LA POLVERE CHE DANZA IN UN RAGGIO DI LUCE - Una suggestiva interpretazione del De Profundis di Oscar Wilde
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Lisa Luzzi LA POLVERE CHE DANZA IN UN RAGGIO DI LUCE Una suggestiva interpretazione del De Profundis di Oscar Wilde ARMANDO EDITORE LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 3 25/03/19 10:36
Sommario Premessa dell’Autrice 11 Introduzione 13 La sofferenza è un solo, lungo momento 21 Non scrivo questa lettera per infondere amarezza nel tuo cuore 38 Un dolore dopo l’altro si è presentato a bussare alle porte 53 del carcere Ogni mattina, dopo aver pulito la mia cella, leggo un po’ 64 dei Vangeli Constance. «Non riesco ad immaginare qualcuno che la conosca 85 e non la ami» Sono l’amore e la capacità di amare che distinguono un essere 95 umano dall’altro Ogni singolo uomo dovrebbe essere l’avverarsi di una profezia 106 In ogni singolo momento si è ciò che si sarà 119 Trattai l’Arte come la realtà suprema e la vita come pura finzione 128 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 5 25/03/19 10:41
Da un certo punto di vista so benissimo che il giorno della mia 134 liberazione passerò semplicemente da una prigione all’altra Il momento più alto per un uomo è quando si inginocchia 139 nella polvere Appendice 147 Bibliografia 153 Ringraziamenti 160 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 6 25/03/19 10:36
Premessa dell’Autrice Questo testo nasce prima di tutto dall’amore che mi ha suscitato la lettura del De profundis e dall’importanza capi- tale che attribuisco ai valori che mi ha insegnato. L’eroismo di questo scrittore che ha saputo trarre lezioni preziose dal proprio dolore e dalle proprie disgrazie non poteva restare silenzioso nel mio cuore. Sono stata mossa solo dalla passione e dalla compassione per questo tragico destino. Dal desiderio di restituire ciò che ho ricevuto dalla lettura del De profundis. 11 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 11 25/03/19 10:36
Introduzione La figura di Oscar Wilde non ha certo bisogno di presen- tazioni, tuttavia qualche breve dettaglio intorno all’opera di cui qui si tratta potrebbe servire a renderne più chiara la comprensione e la contestualizzazione. L’ascesa artistica di Wilde fu rapida ed intensa, almeno tanto quanto lo fu la sua caduta, improvvisa e irrimediabile. Subito dopo la laurea in lettere, Wilde venne invitato ne- gli Stati Uniti d’America ad illustrare in una serie di confe- renze “il carattere artistico del rinascimento inglese”1, occa- sione che sfruttò per diffondere il suo credo sui principi alla base del movimento letterario definito Estetismo, del quale fu anticipatore e massimo esponente, tanto che ben presto quello che doveva essere un ciclo di poche settimane finì col trasformarsi in una lunga tournée durata un anno intero. Rientrato in Inghilterra, nel 1883, raccolse in poco tem- po i frutti del suo lungo viaggio, pubblicando il famoso ro- manzo Il ritratto di Dorian Gray, una raccolta di fiabe per bambini intitolata Il principe felice e altri racconti, i saggi La decadenza della menzogna e Il critico come artista, e molte opere teatrali tra cui Il ventaglio di lady Windermere, L’importanza di essere onesto, Un marito ideale. 1 R. Ellmann, Oscar Wilde, Mondadori, 2000, p. 187. 13 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 13 25/03/19 10:36
È cosa nota che Wilde, proprio mentre si trovava all’a- pice della sua carriera letteraria, mentre era adorato e ricer- cato dal bel mondo londinese e parigino, e le sue brillanti commedie acclamate nei più importanti teatri inglesi, venne costretto in giudizio e condannato a due anni di detenzione con la pena accessoria del lavoro forzato. Innamorato di se stesso, Wilde aveva commesso l’errore di sedurre la persona sbagliata e, come egli stesso scrive- rà nell’ultimo poema della sua vita, la famosa Ballata del carcere di Reading, «Ogni uomo uccide ciò che ama, e per questo deve morire». La fine per Wilde ebbe una portata devastante perché il carcere decretò il suo crollo artistico, sociale, economico e familiare. In pochi mesi perse tutto ciò che aveva e tutto ciò che era. Si ritrovò all’improvviso solo e impotente di fronte alle aste giudiziarie, dove si vendevano, per pochi spiccioli, i suoi beni più preziosi e collezionati con cura e passione. Ve- stito di stracci e ammanettato, con i suoi lunghi capelli rasati quasi a zero, senza la possibilità di parlare con nessuno, sen- za cibo sufficiente, al freddo di una buia cella sopra una dura panca di legno, costretto a lavori umilianti, abbandonato da chi diceva di amarlo e con l’amara consapevolezza di aver distrutto per sempre la propria vita. In questa situazione, già terribile di per sé, ogni sorta di disgrazia è arrivata ad aggravare la sua condizione. Pochi mesi dopo la sua incarcerazione, infatti, Wilde venne a sape- re della morte della sua amatissima madre Speranza e della perdita dei suoi due figli, Vivyan e Cyril, strappatigli a forza dalla legge che arrivò a negargli la patria potestà. Dovette as- sistere alla brutale impiccagione di un detenuto condannato 14 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 14 25/03/19 10:36
per omicidio, Charles Thomas Wooldridge, al quale dedicò la famosa Ballata del carcere di Reading, composta pochi mesi dopo essere uscito di prigione. Affrontò la sua incredibile e immensa tragedia come un eroe, aggrappandosi a se stesso e trovando in sé la forza non solo di sopravvivere ma ancor più di trasformare la propria terribile esperienza in una risorsa in grado di determinare una crescita personale intima e profonda. Durante tutto il primo anno di prigionia Wilde non ave- va il permesso né di leggere né di scrivere, fatta eccezione per una o due lettere ogni tre mesi. E lo stesso regime duro valeva per le visite di parenti o amici, che avevano luogo secondo modalità particolarmente umilianti tanto per i car- cerati quanto per i visitatori, che dovevano parlare a distan- za chiusi tra due gabbie. Le condizioni di vita nelle carceri inglesi alla fine del 1800 erano insostenibili e Wilde stesso scrisse a diversi giornali per denunciare fatti e circostanze molto gravi. I detenuti vivevano non soltanto in regime di costante malnutrizione ma anche in condizioni igienico sa- nitarie assolutamente indecenti. Gli ultimi mesi di reclusione furono un po’ meno duri, grazie all’arrivo di un nuovo direttore nella struttura peniten- ziaria dove lo scrittore era detenuto, il maggiore J.O. Nelson, che mitigò lo stretto rigore punitivo a cui venivano sottoposti i carcerati. Nello stesso periodo giunse a Reading anche una nuova guardia carceraria, Thomas Martin, che si dimostrò con Wilde, e con altri detenuti, particolarmente benevolo e generoso, portando loro di nascosto giornali e cibo supple- mentare. Un giorno la guardia ebbe tanta pietà per due bam- bini, detenuti per furto, da regalare loro dei biscotti per farli smettere di piangere, e questo gli costò il licenziamento. 15 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 15 25/03/19 10:36
Durante gli ultimi mesi di prigionia venne concesso a Wilde un regime alimentare più adeguato alla sua imponen- te struttura corporea, l’esonero dai lavori forzati, la possibi- lità di far ricrescere i capelli, e, non solo di avere finalmente dei libri ma anche di poter scrivere ogni giorno per tre mesi una lunga lettera che Wilde intitolò semplicemente Episto- la: in carcere et vinculis e alla quale venne successivamente dato il titolo di De profundis dall’amico Robert Ross, una figura fondamentale nella vita di Oscar Wilde. La lettera, composta tra gennaio e marzo del 1897, è in- dirizzata a Lord Alfred Douglas, suo giovane amante e re- sponsabile diretto del crollo di Wilde. Douglas era studente universitario quando ebbe modo di conoscere e frequentare Oscar Wilde, viziato dalla madre e roso da pessimi rapporti col padre, trovò forse nella figura del commediografo di successo un piedistallo dorato dove mettere in bella mostra il proprio incurabile narcisismo. Il padre, che non poteva tollerare questa relazione, iniziò a provocare Oscar Wilde con scenate pubbliche e bigliettini ingiuriosi tanto da finire davanti al giudice in un processo in cui Wilde da accusatore divenne, ben presto, accusato. Il conflitto giudiziario, infatti, che per Wilde si rivelò fatale, fece emergere nelle aule di tribunale una rete di relazioni considerate scandalose in quell’epoca, in cui tutto si poteva fare ma niente si poteva dire. Wilde viene da molti considerato un vero e proprio mar- tire, vittima di una società ipocrita da un lato, e di se stesso dall’altro. La lettera, probabilmente la più lunga di tutta la storia della letteratura epistolare, venne scritta su grandi fogli di colore grigio che venivano consegnati ogni mattina e ritirati 16 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 16 25/03/19 10:36
ogni sera dal secondino di turno. Alcune pagine sembrano riportare i segni del dolore in grandi macchie di inchiostro, probabilmente intriso di lacrime. Quando l’ebbe finita, non gli fu concesso di spedirla al destinatario ma venne conservata dal Direttore del carcere che gliela consegnò come promesso il giorno del suo rila- scio, avvenuto il 19 maggio 1897. Wilde affidò il manoscritto a Robert Ross, suo esecutore letterario oltre che amico fedele e devoto, che ne pubblicò una parte nel 1905, epurandola di ogni riferimento a Dou- glas, e ne produsse una copia fedele per il figlio di Wilde, Vyvyan Holland, che dopo la condanna del padre fu costret- to a modificare il suo cognome e a trasferirsi all’estero. Wilde, una volta tornato in libertà, non rivide mai più la sua famiglia e visse in esilio e in povertà tra la Francia e l’Italia, errando sotto il falso nome di Sebastian Melmoth. Questo lavoro nasce da una epifania: dal ritrovamento inaspettato di un vecchio libro letto durante il liceo. A di- stanza di anni, con lo sguardo dell’Anima reso più profon- do dalle cicatrici della vita, la rilettura del De profundis di Oscar Wilde mi è apparsa rivelatrice di verità di immenso valore, di insegnamenti che ho visto come delle fiaccole nella notte. Nel suo testo per il teatro Voci di tenebra azzurra Marian- gela Gualtieri scrive «Questa è la cosa più bella, la più bella cosa che dite: trasformare il dolore in bellezza. Vale una vita questo»2. I versi della Gualtieri esprimono con impareggiabile intensità l’intento di quest’opera che è quella di nutrire la 2 M. Gualtieri, Voci di tenebra azzurra, I quaderni de Le Collane a cura di Maurizio Cucchi, ed. Stampa2009, 2016, p. 15. 17 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 17 25/03/19 10:36
speranza che il dolore si può superare, che per affrontare le tempeste della vita è necessario conservare l’Amore nel proprio cuore, mantenendo cioè la propria bellezza intatta, curandola e proteggendola proprio come faceva il Piccolo Principe con la sua rosa. Accettare la Croce è in fondo uno dei massimi insegna- menti di Gesù. Ciò che ho imparato, leggendo e rileggendo infinite volte alcuni passi del De profundis, è che, per quanto la sofferen- za possa sgualcire o avvelenare la nostra Anima, è nostro compito mantenere dentro di noi quel senso del Bello che ci permetta di vivere quotidianamente ispirandoci a valori etici e morali irrinunciabili e indisponibili. Permettiamo alla Poesia di irrompere nelle nostre vite, per renderci migliori abitanti di questo mondo, costretto a vivere costantemente sotto minaccia. Se coltiviamo in noi il Bello, esso ci alimen- terà rendendoci capaci di essere pienamente felici. In conclusione, il mio saggio vuole essere una celebra- zione della Poesia e dell’Arte, della Bellezza che esse con- tribuiscono a diffondere, dei valori altissimi che dovrebbero indirizzare le nostre esistenze. Cercando la bellezza in luoghi sbagliati, inseguendola er- roneamente nei beni di lusso, negli oggetti preziosi, nell’il- lusione dell’eterna giovinezza, Wilde è incappato nella bru- talità, nella cupidigia, nella volgarità. Attraverso il dolore, Wilde ha incontrato Dio. In carcere, solo e spogliato di tut- to, ha conosciuto la Verità, la Rivelazione. Vengono qui in mente alcuni versi di Jabès: «All’uomo, il potere eccessivo della parola, a Dio, il potere eccessivo del silenzio»3. 3 E. Jabès, Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato, SE Edizioni, 1991. 18 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 18 25/03/19 10:36
Ho voluto “lasciar parlare” il testo di Wilde al punto tale da decidere di dare il titolo all’intero saggio, e ad ogni sin- golo capitolo, estrapolando frasi precise dal De profundis ognuna delle quali ha alzato il sipario su scenari diversi. Ho cercato di illuminare le varie fasi del percorso di maturazione avvenuto durante la prigionia di Oscar Wilde, avendo cura di cercarne le radici nelle sue opere, poiché, si vedrà, in molte di queste veniva in qualche misura anticipa- to il suo destino. L’Arte ha spesso legato insieme Bellezza, Amore e Mor- te e questo trittico, tanto nella produzione artistica quanto nella vita personale di Wilde, sembra aver assunto la forma di un altare sacrificale: vedremo in un intero capitolo come questo emerga chiaramente nel celebre romanzo Il ritratto di Dorian Gray e ancor di più nel dramma Salomè. Tutta la vita di Wilde, in fondo, è stata un’opera d’arte. Leggere e analizzare il De profundis è stato davvero come assistere ad un’opera teatrale: ogni atto un personaggio di- verso mi ha raccontato la sua storia come se ogni pagina della lettera mi avesse offerto la lettura di molte vite. Chi è stato protagonista, come Alfred Douglas, chi un po’ in om- bra e silente, come la moglie Constance, chi leggermente in disparte, ma pur sempre presente e attento, come il devoto amico Robert Ross, chi, lontano nello spazio e nel tempo, su una delle ultime timide file, ci regala i suoi pochi ricordi, come il figlio Vyvyan. E Oscar, sulla soglia d’ingresso, con il suo garofano lilla all’occhiello, fuma una sigaretta e ci racconta la sua storia più vera. 19 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 19 25/03/19 10:36
La sofferenza è un solo, lungo momento Di tutte le opere di Oscar Wilde, questa lunga lettera ad Alfred Douglas, scritta negli ultimi mesi della detenzione nel carcere dei Reading, e significativamente intitolata De profundis1è forse meno conosciuta, ma senza ombra di dub- bio la più ricca e vera di tutta la sua bibliografia. Non si può imbattersi nel De profundis, e scendere nelle sue oscurità, senza restarne abbagliati, come quando la scom- parsa di una persona cara ci cambia per sempre la vita, trasfi- gurando la nostra percezione delle cose del mondo e dando all’intera esistenza un significato nuovo e mai avuto prima. Non è possibile non sentire, allo spirare dell’ultima pa- gina, tutta la propria anima intrisa e pervasa dall’intensità 1 «L’espressione De profundis, che, tradotta letteralmente, significa “dal profondo” è tratta dal Salmo 129, una preghiera che dalla profondità più remota del nostro essere, dalla miseria che nemmeno noi stessi siamo in grado di vedere, sale a Dio. Si tratta di un salmo ascensionale, cantato nei pellegrinaggi. Ogni pellegrinaggio è infatti un cammino di purifica- zione e di liberazione interiore. Questo salmo viene utilizzato nella liturgia dei defunti. I versi accompagnano infatti il pellegrinaggio del defunto dalla propria casa terrena verso la casa del Signore» (Spiegazione tratta da Vincenzo Topa, autore del libro Un cantore medita i salmi, Ed. Vocazioniste, 2007). Così recita il Salmo: «De profùndis clamàvi ad te, Dòmine/Dòmine, exàudi vocem meam. /Fiant àures tuae intendèntes in vocem deprecatiònis meae. /Si iniquitàtes observàveris, Dòmine, /Dòmine, quis sustinèbit?/Quia apud te propitiàtio est/et propter legem tuam sustìnui te, Dòmine./Sustìnuit ànima mea in verbo ejus,/speràvit ànima mea in Dòmino». Traduzione: «Dal profondo a te grido, o Signore;/Signore, ascolta la mia voce. /Siano i tuoi orecchi attenti/alla voce della mia supplica. /Se consideri le colpe, Signore, /Signore, chi ti può resistere? /Ma con te è il perdo- no:/così avremo il tuo timore. /Io spero, Signore. /Spera l’anima mia, attendo la sua parola. /L’anima mia è rivolta al Signore/più che le sentinelle all’aurora». 21 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 21 25/03/19 10:36
del Dolore che l’autore così lucidamente descrive in tutte le fasi attraverso cui è passato, e che così umilmente ha saputo sublimare trasformandolo in un messaggio di Amore. Wilde usa sempre la lettera maiuscola per indicare questi stati d’animo, come se i sentimenti fossero dei personaggi di una storia che racconta a se stesso, nella solitudine ango- sciante della piccola cella del carcere di Reading. Questa lunga lettera sigilla “con liquido puro e divino”2 l’e- pilogo di una Vita, restituisce dignità all’Autore, mutilato nel profondo, e dalle sue ferite usciranno fiori e profumi, come solo la sapiente sensibilità di un Poeta avrebbe potuto fare. Questo documento è il lascito di un grande artista e allo stesso tempo di un martire, condannato dalla società di cui lui stesso si prendeva gioco. I mezzi usati, potremmo dire oggi, troppo diversi e sproporzionati tra loro. Wilde si limi- tava, nelle commedie e nelle sue brillanti conversazioni, a fare dell’ironia, a rivelare le contraddizioni della società del suo tempo, mentre la società, quando ne ha avuto l’occasio- ne, ha scelto di strapparne le ali, tagliargli la lingua, spedirlo a marcire all’inferno e infangarne la reputazione. Subito dopo la condanna il suo nome è stato cancellato dalle scuole che aveva frequentato, i suoi libri tolti dagli scaffali di tutte le librerie, le rappresentazioni delle sue com- medie cancellate. Scrive Frank Harris, nel suo memoriale su Wilde, che gli inglesi hanno costretto all’esilio Byron, Shelley e Keats, «ma non hanno trattato nessuno dei loro artisti con la cru- deltà dimostrata contro Wilde. Il suo destino in Inghilterra è simbolico del destino di tutti gli artisti. (…) Oscar Wilde 2 Verso di Baudelaire tratto da Elèvation, in I fiori del male, Einaudi,1992, p. 15. 22 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 22 25/03/19 10:36
non è stato punito per il male che ha fatto: egli è stato punito per la sua popolarità e la sua grandezza, per la superiorità della sua mente e del suo animo»3. Tanto è devastante il dolore per il proprio crollo, quanto grandioso è l’insegnamento che Wilde è riuscito a trarne. Siamo tutti, in fondo, vittime di noi stessi, tanto delle nostre debolezze quanto delle nostre apparenti forze, anche se non ce ne avvediamo. Tradurre e trasmettere l’immenso portato di significato contenuto in quest’opera è un compito arduo, tanto è ricco il sottosuolo dal quale è emerso. Occorre avere “il cuore di Cristo e la mente di Shakespe- are”, come lui stesso afferma nel mezzo di una lunga digres- sione squisitamente spirituale, nella parte centrale dell’ope- ra per posizione e significato, e forse è proprio questo lo spi- rito che si dovrebbe avere quando si legge il De profundis. Con questo ideale Wilde si addentra, e sprofonda, in un lungo processo di elevazione interiore e caratteriale che lo porterà a superare i sentimenti di odio e ribellione “che oc- cludono le vie dell’anima”4. Spogliato di ogni più piccola frivola vanità che distingue- va l’esteta rimane un uomo puro e semplice, che proprio alla semplicità della Natura chiede ristoro dopo la scarcerazione. In queste lunga epistola ci troviamo di fronte ad uno scrittore intenso e lucido nelle sue analisi dettagliate di fatti e stati emo- tivi che, privato di tutto, nella solitudine e nell’angoscia della disperazione, tocca le corde più profonde della sua Anima, e nel buio della struttura penitenziaria risuonano parole di altissimo lirismo e profondissima spiritualità, dove l’Umiltà e l’Amore sanno restituire all’anima martoriata tutta la sua intatta bellezza. 3 F. Harris, op. cit., p. 53. 4 Citazione dal De Profundis. 23 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 23 25/03/19 10:36
Il centro entro cui si snoda l’opera offre al lettore una chiarissima rappresentazione dell’andamento evolutivo degli stati d’animo di Wilde che si muove dal rancore al perdono, dalla recriminazione all’accettazione, dall’autocondanna alla comprensione. Tutto, in quest’opera, ruota attorno al dolore, alla coscienza della propria condizione di miserabile, cadu- tagli addosso in parte per propria colpa, cosa di cui lo scrit- tore è perfettamente cosciente. Forse è vero ciò che scrive il suo più celebre biografo, Richard Elmann, quando afferma che «noi siamo naturalmente nemici di noi stessi, andiamo in cerca degli eventi che inconsciamente ci si addicono»5. La vicissitudine processuale che lo ha portato alla con- danna a due anni di carcere con l’aggiunta dei lavori pesanti si è svolta con una certa rapidità, e la posizione di Wilde ha sempre oscillato tra l’imprudenza, fondata sulla fiducia che la società che tanto lo acclamava non si sarebbe spinta fino al punto di decretare per lui una sorte tanto ignobile, e l’au- dacia che lo aveva sempre contraddistinto nell’affrontare le avversità. “Non sopportava di vedersi come un fuggiasco”, scrive ancora Ellmann6, per questo ha sempre rifiutato di ascoltare i consigli di chi lo esortava a riparare sulle coste della Francia, per evitare di subire e scontare la condanna che, udienza dopo udienza, si profilava sempre più certa. Il celebre esponente dell’Estetismo è costretto a subire una repentina e costante discesa agli inferi, una caduta tragi- camente pregna di eventi drammatici che si sono susseguiti uno dopo l’altro, e che lo porterà a realizzare una vera e propria ascesi spirituale, intima e mistica, con la lucidità del genio e la sensibilità dell’artista. 5 R. Ellmann, op. cit., p. 506. 6 R. Ellmann, op. cit., p. 523. 24 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 24 25/03/19 10:36
Indubbiamente ha saputo trovare “il cuore di Cristo” gra- zie a “la mente di Shakespeare”. Ogni vita va considerata all’interno della cornice entro cui si disegna, e nel preciso contesto storico e sociale in cui accade. Non è circoscrizione, né contenimento. È più una linea che separa il sé dal resto del mondo, e nel far questo lo distingue, senza tuttavia chiuderlo. Viviamo in un’epoca profondamente utilitaristica in cui la voce dei poeti, purtroppo, è relegata a rimanere inascolta- ta. La Poesia non ha interessi, se non quello di dire una ve- rità, da sempre infatti la Letteratura mette l’uomo di fronte a se stesso, come uno specchio, o un ritratto. La lunga lettera contenuta nel De profundis è la fotogra- fia più veritiera di un’opera d’Arte distrutta, proprio come nel finale de Il ritratto di Dorian Gray, e che ritrova la sua bellezza in qualcos’altro. Questo qualcosa d’altro è rimesso nelle nostre mani, come un messaggio segreto da decifrare e decodificare per trovare un tesoro nascosto. Vedremo, in un capitolo a sé stante, la specularità tra la vita e i caratteri del giovane Dorian Gray e la vita di Wilde; entrambi hanno nu- trito un desiderio irrealizzabile: vivere un’eterna giovinezza senza alcuna pena, senza sofferenza, finalizzando la propria esistenza esclusivamente al piacere. Quest’ambizione si è rivelata impossibile, tanto per Dorian, il cui corpo invec- chia, e muore nell’istante stesso in cui decide di squarcia- re la tela che ne mostra la sozzura dello spirito, quanto per Wilde, che, avendo tentato di sfuggire al dolore per tutta la vita, è costretto invece ad affrontarlo in ogni sua forma, e con la massima intensità, senza nessuna protezione, nessun appiglio, nessuna via di fuga. 25 LUZZI-La polvere che danza in un raggio di luce 14 x 20.indd 25 25/03/19 10:36
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