I mulini di Don Chisciotte discussi in chat con il Mago di Oz
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Progetto MOOseo virtuale delle fiabe 2005-2006 Circolo Didattico Spinea 1 I mulini di Don Chisciotte discussi in chat con il Mago di Oz Classi che hanno partecipato al progetto Al progetto Mooseo Virtuale delle Fiabe hanno partecipato le classi terze e quarte delle scuole del 1° Circolo di Spinea. Le fiabe lette dalle classi terze sono state l’”Acciarino magico” di Andersen e “Pollicino” dei Fratelli Grimm. Le classi quarta-quinta della scuola I. Nievo hanno letto e analizzato “Don Chisciotte”, mentre le due classi quarte della scuola C. Goldoni “Il Mago di Oz”. Tutte le scuole partecipanti hanno ricevuto le stesse indicazioni, per cui i percorsi didattici sono stati molto simili e i materiali prodotti avevano tutti le stesse caratteristiche. Fasi del progetto • Lettura delle fiaba • Individuazione degli ambienti e dei personaggi • Descrizione degli ambienti • Rappresentazione degli ambienti descritti • Descrizione dei personaggi • Rappresentazione dei personaggi descritti • Esperienze di giochi di ruolo con l’insegnante di lingua Nell’aula di informatica, prima di trattare testi e disegni, i bambini hanno steso il grafo degli ambienti, che poi è stato riprodotto al computer con CMap. Questo lavoro è stato realizzato dai bambini di quarta più esperti, che conoscevano già il programma. 1
Seguendo il grafo, gli insegnanti hanno concordato con i bambini il nome da dare ai file di testo e di immagine. Prima di procedere a digitare i testi e a trattare i disegni essi hanno definito il carattere e le dimensioni da dare alla scrittura, le dimensioni e la risoluzione delle immagini, la procedura per effettuare le scansione dei disegni. I bambini si sono distribuiti i vari compiti: • Un gruppo ha trascritto al computer i testi con word e li ha salvati in due cartelle, nominate rispettivamente “testi_ambienti_nomefiaba” e testi_personaggi_nomefiaba”. • Un altro gruppo si è occupato della scansione dei disegni degli ambienti e dei personaggi. Anche i disegni sono stati archiviati in due cartelle nominate “img_personaggi_nomefiaba” e “img_ambienti_nomefiaba”. Tutti i materiali sono stati raccolti all’interno di una cartella che portava il nome della fiaba e inviati all’insegnante referente del progetto, che ha provveduto a caricarli nella EUN Community del Mooseo Virtuale delle Fiabe. Alcuni insegnanti del primo Circolo di Spinea, hanno partecipato alla formazione con Luca Giuliani e Beniamino Sidoti e ha riportato nelle classi alcune esperienze provate personalmente. Io insegno matematica, scienze ed informatica in due classi della scuola Goldoni per cui ho seguito maggiormente gruppi di alunni di classe quarta e di terza nel laboratorio di informatica. E’ qui che ho cercato di giocare con i bambini, mettendo in pratica parte della mia esperienza formativa. In attesa dell’apertura del MOOseo ai bambini, ho pensato di utilizzare una stanza di chat costruita in PHP, dove ho inserito le immagini dei personaggi, illustrate dai bambini stessi, in modo da rendere l’ambiente più familiare e in tema con le fiabe analizzate ma nello stesso tempo avere la possibilità di osservare, secondo la metodologia di ricerca azione, il comportamento dei bambini all’interno di questo strumento di comunicazione, senza che ci fossero le immagini degli ambienti. Quindi i bambini che “fanno” i personaggi in una stanza di chat e perciò una specie di addestramento al MOOseo. 2
L’ambiente di Chat La chat offre la possibilità di comunicare in modalità uno a uno e uno a molti in tempo reale. Il soggetto quando entra si sceglie un “nickname” da utilizzare all’interno di essa e poi si ritrova in un ambiente virtuale dove vengono a mancare la voce e la mimica, che arricchiscono ed esplicitano il senso della comunicazione “dal vivo”. Per questo la necessità di arredare l’ambiente con alcuni strumenti, utili a connotare il tono emotivo della conversazione e a facilitare la lettura dei messaggi inviati La mia conoscenza del linguaggio di programmazione PHP mi ha permesso di realizzare una stanza dove non solo fossero presenti questi elementi, ma in cui elementi familiari facessero sentire i bambini a casa propria. Nella chat sono presenti: • smiles e immagini che consentono di veicolare alcune forme di comunicazione non verbale; • una tavolozza di colori che permette ad ogni bambino di indossare con un click del mouse un “vestito colorato” e di rendere quindi riconoscibili le proprie righe; • un’interfaccia comunicativa che presenta due spazi fondamentali: uno ampio per la lettura dei messaggi e uno per la scrittura; • uno spazio nella colonna di destra con l’elenco dei presenti nella stanza, così basta un click del mouse su un nome della lista, per inserirlo immediatamente nella riga di chat; • un sistema di archiviazione delle righe che consente o all’insegnante di rileggere una sessione di chat ed esprimere le proprie valutazioni sugli aspetti positivi e negativi, migliorandone l’efficacia didattica; o ai bambini di rileggere quanto è stato scritto e di rifletterci su aumentando le proprie capacità comunicative nell’ambiente di chat 3
Forma di chat scelta per l’esperienza Per le prime esperienze con le classi abbiamo preferito la chat libera, perché era necessario che i bambini familiarizzassero con lo strumento e avessero la possibilità di intervenire come e quando volevano, badando però al rispetto di alcune semplici regole della netiquette, concordate prima insieme: • quando si entra in chat bisogna salutare chi è dentro; non serve salutare chiunque sia presente, basta un “ciao a tutti”; • quando entra qualcuno in stanza bisogna accoglierlo; • in chat bisogna innanzitutto “ascoltare”, questo significa che bisogna leggere le righe che vengono scritte; • è bene inserire il nome dell’utente a cui ci si rivolge per evitare accavallamenti di righe e confusione; • non utilizzare i caratteri maiuscoli perché in una stanza di chat è come “URLARE” per farsi sentire a tutti i costi; • bisogna fare attenzione alle prese in giro, alle battute che possono far star male il compagno, all’uso di parole poco corrette… • resistere alla tentazione di “assalire” gli altri amici o i compagni presenti in chat • cercare di essere educato Sessioni di chatting attuate per le prime esperienze di interazione tra i personaggi delle fiabe Nelle prime sessioni di chat libere i bambini hanno scelto come nickname il nome di un personaggio della fiaba analizzata. Dovevano far finta di essere per esempio Oz, oppure Dorothea, Dulcinea, Sancio_pancia… e interagire con gli altri personaggi. Le prime chat hanno coinvolto solo i bambini presenti nel laboratorio, che si sono collegati ad Internet e hanno dialogato tra di loro nell’ambiente virtuale, ma in realtà si vedevano tutti in quanto presenti fisicamente nell’aula. Una sessione di chat è stata, invece, organizzata con i bambini di quarta di un’altra scuola di Spinea, in questa occasione si sono incontrati i personaggi del “Mago di Oz” con quelli di “Don Chisciotte”. Nella chat erano presenti anche dei visitatori. Interessante è stato lo scambio di modalità comunicative diverse tra le due classi lontane. 4
A settembre, al ritorno dalle vacanze sono stati svolti in chat altri giochi, per esempio un maschio faceva finta di essere una femmina e viceversa. I bambini dovevano cercare di non farsi riconoscere. Il gioco consisteva nello scrivere i nomi su dei foglietti, di mescolarli e poi sceglierne uno a caso. In aula era presente anche un bambino straniero (appena arrivato), che non conosceva la nostra lingua, ma che si è inserito nella discussione digitando lettere a caso o alcune parole che conosceva. Anche queste espressioni senza senso sono entrate nel gioco. 5
Quando abbiamo avuto le password per entrare nel MOOseo delle fiabe abbiamo provato ad interagire nella chat del MOO, ma lì i bambini hanno incontrato delle difficoltà. Non riuscivano a capire le righe scritte in inglese che scorrevano troppo velocemente sullo schermo, per cui si sono un po’ disorientati. Qualche bambino ha provato a scrivere qualche parola in inglese come risposta, per esempio forme di saluto o qualche domanda del tipo “Come ti chiami?”, ma le risposte erano incomprensibili, le righe si accavallavano troppo velocemente davanti ai loro occhi. Io non conosco l’inglese, ma vedevo che nel MOO venivano descritte tutte le azioni dei navigatori presenti, in pratica, muovendoci nelle fiabe, lasciavamo le nostre tracce in forma testuale. I bambini hanno abbandonato la chat e hanno incominciato a navigare nelle fiabe. Questo a loro è piaciuto moltissimo. Ad una sessione di chat, è intervenuta anche Antonella Solida che, con le vesti di un mago, ci ha guidati nell’ambiente del MOOseo delle fiabe, ma anche questa volta i bambini sono stati attirati di più dall’esplorazione delle fiabe.. La chat di tipo testuale aiuta una migliore conoscenza e socializzazione tra i membri del gruppo Succede anche nella chat che la definizione del sé (identità), cioè la descrizione di quello che si è, si modella ogni volta durante gli incontri. Succede un po’ quello che capita in tutti i giochi, i bambini si conoscono come il risultato delle definizioni ricevute comunicando ed interagendo con gli altri. Il proprio sè si modifica di continuo nei giochi di ruolo della loro vita. “Chattare” è stato come un nuovo gioco, dove i bambini hanno subito cercato di decidere il proprio ruolo all’interno del gruppo che interagiva. Il desiderio di incontrarsi è sembrato forte, a tal punto che spontaneamente alcuni di loro, che avevano la possibilità a casa di collegarsi, si sono messi d’accordo e hanno ripetuto l’esperienza al pomeriggio, fuori dell’orario scolastico. Nella chat in archivio ho ritrovato le loro righe e ho visto che essi hanno continuato a mantenere il ruolo che avevano la mattina a scuola. Nelle righe di chat nell’immagine di destra si nota la delusione di Dorothy quando è entrata e non ha trovato il suo cagnolino Toto, arrivato più tardi. Anche Toto non ha trovato più la sua Dorothy e la chiama disperatamente. Perché questo bisogno di incontrarsi? Forse i bambini cercano anche nella comunità virtuale quello che inseguono nelle relazioni quotidiane: uno specchio che riflette il modo in cui si manifesta la propria identità. 6
Ci sono stati momenti in cui i bambini sembravano dei “ciberbully”, si davano molte arie, si servivano di parole colorite per mettersi in evidenza. E’ anche successo una volta che una bambina in questi giochi si è sentita aggredita e ha abbandonato la chat piangendo. A me sembrava a volte di trovarmi nella “ricreazione”, quando tutti i bambini liberi escono correndo dall’aula nei corridoi o in giardino, si dicono parole, a volte si buttano l’uno addosso all’altro scherzando, poi superano il limite e cominciano a passare a pugni e calci… e dopo un po’ “Maestra! Quello lì mi ha detto che…”. Fa parte questo del confronto sociale, della definizione dei ruoli all’interno di un gruppo, dell’affermazione di sé stesso in relazione con gli altri. Non è quindi da meravigliarsi che gli stessi atteggiamenti vengano messi in atto anche durante una chiacchierata in chat. Rileggere una chat può 7
essere altrettanto educativo come quando si analizzano con i bambini i fatti che li coinvolge nella realtà dei loro giochi. Anche la chat può essere un’opportunità per migliorare se stessi e le proprie capacità comunicative e relazionali. Il linguaggio della chat Il linguaggio utilizzato dai bambini nelle chat è molto informale, assomiglia ad una specie di “oralità scritta”, infatti, sono evidenti l’immediatezza e la spontaneità del linguaggio orale, con tutte le implicazioni che ciò comporta dal punto di vista dello stile e dell’espressività. Leggendo le righe si nota un intreccio fra linguaggio, forme di pensiero e forme di vita. Le frasi sono brevi, non superano mai la riga, sono segni, parole, domande, asserzioni, nuovi giochi linguistici. Siamo di fronte ad un linguaggio scritto che assomiglia ad una vera e propria conversazione tra bambini, ad un parlare che fa parte della loro vita. Quello che cambia è solo lo strumento, non la viva voce, ma la tastiera di un computer. Evidenti sono gli errori grammaticali e di digitazione, la contrazione delle parole in acronimi, le frasi abbreviate, l’instabilità della struttura sintattica del discorso, l’uso delle maiuscole e delle minuscole diverso dal modo a cui siamo abituati quando scriviamo un testo. Come insegnanti ci facciamo drizzare i capelli? No, perché non è possibile utilizzare i parametri a cui siamo abituati per dare delle valutazioni sul linguaggio utilizzato nella chat, ci troviamo solo di fronte ad un uso della lingua maggiormente funzionale al contesto. Per esempio, l’uso delle minuscole sta a simboleggiare un utilizzo informale e spontaneo del linguaggio, mentre l’uso delle parole tutte maiuscole sta a rappresentare un messaggio “urlato”. Come nelle chat tra adulti anche in quelle dei bambini sono presenti errori di digitazione, spesso questi si ripetono uguali, fino a normalizzarsi. Ognuno possiede le sue difficoltà nell’utilizzare la tastiera e nel tentativo di far scorrere il proprio pensiero attraverso le braccia e le dita e di scrivere velocemente, si finisce sempre che alcuni errori diventino un po’ come una “cadenza dialettale”. In chat per scrivere più veloce il proprio pensiero si tende a contrarre le parole, ho notato che anche alcuni bambini di quarta lo fanno, per esempio “cell” al posto di “cellulare”, “xché” al posto di “perché”… Nelle chat dei bambini in archivio osservo anche un uso integrato di immagini e parole e una presenza esagerata di parole “dilatate” dalla presenza ripetuta di vocali, un uso costante di suoni onomatopeici come nei fumetti. Noto anche che alcuni bambini hanno rivestito il ruolo del personaggio in cui si sono identificati maggiormente durante la lettura della storia. Le esperienze di chat possono offrire ai ragazzi la possibilità di riflettere sull’uso del linguaggio in questo nuovo contesto comunicativo e portarli ad acquisire una maggiore flessibilità e versatilità nell’utilizzo creativo della lingua. 8
Pensieri dei bambini sull’esperienza “Secondo la nostra esperienza è stato molto divertente cambiare identità e assumere il ruolo di altri personaggi nella chat!!! Lo scopo era di non farsi riconosce con il “nome in codice” tipo Toto, Dorothy, fata del nord… Vinceva chi non si faceva riconoscere dietro il personaggio fino alla fine della lezione. Però le regole non venivano tanto rispettate da alcuni bambini: - non scrivere maiuscolo - non offendere gli altri - non svelare il proprio personaggio - non rivelare il personaggio interpretato dagli altri C’erano però delle difficoltà come non saper interpretare il personaggio in modo giusto, farsi riconoscere nel modo di scrivere, come quando parliamo tra noi e abbiamo un linguaggio più arrogante, e non riuscire a leggere tutti i pensieri perché eravamo in tanti e scrivendo frasi corte era più facile far scorrere la pagina. Le faccine le adoperavamo come simboli tipo il punto di domanda in smile, la faccina che muoveva la mano per salutare, i personaggi del mago di Oz per farsi riconoscere: ciao (immagine fata) sono la fata del nord! Se ti scoprono puoi uscire dalla chat e cambiare nome e colore della scrittura così sei di nuovo uno sconosciuto!! Bisognava scrivere in colori abbastanza scuri se no con il giallo le righe non si leggevano bene! In Nintendo DS abbiamo il gioco di “Animal Crossing”, ci si può connettere uno apre la porta della città e uno esce e viene nella città dell’altro, la distanza non può superare i 30 metri di distanza o su pictochat che sono solo 10 metri di distanza…si possono mandare dei messaggi scritti o con stelle, cuori. A cosa ci è servito questo lavoro?? Ci è servito per capire nuovi modi di comunicare e a navigare un po’ in internet, capire cosa vuol dire chat!” (Ilaria e Vanessa, classe quinta) “La chat è un modo per parlare a distanza; è come parlarsi con frasi corte e semplici. È un modo di comunicare a distanza per mettersi d’accordo su alcune cose o parlare di cose successe alla persona che scrive. Nella chat che abbiamo fatto a scuola c’erano i bambini che scrivevano e erano coperti da un nome inventato non bisognava fare la spia e dire chi c’era sotto al nome inventato, perché il gioco così finiva. Una regola importante della chat è quella di non dire parolacce perché è una presa in giro in confronto alle altre persone che leggono e non è bello da vedere. C’erano bambini che prendevano in giro altri bambini o dicevano parolacce attraverso la chat; è possibile aggiungere faccine dette emoticons e queste sotto hanno un codice che puoi cambiare ad esempio: *triste*, :(. Il gioco consisteva nel provare il ruolo del personaggio di una fiaba e riuscire mantenerlo fino alla fine, ad esempio: - Ciao sono Toto! Bau bau.- Toto era un cagnolino e quindi doveva comportarsi da cane quindi doveva abbaiare. Un giorno ci siamo scambiati i ruoli e i maschi predevano i ruoli delle femmine e viceversa, ma per i maschi era difficile cambiare parlata e modo di fare e lo stesso per le femmine. La chat secondo me è una cosa divertente e serve per imparare molte cose ad esempio per imparare a parlare con le altre persone lontane con il computer.” (Alice e Giada) “Quando abbiamo aperto la finestra per chattare abbiamo deciso i personaggi da interpretare. Noi abbiamo interpretato vari personaggi della commedia. Il gioco era di non farsi scoprire, però c’erano alcuni compagni che inventandosi una scusa andavano a vedere chi erano i vari personaggi, per esempio, la Nicoletta era Toto e Mattia andava a vedere chi era la Nicoletta. Nelle chat il modo di scrivere è molto importante e anche il colore di cui si dispone. A destra c’era scritta la lista di tutti i personaggi presenti. Certi bambini arricchivano la frase con delle faccine tristi o allegre. 9
Questo era un modo di comunicare delle persone collegate da casa a casa. Certi scrivevano frasi che offendevano le persone. Quando si chatta è come quando si parla faccia a faccia, tipo parlare con le amiche. Non puoi scrivere con il capslock, cioè una scrittura maiuscola, perché nella lingua del computer vuol dire urlare. Non si può scrivere frasi che occupano due righe perché queste devono essere veloci da scrivere e da leggere. Questa esperienza è stata molto bella, perché siamo diventati degli altri personaggi e nello stesso tempo abbiamo imparato a chattare.” (Alessia e Sabrina) “L’ anno scorso abbiamo lavorato con la chat, ci siamo dati dei nomi che provenivano dalla storia del mago di Oz, tipo Dorotea, Toto, strega del West… Siamo entrati in una finestra dove abbiamo incominciato a comunicare con i nostri compagni di classe e ogni bambino doveva cercare di non farsi scoprire dai propri compagni. Molti compagni scrivevano frasi offensive senza capire che si offendeva forse un loro amico. Si potevano aggiungere delle faccine che comunicavano umore e sentimenti che un personaggio provava. Se un personaggio veniva scoperto molti bambini incominciavano a chiamarli per il loro nome e non per quello della storia di Oz, quindi tutti gli altri lo incominciavano a chiamare con il vero nome e il gioco finiva. C’ era una finestra dove si poteva vedere i personaggi che c’erano dentro la chat. A noi questa esperienza piaceva molto, purtroppo internet a scuola ora è guasto e non possiamo chattare. Secondo noi ci sono delle situazioni che potrebbero essere migliorate, tipo il modo aggressivo di scrivere di alcuni di noi.“ (Giacomo e Alberto) “Quando abbiamo chattato nel sito del mago di Oz, comunicavamo con i nostri compagni di classe. La maestra ci ha consegnato un bigliettino a testa, con il nome di un personaggio della storia. Dovevamo tenere la nostra identità segreta, cioè non far capire chi era il bambino che si nascondeva dietro il personaggio. Alcuni però quando scoprivano chi era il bambino ”tramutato” nel personaggio lo scrivevano nella sua frase nella chat facendoci scoprire. È come quando una persona va a teatro e toglie la maschera all’attore. Questo vuol dire imbrogliare, spiare e non contribuire al gioco. Mentre ci scrivevamo, potevamo entrare in una finestra e mettere gli smilies. La nostra difficoltà era di entrare nel ruolo del personaggio, cioè avere il suo comportamento letto nella storia.È per questo che alcuni mandavano frasi offensive. Nello schermo ci arrivavano anche frasi dei personaggi di un'altra scuola. È stata una bella idea questo gioco, perché a volte chattando in altri siti ti possono mandare dei virus, invece in questo sito parli solo con le scuole. Tipo sul gioco per il Nintendo ds Animal Crossing Wild World si parla in lontananza solo con amici con cui ti sei connessa da vicino e che ti sono venuti sulla lista amici, cioè solo quelli che conosci. Infatti è importante essere protetti in queste macchine.” (Alice F. e Francesca) “La nostra esperienza della chat la troviamo divertente e interessante. E molto bella perché si può scherzare con gli amici a che ora del giorno si vuole ed è anche utile, perché quando qualcuno non può sentirsi al telefono si sente in chat, è anche più bello perché si può parlare con tante persone lontane nello stesso momento. L’anno scorso siamo andati in internet e abbiamo chattato con gli amici scegliendo di essere i personaggi del Mago di Oz, si poteva parlare a distanza con gli amici interpretando la parte dei personaggi. C’erano anche altre persone che parlavano da altri scuole e da altri computer, c’era anche un personaggio che si chiamava Donchisciotte. Certi bambini scrivevano parole brutte, ma non era bello, perché offendevano gli altri. Questa esperienza mi è piaciuta molto, però altri bambini non devono scrivere parole brutte perché a me e agli altri non piacciono. Io ho scritto le parole colorate per avere lo schermo più bello e ho decorato con delle faccine che facevano molti gesti, come salutare.” 10
(Marco e Serhiy) “La chat è un modo per parlare anche se non si vede una persona. Questo modo di parlare serve, per me, per farsi nuovi amici e farsi notare da persone che ti ignorano o ti dicono brutte cose. Nelle chat ci sono anche delle facce (smiles) che raffigurano quello che vuoi fare adesso o quello che provi, ci sono siti dove si può chattare come quello della scuola C.Goldoni oppure ci sono dei programmi come Messenger Yahoo o la serie chiamata “Messenger Live”. Le faccinine sono di 2 tipi, le emoticonts e le animocots; il primo tipo faccine sono quelle piccole come la faccina che saluta oppure che ride, ci sono tante faccine di questo modo che di solito si trovano su siti Internet poco conosciuti; il secondo tipo di faccine sono più belle del primo perché sono più grandi e raffigurano molte più cose, queste faccine molto grandi ci sono solo in alcune chat. Ma ora vi parliamo della chat che abbiamo fatto a scuola: all’ inizio ci siamo dati dei nomi che erano quelli della storia “Il mago di Oz”, poi abbiamo aperto il sito della scuola C.Goldoni, abbiamo inserito la ID e poi la password e siamo entrati, abbiamo parlato, ci siamo molto divertiti. A me è piaciuto molto questa esperienza.” (Alfonso) Conclusioni Riflettendo con i bambini sulle prove di chat con i personaggi del Mago di Oz, sono venuta a conoscenza delle loro esperienze extrascolastiche con i giochi della Nintendo DS e con altri software, tipo Messenger. Animal Crossing, per esempio, è un gioco in tempo reale per Nintendo GameCube in cui si trova un mondo da esplorare e da vivere! In questo mondo immaginario i bambini entrano a far parte di una comunità che vive per giocare e che gioca per vivere; essi possono avere la propria casa personale, devono lavorare sodo per tirare avanti, ma soprattutto devono giocare duro per godersi le sorprese quotidiane riservate da questa incredibile avventura. Pictochat è un software integrato in ogni Nintendo DS, tramite il quale è possibile chattare con altri possessori della console vicini (i bambini mi hanno parlato di 10- 30 metri) che hanno attivato tale funzionalità. Ho capito che i bambini sono immersi in situazioni di gioco di ruolo e di comunicazione a distanza tramite lo strumento chat. La scuola questo non può ignorarlo, perché fa parte della realtà dei propri studenti. Se vogliamo aiutare un alunno ad acquisire conoscenze sul mondo e a capirlo dobbiamo anche insegnargli ad inserirsi in questi pezzi di realtà, dove non ci sono barriere spazio-temporali alla comunicazione e dove è possibile interagire ovunque e con chiunque. Con la simulazione e il gioco diventa tutto più facile, senza accorgersene i bambini apprendono modalità comunicative, regole e leggono e scrivono in modo spontaneo e creativo. L’esperienza finora fatta è stata senza dubbio utile per un primo approccio alla comunicazione sincrona tramite la scrittura, per le prossime dobbiamo prefiggerci obiettivi più precisi in modo da avere dialoghi meno dispersivi e più ordinati. Occorre definire in modo più preciso i ruoli da svolgere e la presenza di una figura “moderatrice” della discussione, per esempio di un visitatore che ponga domande precise ai personaggi, che si faccia raccontare la loro storia, i sentimenti e le emozioni provate, oppure che chieda di essere guidato all’interno degli ambienti dove la storia si è svolta… per riviverla con avventure diverse. Le prossime interazioni avverranno nel MOOseo stesso. In tal modo ci sarà interessante capire se interpretando i personaggi negli ambienti della fiaba da loro stessi disegnati il comportamento dei bambini cambia. La domanda a cui cercheremo di rispondere sarà questa: la presenza degli ambienti distoglie i bambini dalla chat oppure l’ambiente, il contesto, il luogo migliora l’interpretazione di un ruolo? La scenografia fa diventare più bravo l’attore? Rosa Santarelli Circolo Didattico Spinea 1 rosasantarelli@spineaprimocircolo.it Nota: questa documentazione può essere utilizzata solo a scopi didattici e citandone la fonte. 11
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