La Siria tra rivolte e repressione - Stefano Torelli - ISPI

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No. 72 – OCTOBER 2011
Stefano Torelli
La Siria tra rivolte e repressione(*)
                                                                                Abstract
                                                                                Syria is undergoing a crucial mo-
                                                                                ment in its political history. In the
                                                                                broader framework of the so-called
                                                                                “Arab Spring”, the regime of Ba-
                                                                                shar al-Assad is facing a real in-
                                                                                ternal revolt, started six months
La Siria sta attraversando un momento cruciale della sua storia politi-         ago.
ca. Nel più ampio quadro della cosiddetta “primavera araba”, il regime
di Bashar al-Assad si trova a dover affrontare, per la prima volta in           Unlike the popular movements that
                                                                                led to the fall of Zine el-Abidine
quasi quarant’anni di governo del partito Ba‘ath, una vera e propria
                                                                                Ben Ali in Tunisia and Hosni Mu-
rivolta interna, che dura ormai da sei mesi. A differenza dei movimenti
                                                                                barak in Egypt, the Syrian protest
popolari che hanno portato alla caduta di Zine el-Abidine Ben Ali in            movement is not yet united and
Tunisia e Hosni Mubarak in Egitto, il movimento di protesta siriano             incisive enough and, as a result,
appare però non ancora unito ed efficace e le rivolte in atto, stando           the outcome of the ongoing re-
così le cose, difficilmente riusciranno a raggiungere i propri scopi. La        volts is difficult to predict.
situazione politica della Siria è resa ancora più delicata dal fatto che il
                                                                                The political situation in Syria is
paese è uno dei perni di tutta la politica mediorientale. Ciò costituisce       been further complicated by the
un elemento di protezione per il regime, dal momento che qualsiasi              strategic relevance of the country
cambiamento interno viene percepito, anche all’esterno, come un                 that is one of the pivots of the
fattore di instabilità regionale difficilmente controllabile. Il caso siriano   entire regional political landscape.
va analizzato non solo nella cornice delle rivolte che hanno attraversa-        The Syrian case must be examined
to – e, in parte, stanno ancora attraversando – il mondo arabo                  not only in the frame of the riots
dall’inizio del 2011, ma anche nelle sue specificità. Sono queste ultime        that have characterized the Arab
che, insieme ad altri fattori di carattere geopolitico e strategico, rendo-     world since the beginning of 2011,
no la questione della Siria diversa dagli altri contesti della regione e, in    but also in its specificity. It is this
ultima istanza, stanno determinando una situazione di stallo in cui             specificity that, together with geo-
nessuna delle due parti in gioco (forze di opposizione ed elementi              political and strategic factors,
vicini al regime) riesce ad avere la meglio su quella opposta. Nel me-          helps explain the current stale-
dio-lungo periodo il regime sembra avere più chance di resistenza, ma           mate in which neither side can
la tendenza alla militarizzazione delle proteste lascia presagire uno           gain the upper hand.
scontro interno sempre più duro.

Il sistema strutturale siriano alla prova delle rivolte
                                                                                Stefano Torelli, Ph.D. candidate in
All’indomani della caduta dei regimi tunisino ed egiziano, e con le             History of International Relations and
forze anglo-francesi che avevano appena iniziato le operazioni militari         ISPI Associate Research Fellow.
in Libia, la Siria cominciava a essere testimone dei primi movimenti di
protesta popolare. La protesta è partita tra il 15 e il 16 marzo scorsi
dalla cittadina sud-occidentale di Dar‘a, al confine con la Giordania.
Vari fattori concorrevano a indurre il governo siriano a pensare che si
trattasse di una protesta isolata e che non potesse assumere le di-             (*) The opinions expressed herein
mensioni di quelle già viste in Tunisia, Egitto e Yemen. A rafforzare           are strictly personal and do not
tale convinzione, vi erano alcuni elementi che non si riscontravano             necessarily reflect the position of
negli altri teatri appena menzionati: la presenza di un presidente gio-         ISPI.
vane, seppur al potere da più di dieci anni, il quale veniva percepito da
2                                                                                                     ISPI - Analysis

gran parte della stessa popolazione siriana come un innovatore; la stabilità stessa del sistema posto in esse-
re dall’ex presidente siriano Hafez al-Assad e determinata dal ruolo centrale del partito Ba‘ath; l’efficienza e
la pervasività delle forze di polizia e dei servizi segreti siriani, che garantivano il mantenimento dell’ordine
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anche tramite la repressione del dissenso . A livello esterno, la Siria ricopre una posizione strategica nella
regione mediorientale, che rende la situazione del paese determinante anche per gli equilibri dell’intero Me-
dio Oriente, essendo confinante con attori di primo piano quali Israele, la Turchia, l’Iraq e il Libano, oltre la
Giordania. A ciò si aggiunga il ruolo storico giocato dalla Siria all’interno del movimento nazionalista arabo,
che ha sempre fatto di Damasco l’attore di riferimento del mondo arabo, insieme all’Egitto.
Le stesse proteste di Dar‘a, cui sono seguiti gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che hanno causato
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le prime vittime, sono state provocate da un fattore congiunturale , solo in parte ricollegabile alle proteste
contro il regime che sarebbero successivamente scoppiate in varie parti del paese. Nelle prime fasi della
rivolta il governo ha presentato le manifestazioni di dissenso come dei casi del tutto isolati e come una crisi
esclusivamente locale. A favore delle argomentazioni governative vi era soprattutto il fatto che, diversamente
da quanto accaduto negli altri paesi testimoni di rivolte anti-regime nella regione, la capitale Damasco e gli
altri grandi centri urbani fossero rimasti quasi del tutto estranei alle proteste. Inoltre, nonostante le manifesta-
zioni crescessero di settimana in settimana, la Siria sembrava essere maggiormente immune dagli effetti dei
sommovimenti popolari in virtù della sua politica estera e della sua posizione vis-à-vis Israele. Damasco ha
sempre fatto un largo uso della retorica anti-israeliana, anche in maniera funzionale agli obiettivi di politica
interna, e ciò ha tradizionalmente costituito un elemento a favore del regime, in un clima di perdurante ten-
sione con Tel Aviv. Infine, le buone relazioni della Siria con la vicina Turchia, la special relationship con l’Iran
e la Russia e il riavvicinamento con il mondo occidentale e quello arabo sunnita hanno reso il paese nuova-
                                                                                                                   3
mente protagonista della scena politica regionale, includendolo nel novero degli attori più influenti dell’area .
In virtù di tali considerazioni, una caduta del regime guidato da Assad è apparsa inizialmente come
un’eventualità piuttosto remota e le proteste di Dar‘a avrebbero potuto lasciare spazio a una politica più con-
ciliatoria di Assad, se non altro in apparenza.
La figura di Bashar al-Assad e il suo ruolo all’interno del sistema-paese Siria sono fondamentali da un lato
per comprendere le aspettative della società civile e di parte dell’entourage politico siriano e, dall’altro lato,
per interpretare la risposta del regime alle istanze della popolazione e delle opposizioni del paese. Il presi-
dente siriano è stato eletto nel 2000 per garantire una successione pacifica al padre Hafez, in seguito alla
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morte di quest’ultimo . Nonostante la sua giovane età e la poca esperienza politica nel momento in cui as-
sunse il potere, Bashar al-Assad ha saputo conquistare la fiducia del popolo siriano, grazie all’avvio di un
programma di sviluppo e modernizzazione e all’apertura alle opposizioni e alla società civile, dando vita, tra
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la fine del 2000 e la fine del 2001, al periodo che sarebbe stato battezzato la “primavera siriana” . Le aspet-
tative riposte nella figura di Bashar sono state, fin dai primissimi mesi della sua presidenza, molto alte, anche
alla luce del fatto che la Siria ha saputo garantire un livello elevato di stabilità interna, in presenza di realtà
confinanti alle prese con gravi momenti di crisi politica ed economica, come l’Iraq post-Saddam e il Libano.
Allo stesso tempo, però, il mantenimento in vita del regime e del sistema politico ed economico della Siria ha

1
  L’aspetto della sicurezza è centrale nella definizione della politica siriana. Si pensi che il paese è il sesto al mondo per
numero di militari attivi in proporzione alla popolazione (circa 15 ogni 1.000 abitanti), dietro a Corea del Nord, Eritrea,
Israele, Armenia e Singapore. The Military Balance, International Institute for Strategic Studies, 2009. Anche la spesa per
la difesa continua ad essere molto alta ed è pari al 4% del Pil (fonte: World Bank 2010).
2
  Inizialmente le proteste sono scoppiate in seguito all’arresto di 15 minorenni accusati di aver imbrattato dei muri con
alcune scritte contro il regime. Si veda anche Syria's Revolt: How Graffiti Stirred an Uprising, in «Time», March 22, 2011.
3
  Dopo che il regime è stato oggetto di un isolamento internazionale a seguito dell’omicidio dell’ex primo ministro libanese
Rafiq Hariri, nel 2008 la Siria ha riallacciato i rapporti con l’Occidente, grazie anche all’azione diplomatica della Francia.
Nel 2010 anche gli Stati Uniti hanno nominato, dopo 5 anni di assenza, il nuovo ambasciatore a Damasco, Robert Ford.
Per approfondire si veda International Crisis Group, Reshuffling the Cards? (I): Syria’s Evolving Strategy, in «Middle
East/North Africa Report», 92, December 14, 2009 e Reshuffling the Cards? (II): Syria’s New Hand, in «Middle
East/North Africa Report», 93, December 16, 2009.
4
  Nonostante negli anni Novanta il successore designato per la guida del paese sembrasse essere suo fratello maggiore,
Basil, la prematura morte di questi fece cadere le preferenze di Hafez proprio su Bashar. Per approfondire la figura e la
vita politica di Assad, si veda anche D.W. LESCH, The Evolution of Bashar al-Assad, in «Middle East Policy», 18, 2,
Summer 2010, pp. 70-81.
5
  Per approfondire si veda Y. AL-HAJ SALEH, The Political Culture of Modern Syria: its Formation, Structure and Interac-
tions, in «Conflict Studies Research Centre», March 2003, pp. 57-68.
ISPI - Analysis                                                                                                                  3

continuato, e continua tuttora, a dipendere da una rete di contatti e di alleanze interne difficili da scardinare. La
vita politica siriana si basa sul partito unico Ba‘ath, di ispirazione socialista e pan-arabista, che nell’articolo 8
                                                                                            6
della Costituzione siriana è definito come il partito guida della società e dello stato . Inoltre, il perpetrarsi
dell’equilibrio interno siriano è strettamente correlato alla conservazione delle alleanze di potere tra la fami-
glia Assad, parte della minoranza alawita del paese (che gestisce gli apparati di sicurezza e la cosiddetta
Guardia Repubblicana), la classe dei commercianti sunniti e degli uomini di affari. Stando così le cose, è
evidente come sia difficile per il presidente siriano sia cambiare radicalmente le strutture di potere e le moda-
lità di accesso a esse, sia concedere reali aperture ai movimenti di opposizione, senza destabilizzare alle
basi il delicato equilibrio attuale. È per questi motivi che, nonostante le annunciate riforme interne, la Siria
continua a essere un paese sostanzialmente statico e «[…] immune ai cambiamenti di breve termine e
                   7
all’innovazione» .

Assad e le minoranze
È verosimile che, qualora Assad fosse riuscito a dare delle risposte ai primi segnali di dissenso in maniera
rapida e decisa, la situazione in Siria non sarebbe degenerata fino ai livelli attuali. Le rivolte, dapprima limita-
te ai casi di Dar‘a e Banyas, si sono con il tempo diffuse nel paese, soprattutto come effetto della brutale
repressione messa in atto dalle forze del regime. Il discorso pronunciato da Assad il 30 marzo in Parlamento,
il primo dall’inizio delle rivolte, ha segnato un ulteriore momento di svolta, deludendo le aspettative dei mani-
festanti e delle opposizioni. Il presidente siriano si è servito di una retorica anti-occidentale e anti-israeliana,
riproponendo quegli stessi elementi di propaganda che avevano caratterizzato i primi discorsi alla nazione di
                                                                                                                  8
Ben Ali e Mubarak, sebbene questi due ultimi casi avessero ormai dimostrato l’inefficacia di tali iniziative .
Assad ha inizialmente continuato a usare degli espedienti politici simili a quelli sperimentati in Tunisia ed
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Egitto durante le rivolte, poi rivelatisi fallimentari, come l’annuncio di un nuovo governo , la promessa di ri-
forme sociali, politiche ed economiche, non riconoscendo però legittimità alcuna ai movimenti di protesta e,
anzi, accusandoli di essere manovrati dall’esterno.
Allo stesso tempo, il regime di Damasco ha tentato di catalizzare intorno a sé quelle parti di società siriana
che avrebbero potuto sia temere un’ondata di instabilità nel paese, percependola come lesiva dei propri
interessi particolaristici, sia ribellarsi a loro volta contro Assad. Il presidente siriano ha tentato, cioè, di rassi-
curare e fare concessioni alle minoranze etniche e religiose del paese. Dal momento che i gangli del sistema
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di potere siriano sono in gran parte affidati a una minoranza religiosa, quella alawita , tale fattore ha tradi-
zionalmente fatto sì che anche gli altri gruppi minoritari all’interno del paese si sentissero maggiormente
tutelati dall’attuale regime, piuttosto che da un sistema basato sulla maggioranza araba e sunnita. In prima
istanza, Assad ha tentato di rivolgersi alla comunità curda che vive in Siria, composta da quasi 1,7 milioni di
persone (circa il 10% della popolazione). I curdi siriani sono stati oggetto di sistematiche campagne di re-
pressione politica e negazione di alcuni dei più basilari diritti sin dagli anni Sessanta, vedendosi negato il
diritto alla cittadinanza e confiscati i territori che abitavano, nell’ambito di una politica di “arabizzazione” della
      11
Siria . Nelle primissime fasi della rivolta, la comunità curda non sembra aver partecipato attivamente alle
proteste anti-regime e, di contro, Assad ha dichiarato che avrebbe al più presto risolto definitivamente la

6
  Tale articolo recita così: «Il partito guida della società e dello Stato è il Partito socialista arabo Ba‘ath. Il Ba‘ath guida un
fronte patriottico e progressivo che mira ad unificare le risorse delle masse e metterle al servizio degli obiettivi della na-
zione araba». Il testo integrale della Costituzione siriana del 1973, in lingua inglese, è consultabile all’indirizzo
http://www.servat.unibe.ch/icl/sy00000_.html.
7
  D.W. LESCH, The Evolution…, cit., p. 71.
8
  Si veda Syria’s President Assad vows to defeat “plot”, in «BBC», March 30, 2011. Il giorno prima del discorso, a Dama-
sco era stata organizzata una grande manifestazione in favore di Assad. Si veda Syria mobilizes thousands for pro-
Assad marches, in «Reuters», March 29, 2011.
9
  Syria: President Bashar al-Assad forms new government, in «BBC», April 14, 2011.
10
   Gli alawiti, cui appartengono gli Assad, rientrano nella galassia sciita dell’islam e costituiscono circa il 12% della popo-
lazione siriana. Nonostante ciò, mantengono le posizioni chiave nelle forze armate e nella politica del paese. Si veda
anche S. BAR, Bashar’s Syria: the Regime and its Strategic Worldview, in «Comparative Strategy», Institute for Policy
and Strategy, Interdisciplinary Center of Herzliya, 25, 5, 2006, pp. 357-366.
11
   Per approfondire la questione curda in Siria, si veda Human Rights Watch, Group Denial. Repression of Kurdish Politi-
cal and Cultural Rights in Syria, November 2009.
4                                                                                                    ISPI - Analysis

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questione dell’apolidia dei curdi in Siria, concedendo loro la cittadinanza siriana . Allo stesso tempo, il regi-
me ha tentato di fare altri gesti conciliatori nei confronti della comunità curda, come quello di dare per la pri-
                                                                                13
ma volta ampio risalto ai festeggiamenti del capodanno curdo, il Nowruz . Tutte queste mosse dirette a
prevenire lo scoppio delle rivolte di tipo settario, avevano lo scopo di dare un’immagine del regime garantista
nei confronti delle minoranze. A queste ultime il governo stesso ha lasciato presagire che, in caso di un di-
verso ordine interno, sarebbero state minacciate dall’esistenza di una forte maggioranza araba e sunnita.
La stessa politica è stata perseguita nei confronti del mondo religioso musulmano ritenuto moderato. Per
evitare la radicalizzazione dei movimenti islamici e la diffusione del salafismo nel paese, Assad ha dato
maggiore spazio pubblico, tramite programmi radio e tv, ad alcune voci dell’ortodossia sunnita e ad alcuni
                                                                               14
imam, fornendo anche un’immagine più attenta all’islam del Ba‘ath stesso . Se da un lato tali misure sono
state prese per assicurarsi l’appoggio degli esponenti religiosi siriani e isolare gli elementi più estremisti e
vicini al salafismo, dall’altro lato questa politica sembra paradossalmente aver lasciato maggiore spazio di
manovra agli stessi gruppi radicali di matrice islamica, per effetto stesso dell’atteggiamento più cauto del
regime nei confronti della galassia dell’islam politico. Ciò, a sua volta, nel lungo periodo potrebbe andare
anche a discapito della minoranza cristiana del paese, vista la crescente importanza che l’islam sta assu-
mendo nella vita pubblica. Nonostante questo, i vertici ecclesiastici siriani si sono ufficialmente schierati dalla
parte del regime, come confermato dall’appoggio dato ad Assad da parte dell’arcivescovo di Aleppo Yohana
                                                                            15
Ibrahim e di monsignor Louqa al-Khoury, della Chiesa greco-ortodossa . In questo senso, la paura di una
deriva islamista e lo spauracchio agitato dal regime circa tale eventualità sembrano avere avuto finora un
peso maggiore rispetto alle considerazioni circa la natura autoritaria del governo siriano. Assad, d’altra parte,
ha ricambiato il sostegno da parte della minoranza cristiana, con la nomina di Dawud Rajiha, un greco orto-
                                                               16
dosso, in un ruolo chiave come quello di ministro della Difesa .
La Siria ha anche provato a distogliere l’attenzione sugli eventi interni tramite la strumentalizzazione di
un’altra minoranza presente nel paese, quella palestinese. Il 5 giugno scorso almeno 23 palestinesi residenti
in Siria sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane al confine tra i due paesi, a seguito degli scontri
causati dai tentativi dei manifestanti di attraversare la frontiera, in occasione della celebrazione della Na-
    17
ksa . In quell’occasione le forze siriane non hanno preso alcuna misura di sicurezza per evitare gli scontri: e
questo indurrebbe a pensare che il regime di Damasco abbia tentato di creare un diversivo facendo leva
                                                                                           18
nuovamente sui sentimenti anti-israeliani e strumentalizzando una minoranza interna . Come sarebbe poi
emerso in seguito, la propaganda della “resistenza” allo stato di Israele e alle cospirazioni esterne non si è
rivelata sufficiente a fermare le proteste in Siria.

Il malcontento economico e la risposta del regime
Non è del tutto casuale che le rivolte siano incominciate a Dar‘a, nella regione di Hawran. Alla base delle
rivolte in Siria, con le rivendicazioni politiche vi sono infatti motivazioni di carattere economico e sociale.
L’area dell’Hawran, in questo senso, rappresenta un caso piuttosto emblematico delle difficoltà del Ba‘ath di
dare risposte alle reali problematiche della popolazione e di prestare fede al patto sociale stretto con i cittadi-
ni sin dal suo avvento al potere. Gran parte dell’economia di questa zona è costituita sostanzialmente
dall’agricoltura e dallo sbocco lavorativo costituito dal Libano, il quale assorbiva parte della forza lavoro della

12
   Circa 300.000 cittadini curdi siriani non avevano diritto alla cittadinanza siriana, per effetto di una legge imposta nel
1962. Questa condizione negava loro la maggior parte dei diritti civili di cui un cittadino può usufruire. Si veda anche
Ibidem, p. 10.
13
   Ad esempio l’agenzia di stampa ufficiale del governo siriano ha riportato a notizia. Si veda Kurdish Community in Syria
Celebrate Nowruz Day, in «Syrian Arab News Agency» (Sana), March 21, 2011.
14
   Si veda International Crisis Group, Popular Protest in North Africa and the Middle East (VI): The Syrian People’s Slow-
motion Revolution, in «Middle East/North Africa Report», 108, July 6, 2011, p. 19.
15
   Si veda Damas, forteresse impassible sous le contrôle d'el-Assad, in «Le Figaro», August 21, 2011.
16
   President al-Assad Issues Decree Naming Gen. Dawood Rajiha Defense Minister, in «Sana», August 8, 2011. È la
prima volta che in Siria tale incarico viene affidato a un rappresentante della comunità cristiana.
17
   IDF rebuffs ‘Naksa’ rioters trying to cross Syrian border, in «The Jerusalem Post», June 6, 2011. La Naksa è la ricor-
renza della vittoria di Israele nella Guerra dei sei giorni del 1967.
18
   Alcune fonti riferiscono addirittura che il governo siriano abbia organizzato degli autobus da Damasco per condurre i
palestinesi presso il confine israeliano. Si veda Ibidem.
ISPI - Analysis                                                                                                             5

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regione, così come accade per altre zone della Siria . La crisi con il Libano nel 2005 aveva fatto venire me-
no il rapporto privilegiato tra Beirut e Damasco, incidendo negativamente sulla situazione dell’occupazione
dei lavoratori che si spostavano in Libano; si è assistito inoltre a un calo della produttività agricola, a causa
della scarsità di risorse idriche. Di contro, il regime sembra aver fallito nell’affrontare tali difficoltà, non aven-
do compreso appieno la gravità della situazione e avendo dato poco peso alla condizione socio-economica
interna. Ma tali considerazioni non riguardano solo una regione isolata, bensì rientrano nel novero delle pro-
blematiche di tipo strutturale che la Siria si trova a fronteggiare dal punto di vista economico.
Il tasso di crescita del Pil nel 2010 è stato del 3%, mentre negli anni precedenti aveva registrato una media
                  20
superiore al 5% . I capitali derivanti dagli investimenti diretti esteri, il cui flusso è raddoppiato dal 2006 a
                                                            21
oggi raggiungendo circa 1,5 miliardi di dollari nel 2010 , potrebbero subire una grave inflessione per via
delle sanzioni imposte dall’Onu e dall’Unione europea. Quest’ultima ha approvato lo scorso settembre misure
che prevedono il bando alle importazioni di petrolio siriano, il quale nel 2008 costituiva il 21% del Pil naziona-
   22                                                                                      23
le . Il fatto che tale risorsa fosse allocata quasi esclusivamente sul mercato europeo , fa intendere quanto
l’economia siriana possa risentire delle sanzioni. La stessa produzione di petrolio risulta nettamente in calo e,
nel medio-lungo periodo, Damasco non potrà più godere delle entrate derivanti dall’esportazione di idrocar-
      24
buri .
Il settore agricolo, che ancora oggi contribuisce alla formazione del Pil per circa il 20% e impiega la stessa
                         25
quota di forza lavoro , sta attraversando una delle crisi più gravi degli ultimi anni, come risultato di
un’eccezionale ondata di siccità, che pone seriamente la questione del rischio di desertificazione. Questo
fenomeno, che sta colpendo in modo particolare i governatorati di Hasakah, Raqqah e Dayr al-Zawr nel
Nord-Est del paese, ha già causato lo spostamento di più di un milione di persone verso i centri urbani negli
                                                                                                             26
ultimi anni e fa sì che circa 300.000 persone si trovino nella necessità di ricevere assistenza alimentare . In
                                                                                                            27
un contesto in cui vi è uno dei tassi di crescita demografica più alti di tutta l’area (circa il 2% l’anno) , tali
spostamenti hanno inevitabilmente delle ripercussioni sulla stabilità socio-economica del paese. La perce-
zione di parte della popolazione è che il regime stesso abbia contribuito a creare questa situazione per mez-
zo di politiche agrarie sconsiderate che hanno comportato un maggiore utilizzo delle risorse idriche, fino al
                      28
loro prosciugamento . Il fatto che pochi e privilegiati investitori abbiano goduto di tale situazione, testimonia
quanto il Ba‘ath stia disattendendo le sue origini di stampo socialista, che gli hanno permesso di prendere il
potere. Il nodo della questione è proprio in questa mancanza di continuità, da parte del partito, nel tenere
fede alle promesse circa l’attuazione delle politiche sociali messe in atto nei decenni precedenti. La città di
Homs, insieme a Hama epicentro delle rivolte, incarna perfettamente la condizione del paese e può essere

19
    Nel 1993 i governi di Siria e Libano hanno siglato l’Accordo per la cooperazione e il coordinamento economico e socia-
le, con il quale si sanciva la libertà di movimento dei lavoratori, rendendo di fatto il Libano lo sbocco preferenziale delle
merci e della forza lavoro siriana. Si veda anche M. RUBIN, La fragile trasformazione del Libano, in «Aspenia», 30, otto-
bre 2005, pp. 129-137.
20
    Dati World Bank.
21
    Dati International Trade Center. Si noti come il livello degli investimenti, seppur in crescita negli ultimi anni, rimane
basso a livello assoluto.
22
    Fonte World Bank.
23
    L’Unione europea importa il 95% del petrolio siriano esportato. Di tale quantità, Germania e Italia da sole ne importano
il 63%. Dati Eurostat.
24
    Secondo i dati della British Petroleum (Bp), la produzione di petrolio in Siria è scesa dai quasi 600.000 barili al giorno
del 2001, ai 385.000 del 2010. Le riserve provate alla fine del 2010 ammonterebbero a 2,5 miliardi di barili. Se i ritmi di
produzione rimanessero quelli attuali, ciò vorrebbe dire che dal 2021 la Siria avrebbe esaurito completamente le sue
riserve di petrolio,
25
    Dati World Bank.
26
    Si veda World Food Programme Steps Up Aid to Syria’s Drought-Hit North, in «Global Insight», June 23, 2010.
27
    Fonte World Bank 2010.
28
    In particolare, la decisione di sottoporre a cultura intensiva molte aree intorno all’Eufrate, prima destinate al pascolo,
avrebbe accelerato l’esaurimento delle risorse idriche. Si veda International Crisis Group, Popular Protest in North Africa
and the Middle East (VI): The Syrian People’s Slow-motion Revolution, in «Middle East/North Africa Report», 108, July 6,
2011, p. 23.
6                                                                                                      ISPI - Analysis

                                                                             29
descritta come un «microcosmo della Siria e dei suoi problemi» , con un ristretto circolo di persone che
                                                                                30
beneficiano del dinamismo economico e delle riforme in senso liberale del regime .
Il governo ha inizialmente tentato di dare delle risposte, tramite l’incremento dei sussidi sui carburanti, i tagli
                                                                                          31
alle tasse sui beni di prima necessità e la creazione di un fondo sociale di sicurezza , ma nel medio periodo
sono rimaste le problematiche di base relative alla gestione economica del paese. Quest’ultima sembra an-
cora saldamente affidata a un ristretto e privilegiato circolo di uomini di affari legati al regime, l’emblema dei
                                                                                                       32
quali è Rami Makhluf, cugino di Assad, il quale è uno dei più influenti businessman del paese . Proprio la
rete di contatti che ha tessuto il regime, basata su interessi economici e commerciali, se da un lato attira su
di sé le critiche dei movimenti di protesta e delle opposizioni, dall’altro spiega il perché del mancato collasso
del sistema attuale siriano. Se è vero che le dinamiche in atto danno vita a un sistema profondamente clien-
telare, è pur vero che nei maggiori centri urbani come Damasco e Aleppo la popolarità del regime continua a
essere tenuta in vita dalla classe medio-alta degli uomini d’affari e dei mercanti, con cui la famiglia Assad
sembra aver siglato un patto di stabilità sin dall’ascesa al potere del Ba‘ath. Se Damasco è storicamente il
luogo in cui si manifesta l’alleanza tra il potere e la classe mercantile, Aleppo, una delle roccaforti del sunni-
smo, sotto la guida di Bashar ha giovato del miglioramento delle relazioni con la Turchia. Insieme ai servizi
segreti del Mukhabarat e alla Guardia Repubblicana, è questa classe media, unita a buona parte delle mino-
ranze etnico-religiose, che fa sì che non si sia ancora creato un movimento di protesta compatto e forte ab-
bastanza da scardinare l’attuale sistema. Nonostante ciò, la Siria potrebbe affrontare nel breve-medio perio-
do una crisi economica e sociale sempre più acuta, in grado di ledere gli interessi della stessa classe media.
In tal caso, la risposta di Damasco, qualora il Ba‘ath riuscisse a riconsolidare la propria posizione interna,
dovrebbe concentrarsi soprattutto sulle riforme strutturali dell’economia per non perdere il fondamentale
sostegno di questa porzione di società.

L’organizzazione dell’opposizione e gli scenari
Nonostante le proteste e le rivolte in Siria non abbiano cessato da sei mesi a questa parte, sembra evidente
che il movimento di opposizione non ha ancora raggiunto una massa critica tale da indurre il regime ad ab-
bandonare né, tantomeno, da provocarne la caduta. Lo scorso 2 ottobre, a Istanbul, si sono riunite alcune
forze dell’opposizione al regime, le quali hanno costituito il Consiglio Nazionale Siriano (Cns), nominando alla
sua guida Bouhran Ghalioun, un accademico dissidente residente a Parigi. Il Cns raccoglie al suo interno
forze islamiste, curde e nazionaliste, ma non sembra ancora essere in grado di rappresentare appieno i mo-
vimenti di protesta del paese, come dimostrano anche le critiche che gli sono mosse dalla stessa galassia
                             33
dell’opposizione al regime . Inoltre, il clima di incertezza creato dalle proteste è diventato, in alcuni casi,
terreno fertile per il diffondersi di bande criminali e gruppi armati, la cui azione ha fornito argomentazioni
maggiori al regime per reprimere il dissenso. Allo stesso tempo, il reazionarismo manifestato da Damasco
nel rispondere ai movimenti di protesta, ha contribuito a creare una polarizzazione della situazione interna, in
cui nessuna delle due parti sembra essere più disposta a tornare sui propri passi. Il dialogo nazionale pro-
messo in più di un’occasione da Assad è reso difficile dalle posizioni inconciliabili delle due parti: la sfiducia
dei rappresentanti dell’opposizione nei confronti del regime, si contrappone infatti alla violenza di
              34
quest’ultimo . Il presidente siriano avrebbe i mezzi giuridici, tramite l’applicazione dell’articolo 113 della Co

29
   Ibidem, p. 18.
30
   Per approfondire lo studio delle riforme economiche e finanziare attuate negli ultimi anni, si veda B. HADDAD, The
Political Economy of Syria: Realities and Challenges, in «Middle East Policy», 18, 2, pp. 46-61.
31
   Il governo avrebbe speso circa 2 miliardi di dollari per l’aumento dei salari e ha annunciato dei piani per l’assunzione di
50.000 giovani nel settore pubblico, oltre a sostenere una spesa di quasi 4 miliardi di dollari per i sussidi sui carburanti.
Inoltre, ha promesso investimenti pari a 8 miliardi di dollari per il miglioramento della rete elettrica. Si veda International
Crisis Group, Popular Protest in North Africa and the Middle East (VII): The Syrian Regime’s Slow-motion Suicide, in
«Middle East/North Africa Report», 109, July 13, 2011, p. 24.
32
   Makhluf possiede la più grande compagnia telefonica siriana, la Syriatel. Si veda anche Syrian Businessman Becomes
Magnet for Anger and Dissent, in «The New York Times», April 30, 2011.
33
   In tal senso, si veda Raid, rift cloud Syrian opposition’s unity deal, in «Hurriyet», October 2, 2011. Un resoconto detta-
gliato della composizione delle opposizioni siriane e delle divisioni interne a tale fronte si trova in Syria's opposition:
Transition and division, in «Al-Jazeera», September 2, 2011.
34
   Secondo i dati dell’Onu, sarebbero circa 2.900 le vittime della repressione del regime, da marzo a oggi.
ISPI - Analysis                                                                                                             7

           35
stituzione , per introdurre un sistema multipartitico ed emendare l’articolo 8, ma ciò comporterebbe uno
stravolgimento troppo profondo del sistema attuale e a tale eventualità si oppone buona parte del suo stesso
entourage.
In un siffatto contesto, il Ba‘ath e i rappresentanti del potere a Damasco possono ancora contare
sull’atteggiamento quietista mostrato dalle minoranze cristiana e curda, così come da gran parte della classe
media. In questo senso la paura della deriva islamista-salafita, unita alle incertezze di un eventuale vuoto di
potere in cui le diverse istanze della composita società siriana potrebbero portare a un conflitto interno, rende
la situazione immobile. A ciò si aggiunga la tradizionale fedeltà della Guardia Repubblicana e dei Mukhaba-
rat, non solo al regime, ma allo stesso “clan” degli Assad, che rende difficile una divisione delle forze armate
e un loro schieramento con i movimenti di protesta. Anche in questo caso vi è però un’ennesima distinzione
da fare. Le forze armate inquadrate nell’esercito regolare, a differenza dei reparti speciali vicini ad Assad,
manifestano dei progressivi segnali di insoddisfazione, dati da una perdita di influenza a causa di fattori co-
me la fine dell’occupazione in Libano e, andando più indietro nel tempo, del rapporto privilegiato con l’ex
                   36
Unione Sovietica . Alcune fonti riportano notizie di defezioni da parte di alcuni militari, i quali si starebbero
organizzando in gruppi di resistenza armata al regime e avrebbero formato due battaglioni nella cittadina di
Rastan, sulla strada di collegamento tra Hama e Homs. Ciò implicherebbe una militarizzazione della rivolta e
                                                               37
potrebbe aprire scenari di scontro interno nel medio periodo .
Un’altra questione dibattuta è quella relativa alla posizione degli attori internazionali rispetto agli eventi che
stanno avendo luogo in Siria. La comunità internazionale non ha dato segnali di risposte unanimi e sembra
essere immobilizzata dall’incertezza circa gli scenari futuri qualora il regime di Assad dovesse cadere. Se-
condo alcune rivelazioni emerse dalla pubblicazione di documenti segreti, gli Stati Uniti avrebbero contribui-
                                                                                   38
to, negli scorsi anni, a finanziare in parte i movimenti di opposizione al regime e l’attuale amministrazione
statunitense ha usato toni molto duri nel condannare l’azione repressiva del governo di Damasco nei con-
fronti dei manifestanti. Ciononostante, gli Stati Uniti, così come l’Unione europea, non hanno manifestato la
volontà politica, né sembrano avere attualmente le capacità finanziarie e logistiche, di intervenire direttamen-
te nel teatro siriano, come accaduto in Libia. Se Assad sembra avere ancora l’appoggio di attori importanti
come la Russia, la Cina e l’Iran, è nella stessa regione mediorientale che il regime sta perdendo alleati e
interlocutori. La Turchia, che da un decennio aveva inaugurato una politica di riavvicinamento e instaurato
una partnership con Damasco, ha preso le distanze dal regime e l’Arabia Saudita ha condannato la politica di
                                             39
Assad tramite le parole del Re Abdullah , ritirando il proprio ambasciatore da Damasco, così come fatto da
quasi tutti gli altri paesi del Golfo, tranne Emirati Arabi Uniti e Oman. Come già evidenziato, le sorti politiche
della Siria dipenderanno soprattutto dall’equilibrio delle forze interne e dalla capacità del regime di re-
instaurare un clima di fiducia che, al momento, sembra essere definitivamente scomparso. In quest’ottica, il
fattore economico giocherà un ruolo significativo, nella misura in cui potrebbe influenzare in un senso o
nell’altro quella parte di paese rimasto ancora ai margini dello scontro in atto.

35
    Questo articolo prevede che «In presenza di un grave pericolo o di una situazione che minacci l’unità nazionale o la
salvaguardia e l’indipendenza della nazione, o che impedisca alle istituzione dello Stato di attendere alle loro responsabi-
lità costituzionali, il Presidente della Repubblica può prendere le misure di emergenza rese necessarie dalle circostan-
ze». L’articolo 113, dunque, dà di fatto ad Assad il potere di prendere decisioni di qualsiasi natura bypassando l’iter legi-
slativo.
36
    Durante buona parte della guerra fredda, la Siria costituiva il satellite sovietico per antonomasia nella regione medio-
rientale, tanto da essere soprannominata la “Cuba del Medio Oriente”. Tra il 1973, anno dell’avvento al potere del Ba‘ath
e il 1991, anno della caduta dell’Unione Sovietica, quest’ultima ha esportato verso la Siria armi per un valore complessivo
di circa 28 miliardi di dollari (dati Sipri).
37
    Si veda En Syrie, la tentation de la résistance armée, in «Le Monde», 3 octobre 2011.
38
    Si veda U.S. secretly backed Syrian opposition groups, cables released by WikiLeaks show, in «The Washington
Post», April 18, 2011.
39
    Lo scorso 8 agosto il monarca dell’Arabia Saudita ha rilasciato un discorso rivolto direttamente al popolo siriano, in cui
condannava duramente le repressioni del regime. Si è trattato della prima volta che il re saudita parlasse in tali termini
degli affari interni di un altro paese arabo.
8                                                                                                ISPI - Analysis

La situazione in Siria è ancora segnata da una profonda incertez-
za circa l’esito delle rivolte. Da un lato, la risposta decisa e repres-     La ricerca ISPI analizza le
siva del regime alla richiesta di riforme e alle proteste popolari ha        dinamiche politiche, strategiche
determinato una polarizzazione sempre maggiore della situazione;             ed economiche del sistema
dall’altro la frustrazione dei movimenti di opposizione e la fuoriu-         internazionale con il duplice
scita di alcuni disertori dall’esercito regolare, potrebbero far dege-       obiettivo di informare e di
nerare il dissenso interno in veri e propri scontri armati, facendo          orientare le scelte di policy.
presagire un futuro di guerra intestina. Le motivazioni alla base
delle proteste non sono solo di carattere politico, ma nascono dal           I risultati della ricerca vengono
graduale allontanamento del Ba‘ath dalle istanze socialiste che              divulgati attraverso pubblicazioni
hanno in parte caratterizzato l’azione di governo fino al decennio           ed eventi, focalizzati su tematiche
scorso, determinando una situazione di disparità e soprusi. Il re-           di particolare interesse per l’Italia
gime, dal suo canto, difficilmente potrà rimettere in discussione            e le sue relazioni internazionali e
l’impianto istituzionale vigente, senza rischiare di far crollare tutto il   articolati in:
sistema attuale, compresi gli stessi meccanismi che lo vedono al
potere. Al netto di interventi da parte di potenze esterne, Bashar              Programma Africa
al-Assad sembra avere i mezzi – e la volontà – per poter reprimere              Programma Caucaso e Asia
le opposizioni, anche a costo di un nuovo isolamento internazionale.             Centrale
                                                                                Programma Europa
                                                                                Programma Mediterraneo e
                                                                                 Medio Oriente
                                                                                Programma Russia e Vicini
                                                                                 Orientali
                                                                                Programma Sicurezza e
                                                                                 Studi Strategici

                                                                                Progetto Argentina
                                                                                Progetto Asia Meridionale
                                                                                Progetto Cina e Asia
                                                                                 Orientale
                                                                                Progetto Diritti Umani
                                                                                Progetto Disarmo
                                                                                Progetto Internazionaliz-
                                                                                 zazione della Pubblica
                                                                                 Amministrazione

                                                                             Le pubblicazioni online
                                                                             dell’ISPI sono realizzate
                                                                             anche grazie al sostegno
                                                                             della Fondazione Cariplo.

                                                                             ISPI
                                                                             Palazzo Clerici
                                                                             Via Clerici, 5
                                                                             I - 20121 Milano
                                                                             www.ispionline.it

                                                                             © ISPI 2011
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