in tal senso penetrare all’interno del campus e nelle aule della American University of 7
Beirut, uno dei più rinomati atenei del Medio Oriente dove ragazzi di ogni fede ed etnia studiano insieme seguendo corsi universitari di primo livello in lingua inglese, un bel segnale di armonia e integrazione tipicamente libanese. Verdun poi presenta numerose boutique che tentano costantemente lo spirito mai soddisfatto di giovani donne d’alto borgo. La seconda giornata che vi suggeriamo di spendere a Beirut può invece incentrarsi sulla scoperta dei siti di interesse situati nella sezione orientale del centro storico della capitale libanese. Purtroppo questa sezione di Beirut, specie quella adiacente alla bella Place de l’Etoile fu una di quelle maggiormente devastate dalla guerra tanto che i filmati dei cecchini appostati sui tetti di questi edifici del centro di Beirut sono una delle immagini più vivide e strazianti del recente passato della città. La ricostruzione operata negli anni ’90 si incentrò moltissimo su quest’area ma complessivamente il risultato è di una zona pulita, ordinata ma quasi avulsa dal resto di Beirut, come priva di anima. Giusto ad est di Place de l’Etoile ad ogni modo non lasciatevi sfuggire la visita alla Moschea di Mohammed al Amin, dove riposa il corpo dell’ex premier Rafiq Hariri per l’eternità, affiancata dalla chiesa cristiano maronita della Cattedrale di San Giorgio, dell’epoca delle crociate. Si tratta di una bella cartolina inneggiante la pluralità religiosa del Libano. Altrettanto interessanti, ma dal lato occidentale di Place de l’Etoile sono invece le vestigia romane delle Terme e il palazzo ottomano sapientemente restaurato detto del Gran Serraglio, oggi sede del governo libanese. Nel pomeriggio quindi vi invitiamo a muovere verso sud-est rispetto a Place de l’Etoile in modo da raggiungere i piccoli quartieri gemelli di Achrafiye e Gemmayzeh. Il primo è la storica sede della più vibrante vita notturna di Beirut (che si anima specie tra i locali di Rue Monot), ma anche il luogo in cui sorge il Museo Sursock, eclettico museo di arte contemporanea che si sviluppa tra magnifiche architetture ottomane e coloniali di stampo francese mirabilmente arredate. Gemmayzeh infine è l nuovo astro nascente tra i quartieri simbolo della movida di Beirut. I suoi locali notturni di Rue Gouraud si stanno progressivamente affermando come i più trendy della capitale libanese e qui avrete sicuramente modo di provare la diffusissima shisha , ossia il narghilè consumato con tabacco che rappresenta lo svago prediletto specialmente dalle giovani generazioni di Beirut. Se cercate invece bar dall’aspetto più signorile non disperate: Gemmayzeh e Achrafiye sono stracolmi di locali in cui vi verranno serviti deliziosi caffè secondo la più affermata tradizione libanese o sontuose cene, a patto che riusciate ad attendere l’orario di apertura delle cucine dei ristoranti, in genere mai attive prima delle 21.30. 8
Altre tre immagini simboliche della capitale libanese: a sinistra la Place de l’Etoile dopo le possenti ricostruzioni post guerra civile degli anni ’90. Al centro i minareti e la sagoma inconfondibilmente araba della Moschea di Mohammed al Amin. Infine a destra lo splendido palazzo che ospita il museo di arte contemporanea Sursock, nel quartiere dello svago e dei divertimenti di Achrafiye. 4° giorno: GROTTE DI JEITA Forse vi apparirà eccessivo dedicare un’intera giornata del vostro viaggio alla visita delle Grotte di Jeita, ma in fin dei conti questo vi permetterà una sveglia tarda a Beirut in mattinata e la possibilità a sera di familiarizzare con le atmosfere storiche arcaiche di Biblo. Le Grotte di Jeita (20km, 25 minuti da Beirut) sono uno dei complessi speleologici più importanti non solo del Medio Oriente ma del mondo intero, con una profusione eccezionale di stalattiti e stalagmiti che le caratterizzano. Anche se durante la guerra civile i suoi 6 km di cunicoli, talvolta parzialmente allagati, furono adoperati come sito di stoccaggio per munizioni, dal 1995 le Grotte di Jeita sono tornate al loro antico splendore naturale. Il sito si divide in una grotta inferiore, spesso sommersa in parte, che si può esplorare su chiatte, e sulla indimenticabile grotta superiore, dove le concrezioni si contano a iosa e sono davvero mastodontiche ed elaborate. Le grotte si visitano solo con apposite guide ed è severamente vietato fotografare al loro interno. Il tutto vale però ampiamente il costo del biglietto. A visita conclusa mangiate 9
quindi qualcosa nei numerosi chioschi presenti in loco, l’afflusso turistico è costante, e dirigetevi quindi nel primo pomeriggio verso Byblos (25km, 30 minuti) dove potrete trascorrere il resto della giornata in una delle città che furono la culla della storia delle civiltà classiche antiche. Tre magnifiche immagini degli eccezionali interni delle Grotte di Jeita, a ragione considerate uno dei complessi speleologici più spettacolari del mondo. Anche se non estesissime vi consigliamo di dedicarvi almeno un’intera giornata del vostro tour in terra libanese. 5° giorno: BYBLOS Byblos (Jbail in arabo) forse è un appellativo che poco susciterà nella vostra memoria ma se tramutassimo in nome nel suo corrispettivo italianizzato, Biblo, ecco che immediatamente vi tornerebbero alla mente la leggendaria epopea fenicia e alcune delle più antiche pagine di storia studiate a scuola. Ebbene sì Biblo è unanimemente considerato dagli archeologi uno dei siti abitati continuativamente dall’uomo più antichi del mondo, tanto che i primi pescatori stanziali vi si insediarono già nel V millennio a.C., ben prima del fiorire delle più arcaiche grandi civiltà del Medio Oriente. La città pare debba il suo nome al termine greco bùblos, ossia papiro, di cui Biblo fu una delle piazze 10
commerciali più importanti del mondo antico, specie durante il periodo delle dinastie dei faraoni egizi. Divenuta città stato nel III millennio a.C. cadde rapidamente sotto il controllo dei fenici e assorbì in sé molteplici tendenze culturali, figlie delle civiltà egizie, mesopotamiche e micenee. Pare inoltre che proprio qui intorno al 1500 a.C. si sia sviluppata quella capacità umana fondamentale di scrivere secondo una grafia lineare (evoluzione di quella cuneiforme) che nata per esigenze di rendicontazione commerciale si sarebbe subito importa come più semplice e rapida della precedente e diffusa in tutto il mondo allora conosciuto. Caduta sotto l’egida persiana per mano di Ciro Il Grande nel 539 a.C. Biblo divenne alleata e sopportatrice di Alessandro Magno nel IV secolo a.C. e continuò a prosperare anche sotto l’impero romano a cui venne assoggettata nel 63 a.C. Purtroppo il continuo depauperamento delle vicine foreste di cedri necessarie a sostentare la produzione navale indispensabile per rimanere un polo commerciale di prim’ordine nel Mediterraneo colpirono con insospettabile rapidità la città che dovette ridimensionare il suo raggio d’azione. Nel Medioevo (636 d.C.) Biblo venne quindi conquistata dagli arabi e perse quasi definitivamente il suo ruolo di città chiave nei commerci mediterranei, invischiandosi in un circolo vizioso che l’ha portata per secoli in una sorta di oblio storico perdurante. Oggi Biblo appare come uno dei poli archeologici principali del Libano: le sue rovine della città romana, il suo pittoresco porto peschereccio (che negli anni ’60 visse un periodo d’oro divenendo una meta vacanziera glamour, seppur effimera) e i suoi suq riqualificati ne fanno uno dei luoghi da non perdere assolutamente durante una visita a questo stato del Medio Oriente. Qualsiasi visita alla città odierna di Byblos non può esimersi che dal cominciare perlustrando il suo sito archeologico. Vi si accedere oltrepassando il monumento chiave degli scavi: il Castello dei Crociati, realizzato nel XII secolo mediante enormi blocchi di pietra recuperati dalle vestigia romane. Circondato da un profondo fossato e difeso da bastioni fenici è la struttura dominante del sito archeologico come si potrà facilmente evincere dalla sua terrazza panoramica sommitale. A ovest del castello si distinguono nitidamente i bastioni difensivi fenici del III e II millennio a.C. dell’antica città stato, mentre nel cuore degli scavi potrete ammirare tra gli altri il Tempio di Balaat Gebal (il più antico e venerato di Biblo, del IV millennio a.C. riadattato in epoca romana per il culto di Afrodite), il Tempio degli Obelischi (che in antichità erano una sorta di tabernacoli in cui potevano essere adorate le divinità), la Necropoli Reale (comprendente nove tumulazioni fenicie del II millennio a.C.) e il Pozzo del Re (che fino all’epoca ellenistica fu il perno dell’approvvigionamento idrico di Biblo). Non dimenticate poi di raggiungere l’area meridionale degli scavi dove si trovano le pavimentazioni e le fondamenta del primo insediamento neolitico di Byblos, risalenti addirittura al V millennio a.C. Terminato questo tour archeologico verso gli albori della civiltà per l’ora di pranzo convergete verso la limitrofa Città Vecchia di Byblos, zeppa di taverne, e rannicchiata intorno al porto storico della città. Le due torri a difesa del porto sono di epoca crociata ma qui sin dall’antichità più lontana salparono le navi in legno di cedro del Libano che avrebbero commerciato e dettato legge nel Mediterraneo per millenni. Vi sembrerà quasi assurdo vedendo il piccolo porticciolo attuale, ma la storia andò esattamente così. Nel pomeriggio concedetevi quindi tutto il tempo che volete per curiosare tra le bancarelle e le botteghe del suq storico di Byblos e per farvi cullare dalle sua atmosfere ancestrali. Non dimenticate infine di entrare nella Chiesa di San Giovanni Battista, 11
del XII secolo, caratterizzata da un insolito battistero aperto verso il cielo e da una pianta irregolare a doppio sviluppo. Si tratta in effetti di un unicum architettonico figlio della contaminazione dei generi più in voga del Medioevo. Per la serata infine vi consigliamo di muovervi già in direzione di Tripoli (45km, 35 minuti) dove potrete fissare la vostra nuova base per il proseguo del viaggio in Libano. Tre immagini chiave della Byblos moderna, diretta discendente della leggendaria Biblo fenicia, che fu una delle culle della storia classica mediterranea. In prima immagine potete godere di una vista panoramica del vasto sito di scavi della Biblo antica, quindi una foto contemporanea del pittoresco porto che un tempo fu scalo chiave dei commerci mediterranei ed infine una via del rinnovato suq arabo. 6° giorno: TRIPOLI Seconda città del Libano in termini di popolazione Tripoli (500.000 abitanti circa) è una caotica cittadina provinciale, animata da un fervore sconosciuto in molte altre località libanesi al di fuori di Beirut, questo soprattutto per la presenza di un numero ingente di profughi siriani che la abitano e per un dinamismo commerciale dovuto alla presenza di un trafficato porto e svariati suq arabi. Divenuta tristemente celebre agli occhi del mondo per i violenti scontri tra l’esercito libanese e i ribelli del campo profughi limitrofo di Nahr-al-Bared (in cui molti sospettarono vi fossero membri di Al Qaeda) registrati nel 2007 Tripoli è in realtà anche un sofisticato scrigno di architettura medievale e 12
mamelucca. La sua storia non è così folgorante come quelle di altre città costiere libanesi ma è comunque degna di nota. Sorta in epoca fenicia come prolungamento dei possedimenti delle più influenti Tiro e Sidone Tripoli si affermò come un polo commerciale di buon livello sia in epoca fenicia che in epoca romana (si specializzò specialmente nella produzione e nel commercio del sapone) ma un violento terremoto che la colpì nel 543 d.C. causò la quasi completa distruzione del borgo classico. Assoggettata a più riprese dai bizantini e dagli arabi Tripoli riuscì ad ottenere una sua propria indipendenza solo nel 1069 e si attestò come uno dei principali poli del sapere mediorientali, grazie alla presenza delle prestigiosa scuola di Dar-al-Ilm, la cui biblioteca fu una delle più fornite di documenti di tutto il Medioevo. Purtroppo gli assedi prolungati e le devastazioni a cui andò incontro Tripoli in epoca crociata furono però massivi e culminarono nel saccheggio e nell’incendio doloso della stessa scuola di Dar-al-Ilm nel 1109 (risale alla stessa epoca però anche la Cittadella di Raymond Saint Gilles il principale monumento della città). Ritornata sotto il possesso dei sultani mamelucchi nel 1289 (che la devastarono a loro volta) Tripoli visse un periodo di stabilità prolungata solo sotto gli ottomani che la dominarono dal 1516 al 1920, quando cadde sotto il giogo del mandato francese. Dopo l’indipendenza del 1946 Tripoli si delineò come il polo urbano principale del Libano settentrionale e si affermò come una delle città più conservatrici e sunnite della nazione (ancora oggi i locali notturni qui sono molto pochi, assai poco licenziosi, e la popolazione tiene a un’etichetta coranica ben rappresentata). Purtroppo tale fama richiamò anche nel corso degli anni ’70 e ’80 migliaia di profughi siriani e palestinesi in città che avrebbero di lì a poco ingrossato i campi profughi adiacenti a Tripoli e casato la deriva militareggiante che la colpì durante la guerra civile libanese. Urbanisticamente parlando Tripoli ruota intorno a due distinti quartieri: l’area portuale di Al-Mina e la Città Vecchia collocata più nell’entroterra. La Città Vecchia di Tripoli è un autentico spaccato di tradizionalismi libanesi: tra i vicoli quattrocenteschi ornati da moschee, caravanserragli, hammam e madrase potrete immediatamente cogliere il fervente stile di vita locale. Qui affaccendate mogli e solerti mariti si promulgano alla ricerca di prodotti tra le pittoresche bancarelle del suq o gironzolando tra i negozi di sartoria e oreficeria ormai secolari della Città Vecchia, un luogo che possiede persino un proprio odore pungente e inconfondibile. Elemento architettonico dominante del quartiere è la Cittadella di Raymond Saint Gilles, originariamente eretta dal crociato nel 1102 su questa altura di Tripoli, ma poi distrutta a più riprese dagli arabi nei secoli successivi. Solo nel XIV secolo gli emiri arabi ne ripristinarono lo sfarzo e la possanza iniziali dotandola di imponenti porte ottomane, di un profondo fossato e di ambienti interni dai variegati stili architettonici. Una volta dopo esservi goduti anche le viste panoramiche che si aprono verso la sottostante città muovete quindi a piedi verso il cuore della Città Vecchia, immediatamente distinguibile per la presenza della Grande Moschea di Jami-al-Kabir del XIII secolo. Si tratta in effetti di una realizzazione mastodontica ma che affonda le sue fondamenta sui resti di una chiesa cristiana risalente ad addirittura 700 anni antecedente. Una volta dopo aver circumnavigato la Grande Moschea vi invitiamo quindi a portarvi su suo lato settentrionale per ammirare sia la Madrasa Al Quartawiyya, splendida per le sue fattezze geometriche realizzate con alternanza di pietre bianche e nere, sia gli hammam Al-Nouri che Al- 13
Abd, il secondo dei quali è ancora oggi utilizzato dopo quasi sette secoli di attività per rigeneranti bagni termali. Se seguirete il nostro consiglio riservatevi un paio d’ore per cogliere appieno l’atmosfera rilassata e quasi riflessiva di questi bagni turchi e della città di Tripoli. Fattasi quindi l’ora di pranzo cercate alcune delle migliori taverne cittadine tra i meandri della Città Vecchia, prestando sempre attenzione ai numerosi negozi che traboccano tra i Khan e i suq del dedalo di viuzze centrali. Particolarmente interessanti sono il Khan Al-Saboun (che nel ’700 era il principale mercato dei saponi del Medio Oriente), il Khan Al-Khayyatin (noto per le rivendite di sartoria) e il Khan Al-Askar (adoperato un tempo come rimessaggio militare), ideali per lo shopping. Nel pomeriggio quindi vi invitiamo a raggiungere verso il limitare meridionale della Città Vecchia gli Hammam Al-Jadid, bagni termali del 1740 ormai non più utilizzati ma in magnifico stato di conservazione, e la Moschea Taynal, mirabile esempio di contaminazioni stilistiche architettoniche che spaziano tra decorazioni geometriche arabe, colonnati di stampo egizio e sezioni della navata della chiesa cristiana carmelitana arcaica. Giunta quindi inevitabilmente l’ora di sera vi esortiamo a convergere verso l’area a mare del porto di Al-Mina, la sezione più antica ma meno conservata della Tripoli classica, dove però ai giorni nostri si raggruppano i migliori locali notturni della severa e un poco austera grande città libanese del nord. Tre immagini chiave delle architetture medievali che contraddistinguono Tripoli, la principale città del Libano settentrionale. In prima immagine gli ambienti ben conservati, quantunque inutilizzati, del settecentesco Hammam Al-Jadid, al centro invece una vista sulla Cittadella di Raymond Saint Gilles ed infine a destra le tipiche cupole acquamarina che caratterizzano la Moschea Taynal, nella Città Vecchia. 14
7° - 8° giorno: QADISHA VALLEY La Valle di Qadisha rappresenta uno dei luoghi più accattivanti dell’entroterra montuoso libanese, una terra caratterizzata da una profonda gola creata dall’omonimo corso d’acqua che scorre ai piedi della più alta vetta del paese (il Qornet as Sawda, 3090m) lungo la quale crescono ancora indomite le ultime macchie di foreste di cedri del Libano selvatici, alternanti a conifere e ginepri, all’ombra dei quali sono state erette nel corso dei secoli alcuni dei monasteri cristiani più importanti di tutto il Medio Oriente (figli dell’immigrazione maronita proveniente dalla Siria avvenuta nel V secolo d.C.). Il territorio è davvero pittoresco con una serie di borghi aggrappati ai costoni montani le cui abitazioni presentano i caratteristici tetti a tegole rosse. La Valle di Qadisha è inoltre considerata la migliore area libanese in cui praticare il trekking. L’accesso alla sezione più spettacolare della vallata, approcciandola da Tripoli e quindi da ovest, è quello che percorre la strada che tocca dapprima il villaggio di Tourza, quindi quello di Ehden, fino a convergere verso Bcharré quasi unanimemente considerata il cuore della Valle di Qadisha (55km, 75 minuti da Tripoli). Se già lungo tale direttrice stradale dovrete mettere in conto alcune soste di carattere fotografico per immortalare il paesaggio una volta giunti a Bcharré siate pronti a spendere almeno un paio d’ore per scoprire approfonditamente la borgata. Bcharré è da anni considerata la culla del movimento conservatore cristiano maronita libanese e tutto l’abitato ruota attorno alla centrale e vistosa Chiesa di San Saba. Bcharré sarà inoltre un nome noto anche gli appassionati di letteratura libanese (qui vi nacque il celebre letterato Khalil Gibran) che riposa per l’eternità all’interno di un monastero ottocentesco ormai entrato a far parte del tessuto urbano locale. Visto che la visita di questi due primi monumenti cittadini in genere si svolge abbastanza rapidamente vi invitiamo a completare la mattinata raggiungendo e perlustrando appena fuori città anche la piccola Grotta di Qadisha, ricca per contro di diverse concrezioni calcaree. Per pranzo fate quindi rientro a Bcharré paese. Nel pomeriggio invece vi invitiamo a percorrere brevemente a ritroso la strada percorsa in mattinata per raggiungere la Qadisha Valley fino al borgo di Blawza (5km, 15 minuti) da cui si irradiano una serie di semplici sentieri ben tracciati che raggiungono le più spettacolari architetture cristiano maronite della vallata. Discendendo verso il corso del Qadisha potrete dapprima raggiungere il Deir Qannoubin, parzialmente scavato nella nuda roccia e tuttora un convento in fervente attività, che per secoli (dal 1440 al ‘700) fu sede del patriarca maronita. Continuando a camminare per un paio di chilometri in direzione nord potrete quindi pervenire al Deir Mar Antonios Qozhaya, il più grande monastero di Qadisha, risalente all’XI secolo e da allora perennemente adoperato dai monaci locali. Deir Mar Antonios Qozhaya è una rinomata meta di pellegrinaggio per i cristiani libanesi e pertanto siate pronti a vedere un cospicuo via vai durante la vostra visita e anche qualche negozio di souvenir al suo interno. Decisamente più interessanti sono il piccolo museo di arte sacra e di artigianato della vallata e la Grotta di Sant’Antonio dove un tempo venivano incatenati matti e sospetti posseduti dal demonio. Dal monastero infine vi sarà agevole rientrare (1,5 km) alle vostre auto a Blawza e quindi a Bcharré per la nottata. 15
L’indomani, come seconda giornata che vi consigliamo di trascorrere nella Valle di Qadisha, vi invitiamo quindi a spendere il vostro tempo per un’escursione must durante un viaggio in terra libanese: la risalita al Qornet as Sawda, il tetto della nazione. Per approcciare questa montagna di 3090m di quota dovrete per prima cosa raggiungere la più celebre stazione sciistica del Libano, The Cedars (15km, 25 minuti da Bcharré) che si palesa graziosa con le sue costruzioni in legno a mò di chalet anche fuori stagione. La località deve il nome a un tutelato boschetto di cedri del Libano che proliferano indisturbati da 1500 anni almeno e che si prestano ottimamente a splendide foto ricordo. L’ascensione al Qornet as Sawda si snoda dapprima sotto gli impianti di risalita di The Cedars e quindi nell’ultima ora di salita in un ambiente vergine, desolato e spesso spazzato da un vento insolitamente freddo per queste latitudini. Copritevi bene e mettete in conto almeno 5-6 ore per completare, tra andata e ritorno, il trekking. Per la serata vi consigliamo infine di fare nuovamente rientro a Bcharré. Tre immagini simboliche della Valle di Qadisha: in prima fotografia il monastero di Deir Mar Antonios Qozhaya il più grande e frequentato tra i secolari siti monastici cristiani maroniti della zona. Al centro una vista panoramica su Bcahrré (a destra) e sulla gola che contraddistingue la Valle di Qadisha. A destra infine i desolati e sferzati dal vento paesaggi in prossimità del Qornet as Sawda. 16
9° giorno: BAALBEK - AANJAR La nona giornata di questo itinerario nelle terre libanesi si caratterizza per essere la tappa più lunga di tutto il percorso proposto (165km), che vi terranno al volante per almeno 3 ore e mezza effettive, ma anche per essere il momento in cui maggiormente vi avvicinerete al tormentato confine siriano del vostro viaggio in Libano. Oltrepassando la catena montuosa del Qornet as Sawda da Bcharré discenderete infatti rapidamente nella vasta valle interna della Bekaa, un territorio paragonabile a una vera e propria estesa oasi fertile prima dei deserti siriani che si espandono più ad est e quindi un luogo storicamente conteso dalle popolazioni locali (basti pensare che all’epoca dei romani era uno dei veri e propri granai dell’Impero). Nel corso del XX secolo la Valle della Bekaa ha assunto connotazioni sinistre nell’immaginario collettivo essendo divenuta una delle roccheforti del potere sciita e militare di Hezbollah ma anche uno dei poli produttivi di marijuana più grandi e redditizi del mondo. Nessuna coltivazione come quella della cannabis poté (e può) infatti rivaleggiare in termini di profitti con qualsiasi altro prodotto la terra della Bekaa sia in grado di produrre e, sebbene ufficialmente Hezbollah non incoraggi questo tipo di attività, l’organizzazione ha sempre palesato un atteggiamento lascivo e di connivenza con le famiglie impegnate in questo enorme giro di affari. Purtroppo dopo anni di deforestazione e mancata pianificazione territoriale la valle del fiume Oronte (Bekaa) appare molto meno florida e rigogliosa di un tempo ma ciò che le difetta in termini agricoli è ampiamente compensato dalla presenza dei principali siti archeologici di tutto il Libano: le rovine di Baalbek e Aanjar. Non esiste nessun dubbio che tra Baalbek (60km, 90 minuti da Bcharré) e Aanjar sia la prima la vera e propria calamita dei turisti della regione. La “città del sole” degli antichi romani è probabilmente l’insediamento romano meglio conservato di tutto il Medio Oriente e deve la sua fama e prosperità proprio alla nascita di un culto religioso nei confronti del nostro astro che la sua popolazione sviluppò parallelamente alla diffusione del cristianesimo. I giganteschi templi che secoli or sono caratterizzavano la fisionomia di Baalbek oggi non ci sono più ma rimangono enormi colonne dinnanzi alle quali sentirsi piccoli e fermarsi a contemplare il luccicare del Sole che le inonda con generosità ogni giorno. Per accedere agli scavi di Baalbek dovrete necessariamente prima interfacciarvi con l’omonima città moderna, una vera e propria roccaforte non solo di Hezbollah ma anche delle pratiche più conservatrici islamiche che siano oggi riscontrabili in Libano. Va detto però che l’organizzazione filo iraniana e sciita di Hezbollah qui non ha la sola connotazione di organizzazione para militare sempre intenta e pronta a lanciarsi in atti di sabotaggio e resistenza contro Israele ma anche di sussidio sociale alla popolazione, supplendo spesso le mancanze del governo centrale libanese in questa regione fornendo un’istruzione migliore e servizi ospedalieri più consoni alla popolazione, un aspetto poco noto di Hezbollah. Una volta concluso questo singolare tour cittadino in una delle realtà urbane più misconosciute di tutto il Medio Oriente potrete quindi accedere agli scavi di Baalbek. Fondata nel III millennio a.C. la Baalbek originaria si 17
dotò di un tempio in onore del Dio Baal già nel I millennio a.C. (da cui il nome). Le pratiche pseudo religiose di prostituzione sacra o di attività lascive o sanguinarie che si svolgevano qui fecero rapidamente il giro del mondo allora conosciuto ma i romani la conquistarono militarmente grazie a Pompeo e Giulio Cesare più che altro per la sua posizione strategica tra le coste mediterranee fenice e le civiltà mesopotamiche più orientali. Non appena i romani giunsero a Baalbek decisero che ne avrebbero fatto il loro cardine in Medio Oriente: nel volgere di due secoli eressero una tale quantità di enormi templi che per la loro realizzazione furono necessari i servigi di oltre 100.000 schiavi e le costruzioni continuarono a proliferare sotto la guida dei vari Nerone, Antonino Pio e Caracalla. Solo la conversione romana al cristianesimo arrestò definitivamente l’ascesa di Baalbek che nell’idea degli imperatori romani doveva essere il baluardo della forza romana e del paganesimo in Medio Oriente, un argine invalicabile dai seguaci di Cristo e di proporzioni tali che le popolazioni locali avrebbero dovuto ricavarne timore nei confronti di Roma, come sappiamo la storia non andò così. Dal 379 d.C. in poi, per volere di Teodosio, i templi di Baalbek furono riconvertiti a chiese cristiane ma Baalbek rimane una roccaforte del paganesimo ancora per molti secoli, basti pensare che ancora nel VI secolo d.C. l’imperatore Giustiniano dovette intraprendere campagne militari contro le eresie di Baalbek e smontarne parte dei suoi templi che furono inviati a Costantinopoli per erigere l’Aya Sofia che ancora oggi giganteggia a Istanbul. Falcidiata da incursioni arabe e mongole (Tamerlano nel ‘400) e quasi rasa al suolo da un violentissimo terremoto nel 1759 la Baalbek antica è sopravvissuta sino ai giorni nostri grazie al solerte lavoro di archeologi e ricostruttori che ammaliati dalle sue vestigia si sono promulgati per salvarle sin dall’800. Il sito archeologico principale ruota attorno ai resti dei mitici Tempi di Giove e Bacco: eccezionali sono il suo cortile esagonale interno e il suo enorme (50 m) recinto sacro, un tempo colonnato in granito e ricco di ambienti votivi decorati (tra cui il famoso bassorilievo di Giove Eliopolitano), frontoni e fregi. Il Tempio di Giove in sé aveva proporzioni uniche: costruito da una selva di 54 colonne che avevano le dimensioni più grandi del mondo antico (alte oltre 22 metri e con una circonferenza di 2 metri) fu eretto con blocchi di pietra così grandi che ancora oggi gli studiosi non comprendono come potessero essere maneggiate dagli antichi, in compenso il tempio era il luogo di culto per antonomasia del paganesimo mediorientale. Il limitrofo Tempio di Bacco è invece un unicum in quanto a stato di conservazione: completato nel 150 d.C. (è più grande del Partenone di Atene) ha ancora i suoi fregi originali scolpiti con motivi faunistici (tori e leoni) in sede, soffitti a cassettoni con raffigurazioni di Marte, Nike, Diana, Vulcano, Bacco e Cerere, di pregevolissima fattura. L’elemento saliente del Tempio di Bacco rimane però il suo portale d’ingresso con chiave di volta crollata, divenuto un vero e proprio simbolo di Baalbek. Non mancate infine, una volta conclusa la perlustrazione del sito archeologico, di entrare nel rifornito e ben curato museo del complesso, ricco di reperti quivi rinvenute e targhe che vi aiuteranno nel comprendere meglio le vicissitudini storiche di Baalbek. Prima di accomiatarvi in maniera definitiva da questo luogo incantato e intriso di storia riservatevi ancora qualche minuto per scattare qualche foto ricordo al minuto Tempio di Venere, poco distante, colonnato e di forma circolare con numerosi tabernacoli al suo interno. 18
Alcuni memorabili scatti del sito archeologico della città romana di Baalbek che per secoli fu la culla del paganesimo romano in Meido Oriente. Pochi siti antichi hanno dimensioni e lustro quanto questa località della Valle della Bekaa che conserva ambienti molto intatti, tra cui l’eccezionale Tempio di Giove e di Bacco, entrati di diritto nei libri di testo dell’archeologia mondiale. Fattosi inevitabilmente metà pomeriggio riprendete quindi le vostre auto e proseguite il vostro viaggio verso il Libano centrale alla volta dei resti di Aanjar (50km, 1 ora). Questa enclave di esuli armeni che raggiunsero Aanjar nel 1915 dopo i genocidi turchi nella loro terra natale è nota in tutto il mondo per la singolarissima città omayyade dell’VIII secolo d.C. che vi è stata rinvenuta, un unicum a livello nazionale e quasi mondiale di quel periodo della storia islamica tanto antico quanto misterioso. La città antica era difesa da mura e suddivisa in quattro quartieri speculari tagliati in due da un cardo e un decumano di chiara estrazione romana e riuniti in un tetrapilo al loro incrocio. I materiali edili con cui venne eretta l’antica Aanjar dovevano probabilmente essere dei materiali di recupero di antiche città dell’epoca classica (come si evince da qualche capitello sparso all’interno dei muri presenti) ma sicuramente la località fu uno snodo commerciale chiave del periodo omayyade come testimoniano le oltre 600 botteghe antiche censite dagli archeologi in loco. Anche se molto meno spettacolare e fotogenica di Baalbek la realtà storica di Aanjar merita comunque almeno un’oretta di perlustrazione lungo il vostro tragitto, magari fermandovi qui sino al tramonto. Ricordate ad ogni modo che qui le sistemazioni per la notte scarseggiano assai e che sarebbe caldamente consigliabile raggiungere già per la cena il borgo medievale collinare di Deir al Qamar (55km, 90 minuti), vostra nuova base per il proseguo del viaggio. 19
In prima immagine uno scorcio sulla verdeggiante Valle della Bekaa, storico granaio romano e snodo dei commerci e dei movimenti delle principali popolazioni mediorientali. Al centro e a destra invece due scorci del sito omayyade di Aanjar, una rarità archeologica risalente all’VIII secolo d.C. del primo periodo islamico, di cui restano in Libano pochissime testimonianze. 10° giorno: DEIR AL QAMAR - BEITEDDINE - AL CHOUF CEDAR RESERVE La decima giornata di questo viaggio in terra libanese si impernia sulla scoperta di alcuni dei più bei borghi rurali e degli scenari paesaggistici più iconici della nazione. Nel volgere di pochi chilometri (complessivamente non farete più di 45km di auto) avrete infatti modo di pervenire alle località storiche di Deir al Qamar e Beiteddine, nonché alla più pittoresca riserva forestale del Libano: l’Al Chouf Cedar Reserve. Dei al Qamar è la quintessenza del borgo medievale medio orientale. La sua piazza ricorda le radici di tolleranza religiosa in cui crebbe e proliferò il Libano antico: vi si affacciano infatti una chiesa, una sinagoga, una moschea e un luogo di culto druso. Dei al Qamar fu scelta dal mitico sovrano druso Fakhreddine (a causa delle molteplici sorgenti naturali presenti) come capitale del primo embrione di stato libanese nel ‘600, il primo regno che unì diverse tribù e città stato locali unificando il territorio montano dell’entroterra con le città portuali della costa. Benché piccola Deir al Qamar risulta ancora oggi l’esempio più fulgido e ben riuscito di architettura provinciale libanese del 20
‘600 e ‘700. Praticamente tutti i siti di interesse di Deir al Qamar affacciano sulla piazza principale. Il Palazzo di Fekhreddine, del 1620, è una maestosa realizzazione creata con le pietre che furono del castello di Youssef Sifa, il regnante di Tripoli sconfitto dal re druso locale in battaglie dell’epoca. Oggi ospita uno stravagante ma interessante Museo delle Cere (con qualche quadro anche al suo interno). Giusto adiacente al Palazzo di Fakhreddine ecco quindi palesarsi il Khan della Seta, enorme caravanserraglio e deposito di merci del 1595, dal gigantesco cortile interno ornato da portici. Situata quasi al centro geometrico della piazza la Moschea dell’Emiro Fakhreddine Maan, del 1493, presenta decorazioni murali con versetti del Corano e ha uno stile prettamente mamelucco. A completamento della piazza, sul lato meridionale poco dietro la fontana centrale, sbirciate quindi la bella struttura in pietra del Serraglio di Youssef Chehab, dal passto macabro essendo stato teatro di omicidi e massacri. Concluso il rapido tour del cuore di Deir al Qamar cominciate a prendere le vostre auto e a dirigervi verso la limitrofa realtà di Beiteddine. Prima di raggiungerla però merita sicuramente una sosta il fotogenico Castello di Moussa (del 1962), particolarmente apprezzato dalle comitive di viaggio libanesi. Beiteddine dal canto suo si identifica quasi indissolubilmente con il suo omonimo Palazzo del ‘700, un meraviglioso esempio di connubio di stili architettonici tra quello arabo e il barocco italiano. Roccaforte dell’emiro Bashir (che governò su queste terre con il benestare ottomano fino all’800 inoltrato) è lo sfoggio più appariscente del suo passato potere (anche se durante le incursioni israeliane del 1984 venne spogliato di moltissime sue opere d’arte). Le sale interne del palazzo si possono visitare solo prendendo parte a visite guidate che però non è affatto una perdita di tempo. Muovendosi tra i tre grandi cortili interni principali, che nascondevano al loro di sotto grandissime scuderie in grado di offrire ospitalità a oltre 500 cavalli, sarete condotti negli appartamenti degli ospiti, nella sala della colonna (che sostiene da sola la volta), nelle enormi cucine storiche, nell’hammam riccamente decorato con marmi, passeggiando tra stanze raffinate in cui abbondano intarsi e mosaici bizantini splendidamente conservati. Se la mattinata di visita appare completamente appannaggio della cultura e della storia nel pomeriggio muovete rapidamente da Beiteddine verso l’Al Chouf Cedar Reserve (20km, 20 minuti), ossia la principale area naturalistica del Libano che tutela un quarto delle riserve attuali di cedri del Libano della nazione. Se siete indecisi su quasi sentieri camminare per ammirare questi alberi ultra millenari così possenti vi suggeriamo i tratti di Barouk e Maaser ech Chouf (potrete anche farvi accompagnare da preparate guide del posto) fermo restando che la riserva si può gustare anche in tranquillità in solitudine. Non è raro inoltre imbattersi in esemplari di fauna selvatica (specie gazzelle e cinghiali, ma anche lupi) che ravviveranno le vostre passeggiate. Vi suggeriamo di rimanere in zona almeno sino a metà pomeriggio e quindi di fare rientro a Deir al Qamar (20km, 20 minuti) per gustarsi gli infuocati tramonti sulla ex capitale drusa, davvero memorabili. 21
A sinistra la piazza principale di Deir al Qamar, magnifico esempio di architettura provinciale libanese del ‘600 e ‘700, nonché prima capitale dell’embrionale stato druso. Al centro uno scorcio del magnifico Beiteddine Palace, sfarzosa e leggendaria dimora dell’emiro Bashir che dominò quest’area del Libano nell’800. Infine uno dei millenari e spettacolari cedri del Libano dell’Al Chouf Cedar Reserve. 11° giorno: SIDONE Velocemente raggiungibile da Deir al Qamar (35km, 45 minuti) Sidone è la porta di ingresso al mitico meridione libanese, una terra dove oggi proliferano agrumeti, palme da datteri e banani ma che alcuni millenni or sono fu la patria di una delle prime grandi civiltà umane: quella fenicia. Non lasciatevi scoraggiare dai racconti spesso tumultuosi che vi riferiranno alcuni viaggiatori di ritorno da queste terre: il Libano meridionale è sì una terra arcigna e popolata da genti ormai disincantate rispetto alla loro situazione politica (qui fino al 2000 Israele ha controllato militarmente l’area e ancora oggi la situazione rimane fluida con migliaia di profughi palestinesi accampati in campi e una forte presenza di milizie Hezbollah in loco) ma se lo approccerete in un periodo di calma avrete pressoché tutto per voi uno snodo fondamentale della storia umana. Sidone vanta una fondazione antichissima visto che gli archeologi stimano che vi sia un insediamento abitato continuativamente qui sin dal 6800 a.C. ma la sua fortuna iniziò a brillare intorno all’XI secolo a.C. quando i suoi commercianti fenici sempre più intraprendenti iniziarono a scambiare con l’Egitto il murice, un raro mollusco da cui si derivava il pigmento porpora, che 22
nell’antichità contraddistingueva le casate reali. Abbarbicata su un promontorio riparato da un’isola costiera particolarmente utile per protegge Sidone dalle tempeste la città fu oggetto di scorribande militari cicliche che la fecero ora cadere in mano degli assiri ora finire sotto il giogo della vicina e prolifera Tiro. Tra il 525 e il 332 a.C. Sidone ricoprì il ruolo di capitale provinciale sotto l’Impero Persiano specializzandosi nell’arte vetraia di cui divenne il riferimento su scala mondiale e si sviluppò in due quartieri distinti, uno a mare in cui si svolgevano commerci e la preparazione dei pigmenti e uno a monte lontano dagli odori nauseabondi della lavorazione del murice e vicino alla frescura offerta dal Monte Libano. In quegli anni Sidone divenne anche la regina del Mediterraneo con la sua flotta che inflisse pesanti sconfitte agli egizi e ai greci ma la sua crescita vertiginosa causò resistenze e invidie nell’impero persiano tanto che il re Artaserse III vi mosse contro militarmente per ri soggiogarla. Gli abitanti di Sidone, pur di non farvi soverchiare, optarono per incendiare la loro stessa città (vi furono 40.000 morti) ma così facendo esposero Sidone a un periodo di forte recessione che sfociò nella relativamente comoda conquista della città da parte di Alessandro Magno nel 333 a.C. Sidone da allora visse all’ombra del suo fastoso passato: caduta sotto il controllo romano per mano di Augusto venne invasa dagli arabi nel 667 d.C. Nel 1187 il governante arabo Saladino ne distrusse i bastioni difensivi per evitare che Sidone divenisse un baluardo militare sotto il controllo degli eserciti crociati ma l’effetto fu solo parzialmente raggiunto. Dopo secoli di scorribande militari Sidone ebbe un ultimo periodo di prosperità nel ‘600 quando divenne il porto commerciale di Damasco e i commerci fiorirono specialmente con i francesi. Quando però un violento terremoto a inizi ‘800 ne distrusse buona parte delle costruzioni Sidone si avvinghiò quasi definitivamente in una spirale discendente e solo ultimamente, dopo anche i violenti scontri della guerra civile degli anni ’90, sta riproponendosi al mondo sotto una nuova luce e con rinnovata fiducia nel futuro (grazie anche agli ingenti capitali che l’ex premier Rafiq Hariri destinò alla ricostruzione della sua città natale). La Sidone moderna, come quella antica, si impernia attorno al suo porto commerciale da cui potrete scorgere una fisionomia urbana fatta di moschee e suq arabeggianti. Qualsivoglia visita alla città non può che muovere le sue mosse che dal Castello del Mare (Qala’at al Bahr), un mastio eretto in posizione dominante su un isoletta del porto dai crociati nel 1228. Questo castello è collegato al resto di Sidone da un possente ponte in pietra ma venne pesantemente danneggiato dai mamelucchi durante le battaglie delle Guerre Sante, al fine di renderlo inagibile per gli eserciti invasori. Tale distruzione non fu però completa e oggi, ampiamente restaurato, il Castello del Mare rimane il simbolo di Sidone con le sue possenti torri e la sua postazione di vedetta che offre alcuni degli scorci più memorabili sulla città e sul porto antico in cui si intravvedono alcune colonne di granito sommerse, indice che qui ci sia ancora molto da scoprire. Terminato il giro nel mastio puntate quindi dritto al cuore storico di Sidone: camminando verso sud vi imbatterete quasi immediatamente nel Kahn al-Franj, il più grande e meglio conservato tra i caravanserragli della città. Questa costruzione caratterizzata da un grande cortile interno ornato di porticati e fontane fu un dono di Fakhreddine ai commercianti francesi ce nel ’600 diedero ancora una volta lustro e prosperità alla città. Giusto ad est del caravanserraglio non dimenticate poi di accedere alla Moschea di Bab-al-Saray. Si tratta dell’edificio di culto islamico più antico di Sidone (datato 1201) e grazie alla sua possente cupola è un 23
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