La Tunisia due anni dopo: sfide e opportunità - MED&GULF EXECUTIVE BRIEFING Palazzo Clerici, 10 luglio 2013

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La Tunisia due anni dopo: sfide e opportunità - MED&GULF EXECUTIVE BRIEFING Palazzo Clerici, 10 luglio 2013
MED&GULF EXECUTIVE BRIEFING

  La Tunisia due anni dopo:
     sfide e opportunità

            Palazzo Clerici, 10 luglio 2013
Dossier a cura del Programma Mediterraneo dell’ISPI

     L’incontro è realizzato nell’ambito del progetto promosso da
La Tunisia due anni dopo: sfide e opportunità - MED&GULF EXECUTIVE BRIEFING Palazzo Clerici, 10 luglio 2013
INDICE

POLITICA

Quadro politico

Il Partito Ennahda

L’opposizione parlamentare
ed extra-parlamentare

ECONOMIA

I rapporti con l’Unione europea

Quadro macroeconomico

Interscambio commerciale

Investimenti esteri

L’opportunità libica

FOCUS BUSINESS

Business in Tunisia

Fare impresa in Tunisia

Vendere in Tunisia

I Tecnopoli
La Tunisia due anni dopo: sfide e opportunità - MED&GULF EXECUTIVE BRIEFING Palazzo Clerici, 10 luglio 2013
Quadro Politico
A due anni e mezzo dalla Rivoluzione dei Gelsomini, la Tunisia sta attraversando una difficile transizione
politica ed economica.
Il governo di Ali Larayedh è succeduto in marzo a quello di Hamadi Jabali. Quest’ultimo aveva dato le
dimissioni dopo le sommosse popolari seguite all’omicidio di Chokri Belaid, leader della sinistra laica
assassinato lo scorso gennaio da alcuni estremisti religiosi. L’esecutivo è sostenuto dalla stessa coalizione del
suo predecessore, composta dall’alleanza fra il Partito islamista moderato Ennahda – vincitore delle elezioni
del 2011 – e due partiti laici: la formazione di centro-sinistra Ettakatol e il liberale Congresso per la
Repubblica, il cui leader è Moncef Marzouki, l’attuale presidente della Repubblica.
Larayedh, come Jabali, fa parte del partito Ennahda (“rinascita”), formazione islamista a lungo perseguitata
durante la dittatura di Ben Ali. Poco dopo la cacciata di quest’ultimo, il leader storico Rachid Ghannouchi è       Rachid Ghannouchi
                                                                                                                      Rachid          (REUTERS)
                                                                                                                             Ghannouchi
tornato trionfalmente dal suo esilio europeo e ha guidato il partito, ora legalizzato, alla vittoria elettorale
dell’ottobre 2011 nella quale ha ottenuto 89 seggi su 217 dell’Assemblea Costituente. L’Assemblea funge
anche da parlamento ad interim in attesa che venga ultimata la nuova Costituzione e che si tengano nuove
elezioni legislative, che sono previste tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.
Il dibattito sulla costituzione è stato molto acceso, e su alcuni nodi fondamentali come la laicità dello
stato e la libertà di espressione ci sono state forti polemiche tra l’ala islamista dell’Assemblea e quella più
laica. L’opposizione è rimasta finora piuttosto frammentata e incapace di organizzare una efficace attività
sull territorio simile a quella delle formazioni islamiste. Un nuovo partito, Nida Tunis, è però emerso alla
fine del 2012. Raccoglie membri della sinistra e dell’area liberale, comprese alcune figure dell’era di Ben
Ali. Il leader Beji Caid el-Sebsi, è stato presidente ad interim all’inizio del 2011, subito dopo la caduta
dell’ex dittatore.
Il problema principale per la stabilità è però rappresentato dall’economia: le nuove formazioni politiche
non sono riuscite ad arginare la crisi che ha colpito il paese in seguito alla rivolta del 2011 e ciò sta
contribuendo a esacerbare il malcontento popolare. Nei sondaggi disponibili tutti e tre i partiti della               Ali Larayedh (REUTERS)
coalizione governativa appaiono in crisi di consensi, mentre prendono forza Nida Tunis e i gruppi più
estremisti dell’arco islamista.
I primi ad approfittare del continuo deterioramento dell’economia sono intatti le organizzazioni salafite,
le quali hanno messo in piedi reti di welfare informale nelle campagne e nelle zone periferiche delle grandi
città, assicurandosi così un crescente supporto da parte delle classi sociali più povere. In questo modo i                         L'Assemblea Costituente
gruppi salafiti – di cui il più radicato è Ansar al-Sharia – stanno crescendo in capacità di reclutamento e                                          Ennahdha
negli ultimi mesi si sono scontrati anche violentemente sia con i gruppi laici sia con gli attivisti di
                                                                                                                             29%                     Ettakol
Ennahda. Recentemente il governo ha cominciato a vietare le manifestazioni di questi gruppi e ad
aumentare le misure repressive nei loro confronti, alzando notevolmente il livello di scontro con questi                                       41%
                                                                                                                                                     Congresso per la
gruppi. Nel breve periodo l’azione dell’esecutivo sembra aver frenato sensibilmente le attività dei gruppi                                           Repubblica

radicali, ma la mancanza di miglioramenti in campo economico rischia nel lungo periodo rinforzarli                                                   Blocco
                                                                                                                              17%                    democratico
nuovamente e di sfociare in una possibile deriva terroristica di queste organizzazioni.                                              7% 6%           Altri
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Il Partito Ennahda
Il partito Ennahda viene fondato nel 1981 sulla scia della formazione di numerosi partiti di stampo
islamista che ha caratterizzato gli anni successivi alla Rivoluzione iraniana. Inizialmente ispirato alla
Fratellanza musulmana e a pensatori ad essa legati come Qutb e Maududi, il movimento si focalizza
ben presto sulla realtà politica tunisina portando in secondo piano le aspirazioni pan-islamiche.
Già nel 1984 Ennahda (che prima del 1989 si chiamava Movimento della tendenza islamica) è fatta
bersaglio di una dura repressione. Il suo leader Rachid Ghannouchi viene messo agli arresti insieme a
molti altri membri e tre anni dopo condannato a morte. Viene graziato dal “golpe bianco” di Ben Ali,
che nel 1987 depone Habib Bourguiba (ormai mentalmente incapace), concedendo l’amnistia a
numerosi prigionieri politici.
Nel 1989 Ennahda assume il suo nome attuale e partecipa alle elezioni politiche dello stesso anno.
Anche se non formalmente autorizzato a partecipare, i suoi membri si candidano come indipendenti                  H abib Bourghiba
ottenendo un discreto successo. Le fonti governative parlano di una percentuale che va dal 10 al 17
percento, mentre le fonti interne a Ennahda parlano di un risultato ben maggiore, anche se impossibile
da misurare con precisione vista la mancanza di una lista unica a cui fare riferimento.
Due anni più tardi, nel 1991, il regime di Ben Ali dichiara il movimento fuorilegge arrestando migliaia
di membri e costringendo all’esilio i leader, tra cui Ghannouchi. Quest’ultimo passerà i successivi 20
anni in Francia, dove più volte darà prova della moderazione del suo movimento attraverso ripetuti
richiami contro la lotta armata.
Dopo la repressione dei primi anni Novanta il partito sparisce quasi totalmente dalla scena politica
tunisina. Molti dei suoi leader più carismatici si rifugiarono in esilio, mentre in patria ne restano altri più
legati all’attività di organizzazione diretta sul territorio. È a questo periodo che viene fatta risalire la
divisione che sta emergendo nel partito in questi due anni: da una parte, i leader tornati dall’esilio i
quali hanno tendenzialmente una visione più ideologica e meno incline al compromesso, e dall’altra
coloro che sono rimasti nel paese negli anni della clandestinità e che hanno intessuto legami con gli altri
partiti di opposizione allora illegali, anche laici, sviluppando così un approccio più pragmatico e
meno dogmatico. L’ex-premier Jabali, appartenente proprio a questo secondo gruppo, è stato costretto
alle dimissioni dai “falchi” del partito dopo che aveva proposto la formazione di un governo di unità
nazionale con le forze di opposizione.

                                                                                                                  H amadi al-Jabali
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L’opposizione parlamentare ed extra-parlamentare
I principali sfidanti di Ennahda
L’opposizione politica tunisina ha subito un'importante evoluzione dopo le elezioni dell’ottobre 2011 e il terremoto
politico causato dall’assassinio dell’esponente della sinistra tunisina Chokri Belaid. Pur nell’ambito di uno scenario
tuttora segnato dalla significativa influenza dell’asse governativo Ennahda – Congresso per la Repubblica – Ekkatol,
l’opposizione di orientamento non islamista pare aver posto le basi per il superamento di quella frammentazione
che aveva costituito una delle cause principali del successo di Ennahda nel 2011. Centrale, a tal proposito è stata la
rapida ascesa di Nidaa Tunis, una piattaforma fondata nel giugno 2012 con l’obiettivo di riunire all’interno di una
base programmatica di impronta progressista e secolare un ampio spettro di forze politiche appartenenti non solo al
campo liberale, ma anche alla sinistra e alle ali più moderate (e meno compromesse col precedente regime) del
Raggruppamento Costituzionale Democratico di Ben Ali. Nonostante la propria eterogeneità, il movimento ha
trovato nell’ottantaseienne Beji Caid Essebsi – esponente politico di primo piano negli anni della presidenza
Bourghiba, finito poi ai margini con l’ascesa di Ben Ali – una figura di riferimento in grado di trasformare in pochi
mesi Nidaa Tunis in quello che viene considerato il principale avversario di Ennahda per le prossime elezioni. Tale
ruolo è stato ulteriormente confermato nel gennaio 2013 dalla nascita dell’Unione per la Tunisia, un fronte
composto da cinque partiti che, oltre a Nidaa Tunis, annovera al suo interno il progressista Hizb al-Joumhouri, il
Partito Socialista, il Partito Patriotico Democratico del Lavoro e il movimento di sinistra al-Massar, e che sembra
godere anche del sostegno dei principali gruppi sindacali del paese. Secondo recenti sondaggi (maggio 2013)
                                                                                                                         B eji Caid Essebsi
l’Unione potrebbe contare su indici di gradimento estremamente elevati, stimati addirittura attorno al 30-40%. Al di
là della validità di tali dati, è evidente come il movimento costituisca uno degli attori più rilevanti dello spettro
politico tunisino, che non si esaurisce però solamente in Ennhada e nell’Unione della Tunisia. Al di là
dell’importanza di queste formazioni “centriste”, un ruolo determinante nel futuro assetto politico del paese
potrebbe essere giocato dalle ali più estreme, tanto di “sinistra” (in particolare il Fronte Popolare), quanto di
“destra” (con un ampia gamma di movimenti salafiti che hanno accettato di prendere parte alle elezioni), ognuna
delle quali – secondo alcuni opinionisti – potrebbero contare sul sostegno del 10% della popolazione.
L’opposizione extra-parlamentare
Proprio in campo salafita si colloca quella che è considerata come una delle principali formazioni extra-
parlamentari del paese: Ansar al-Sharia (AS). Fondato formalmente nel 2011, il movimento è riuscito nel giro
di breve tempo a ottenere il sostegno di decine di migliaia di membri, grazie ad un network di servizi sociali
fortemente sviluppato e a un’impostazione dottrinale in grado di attrarre segmenti comunque rilevanti della
società. Pur non riconoscendo la legittimità della via parlamentare e palesando posizioni quantomeno
ambigue in relazione alle modalità di implementazione del progetto di reislamizzazione del paese,
l’organizzazione ha formalmente condannato l’uso della violenza e chiamato invece i propri aderenti a
concentrarsi sulla predicazione (da’wa) e sul rispetto della legge coranica (shari’a). L’opacità dottrinale di Ansar
al-Sharia e il suo rifiuto della violenza hanno spinto Ennahda ad evitare uno scontro diretto che avrebbe
potuto comportare la rottura con le proprie ali più vicine al campo salafita. Tale posizione si è però rivelata
insostenibile nel lungo periodo e ha portato alla nel maggio 2013, in seguito all’arresto del portavoce di AS,
alla mancata autorizzazione del meeting annuale di AS e alla messa al bando dell’organizzazione a causa
anche dei presunti legami con cellule jihadiste vicine alla galassia qaidista.                                           M ilitanti di Ansar al--Sharia (Fonte: Reuters)
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I rapporti con l’Unione europea
I rapporti con l’Unione europea (Ue) sono da decenni il cardine
della politica estera tunisina. In qualità di membro del Partneriato
euro-mediterraneo la Tunisia è stato il primo partner della sponda
sud del Mediterraneo, a firmare nel 1995 l’Accordo di Associazione
con l’Unione europea, poi entrato in vigore nel 1998. Con l’entrata in
vigore nel 2008 degli accordi di libero scambio per i prodotti
industriali le relazioni tra Tunisi e l’Unione Europea hanno subito
un’ulteriore accelerazione, sostenuta anche dalla messa a punto nel
2009 di meccanismi giuridici volti a risolvere dispute sorte in ambito
commerciale.
L’Ue è il primo partner commerciale della Tunisia. Nel 2012
l’interscambio è stato pari a oltre 20 miliardi di euro, con esportazioni
tunisine pari a 9,5 miliardi di euro e importazioni per un valore di 11
miliardi di euro. Le principali esportazioni tunisine verso la Ue
comprendono per il 66,4 % manufatti (principalmente abbigliamento e
macchinari), prodotti energetici (16,2%) e chimici (3,9%).
In seguito alle rivolte del 2011 l’Unione europea ha cercato di
sostenere i tentativi di democratizzazione del governo provvisorio e ha
seguito con estrema attenzione gli sviluppi e le sfide della transizione
tunisina. In tale contesto, l’Unione ha incrementato notevolmente i
finanziamenti nell’ambito dell’Enpi (lo strumento di partenariato e
vicinato) per il biennio 2011-2013, per la Tunisia inizialmente fissati a
240 milioni di euro, portandoli a 400 milioni di euro. Buona parte dei
fondi sono destinati al supporto delle riforme socio-politiche
necessarie al successo della transizione tunisina. In particolare i 100
milioni di euro destinati allo SPRING Program sono mirati a
promuovere riforme dei sistemi di governance e nella giustizia, mentre
circa 80 milioni di euro sono destinati allo stimolo dell’economia e alla
lotta contro le disparità sociali.

                                                                            L ’inviato s peciale dell’Unione europea per il Mediterraneo
                                                                            m eridionale Bernardino Leon
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Dati: FMI

            Quadro macroeconomico
            L’instabilità politica e la debole ripresa europea potrebbero compromettere in parte la
            performance economica tunisina per il 2013 e, forse, anche per il 2014. La crescita
            dell’economia ha fatto registrare un timido +2,9% nel 2012 e dovrebbe superare di poco il
            4% nel 2013, Il Fondo Monetario stima che per assistere ad una diminuzione significativa
            della disoccupazione il paese avrebbe bisogno di un tasso di crescita di vicino al 6%
            L’instabilità politica e la debolezza dell’esecutivo hanno provocato una complessiva
            mancanza di incisività negli interventi necessari per riavviare l’economia. Per evitare un
            aumento ulteriore del malcontento sociale, infatti, il governo ha rimandato più volte un
            serio programma di taglio per i sussidi, responsabili di gran parte del deficit di budget.
                                                                                                                Dati: FMI
            Vanno inoltre a rilento anche gli investimenti strutturali nelle aree più povere del sud e
            dell’interno, dove si registrano i livelli più alti di disoccupazione. A contenere l’aumento
            del deficit sono intervenute nuove entrate tributarie risultate dalla cancellazione
            dell’esenzione fiscale per molte grandi aziende private di proprietà di uomini d’affari vicini
            all’ex dittatore Ben Ali. Ciò ha permesso di contenere l’aumento del deficit che ha
            registrato un tasso del 2,7% del Pil nel 2012 e che non dovrebbe andare oltre il 6% nel
            2013. Esso ha comunque causato un aumento del debito pubblico, finanziato sia sul
            mercato estero sia su quello interno, e che è arrivato a quasi il 50% del Pil.
            Nonostante le forti pressioni delle forze politiche per ridurre i tassi di interesse e
            aumentare la moneta disponibile, la Banca centrale tunisina è riuscita a resistere nella sua
            politica di tassi alti per evitare un eccessivo aumento dell’inflazione che nel 2012 è rimasta
            sul 6%. La stabilità della moneta e del budget statale sono anche garantiti dall’arrivo di aiuti
            finanziari esterni in primis dai paesi occidentali e soprattutto dal sostegno del Fondo
            monetario internazionale che all’inizio di giugno ha approvato un prestito per la Tunisia di       Fonte: FMI
            1,75 miliardi di dollari.
            Nel frattempo anche nel 2012 si è appesantito il deficit di partita corrente tunisino causato
            soprattutto dalla scarsa domanda europea – principale mercato dei prodotti tunisini – e
            dagli alti prezzi del greggio di cui la Tunisia importa gran parte del suo fabbisogno. Il
            miglioramento dell’andamento del settore turistico a partire da quest’anno dovrebbe però
            migliorare la bilancia dei servizi che, accompagnata dall’abbassamento dei prezzi del
            petrolio, dovrebbe portare a una diminuzione del deficit della partita corrente.
            In generale i fondamentali economici tunisini dovrebbero vedere un netto miglioramento
            con la ripresa dell’economia europea e la stabilizzazione del panorama politico interno
            dopo le elezioni di fine anno (o inizio 2014). Un altro importante fattore positivo potrebbe
            inoltre essere la forte ripresa economica libica, la quale potrebbe assorbire da quest’anno
            centinaia di migliaia di lavoratori tunisini alleviando così il pesante tasso di disoccupazione.

                                                                                                               Fonte: FMI
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Provenienza dell'Import tunisino

Interscambio commerciale                                                                                                     20,8%                    Francia
                                                                                                                                                      Italia
La Tunisia è un paese che a causa della sua industrializzazione in via di sviluppo e della                        47,7%
sua dipendenza dalle importazioni di idrocarburi è caratterizzato da un notevole deficit                                         17,5%                Germania
di bilancia commerciale, solo parzialmente compensato dal comparto dei servizi. Nel                                           7,7%                    Cina
2009-2010 tale deficit ha toccato il 10% del Pil ed è atteso un ulteriore peggioramento.                     Fonte: UNCTAD 6,3%
                                                                                                                                         Fonte: ICE   Altri
Le esportazioni (13 miliardi di euro – dati ICE) tunisine sono piuttosto diversificate.
                                                                                                 Fonte: UNCTAD
Esse vanno dal settore agricolo – fra cui una nascente ma promettente industria agricola
biologica – al settore manifatturiero, che grazie alla fortunata posizione geografica a
poche ore di navigazione dalle coste europee e alla manodopera qualificata e a basso
costo è caratterizzata da produzioni destinate primariamente all’esportazione. Fra queste
spiccano i semilavorati destinati alle aziende europee, ma anche prodotti tessili e
alimentari.
A rendere particolarmente vantaggioso l’export dalla Tunisia all’Europa è l’accordo di
libero scambio in vigore dal 2008 con l’UE che abbatte pressoché a zero i costi in
entrata di numerose tipologie di merci tunisine sul mercato dell’Unione. Non sorprende
che siano quindi i paesi europei i primi importatori dalla Tunisia, con Francia (24,7%) e
Italia (15,1%) nelle prime due posizioni.
Le importazioni tunisine (17,5 miliardi di euro) sono composte soprattutto da beni
strumentali, semilavorati e beni di consumo. Le prime due categorie – soprattutto i beni
semilavorati – riflettono la forte interconnessione fra l’industria tunisina all’interno delle
filiere delle industrie straniere, e soprattutto europee. A questi si devono aggiungere le
importazioni energetiche, non essendo il paese dotato di risorse proprie.
Ancora una volta i principali paesi di provenienza delle merci dirette verso la Tunisia
sono quelli europei, con Francia (20,8%) e Italia (17,5%) ai primi due posti.
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Investimenti esteri
La Tunisia ha cercato di incrementare nel primo decennio degli anni Duemila la propria capacità di
attrarre investimenti diretti esteri (Ide) attraverso investimenti infrastrutturali, accordi
internazionali e riforme legislative.
Tali riforme hanno avuto il merito di portare il paese al 50° posto del Doing business index 2013 di
Banca mondiale, di gran lunga il migliore posizionamento dei paesi nordafricani. Il numero delle
aziende straniere o a capitale misto operanti nel paese è più che raddoppiato dal 1997 a oggi mentre il
volume complessivo di Ide diretti verso la Tunisia è passato da circa 400 milioni di dinari tunisini
(1€/1,984DNT – circa 200 milioni di euro) nel 1997 a oltre due miliardi e mezzo nel 2012 (più di
un miliardo di euro). Questo aumento progressivo ha subito uno stop nel 2011 a seguito delle rivolte
che hanno portato alla caduta dell’ex presidente tunisino Ben Ali. Se però da una parte durante i mesi
successivi alla rivolta non si sono registrati nuovi afflussi di capitali, è necessario sottolineare che
dall’altra non si è registrata neanche una fuga significativa degli investimenti già presenti. Molte
aziende, al contrario, dopo aver chiuso momentaneamente hanno ripreso la produzione facendo
addirittura registrare un aumento delle esportazioni nel 2011 rispetto al 2010. Nel 2012 in effetti il
livello di investimenti del paese è tornato repentinamente ai livelli del 2010, superandoli addirittura
per la fine dell’anno.
Gli investimenti stranieri in Tunisia si concentrano soprattutto in attività destinate all’esportazione
(76% del totale), visti i notevoli vantaggi comparati che il paese presenta. L’accordo di libero scambio
tra la Tunisia e l’Ue permette infatti alle aziende operanti nel paese di esportare verso i paesi europei
molti tipi di prodotti senza pagare dazi in entrata. La Tunisia è inoltre un’ottima base per le aziende
che vogliono operare in Libia, grazie ai solidi legami economici esistenti tra i due paesi.
Infine, oltre ad un costo del lavoro significativamente più economico rispetto all’Europa, la
manodopera tunisina presenta uno dei livelli medi di formazione tecnica e universitaria più alti
dell’Africa e del mondo arabo.
Gli Ide negli anni Duemila si sono concentrati primariamente nel settore energetico e
manifatturiero, nel turismo e nei servizi. L’Italia gioca un ruolo di primo piano, posizionandosi ai
primi posti tra gli investitori in Tunisia (325,6 milioni di dinari, circa 150 milioni di euro), insieme al
Regno Unito e alla Francia, ex potenza coloniale

              TABELLA: Investimenti diretti esteri per settore ( Fonte:Investintintunis.tn)
    Sectors            2006        2007       2008        2009        2010        2011        2012
    Manufacturing         347,4       485,7      641,6       771,6       573,6       330,6      531,67
    Energy                940.3     1,359.0    1,933.9     1,233.5     1,317.1    1,063,41      886,0
    Tourism and            18,3        72,0      198,6        85,5        95,0        22,9        77,0
    real estate
    Agriculture            14,1        7,7        20,1        16,9         2,8         2,3         4,6
    Services and        3.082,8      146,4       604,5       171,2       176,5       196,7     1,004,8
    others
    Total FDI           4.402,9    2.070,9     3.398,7     2.278,7      2.165      1.615,9     2.504.1
La Tunisia due anni dopo: sfide e opportunità - MED&GULF EXECUTIVE BRIEFING Palazzo Clerici, 10 luglio 2013
L’opportunità libica
Libia e Tunisia condividono oltre 450 chilometri di confine, e specialmente dal punto di vista
economico si possono considerare su molti fronti complementari.
La Libia, paese enorme ma sottopopolato, gode infatti di ingenti risorse energetiche che ne
determinano una ricchezza pro-capite di molto superiore agli altri paesi del Nord Africa (oltre 18.000
dollari nel 2010 contro 8.700 dollari della Tunisia e 5.600 dell’Egitto). Soffre però di una cronica
mancanza di manodopera, per la quale ricorre da decenni ad immigrati da diverse zone sia dell’Africa
sub-sahariana sia del Nord Africa. Prima dell’inizio del conflitto risiedevano in Libia circa 60.000
cittadini tunisini, i quali erano impiegati nei settori economici più disparati.
Oltre alla manodopera, la Tunisia fornisce alla Libia anche notevoli quantità di prodotti alimentari che
compensano la scarsa produzione agricola libica. Durante il conflitto del 2011 e la conseguente totale
interruzione della produzione libica, la Tunisia ha triplicato le proprie forniture di prodotti alimentati
verso il paese vicino, che hanno quasi totalmente compensato il crollo delle esportazioni negli altri
settori. La Tunisia infatti fornisce alla Libia tradizionalmente anche prodotti industriali, quali
materiale elettrico, meccanico e lubrificanti, oltre che beni di consumo quali prodotti in cuoio e
scarpe. Dei cittadini tunisini residenti in Libia, molti sono occupati in settori come manodopera poco
qualificata nelle costruzioni, mentre molti altri lavorano negli uffici delle numerose aziende tunisine       Il confine tra Tunisia e Libia
(stimate in circa 1200) che commerciano con la Libia.
Molti vedono nella ricostruzione post-bellica libica una enorme opportunità per la Tunisia.
Nonostante i persistenti problemi di stabilità, il nuovo esecutivo libico ha infatti dimostrato
l’intenzione di usare la grande rendita petrolifera di cui gode il paese in modo molto più generoso           Esportazioni tunisine in Libia nel periodo pre-conflitto divise per
                                                                                                                            settori (in milioni di dinari tunisini)
rispetto al regime precedente per investimenti interni. Ciò dovrebbe quindi andare ben oltre la
ricostruzione e concentrarsi nello sviluppo di nuove infrastrutture e di settori a più alto contenuto
                                                                                                             Settori                                   Dati relativi al 2010
tecnologico e di innovazione come le telecomunicazioni. Tali sviluppi si potrebbero rivelare un
volano per la ripresa anche dell’economia tunisina, soprattutto dal punto di vista dell’occupazione. La      Prodotti agricoli e alimentari            186,34
Banca africana per lo sviluppo stima infatti che il nuovo programma di investimenti libico potrebbe          Cuoio e scarpe                            53,06
arrivare ad occupare fino a mezzo milione di cittadini tunisini, anche in settori ad alto contenuto          Lubrificanti e prodotti energetici        16,59
tecnologico, andando quindi anche ad alleggerire la pressione della disoccupazione fra i laureati della
Tunisia. Al momento i maggiori ostacoli ad un tale scenario risiedono nella burocrazia necessaria per        Industria meccanica ed elettrica          187,13
ottenere un visto di lavoro regolare in Libia. A causa di tali difficoltà, molti cittadini tunisini sono
infatti impiegati nel settore informale, reso ulteriormente incontrollabile dalla porosità del lungo         Prodotti misti                            346,62
confine fra i due paesi. Inoltre, per le compagnie tunisine è molto difficile ottenere linee di credito
                                                                                                             Tessile e vestiario                       10,1
finanziario da parte delle banche per progetti in territorio libico.
Per un investitore straniero la Tunisia rappresenta quindi anche un ottimo luogo strategico nel quale        Esportazioni totali tunisine verso        747,33
                                                                                                             la Libia
installare impianti di produzione rivolti non solo ai vicini mercati europei ma anche a quello libico, il
quale, nonostante l’instabilità attuale, ha notevoli potenzialità di ampliamento.
Business in Tunisia                                                                                            I principali settori di esportazione
                                                                                                               dell’Italia verso la Tunisia (dati in
La Tunisia presenta notevoli opportunità di business sia per coloro che desiderano vendere i propri            1000 di euro)
prodotti nel paese sia per coloro che desiderano aprire una filiale o una intera società.                      Prodotti petroliferi raffinati          559.787
Pur essendo un paese relativamente piccolo (circa 10 milioni di abitanti) la Tunisia si è dimostrata un        Tessuti                                 249.261
mercato in grado di generare un discreto giro d’affari per le aziende italiane attestatosi a più di 3
                                                                                                               Metalli di base                         240.882
miliardi di euro nel 2012 (dati ICE). L’Italia si posiziona seconda alle spalle della Francia occupando
oltre il 17% del mercato. La prima voce dell’export italiano verso la Tunisia è costituita dai prodotti        Macchine per impieghi speciali          144.816
energetici raffinati, mentre alle prime posizioni si attestano i tessuti, i metalli di base, le macchine per   Motori, generatori                      128.394
impieghi speciali e i motori. Da sottolineare come l’Italia sia tradizionalmente un fornitore di beni
intermedi per l’industria tunisina, settore che negli ultimi anni vede però una competizione crescente         Cuoio conciato o lavorato               127.287
da parte di alcune potenze industriali asiatiche come la Cina e la Corea del Sud.
Notevole è anche l’attività delle imprese italiane che scelgono di aprire una filiale o una sussidiaria nel    Fonte: ICE
paese. Anche in questo caso la presenza italiana si posiziona seconda alle spalle di quella francese,
con 747 aziende operanti in territorio tunisino. Grazie alla posizione strategica e un buon sistema
infrastrutturale di trasporto, la Tunisia risulta una piattaforma ideale per l’esportazione sia verso
l’Unione europea (con la quale sono in vigore alcuni trattati molto favorevoli agli scambi commerciali
– Vedi scheda rapporti con l’Unione europea), sia verso altri mercati del Nord Africa. Gli
imprenditori che desiderino aprire un’attività in Tunisia possono usufruire di una legislazione sugli
investimenti riformata più volte durante il decennio Duemila e che offre notevoli vantaggi
all’imprenditore estero tra i quali alcuni importanti incentivi fiscali di cui riportiamo i più importanti:
     -    Esenzione totale per i primi 10 anni per:
          x Redditi da esportazione
          x Progetti di sviluppo agricoli
          x Progetti di sviluppo regionale
     -    Riduzione del 50% della base imponibile per:
          x Redditi da esportazione a partire dall’undicesimo anno e per un periodo illimitato
          x Progetti di sviluppo regionale per ulteriori 10 anni
     -    Riduzione del 10% della base imponibile per:
          x Progetti nel settore dell’educazione, dell’insegnamento e della formazione professionale
          x Progetti nell’ambito della protezione ambientale
     -    Fino al 35% di deduzione sull’imposta per gli utili reinvestiti
     -    L’esenzione dai dazi e dell’IVA per tutte le attrezzature importate.                                 Il porto di Rades, Tunisi

Sono inoltre riservati incentivi specifici a seconda del settore industriale.


                            

    Fare impresa in Tunisia
    L’ordinamento tunisino offre all’investitore non residente una ampia gamma di scelte circa la forma di investimento. Esse vanno dall’apertura di un ufficio di
    rappresentanza alla costituzione di una società.
    Di seguito vengono elencate alcune delle modalità più comuni per fare impresa nel paese
    Società a Responsabilità Limitata (SARL)
    La s.a.r.l. è una forma di società in cui nessuno dei soci risponde personalmente in misura superiore alla propria partecipazione al capitale sociale. È una società
    commerciale e, in quanto tale, soggetta alle norme e agli usi previsti in materia commerciale.
    Essa può avere dai 2 ai 50 soci e qualsiasi oggetto sociale, ma non può svolgere attività finanziaria (assicurazioni, banche e altre istituzioni finanziarie). Per esser costituita
    una SARL non deve avere un capitale sociale minimo e può essere detenuto al 100% da soggetti stranieri. La s.a.r.l. ha l’obbligo di pubblicare annualmente il proprio
    bilancio.
    Le decisioni dei soci vengono prese in assemblea e vengono adottate con il voto favorevole di un numero di soci minimo che rappresenti la maggioranza del capitale sociale
    della società, tranne per le modifiche statutarie per le quali è necessario che venga rappresentato almeno il 75% del capitale sociale.
    Il consiglio di amministrazione è nominato dall’assemblea dei soci e gli amministratori possono essere sia stranieri sia non residenti nel paese.
    Società per Azioni (Società Anonima)
    La società anonima è una società in cui i soci (minimo 7) rispondono delle obbligazioni sociali limitatamente al capitale sociale sottoscritto. Il capitale sociale dev’essere di
    minimo 5.000 dinari (3.000 euro) e può essere posseduto al 100% da investitori stranieri. Le azioni non possono avere valore inferiore a un dinaro e possono essere al
    portatore o nominative.
    L’assemblea adotta decisioni in prima convocazione purché sia presente almeno un terzo delle azioni conferenti diritto di voto e con la maggioranza dei voti degli azionisti
    presenti o rappresentati. In seconda convocazione non è previsto alcun quorum costitutivo.
    Le modifiche di statuto possono essere deliberate solo dall’assemblea straordinaria che decide anche riduzioni e aumenti del capitale sociale. Gli azionisti hanno diritto di
    prelazione sulle azioni di nuova emissione.
    Il consiglio di amministrazione nominato dall’assemblea dei soci deve avere dai 3 ai 12 membri che rimangono in carica il tempo indicato nello statuto, ma comunque non
    più di tre anni. Il cda nomina il proprio presidente che ha la carica di presidente e direttore generale e deve essere socio della società.
    La Filiale
    La filiale è una struttura di collegamento che, contrariamente all’ufficio di rappresentanza, consente l’esercizio di attività economica diretta, sia produttiva che commerciale
    e, comunque, tale da produrre reddito di impresa. Il trattamento impositivo è analogo a quello delle società di diritto tunisino, anche se di fatto essa resta una società di
    diritto straniero essendo dipendente dall’impresa madre. Essa può comunque beneficiare dal sistema di incentivi previsto dal codice tunisino per gli investimenti.
    L’Ufficio di Rappresentanza
    Si tratta di una struttura di collegamento con la società madre che non consente l’esercizio di alcuna attività economica diretta e che legittima la sola attività economica di
    promozione e ricerca di mercato, ai fini della vendite della società madre.
    La costituzione è subordinata a una autorizzazione da parte della Direzione del Commercio Interno ed alla concessione di una licenza. Il personale deve essere residente in
    Tunisia ma il responsabile può essere non residente. Le spese inerenti l’attività devono essere versate in valuta straniera, trasmessi dalla società madre titolare dell’ufficio.
    L’ufficio non è autorizzato a produrre reddito di impresa e non è sottoposto ad alcuna imposta societaria. Solo i salari sono soggetti a imposta locale sui redditi.


Vendere in Tunisia
                                                                                                                              Code du Commerce
La vendita diretta:
La Tunisia non ha ratificato la Convenzione di Vienna sulla compravendita internazionale di beni             art. 625: “L’agente commerciale è la persona che, senza
mobili del 1980. Nel caso che il contratto di compravendita contenesse la clausola di legge                  essere legata da un contratto di locazione di servizi, si
applicabile tunisina, non può essere quindi applicata la convenzione.                                        impegna a preparare o a concludere in maniera abituale degli
Se il venditore è di nazionalità tunisina, la legge applicabile sarà quella tunisina in virtù delle norme    acquisti o delle vendite e più in generale ogni altra operazione
di diritto internazionale privato locali e il diritto sostanziale di riferimento sarà quella contenuto nel   commerciale in nome e per conto di un commerciante”
Code des Obligations et des Contrats.
                                                                                                             Art. 626: “Il contratto di agenzia commerciale, stipulato per
                                                                                                             un periodo indeterminato, può esser risolto da entrambe le
Contratto di Agenzia:
                                                                                                             parti senza osservare un preavviso conforme con l’uso, fatto
Il contratto di agenzia in Tunisia è regolato dal Code du Commerce, art. 625 e art. 626.                     salvo il caso di colpa della controparte”
L’attività di agente di commercio in Tunisia può essere esercitata solo alle persone giuridiche o
fisiche di nazionalità tunisina. Occorre che l’azienda straniera stipuli un contratto scritto, non
registrato ma legalizzato, di rappresentanza commerciale con il fornitore e che depositi presso
l’amministrazione centrale del ministero del commercio e dell’artigianato una dichiarazione
debitamente sottoscritta dall’agente di commercio.
Le provvigioni sono calcolate in funzione del volume d’affari realizzato dall’agente; normalmente
esse possono oscillare dal 5 al 10 percento degli importi delle vendite effettuate. In caso di
risoluzione del contratto non è prevista alcuna indennità a favore dell’agente. Quest’ultimo ha
diritto ad una indennità risarcitoria solo in caso di risoluzione anticipata per causa non a lui
imputabile. È ammessa la facoltà delle parti di scegliere il diritto applicabile ai contratti di agenzia e
distribuzione, oltre che la deroga del foro a giudici stranieri.

Contratto di Distribuzione e Contratti di Franchising:                                                                            Legge 2009-69
La normativa di riferimento per questi contratti è la legge 2009-69 del 12/08/2009.
Essendo la legge molto generale, la gestione del contratto di franchising in Tunisia è molto                 Art 14: “Il contratto di franchising è un contratto con il
generale, e può essere ampiamente regolata all’interno del contratto stipulato fra le parti, il quale ha     quale il titolare di un marchio di fabbrica o commerciale
il solo obbligo di essere in forma scritta.                                                                  accorda ad una persona fisica o giuridica il diritto all’uso di
Per quanto riguarda la distribuzione, invece, essa non è ancora un settore molto sviluppato in               tale marchio perché lo utilizzi per la distribuzione di prodotti
Tunisia, paese che si caratterizza ancora nel piccolo commercio al dettaglio. L’attività commerciale         o la fornitura si servizi”
non è subordinata al rilascio di autorizzazioni fatte salvo alcune categorie di prodotti e servizi
come le bevande alcoliche, gli ascensori, la pubblicità e le agenzie immobiliari. Attualmente i
contratti di distribuzione esclusiva sono vietati dalla legge.
I Tecnopoli
Negli ultimi anni il regime di Ben Ali aveva iniziato una serie di riforme
economiche finalizzate a trasformare il sistema produttivo tunisino –
caratterizzato da industrie a basso contenuto tecnologico – verso un sistema
maggiormente hi-tech. Questo obiettivo veniva perseguito con il duplice               Poli Tecnologici in Tunisia
scopo di abbassare l’allarmante livello di disoccupazione fra i giovani
tunisini istruiti e di rendere i prodotti industriali più competitivi sul mercato
mondiale. Tale strategia ha portato nel 2001 alla promulgazione della legge
numero 2001-50 (poi modificata nel 2006 con la legge numero 2006-37) che
istituiva i cosiddetti “poli tecnologici”, ovvero delle aree industriali
regolamentate da leggi speciali in cui avrebbero dovuto operare aziende ad
alto contenuto tecnologico. Queste aziende, soprattutto straniere,
avrebbero avuto l’opportunità di operare e di investire con forti
a
agevolazioni   in zone specificatamente create con i migliori servizi
disponibili nel paese e connesse con le università e i centri studi tunisini, al
fine di garantire la presenza di manodopera altamente specializzata. La legge
prevedeva anche delle restrizioni per le aziende che decidono di investire in
queste aree: i locali costruiti dall’investitore, infatti, possono essere ceduti in
seguito soltanto a titolo gratuito; in caso contrario devono venire distrutti.
Il primo di questi “tecnolopoli” è stato aperto nel 2002 a Ghazala ed è
specializzato nelle industrie del settore delle telecomunicazioni. Al
momento ospita circa un centinaio di imprese e filiali di grandi gruppi
internazionali tra i quali Ericsson e Microsoft. I prodotti e i servizi realizzati
in questo parco tecnologico sono destinati per il 70% all’esportazione. Il
parco tecnologico ha prodotto sinora circa 2000 posti di lavoro.
Oltre al parco di Ghazala, al momento il più grande e meglio funzionante,
sono presenti nel paese altri 6 tecnopoli, ognuno di essi specializzato in
attività tecnologiche specifiche:
1 – Borj Cedria: specializzato in energie rinnovabili e ambiente
2 – Sfax: specializzato in multimedia e informatica
3 – Sidi Thabet: specializzato in bioagricoltura e biotecnologia
4 – Sousse: specializzato in tecnologia elettronica e informatica
5 – Monastir el Fejja: specializzato nell’industria tessile
6 – Bizerte: specializzato nei prodotti agroalimentari
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