IL PAZIENTE POLITRAUMATIZZATO: STRESS ACUTO E QUALITA' DI VITA A DISTANZA
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ASSOCIAZIONE ReintrAs – Trauma, Onlus Associazione italiana per l’assistenza e il reintegro socio-lavorativo delle vittime di incidenti stradali e sul lavoro Via Pasquale Galluppi, 8 - 00136 Roma Tel. 06.39910668 Tel/fax. 06.39723600 IL PAZIENTE POLITRAUMATIZZATO: STRESS ACUTO E QUALITA’ DI VITA A DISTANZA Un lavoro di ricerca di neuropsicotraumatologia Progetto pilota presso alcuni reparti ospedalieri finalizzato ad una tesi di laurea e al tirocinio pre-postlaurea in Psicologia. Elaborato dall’Associazione-ReintrAs Trauma Onlus Con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Regione Lazio 1
INDICE 1. PRESUPPOSTI E MOTIVAZIONI DEL PROGETTO 2. INTRODUZIONE 3. DATI EPIDEMIOLOGICI DEI TRAUMATISMI STRADALI E SUL LAVORO 4. IL TRAUMA 4.1 TRAUMI: TIPI E DEFINIZIONI 4.2 REAZIONE AD UN TRAUMA 5. CONSEGUENZE DEGLI INCIDENTI STRADALI E SUL LAVORO SULLE VITTIME E SULLE LORO FAMIGLIE 6. DISTURBI COGNITIVI CHE CONSEGUONO AD TRAUMA GRAVE 7. DISTURBI COMPORTAMENTALI E DELLA PERSONALITA’ DOPO UN TRAUMA GRAVE 8. SCOPI E METODOLOGIA DELLA RICERCA 9. IPOTESI DI OBIETTIVI A BREVE-MEDIO TERMINE 10. IPOTESI DI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE 11. BIBLIOGRAFIA 2
1. PRESUPPOSTI E MOTIVAZIONI DEL PROGETTO L’Associazione Reintras-Trauma Onlus, nata nel 2008 su iniziativa di alcuni pazienti politraumatizzati e di operatori che si interessano da molti anni di chirurgia d’urgenza e del trauma (medici, psichiatri, psicologi, counselor, avvocati) opera su base di volontariato e promuove un approccio multidisciplinare per accompagnare coloro che hanno subito un trauma, soprattutto se grave, e i loro familiari, nel percorso che va dal momento del trauma stesso a quello del reinserimento nella vita sociale e lavorativa. La ReintrAs-Trauma dal 15/11/2008 è iscritta all’Anagrafe delle Onlus del Ministero delle Finanze tenuta presso la Direzione Regionale del Lazio della Agenzia delle Entrate con il n. di prot. AC/cf/Onlus 2008-87530. L’Associazione, oltre alle attività ad indirizzo più strettamente clinico, annovera tra le altre: elaborazione e attuazione di progetti sull’educazione stradale rivolti alle scuole elementari medie e superiori; elaborazione ed attuazione di progetti di prevenzione primaria per la riduzione del rischio di incidenti stradali nella popolazione giovanile (sensation seeking, percezione del rischio); progetti di informazione e prevenzione sull’utilizzo di alcool e droghe e attività di studio e ricerca; è inoltre sede di tirocinio per la Facoltà di Psicologia dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. In tale contesto, si è deciso di svolgere una ricerca di neuropsicotraumatologia e di psicologia viaria che coinvolga i pazienti traumatizzati. La ricerca per il suo rilevante valore sociale ha ricevuto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Regione Lazio. 2. INTRODUZIONE Nella programmazione dei servizi sanitari è in atto già da tempo un processo di trasformazione che, a partire dalle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tende a promuovere il benessere dell’individuo considerandolo globalmente; in tale prospettiva, il concetto stesso di salute cambia status e non è più pensato solo come una semplice assenza di patologie fisiche. Nell’ambito della psicologia clinica, con riguardo ai pazienti traumatizzati, la psicotraumatologia ha il compito di promuovere, attraverso un processo esplorativo, lo sviluppo delle risorse che ogni paziente può mettere in gioco al fine di riappropriarsi di un ruolo attivo e partecipativo, non solo per sostenere le terapie mediche, ma anche per favorire il consolidamento del proprio benessere, inteso come qualità di vita. Il “sostegno sociale”, cioè l’aiuto psicologico, cognitivo, informativo e materiale che la persona può avere, soprattutto in uno specifico periodo della sua vita, in circostanze di bisogno è fondamentale se si considera che il nesso tra gli “eventi stressanti e le sue reazioni individuali” 3
viene influenzato anche dal grado e dal tipo di supporto (Sgarro, 1998). Numerosi studi hanno, infatti, dimostrato che un sostegno carente rappresenta, di per sé, un elemento di vulnerabilità. Un sostegno adeguato può invece funzionare da “tampone” (“effetto Buffer”) agli stressors, anche gravi, modulando l’eventuale reattività disfunzionale e patologica all’evento e migliorando le strategie di coping. In modo semplicistico il termine coping può essere tradotto come “far fronte a”, “reagire a”. Più in generale il concetto fa riferimento a come le persone affrontano le situazioni percepite come stressanti, sia quotidiane sia straordinarie, allo scopo di attivare l’individuo a fare qualcosa per dominare l’evento e controllare le proprie emozioni, secondo la sequenza stress- valutazione dello stress-strategie di coping. Lazarus intende per coping “gli sforzi cognitivi e comportamentali per trattare richieste specifiche interne o esterne (e i conflitti tra esse) che sono valutate come eccessive ed eccedenti le risorse di una persona (Lazarus 1991). Il modello teorico di Lazarus si basa sul concetto fondamentale di valutazione cognitiva che l’individuo fa della situazione. La valutazione può essere primaria, rivolta all’ambiente e al significato di minaccia o danno che il soggetto gli attribuisce; secondaria che riguarda le risorse e le opzioni disponibili per gestire il danno reale o potenziale (valutazione del coping). Il coping consiste “negli sforzi, orientati all’azione ed intrapsichici, per gestire (controllare, ridurre, tollerare) le richieste ambientali ed interne, i conflitti tra esse, che mettono alla prova o vanno al di là delle risorse personali” (Lazarus 19978). Il coping ha fondamentalmente due funzioni: 1) cambiare la difficile relazione con l’ambiente, comprende strategie e azioni che hanno lo scopo di ridurre l’impatto negativo della situazione tramite un cambiamento esterno della situazione stessa. 2) funzione “focalizzata sull’emozione”, per cui le strategie messe in atto sono tese alla modifica dell’esperienza soggettiva spiacevole e delle emozioni negative che l’accompagnano. Per migliorare le caratteristiche e le potenzialità che ogni singolo individuo possiede e che si rendono necessarie nel momento dell’esperienza traumatica, è necessaria una integrazione immediata tra tutti i soggetti che a vario titolo vengono coinvolti nel contatto con il paziente. A seguito di un trauma grave il paziente e i suoi familiari si trovano esposti ad una situazione ad alto potenziale stressogeno di shock immediato al quale dover far fronte, ma si determina quasi sempre la necessità di un riadattamento dello stile di vita che perdura anche dopo molti mesi. Da queste considerazioni ha preso il via questo progetto di ricerca che si pone lo scopo di valutare le reazioni allo stress acuto e la qualità di vita a distanza dei pazienti traumatizzati gravi e dei loro familiari con l’obiettivo, se possibile, di migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari cercando di individuare il timing di un percorso di aiuto sin dalle fasi iniziali del ricovero. 4
3. DATI EPIDEMIOLOGICI DEI TRAUMI STRADALI E SUL LAVORO I traumatismi della strada per la loro repentinità e la frequente gravità delle conseguenze che producono, determinano un forte impatto emotivo che interessa in modo via via crescente l’opinione pubblica, gli operatori sanitari, i familiari e le vittime dirette dell’evento. Inoltre, il fenomeno degli incidenti stradali in Italia comporta anche un grave costo sociale. Questo è determinato dalla valutazione del danno subito dal singolo cittadino e dalla collettività a causa di un sinistro, comprendendo i danni alle persone (costi umani, sanitari, perdita della capacità produttiva), ai veicoli ed all’ambiente. Ad esempio per l’anno 2003 la stima dei costi sociali degli incidenti stradali (fonte ISTAT-ACI) è stata di 35.464 milioni di Euro pari al 2,7% del PIL. L’impatto dell’infortunistica stradale sui giovani è particolarmente importante perché rappresenta la prima causa di morte e di invalidità permanente. Le Statistiche sugli incidenti stradali dimostrano un elevato tasso di mortalità sulle strade: 18 decessi al giorno in seguito ad incidenti stradali solo in Italia, con una percentuale dell’1,2% su 550.000 morti complessivi (ossia per qualsiasi causa) all’anno su tutto il territorio nazionale. Nelle stime ufficiali sono 6682 le vite perse ogni anno a causa di incidenti stradali, anche se si calcola che potrebbero arrivare fino ad 8000 se si considerano anche i decessi che seguono nei 30 giorni successivi agli incidenti stessi. Di quell’1,2%, un quarto ha meno di 23 anni e la metà ha meno di 43 anni. Per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro e le malattie occupazionali, il problema continua ancora a preoccupare, anche se negli ultimi anni stiamo assistendo ad un lieve miglioramento. Alla data di rilevazione ufficiale di Aprile 2008, il bilancio infortunistico per l’anno 2007 si presenta migliore rispetto a quello dell’anno precedente, sia per l’andamento generale del fenomeno, sia soprattutto per quel che riguarda gli infortuni mortali, che ovviamente rappresentano gli eventi di maggiore impatto emotivo e sociale. A tale data risultano pervenute all’INAIL 912.615 denunce di infortuni avvenute nel corso del 2007, quindi all’incirca 15.500 casi in meno rispetto al 2006. Degli infortuni denunciati, il 6,3% del totale si sono verificati nell’ambito dell’Agricoltura, il 90,5% nell’Industria e Servizi e il 3,2% fra i Dipendenti dello Stato. Il calo infortunistico è risultato più consistente in Agricoltura (-9,4%) e sostenuto anche nell’Industria e nei Servizi (-1,2%), mentre si è registrato un aumento dell’1,5% per i dipendenti dello Stato. In relazione alla composizione di genere del fenomeno, la percentuale di donne che subiscono infortuni sul lavoro, si mantiene sostanzialmente stabile, su valori intorno al 27.5%. Per entrambi i sessi, quasi l’80% degli infortuni si concentra nelle fasce d’età centrali (18-34 e 35-49 anni), con una decisa prevalenza nella classe 35-49, soprattutto per le donne. Nei casi mortali si conferma che la presenza femminile è molto più contenuta (circa 8% dei casi nel 2007) rispetto a quella maschile (92%), in virtù di un prevalente impiego in 5
mansioni e settori di attività generalmente meno rischiosi. L’analisi territoriale evidenzia come la riduzione degli infortuni registrata tra il 2006 e il 2007 abbia riguardato tutte le regioni, ad esclusione della Sicilia, del Lazio, della Calabria e della provincia autonoma di Bolzano. Per ripartizione geografica si distingue il Sud, con un calo del 3,3%, seguito dal Nord-Est (-2,2%) e dal Nord-Ovest (-1,6%). Più contenuto, invece, il calo al Centro (-1,1%). In riferimento alle morti bianche, nel 2007 ne sono state denunciate 1.170, il 12.8% in meno rispetto al 2006, ma è da considerarsi comunque come circa metà dei casi sono stati provocati dalla circolazione stradale. 4. IL TRAUMA 4.1 TRAUMI: TIPI E DEFINIONI Per trauma si intende qualsiasi evento lesivo che alteri l’integrità fisica e/o psichica. Gli eventi o le situazioni traumatiche possono riguardare un gruppo o una comunità (catastrofi naturali, crolli, attentati terroristici, ecc.) ma anche il singolo individuo o unità familiari come nel caso di gravi incidenti automobilistici o sul lavoro. Da un punto di vista medico definiamo politrauma una condizione in cui più regioni corporee sono state interessate dall’evento traumatico e in relazione alla gravità sono stati identificati numerosi indici che ne definiscono il grado. Attualmente la letteratura scientifica è concorde nel definire un trauma come grave se un indice denominato ISS (Injury Severity Score) risulta maggiore o uguale a 16. Da un punto di vista psicologico si definisce traumatica un’esperienza “che supera le abilità di coping di un individuo e lo lascia in preda alla paura della morte di un danno fisico o della perdita del senso di realtà. L’individuo si sente sopraffatto emozionalmente, cognitivamente, fisicamente.” (Saakvitne et al, 2000) Il concetto di trauma ha subito negli ultimi anni un allargamento della sua definizione. Seguiamo qui la definizione americana di trauma (American Psychiatric Association, DSM IV). Il trauma è definito come un evento vissuto al di fuori della norma (estremo, violento, lesivo) che minaccia o ferisce l’integrità fisica e/o psichica di un singolo o di un gruppo di persone e in genere richiede uno sforzo inabituale per essere superato. Si distinguono due tipi di trauma: • trauma tipo I: è un evento unico, imprevisto, con un chiaro inizio ed una fine. • trauma tipo II: è un evento violento a cui una persona viene ripetutamente esposta; è presente come minaccia, prevedibile, cronica e sequenziale; è prevedibile, ma inevitabile e questo crea quel senso di impotenza che diventa un elemento centrale di questo vissuto. Il vissuto di trauma collegato con una mancata protezione o sostegno a livello sociale conduce ad un senso di impotenza che costituisce una delle sensazioni più insopportabili e minacciose 6
dell’essere umano. Da qui si sviluppano sensazioni di rabbia, paura esistenziale, senso di inutilità, orrore, vergogna, colpa ecc. che spingono la persona nell’isolamento e nell’abbandono. Senza l’aiuto e la solidarietà del gruppo un evento violento non può essere integrato. 4.2 REAZIONE AD UN TRAUMA ................... continua. Trattandosi di una ricerca in corso, il resto della ricerca e la metodologia non è totalmente disponibile. Chiunque fosse interessato può richiedere il testo contattando il Comitato Scientifico dell’Associazione Reintras-TRAUMA, onlus CENTRO STUDI SUL TRAUMA Via Pasquale Galluppi, 8 – 00136 Roma Tel. 06.39723600 / 392.1119067 7
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