I SACRAMENTI DI GUARIGIONE L'UNZIONE DEI MALATI - Ministri Straordinari della Comunione - Diocesi di Verona

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I SACRAMENTI DI GUARIGIONE L'UNZIONE DEI MALATI - Ministri Straordinari della Comunione - Diocesi di Verona
I SACRAMENTI DI GUARIGIONE
         L’UNZIONE DEI MALATI

Ministri Straordinari della Comunione

              Aggiornamento
                  2018-2020

                Don Gianni Naletto
      Ufficio Diocesano Pastorale della Salute
                     Direttore
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ESTREMA UNZIONE INFERMI

  Cosa possiamo – sappiamo
  dire di questo Sacramento?
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IL TRITTICO DEI SACRAMENTI

           Al centro si erge, predominante, la croce.
           Ai piedi del crocifisso, ci sono Maria affranta,
           sostenuta da Giovanni, e le pie donne.
           In fondo, un sacerdote celebrante, eleva l'ostia dopo la
           consacrazione, a indicare che il sacrificio della croce viene

„   CIAO   riattualizzato nella celebrazione eucaristica sotto le specie del
           pane e del vino.

           Rogier van Der Weyden – XV sec.
           Anversa, Koninkliik Museum voor Schone Kunsten
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La pala di sinistra

   Nel riquadro di sinistra, che mostra una
   cappella laterale, sono rappresentati
 i sacramenti del Battesimo, della Cresima,

amministrata dal Vescovo, e della Penitenza.
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La pala di destra

In quello di destra, invece,
vengono rappresentati
i sacramenti dell'Ordine, amministrato
ancora dal Vescovo, del Matrimonio

e dell’Unzione degli infermi.
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IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
250. Come si distinguono i Sacramenti della Chiesa?
1210-1211

Si distinguono in:

* Sacramenti dell'iniziazione cristiana

* Sacramenti della guarigione

* Sacramenti al servizio della comunione e della missione

Essi toccano i momenti importanti della vita cristiana. Segno della presenza del
Signore che si fa presente nei momenti significativi della vita, per coprire tutto l’arco
della nostra esistenza, dal nascere al morire. Tutti i Sacramenti sono ordinati
all'Eucaristia «come al loro specifico fine» (san Tommaso d'Aquino).
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I SACRAMENTI DI GUARIGIONE

295. Perché Cristo ha istituito i Sacramenti
della Penitenza e dell'Unzione degli infermi?

1420-1421; 1426
Cristo, medico dell'anima e del corpo,
li ha istituiti perché la vita nuova,
donataci nei sacramenti dell'iniziazione cristiana,
può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato.

   Perciò Cristo ha voluto che la Chiesa continuasse la sua opera di guarigione e di
                       salvezza mediante questi due sacramenti.
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DUE PASSAPORTI
                 “Tutti quelli che nascono – scrive Susan Sontag in
                 un    libro   sul   cancro       –   hanno      una     doppia
                 cittadinanza: nel regno dello star bene e in quello
                 dello star male.

                 Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto
                 buono, ma prima o poi ognuno viene costretto,
                 almeno per un certo periodo, a riconoscersi
                 cittadino dell’altro paese”.

                 (Susan Sontag – filosofa, scrittrice statunitense, 1933-2004)
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UNA VITA A DUE LATI   Viviamo in una società che enfatizza la
                      salute,     la   bellezza,         la     giovinezza,   il
* UNO DIURNO          benessere        e        ci   è        quindi   piuttosto
* E UNO NOTTURNO      disturbante      pensare           ai    “rovesci   della
                      medaglia” che pure fanno parte della vita:
                      la   malattia,       il    dolore,       l’handicap,    la
                      vecchiaia… essi ci richiamano un po’
                      troppo da vicino un personaggio scomodo
                      e che tendiamo a rimuovere e dimenticare:
                      la morte.
                      Salute e malattia sono come due lati della
                      nostra vita: diurno il primo e notturno il
                      secondo.
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IL VERSANTE
“NOTTURNO”    Della malattia prima o poi tutti facciamo
              esperienza: ci ammaliamo noi stessi o le
              persone che più amiamo.

              Quando “viene a farci visita” notevoli sono le
              conseguenze a livello sia comportamentale
              che relazionale e vanno in crisi i rapporti con
              se stessi, con gli altri, con il mondo circostante
              e, non di rado, si mette in discussione anche il
              nostro rapporto con Dio.
LA MALATTIA…
Interrompe e disorganizza, più o meno bruscamente, l’abituale ritmo di vita.
Modifica posizioni professionali e altera relazioni familiari ritenute sicure.
Mette a confronto con il proprio limite e si sperimenta un senso di impotenza e di
dipendenza.

Pone domande forti sulla propria vita e il suo senso:
* Il passato viene riletto e spesso è fonte di sensi di colpa.
* Il presente è vissuto con angoscia, insicurezza.
* Il futuro non è più fonte di investimento
 ed entra in crisi la speranza.
I COMPAGNI DI VIAGGIO
A confrontarsi con la malattia e la sofferenza non è solo il malato:
è anche il medico, l’infermiere, i famigliari, gli amici, i volontari,
i Ministri della Comunione.
Si crea un insieme di persone inserite in uno stretto e coinvolgente sistema di
relazioni i cui influssi sono reciproci:
Gli atteggiamenti di coloro che assistono e accompagnano,
possono condizionare il malato e il suo modo di vivere la malattia.
E, d’altra parte, l’atteggiamento del malato avrà un effetto
sulle persone che lo circondano, sulle loro emozioni
e sulla stessa relazione con lui.
Non si può comprendere il vissuto psicologico della persona malata,
se non si fa attenzione all’intreccio di relazioni e dei vissuti che viene a
crearsi.
L’UNZIONE DEI MALATI
                           In questa dinamica di intreccio,
                         di dialogo e di relazione si inserisce
                        il Sacramento dell’Unzione dei Malati.

                            Dio, si fa compagno di viaggio
                                  e affianca l’uomo
                       segnato dalla malattia e dalla sofferenza
                        attraverso il sacramento dell’Unzione.
PERCHE’ PARLARE DI QUESTO SACRAMENTO
“La celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli infermi ha conosciuto nella prassi
pastorale recente, in particolare a motivo del rinnovamento teologico promosso dal
Concilio Vaticano II, una rinnovata attenzione.
Da Sacramento che segna il passaggio da questa
all’altra vita, perciò legato al momento della morte,
è maturata la sua comprensione come sacramento
che accompagna la vita in un suo momento particolare,
critico, com’è quello della malattia.

   Questo processo di maturazione non manca tuttavia di incontrare difficoltà
             ad ad essere pienamente recepito nella prassi pastorale.
CHIESTA E DATA ANCORA IN “EXTREMIS”
               Anche se abbiamo capito che non si
               dice più «Estrema Unzione» ma «Unzione
               dei Malati», tuttavia permane la prassi di
               una sua celebrazione privata, vissuta in
               “extremis”,     quando        chi   riceve       il
               sacramento è in condizione di scarsa,
               se    non    nulla,   consapevolezza       e     il
               sacramento sembra “dato” soprattutto
               per   assecondare       uno     scrupolo       dei
               congiunti.
IL RISCHIO DELLA “BANALIZZAZIONE”
Accanto         a        significative          esperienze       di
accompagnamento dei malati in contesto di fede e
di   vita   comunitaria,             dove      trova      adeguata
collocazione        la       celebrazione      del      Sacramento
dell’Unzione,   si       è    conosciuta       anche      una   sua
“banalizzazione”             che    lo   ha     fatto     diventare
sacramento dato a tutti, in celebrazioni comunitarie,
senza   una     esplicita          richiesta   e     un   adeguato
discernimento        delle         condizioni      per     la   sua
celebrazione.
NECESSITA ADEGUATA CATECHESI

Ecco allora l’esigenza di pensare
a fondo la verità di questo Sacramento,
perché sia celebrato e vissuto
con consapevolezza e disponibilità
  - come evento di grazia
  - in un tempo particolare della vita.

Chi ne parla Quanto se ne parla Come se ne parla Dove se ne parla
DUE TESTI
     All'interno del Nuovo Testamento abbiamo due testi
 che in modo esplicito trattano il tema dell'unzione dei malati:
                  Mc 6,6b-13 e Gc 5,13-16.
Mc 6,6b-13
6b "Gesù andava per i villaggi, insegnando.

7 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due

e diede loro potere sugli spiriti immondi.

8 E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio:

né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;

9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.

10 E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.

11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene,
scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».

12 E partiti, predicavano che la gente si convertisse,

13 scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano".
Gc 5,13-16
13 "Chi tra voi è nel dolore, preghi;
chi è nella gioia salmeggi.
14 Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa
e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio,
nel nome del Signore.
15 E la preghiera fatta con fede salverà il malato:
il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati,
gli saranno perdonati.
16 Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri
e pregate gli uni per gli altri per essere guariti.
Molto vale la preghiera del giusto
fatta con insistenza".
MA SAREBBE RIDUTTIVO SE…

Ma sarebbe riduttivo se li leggessimo solo come testi
“istitutivi” del sacramento dell’unzione degli infermi.

Vanno piuttosto considerati come “tracce” dell’agire della
comunità a favore dei malati, che si esplica anche nel rito
dell’unzione degli infermi, prassi che vediamo, in questi
testi, essere attestata fin nella primitiva comunità cristiana.

Occorre leggere questi gesti di Gesù, che la Comunità
prolunga nel tempo, in un contesto più grande.
E’ NECESSARIO UNO SGUARDO PIÙ AMPIO
Collocare i due testi sull’unzione dei malati nel più ampio orizzonte della cura di Gesù
per i sofferenti, poveri ed esclusi, permette di di non perdere di vista che il ministero di
guarigione e di liberazione dal male di Gesù, è sempre legato all’annuncio del Regno di Dio
che si sta realizzando in lui.

Tenendo presente questo orizzonte è possibile
comprendere la cura di Gesù verso i malati,
come     qualcosa      di   più   di   una   semplice
preoccupazione assistenziale ma la sua attività
va collocata in un corretto contesto di fede, di
offerta di salvezza, di annuncio di una Parola che
chiama a conversione e adesione a Lui.
GUARIGIONE E FEDE
Questo legame tra guarigione e fede nell’opera di Gesù
porta anche, come conseguenza attuale per il sacramento dell’unzione degli infermi,
il superamento di una visione magica o quasi automatica
di quanto si opera nel malato e nella comunità ecclesiale.

La Comunità è chiamata a vivere la celebrazione dell’unzione
in un’ottica di fede come sacramento che celebra
la vicinanza salvifica di Dio ad ogni uomo segnato nel corpo
e nello spirito, dalla malattia e, talora, anche dal peccato, e che invoca dal Signore la
forza per affidarsi a Lui, riscoprire le relazioni coi fratelli, aprirsi alla speranza.
UNA CORRETTA COMPRENSIONE
Questo permette di comprendere, allora, come sia importante che la salvezza offerta
dall’unzione dei malati non sia semplicemente la guarigione fisica, o la restituzione di
un corpo sano, quanto quella realtà di salvezza in senso ampio in cui tutte le
dimensioni della persona, entrano in gioco (dimensione fisica, psicologica, spirituale,
che comporta il riattivarsi delle relazioni sociali con gli altri, con il mondo, con Dio...).

QUINDI non solo “guarigione” ma piena riabilitazione
a pieno titolo a una vita di relazione e di servizio

v La Suocera di Pietro…. E si mise a servirli
v Il Cieco di Gerico….E si mise a seguirlo
v La guarigione dei lebbrosi….”Andate a presentarvi “
EVITARE ECCESSI OPPOSTI

           Di conseguenza vanno evitati i due eccessi opposti:

       pensare come effetto primario del sacramento la guarigione
      biologica del malato quasi che, se non avvenisse la guarigione
           fisica, lo stesso sacramento sarebbe privo di valore;

         o viceversa la spiritualizzazione estrema della salvezza,
      proiettata solo nel rafforzamento della speranza e del coraggio
       per affrontare la sofferenza in attesa del compiersi della vita.
ALLA LUCE DELLA PASQUA

Accanto a questi due testi di Marco e di
Giacomo    che    ci   danno   traccia   del
mandato di Gesù affidato ai discepoli e di
una prassi consolidata già nella primitiva
comunità cristiana, va ricordato che per il
Nuovo Testamento e per la fede cristiana
il senso della sofferenza e il limite che la
malattia annuncia, trovano il loro pieno
significato nella Pasqua di Gesù.
DALLA RESISTENZA ALLA RESA
È il suo modo di vivere la passione e la morte, come affidamento al Padre nella
fedeltà alla missione che ha segnato la sua vita, a dare pieno valore alla sofferenza
e al morire.

                                        In forza di Gesù Cristo e in unione con Lui a tutti è
                                        dato di vivere la vita in ogni sua esperienza,
                                        compresa la sofferenza e la morte, affidandosi al
                                        Padre e attendendo il compimento della sua
                                        promessa.

Nell’affidamento a Gesù e «alla sua scuola» è possibile imparare da Lui e a vivere con
Lui il sentimento della resistenza (“Padre, se possibile passi da questo calice”)
e della resa (“Ma non la mia, la tua volontà sia fatta”).
“PADRE, SIA FATTA LA TUA VOLONTA’”
    “Padre, la fedeltà al tuo disegno di amore per gli uomini, per il quale ho deciso di
impegnarmi con te, ha scatenato ciò che né io né tu volevamo: il rifiuto e l'odio. Per
portarlo a compimento, capisco che non c'è altro modo che quello di amarli fino in
fondo, a costo di lasciarmi sopprimere da loro. Solo questa fedeltà estrema, che è
amore estremo, li potrà convincere del tuo e del mio amore e li potrà strappare dalla
spirale di odio e di aggressività nella quale si trovano. Io A grido tuBo il mio dolore, la
mia paura di morire e A chiedo, se ancora c'è qualche possibilità, di risparmiarmi la
morte, di intervenire a mio favore. Ma se il tuo amore deve manifestarsi in questa
forma, allora io A riconfermo la mia estrema disponibilità, ma nello stesso tempo
riaffermo la mia totale fiducia in te che sei Padre, e che non mi abbandonerai nella
morte”.
                                                (Don Andrea Gaino – Catechesi sul Padre Nostro)
SULL’ESEMPIO DI GESU’
      La fede fondata sull’esperienza pasquale e il rimando allo stile di Gesù
    ha guidato la prassi della chiesa nascente, maturando la consapevolezza
 di come va vissuta la malattia e di come vanno avvicinate le persone ammalate.

    Dando corso alla missione data da Gesù ai suoi discepoli (Lc 9,1- 2.10,8-9)
          e attestata come comando del Signore Risorto (Mc 16,15-20),
      la comunità cristiana ha compreso fin dagli inizi la vicinanza ai malati
           e la loro guarigione quali “SEGNI” della presenza del Regno.

            Questa vicinanza si è resa manifesta in un gesto specifico,
         che bene è testimoniato nella lettera di Giacomo (Gc 5,13-16).
 Da qui è maturata la consapevolezza di una grazia particolare data dal Signore
       per vivere evangelicamente la malattia e l’approssimarsi alla morte.
IN UNA DIMENSIONE ECCLESIALE
                La Chiesa sa che proprio nella vicinanza ai malati
si attua la sua missione di comunità che annuncia e vive la speranza escatologica.
                    Questo dato è essenziale per comprendere
    come vivere oggi la malattia e come avvicinare oggi chi è nella malattia.

 «In una situazione in cui l’uomo sperimenta nel proprio corpo le minacce radicali
    pendenti sulla sua vita, la preghiera e l’unzione della comunità ecclesiale
     diventano il segno della vicinanza di Dio, che salva e rinvigorisce la vita.

           In tal modo la Chiesa assolve la sua missione di annunciare,
        alla sequela di Gesù che si prese particolarmente cura dei malati,
                   il vangelo dell’avvento della salvezza di Dio»
L’EVOLUZIONE DEL SACRAMENTO
Prima del III secolo non si hanno testimonianze certe e chiare sull’Unzione
sacramentale, sia perché la sua pratica era facoltativa sia perché,
in generale, questo primo periodo della storia cristiana era caratterizzato
dall’improvvisazione dei testi e dei riti.
A partire dal III secolo diverse fonti consentono di ricostruire una prassi che
man mano si va consolidando e uniformando,
Si tratta per lo più di formule di benedizione dell’olio, di interventi di papi o
vescovi e di sermoni; di prescrizioni diverse riguardanti l’olio, chi poteva
amministrare e chi poteva ricevere, quali tipi di malattie, quali parti del corpo
potevano essere unte. Fino ad arrivare, nell’VIII secolo, alla nascita dei rituali.
A partire dall’VIII secolo cominciano a diffondersi vari rituali,
che sono andati evidenziando una sorta di analogia tra i
sacramenti    dell’iniziazione   cristiana   (Battesimo,   Cresima,
Eucaristia) e quelli del compimento della stessa (Penitenza,
Unzione, Viatico).
Ormai la condizione per ricevere il sacramento è il pericolo
imminente di morte e il suo scopo è preparare i moribondi al
trapasso e alla gloria, togliendo la debolezza spirituale lasciata
dal peccato dopo la Penitenza.
L’effetto è, dunque, la remissione dei peccati e il sollievo
dell’infermità spirituale, mentre la guarigione corporale, se non è
completamente assente, è vista solo una remotissima possibilità,
nel caso in cui convenga alla salvezza dell’anima.
L’ESTREMA UNZIONE NEL CONCILIO DI TRENTO
Nel XVI secolo l’ondata protestante mise in discussione, tra l’altro, i sacramenti della
Chiesa, stimolando nella controparte cattolica la necessità di un pronunciamento
magisteriale ufficiale, che si concretizzò nel Concilio di Trento (1545-1563).
A proposito dell’Estrema Unzione si indicava:
v l’origine (nel testo di Gc)
v la materia (olio d’oliva benedetto dal vescovo)
v la forma (unzione degli occhi, orecchie
  narici, bocca, mani, piedi e reni)
v la formula («Per questa santa unzione…»)
v il ministro (sacerdote)
v il destinatario (infermo di cui si teme la morte),
v l’effetto (salute della mente e, se giova all’anima, anche quella del corpo)
LA DISCIPLINA DELL’ESTREMA UNZIONE NEL CIC DEL 1917
Il Codice di Diritto Canonico del 1917, nel suo intento di raccogliere, rivedere e riordinare
le varie leggi canoniche sparse nelle diverse fonti, riguardo all’Unzione sacramentale si
limitò a prendere atto delle consuetudini già vigenti in ambito dottrinale e liturgico, e le
fissò a livello normativo e disciplinare negli undici canoni (937-947) che costituiscono il
titolo V della I parte del libro III, dedicata ai sacramenti.
…
La ratifica a livello giuridico di tutte queste prescrizioni già in uso nella prassi liturgica
costituisce il momento culminante e riassuntivo del lungo processo che, nel corso dei
secoli, ha stravolto radicalmente il senso originario dell’Unzione sacramentale.
Consacrata ormai definitivamente come il sacramento dei moribondi, essa è stata così
vissuta e praticata fino agli scorsi decenni, quando finalmente qualcosa cominciò a
cambiare.
L’UNZIONE DEGLI INFERMI NEL CONCILIO VATICANO II
E NEL CIC DEL 1983
Il primo significativo passo in avanti operato in tal senso dal Concilio
fu il cambiamento dello stesso nome.
Dopo aver esposto i Principi generali per la riforma e l’incremento della sacra liturgia
(cap. I) e trattato del Mistero eucaristico (cap. II), nel capitolo dedicato agli Altri
sacramenti e sacramentali (cap. III) la Sacrosanctum Concilium apre il paragrafo
sull’unzione proprio affermando che essa «può essere chiamata anche e meglio
“unzione degli infermi”».
Seconda sottolineatura da tenere presente è che il sacramento dell’Unzione
non è l’unico modo per esprimere la presenza accanto alla persona segnata dalla
malattia e dalla sofferenza, ma è un momento qualificante di una attenzione
complessiva della Chiesa che va sotto il nome di “cura pastorale”, in cui la
solidarietà ecclesiale annuncia e celebra la solidarietà di Cristo con i malati.
LA CELEBRAZIONE NEL NUOVO RITUALE
Titolo del Nuovo Rituale: Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi
Il sacramento dell’unzione è un momento qualificante di questa cura pastorale,
in cui la solidarietà ecclesiale annuncia e celebra la solidarietà di Cristo con i malati.

I riti che il libro liturgico prevede
v visita con la Comunione portata agli infermi (cap. I)
v il rito dell’Unzione degli infermi celebrato per uno o pochi malati (cap. II)
v o in una grande assemblea (cap. III)
v il rito per conferire il Viatico (cap. IV)
v quello per conferire i sacramenti ad un infermo in pericolo di morte (in particolare,
   il rito continuo della Penitenza, Unzione e Viatico (cap. V)
v il rito per dare la Confermazione in pericolo di morte (cap. VI)
v per giungere infine alle preghiere di «raccomandazione dei moribondi» (cap. VII)
QUALI CAMBIAMENTI?
Oltre a suggerire il cambiamento del nome
da «estrema unzione» a «unzione degli infermi»
la Costituzione sulla Liturgia del Concilio Vaticano II
ha richiesto alcuni mutamenti nella celebrazione dell’Unzione:

74. IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA - Oltre i riti distinti dell’unzione degli infermi e del
viatico, si componga anche un «rito continuato», nel quale l’unzione sia conferita al
malato dopo la confessione e prima del viatico.

75. ORAZIONI DIVERSE PER SITUAZIONI DIVERSE - Il numero delle unzioni sia riveduto
tenendo conto delle diverse situazioni, e le orazioni che accompagnano il rito
dell’unzione degli infermi siano adattate in modo da rispondere alle diverse condizioni
dei malati che ricevono il sacramento.

Modifiche decretate da Paolo VI - il cambiamento della formula dell’unzione,
la possibilità di usare anche altro olio vegetale oltre all’olio di oliva e la riduzione del
numero delle unzioni (in via ordinaria, solo due, una sulla fronte e una sulle mani).
IL RITO
La celebrazione, nella forma ordinaria del rito, si struttura in quattro parti,
come di consueto avviene in tutte le celebrazioni dei sacramenti dopo il
Vaticano II:

v i riti iniziali - saluto, accoglienza, aspersione con l’acqua

v la lettura della Parola - se opportuno breve omelia

v i riti dell’unzione – TRE GESTI

v i riti di conclusione – preghiera del Padre Nostro

v Benedizione finale
TRE GESTI FONDAMENTALI
Il primo è un gesto orante, espressione di tutta la Chiesa: include una preghiera
litanica di intercessione e l’imposizione delle mani in silenzio sul capo di ciascun
infermo, da parte del sacerdote (se anche altri sacerdoti sono presenti, possono
associarsi al gesto).

Il secondo gesto riguarda l’olio e prevede un rendimento di grazie su di esso oppure,
se non fosse già stato benedetto,
una preghiera di benedizione.

Il terzo gesto consiste nell’unzione
fatta sulla fronte e sulle mani dell’infermo
(pensare e agire della persona).
LA NUOVA FORMULA DELL’UNZIONE
   «Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia
      ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo.
                                 R. Amen.

  E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi.
                                 R. Amen».
Nella condizione di grave infermità, che ci espone al rischio di allontanarci
da Dio, la nostra fragilità fa sentire anche un bisogno di riconciliazione
e fa appello alla misericordia perdonante di Dio.

A maggior ragione, quindi, vivere cristianamente questa condizione significa
mettersi nelle mani di Dio, con tutta la propria debolezza ed in quanto
peccatori affidarsi alla sua misericordia.
Complessivamente, al gesto dell’unzione
si arriva avendo assunto
- UN ATTEGGIAMENTO PENITENZIALE (NEI RITI INIZIALI),

- DI FIDUCIA (RICHIAMATA DALLA LETTURA DELLA PAROLA DI DIO)

- E DI PREGHIERA INVOCATIVA (NEI GESTI CHE PRECEDONO L’UNZIONE);

L’UNZIONE CONDENSA IN SE’ TUTTI QUESTI ATTEGGIAMENTI IN UN GESTO

CHE, A SUA VOLTA, ESPRIME CURA, VICINANZA, SOLIDARIETÀ, COMPASSIONE.

              Il gesto si conclude con una orazione che 2ene conto
             delle possibili diverse condizioni in cui si trova l’infermo
O Gesù, nostro Redentore
con la grazia dello Spirito Santo,
conforta questo nostro fratello,
guarisci le sue infermità,
perdona i suoi peccati,
allontana da lui le sofferenze
dell'anima e del corpo,
e fa' che ritorni al consueto lavoro
in piena serenità e salute.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R. Amen.
Signore Gesù Cristo,
che ti sei fatto uomo
per salvarci dal peccato e dalle malattie
guarda con bontà questo nostro fratello
che attende da te la salute del corpo e dello spirito:
nel tuo nome noi gli abbiamo dato la santa Unzione,
tu donagli vigore e conforto,
perché ritrovi le sue energie, vinca ogni male
e nella sua presente sofferenza
si senta unito alla tua passione redentrice.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R. Amen.
Per una persona anziana:

Guarda con bontà, Signore, questo nostro fratello
che ha ricevuto con fede la santa Unzione,
sostegno alla debolezza della sua tarda età;
confortalo nel corpo e nell'anima
con la pienezza del tuo Santo Spirito,
perché sia sempre saldo nella fede,
sereno nella speranza
e lieto di dare a tutti testimonianza del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.
Per un infermo in grave pericolo:

Signore Gesù, redentore del mondo,
che hai preso su di te i nostri dolori
e hai portato nella tua passione
le nostre sofferenze,
ascolta la preghiera che ti rivolgiamo
per il nostro fratello infermo:
donagli fiducia e ravviva la sua speranza
perché sia sollevato nel corpo e nello spirito.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R. Amen.
Per un agonizzante:

Padre clementissimo,
che conosci il cuore degli uomini
e accogli i figli che tornano a te,
abbi pietà del nostro fratello N. nella sua agonia;
fa' che la santa Unzione con la preghiera della nostra fede
lo sostenga e lo conforti
perché nella gioia del tuo perdono
si abbandoni fiducioso tra le braccia della tua misericordia,
Per Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Signore,
che ha vinto la morte
e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna,
e vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen.
DA METTERE IN LUCE:
Il contesto pastorale più ampio in cui si colloca la celebrazione fa si
che anch’essa possa diventare espressione del coinvolgimento della
comunità cristiana nella cura degli infermi.
Perciò si auspica la partecipazione alla celebrazione da parte dei
fedeli, in particolare dei familiari del malato e di coloro che svolgono
un servizio specifico di cura nei loro confronti.
Addirittura si prevede la celebrazione del sacramento all’interno di
una grande assemblea di fedeli radunati in occasione di
«pellegrinaggi, convegni diocesani, o parrocchiali»
DA METTERE IN LUCE:
Inoltre questo sacramento è legato alla preghiera della fede (cfr. Gc 5,):
in esso si esprime e si manifesta la fede della Chiesa e anche del
malato. Quest’ultimo è coinvolto non come semplice destinatario del
sacramento, ma come soggetto attivo, chiamato a ravvivare e
confermare insieme alla Chiesa quella fede da cui si attinge la
salvezza; egli si fa anche testimone per tutti
di un affidamento al Signore
che solo può sanare e salvare la nostra vita.
SUL PIANO RITUALE
              Questa unzione non si presenta più solamente come
            il sacramento dei moribondi, dato in extremis, ma come
    il sacramento dei malati, cioè di «quei fedeli, il cui stato di salute risulta
 seriamente compromesso per malattia o vecchiaia»; perciò l’unzione si può
           anche ripetere, se la malattia subisce un aggravamento.

                      La formula precedente accentuava il tema
            del completamento del cammino penitenziale del moribondo.

        La nuova formula, invece, orienta la lettura del senso del sacramento
attraverso i verbi «aiutare, salvare, sollevare» (senza escludere il liberare dai peccati),
               facendo riferimento all’intervento della grazia del Signore
                  che aiuta ad affrontare vittoriosamente la malattia.
IL LINGUAGGIO
Il linguaggio rituale tende a considerare sempre l’unità psicofisica della
persona, anche se usa una terminologia che distingue corpo, anima e spirito.
Le preghiere proposte invocano da Dio una salute che è «del corpo e dello
spirito», o anche un conforto che giunge «nel corpo e nell’anima».

Olio - sostanza con capacità curative e lenitive – aspetto corporale;
La preghiera della fede - aspetto spirituale;
I verbi - “aiutare, salvare, sollevare” hanno un significato comprensivo
dell’aspetto fisico e spirituale, anche in prospettiva escatologica;
il perdono dei peccati - rimanda pure alla dimensione spirituale
della persona malata.
IL MINISTRO
Infine occorre precisare che il rito ribadisce la dottrina tridentina
secondo cui il «ministro proprio dell’Unzione degli infermi è il
sacerdote soltanto», intendendo con questo termine i vescovi e i
presbiteri;
sono esclusi quindi i diaconi
o anche altri ministri
dall’esercizio
di una eventuale
ministerialità “straordinaria”
IL DONO DELLO SPIRITO SANTO

«Questo sacramento conferisce al malato la grazia dello Spirito Santo;
tutto l’uomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla
fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l’ansietà
della morte; egli può così non solo sopportare validamente il male, ma
combatterlo, e conseguire anche la salute, qualora ne derivasse un
vantaggio per la sua salvezza spirituale;
il   sacramento   dona   inoltre,   se   necessario,   il   perdono   dei   peccati
e porta a termine il cammino penitenziale del cristiano»
SI PROLUNGA NEL TEMPO LA MISSIONE AFFIDATA DA
GESU’: ANNUNCIATE LA PAROLA E CURATE GLI INFERMI

Rispetto alla condizione di infermità la Chiesa non potrebbe semplicemente
limitarsi ad offrire un sacramento, ma è chiamata a dare anzitutto e in
modo continuativo un apporto di vicinanza solidale, di assistenza e di cura.
Ma vale anche l’opposto: di fronte alla condizione dei malati la Chiesa non
compie semplicemente un’opera di misericordia corporale, ma annuncia e
celebra nell’atto sacramentale la salvezza completa e definitiva che solo in
Cristo è avvenuta e che solo dall’unione con Lui può essere partecipata a
noi nelle nostre infermità.
IN QUESTO MODO LA CHIESA E IL MALATO
LA CHIESA esprime la propria cura nei confronti dell’infermo
attraverso il gesto umanissimo di posare la mano sul corpo del malato
per applicarvi l’unguento e, nello stesso tempo, annuncia e invoca con
tale gesto l’intervento del Signore, unico Salvatore;

L’INFERMO esprime il proprio affidamento alla solidarietà della Chiesa,
affidamento che si realizza già nel consegnarsi esponendo il proprio
corpo al contatto della mano del ministro e che in ultima istanza risulta
essere il consegnarsi, con la Chiesa, al Signore, unico Salvatore.
LA CHIESA “CRESCE”…
„   Non soltanto con la bellezza della liturgia e delle
    sue celebrazioni

„   Non soltanto per l’inventiva e la creatività nel
    pensare e proporre nuove forme di annuncio
    e di catechesi

„   Non soltanto con l’efficienza delle sue
    organizzazioni

„   Ma anche là dove la testimonianza è data nella
    fragilità
QUINDI BASTA CON: “O DIO, STO MAL DA PRETE!”

                        Ø La domanda dell’interessato

                        Ø La richiesta dei familiari

                        Ø La chiamata degli operatori

                        Ø Aiutare a cambiare mentalità
                          oltre che il linguaggio: “nuova
                          missione” anche dei ministri
                          straordinari della comunione?
IL PREFAZIO DI GESU’               Nella sua vita mortale

BUON SAMARITANO                    egli passò beneficando
                                    e sanando tutti coloro
                           che erano prigionieri del male.
                       Ancora oggi come buon samaritano
                              viene accanto ad ogni uomo
                          piagato nel corpo e nello spirito
                                    e versa sulle sue ferite
                                 l’olio della consolazione
                                  e il vino della speranza.
                         Per questo dono della tua grazia,
                                 anche la notte del dolore
                                si apre alla luce pasquale
                        del tuo Figlio crocifisso e risorto.
Grazie
Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI
Preghiera per la XXVI Giornata Mondiale del Malato
                                                                        Dio, padre onnipotente, tu non puoi patire,
                  11 febbraio 2018
                                                                      ma puoi compatire. Per te l’uomo ha un valore
Mater Ecclesiae: «“Ecco tuo figlio... Ecco tua madre”.            così grande da esserti fatto tu stesso uomo per poter
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv19,27)       com-patire con l’uomo. Hai visto tuo figlio offrire la sua vita
                                                                           sulla croce, ti affidiamo tutti i malati
                                                                 affinché sentano ogni giorno la tua presenza salvifica.

                                                                   Signore Gesù, tu che ti sei commosso e hai pianto
                                                                     dinanzi ai sofferenti, ti preghiamo per i familiari
                                                                  e gli amici dei malati. Insegnaci a soffrire con l’altro
                                                                        e per gli altri, a soffrire a causa dell’amore
                                                                     e a diventare persone che amano veramente.

                                                                 Spirito santo, ti invochiamo per i medici, gli infermieri
                                                                   e tutti gli operatori sanitari. Illumina la loro mente,
                                                                 guida la loro mano, rendi attento e compassionevole
                                                                    il loro cuore. Fa’ che in ogni paziente sappiano
                                                                        scorgere i lineamenti del tuo Volto Divino.

                                                                   Santa Maria, Madre nostra, insegnaci a credere,
                                                                       sperare e amare. Gesù ti disse sulla croce:
                                                                  “Donna, ecco il tuo figlio”. Con questa parola aprì,
                                                                          in modo nuovo, il tuo cuore di madre.
                                                                   Sappiamo di non essere orfani. Maria, confortaci
                                                                 con la tua tenerezza. Indicaci la via verso il suo regno!
                                                                         Stella del mare, brilla su di noi e guidaci
                                                                                    nel nostro cammino!
                                                                                           Amen.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Vivere la malattia come tempo di prova e di grazia
Il sacramento dell’Unzione degli infermi: approccio teologico-morale
Andrea GAINO (Esperienza e Teologia – n. 1 – 2017)

Due “tracce” neo-testamentarie della prassi ecclesiale dell’unzione dei malati: Mc 6,6b-13 e Gc 5,13-18
Mauro CAURLA (Esperienza e Teologia – n. 1 – 2017)

Celebrare e comprendere l’unzione degli infermi oggi
Luigi GIRARDI (Esperienza e Teologia – n. 1 – 2017)

Esperienza e Teologia – accessibile on line https://www.teologiaverona.it/rivista/numeri/ETns_0001.htm
La promozione del bene della persona e della comunità nell’unzione degli infermi
Don Giuseppe AGRO’ (Studio sulla Disciplina del Sacramento dell’Unzione – PUG – Teologia)

La malattia e l’Unzione degli infermi – I Prenotanda dei Libri Liturgici
Autori VARI – Edizioni Liturgiche – CLV - Roma
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