I SACRAMENTI DI GUARIGIONE L'UNZIONE DEI MALATI - Ministri Straordinari della Comunione - Diocesi di Verona
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I SACRAMENTI DI GUARIGIONE L’UNZIONE DEI MALATI Ministri Straordinari della Comunione Aggiornamento 2018-2020 Don Gianni Naletto Ufficio Diocesano Pastorale della Salute Direttore
IL TRITTICO DEI SACRAMENTI Al centro si erge, predominante, la croce. Ai piedi del crocifisso, ci sono Maria affranta, sostenuta da Giovanni, e le pie donne. In fondo, un sacerdote celebrante, eleva l'ostia dopo la consacrazione, a indicare che il sacrificio della croce viene CIAO riattualizzato nella celebrazione eucaristica sotto le specie del pane e del vino. Rogier van Der Weyden – XV sec. Anversa, Koninkliik Museum voor Schone Kunsten
La pala di sinistra Nel riquadro di sinistra, che mostra una cappella laterale, sono rappresentati i sacramenti del Battesimo, della Cresima, amministrata dal Vescovo, e della Penitenza.
La pala di destra In quello di destra, invece, vengono rappresentati i sacramenti dell'Ordine, amministrato ancora dal Vescovo, del Matrimonio e dell’Unzione degli infermi.
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA 250. Come si distinguono i Sacramenti della Chiesa? 1210-1211 Si distinguono in: * Sacramenti dell'iniziazione cristiana * Sacramenti della guarigione * Sacramenti al servizio della comunione e della missione Essi toccano i momenti importanti della vita cristiana. Segno della presenza del Signore che si fa presente nei momenti significativi della vita, per coprire tutto l’arco della nostra esistenza, dal nascere al morire. Tutti i Sacramenti sono ordinati all'Eucaristia «come al loro specifico fine» (san Tommaso d'Aquino).
I SACRAMENTI DI GUARIGIONE 295. Perché Cristo ha istituito i Sacramenti della Penitenza e dell'Unzione degli infermi? 1420-1421; 1426 Cristo, medico dell'anima e del corpo, li ha istituiti perché la vita nuova, donataci nei sacramenti dell'iniziazione cristiana, può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato. Perciò Cristo ha voluto che la Chiesa continuasse la sua opera di guarigione e di salvezza mediante questi due sacramenti.
DUE PASSAPORTI “Tutti quelli che nascono – scrive Susan Sontag in un libro sul cancro – hanno una doppia cittadinanza: nel regno dello star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino dell’altro paese”. (Susan Sontag – filosofa, scrittrice statunitense, 1933-2004)
UNA VITA A DUE LATI Viviamo in una società che enfatizza la salute, la bellezza, la giovinezza, il * UNO DIURNO benessere e ci è quindi piuttosto * E UNO NOTTURNO disturbante pensare ai “rovesci della medaglia” che pure fanno parte della vita: la malattia, il dolore, l’handicap, la vecchiaia… essi ci richiamano un po’ troppo da vicino un personaggio scomodo e che tendiamo a rimuovere e dimenticare: la morte. Salute e malattia sono come due lati della nostra vita: diurno il primo e notturno il secondo.
IL VERSANTE “NOTTURNO” Della malattia prima o poi tutti facciamo esperienza: ci ammaliamo noi stessi o le persone che più amiamo. Quando “viene a farci visita” notevoli sono le conseguenze a livello sia comportamentale che relazionale e vanno in crisi i rapporti con se stessi, con gli altri, con il mondo circostante e, non di rado, si mette in discussione anche il nostro rapporto con Dio.
LA MALATTIA… Interrompe e disorganizza, più o meno bruscamente, l’abituale ritmo di vita. Modifica posizioni professionali e altera relazioni familiari ritenute sicure. Mette a confronto con il proprio limite e si sperimenta un senso di impotenza e di dipendenza. Pone domande forti sulla propria vita e il suo senso: * Il passato viene riletto e spesso è fonte di sensi di colpa. * Il presente è vissuto con angoscia, insicurezza. * Il futuro non è più fonte di investimento ed entra in crisi la speranza.
I COMPAGNI DI VIAGGIO A confrontarsi con la malattia e la sofferenza non è solo il malato: è anche il medico, l’infermiere, i famigliari, gli amici, i volontari, i Ministri della Comunione. Si crea un insieme di persone inserite in uno stretto e coinvolgente sistema di relazioni i cui influssi sono reciproci: Gli atteggiamenti di coloro che assistono e accompagnano, possono condizionare il malato e il suo modo di vivere la malattia. E, d’altra parte, l’atteggiamento del malato avrà un effetto sulle persone che lo circondano, sulle loro emozioni e sulla stessa relazione con lui. Non si può comprendere il vissuto psicologico della persona malata, se non si fa attenzione all’intreccio di relazioni e dei vissuti che viene a crearsi.
L’UNZIONE DEI MALATI In questa dinamica di intreccio, di dialogo e di relazione si inserisce il Sacramento dell’Unzione dei Malati. Dio, si fa compagno di viaggio e affianca l’uomo segnato dalla malattia e dalla sofferenza attraverso il sacramento dell’Unzione.
PERCHE’ PARLARE DI QUESTO SACRAMENTO “La celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli infermi ha conosciuto nella prassi pastorale recente, in particolare a motivo del rinnovamento teologico promosso dal Concilio Vaticano II, una rinnovata attenzione. Da Sacramento che segna il passaggio da questa all’altra vita, perciò legato al momento della morte, è maturata la sua comprensione come sacramento che accompagna la vita in un suo momento particolare, critico, com’è quello della malattia. Questo processo di maturazione non manca tuttavia di incontrare difficoltà ad ad essere pienamente recepito nella prassi pastorale.
CHIESTA E DATA ANCORA IN “EXTREMIS” Anche se abbiamo capito che non si dice più «Estrema Unzione» ma «Unzione dei Malati», tuttavia permane la prassi di una sua celebrazione privata, vissuta in “extremis”, quando chi riceve il sacramento è in condizione di scarsa, se non nulla, consapevolezza e il sacramento sembra “dato” soprattutto per assecondare uno scrupolo dei congiunti.
IL RISCHIO DELLA “BANALIZZAZIONE” Accanto a significative esperienze di accompagnamento dei malati in contesto di fede e di vita comunitaria, dove trova adeguata collocazione la celebrazione del Sacramento dell’Unzione, si è conosciuta anche una sua “banalizzazione” che lo ha fatto diventare sacramento dato a tutti, in celebrazioni comunitarie, senza una esplicita richiesta e un adeguato discernimento delle condizioni per la sua celebrazione.
NECESSITA ADEGUATA CATECHESI Ecco allora l’esigenza di pensare a fondo la verità di questo Sacramento, perché sia celebrato e vissuto con consapevolezza e disponibilità - come evento di grazia - in un tempo particolare della vita. Chi ne parla Quanto se ne parla Come se ne parla Dove se ne parla
DUE TESTI All'interno del Nuovo Testamento abbiamo due testi che in modo esplicito trattano il tema dell'unzione dei malati: Mc 6,6b-13 e Gc 5,13-16.
Mc 6,6b-13 6b "Gesù andava per i villaggi, insegnando. 7 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8 E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10 E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». 12 E partiti, predicavano che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano".
Gc 5,13-16 13 "Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi. 14 Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. 15 E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. 16 Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza".
MA SAREBBE RIDUTTIVO SE… Ma sarebbe riduttivo se li leggessimo solo come testi “istitutivi” del sacramento dell’unzione degli infermi. Vanno piuttosto considerati come “tracce” dell’agire della comunità a favore dei malati, che si esplica anche nel rito dell’unzione degli infermi, prassi che vediamo, in questi testi, essere attestata fin nella primitiva comunità cristiana. Occorre leggere questi gesti di Gesù, che la Comunità prolunga nel tempo, in un contesto più grande.
E’ NECESSARIO UNO SGUARDO PIÙ AMPIO Collocare i due testi sull’unzione dei malati nel più ampio orizzonte della cura di Gesù per i sofferenti, poveri ed esclusi, permette di di non perdere di vista che il ministero di guarigione e di liberazione dal male di Gesù, è sempre legato all’annuncio del Regno di Dio che si sta realizzando in lui. Tenendo presente questo orizzonte è possibile comprendere la cura di Gesù verso i malati, come qualcosa di più di una semplice preoccupazione assistenziale ma la sua attività va collocata in un corretto contesto di fede, di offerta di salvezza, di annuncio di una Parola che chiama a conversione e adesione a Lui.
GUARIGIONE E FEDE Questo legame tra guarigione e fede nell’opera di Gesù porta anche, come conseguenza attuale per il sacramento dell’unzione degli infermi, il superamento di una visione magica o quasi automatica di quanto si opera nel malato e nella comunità ecclesiale. La Comunità è chiamata a vivere la celebrazione dell’unzione in un’ottica di fede come sacramento che celebra la vicinanza salvifica di Dio ad ogni uomo segnato nel corpo e nello spirito, dalla malattia e, talora, anche dal peccato, e che invoca dal Signore la forza per affidarsi a Lui, riscoprire le relazioni coi fratelli, aprirsi alla speranza.
UNA CORRETTA COMPRENSIONE Questo permette di comprendere, allora, come sia importante che la salvezza offerta dall’unzione dei malati non sia semplicemente la guarigione fisica, o la restituzione di un corpo sano, quanto quella realtà di salvezza in senso ampio in cui tutte le dimensioni della persona, entrano in gioco (dimensione fisica, psicologica, spirituale, che comporta il riattivarsi delle relazioni sociali con gli altri, con il mondo, con Dio...). QUINDI non solo “guarigione” ma piena riabilitazione a pieno titolo a una vita di relazione e di servizio v La Suocera di Pietro…. E si mise a servirli v Il Cieco di Gerico….E si mise a seguirlo v La guarigione dei lebbrosi….”Andate a presentarvi “
EVITARE ECCESSI OPPOSTI Di conseguenza vanno evitati i due eccessi opposti: pensare come effetto primario del sacramento la guarigione biologica del malato quasi che, se non avvenisse la guarigione fisica, lo stesso sacramento sarebbe privo di valore; o viceversa la spiritualizzazione estrema della salvezza, proiettata solo nel rafforzamento della speranza e del coraggio per affrontare la sofferenza in attesa del compiersi della vita.
ALLA LUCE DELLA PASQUA Accanto a questi due testi di Marco e di Giacomo che ci danno traccia del mandato di Gesù affidato ai discepoli e di una prassi consolidata già nella primitiva comunità cristiana, va ricordato che per il Nuovo Testamento e per la fede cristiana il senso della sofferenza e il limite che la malattia annuncia, trovano il loro pieno significato nella Pasqua di Gesù.
DALLA RESISTENZA ALLA RESA È il suo modo di vivere la passione e la morte, come affidamento al Padre nella fedeltà alla missione che ha segnato la sua vita, a dare pieno valore alla sofferenza e al morire. In forza di Gesù Cristo e in unione con Lui a tutti è dato di vivere la vita in ogni sua esperienza, compresa la sofferenza e la morte, affidandosi al Padre e attendendo il compimento della sua promessa. Nell’affidamento a Gesù e «alla sua scuola» è possibile imparare da Lui e a vivere con Lui il sentimento della resistenza (“Padre, se possibile passi da questo calice”) e della resa (“Ma non la mia, la tua volontà sia fatta”).
“PADRE, SIA FATTA LA TUA VOLONTA’” “Padre, la fedeltà al tuo disegno di amore per gli uomini, per il quale ho deciso di impegnarmi con te, ha scatenato ciò che né io né tu volevamo: il rifiuto e l'odio. Per portarlo a compimento, capisco che non c'è altro modo che quello di amarli fino in fondo, a costo di lasciarmi sopprimere da loro. Solo questa fedeltà estrema, che è amore estremo, li potrà convincere del tuo e del mio amore e li potrà strappare dalla spirale di odio e di aggressività nella quale si trovano. Io A grido tuBo il mio dolore, la mia paura di morire e A chiedo, se ancora c'è qualche possibilità, di risparmiarmi la morte, di intervenire a mio favore. Ma se il tuo amore deve manifestarsi in questa forma, allora io A riconfermo la mia estrema disponibilità, ma nello stesso tempo riaffermo la mia totale fiducia in te che sei Padre, e che non mi abbandonerai nella morte”. (Don Andrea Gaino – Catechesi sul Padre Nostro)
SULL’ESEMPIO DI GESU’ La fede fondata sull’esperienza pasquale e il rimando allo stile di Gesù ha guidato la prassi della chiesa nascente, maturando la consapevolezza di come va vissuta la malattia e di come vanno avvicinate le persone ammalate. Dando corso alla missione data da Gesù ai suoi discepoli (Lc 9,1- 2.10,8-9) e attestata come comando del Signore Risorto (Mc 16,15-20), la comunità cristiana ha compreso fin dagli inizi la vicinanza ai malati e la loro guarigione quali “SEGNI” della presenza del Regno. Questa vicinanza si è resa manifesta in un gesto specifico, che bene è testimoniato nella lettera di Giacomo (Gc 5,13-16). Da qui è maturata la consapevolezza di una grazia particolare data dal Signore per vivere evangelicamente la malattia e l’approssimarsi alla morte.
IN UNA DIMENSIONE ECCLESIALE La Chiesa sa che proprio nella vicinanza ai malati si attua la sua missione di comunità che annuncia e vive la speranza escatologica. Questo dato è essenziale per comprendere come vivere oggi la malattia e come avvicinare oggi chi è nella malattia. «In una situazione in cui l’uomo sperimenta nel proprio corpo le minacce radicali pendenti sulla sua vita, la preghiera e l’unzione della comunità ecclesiale diventano il segno della vicinanza di Dio, che salva e rinvigorisce la vita. In tal modo la Chiesa assolve la sua missione di annunciare, alla sequela di Gesù che si prese particolarmente cura dei malati, il vangelo dell’avvento della salvezza di Dio»
L’EVOLUZIONE DEL SACRAMENTO Prima del III secolo non si hanno testimonianze certe e chiare sull’Unzione sacramentale, sia perché la sua pratica era facoltativa sia perché, in generale, questo primo periodo della storia cristiana era caratterizzato dall’improvvisazione dei testi e dei riti. A partire dal III secolo diverse fonti consentono di ricostruire una prassi che man mano si va consolidando e uniformando, Si tratta per lo più di formule di benedizione dell’olio, di interventi di papi o vescovi e di sermoni; di prescrizioni diverse riguardanti l’olio, chi poteva amministrare e chi poteva ricevere, quali tipi di malattie, quali parti del corpo potevano essere unte. Fino ad arrivare, nell’VIII secolo, alla nascita dei rituali.
A partire dall’VIII secolo cominciano a diffondersi vari rituali, che sono andati evidenziando una sorta di analogia tra i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia) e quelli del compimento della stessa (Penitenza, Unzione, Viatico). Ormai la condizione per ricevere il sacramento è il pericolo imminente di morte e il suo scopo è preparare i moribondi al trapasso e alla gloria, togliendo la debolezza spirituale lasciata dal peccato dopo la Penitenza. L’effetto è, dunque, la remissione dei peccati e il sollievo dell’infermità spirituale, mentre la guarigione corporale, se non è completamente assente, è vista solo una remotissima possibilità, nel caso in cui convenga alla salvezza dell’anima.
L’ESTREMA UNZIONE NEL CONCILIO DI TRENTO Nel XVI secolo l’ondata protestante mise in discussione, tra l’altro, i sacramenti della Chiesa, stimolando nella controparte cattolica la necessità di un pronunciamento magisteriale ufficiale, che si concretizzò nel Concilio di Trento (1545-1563). A proposito dell’Estrema Unzione si indicava: v l’origine (nel testo di Gc) v la materia (olio d’oliva benedetto dal vescovo) v la forma (unzione degli occhi, orecchie narici, bocca, mani, piedi e reni) v la formula («Per questa santa unzione…») v il ministro (sacerdote) v il destinatario (infermo di cui si teme la morte), v l’effetto (salute della mente e, se giova all’anima, anche quella del corpo)
LA DISCIPLINA DELL’ESTREMA UNZIONE NEL CIC DEL 1917 Il Codice di Diritto Canonico del 1917, nel suo intento di raccogliere, rivedere e riordinare le varie leggi canoniche sparse nelle diverse fonti, riguardo all’Unzione sacramentale si limitò a prendere atto delle consuetudini già vigenti in ambito dottrinale e liturgico, e le fissò a livello normativo e disciplinare negli undici canoni (937-947) che costituiscono il titolo V della I parte del libro III, dedicata ai sacramenti. … La ratifica a livello giuridico di tutte queste prescrizioni già in uso nella prassi liturgica costituisce il momento culminante e riassuntivo del lungo processo che, nel corso dei secoli, ha stravolto radicalmente il senso originario dell’Unzione sacramentale. Consacrata ormai definitivamente come il sacramento dei moribondi, essa è stata così vissuta e praticata fino agli scorsi decenni, quando finalmente qualcosa cominciò a cambiare.
L’UNZIONE DEGLI INFERMI NEL CONCILIO VATICANO II E NEL CIC DEL 1983 Il primo significativo passo in avanti operato in tal senso dal Concilio fu il cambiamento dello stesso nome. Dopo aver esposto i Principi generali per la riforma e l’incremento della sacra liturgia (cap. I) e trattato del Mistero eucaristico (cap. II), nel capitolo dedicato agli Altri sacramenti e sacramentali (cap. III) la Sacrosanctum Concilium apre il paragrafo sull’unzione proprio affermando che essa «può essere chiamata anche e meglio “unzione degli infermi”». Seconda sottolineatura da tenere presente è che il sacramento dell’Unzione non è l’unico modo per esprimere la presenza accanto alla persona segnata dalla malattia e dalla sofferenza, ma è un momento qualificante di una attenzione complessiva della Chiesa che va sotto il nome di “cura pastorale”, in cui la solidarietà ecclesiale annuncia e celebra la solidarietà di Cristo con i malati.
LA CELEBRAZIONE NEL NUOVO RITUALE Titolo del Nuovo Rituale: Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi Il sacramento dell’unzione è un momento qualificante di questa cura pastorale, in cui la solidarietà ecclesiale annuncia e celebra la solidarietà di Cristo con i malati. I riti che il libro liturgico prevede v visita con la Comunione portata agli infermi (cap. I) v il rito dell’Unzione degli infermi celebrato per uno o pochi malati (cap. II) v o in una grande assemblea (cap. III) v il rito per conferire il Viatico (cap. IV) v quello per conferire i sacramenti ad un infermo in pericolo di morte (in particolare, il rito continuo della Penitenza, Unzione e Viatico (cap. V) v il rito per dare la Confermazione in pericolo di morte (cap. VI) v per giungere infine alle preghiere di «raccomandazione dei moribondi» (cap. VII)
QUALI CAMBIAMENTI? Oltre a suggerire il cambiamento del nome da «estrema unzione» a «unzione degli infermi» la Costituzione sulla Liturgia del Concilio Vaticano II ha richiesto alcuni mutamenti nella celebrazione dell’Unzione: 74. IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA - Oltre i riti distinti dell’unzione degli infermi e del viatico, si componga anche un «rito continuato», nel quale l’unzione sia conferita al malato dopo la confessione e prima del viatico. 75. ORAZIONI DIVERSE PER SITUAZIONI DIVERSE - Il numero delle unzioni sia riveduto tenendo conto delle diverse situazioni, e le orazioni che accompagnano il rito dell’unzione degli infermi siano adattate in modo da rispondere alle diverse condizioni dei malati che ricevono il sacramento. Modifiche decretate da Paolo VI - il cambiamento della formula dell’unzione, la possibilità di usare anche altro olio vegetale oltre all’olio di oliva e la riduzione del numero delle unzioni (in via ordinaria, solo due, una sulla fronte e una sulle mani).
IL RITO La celebrazione, nella forma ordinaria del rito, si struttura in quattro parti, come di consueto avviene in tutte le celebrazioni dei sacramenti dopo il Vaticano II: v i riti iniziali - saluto, accoglienza, aspersione con l’acqua v la lettura della Parola - se opportuno breve omelia v i riti dell’unzione – TRE GESTI v i riti di conclusione – preghiera del Padre Nostro v Benedizione finale
TRE GESTI FONDAMENTALI Il primo è un gesto orante, espressione di tutta la Chiesa: include una preghiera litanica di intercessione e l’imposizione delle mani in silenzio sul capo di ciascun infermo, da parte del sacerdote (se anche altri sacerdoti sono presenti, possono associarsi al gesto). Il secondo gesto riguarda l’olio e prevede un rendimento di grazie su di esso oppure, se non fosse già stato benedetto, una preghiera di benedizione. Il terzo gesto consiste nell’unzione fatta sulla fronte e sulle mani dell’infermo (pensare e agire della persona).
LA NUOVA FORMULA DELL’UNZIONE «Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. R. Amen. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi. R. Amen». Nella condizione di grave infermità, che ci espone al rischio di allontanarci da Dio, la nostra fragilità fa sentire anche un bisogno di riconciliazione e fa appello alla misericordia perdonante di Dio. A maggior ragione, quindi, vivere cristianamente questa condizione significa mettersi nelle mani di Dio, con tutta la propria debolezza ed in quanto peccatori affidarsi alla sua misericordia.
Complessivamente, al gesto dell’unzione si arriva avendo assunto - UN ATTEGGIAMENTO PENITENZIALE (NEI RITI INIZIALI), - DI FIDUCIA (RICHIAMATA DALLA LETTURA DELLA PAROLA DI DIO) - E DI PREGHIERA INVOCATIVA (NEI GESTI CHE PRECEDONO L’UNZIONE); L’UNZIONE CONDENSA IN SE’ TUTTI QUESTI ATTEGGIAMENTI IN UN GESTO CHE, A SUA VOLTA, ESPRIME CURA, VICINANZA, SOLIDARIETÀ, COMPASSIONE. Il gesto si conclude con una orazione che 2ene conto delle possibili diverse condizioni in cui si trova l’infermo
O Gesù, nostro Redentore con la grazia dello Spirito Santo, conforta questo nostro fratello, guarisci le sue infermità, perdona i suoi peccati, allontana da lui le sofferenze dell'anima e del corpo, e fa' che ritorni al consueto lavoro in piena serenità e salute. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. R. Amen.
Signore Gesù Cristo, che ti sei fatto uomo per salvarci dal peccato e dalle malattie guarda con bontà questo nostro fratello che attende da te la salute del corpo e dello spirito: nel tuo nome noi gli abbiamo dato la santa Unzione, tu donagli vigore e conforto, perché ritrovi le sue energie, vinca ogni male e nella sua presente sofferenza si senta unito alla tua passione redentrice. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. R. Amen.
Per una persona anziana: Guarda con bontà, Signore, questo nostro fratello che ha ricevuto con fede la santa Unzione, sostegno alla debolezza della sua tarda età; confortalo nel corpo e nell'anima con la pienezza del tuo Santo Spirito, perché sia sempre saldo nella fede, sereno nella speranza e lieto di dare a tutti testimonianza del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. R. Amen.
Per un infermo in grave pericolo: Signore Gesù, redentore del mondo, che hai preso su di te i nostri dolori e hai portato nella tua passione le nostre sofferenze, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo per il nostro fratello infermo: donagli fiducia e ravviva la sua speranza perché sia sollevato nel corpo e nello spirito. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. R. Amen.
Per un agonizzante: Padre clementissimo, che conosci il cuore degli uomini e accogli i figli che tornano a te, abbi pietà del nostro fratello N. nella sua agonia; fa' che la santa Unzione con la preghiera della nostra fede lo sostenga e lo conforti perché nella gioia del tuo perdono si abbandoni fiducioso tra le braccia della tua misericordia, Per Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, che ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna, e vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli. R. Amen.
DA METTERE IN LUCE: Il contesto pastorale più ampio in cui si colloca la celebrazione fa si che anch’essa possa diventare espressione del coinvolgimento della comunità cristiana nella cura degli infermi. Perciò si auspica la partecipazione alla celebrazione da parte dei fedeli, in particolare dei familiari del malato e di coloro che svolgono un servizio specifico di cura nei loro confronti. Addirittura si prevede la celebrazione del sacramento all’interno di una grande assemblea di fedeli radunati in occasione di «pellegrinaggi, convegni diocesani, o parrocchiali»
DA METTERE IN LUCE: Inoltre questo sacramento è legato alla preghiera della fede (cfr. Gc 5,): in esso si esprime e si manifesta la fede della Chiesa e anche del malato. Quest’ultimo è coinvolto non come semplice destinatario del sacramento, ma come soggetto attivo, chiamato a ravvivare e confermare insieme alla Chiesa quella fede da cui si attinge la salvezza; egli si fa anche testimone per tutti di un affidamento al Signore che solo può sanare e salvare la nostra vita.
SUL PIANO RITUALE Questa unzione non si presenta più solamente come il sacramento dei moribondi, dato in extremis, ma come il sacramento dei malati, cioè di «quei fedeli, il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia»; perciò l’unzione si può anche ripetere, se la malattia subisce un aggravamento. La formula precedente accentuava il tema del completamento del cammino penitenziale del moribondo. La nuova formula, invece, orienta la lettura del senso del sacramento attraverso i verbi «aiutare, salvare, sollevare» (senza escludere il liberare dai peccati), facendo riferimento all’intervento della grazia del Signore che aiuta ad affrontare vittoriosamente la malattia.
IL LINGUAGGIO Il linguaggio rituale tende a considerare sempre l’unità psicofisica della persona, anche se usa una terminologia che distingue corpo, anima e spirito. Le preghiere proposte invocano da Dio una salute che è «del corpo e dello spirito», o anche un conforto che giunge «nel corpo e nell’anima». Olio - sostanza con capacità curative e lenitive – aspetto corporale; La preghiera della fede - aspetto spirituale; I verbi - “aiutare, salvare, sollevare” hanno un significato comprensivo dell’aspetto fisico e spirituale, anche in prospettiva escatologica; il perdono dei peccati - rimanda pure alla dimensione spirituale della persona malata.
IL MINISTRO Infine occorre precisare che il rito ribadisce la dottrina tridentina secondo cui il «ministro proprio dell’Unzione degli infermi è il sacerdote soltanto», intendendo con questo termine i vescovi e i presbiteri; sono esclusi quindi i diaconi o anche altri ministri dall’esercizio di una eventuale ministerialità “straordinaria”
IL DONO DELLO SPIRITO SANTO «Questo sacramento conferisce al malato la grazia dello Spirito Santo; tutto l’uomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l’ansietà della morte; egli può così non solo sopportare validamente il male, ma combatterlo, e conseguire anche la salute, qualora ne derivasse un vantaggio per la sua salvezza spirituale; il sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale del cristiano»
SI PROLUNGA NEL TEMPO LA MISSIONE AFFIDATA DA GESU’: ANNUNCIATE LA PAROLA E CURATE GLI INFERMI Rispetto alla condizione di infermità la Chiesa non potrebbe semplicemente limitarsi ad offrire un sacramento, ma è chiamata a dare anzitutto e in modo continuativo un apporto di vicinanza solidale, di assistenza e di cura. Ma vale anche l’opposto: di fronte alla condizione dei malati la Chiesa non compie semplicemente un’opera di misericordia corporale, ma annuncia e celebra nell’atto sacramentale la salvezza completa e definitiva che solo in Cristo è avvenuta e che solo dall’unione con Lui può essere partecipata a noi nelle nostre infermità.
IN QUESTO MODO LA CHIESA E IL MALATO LA CHIESA esprime la propria cura nei confronti dell’infermo attraverso il gesto umanissimo di posare la mano sul corpo del malato per applicarvi l’unguento e, nello stesso tempo, annuncia e invoca con tale gesto l’intervento del Signore, unico Salvatore; L’INFERMO esprime il proprio affidamento alla solidarietà della Chiesa, affidamento che si realizza già nel consegnarsi esponendo il proprio corpo al contatto della mano del ministro e che in ultima istanza risulta essere il consegnarsi, con la Chiesa, al Signore, unico Salvatore.
LA CHIESA “CRESCE”… Non soltanto con la bellezza della liturgia e delle sue celebrazioni Non soltanto per l’inventiva e la creatività nel pensare e proporre nuove forme di annuncio e di catechesi Non soltanto con l’efficienza delle sue organizzazioni Ma anche là dove la testimonianza è data nella fragilità
QUINDI BASTA CON: “O DIO, STO MAL DA PRETE!” Ø La domanda dell’interessato Ø La richiesta dei familiari Ø La chiamata degli operatori Ø Aiutare a cambiare mentalità oltre che il linguaggio: “nuova missione” anche dei ministri straordinari della comunione?
IL PREFAZIO DI GESU’ Nella sua vita mortale BUON SAMARITANO egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancora oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto.
Grazie
Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI Preghiera per la XXVI Giornata Mondiale del Malato Dio, padre onnipotente, tu non puoi patire, 11 febbraio 2018 ma puoi compatire. Per te l’uomo ha un valore Mater Ecclesiae: «“Ecco tuo figlio... Ecco tua madre”. così grande da esserti fatto tu stesso uomo per poter E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv19,27) com-patire con l’uomo. Hai visto tuo figlio offrire la sua vita sulla croce, ti affidiamo tutti i malati affinché sentano ogni giorno la tua presenza salvifica. Signore Gesù, tu che ti sei commosso e hai pianto dinanzi ai sofferenti, ti preghiamo per i familiari e gli amici dei malati. Insegnaci a soffrire con l’altro e per gli altri, a soffrire a causa dell’amore e a diventare persone che amano veramente. Spirito santo, ti invochiamo per i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari. Illumina la loro mente, guida la loro mano, rendi attento e compassionevole il loro cuore. Fa’ che in ogni paziente sappiano scorgere i lineamenti del tuo Volto Divino. Santa Maria, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare e amare. Gesù ti disse sulla croce: “Donna, ecco il tuo figlio”. Con questa parola aprì, in modo nuovo, il tuo cuore di madre. Sappiamo di non essere orfani. Maria, confortaci con la tua tenerezza. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino! Amen.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Vivere la malattia come tempo di prova e di grazia Il sacramento dell’Unzione degli infermi: approccio teologico-morale Andrea GAINO (Esperienza e Teologia – n. 1 – 2017) Due “tracce” neo-testamentarie della prassi ecclesiale dell’unzione dei malati: Mc 6,6b-13 e Gc 5,13-18 Mauro CAURLA (Esperienza e Teologia – n. 1 – 2017) Celebrare e comprendere l’unzione degli infermi oggi Luigi GIRARDI (Esperienza e Teologia – n. 1 – 2017) Esperienza e Teologia – accessibile on line https://www.teologiaverona.it/rivista/numeri/ETns_0001.htm La promozione del bene della persona e della comunità nell’unzione degli infermi Don Giuseppe AGRO’ (Studio sulla Disciplina del Sacramento dell’Unzione – PUG – Teologia) La malattia e l’Unzione degli infermi – I Prenotanda dei Libri Liturgici Autori VARI – Edizioni Liturgiche – CLV - Roma
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