Wir freien Geister Aspetti della Nietzsche-Rezeption in Robert Musil e Harry Graf Kessler

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          Goethe, Schopenhauer, Nietzsche          Saggi in memoria di Sandro Barbera

             Wir freien Geister…
             Aspetti della Nietzsche-Rezeption
             in Robert Musil e Harry Graf Kessler
             Aldo Venturelli

             Il 16 dicembre 1934 Robert Musil, in occasione del ventesimo anniversario della
          fondazione dello Schitzverband deutscher Schrifsteller in Österreich, tenne un discorso
          che suscitò grande interesse, dedicato al tema Der Dichter in dieser Zeit. Questo di-
          scorso fu ripetuto il 17 novembre 1935 al Pen-Club di Basilea, con l’aggiunta di una
          breve introduzione; il giorno prima, a Zurigo, aveva avuto luogo una sua lettura di al-
          cuni capitoli ancora non pubblicati della progettata continuazione del secondo volu-
          me del suo romanzo principale, Der Mann ohne Eigenschaften. Alcuni mesi prima,
          verso la fine di giugno del 1935, Musil aveva partecipato a Parigi al Congresso interna-
          zionale degli scrittori in difesa della cultura, tenendo un discorso che, nella sua appa-
          rente impoliticità, aveva suscitato accese reazioni e polemiche durate a destinare nel
          tempo. Le premesse ai due interventi a Zurigo e a Basilea svolgono in parte la funzio-
          ne di rispondere a queste polemiche.
             I due discorsi di Vienna e di Parigi, integrati con le brevi premesse di Zurigo e di
          Basilea, costituiscono il più importante tentativo compiuto dallo scrittore di definire la
          propria posizione nei confronti della situazione politica e spirituale determinatasi nel
          1933 in Germania e in Europa con l’avvento al potere di Adolf Hitler e del nazional-
          socialismo. Entrambi i discorsi preparano i temi affrontati da Musil nel suo ultimo di-
          scorso pubblico, dedicato a Über die Dummheit, tenuto nel marzo 1937 a Vienna su
          invito del Werkbund austriaco, e ancora ripetuto nel dicembre dello stesso anno, po-
          chi mesi prima dell’Anschluß dell’Austria alla Germania nazionalsocialista del marzo
          1938, anch’esso non privo di significative valenze politiche.
             Per quanto Nietzsche non venga esplicitamente citato nel discorso di Vienna, men-
          tre non è del tutto certo che Musil citasse esplicitamente Nietzsche nel suo intervento
          a Parigi1, indubbiamente il rapporto con alcune sue idee svolge un’influenza significa-

               1   Non è facile accertare con assoluta certezza quale testo Musil lesse effettivamente nel suo intervento a Pa-
          rigi, che in ogni caso fu letto in una situazione di rilevante confusione, tale comunque da non permettere una
          adeguata comprensione del testo e della sua traduzione francese. Klaus Amann, nel suo pregevole Robert Musil –
          Literatur und Politik (Hamburg 2007), procede a una pubblicazione in ordine inverso rispetto alla edizione Frisé
          e ritiene che il testo letto da Musil fosse quello riportato da Frisé in seconda collocazione (cfr. op. cit., pp. 271 e
          ss.). Indubbiamente in entrambi i testi il riferimento al Nachlaß nietzscheano è riportato, sebbene con enfasi di-
          versa; non è comunque dato di sapere con certezza se Musil seguisse anche nel suo intervento uno dei due testi
          scritti, che potrebbero essere anche stesi in una versione rivista in una fase immediatamente successiva al conve-
          gno. Nella edizione Frisé (R. Musil, Gesammelte Werke in neuen Bänden, a cura di A. Frisé, Hamburg 1978) le
          due versioni del discorso parigino sono riportate nel vol. VIII, pp. 1259 e ss., corredate da un breve commento
          editoriale nel vol. IX, pp. 1828-1829. Per le circostanze in cui si svolse la partecipazione di Musil al convegno pa-
          rigino, oltre l’importante e ampia introduzione di Amann nel volume ricordato, si cfr. K. Corino, Robert Musil.
          Eine Biographie, Hamburg 2003, pp. 1175 e ss.
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          tiva nella fase preparatoria dei due discorsi. Di particolare interesse è però l’esplicito
          richiamo all’idea del Freier Geist, che è presente in un momento centrale della breve
          introduzione di Basilea:
              Ich will damit sagen, daß der Freie Geist – das ist heute in deutschen Bereichen längst nicht
          mehr jenes “Wir freien Geister” mit dem einst Nietzsche bezaubert hat, sondern in größter Be-
          scheidenheit bloß Geist, der keine Korporation angehört – ich will nur sagen, daß ihm wirklich
          kein Haar gekrümmt worden ist, daß er aber auch nicht gerade der staatlichen Haarwuchsmit-
          tel teilhaftig wird2.

             In questa citazione si ritrovano alcuni elementi decisivi di questi due discorsi musi-
          liani; prima però di analizzarli può essere utile soffermarsi con più attenzione sul bre-
          ve inciso che riguarda direttamente la formula nietzscheana del Wir freien Geister.
             Secondo la ricostruzione compiuta da Enrico De Angelis, in uno degli abbozzi di
          capitoli scritti dopo il viaggio a Parigi del 1935 per la continuazione del suo romanzo
          principale, Musil trasse un’importante citazione del Nachlaß nietzscheano dalla auto-
          biografia di Harry Graf Kessler, Gesichter und Zeiten, pubblicata nel giugno 1935 e
          poi già nel settembre dello stesso anno proibita dalla censura della Germania nazio-
          nalsocialista; questa autobiografia era stata pubblicata dall’editore Bermann-Fischer,
          destinato nel 1936 a diventare editore di Musil, dopo che le trattative con Samuel Fi-
          scher, morto nel 1934, erano state avviate già fin dal 1933. Kessler non si riferiva diret-
          tamente all’idea del Freier Geister, ma dava particolare importanza – con un esplicito
          riferimento e con una citazione da Jenseits von Gut und Böse – alla caratterizzazione
          nietzscheana dei Gute Europäer. Appare però singolare che Musil, proprio nel corso
          del suo intervento al congresso parigino del 1935, avesse citato esattamente nello stes-
          so modo un altro passo del Nachlaß nietzscheano, al quale anche Kessler in queste pa-
          gine della sua autobiografia aveva dato grande rilievo. Affermava infatti Musil nel suo
          intervento a Parigi:
             Ich erinnere zumal an die Bemerkungen Nietzsches in den nachgelassenen Fragmenten:
          “Der Sieg eines moralischen Ideals wird durch dieselben unmoralischen Mittel errungen wie je-
          der Sieg: Gewalt, Lüge, Verleumdung, Ungerechtigkeit“3.

             Oggettivamente appare difficile ipotizzare che Musil avesse avuto modo di ricevere
          copia del libro di Kessler immediatamente al momento della sua pubblicazione e lo
          avesse utilizzato già nella preparazione del suo intervento a Parigi, anche se l’esatta
          corrispondenza della citazione da Nietzsche sia in Musil che in Kessler lascia indurre a
          non scartare del tutto questa ipotesi. In ogni caso appare plausibile pensare che egli
          avesse letto l’autobiografia di Kessler tra l’estate e l’autunno del 1935 – come abbiamo
          visto, questo volume era stato ritirato dal commercio già nel settembre di quell’anno –
          e la avesse tenuta presente anche nella breve presentazione a Basilea del novembre
          1935.

              2  Cfr. K. Amann, op. cit., pp. 269-270.
              3  Ivi, p. 273. Kessler citò lo stesso frammento di Nietzsche in Gesichter und Zeiten. Erinnerungen (cfr. H.
          Kessler, Gesammelte Schriften in drei Bänden, a cura di C. Blasberg e G. Schuster, Frankfurt a. M. 1988, vol. I, p.
          213; sui dati della pubblicazione dell’opera cfr. pp. 435 e ss.).
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              Al di là comunque di ogni possibile ipotesi, resta il dato di fatto della vicinanza
          temporale tra la pubblicazione dell’autobiografia di Kessler, i due testi musiliani di Pa-
          rigi e Basilea del 1935, e la stesura di un importante capitolo progettato dallo scrittore
          per la prosecuzione del Mann ohne Eigenschaften. Questa vicinanza temporale per-
          mette di meglio evidenziare una possibile prospettiva di lettura di questi discorsi “po-
          litici” di Musil: in essi è intenzione dello scrittore verificare un significato ancora pra-
          ticabile di alcune concezioni nietzscheane – come quelle del Freier Geist e del Guter
          Europäer – di fronte alla nuova situazione politica e spirituale creatasi in Germania e
          in Europa con l’avvento al potere di Hitler e del nazionalsocialismo. Questa prospetti-
          va di lettura può essere ulteriormente rafforzata, qualora non dimentichiamo che nel
          marzo 1935 Thomas Mann, non senza un riferimento a Nietzsche, aveva steso un im-
          portante intervento, poi non pubblicato su richiesta del suo editore Bermann-Fischer
          e letto in sua assenza, per il convegno a Nizza del Comité des lettres et des arts sul tema
          della formation de l’homme moderne; il titolo di tale intervento, Achtung, Europa!, è di
          per sé particolarmente significativo4. A rafforzare tale prospettiva di lettura è anche il
          fatto che questa siffatta riflessione su Nietzsche e sulla propria Nietzsche-Rezeption
          non rimane confinata in Musil nell’ambito di alcuni suoi interventi di carattere più di-
          rettamente politico, ma – come si è visto – ritorna altresì in alcuni importanti abbozzi
          di capitoli progettati per la continuazione del suo romanzo principale. Assai probabil-
          mente, i capitoli che Musil lesse a Zurigo nel novembre 1935 sono tra quelli che Enri-
          co De Angelis ha collocato come immediatamente successivi al ritorno da Parigi, ela-
          borati quindi nella seconda metà del 19355; almeno dalle sue affermazioni nella pre-
          messa alla sua lettura di Zurigo, lo scrittore appare allora fermamente determinato a
          continuare e a portare a conclusione il suo romanzo, così che anche i suoi interventi
          “politici” di questi anni non possono essere estrapolati del tutto dai suoi progetti di
          continuazione del romanzo.
              Prima di intraprendere una analisi più ravvicinata delle posizioni che emergono da-
          gli scritti musiliani che si stanno considerando, è importante tenere conto del significa-
          to delle pagine della autobiografia di Kessler, dalle quali Musil trasse le citazioni prima
          ricordate del Nachlaß nietzscheano. Queste pagine sono infatti una delle testimonianze
          più dense – e anche più affascinanti – del profondo influsso che il pensiero nietzschea-
          no esercitò sulla gioventù tedesca e europea a partire dall’ultimo decennio del XIX se-
          colo, così da creare una nuova tensione esistenziale e da aprire orizzonti spirituali ricchi
          di incognite e di forti energie intellettuali. La profondità di questa nuova atmosfera cul-
          turale, che Nietzsche aveva determinato, veniva rappresentata da Kessler anche nei suoi
          intrinseci rischi, che il racconto del destino tragico di un suo amico di gioventù eviden-
          ziava con forza: il superamento della morale tradizionale rendeva infatti necessaria se-
          condo l’autore la sperimentazione di una nuova dimensione antropologica, nella quale

              4   In versione italiana questo saggio di Thomas Mann è riportato in Th. Mann, Fratello Hitler e altri scritti sul-
          la questione ebraica, a cura di A. Ruchat, trad. di C. Lombardo e C. Origlio, Milano 2005, pp. 45 ss. È bene ricor-
          dare che la definitiva presa di distanza dalla Germania nazionalsocialista fu ufficialmente annunciata da Thomas
          Mann nella sua lettera del gennaio 1936 alla «Neue Zürcher Zeitung», riportata nello stesso volume, pp. 69 e ss.
              5   Cfr. E. De Angelis, Der Nachlaßband von Robert Musils Der Mann ohne Eigenschaften, Pisa 2004, pp. 99
          e ss.
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          il potenziale insito in questa crisi dei vecchi valori potesse essere sviluppato e giungere
          a compimento. La riflessione su questo Gesamterlebnis, che Nietzsche aveva ispirato, si
          chiudeva in queste pagine di Kessler proprio con la evocazione dei Gute Europäer e la
          citazione di uno dei più significativi aforismi di Jenseits von Gut und Böse6. Indubbia-
          mente Musil non esprime alcun commento su queste pagine dell’autobiografia di Kes-
          sler, ma si limita a trarre da essa una – o alcune – citazioni dal Nachlaß nietzscheano. Se
          si confronta però l’abbozzo del capitolo progettato per la continuazione del suo roman-
          zo con il testo di Kessler, risulta improbabile che lo scrittore non avesse trovato in que-
          ste pagine di Gesichter und Zeiten l’occasione per rispecchiare in esse alcune sue fonda-
          mentali esperienze spirituali giovanili e per tornare a riflettere sulla sua stessa ricezione
          giovanile del pensiero nietzscheano. All’interno del Tagebuch, che Ulrich utilizza per
          elaborare la sua Gefühlspsychologie, il protagonista del romanzo musiliano è indotto a
          riflettere sulla Utopie der Höflichkeit e a identificare proprio nella distinzione tra tote e
          lebenden Gedanken il primo momento costitutivo di quella idea, tratta da Nietzsche, di
          un hypothetisches Leben, la quale poteva aprirsi a ulteriori sviluppi nella nuova formu-
          lazione di una utopia della Höflichkeit7.
              In questo abbozzo di capitolo lo scrittore riorganizzava in un insieme narrativo coe-
          rente molte delle sue osservazioni diaristiche giovanili e molte delle suggestioni scatu-
          rite allora dalla lettura di opere nietzscheane e nello stesso tempo conferiva nuovi si-
          gnificati alla distinzione tra pensieri vivi e morti, che veniva ora collocata all’interno di
          una più generale riflessione sulla Gefühlspsychologie; l’insieme di queste suggestioni
          gli appariva espresso in modo esemplare appunto nella visione di una nuova dimen-
          sione avventurosa della vita e dello spirito, che Nietzsche aveva cercato di caratterizza-
          re in uno dei suoi frammenti, scelto appunto da Kessler per delineare le più profonde
          convinzioni di una intera generazione. Questo frammento, che Kessler citava dalla
          edizione del Wille zur Macht, risale al 1886 ed è una delle prime stesure di quello che
          nel 1887 diventerà l’aforisma 377 del quinto libro della Fröhliche Wissenschaft, ovvero
          di uno degli aforismi più significativi per la caratterizzazione del Gute Europäer 8. Una
          visione di insieme di questi elementi rafforza in ogni caso il significato del riferimento
          di Musil al Wir freien Geister, contenuto nella ricordata premessa di Basilea, e ne mo-
          stra la vicinanza e la affinità spirituale alla stessa idea dei Gute Europäer.
              Come si è già osservato, il passo della premessa di Basilea, nel quale lo scrittore si
          riferiva all’idea del Freier Geist, pur nella sua brevità contiene già uno dei temi princi-

               6  Cfr. H. Kessler, op. cit., pp. 198-216. È un compito importante della ricerca riverificare oggi queste pagine
          della autobiografia sulla base dell’imponente materiale ora disponibile, pubblicato nella nuova edizione in nove
          volumi, del diario di Kessler (cfr. H. Kessler, Das Tagebuch 1880-1937, a cura di R. S. Kamzelak e U. Ott, Stutt-
          gart). Per l’importanza delle pagine dell’autobiografia di Kessler nel quadro di una storia della Nietzsche-Rezep-
          tion cfr. A. Venturelli, Kunst, Wissenschaft und Geschichte bei Nietzsche, Berlin – New York 2003, pp. 299-301.
               Desidero ricordare che questo capitolo del libro, Die Enttäuschung der Macht. Zu Kesslers Nietzsche-Bild, fu
          letto con particolare attenzione e interesse da Sandro Barbera, che lo ritenne tra i contributi migliori da me forni-
          ti alla Nietzsche-Forschung; proprio in ricordo di questo interesse di Sandro Barbera ho scelto questo tema del
          mio contributo, quasi a proseguire un ideale dialogo con il suo fecondo lavoro di ricerca.
               7  Questo abbozzo di capitolo è riportato in E. De Angelis, op.cit., pp. 103-4, e più in generale pp. 99-109.
               8  Per una analisi di questo importante aforisma cfr. A. Venturelli, Die gaya scienza der “guten Europäer”. Ei-
          nige Anmerkungen zum Aphorismus 377 des V. Buchs der Fröhlichen Wissenschaft, in «Nietzsche-Studien», Bd.
          39, pp. 80 e ss.
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          pali di questi suoi interventi “politici”: il tipo di intellettuale che, sulla scia di Nietz-
          sche, aveva dato nuovi impulsi alla vita culturale europea del fin de siècle e, pur tra
          crescenti difficoltà, aveva continuato a animare il panorama spirituale del primo dopo-
          guerra, è ormai tramontato. L’avvento al potere di Hitler e del nazionalsocialismo, in-
          sieme a altri profondi mutamenti economici e sociali, ha radicalmente trasformato –
          non solo in Germania – le condizioni di estrinsecazione della vita culturale: l’intellet-
          tuale, anche quando non viene direttamente colpito nella sua libertà di espressione,
          viene al massimo tollerato, costretto a una condizione di sempre più marcata emargi-
          nazione sociale, privato di ogni sua identità e di ogni suo tratto distintivo rispetto a
          ogni altra categoria sociale. Come appunto osserva Musil con una amara venatura iro-
          nica, l’intellettuale è divenuto uno spirito senza una corporazione e si trova così ad
          agire rinchiuso all’interno di una struttura sociale, la quale – all’interno di una forma
          statuale che, anche quando non raggiunge gli aspetti dittatoriali propri del nazionalso-
          cialismo, resta comunque fortemente autoritaria – è organizzata in corporazioni netta-
          mente delimitate e circoscritte.
              Musil identificava in questa struttura sociale e politica, che sempre più – in Germa-
          nia, in Italia, in modi diversi in Russia, e in forme meno palesi in altri paesi europei,
          come l’Austria – si andava affermando come il tratto distintivo di una più generale co-
          stellazione storica, il progressivo affermarsi di un crescente collettivismo, caratterizza-
          to in particolare dalla preponderanza e dalla preminenza di ogni valore più marcata-
          mente sociale o più direttamente politico anche nelle sfere tradizionalmente riservate
          all’individuo e alla libertà individuale. Questo collettivismo, ad avviso dello scrittore,
          si ricollegava altresì al crescente predominio di una società massificata, la quale era an-
          data emergendo già nel corso della prima guerra mondiale, che aveva visto le masse
          europee assumere un ruolo di protagonista. Altri aspetti si riconnettevano a queste
          profonde trasformazioni politiche e sociali: in primo luogo il carattere di uno Stato
          “totale”, che ad avviso di Musil Mussolini e il fascismo avevano teorizzato e praticato
          per primi; a questo Stato totale ogni altro elemento della vita sociale e culturale dove-
          va sottomettersi passivamente, così da creare le premesse per uno stato di perenne
          mobilitazione, che nella visione dello scrittore non aveva però ancora assunto esplici-
          tamente i caratteri propri di uno stato di perenne belligeranza contro presunti nemici.
              A riguardare oggi con attenzione l’aspetto predominante di questi interventi “poli-
          tici” musiliani tra il 1934 e il 19359, il loro tema più significativo appare consistere
          proprio in questo sofferto tentativo di ridefinire un possibile ruolo del Freier Geist – e,
          per molti versi, dello stesso Guter Europäer – rispetto a questa profonda trasformazio-
          ne storica, che era seguita alla prima guerra mondiale ed era stata sempre più caratte-
          rizzata dal predominio di una dimensione di massa, collettiva e – almeno tendenzial-
          mente – autoritaria. La vicinanza, che abbiamo visto emergere con alcune posizioni
          contemporanee di Harry Graf Kessler e dello stesso Thomas Mann, può contribuire a

              9   Un carattere indubbiamente politico ebbe anche il discorso che Musil tenne su invito del Werkbund a
          Vienna nel marzo 1937 e che ottenne grande successo, così da essere ripetuto tre volte; si trattò dell’ultima appa-
          rizione pubblica dello scrittore; questo discorso è riportato in R. Musil, Gesammelte Werke, op. cit., vol. VIII, pp.
          1270 e ss. (per la versione italiana cfr. R. Musil, Saggi e lettere, a cura di B. Cetti Marinoni, Torino 1995, vol. I,
          pp. 163 e ss.). Anche in questo caso Karl Corino (op. cit., pp. 1228 e ss.) fornisce informazioni importanti per me-
          glio comprendere il significato di questo discorso musiliano.
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          evidenziare come questo tentativo non fosse intrapreso esclusivamente da un Musil
          racchiuso in una sempre più forte situazione di isolamento, ma, seppure tra mille diffi-
          coltà, venisse compiuto in altre forme da altri scrittori e intellettuali.
             Come è noto, e come lo stesso Musil sottolinea nella sua premessa alla lettura tenu-
          ta a Zurigo10, questi interventi “politici” suscitarono reazioni molto diverse: al succes-
          so incontrato dal discorso tenuto a Vienna nel 1934 fecero riscontro le vivaci polemi-
          che, durate a destinare negli anni, e lo sconcerto suscitati dal breve intervento letto a
          Parigi nel 1935, mentre i due successivi interventi dello stesso anno a Basilea e a Zuri-
          go furono accompagnati da significative testimonianze di stima, anche se suscitarono
          entusiasmo solo in casi del tutto isolati11. Nel suo consueto sforzo di precisione Musil
          aveva infatti voluto nettamente delimitare l’ambito nel quale la politica, e in genere la
          vita sociale, avrebbero potuto permettere una migliore estrinsecazione della produzio-
          ne intellettuale e artistica. Questa a suo avviso doveva necessariamente realizzarsi at-
          traverso la tutela e la promozione di una sfera strettamente privata e individuale, se-
          condo quanto lo scrittore affermava nelle conclusioni del suo intervento a Parigi:
              Wir wissen ferner, daß die Träger dieses Vorgangs einzelne Personen sind. Die Gemein-
          schaft wirkt auf das wichtigste mit, aber das Individuum ist zumindest ihr selbsttätiges Instru-
          ment. Damit eröffnet sich aber ein großer und recht wohl bekannter Kreis von Bedingungen
          für das Werden einer Kultur, nämlich alle die, denen die persönliche Schöpfungskraft unter-
          worfen ist. Ohne daß ich das näher ausführen möchte, kehren hier viele politische mißbrauch-
          te, abgenützte und dann verworfene Begriffe, vom Geschichtlichen gereinigt, als unerläßliche
          psychologische Voraussetzungen wieder. So beispielsweise Freiheit, Offenheit, Mut, Unbe-
          stechlichkeit, Verantwortung und Kritik, diese mehr noch gegen das, was uns verführt als ge-
          gen das, was uns bestößt. Auch die Wahrheitsliebe muß dabei sein, und ich erwähne sie beson-
          ders, weil das, was wir Kultur nennen, wohl nicht unmittelbar dem Kriterium der Wahrheit un-
          tersteht, aber keinerlei große Kultur auf einem schiefen Verhältnis zur Wahrheit beruhen kann.
              Ohne daß solche Eigenschaften von einem politischen Regime in allen Menschen unter-
          stützt werden, kommen sie auch in den besonderen Begabungen nicht zum Vorschein12.

              È facilmente immaginabile quali reazioni negative questa difesa “apolitica” – come
          Musil subito dopo sottolinea – di qualità rigorosamente individuali potesse suscitare nel-
          l’atmosfera fortemente politicizzata e impegnata del congresso parigino13; a distanza di

               10 Cfr. K. Amann, op. cit., p. 304. Per le circostanze in cui avvennero la conferenza di Basilea e la lettura di

          Zurigo – in modo particolare per la caratterizzazione della figura intellettuale di Harry Goldschmidt, che orga-
          nizzò questi incontri – si confronti nuovamente la biografia di Corino (cfr. op. cit., pp. 1206 ss.). Si ricordi che la
          possibilità di un giro di conferenze in Svizzera si era profilata fin dal 1934.
               11 Particolarmente importante in questo senso la testimonianza della moglie di Hermann Hesse, Ninon, ri-

          portata da Corino (op. cit., p. 1209). Alla lettura di Zurigo assistette anche Thomas Mann, che ebbe modo di in-
          contrare Musil dopo la lettura; Musil aveva riposto molte speranze in un incontro diretto con Thomas Mann, ma
          l’incontro si limitò, secondo la testimonianza di Goldschmidt, a un freundschaftlicher Austausch von Nichtigkeiten
          (cfr. K. Corino, op. cit., p. 1209).
               12 Cfr. K. Amann, op. cit., pp. 274-275.
               13 Sulle reazioni suscitate dall’intervento a Parigi importante è la documentazione raccolta da Amann (op.

          cit., pp. 306-308) e la ricostruzione di Corino (op. cit., pp. 1175 e ss.); lo stesso Frisé aveva ricordato queste rea-
          zioni. È da osservare che Musil fosse comunque consapevole di dover assumere anche nella continuazione del ro-
          manzo una posizione più chiara e definibile rispetto alla realtà politica e sociale europea di quegli anni, così da
          pensare spesso a Bertolt Brecht come a un possibile modello di riferimento, nonostante il distacco critico mante-
          nuto verso la sua drammaturgia.
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                                                 Wir freien Geister… Aspetti della Nietzsche-Rezeption   7

          tempo, certo, e astraendo da una valutazione più direttamente politica della congruenza
          o meno della posizione espressa allora dallo scrittore rispetto alla situazione internazio-
          nale a lui contemporanea, è difficile però non riconoscere una forte coerenza interiore a
          questa strenua difesa di qualità intellettuali certo non estranee a quel Freier Geist, che
          Musil evocherà alcuni mesi dopo nella sua premessa alla successiva conferenza di Basi-
          lea. Tale rigore intellettuale è ulteriormente rafforzato da due elementi, che costante-
          mente ritornano in questi suoi interventi “politici”: ovvero la Übernationalität e la Über-
          zeitlichkeit proprie di ogni autentica vita culturale e intellettuale; questi due elementi te-
          stimoniano come non sia arbitrario scorgere nella concezione musiliana del Freier Geist
          una sostanziale equivalenza e interscambiabilità con l’idea del Guter Europäer.
              Entrambi gli elementi riconducono a un altro elemento, che per molti versi emerge
          con chiarezza per la prima volta in questi interventi “politici”: ovvero il richiamo alla
          eredità culturale, in particolare a quella dell’illuminismo e del classicismo tedesco. La
          concezione della liberalità e l’influsso sullo sviluppo del liberalismo esercitato da
          Goethe ritornano più volte come punto di riferimento di questa riflessione musiliana;
          il richiamo a Lessing e a altri momenti della tradizione dell’Aufklärung sono anch’essi
          presenti in questi interventi. Particolarmente significative di questo richiamo ai valori
          dell’umanesimo e della tradizione culturale sono le conclusioni del discorso viennese
          del 1934 con il loro richiamo a Wilhelm von Humboldt:
             Wilhelm von Humboldt hat die bedeutende Individualität als eine Geisteskraft bezeichnet,
          die ohne Beziehung zum Gang des Geschehens aufspringt und eine neue Reihe beginnt. Er sah
          in den schöpferischen Menschen Knotenpunkte, Quellstellen, die Vergangenes in sich aufneh-
          men und aus sich entlassen in einer neuen Gestalt, die über ihren Ursprungspunkt hinaus nicht
          mehr abgeleitet werden kann14.

              In questo richiamo alla tradizione culturale non vi è in alcun modo un semplice ri-
          torno al passato, e questo è testimoniato da questa stessa citazione di Humboldt; Mu-
          sil sottolinea più volte come tale tradizione debba essere costantemente rivissuta, inte-
          riorizzata, rielaborata in nuove forme, caricata di energie spirituali non ancora speri-
          mentate, così che l’individuo creatore si riduce quasi alla stregua di un punto di incon-
          tro di forze a lui superiori e tali da determinare un proficuo e sempre rinnovato rap-
          porto tra passato e futuro. Proprio per questa concezione aperta della tradizione lo
          scrittore è altresì consapevole della necessità di sperimentare nuove modalità di orga-
          nizzazione della vita politica e sociale; pur nella difesa, sotto alcuni aspetti nuova in
          Musil, di alcuni valori liberali e “borghesi” della democrazia rappresentativa di stam-
          po ottocentesco, lo scrittore evoca nelle conclusioni della sua premessa a Basilea a fine
          1935 taluni sviluppi della matematica moderna per mostrare come taluni presunti er-
          rori o la messa in discussione di taluni presupposti ritenuti eterni possa preparare svi-
          luppi scientifici del tutto nuovi e inattesi; da questa lezione della matematica Musil si
          augura di poter trarre l’esempio di un proficuo rinnovamento della vita culturale e po-
          litica, che scaturisca dal superamento delle deviazioni autoritarie divenute dominanti
          in molte nazioni europee a lui contemporanee15.

             14   Cfr. K. Amann, op. cit., p. 252.
             15   Ivi, cfr. ad esempio p. 270.
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          8        Aldo Venturelli

              È significativo che nei materiali preparatori al discorso viennese del 1934, subito
          dopo il richiamo a Humboldt, Musil ne aggiungesse uno a Nietzsche, che nella prima
          redazione del suo intervento parigino dell’anno successivo lo scrittore intendeva evo-
          care più volte come un großer Analytiker, che era stato altresì un großer Prophet16.
          Quali idee Musil volesse ricollegare a Nietzsche subito dopo il suo rifarsi a Wilhelm
          von Humboldt non è dato stabilirlo con precisione, ma non è forse arbitrario rivedere
          in questo suo richiamo a una tradizione culturale culminante in Nietzsche un altro
          aspetto di quella concezione nietzscheana dei gute Europäer quali eredi di un millena-
          rio spirito europeo. Tutto ciò invita a rileggere con più attenzione questi interventi
          “politici” di Musil, ritrovandone le segrete connessioni con lo stesso difficile lavoro al-
          la continuazione del suo romanzo e collocandoli all’interno di una più generale costel-
          lazione culturale, contraddistinta dallo sforzo di dare nuova linfa e nuovo spessore al-
          l’attesa nietzscheana di una più alta comunità di Frei Geister. A ben guardare la coe-
          renza del lavoro artistico compiuto da Musil consiste in ultima analisi nella sua ricerca,
          mai venuta meno, di determinare i contorni di un’idea ancora praticabile di Geist di
          fronte a una società sempre più livellata e massificata17.

              16 Ivi, cfr. p. 280. Complessivamente Musil citò Nietzsche nella prima stesura del suo intervento a Parigi tre

          volte, ricordando il frammento dal Nachlaß nietzscheano, la “sfasatura” tra cultura e politica illustrata ad esempio
          nella seconda Inattuale e accostando Nietzsche a Machiavelli a proposito del rapporto tra spirito e potere; in que-
          sto terzo caso la posizione di Musil verso Nietzsche esprimeva un sostanziale distacco critico.
              17 Forse l’esempio più significativo di questo sforzo musiliano è costituito dai dialoghi tra Ulrich e Agathe su

          genio, mediocrità e probabilità – si ricordi che tutto il tema della genialità viene da Musil ricondotto a Nietzsche
          – nel capitolo Wandel unter Menschen (cfr. R. Musil, Gesammelte Werke, op. cit., vol. IV, pp. 1204 e ss La coeren-
          za dell’ultimo Musil è stata sottolineata con forza da Klaus Amann nel volume ricordato; essa emerge altresì dalla
          ricostruzione della prosecuzione del romanzo intrapresa da Enrico De Angelis, sia nel volume prima ricordato
          (Der Nachlaßband von Robert Musils “Der Mann ohne Eigenschaften”) sia in R. Musil, Der Mann ohne Eigenschaf-
          ten Band II, Teil 2, aus dem Nachlaß hrsg. vom E. De Angelis, Pisa 2006. Su questo punto diversa è la posizione
          sostenuta da Walter Fanta in Die Entstehungsgeschichte des “Mann ohne Eigenschaften” von Robert Musil, Wien –
          Köln – Weimar 2000.
              Il problema del rapporto tra storia e spirito era stato posto da Martin Heidegger proprio nella conclusioni di
          Sein und Zeit a proposito della sua analisi del rapporto tra spirito e tempo in Hegel e alla propria concezione del
          rapporto tra Dasein e Zeitigung. Per comprendere il significato ‘politico’ di questa problematica è bene ricordare
          che Heidegger connetteva ad essa lo stesso tema della Verdinglichung, con una probabile citazione sottintesa del
          Lukacs di Geschichte und Klassenbewußtsein, il quale, per parte sua, nella sua introduzione a una riedizione del
          1967 di questa sua fondamentale opera giovanile ebbe modo di ricordare – anche sulla scia di Lucìen Goldmann
          – questa ripresa heideggeriana della tematica della estraneazione, destinata poi a confluire in molti aspetti del
          pensiero di Sartre. Collocare la stessa riflessione musiliana in questo più generale contesto può contribuire a una
          più esatta valutazione del suo stesso rapporto impolitico con la politica.
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