LA SFILATA DEI MISTERI DI CAMPOBASSO - Storia e tradizioni - Anno Europeo del ...
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LA SFILATA DEI MISTERI DI CAMPOBASSO – Storia e tradizioni Periodo delle Crociate che amplifica, anche tra i popoli, il forte sentimento religioso che diventa unica forma di difesa da prepotenze e crudeltà del tempo. 1000 - 1300 In questo clima spirituale si sviluppano le sacre rappresentazioni che costituiscono lo strumento migliore per esprimere il sentimento religioso del periodo e diventano espressione dello spirito del Vangelo. Anche a Campobasso iniziano a fiorire le prime chiese romaniche (Sec. XI e XII) e le prime rappresentazioni sacre per spiegare in concreto, visivamente, attraverso la raffigurazione dei misteri, i momenti più importanti della chiesa e della fede. A questo periodo risale la chiesa di Santa Maria della Croce con la Confraternita ad essa legata che, anche nel nome, richiama lo spirito delle processioni dei flagellanti: Confraternita dei Crociati o dei Vattenti. Queste rappresentazioni a Campobasso sono conosciute con il nome originario di “Misteri”, che come ricorda uno studioso molisano del secolo scorso, “…Quelli che eran quivi in uso in tempi remoti, si disfacevano in ogni anno, ed in ogni anno del pari, variando di forme e di idee, si rifacevano da capo ed a spese che fornivano tre congregazioni laiche, da cui si traevano i protettori ed i maestri, che ne amministravano le rendite stanziate, per mantenerli e trasportarli il dì della festa, quella della maggiore solennità cristiana, il Corpus Domini (1264)” (L. A. Trotta: Reliquie dei Misteri del Molise – Muratori III, 1894). I Misteri della chiesa si rappresentavano, ovunque, portando a spalla barelle con sopra personaggi che raffiguravano momenti della fede dialogati con linguaggio ed argomenti popolari e che rispecchiavano direttamente gli umori, la vita e la fantasia del pubblico cui si rivolgevano. Fin dalle origini caratteristica dei Misteri di Campobasso è che si trattava non di rappresentazione dialogate ma mute. Più giusto è perciò chiamarli “quadri viventi”, in quanto quadri formati da persone che rappresentano momenti della vita della chiesa in posizioni fisse, in atteggiamenti mantenuti uguali per tutto il corso della processione.
Nel ‘400, in un momento di fioritura nuova dell’arte, ci sono tentativi di dare ai quadri una forma più dignitosa, più decorosa e più stabile anche per evitare che possano scadere 1400 - 1500 in forme goffe. Per raggiungere questo obiettivo le confraternite del nord, formate da ricchi borghesi, si rivolgono ad artisti famosi. A Firenze l’incarico è affidato a Filippo Brunelleschi che inventa una macchina ramificata in modo da dare la possibilità, a chi vi prende parte, di assumere atteggiamenti diversi. Con le macchine di Brunelleschi compare per la prima volta il nome di “ingegno” che ancora oggi viene attribuito alle macchine campobassane. Nell’anno 1470 a Campobasso si dà avvio alla cerimonia dei 12 Apostoli. A Campobasso ci sono tre Confraternite che curano la processione del Corpus Domini. La più antica è la Confraternita dei Crociati, espressione della società contadina che caratterizza Campobasso nell’epoca in cui viene fondata la chiesa di Santa Maria della Croce. Tale confraternita si sviluppa successivamente in un clima di fermenti nuovi e le cui famiglie vanno via via differenziandosi dalla rimanente parte della popolazione e cominciano a prendere posizione nei confronti dei feudatari. Con la famiglia De Capoa, che succede alla famiglia Monforte che ha perduto i feudi per essersi schierata con i francesi nel ‘400, si apre una nuova chiesa fuori dalle vecchie mura, quella della Trinità. La data di questa chiesa è da tutti riportata al 1504. Attorno ad essa si forma la Confraternita dei Trinitari che rispecchia una situazione nuova rispetto a quella in cui si era sviluppata la Confraternita dei Crociati e vede in primo piano le famiglie che sono emerse in questo periodo e che avranno un peso nella vita di Campobasso. Oltre a queste c’è una terza Confraternita sorta intorno alla chiesa di S. Antonio Abate, che raccoglie per statuto gli “Idioti”, cioè gli illetterati; i capi della Confraternita vengono scelti però tra le famiglie influenti che hanno un peso nella vita cittadina. Anche gli artigiani, che iniziano ad affermarsi in questo periodo, si raccolgono in corporazione (Corporazione del Corpo di Cristo); sono numerosi e lo attesta il borgo dei Ferrari che da essi prende nome. Le confraternite sono in questo momento il mezzo attraverso il quale si esprimono interessi diversi e sono espressione di una vita civile attiva. La presenza nelle processioni, o meglio il posto che si occupa nello svolgimento di esse, indica anche il peso che si ha nella vita locale. Le processioni contese erano le due più importanti del tempo: quella del Venerdì Santo e quella del Corpus Domini. Le nuove famiglie che si vanno affermando e che hanno posti preminenti nella Confraternita dei Trinitari vogliono far sentire il loro peso di fronte a quelle che vantano la loro adesione alla Confraternita più antica, quella dei Crociati. I contrasti tra Crociati e Trinitari esplodono nel ‘500: durante le processioni ci sono tumulti, si spara con armi da fuoco, uomini dell’una e dell’altra fazione vengono feriti. I Trinitari vantano la nobiltà, i Crociati l’antichità. I Crociati non si danno per vinti ed ottengono dal Vescovo Carlo Carafa l’elevazione della chiesa a canonica, il che significava il diritto di precedenza nelle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini.
In questo clima di contrasti fioriscono leggende di amori contrastati come quello di Delicata Civerra e Fonzo Mastrangelo. Intanto nel ‘500 venivano portate nella processione del Corpus Domini le faglie o “ntorce”, quella dei coloni e quella degli artisti. Siamo arrivati al 1585: per la quaresima si ha bisogno di un predicatore, il bisogno di pace si sente da più parti e la quaresima ne offre l’occasione. Per questo periodo c’è l’abitudine di far venire da fuori un predicatore: ci si rivolge a Venafro ove i Cappuccini sono riuniti in capitolo provinciale. Da Venafro inviano Fra’ Geronimo da Sorbo la cui missione religiosa è coronata dalla pacificazione tra Crociati e Trinitari (1587). Ma la pace non è duratura tanto che tra il 1594 e il 1597 ci sono altri tumulti e lotte.
Nel ‘600 il Regno di Napoli perde la sua indipendenza e diviene colonia della Spagna (Pace di Chateau Cambresis del 1559). La tendenza spagnola allo sfarzo dei costumi e 1600 all’esteriorità invade anche l’Italia e trova buon terreno in un secolo a questo predisposto: il Seicento. Nell’arte il barocco è espressione della tendenza alla magnificenza, al grandioso cui la presenza spagnola dà impulso. Le processioni del Corpus Domini acquistano a Campobasso ed anche altrove un carattere spettacolare sempre più vistoso. Altre pacificazioni si hanno ancora nel ‘600: nuove famiglie sono presenti in questi atti, nuove posizioni vengono conquistate. Prezzo della contesa è la partecipazione alle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini. Alla fine si conviene che nella processione del Corpus Domini i quadri viventi devono essere 24, 6 per ogni confraternita. Quella di S. Antonio Abate li prepara ogni anno, le altre tre alternativamente. Così 12 sono i quadri viventi portati in processione ma quando tale processione, con la presenza dei quadri viventi, acquista maggiore solennità non si può dire con esattezza. In questo secolo si sentono anche gli effetti della riforma cattolica con la preoccupazione di evitare pratiche superstiziose, manifestazioni esasperate di dolore nei funerali e cercando di colpire anche alcune celebrazioni religiose che cominciano ad essere solamente spettacolo per far divertire la gente. Tanto si stava verificando anche per i Misteri che oramai stavano diventando rappresentazioni goffe e ridicole. Di questo si preoccupa il sinodo diocesano tenuto a Boiano nel 1629 che delibera che i quadri viventi non possano girare per le vie di Campobasso senza una preventiva approvazione da parte della curia vescovile. Le fonti dell’epoca ci raccontano di come la precessione del Corpus Domini durava per 7 giorni, portandosi il Santissimo processionalmente per la città, e come in ogni processione (una al giorno per 7 giorni) ciascuna parrocchia portava la propria croce (Santa Maria Maggiore, San Giorgio, San Bartolomeo, San Mercurio, ecc.). Come si vede i ruoli sono ben stabiliti, secondo anche lo spirito del ’600, in cui sono rigorosamente fissati privilegi e preferenze. È segno anche questo di una maggiore stabilità nella vita cittadina e di uno sviluppo che porta problemi nuovi e nuove forme di organizzazione.
Nel ‘700 le Confraternite sono tre e non si trova più menzione di quella del Corpo di Cristo sorta nel ‘500 in un particolare sviluppo della città. 1700 Dalle fonti dell’epoca si ricava che Campobasso è ulteriormente progredita: la vicinanza dei tratturi continua a tener vivo il passaggio di gente e quindi l’attività commerciale (Stendardo: Stima della città di Campobasso. Carte feudali A.S. Campobasso). In tale periodo Campobasso è sede di 4 fiere: Fiera del SS. Nereo, Achilleo e Pancrazio dal 1 al 10 Maggio; Fiera dei SS. Pietro e Paolo dal 28 Giugno al 5 luglio; Fiera di Santa Maria dal 7 al 14 Settembre; Fiera dei SS. Cosma e Damiano nel giorno del 27 Settembre. Le processioni continuano ad essere momenti molto importanti per la città in quanto la partecipazioni ad esse acquista un vero e proprio significato civile, cioè partecipazione all’amministrazione delle entrate e all’imposizione delle tasse. Nelle elezioni delle cariche locali non si fa menzione dalla Confraternita di S. Antonio Abate la cui funzione rimane relegata a quella della organizzazione dei 6 Misteri che, a differenza delle altre, girano ogni anno per le vie cittadine. La ragione è nel fatto che tale Confraternita è formata dagli illetterati che rappresentavano la massa di braccianti e contadini che nella nuova struttura sociale della città vengono emarginati. La loro presenza nella sfilata si ricollega all’origine della processione, cioè alla faglie (face) che venivano portate in segno di devozione verso i Santi protettori delle loro arti. I contadini portavano la Face di S. Isidoro, protettore dei campi. Tale posizione è conservata ancora oggi. C’era all’origine della processione un motivo augurale e propiziatorio. La situazione di progresso che si sta sviluppando fa sentire maggiormente il peso della struttura feudale che è ancora di intralcio ad iniziative ed attività. C’è un rinnovamento nella vita stessa del Molise: in molti paesi si lotta contro i feudatari e si stabilisce un più stretto collegamento tra intellettuali e problemi del tempo. Ci sono uomini come Francesco De Attellis, Anselmo Chiarizia, i fratelli Pepe e i Cuoco aperti alle idee di rinnovamento e alla lotta contro il feudalesimo. Alla morte del Duca Carafa (1727), che non lascia eredi, le famiglie più importanti di Campobasso, come si evince da un atto notarile del 1740, riescono a riscattare il feudo confiscato dal regio Fisco. L’acquisto del feudo da parte dei cittadini è l’ultimo atto attraverso cui le famiglie “gentili”, conquistano una posizione di netto predominio nella città. A testimonianza dello sviluppo che Campobasso ha raggiunto va citata l’elevazione a rango di città concessa dal Re Carlo III verso il 1755. È in questo periodo di fervore ed entusiasmo che Paolo Saverio Di Zinno forgia le nuove macchine che da allora porteranno i quadri viventi raffiguranti i Misteri per le vie della città. In risposta anche alle richieste della riforma cattolica, di evitare di lasciarli all’arbitrio delle Confraternite, si commissionano macchine stabili nella raffigurazioni, facendo in modo che fossero sempre gli stessi e che le persone avessero sempre gli stessi atteggiamenti. Anche in altre parti d’Italia i quadri viventi tendono a sparire, cedendo il posto a gruppi statuari, a quadri viventi spontaneamente messi insieme si sostituiscono quadri stabili, fissi. A Campobasso però la trasformazione non avviene attraverso statue; i quadri sono ancora viventi, stabili ma viventi. I Misteri sono conservati nelle tre chiese (S. Antonio Abate, S. Maria della Croce e SS. Trinità) che provvedevano alla processione. Dovevano essere 24, ma 6 non ressero alla prova.
In seguito i Misteri resistono agli avvenimenti che sconvolgono il Regno di Napoli, ma non resistono al terremoto del 1805 che distrugge gran parte del Molise. Vengono 1800 danneggiate le chiese di S. Maria della Croce e della SS. Trinità e i loro ingegni vengono tutti portati nella chiesa di S. Antonio Abate da dove ogni anno riprendono il giro della città. Dei Misteri che si trovavano nella chiesa della Trinità solo due si salvano (S. Gennaro e San Rocco), mentre sono distrutte le macchine raffiguranti la SS. Trinità, la Madonna del Rosario, San Lorenza, Santo Stefano, Santa Maria della Croce ed il Corpo di Cristo, denominato dal popolo “Calicione” per il grosso calice che si trovava sulla macchina (C. De Luca – Ricordanze Patrie, Napoli 1856). Nonostante tale perdita, per tutto il secolo la processione dei Misteri continua a svolgersi ed ad interessare. Le cronache dell’epoca riferiscono che il re delle Due Sicilie Ferdinando II si reca a Campobasso per assistere alla sfilata. Dopo l’Unità d’Italia (1860) il clima politico cambia. Lo Stato italiano nasce in polemica con la chiesa, il papato non ne riconosce il potere e vieta ai cattolici di partecipare alla vita politica. Nella borghesia si diffonde un violento anticlericalismo e le autorità ufficiali assumono una posizione di diffidenza nei confronti delle processioni e di molte manifestazioni di carattere religioso. Ma la processione dei Misteri affonda le sue radici nel popolo e continua a svolgersi grazie alla sua partecipazione. Le cronache del tempo ci riferiscono che essa si inserisce nella economia locale, apportando grande afflusso di gente a Campobasso. In questo periodo sono i commercianti a farsi promotori della festa. Nel 1890 i forbiciai, che erano più di 200, vendono nella giornata del Corpus Domini tutta la loro produzione. Grazie a questo la processione continua per lungo tempo. Negli anni successivi, con le correnti del secolo nuovo, la cultura italiana si sprovincializza ed anche i Misteri cominciano a suscitare minore interesse, diventando un fatto solo di 1900 folklore che interessa i ricercatori di sagre e feste paesane. Ma i Misteri rimangono nell’animo del popolo campobassano e costituiscono il maggior polo di interesse per tutta la regione. L’Italia passa attraverso le dure prove della II guerra Mondiale. Nel periodo 1940-1945 in processione viene portato soltanto il Sacramento (A. Mancini – Scritti inediti, Biblioteca Provinciale Campobasso). Nel 1946 l’uscita dei Misteri per le strade dalla città segna il ritorno della speranza: non è solo un fatto di tradizione, non è solo un legame con il passato che ritorna, ma è segno di ripresa dopo la guerra. Ora la Sagra dei Misteri è giustamente diventata la sagra cittadina ed è organizzata dal Comune di Campobasso che tende ad allargarne sempre meglio il significato.
Raffigurazione dei Misteri Sant’Isidoro Il significato simbolico del Mistero è la dedizione al lavoro agricolo, l’ipotetico committente la Corporazione dei contadini. A Sant'Isidoro, patrono degli agricoltori, era dedicato un altare della Chiesa di San Leonardo. Il Mistero raffigura il Santo, contadino presso il Cavaliere spagnolo Giovanni de Vergas, che percuote il terreno con un bastone facendo scaturire acqua per saziare la sete del suo padrone. Domina il Mistero un grosso cero sostenuto da tre angeli che rappresenta la Face dei coloni. La Face era costituita da un tronco di legno intonacato di cera con in cima un pezzo di legno acceso che, simbolo di luce e quindi di vita, pare sia emblema della vera luce diffusa sulla terra con la propagazione del cristianesimo. Sembra che a Campobasso esistessero due Faci all’ingresso dei locali della Confraternita del Santissimo Sacramento che i campobassani guardavano con alta devozione fin quasi alla superstizione. Le Faci precedevano i misteri durante la processione del Santissimo ed erano costruite per la devozione degli agricoltori e degli artigiani. La Face degli agricoltori, s’innalzava da un tronco d’albero circondato da muschio e da spighe e, durante la processione, era accompagnata da pifferai e zampognari, mentre quella degli artigiani poggiava su un piedistallo su cui due angeli dorati di legno sembravano sorreggerla e, durante la processione, era accompagnata da suonatori di violino. Con il passare degli anni la Face degli artigiani cadde in disuso, forse per volerne costruire tante quante erano le arti, mentre rimase per molto tempo ancora quella degli agricoltori, i quali si opposero quando si tentò di eliminarla perché considerata costumanza rozza e superata. I cittadini la bruciarono nottetempo ma per altre due volte gli agricoltori la ricostruirono fino a quando vi rinunziarono dietro la promessa che il Di Zinno avrebbe realizzato un Mistero per la Face con l’aggiunta di un miracolo di Sant'Isidoro, protettore degli agricoltori.
San Crispino Il significato simbolico del Mistero è la dedizione al lavoro artigianale, l’ipotetico committente era la Corporazione degli artigiani. Il soggetto rappresentato è San Crispino che, abbandonate le nobili origini romane, predicò il Vangelo in Gallia e per vivere imparò a cucire scarpe. Mentre si trovava al lavoro in compagnia di due aiutanti, gli apparvero tre angeli con in mano i simboli del futuro martirio che avvenne sotto l’imperatore Massimiano (la spada segno della decapitazione, la palma, simbolo del martirio, la corona, per i meriti del Santo). A San Crispino, patrono dei calzolai, era dedicato un altare della Chiesa di San Leonardo. Il Mistero di San Crispino sostituì la Face degli artigiani.
San Gennaro Il significato simbolico del Mistero è essere forti dinanzi alle avversità. Il Mistero raffigura San Gennaro circondato da tre angeli dei quali uno porta le ampolle, a ricordo di quelle che tutt’oggi conservano il sangue del Santo, e un altro una tabella con la scritta “Est nobis in sanguine vita” (Per noi la vita è nel sangue). Il Santo è il patrono della città di Napoli, rappresentata sulla base del Mistero dal Vesuvio e dal fiume Sebéto simboleggiato, come nelle antiche raffigurazioni, da un vecchio disteso che tiene in mano una vanga. Il personaggio che rappresenta il fiume Sebéto sul Mistero di San Gennaro è conosciuto nella tradizione popolare come il Pezzente perché il suo aspetto (capelli lunghi, barba incolta, seminudità) ricorda quello di un barbone.
Abramo Il significato simbolico del Mistero è l’obbedienza dovuta a Dio e all’importanza del porre fede in lui. Il Mistero mostra Abramo che obbediente alla volontà di Dio, sta per sacrificare il suo unico figlio Isacco quando un angelo del Signore gli ferma la mano che impugna il coltello e gli indica un ariete da offrire in olocausto al posto di Isacco.
Sant’Antonio Abate Il significato simbolico è sicuramente l’essere forti di fronte alle tentazioni. Il Mistero Rappresenta le tentazioni subite da Sant' Antonio Abate ad opera di diavoli presenti sia nella forma consueta (al di sopra e al di sotto del Santo) sia sotto la sembianze di leggiadra donzella. Ai lati del Santo sono presenti due angeli che portano in mano, rispettivamente, un libro su cui arde una fiamma e un bastone con un campanello. La fiamma rappresenta il fuoco da cui S. Antonio Abate ha virtù di difenderci, il bastone è il simbolo della vita da eremita condotta dal Santo mentre il campanello rammenta, con il suo squillo, l’invito alla preghiera. Il diavolo posto in basso, fischia e ripete alla donzella: "tunzella tunzella, vietenn vietenn”. L’interpretazione più plausibile per la donzella è che lei sia una ammaliatrice, un essere fornito di doti diaboliche. Ella tende i lacci della seduzione con il voluttuoso movimento del ventaglio e con lo sguardo dimesso che, in realtà, non va a terra, ma sullo specchio in cui si può vedere e cercare di incontrare gli occhi del santo. Sembra che in passato la Donzella fosse impersonata da un ragazzo effeminato (il cosiddetto “femminiello”) perché era disdicevole per una ragazza seria apparire da sola in pubblico. Quando poi le ragazze furono ammesse ad impersonare questo ruolo, si diffusero voci secondo cui la Donzella sarebbe rimasta incinta entro un anno e altre secondo cui sarebbe rimasta zitella. In seguito si ritenne che invece la presenza sul mistero aprisse alla fanciulla la strada al matrimonio. Nel passato era stabilito un premio per la donzella che sarebbe riuscita a non ridere. Comune è anche affiancare al santo le fiamme quale espressione dell’ardore delle passioni da lui sempre domate, motivo per cui in molti paesi, il 17 gennaio, in suo onore si è soliti accendere un enorme fuoco propiziatore dell’aiuto dell’eremita contro le tentazioni. Molto probabilmente il committente per questo mistero fu la confraternita di S.Antonio Abate.
Immacolata Concezione Uno dei carri più complessi ed interessanti per valore artistico e simbolico. Mira ad esaltare la virtù eccezionale di una donna nata senza peccato. Un serpente, la croce e a reggere l’immacolata il globo terrestre fasciato dalle costellazioni dello zodiaco e fatto roteare da un angelo (a rievocazione della credenza per cui gli angeli sono preposti a regolare il movimento delle stelle) ed una mezza luna, simbolo della caducità dei beni terreni. Un Angelo tiene sulla testa della vergine una corona di dodici stelle raffiguranti le dodici virtù di Maria o anche i dodici apostoli. Punto centrale il simbolo della purezza. Nella chiesa di San Bartolomeo c’era una statua in legno scolpito e dipinto dell’Immacolata, probabilmente la prima opera del Di Zinno.
San Leonardo Il significato simbolico del Mistero è l’importanza di difendere gli innocenti San Leonardo, che nacque in Francia verso la fine del secolo V da una famiglia illustre, rifiutò la sua vita agiata e come seguace di San Remigio si dedicò alla predicazione del vangelo. Fattosi monaco si ritirò in una foresta, costruì un oratorio e diede vita ad un monastero. Qui morì in concetto di santità per avere protetto le persone ingiustamente incarcerate; per questo è considerato il protettore dei carcerati e sul Mistero è rappresentato mentre, circondato da tre angeli, soccorre due prigionieri guardati a vista da un alabardiere. Nella chiesa di S. Leonardo è custodito un dipinto del Santo di scuola napoletana.
San Rocco Il Mistero raffigura S. Rocco che appare ad un appestato mostrandogli la propria piaga pestifera mentre un angelo sorregge il bordone (bastone da pellegrino) e un altro una tabella su cui è scritto “Rochum invoca et sanus eris” (Invoca S. Rocco e sarai guarito). Il significato simbolico è l’importanza di confortare gli ammalati Il Di Zinno affida ad un semplice bastone la funzione di reggere il gruppo aereo. S. Rocco nato in una nobile famiglia francese, alla morte dei genitori vendette i suoi beni e partì pellegrino per l’Italia dove guarì numerosi appestati. Durante il viaggio di ritorno in patria, mentre si trovava in un luogo deserto, si ammalò e riuscì a sopravvivere grazie al cibo portatogli da un cane. Rientrato in patria fu arrestato con l’accusa di essere una spia e morì in carcere colpito dalla peste. “A capo della piazza del mercato” c’era la Chiesa di S. Rocco in cui durante le fiere il mastrogiurato amministrava la giustizia.
L’Assunta Il Mistero raffigura l’Assunzione al Cielo della Vergine Maria in anima e corpo. Sulla base c’è la tomba scoperchiata custodita da un angelo mentre altri quattro angeli circondano la Vergine che, accolta da Gesù, viene assunta in Cielo. L’Assunta è uno dei gruppi che con quello dell’immacolata potrebbe spiegare la parola “mistero”. E’ questo uno dei fondamentali dogmi della religione cattolica: L’Assunzione in cielo in anima e corpo di Maria. Resta tuttavia ad esso connesso un significato simbolico che afferma il trionfo dello spirito sulla carne, che convalida la promessa di Dio sulla resurrezione della carne, assicura il regno della beatitudine agli spiriti meritevoli ed è un inno alla gloria della madre di Dio. Nella chiesa di San Leonardo era conservata una tela di scuola napoletana, probabilmente 1500- 1600, che rappresenta la Vergine circondata dagli angeli che corre verso il Signore.
San Michele Il Mistero ricorda la ribellione a Dio di alcuni angeli capeggiati da Lucifero, che nel folle tentativo di uguagliarsi a lui in potenza, furono espulsi dal paradiso. Simboli evidenti sono la giusta punizione a cui non possono sottrarsi gli ingrati ed i superbi e la sicura protezione dal male sempre offerta da Dio a chi fida in lui. In basso l’inferno, in alto S. Michele in abito da soldato greco che regge una pesante catena segno di orgoglio represso mentre incalza con la spada sguainata, simbolo della giustizia, i ribelli e li spinge verso la bocca dell’Inferno (Apocalisse 12, 7). I diavoli intanto cercano di suscitare ilarità con gesti grossolani, chiamando ad alta voce e per nome gli amici, le autorità, i cittadini noti che capitano sotto i loro occhi, e questi se non fanno una offerta sono mandati…. all’inferno. L’atteggiamento grottesco e buffo dei diavoli nei due gruppi non è casuale, è un residuo vivo della cultura popolare medievale che non riusciva a separare le componenti spirituali da quelle comiche, ironiche e talvolta oscene, tanto comuni nei repertori dei giullari di corte. Ad una cinquantina di metri dal castello Monforte, dove è ora l’acquedotto si trovava la chiesa di S. Michele Arcangelo. Vi si cessò di officiare nel 1829. E’ inventariata già nel 1241 per ordine di re Federico II. La statua del santo è ora conservata nella chiesa di S. Antonio Abate.
San Nicola Il Mistero raffigura un miracolo compiuto da S. Nicola nei confronti di un fanciullo di Bari rapito alla propria famiglia da corsari saraceni e venduto come servo al re di Babilonia. Una sera, mentre il fanciullo stava servendo da bere al re, apparve S. Nicola che lo prese per i capelli e lo riportò in patria sotto lo sguardo stupito degli astanti. L’angelo che accompagna il Santo tiene in mano un libro con sopra tre sfere d’oro in ricordo del Vangelo donato a S. Nicola dall’Imperatore Costantino e della dote miracolosamente procurata da S. Nicola a tre giovani fanciulle per favorirne il matrimonio. In via S. Antonio Abate è presente, attualmente sconsacrata e ristrutturata per altri fini, una chiesa dedicata al santo. La statua del santo è adesso conservata nella chiesa di S. Antonio Abate.
Santissimo Cuore di Gesù Questo tredicesimo quadro, costruito dopo la seconda guerra mondiale riproduce una delle sei macchine mai uscite per le vie della città, ma ideata dal Di Zinno e conservata in bozza tra i suoi disegni. S. Giuseppe, la madonna con il bambino, seduti costituiscono la base. Il Mistero rappresenta l’Amore del Figlio di Dio per gli uomini, simboleggiato in alto da un cuore contenente le consonanti del nome ebraico di Gesù (Iehosua) e, sulla base, dalla Venuta di Gesù nel mondo (rappresentata da Giuseppe e Maria) “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Completano la rappresentazione quattro angeli dei quali due sorreggono il cuore e gli altri si porgono i fiori che vanno a costituire il cuore. Il bastone fiorito in mano a S. Giuseppe ricorda la tradizione dei Vangeli apocrifi, secondo la quale Giuseppe fu scelto come sposo di Maria dopo che il suo bastone fiorì miracolosamente.
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