LA SFILATA DEI MISTERI DI CAMPOBASSO - Storia e tradizioni - Anno Europeo del ...

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LA SFILATA DEI MISTERI DI CAMPOBASSO – Storia e tradizioni

                Periodo delle Crociate che amplifica, anche tra i popoli, il forte sentimento religioso che
                diventa unica forma di difesa da prepotenze e crudeltà del tempo.
  1000 - 1300
                In questo clima spirituale si sviluppano le sacre rappresentazioni che costituiscono lo
                strumento migliore per esprimere il sentimento religioso del periodo e diventano
                espressione dello spirito del Vangelo.

                Anche a Campobasso iniziano a fiorire le prime chiese romaniche (Sec. XI e XII) e le prime
                rappresentazioni sacre per spiegare in concreto, visivamente, attraverso la raffigurazione
                dei misteri, i momenti più importanti della chiesa e della fede.

                A questo periodo risale la chiesa di Santa Maria della Croce con la Confraternita ad essa
                legata che, anche nel nome, richiama lo spirito delle processioni dei flagellanti:
                Confraternita dei Crociati o dei Vattenti.

                Queste rappresentazioni a Campobasso sono conosciute con il nome originario di
                “Misteri”, che come ricorda uno studioso molisano del secolo scorso, “…Quelli che eran
                quivi in uso in tempi remoti, si disfacevano in ogni anno, ed in ogni anno del pari, variando
                di forme e di idee, si rifacevano da capo ed a spese che fornivano tre congregazioni laiche,
                da cui si traevano i protettori ed i maestri, che ne amministravano le rendite stanziate,
                per mantenerli e trasportarli il dì della festa, quella della maggiore solennità cristiana, il
                Corpus Domini (1264)” (L. A. Trotta: Reliquie dei Misteri del Molise – Muratori III, 1894).

                I Misteri della chiesa si rappresentavano, ovunque, portando a spalla barelle con sopra
                personaggi che raffiguravano momenti della fede dialogati con linguaggio ed argomenti
                popolari e che rispecchiavano direttamente gli umori, la vita e la fantasia del pubblico cui
                si rivolgevano.

                Fin dalle origini caratteristica dei Misteri di Campobasso è che si trattava non di
                rappresentazione dialogate ma mute. Più giusto è perciò chiamarli “quadri viventi”, in
                quanto quadri formati da persone che rappresentano momenti della vita della chiesa in
                posizioni fisse, in atteggiamenti mantenuti uguali per tutto il corso della processione.
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Nel ‘400, in un momento di fioritura nuova dell’arte, ci sono tentativi di dare ai quadri
              una forma più dignitosa, più decorosa e più stabile anche per evitare che possano scadere
1400 - 1500   in forme goffe.

              Per raggiungere questo obiettivo le confraternite del nord, formate da ricchi borghesi, si
              rivolgono ad artisti famosi.

              A Firenze l’incarico è affidato a Filippo Brunelleschi che inventa una macchina ramificata
              in modo da dare la possibilità, a chi vi prende parte, di assumere atteggiamenti diversi.

              Con le macchine di Brunelleschi compare per la prima volta il nome di “ingegno” che
              ancora oggi viene attribuito alle macchine campobassane.

              Nell’anno 1470 a Campobasso si dà avvio alla cerimonia dei 12 Apostoli.

              A Campobasso ci sono tre Confraternite che curano la processione del Corpus Domini.

              La più antica è la Confraternita dei Crociati, espressione della società contadina che
              caratterizza Campobasso nell’epoca in cui viene fondata la chiesa di Santa Maria della
              Croce. Tale confraternita si sviluppa successivamente in un clima di fermenti nuovi e le
              cui famiglie vanno via via differenziandosi dalla rimanente parte della popolazione e
              cominciano a prendere posizione nei confronti dei feudatari.

              Con la famiglia De Capoa, che succede alla famiglia Monforte che ha perduto i feudi per
              essersi schierata con i francesi nel ‘400, si apre una nuova chiesa fuori dalle vecchie mura,
              quella della Trinità. La data di questa chiesa è da tutti riportata al 1504. Attorno ad essa
              si forma la Confraternita dei Trinitari che rispecchia una situazione nuova rispetto a
              quella in cui si era sviluppata la Confraternita dei Crociati e vede in primo piano le famiglie
              che sono emerse in questo periodo e che avranno un peso nella vita di Campobasso.

              Oltre a queste c’è una terza Confraternita sorta intorno alla chiesa di S. Antonio Abate,
              che raccoglie per statuto gli “Idioti”, cioè gli illetterati; i capi della Confraternita vengono
              scelti però tra le famiglie influenti che hanno un peso nella vita cittadina.

              Anche gli artigiani, che iniziano ad affermarsi in questo periodo, si raccolgono in
              corporazione (Corporazione del Corpo di Cristo); sono numerosi e lo attesta il borgo dei
              Ferrari che da essi prende nome.

              Le confraternite sono in questo momento il mezzo attraverso il quale si esprimono
              interessi diversi e sono espressione di una vita civile attiva. La presenza nelle processioni,
              o meglio il posto che si occupa nello svolgimento di esse, indica anche il peso che si ha
              nella vita locale. Le processioni contese erano le due più importanti del tempo: quella del
              Venerdì Santo e quella del Corpus Domini.

              Le nuove famiglie che si vanno affermando e che hanno posti preminenti nella
              Confraternita dei Trinitari vogliono far sentire il loro peso di fronte a quelle che vantano
              la loro adesione alla Confraternita più antica, quella dei Crociati.

              I contrasti tra Crociati e Trinitari esplodono nel ‘500: durante le processioni ci sono
              tumulti, si spara con armi da fuoco, uomini dell’una e dell’altra fazione vengono feriti. I
              Trinitari vantano la nobiltà, i Crociati l’antichità. I Crociati non si danno per vinti ed
              ottengono dal Vescovo Carlo Carafa l’elevazione della chiesa a canonica, il che significava
              il diritto di precedenza nelle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini.
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In questo clima di contrasti fioriscono leggende di amori contrastati come quello di
Delicata Civerra e Fonzo Mastrangelo.

Intanto nel ‘500 venivano portate nella processione del Corpus Domini le faglie o
“ntorce”, quella dei coloni e quella degli artisti. Siamo arrivati al 1585: per la quaresima
si ha bisogno di un predicatore, il bisogno di pace si sente da più parti e la quaresima ne
offre l’occasione.

Per questo periodo c’è l’abitudine di far venire da fuori un predicatore: ci si rivolge a
Venafro ove i Cappuccini sono riuniti in capitolo provinciale. Da Venafro inviano Fra’
Geronimo da Sorbo la cui missione religiosa è coronata dalla pacificazione tra Crociati e
Trinitari (1587).

Ma la pace non è duratura tanto che tra il 1594 e il 1597 ci sono altri tumulti e lotte.
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Nel ‘600 il Regno di Napoli perde la sua indipendenza e diviene colonia della Spagna (Pace
       di Chateau Cambresis del 1559). La tendenza spagnola allo sfarzo dei costumi e
1600   all’esteriorità invade anche l’Italia e trova buon terreno in un secolo a questo
       predisposto: il Seicento. Nell’arte il barocco è espressione della tendenza alla
       magnificenza, al grandioso cui la presenza spagnola dà impulso.

       Le processioni del Corpus Domini acquistano a Campobasso ed anche altrove un
       carattere spettacolare sempre più vistoso.

       Altre pacificazioni si hanno ancora nel ‘600: nuove famiglie sono presenti in questi atti,
       nuove posizioni vengono conquistate. Prezzo della contesa è la partecipazione alle
       processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini.

       Alla fine si conviene che nella processione del Corpus Domini i quadri viventi devono
       essere 24, 6 per ogni confraternita. Quella di S. Antonio Abate li prepara ogni anno, le
       altre tre alternativamente. Così 12 sono i quadri viventi portati in processione ma quando
       tale processione, con la presenza dei quadri viventi, acquista maggiore solennità non si
       può dire con esattezza.

       In questo secolo si sentono anche gli effetti della riforma cattolica con la preoccupazione
       di evitare pratiche superstiziose, manifestazioni esasperate di dolore nei funerali e
       cercando di colpire anche alcune celebrazioni religiose che cominciano ad essere
       solamente spettacolo per far divertire la gente.

       Tanto si stava verificando anche per i Misteri che oramai stavano diventando
       rappresentazioni goffe e ridicole. Di questo si preoccupa il sinodo diocesano tenuto a
       Boiano nel 1629 che delibera che i quadri viventi non possano girare per le vie di
       Campobasso senza una preventiva approvazione da parte della curia vescovile.

       Le fonti dell’epoca ci raccontano di come la precessione del Corpus Domini durava per 7
       giorni, portandosi il Santissimo processionalmente per la città, e come in ogni
       processione (una al giorno per 7 giorni) ciascuna parrocchia portava la propria croce
       (Santa Maria Maggiore, San Giorgio, San Bartolomeo, San Mercurio, ecc.).

       Come si vede i ruoli sono ben stabiliti, secondo anche lo spirito del ’600, in cui sono
       rigorosamente fissati privilegi e preferenze. È segno anche questo di una maggiore
       stabilità nella vita cittadina e di uno sviluppo che porta problemi nuovi e nuove forme di
       organizzazione.
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Nel ‘700 le Confraternite sono tre e non si trova più menzione di quella del Corpo di Cristo
       sorta nel ‘500 in un particolare sviluppo della città.
1700
       Dalle fonti dell’epoca si ricava che Campobasso è ulteriormente progredita: la vicinanza
       dei tratturi continua a tener vivo il passaggio di gente e quindi l’attività commerciale
       (Stendardo: Stima della città di Campobasso. Carte feudali A.S. Campobasso).
       In tale periodo Campobasso è sede di 4 fiere: Fiera del SS. Nereo, Achilleo e Pancrazio dal
       1 al 10 Maggio; Fiera dei SS. Pietro e Paolo dal 28 Giugno al 5 luglio; Fiera di Santa Maria
       dal 7 al 14 Settembre; Fiera dei SS. Cosma e Damiano nel giorno del 27 Settembre.

       Le processioni continuano ad essere momenti molto importanti per la città in quanto la
       partecipazioni ad esse acquista un vero e proprio significato civile, cioè partecipazione
       all’amministrazione delle entrate e all’imposizione delle tasse.

       Nelle elezioni delle cariche locali non si fa menzione dalla Confraternita di S. Antonio
       Abate la cui funzione rimane relegata a quella della organizzazione dei 6 Misteri che, a
       differenza delle altre, girano ogni anno per le vie cittadine. La ragione è nel fatto che tale
       Confraternita è formata dagli illetterati che rappresentavano la massa di braccianti e
       contadini che nella nuova struttura sociale della città vengono emarginati. La loro
       presenza nella sfilata si ricollega all’origine della processione, cioè alla faglie (face) che
       venivano portate in segno di devozione verso i Santi protettori delle loro arti. I contadini
       portavano la Face di S. Isidoro, protettore dei campi. Tale posizione è conservata ancora
       oggi. C’era all’origine della processione un motivo augurale e propiziatorio.

       La situazione di progresso che si sta sviluppando fa sentire maggiormente il peso della
       struttura feudale che è ancora di intralcio ad iniziative ed attività. C’è un rinnovamento
       nella vita stessa del Molise: in molti paesi si lotta contro i feudatari e si stabilisce un più
       stretto collegamento tra intellettuali e problemi del tempo. Ci sono uomini come
       Francesco De Attellis, Anselmo Chiarizia, i fratelli Pepe e i Cuoco aperti alle idee di
       rinnovamento e alla lotta contro il feudalesimo. Alla morte del Duca Carafa (1727), che
       non lascia eredi, le famiglie più importanti di Campobasso, come si evince da un atto
       notarile del 1740, riescono a riscattare il feudo confiscato dal regio Fisco.

       L’acquisto del feudo da parte dei cittadini è l’ultimo atto attraverso cui le famiglie
       “gentili”, conquistano una posizione di netto predominio nella città. A testimonianza
       dello sviluppo che Campobasso ha raggiunto va citata l’elevazione a rango di città
       concessa dal Re Carlo III verso il 1755.

       È in questo periodo di fervore ed entusiasmo che Paolo Saverio Di Zinno forgia le nuove
       macchine che da allora porteranno i quadri viventi raffiguranti i Misteri per le vie della
       città. In risposta anche alle richieste della riforma cattolica, di evitare di lasciarli
       all’arbitrio delle Confraternite, si commissionano macchine stabili nella raffigurazioni,
       facendo in modo che fossero sempre gli stessi e che le persone avessero sempre gli stessi
       atteggiamenti.

       Anche in altre parti d’Italia i quadri viventi tendono a sparire, cedendo il posto a gruppi
       statuari, a quadri viventi spontaneamente messi insieme si sostituiscono quadri stabili,
       fissi. A Campobasso però la trasformazione non avviene attraverso statue; i quadri sono
       ancora viventi, stabili ma viventi.

       I Misteri sono conservati nelle tre chiese (S. Antonio Abate, S. Maria della Croce e SS.
       Trinità) che provvedevano alla processione. Dovevano essere 24, ma 6 non ressero alla
       prova.
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In seguito i Misteri resistono agli avvenimenti che sconvolgono il Regno di Napoli, ma non
       resistono al terremoto del 1805 che distrugge gran parte del Molise. Vengono
1800   danneggiate le chiese di S. Maria della Croce e della SS. Trinità e i loro ingegni vengono
       tutti portati nella chiesa di S. Antonio Abate da dove ogni anno riprendono il giro della
       città. Dei Misteri che si trovavano nella chiesa della Trinità solo due si salvano (S. Gennaro
       e San Rocco), mentre sono distrutte le macchine raffiguranti la SS. Trinità, la Madonna
       del Rosario, San Lorenza, Santo Stefano, Santa Maria della Croce ed il Corpo di Cristo,
       denominato dal popolo “Calicione” per il grosso calice che si trovava sulla macchina (C.
       De Luca – Ricordanze Patrie, Napoli 1856).

       Nonostante tale perdita, per tutto il secolo la processione dei Misteri continua a svolgersi
       ed ad interessare. Le cronache dell’epoca riferiscono che il re delle Due Sicilie
       Ferdinando II si reca a Campobasso per assistere alla sfilata.

       Dopo l’Unità d’Italia (1860) il clima politico cambia. Lo Stato italiano nasce in polemica
       con la chiesa, il papato non ne riconosce il potere e vieta ai cattolici di partecipare alla
       vita politica. Nella borghesia si diffonde un violento anticlericalismo e le autorità ufficiali
       assumono una posizione di diffidenza nei confronti delle processioni e di molte
       manifestazioni di carattere religioso.

       Ma la processione dei Misteri affonda le sue radici nel popolo e continua a svolgersi
       grazie alla sua partecipazione.

       Le cronache del tempo ci riferiscono che essa si inserisce nella economia locale,
       apportando grande afflusso di gente a Campobasso. In questo periodo sono i
       commercianti a farsi promotori della festa. Nel 1890 i forbiciai, che erano più di 200,
       vendono nella giornata del Corpus Domini tutta la loro produzione.

       Grazie a questo la processione continua per lungo tempo.

       Negli anni successivi, con le correnti del secolo nuovo, la cultura italiana si sprovincializza
       ed anche i Misteri cominciano a suscitare minore interesse, diventando un fatto solo di
1900   folklore che interessa i ricercatori di sagre e feste paesane. Ma i Misteri rimangono
       nell’animo del popolo campobassano e costituiscono il maggior polo di interesse per
       tutta la regione.

       L’Italia passa attraverso le dure prove della II guerra Mondiale. Nel periodo 1940-1945 in
       processione viene portato soltanto il Sacramento (A. Mancini – Scritti inediti, Biblioteca
       Provinciale Campobasso).

       Nel 1946 l’uscita dei Misteri per le strade dalla città segna il ritorno della speranza: non
       è solo un fatto di tradizione, non è solo un legame con il passato che ritorna, ma è segno
       di ripresa dopo la guerra.

       Ora la Sagra dei Misteri è giustamente diventata la sagra cittadina ed è organizzata dal
       Comune di Campobasso che tende ad allargarne sempre meglio il significato.
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Raffigurazione dei Misteri

Sant’Isidoro
Il significato simbolico del Mistero è la dedizione al lavoro agricolo, l’ipotetico committente la
Corporazione dei contadini. A Sant'Isidoro, patrono degli agricoltori, era dedicato un altare della
Chiesa di San Leonardo.
 Il Mistero raffigura il Santo, contadino presso il Cavaliere spagnolo Giovanni de Vergas, che
percuote il terreno con un bastone facendo scaturire acqua per saziare la sete del suo padrone.
Domina il Mistero un grosso cero sostenuto da tre angeli che rappresenta la Face dei coloni.
 La Face era costituita da un tronco di legno intonacato di cera con in cima un pezzo di legno acceso
che, simbolo di luce e quindi di vita, pare sia emblema della vera luce diffusa sulla terra con la
propagazione del cristianesimo. Sembra che a Campobasso esistessero due Faci all’ingresso dei
locali della Confraternita del Santissimo Sacramento che i campobassani guardavano con alta
devozione fin quasi alla superstizione. Le Faci precedevano i misteri durante la processione del
Santissimo ed erano costruite per la devozione degli agricoltori e degli artigiani. La Face degli
agricoltori, s’innalzava da un tronco d’albero circondato da muschio e da spighe e, durante la
processione, era accompagnata da pifferai e zampognari, mentre quella degli artigiani poggiava su
un piedistallo su cui due angeli dorati di legno sembravano sorreggerla e, durante la processione,
era accompagnata da suonatori di violino. Con il passare degli anni la Face degli artigiani cadde in
disuso, forse per volerne costruire tante quante erano le arti, mentre rimase per molto tempo
ancora quella degli agricoltori, i quali si opposero quando si tentò di eliminarla perché considerata
costumanza rozza e superata. I cittadini la bruciarono nottetempo ma per altre due volte gli
agricoltori la ricostruirono fino a quando vi rinunziarono dietro la promessa che il Di Zinno avrebbe
realizzato un Mistero per la Face con l’aggiunta di un miracolo di Sant'Isidoro, protettore degli
agricoltori.
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San Crispino
Il significato simbolico del Mistero è la dedizione al lavoro artigianale, l’ipotetico committente era
la Corporazione degli artigiani. Il soggetto rappresentato è San Crispino che, abbandonate le nobili
origini romane, predicò il Vangelo in Gallia e per vivere imparò a cucire scarpe. Mentre si trovava al
lavoro in compagnia di due aiutanti, gli apparvero tre angeli con in mano i simboli del futuro martirio
che avvenne sotto l’imperatore Massimiano (la spada segno della decapitazione, la palma, simbolo
del martirio, la corona, per i meriti del Santo).
A San Crispino, patrono dei calzolai, era dedicato un altare della Chiesa di San Leonardo.
Il Mistero di San Crispino sostituì la Face degli artigiani.
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San Gennaro
Il significato simbolico del Mistero è essere forti dinanzi alle avversità. Il Mistero raffigura San
Gennaro circondato da tre angeli dei quali uno porta le ampolle, a ricordo di quelle che tutt’oggi
conservano il sangue del Santo, e un altro una tabella con la scritta “Est nobis in sanguine vita” (Per
noi la vita è nel sangue). Il Santo è il patrono della città di Napoli, rappresentata sulla base del
Mistero dal Vesuvio e dal fiume Sebéto simboleggiato, come nelle antiche raffigurazioni, da un
vecchio disteso che tiene in mano una vanga.
Il personaggio che rappresenta il fiume Sebéto sul Mistero di San Gennaro è conosciuto nella
tradizione popolare come il Pezzente perché il suo aspetto (capelli lunghi, barba incolta, seminudità)
ricorda quello di un barbone.
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Abramo
Il significato simbolico del Mistero è l’obbedienza dovuta a Dio e all’importanza del porre fede in lui.
Il Mistero mostra Abramo che obbediente alla volontà di Dio, sta per sacrificare il suo unico figlio
Isacco quando un angelo del Signore gli ferma la mano che impugna il coltello e gli indica un ariete
da offrire in olocausto al posto di Isacco.
Sant’Antonio Abate
Il significato simbolico è sicuramente l’essere forti di fronte alle tentazioni.
Il Mistero Rappresenta le tentazioni subite da Sant' Antonio Abate ad opera di diavoli presenti sia
nella forma consueta (al di sopra e al di sotto del Santo) sia sotto la sembianze di leggiadra donzella.
Ai lati del Santo sono presenti due angeli che portano in mano, rispettivamente, un libro su cui arde
una fiamma e un bastone con un campanello. La fiamma rappresenta il fuoco da cui S. Antonio Abate
ha virtù di difenderci, il bastone è il simbolo della vita da eremita condotta dal Santo mentre il
campanello rammenta, con il suo squillo, l’invito alla preghiera.
Il diavolo posto in basso, fischia e ripete alla donzella: "tunzella tunzella, vietenn vietenn”.
L’interpretazione più plausibile per la donzella è che lei sia una ammaliatrice, un essere fornito di
doti diaboliche. Ella tende i lacci della seduzione con il voluttuoso movimento del ventaglio e con lo
sguardo dimesso che, in realtà, non va a terra, ma sullo specchio in cui si può vedere e cercare di
incontrare gli occhi del santo. Sembra che in passato la Donzella fosse impersonata da un ragazzo
effeminato (il cosiddetto “femminiello”) perché era disdicevole per una ragazza seria apparire da
sola in pubblico. Quando poi le ragazze furono ammesse ad impersonare questo ruolo, si diffusero
voci secondo cui la Donzella sarebbe rimasta incinta entro un anno e altre secondo cui sarebbe
rimasta zitella. In seguito si ritenne che invece la presenza sul mistero aprisse alla fanciulla la strada
al matrimonio. Nel passato era stabilito un premio per la donzella che sarebbe riuscita a non ridere.
Comune è anche affiancare al santo le fiamme quale espressione dell’ardore delle passioni da lui
sempre domate, motivo per cui in molti paesi, il 17 gennaio, in suo onore si è soliti accendere un
enorme fuoco propiziatore dell’aiuto dell’eremita contro le tentazioni. Molto probabilmente il
committente per questo mistero fu la confraternita di S.Antonio Abate.
Immacolata Concezione
Uno dei carri più complessi ed interessanti per valore artistico e simbolico.
Mira ad esaltare la virtù eccezionale di una donna nata senza peccato.
Un serpente, la croce e a reggere l’immacolata il globo terrestre fasciato dalle costellazioni dello
zodiaco e fatto roteare da un angelo (a rievocazione della credenza per cui gli angeli sono preposti
a regolare il movimento delle stelle) ed una mezza luna, simbolo della caducità dei beni terreni. Un
Angelo tiene sulla testa della vergine una corona di dodici stelle raffiguranti le dodici virtù di Maria
o anche i dodici apostoli. Punto centrale il simbolo della purezza.
Nella chiesa di San Bartolomeo c’era una statua in legno scolpito e dipinto dell’Immacolata,
probabilmente la prima opera del Di Zinno.
San Leonardo
Il significato simbolico del Mistero è l’importanza di difendere gli innocenti
San Leonardo, che nacque in Francia verso la fine del secolo V da una famiglia illustre, rifiutò la sua
vita agiata e come seguace di San Remigio si dedicò alla predicazione del vangelo. Fattosi monaco si
ritirò in una foresta, costruì un oratorio e diede vita ad un monastero. Qui morì in concetto di santità
per avere protetto le persone ingiustamente incarcerate; per questo è considerato il protettore dei
carcerati e sul Mistero è rappresentato mentre, circondato da tre angeli, soccorre due prigionieri
guardati a vista da un alabardiere.
Nella chiesa di S. Leonardo è custodito un dipinto del Santo di scuola napoletana.
San Rocco
Il Mistero raffigura S. Rocco che appare ad un appestato mostrandogli la propria piaga pestifera
mentre un angelo sorregge il bordone (bastone da pellegrino) e un altro una tabella su cui è scritto
“Rochum invoca et sanus eris” (Invoca S. Rocco e sarai guarito). Il significato simbolico è l’importanza
di confortare gli ammalati
Il Di Zinno affida ad un semplice bastone la funzione di reggere il gruppo aereo.
S. Rocco nato in una nobile famiglia francese, alla morte dei genitori vendette i suoi beni e partì
pellegrino per l’Italia dove guarì numerosi appestati. Durante il viaggio di ritorno in patria, mentre
si trovava in un luogo deserto, si ammalò e riuscì a sopravvivere grazie al cibo portatogli da un cane.
Rientrato in patria fu arrestato con l’accusa di essere una spia e morì in carcere colpito dalla peste.
“A capo della piazza del mercato” c’era la Chiesa di S. Rocco in cui durante le fiere il mastrogiurato
amministrava la giustizia.
L’Assunta
Il Mistero raffigura l’Assunzione al Cielo della Vergine Maria in anima e corpo. Sulla base c’è la tomba
scoperchiata custodita da un angelo mentre altri quattro angeli circondano la Vergine che, accolta
da Gesù, viene assunta in Cielo.
L’Assunta è uno dei gruppi che con quello dell’immacolata potrebbe spiegare la parola “mistero”. E’
questo uno dei fondamentali dogmi della religione cattolica: L’Assunzione in cielo in anima e corpo
di Maria. Resta tuttavia ad esso connesso un significato simbolico che afferma il trionfo dello spirito
sulla carne, che convalida la promessa di Dio sulla resurrezione della carne, assicura il regno della
beatitudine agli spiriti meritevoli ed è un inno alla gloria della madre di Dio.
Nella chiesa di San Leonardo era conservata una tela di scuola napoletana, probabilmente 1500-
1600, che rappresenta la Vergine circondata dagli angeli che corre verso il Signore.
San Michele
Il Mistero ricorda la ribellione a Dio di alcuni angeli capeggiati da Lucifero, che nel folle tentativo di
uguagliarsi a lui in potenza, furono espulsi dal paradiso. Simboli evidenti sono la giusta punizione a
cui non possono sottrarsi gli ingrati ed i superbi e la sicura protezione dal male sempre offerta da
Dio a chi fida in lui.
In basso l’inferno, in alto S. Michele in abito da soldato greco che regge una pesante catena segno
di orgoglio represso mentre incalza con la spada sguainata, simbolo della giustizia, i ribelli e li spinge
verso la bocca dell’Inferno (Apocalisse 12, 7). I diavoli intanto cercano di suscitare ilarità con gesti
grossolani, chiamando ad alta voce e per nome gli amici, le autorità, i cittadini noti che capitano
sotto i loro occhi, e questi se non fanno una offerta sono mandati…. all’inferno. L’atteggiamento
grottesco e buffo dei diavoli nei due gruppi non è casuale, è un residuo vivo della cultura popolare
medievale che non riusciva a separare le componenti spirituali da quelle comiche, ironiche e talvolta
oscene, tanto comuni nei repertori dei giullari di corte.
Ad una cinquantina di metri dal castello Monforte, dove è ora l’acquedotto si trovava la chiesa di S.
Michele Arcangelo. Vi si cessò di officiare nel 1829. E’ inventariata già nel 1241 per ordine di re
Federico II. La statua del santo è ora conservata nella chiesa di S. Antonio Abate.
San Nicola
Il Mistero raffigura un miracolo compiuto da S. Nicola nei confronti di un fanciullo di Bari rapito alla
propria famiglia da corsari saraceni e venduto come servo al re di Babilonia. Una sera, mentre il
fanciullo stava servendo da bere al re, apparve S. Nicola che lo prese per i capelli e lo riportò in patria
sotto lo sguardo stupito degli astanti. L’angelo che accompagna il Santo tiene in mano un libro con
sopra tre sfere d’oro in ricordo del Vangelo donato a S. Nicola dall’Imperatore Costantino e della
dote miracolosamente procurata da S. Nicola a tre giovani fanciulle per favorirne il matrimonio. In
via S. Antonio Abate è presente, attualmente sconsacrata e ristrutturata per altri fini, una chiesa
dedicata al santo. La statua del santo è adesso conservata nella chiesa di S. Antonio Abate.
Santissimo Cuore di Gesù
Questo tredicesimo quadro, costruito dopo la seconda guerra mondiale riproduce una delle sei
macchine mai uscite per le vie della città, ma ideata dal Di Zinno e conservata in bozza tra i suoi
disegni. S. Giuseppe, la madonna con il bambino, seduti costituiscono la base.
Il Mistero rappresenta l’Amore del Figlio di Dio per gli uomini, simboleggiato in alto da un cuore
contenente le consonanti del nome ebraico di Gesù (Iehosua) e, sulla base, dalla Venuta di Gesù nel
mondo (rappresentata da Giuseppe e Maria) “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Completano
la rappresentazione quattro angeli dei quali due sorreggono il cuore e gli altri si porgono i fiori che
vanno a costituire il cuore. Il bastone fiorito in mano a S. Giuseppe ricorda la tradizione dei Vangeli
apocrifi, secondo la quale Giuseppe fu scelto come sposo di Maria dopo che il suo bastone fiorì
miracolosamente.
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