La traduzione come problema filosofico - Calls For Comments - Domenico Jervolino
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La traduzione come problema filosofico di Domenico Jervolino djervol@tin.it Calls For Comments Servizio di Bibliotec@SWIF Sito Web Italiano per la Filosofia www.swif.it/biblioteca/cxc
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico Abstract La traduzione è diventata negli ultimi decenni il tema di un ampio arco di discipline. Questo saggio offre alcuni elementi di una ricerca ancora in itinere che mira all’elaborazione di una possibile filosofia della traduzione, di ispirazione fenomenologico-ermeneutica. La traduzione presuppone la pluralità delle lingue, delle culture e delle visioni del mondo, ma anche è segno di una pluralità immanente all’umano in quanto tale. Nello stesso tempo essa pone la questione dell’unità e della comunicazione tra le diverse forme di tale pluralità. Il lavoro ermeneutico che la traduzione comporta è una risposta all’alterità che noi troviamo dentro di noi e fuori di noi. Il lavoro della traduzione implica la rinuncia al sogno di una traduzione perfetta, di una lingua unica, ed è ricerca di equivalenze senza identità: esso ha qualcosa in comune col lavoro del lutto nel senso freudiano della parola e col lavoro di memoria. La traduzione non richiede soltanto un lavoro intellettuale, teorico e pratico, ma pone anche un problema etico in quanto l'atteggiamento dell’ospitalità linguistica, che si oppone alla tendenza a impadronirsi dell’altro, costituisce il modello di altre forme di ospitalità, di accoglienza dell'estraneo. Il tema della traduzione viene inoltre chiamato a rinnovare e chiarificare il metodo fenomenologico, rispetto alle tre tesi della significazione, del soggetto come portatore della significazione e della riduzione. Si conclude con un cenno sulle implicazioni del paradigma della traduzione nella costruzione di una possibile identità etico-politica per l’Europa unita. Autore Domenico Jervolino, nato a Sorrento nel 1946, discepolo di Pietro Piovani e di Paul Ricoeur, è professore di prima fascia all’Università di Napoli Federico II, dove insegna ermeneutica e filosofia del linguaggio. Autore, nel campo degli studi filosofici, dei volumi: Il cogito e l’ermeneutica.La questione del soggetto in Ricoeur, Procaccini, Napoli 1984, Marietti, Genova 19932 (tradotto in inglese presso Kluwer nel 1990); Pierre Thévenaz e la filosofia senza assoluto, Athena, Napoli 1984, Studium, Roma 20032; Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Piovani, Morano, Napoli 1994; Ricoeur. L’amore difficile, Studium, Roma 1995; Le parole della prassi. Saggi di ermeneutica, Città del sole, Napoli 1996; Ricoeur. Une herméneutique de la condition humaine, Ellipses, Paris 2002 ; Introduzione a Ricoeur, Morcelliana, Brescia 2003. Ha curato e introdotto le antologie ricoeuriane: Filosofia e linguaggio, Guerini, Milano 1994, 20002; La traduzione. Una sfida etica, Morcelliana, Brescia 2001, 20022. Ha curato, inoltre, i volumi: Filosofia e liberazione, Capone, Lecce 1992 (con G. Cantillo); Fenomenologia e filosofia del linguaggio, Loffredo, Napoli 1996 (con R. Pititto); L’eredità filosofica di Jan Patočka, CUEN, Napoli 2000; Ermeneutica, Fenomenologia, Storia, Liguori, Napoli 2001 (con G. Cacciatore e P. Colonnello). A questi titoli vanno aggiunti circa settanta articoli e saggi di argomento filosofico, in nove lingue. Ha organizzato due convegni internazionali sulla traduzione nel 1999 e nel 2002. Note: quest'articolo è stato pubblicato, prima della scomparsa di Paul Ricoeur, sulla rivista "Studium", n.1, gennaio-febbraio 2005, pp.59-67. Vedi anche precisazione sul numero successivo, p. 316. CxC - Calls for Comments è il servizio dello SWIF finalizzato alla discussione filosofica di testi che sono stati accettati per una presentazione al pubblico oppure per la pubblicazione, quali: testi di convegni e conferenze oppure già pubblicati o in corso di stampa. Non vengono, quindi, presi in considerazione testi inediti. Sono accettati anche brevi commenti che discutano esplicitamente, e da un punto di vista teorico e contenutistico, un testo disponibile online in CxC. Non verranno prese in considerazioni semplici note esplicative, richieste di informazioni, appunti sulla forma linguistica di un testo, dati bibliografici e altro materiale simile, che dovrà essere inviato direttamente all'autrice o autore del testo in questione. Per inserire un testo si vedano le Norme per l'inserimento: http://www.swif.it/biblioteca/cxc/add_paper.php. È fatto divieto l'utilizzo di tutto il materiale senza il permesso degli autori. CxC - Calls for Comments – Sito Web Italiano per la Filosofia Responsabile progetto: Andrea Sauchelli Supervisione tecnica: Fabrizio Martina Supervisione editoriale: Gian Maria Greco, Luciano Floridi CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 2
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico La traduzione come problema filosofico La traduzione è diventata ormai tema di un arco vasto di discipline, dando luogo a una bibliografia che cresce e che si collega anche in diversi paesi, fra i quali anche il nostro, all’esigenza di dare ordine e rigore alla formazione degli interpreti e dei traduttori e a valorizzarne la figura professionale. Tali aspetti pedagogici e istituzionali meriterebbero un discorso a parte, così come lo meriterebbe l’esigenza, nell’ambito delle politiche culturali, di una specifica politica della traduzione e delle lingue. Mi auguro di avere altre occasioni per affrontare questi discorsi, tanto più pregnanti se visti nel contesto dell’Europa unita e allargata e dei processi di globalizzazione su scala planetaria. In questo mio intervento però vorrei concentrarmi, sia pure in un modo ancora sintetico e programmatico, sul nodo teorico della fondazione di una vera e propria filosofia della traduzione o – detto altrimenti – dell’assunzione, entro quel vasto arco interdisciplinare di cui si parlava, della traduzione come problema filosofico. Questo nodo è venuto al pettine solo da poco, negli ultimi decenni del secolo scorso, un secolo -. il Novecento – che in un certo modo si è caratterizzato ai suoi inizi per quella che è stata chiamata la “svolta linguistica”, e perciò per la centralità del linguaggio nella riflessione filosofica. Dal linguaggio quindi alla traduzione, che suppone la pluralità delle lingue nelle quali storicamente il CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 3
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico linguaggio vive e si manifesta. In qualche modo la svolta linguistica si compie e si chiarifica nell’emergere della tematica della traduzione. L’assunzione della traduzione come problema filosofico sottolinea il motivo della pluralità non solo delle lingue, delle culture e delle visioni del mondo, ma anche di una pluralità in qualche modo immanente all’umano in quanto tale. Nello stesso tempo essa pone la questione dell’unità e della comunicazione tra le diverse forme di tale pluralità. Del resto, di traduzione – come è noto - si può parlare e si è parlato, già nel campo degli studi linguistici e letterari, non solo in rapporto alle lingue storiche, ma anche all’interno della stessa lingua, rispetto all’articolarsi, al diversificarsi, alle tensioni interne al linguaggio in quanto tale e più in generale alla semiosi, così come ai processi in base ai quali tali tensioni riescono (o non riescono) a sciogliersi e a coesistere in unità plurale1. L’antica problematica filosofica dell’uno e del molteplice, del medesimo e dell’altro ritrova qui accenti nuovi e nuove suggestioni. A questa incipiente filosofia della traduzione hanno dato contributi pensatori rilevanti dello fine secolo che si è appena consumata e che prosegue nei primi anni del nuovo secolo. Pensatori appartenenti a scuole diverse, che parlano essi stessi i 1 Il grande linguista Roman Jakobson opera, com’è noto, una distinzione, spesso ripresa da altri autori, fra traduzione intralinguistica (rewording, riformulazione), interlinguistica (traduzione propriamente detta) e intersemiotica, quest’ultima da un sistema di segni a un altro (transmutation, transmutazione).Cfr. R. Jakobson, On Linguistic Aspects of Translation, in On Translation, a cura di R. Brower, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1959, pp. 232-239, ora in Id., Saggi di linguistica generale, a cura di L. Heilmann, tr. di L. Heilmann e L. Grassi, Feltrinelli, Milano 1966, pp. 56-64. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 4
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico linguaggi diversi della filosofia contemporanea, linguaggi che pongono nella loro diversità l’esigenza delle loro possibile, problematica traducibilità. Vorrei ricordare sul versante analitico Quine e Davidson, su quello “continentale” (denominazione geografica che, peraltro, io non amo) Gadamer, Ricoeur e Derrida. Ma altri nomi ancora potrebbero essere evocati e non solo di filosofi riconosciuti come tali, ma anche di studiosi che si collocano sulle linee di confine delle diverse discipline che attraversano il campo degli studi sulla traduzione2. In questa fase del mio discorso non mi interessano tanto le differenze, certamente considerevoli fra i singoli autori e fra le diverse scuole di pensiero. Preferirei piuttosto sottolineare come il linguaggio, le lingue e la traduzione (la pratica traducente) costituiscano insieme una sorte di bene comune della filosofia contemporanea in quanto in questa triade viene alla luce la reciproca apertura dell'uomo e del mondo. Il tale apertura si incontrano il poter essere dette delle cose (o se si preferisce dei fenomeni) e il poter dire dell’uomo. Il senso dei fenomeni è custodito dal linguaggio e quest’ultimo è mediazione necessaria fra uomo e mondo, uomo e uomo, e dell’uomo con se stesso. Ma il linguaggio non esiste se non nelle lingue ed esige quindi la pratica della traduzione. 2 Una buona panoramica si può trovare nel volume di AA. VV., Teorie contemporanee della traduzione, a cura di S. Nergaard, Bompiani, Milano 1995. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 5
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico Sottolineo il termine pratica. Il tema della traduzione rinvia alla dimensione della prassi, e tale accentuazione è conforme a quella “riabilitazione” della ragione pratica che è una delle tendenze significative della filosofia contemporanea, nella quale si riconoscono tra l’altro i maggiori esponenti dell’ermeneutica filosofica, Gadamer e Ricoeur3. Il tradurre è una forma dell’agire la cui concretezza lo rende irriducibile a una tecnica intesa come mera applicazione meccanica di regole formalizzabili. Essa comporta la conoscenza del caso concreto, la capacità di applicare regole generali al caso concreto, così come la ragione pratica guida le scelte della vita, grazie a quel discernimento che Aristotele chiama phrónesis (la prudentia dei Latini). Hans Georg Gadamer, in uno scritto pubblicato negli atti di un colloquio franco- tedesco del 1994, rievoca il racconto biblico di Babele per darne una lettura contemporanea: la lingua unica che annulla tutte le diversità è oggi quella di una concezione scientista del mondo, essa secondo l’ideale insensato dei Babelici ci dispenserebbe dall’ascolto dell’altro. Comprendersi nel mondo significa comprendersi reciprocamente e comprendere se stessi in questa stessa 3 Si vedano in particolare (tra le tante citazioni possibili su questo punto): la nota raccolta Zur Reabilitierung der praktischen Philosophie, a cura di di M. Riedel, 2 voll., Rombach, Freiburg i. Br. 1972-74, il cui titolo divenne una parola d’ordine nel dibattito filosofico; il saggio di Gadamer, pubblicato originariamente nel primo dei due volumi precedentemente menzionati, Hermeneutik als praktische Philosophie, ora in H.-G. Gadamer, Vernunft in Zeitalter der Wissenschaft, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1976, pp. 76-109 (La ragione nell’età della scienza, tr. di A. Fabris, Il Melangolo, Genova 1982, pp. 69-90); e infine il saggio di Ricoeur, La raison pratique in Du texte à l’action. Essais d’herméneutique II, Seuil, Paris 1986, pp. 237-259 (Dal testo all’azione. Saggi di ermeneutica, tr. di G. Grampa, Jaca Book, Milano 1989, pp. 229-250). CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 6
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico cmprensione dell’altro. E’ il più difficile compito dell’uomo – dice l’anziano saggio – in particolare per noi che viviamo in un mondo che porta l’impronta delle scienze monologiche. E’ un comprendersi da prendersi soprattutto in senso morale, piuttosto che nel suo senso logico4. La polemica di Gadamer rispetto al monologismo delle scienze va certamente accompagnata dalla precisazione che la tentazione monologica non risparmia nessun campo del sapere. La volontà di dominio che lo stesso Gadamer riconosce alla base di tale monologismo si presenta in forme insidiose nel mondo contemporaneo e richiede quindi una critica delle ideologie, delle istituzioni e dei sistemi economico sociali che l’ermeneutica gadameriana non compie ma, a mio avviso, non solo non impedisce ma addirittura autorizza e richiede. Tanto per Gadamer che per Ricoeur il lavoro ermeneutico che la traduzione comporta è una risposta all’alterità che noi troviamo dentro di noi e fuori di noi. Per Ricoeur5 il lavoro della traduzione implica la rinuncia al sogno di una 4 H.-G. Gadamer, La diversité des langues et la compréhension du monde¸ in Penser, au présent, a cura di J. Poulain, L’Harmattan, Paris 1998, pp. 97-116. Sul racconto di Babele, letto non come condanna e maledizione ma nella prospettiva di salvaguardare le diversità dell’umano (lettura condivisa da molti autori contemporanei) si vedano in particolare il bel libro del padre F. Marty (presente anche in questo dossier con un suo saggio), La bénédiction de Babel, Beauchesne, Paris 1990 e l’opera postuma del grande medievista francese P. Zumthor, Babel ou l’inachèvement, Seuil, Paris 1997 (Babele. Dell’incompiutezza, tr. it. di S. Varvaro, Il Mulino, Bologna 1998). 5 Gli scritti di Ricoeur sulla traduzione, che resta per me e per la mia ricerca una fondamentale sorgente di ispirazione, sono ora raccolti in un piccolo volume pubblicato di recente, Sur la traduction, Bayard, Paris 2004, ma erano stati precedentemente pubblicati in italiano: cfr. P. Ricoeur, La traduzione. Una sfida etica, a cura di D. Jervolino, tr. di I. Bertoletti e M. Gasbarrone, Morcelliana, Brescia 2001. L’ultimo scritto incluso in Sur la traduction, non compreso per ragioni cronologiche nella raccolta italiana, era stato presentato nell’ottobre 2002 al convegno di Napoli su “Il dono delle lingue” e si può leggere ora in una mia traduzione CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 7
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico traduzione perfetta, di una lingua unica, ed è ricerca di equivalenze senza identità: esso ha qualcosa in comune col lavoro del lutto nel senso freudiano della parola e col lavoro di memoria. Accostando lavoro del lutto e lavoro di memoria si evocano anche le due grandi opere del filosofo francese: il Saggio su Freud del 1965 e La memoria, la storia, l’oblio del 20006. La traduzione non richiede soltanto un lavoro intellettuale, teorico e pratico, ma pone anche un problema etico in quanto l'atteggiamento dell’ospitalità linguistica, che si oppone alla tendenza a impadronirsi dell’altro, costituisce il modello di altre forme di ospitalità, di accoglienza dell'estraneo. D'altra parte il problema della traduzione in senso stretto (da lingua a lingua) ritorna in quello della traduzione in senso largo, cioè del comprendersi all'interno della stessa comunità linguistica. In ogni altro vi è qualcosa dello straniero. Lo scarto fra una ipotetica lingua perfetta e la concretezza della lingua viva si ripropone nella quotidianità dello scambio negli Atti di quel convegno, nel numero monografico di “Studium”, n.5/2003. Nell’introduzione a La traduzione. Una sfida etica, pp. 7-37. proponevo di collocare sotto il segno del “paradigma” della traduzione l’ultima fase della ermeneutica ricoeuriana, a partire dalla ricerca sull’identità personale di Soi-même comme un autre (1990), dopo l’ermeneutica del simbolo degli anni sessanta e la successiva ermeneutica del testo. Simbolo, testo, traduzione sono dunque – secondo la mia ipotesi di lettura - i tre paradigmi dell’ermeneutica ricoeuriana: i primi due per esplicita dichiarazione dell’Autore, il terzo sulla base di una lettura interpretante del suo percorso filosofico. 6 Cfr. P. Ricoeur, De l’interprétation. Essai sur Freud, Seuil, Paris 1965 (tr. it. di E. Renzi, Dell’interpretazione. Saggio su Freud, Il Saggiatore, Milano 1967; nuova ed. con intr. di D. Jervolino, 2002) e La mémoire, l’histoire, l’oubli, Seuil, Paris 2000 (tr. it. di D. Iannotta, La memoria, la storia, l’oblio, Cortina, Milano 2003). Ho presentato una rassegna di quest’ opera in Memoria,storia, oblio nell’ultimo Ricoeur,in “Studium”, n. 5, 2001, pp. 713-737, ripresa poi più ampiamente nella mia Introduzione a Ricoeur, Morcelliana, Brescia 2003. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 8
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico linguistico: è sempre possibile dire la stessa cosa in altro modo. Ora, dire la stessa cosa in altro modo, in altri termini, è ciò che appunto fa il traduttore da una lingua ad un'altra. Le due vie d'ingresso nel problema della traduzione, le due metà del problema, per così dire, si chiariscono a vicenda riproponendo l'enigma e insieme la ricchezza del rapporto con l'alterità7. Parlare, pensare significa sempre tradurre, anche allorché parliamo con noi stessi, allorché scopriamo le tracce - da cui non possiamo prescindere - degli altri in noi stessi. Se le cose stanno così, allora il nucleo essenziale della nostra vita e della nostra ricerca d'identità – quella che Ricoeur chiama l’ “affirmation originaire”, nella quale si esprime il nostro sforzo e desiderio di esistere - passa per un lavoro enorme e mai definitivo di traduzione e di traduzioni, di ogni sorta di traduzione, che coincide con la storia delle nostre vite, con la rete infinita delle nostre azioni e passioni, con il lavoro del lutto e della memoria che tale opera esige, con le sue sfide sempre rinnovate e con la felicità che essa ha il potere di accordarci nelle pause del nostro cammino8. 7 Si veda in particolare il saggio di Ricoeur La traduzione come paradigma in La traduzione. Una sfida etica, cit., pp. 51-74. 8 Cfr. D. Jervolino, Herméneutique et traduction. L’autre, l’étranger, l’hôte, in “Archives de Philosophie”, (LXIII) 2000, pp. 79-93 ; Id., Ermeneutica e traduzione. L’altro, lo straniero, l’ospite, in Ermeneutica, Fenomenologia, Storia, a cura di G. Cacciatore, P. Colonnello, D. Jervolino, Liguori, Napoli 2001, pp. 291-306. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 9
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico Quanto alla filosofia della traduzione, a mio avviso, essa è ancora un cantiere in cui molto resta da cercare e da elaborare. Vorrei accennare, in conclusione, a due direzioni di ricerca nelle quali sono impegnato: A) La prima è una riflessione sul metodo fenomenologico, di una fenomenologia che dopo Heidegger, Gadamer e Ricoeur, ma riprendendo spunti preziosi contenuti nello stesso fondatore del movimento fenomenologico, non posso più pensare se non come fenomenologia ermeneutica (dove il termine “ermeneutica” è qui usato come aggettivo: vale a dire come fenomenologia interpretante)9. In che modo il metodo si chiarifica e si arricchisce confrontandosi col tema della diversità delle lingue e della traduzione come paradigma? Le tre tesi di fondo della fenomenologia sono, seguendo ancore una volta Ricoeur10: 1 la significazione è la categoria più inglobante della descrizione fenomenologica. 2 Il soggetto è il portatore della significazione. 9 Su questo tema si veda J. Greisch, Le cogito herméneutique.L’herméneutique philosophique et l’héritage cartesien, Vrin, Paris 2000 e il contributo di J. Grondin, Le tournant herméneutique de la phénoménologie, Puf, Paris 2003. 10 Cfr. P. Ricoeur, Le conflit des interprétations, Seuil, Paris 1969, pp. 242-257 (Il conflitto delle interpretazioni, tr. it. di R. Balzarotti, F. Botturi e G. Colombo, Jaca Book, Milano 1977, pp. 260-276). CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 10
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico 3 La riduzione trascendentale è l’operazione necessaria per inaugurare una vita per la significazione. Le tre tesi sono enunciate nell’ordine della scoperta, lette nell’ordine inverso seguono invece l’ordine della fondazione. La mia ipotesi di lavoro è che tutte tre queste tesi possono essere chiarite se messe alla prova della diversità delle lingue e della traduzione. Cominciando dalla terza, dalla riduzione: se si considera che ogni lingua è come un mondo, ridurre, prendere le distanze da una lingua – neutralizzarla metodologicamente – è esattamente ciò che avviene nel confronto con la lingua straniera. Così intesa la riduzione perde il carattere di un’operazione fantastica e impossibile di uscita dal mondo, diventa possibile e necessaria per raggiungere quel livello che appunto permette la comprensione fra i diversi, per raggiungere quell’umanità trascendentale che è alla base del fatto che noi parliamo una lingua nella quale siamo nati alla coscienza ma siamo capaci di comprendere anche altri esseri umani che parlano lingue diverse. Ciò influenza evidentemente la concezione del soggetto che è sempre incarnato in un mondo attraverso la mediazione di una lingua; ma tutti i mondi particolari appartengono alla fine a un mondo comune e la nostra soggettività esiste nella CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 11
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico comunione con tutti i soggetti reali e possibili, riconosciuti nella loro essenziale e peculiare identità. Infine la significazione non è né il voler dire che appartiene a un soggetto privo di relazioni né l’accesso a un mondo di essenze separate: è al contrario lo spazio aperto dalla traduzione per confrontare e far comunicare le nostre prospettive sul mondo. E ciò vale, a mio avviso, non solo nel caso esemplare della traduzione fra lingua e lingua, ma anche in tutti i sensi della parola traduzione, secondo le distinzioni di Jakobson citate all’inizio di questa mia riflessione. Mi limito qui a questi accenni che sono solo delle primizie di una ricerca che richiede ben altro approfondimento. B) Voglio infine ribadire, riprendendo brevemente gli spunti iniziali di questo mio contributo, che una filosofia delle lingue e della traduzione come quella che io auspico può anche ispirare una politica: qual è oggi la lingua dell’Europa unita in un mondo globalizzato e tragicamente scosso dalla guerra e dalla violenza? La mia risposta, ispirandomi ancora una volta a Ricoeur, ma anche a Derrida, a Balibar, a Eco, è che al lingua europea è la traduzione. In particolare, con Etienne CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 12
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico Balibar11, col quale ho avuto alcune feconde occasioni di discussione pubblica, sostengo che l’Europa, ammaestrata dalla sua lunga storia di guerre e di conflitti, deve diventare il traduttore, il mediatore del mondo, favorendo l’incontro fra le culture, le religioni e le nazionalità e promuovendo una politica di pace, soprattutto nel Mediterraneo e nei Balcani. Lungo questa strada potremo non solo adempiere alla nostra vocazione umanistica di intellettuali europei, ma anche progredire nella ricerca di un fondamento nonviolento del legame sociale, contrapponendo all’homo homini lupus di Hobbes l’homo homini deus di Cecilio Stazio. Questa ricerca di un fondamento nonviolento del legame sociale, con la quale si chiudono queste osservazioni su una possibile filosofia della traduzione, mi piace porla ancora una volta sotto il segno del magistero di Ricoeur: giunto ad un’età biblica, egli ha fatto nel 2004 un nuovo dono ai suoi lettori con Parcours de la reconnaissance, un’opera che rappresenta un nuovo avanzamento di quella meditazione sulla condizione umana, ricca di saggezza e foriera di speranza, che rappresenta l’eredità più preziosa del filosofo francese12. In quest’opera Ricoeur 11 Cfr. E. Balibar, Il mediatore che svanisce, D. Jervolino, “Utopie” da tradurre in pace, in “Alternative”, nuova serie, n.1/2003, pp. 40-50. 12 Cfr. P. Ricoeur, Parcours de la reconnaissance, Stock, Paris 2004. Si veda anche D. Jervolino, Oltre l’Impero.La politica ritrovata, in “Alternative”, n.s., n.2, pp. 14-21 e L. Altieri, “Je est un autre”. Una lettura del Parcours de la reconnaissance di Paul Ricoeur , in “Per la filosofia”, n. 61, 2004, pp. 77-98. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 13
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico lega il grande tema hegeliano della lotta per il riconoscimento reciproco dei soggetti con una riflessione sul dono. Egli si richiama ad una nota corrente francese di studi antropologici e sociali, a partire dal fondamentale Essai sur le don di Marcel Mauss fino ad arrivare agli studiosi della scuola anti-utilitaria, della quale è stato un fine studioso in Italia il compianto Alfredo Salsano13. Nelle società primitive il dono e il suo contraccambio generano una rete complessa di rapporti sociali: Il dono deve essere ricambiato, perché esso simbolizza una forza magica che deve essere fatta circolare. Questa tesi, secondo Ricoeur, condannerebbe il discorso sul dono a restare nell’ambito del pre-moderno. Ciò che invece va cercato è un senso non magico del dono, che è appunto il riconoscimento reciproco, io dono perché, donando, dono qualcosa di me stesso e mi aspetto di essere riconosciuto da colui al quale dono. Il dono è sempre simbolo, ma non più in senso magico, bensì simbolo di una umanità che si esprime nell’altro e in me, e nel nostro rapporto reciproco. Il dono esemplare allora è quello di ciò che non ha prezzo, come faceva Socrate che, a differenza dei sofisti, insegnava gratuitamente, la verità che non ha prezzo14. 13 Il saggio di Mauss, pubblicato la prima volta in “L’année sociologique”, seconda serie, 1923-1924, t. I, si può leggere insieme ad altri studi del grande antropologo nel volume (prefato da Lévy-Strauss) Sociologie et Anthropologie, Puf, Paris 1950, rist. 1999, pp. 145-279. Il contributo di Alfredo Salsano si è realizzato, oltre che nei suoi studi personali, nella sua esemplare attività editoriale presso la casa Bollati Boringhieri 14 Il riferimento d’obbligo è a M. Henaff, Le prix de la vérité. Le don, l’argent, la philosophie, Seuil, Paris 2002. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 14
Domenico Jervolino 2005 – La traduzione come problema filosofico Allora, potremmo anche dire che un momento fondante, in questa prospettiva, del legame sociale è il dono delle lingue che ci consente di divenire parte del consorzio umano nella duplice forma del dono della lingua materna e del dono reciproco delle lingue che si realizza nella traduzione, grazie alla pratica dell’ospitalità linguistica. Quali prospettive così si aprano sul piano dell’etica sociale e della filosofia politica lo si può intravedere: in questa direzione potremmo concludere con un celebre titolo di Claudio Napoleoni: Cercate ancora15. Domenico Jervolino 15 Fr. C. Napoleoni, Cercate ancora. Lettera sulla laicità e ultimi scritti, Editori Riuniti, Roma 1990. CxC – Call for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 15
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