LA MOBILITY DOG NELLA TERAPIA COMPORTAMENTALE

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LA MOBILITY DOG NELLA TERAPIA COMPORTAMENTALE

La terapia comportamentale veterinaria in Italia sta sollevando da anni contrasti.
Fra medici veterinari, e naturalmente fra veterinari e educatori, istruttori e
addestratori.
Non ho nessuna intenzione di entrare in questa polemica, ma devo trac-ciare con
voi le linee di un mondo ideale, che credo fermamente debba essere auspicato.
In questo mondo ideale il cliente ha un problema a suo parere di tipo
comportamentale e si rivolge al proprio veterinario curante, il quale ri-tiene di
richiedere l’intervento di un collega specialista in terapia com-portamentale. Il
veterinario compie un’attenta visita, giunge ad una dia-gnosi, stabilisce una terapia,
che a seconda del caso è anche farmacologi-ca. Per la terapia comportamentale vera
e propria chiede la collaborazio-ne di un istruttore cinofilo qualificato di sua fiducia,
con il quale discute il caso e per il quale stabilisce con lui un protocollo di lavoro. In
seguito, discuteranno dell’evolversi del caso, giungendo agli aggiustamenti che spesso
risultano fondamentali.
In genere la terapia comportamentale comprende una terapia di base, cioè:

• Mutato accesso alle risorse

• Regressione sociale guidata

Emendamento ad una mancata educazione
Personalmente ritengo che quella che chiamiamo per intenderci “educazione di
base” faccia parte a tutti gli effetti della terapia comporta-mentale del cane. Spesso,
infatti, una mancata educazione fa da corollario alla patologia e attuare una corretta
comunicazione contribuisce a ritro-vare equilibrio all’interno della famiglia, e mette
la famiglia stessa nelle condizioni di affrontare le complicazioni di una terapia
comportamentale.
La MobilityDog deve essere vista in questo senso: uno strumento in ma-no al
terapeuta che gli permette di:

• Giungere a degli obiettivi terapeutici

• Seguire il caso settimanalmente o comunque con tempi molto ravvi-cinati
rendendo più facile mettere in atto quegli aggiustamenti che pos-sono rivelarsi
vincenti

1 Creare fiducia ed empatia fra cliente e terapeuta, elemento fonda-mentale per
raggiungere l’obiettivo terapeutico

2 Gli obiettivi che si raggiungono in modo specifico sul cane sono altrettanto
interessanti e prendono spunto da una riflessione illu-minante espressa da Roberto
Marchesini in “L’identità del cane” Apèiron ed.. Si afferma che il cane è un animale
sociale concertati-

vo. Significa che trova la sua realizzazione nello stare in un gruppo sociale al cui
interno conosca e riconosca il suo ruolo – beninteso un ruolo dinamico e non certo
ridotto all’interno di una gerarchia fissa.

Non soltanto: al riconoscimento del ruolo si deve affiancare la possibili-tà di operare
stando all’interno del gruppo. Cioè: raggiungere obiettivi “insieme a “ altri elementi
del gruppo sociale. Significa che da una parte il cane deve essere posto di fronte ai
problemi – la dimensione operati-va- , ma il partner umano deve stare accanto a lui
e partecipare al rag-giungimento dell’obiettivo – la dimensione collaborativa.
La MobilityDog è uno strumento interessante perché non è tanto im-portante che il
cane superi l’ostacolo, ma che la coppia stabilisca insie-me che:

1. l’obiettivo è importante per entrambi

2. che il raggiungimento dell’obiettivo è possibile

3. che le modalità sono definite all’interno della coppia

4. che il raggiungimento dell’obiettivo è gratificante per entrambi

Questi principi sottintendono

• la costruzione di un rapporto equilibrato e chiaro fra cane e nucleo famigliare

• l’acquisizione di un modulo comunicativo definito e condiviso

• la scelta da parte del cane di un comportamento riflessivo e con-centrato che è
subito premiato sia dal proprietario sia dal raggiungi-mento stesso dell’obiettivo

Vorrei qui stabilire che la MobilityDog può venire affrontata da tutto il nucleo
famigliare: spesso in terapia sono particolarmente pericolosi gli squilibri di relazione
che si instaurano fra coloro che vivono con l’animale. Spesso non è facile lavorare
con i bambini che di contro sono i più fre-quenti obiettivi di attacchi.
E ‘ frequente che all’interno della famiglia vi siano uno o più elementi che hanno
ormai perso la fiducia nel cane. Poter verificare che il cane è “ancora capace di fare
qualcosa” e ancora di più “che faccia qualcosa di buono “ anche con loro, riesce a
risvegliare quel poco di fiducia che li fa proseguire nel cammino terapeutico.
Nella mia esperienza ho utilizzato lo strumento MobilityDog nelle patolo-gie
comportamentali più frequenti. Penso soprattutto alle sindromi di ipe-rattività, alle
forme di ansia da separazione, alle fobie traumatiche o con base di privazione
sensoriale, alle depressioni acute e croniche, alle ag-gressività intra e inter specifiche.
Per tutte le forme – si è detto – è necessario rivedere in modo adeguato

la modalità di accesso alle risorse e a maggior ragione nei casi di ag-gressività. In
questa evenienza è necessario la messa in sicurezza di proprietario, istruttore e cani
guida.
Dopo aver lavorato a domicilio con la cosiddetta “regressione sociale guidata” si
può procedere con brevi sedute al campo, nelle quali il pro-prietario impara la
lettura dei segnali di comunicazione, la gestione delle distanze, i tempi del premio,
l’utilizzo corretto del guinzaglio, i comandi di base.
Se la prima parte della terapia ha sortito risultati confortanti, questa seconda parte
può essere affrontata già sugli ostacoli, altrimenti se ne rimanda l’utilizzo solo
quando si ottengono queste basi. Solo in un se-condo momento si propone al cane
la presenza dell’ obiettivo della sua assertività: persone o altri cani.
Il cane deve concentrarsi sul raggiungimento del suo obiettivo: il supera-mento
dell’ostacolo. La persona o il cane – naturalmente un cane guida preparato- compie
avvicinamenti graduali sempre evitando di superare la soglia di reazione.
L’utilizzo dell’ostacolo può rilevarsi più utile perché costringe il cane a concentrarsi
su qualcosa che già conosce come premiante, diminuendo gradualmente la reattività
su ciò che è percepito come negativo. Di con-certo, il proprietario è facilitato nel
concentrare l’attenzione del cane sull’ostacolo – e quindi su una sua richiesta di
relazione.
Quando il cane avrà acquisito con gli ostacoli di MobilityDog comporta-menti
alternativi all’aggressività si proseguirà il percorso riportando il lavoro su passeggiate
e incontri più consueti.
La MobilityDog può essere un valido aiuto con i casi di depressione, intesa come lo
stato di stress successivo ad un trauma fisico o psichico, per esempio un incidente o
la perdita o l’abbandono da parte di un im-portante componente del gruppo sociale,
oppure la nascita di un bambi-no.
In stadi avanzati,spesso dovuti a sottovalutazione o trascuratezza, il cane non
presenta interesse per i classici giochi – la pallina o il rincorrersi-. La semplicità e
l’usualità degli ostacoli di MobilityDog può semplificare la terapia. Si comincia dalla
passerella fissa, al guinzaglio, evitando di forzare l’animale alla performance, ma
premiando anche soltanto un tentativo di interesse. Spesso può essere utile la
presenza di un cane guida che com-pia per primo gli ostacoli e che sia grandemente
premiato. Gli ostacoli della MobilityDog sono meno frustranti di una pallina che
rotola senza nessun cane dietro, e questo aiuta senz’altro a ripristinare la fiducia del
proprietario nel perseverare nella terapia.

Alcuni ostacoli della MobiltyDog – la passerella mobile, il tubo, l’altalena - sono stati
pensati proprio per proporre al cane situazioni poco consuete in un clima di gioco.
Naturalmente, il trattamento delle fobie purtroppo più frequenti, penso alla fobia
dei temporali o dei rumori, non può comprendere solo un corso di MobilityDog.
Accanto alla terapia farmacologica però, il potenziamento delle capacità cognitive
può fornire al cane delle alternative di comporta-mento che possono aiutare a
giungere ad un equilibrio.
Infatti “ Immaginiamo le potenzialità cognitive del cane come la superficie di una
sfera: ogni volta che il cane acquisisce delle nuove competenze co-gnitive non solo
amplia il proprio volume cognitivo, ma anche la superficie della sfera, quindi le
proprie ulteriori potenzialità cognitive”. Roberto Marchesini “L’identità del cane”
Apèiron ed.
Se il cane affronta con leggerezza gli ostacoli sul campo, sarà poi più facil-mente
portato a generalizzare ciò che ha appreso riproducendolo in di-versi contesti, nella
vita in città e dentro casa.
L’eziologia e la patogenesi dell’ansia da separazione sono molto ben spiegate da
Patrick Pageat . Riepilogando brevemente, lo studioso francese ne considera causa
fondamentale l’iperattaccamento dovuto ad un manca-to processo di distacco
corretto, spesso dovuto al fatto che il proprieta-rio ignora totalmente l’importanza
di questa fase, ma anzi la accondiscen-de e la conferma.
Questo processo fa si che il cane non abbia alcun punto di riferimento se non la
persona verso la quale ha instaurato questo iperattaccamento. Noi aggiungiamo che
il cane non riesce mai a compiere il processo di crescita, non giunge a completare lo
sviluppo fino alla maturità. Un cane con ansia da separazione apparentemente è un
soggetto chiuso nella ricerca del rapporto esclusivo con l’obiettivo dell’attaccamento
e che spesso rifiuta tentativi di collaborazione e stimoli ludici che riducano la
vicinanza.
La MobilityDog funge da volano della possibilità di sviluppo cognitivo, ren-dendo il
cane autonomo e competente nel raggiungimento dell’obiettivo. Gradualmente si
potrà procedere a far lavorare il cane con altri compo-nenti del gruppo famigliare,
allontanando a poco a poco l’obiettivo di at-taccamento. Ad ultimo, si potrà
affrontare con successo l’esercizio più difficile per soggetti con tale patologia: il
“resta tranquillo”.
Le sindromi da iperattività del cane sono forse le patologie di maggior
emergenza. Sempre secondo Pageat l’eziologia deve essere ricercata in
un’ipostimolazione sensoriale dei cuccioli nelle prime 5 – 6 settimane di vita che
causano uno sviluppo difettoso dei meccanismi responsabili del controllo dell’attività
motoria. Le condizioni di allevamento sembrano peggiorare, unite alla scellerata
richiesta del mercato di razze poco adatte alla vita in famiglia. A ciò si deve
aggiungere la sottovalutazione del proble-ma da parte del proprietario che scambia
per lecita vivacità gli eccessi di motivazione, gli alti livelli di arousal, gli squilibri negli
assetti emozionali.

Sempre accanto agli altri programmi di terapia comportamentale la Mo-bilityDog
sollecita l’acquisizione degli autocontrolli. A maggior ragione nell’affrontare gli
ostacoli con un cane iperattivo non devono essere permesse scelte di autonomia e
deve essere contrastata la velocità di esecuzione.
Le sedute devono essere brevi, precedute sempre da metodiche volte a diminuire
l’arousal. Il cane non deve aver accesso all’obiettivo gratifican-te se non dopo aver
raggiunto un discreto autocontrollo. Devono esse-re limitati, al principio, gli ostacoli
di movimento veloce (per esempio il salto e la ruota) preferendo quelli che
stimolano la concentrazione ( la scaletta, la passerella coi bidoni). Con tali soggetti,
inoltre, è preferibile frammentare gli ostacoli e intervallarli ai comandi di base.
Si affiancano poi delle sedute di socializzazione con cani guida preparati che di
concerto insegnano gli autocontrolli.
Fra le attività sportive – che spesso erroneamente vengono suggerite come “sfogo”
per cani iperattivi- la MobilityDog è da preferire in quan-to non stimola la velocità di
esecuzione né costringe il cane a lunghe fasi di immobilità.
La MobilityDog favorisce l’acquisizione di quei “segnali di arresto” alla fine
dell’azione consumatoria che sembra mancare nei soggetti con tale patologia senza
però eccedere nella frustrazione e nel blocco completo delle iniziative.
Di concerto il proprietario acquisisce modalità gestuali e posturali che facilitano la
gestione del cane fuori dall’ambiente casalingo.
Riepilogo
Lo schema seguente vuol essere solo un’indicazione di base, utile come guida
riassuntiva delle possibili applicazioni della MobilityDog in terapia comportamentale.
Patologie legate all’aggressività:
ostacoli iniziali: gli ostacoli agevoli al guinzaglio che non implicano con-trasto:
passerella, scaletta, ponte sui bidoni, lamiera ondulata, lo slalom;
ostacoli medi: gli ostacoli che implicano un breve tempo liberi dal guinzaglio:
palizzata, salto in alto, ruota, altalena;
ostacoli avanzati: gli ostacoli che implicano un certo superamento della diffidenza:
tubo rigido, tubo morbido, aspetta tranquillo;
ostacoli finali: gli ostacoli che implicano ritrovata fiducia nel condutto-re e
tranquillità: podio, carretto, trasporto oggetto.

Patologie legate alla sindrome da privazione senso-riale e alle fobie:
ostacoli iniziali: utili per cominciare un approccio senza traumi slalom, salto con
barriera a terra e poi con barriera a bassa altezza, trasporto oggetto
ostacoli medi: implicano fiducia nel conduttore passerella, podio, paliz-zata,
scaletta;
ostacoli avanzati: ponte sui bidoni, la ruota, il tubo rigido, il tubo mor-bido,
lamiera ondulata;
ostacoli finali: altalena, carretto, aspetta tranquillo.
Patologie legate all’ansia da separazione
ostacoli iniziali: gli ostacoli che implicano vicinanza al conduttore passe-rella,
ponte sui bidoni, scaletta, palizzata,lamiera ondulata, slalom
ostacoli medi: gli ostacoli comunque di media difficoltà
Salto in alto, la ruota, altalena, carretto, trasporto oggetto
ostacoli avanzati: gli ostacoli che implica lavoro sulla distanza tubo rigi-do, tubo
morbido
ostacoli finali: podio, aspetta tranquillo
Patologie legate alle sindromi di iperattività-ipersensibilità
ostacoli iniziali: ostacoli di conduzione e di concentrazione: passerella, ponte sui
bidoni, scaletta, slalom, lamiera ondulata
ostacoli medi: ostacoli di limitata autonomia: palizzata, trasporto ogget-to
ostacoli avanzati: ostacoli di movimento controllato: podio, salto in alto, ruota,
tubo rigido, tubo morbido
ostacoli finali: ostacoli che implicano buon possesso degli autocontrolli: carretto,
altalena, aspetta tranquillo
Dal punto di vista clinico veterinario gli ostacoli della MobilityDog sono stati pensati
per ridurre al massimo i rischi di traumi articolari o muscola-ri: le passerelle sono
basse e con accesso largo e facilitato, il salto può essere regolato in altezza, la
carriola è ampia, lo slalom permette passaggi agevoli. Inoltre, non essendo l’obiettivo
la competizione, tutti gli esercizi devono essere affrontati con calma, contrastando
addirittura la velocità. L’istruttore poi, può scegliere liberamente quali ostacoli
proporre al clien-te, valutando insieme al medico veterinario lo stato di salute.
Questi elementi fanno della MobilityDog una disciplina estremamente interessante e
facilmente applicabile a cani di diversa età e stato di salute, anche comportamentale.
Bibliografia
R. Marchesini, L’identità del cane, Apèiron ed., 2004
P. Pageat, Patologia comportamentale del cane, PVI, 1999
K. Overall, La clinica comportamentale del cane e del gatto, E.G. 2001
	
  
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