La debolezza di settembre non segna la fine del rialzo azionario
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4 ottobre 2021, 2:59PM UTC Chief Investment Office GWM Ricerca in materia di investimenti La debolezza di settembre non segna la fine del rialzo azionario UBS House View - Weekly Global Mark Haefele, Chief Investment Officer Global Wealth Management, UBS AG Al centro dell’attenzione Questa settimana L’aumento dei rendimenti non dovrebbe segnare la fine del rialzo I dati sull’occupazione statunitense azionario favoriranno l’avvio del tapering a L’MSCI All Country World ha perso il 4,1% a settembre, segnando la novembre? La Fed ha segnalato che è prima flessione mensile da gennaio e la più consistente dall’arrivo del pronta a ridurre gli acquisti di obbligazioni coronavirus negli Stati Uniti a marzo 2020. Le forti vendite sono in parte entro la fine di quest’anno e che intende riconducibili all’aumento dei rendimenti dei Treasury a 10 anni di 18,5 porre fine al programma verso metà punti base (pb) all’1,49%, causato dai timori di un’accelerazione degli dell’anno prossimo, ma solo in presenza interventi d’inasprimento monetario, di un incremento dell’inflazione e di un di un ulteriore rafforzamento del mercato indebolimento della crescita. Per di più, la crisi energetica e l’impasse fiscale del lavoro. Dopo che ad agosto sono stati al Congresso americano hanno danneggiato il clima di fiducia. Tuttavia, creati solo 235 mila nuovi posti di lavoro su questi timori ci sembrano eccessivi o solo temporanei e ci aspettiamo che base netta, una cifra inferiore alle attese, un le azioni ricomincino a salire. Primo, un aumento dei rendimenti di meno forte recupero a settembre dimostrerebbe di 100 pb nell’arco di tre mesi è storicamente associato a una performance agli investitori che la crescita degli Stati Uniti azionaria positiva e i listini azionari tendono a risentire solo di movimenti procede a pieno ritmo e darebbe forza alla particolarmente pronunciati e repentini. Secondo, le politiche monetarie nostra raccomandazione di puntare sulle continuano a loro volta a sostenere la crescita e l’inflazione persistente società esposte alla ripresa economica. non ci sembra rappresentare un grave rischio. All’ultima riunione la Fed ha sottolineato che il ritiro degli acquisti di obbligazioni rimane subordinato al Il neo Primo ministro giapponese proseguimento dei dati economici positivi e non ha pronosticato un rialzo attuerà ingenti stimoli? Durante la immediato dei tassi d’interesse. Terzo, a nostro avviso l’impennata dei prezzi campagna elettorale per la leadership del dell’energia sarà di breve durata e non costringerà le principali banche centrali Partito, Kishida ha sottolineato la necessità a operare una stretta prematura né danneggerà la spesa al consumo. di attuare una politica fiscale espansiva. Gli investitori attendono indicazioni sull’entità Conclusione: alla luce della politica monetaria favorevole e della crescita di un eventuale pacchetto di misure. Le ancora robusta, crediamo che i mercati possano tornare a salire e consigliamo azioni nipponiche sono state le uniche di puntare sui titoli esposti alla crescita mondiale. a brillare su scala globale a settembre e resteranno al centro dell’attenzione. Continuiamo a credere che il Giappone È probabile che l’impasse fiscale negli Stati Uniti venga superata beneficerà in modo particolare della robusta La scorsa settimana il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha crescita mondiale. avvertito che il governo americano esaurirà la liquidità a disposizione intorno al 18 ottobre se il Congresso non voterà a favore della sospensione o Anche la banca centrale neozelandese dell’innalzamento del tetto del debito. Il Congresso sta affrontando diverse alzerà presto i tassi? La Norges Bank dispute fiscali interconnesse (riguardanti la legge di bilancio, il tetto del debito è recentemente diventata la prima banca e i piani di spesa) che sollevano spettri come uno shutdown del governo centrale del G10 ad alzare il costo federale e un default sul debito sovrano. Tuttavia, anche se lo stallo pesa sui del denaro e la Reserve Bank of New Se non è disponibile la traduzione italiana, i link portano alla versione inglese. Il presente rapporto è stato elaborato da UBS AG. Vi preghiamo di leggere i commenti di natura legale in coda al documento.
Weekly Global mercati ci aspettiamo che questi nodi vengano sciolti senza arrecare danni Zealand potrebbe seguire il suo esempio permanenti. Sul finire della scorsa settimana è giunto qualche progresso, questa settimana. Emerge così l’andamento perché il Congresso ha approvato una risoluzione continua che rinvia a divergente delle politiche monetarie a dicembre la minaccia di un blocco delle attività amministrative. Inoltre, la livello globale, dato che alcuni istituti storia ci insegna che in genere i mercati gestiscono bene gli shutdown. come la Banca centrale europea e la Dal 1980 gli Stati Uniti hanno registrato 14 volte il blocco delle attività Banca nazionale svizzera sono ancora amministrative senza importanti ripercussioni per i mercati e l’S&P 500 ha lontani da un innalzamento dei tassi prodotto un rendimento medio del 5% nel periodo compreso tra quattro d’interesse. Nonostante la virata restrittiva, settimane prima dell’inizio degli shutdown e quattro settimane dopo la loro tuttavia, resta difficile generare rendimenti conclusione. Un default tecnico sui Treasury statunitensi è estremamente di portafoglio e il maggiore potenziale di improbabile e i membri del Congresso sono consapevoli dell’entità del danno ritorno è offerto dalle asset class meno che potrebbe arrecare all’economia, ai mercati e alla valuta nazionali. convenzionali, come il private credit e i prestiti senior americani. Conclusione: le dispute fiscali sul filo del rasoio sono ormai abituali negli Stati Uniti e in genere il braccio di ferro tra partiti non basta a destabilizzare le borse, a parte creare volatilità. Ci aspettiamo che l’impasse venga superata. Per saperne di più legga il nostro ultimo Risk Radar. Ulteriore rialzo del Giappone grazie alla nomina del nuovo premier Gli investitori hanno accolto con favore la nomina dell’ex ministro degli Esteri Fumio Kishida a Primo ministro. Questo risultato, ampiamente atteso, contribuisce a spiegare perché il Giappone sia stato l’unico tra i principali mercati azionari a chiudere settembre in territorio positivo, con una performance mensile del 2,8% per l’MSCI Japan. Ci sono diversi motivi per cui le azioni giapponesi potrebbero ricominciare a salire. Nel suo discorso d’insediamento, Kishida si è impegnato a varare stimoli per «svariate migliaia di miliardi di yen» entro fine anno. Kishida ha anche indicato continuità per la politica ultra espansiva della Bank of Japan. Nel lungo periodo il governo potrebbe puntare sulla sicurezza nazionale ed economica, sulla digitalizzazione e sulle iniziative verdi. Inoltre, la forte accelerazione delle vaccinazioni, che ha già superato il ritmo degli Stati Uniti e si appresta a battere anche l’Unione europea (UE) entro novembre, dovrebbe favorire una ripresa dei consumi. Il 1° ottobre il governo ha revocato lo stato d’emergenza nazionale imposto a causa del COVID-19 e la spesa del 4T21 dovrebbe essere sostenuta dalla notevole domanda inespressa. Infine, le azioni giapponesi rimangono sottovalutate: gli utili del 2T21 hanno battuto le nostre attese e i margini di profitto operativi superano già i livelli pre-pandemia. Conclusione: le azioni giapponesi si confermano tra gli investimenti preferiti dei nostri portafogli globali. Privilegiamo in particolare le opportunità nel greentech e, in altre aree, gli abilitatori del 5G e le società esposte alla normalizzazione dell’economia. Per saperne di più sugli investimenti selezionati in Asia, clicchi qui. 02
Weekly Global Deeper Dive La debolezza di settembre non segna la fine del rialzo azionario di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer Le azioni globali e statunitensi hanno toccato nuovi record a inizio settembre, ma da allora hanno registrato un continuo ribasso. L’MSCI All Country World ha perso il 4,1% nel mese, segnando la prima flessione mensile da gennaio e la più consistente da marzo 2020. Questa dinamica ha portato in negativo anche la performance del 3T21, a quota -1,1%. Il Giappone, il nostro mercato azionario preferito, è stato l’unico tra i listini principali a chiudere in territorio positivo, con un rendimento totale del 2,8% per l’MSCI, grazie alla speranza che il neo Primo ministro vari nuovi stimoli fiscali. A livello settoriale, le azioni globali dell’energia, uno dei nostri comparti preferiti, hanno guadagnato il 9% sulla scia dell’incremento dell’8,5% delle quotazioni petrolifere. I titoli growth sono stati quelli più colpiti dall’aumento dei rendimenti e hanno lasciato sul campo il 5,2%, contro il -3% dei titoli value. A settembre il rendimento dei governativi americani a 10 anni è salito di 18,5 punti base (pb) all’1,49%. Le piazze azionarie hanno risentito dei timori per la crescita, le politiche monetarie, l’aumento dei rendimenti obbligazionari e l’impasse fiscale negli Stati Uniti. Tuttavia, questa preoccupazione ci sembra eccessiva e i listini dovrebbero ricominciare a salire. Le politiche monetarie continuano a sostenere la crescita e l’inflazione persistente non ci sembra rappresentare un grave rischio. All’ultima riunione la Federal Reserve (Fed) ha sottolineato che il ritiro degli acquisti di obbligazioni rimane subordinato al proseguimento dei dati economici positivi e non ha pronosticato un rialzo immediato dei tassi d’interesse. Inoltre, anche se la banca centrale americana ha segnalato l’aumento dei rischi d’inflazione, il Presidente Jerome Powell ha dichiarato che le pressioni «diminuiranno» e che «l’inflazione dovrebbe ridiscendere verso l’obiettivo a più lungo termine del 2%». A nostro avviso il caro energia non costringerà le principali banche centrali a operare una stretta prematura né danneggerà la spesa al consumo. Crediamo che il recente rapido aumento dei prezzi dei combustibili fossili sia dovuto a fattori transitori. Il greggio ha risentito del calo non previsto della produzione OPEC+ ad agosto e dell’uragano Ida. L’impatto di entrambi i fattori sta già rientrando e le esportazioni OPEC+ sono nuovamente cresciute a settembre. I prezzi del gas naturale e del carbone si manterranno probabilmente elevati, a fronte dei livelli ridotti delle scorte, ma è probabile che già l’anno prossimo inizino a diminuire con l’aumento delle forniture di Russia e Sudafrica e della Cina per consumo interno, dopo le difficoltà di quest’anno. Le azioni dovrebbero continuare a salire, nonostante l’ulteriore aumento dei rendimenti. Ci aspettiamo che il tasso sui Treasury a 10 anni raggiunga l’1,8% entro fine anno, mentre le banche centrali continueranno ad alzare i tassi o a prospettare misure d’inasprimento. Tuttavia, questi sviluppi vanno considerati sostanzialmente uno specchio dei dati economici positivi, più che la spia del timore di un’inflazione persistente. Proseguono i progressi verso la normalizzazione dell’economia, poiché le campagne vaccinali in tutto il mondo fanno calare il rapporto tra contagi e ricoveri o decessi. La Fed ha espresso crescente fiducia nella ripresa, mentre gli indicatori dell’attività congiunturale si mantengono robusti. Ad esempio, l’indice PMI del settore 03
Weekly Global manifatturiero statunitense si è riportato sopra 60 punti a settembre. In base ai dati dal 1997 ad oggi, gli aumenti a tre mesi dei rendimenti dei Treasury a 10 anni di meno di 100 pb sono stati accompagnati da una performance azionaria positiva e i listini azionari hanno risentito solo dei movimenti più pronunciati e repentini. Nel 3T21 i tassi sul decennale sono saliti di 7 pb. È probabile che l’impasse fiscale negli Stati Uniti venga superata. I difficili negoziati sul bilancio sono abituali negli Stati Uniti e a nessuno dei due partiti conviene assumersi la responsabilità delle turbolenze del mercato o, nel peggiore dei casi, di un default tecnico. La risoluzione continua sul bilancio federale approvata l’ultimo giorno di settembre rinvia a dicembre la minaccia di un blocco delle attività amministrative. Inoltre, la storia ci insegna che in genere i mercati gestiscono bene gli shutdown. Dal 1980 ad oggi ne sono avvenuti 14, con una durata media di sette giorni e massima di 34 (a dicembre 2018). Le ricadute sui mercati sono state modeste e l’S&P 500 ha prodotto un rendimento medio del 5% nel periodo compreso tra quattro settimane prima dell’inizio degli shutdown e quattro settimane dopo la loro conclusione. Un default tecnico sui Treasury statunitensi è estremamente improbabile in questo momento, tenuto conto dell’enorme impatto che potrebbe causare. Per saperne di più legga il nostro ultimo Risk Radar. In sintesi, settembre ha segnato la debole conclusione di un terzo trimestre sostanzialmente positivo. Nel complesso gli ultimi tre mesi sono stati segnati dalla crescente fiducia nei progressi verso la normalizzazione dell’economia, oltre alla convinzione che le pressioni inflazionistiche si dimostreranno temporanee. Ci aspettiamo che torni ad affermarsi un clima di ottimismo, con il riassorbimento dei recenti fattori negativi e il ritorno alla ribalta delle prospettive di solida crescita economica e utili robusti. Continuiamo a consigliare di puntare sui titoli esposti alla crescita mondiale. 04
5 ottobre 2021, 07:01AM UTC Chief Investment Office GWM Ricerca in materia di investimenti Il contributo dei private markets Weekly - Regional View Italian Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, UBS Europe SE, Succursale Italia «All’interno di un portafoglio diversificato, investire nei private markets può migliorare rendimenti e diversificazione» Nell’ultimo decennio il ruolo dei private markets – investimenti non quotati in società o asset reali – è andato via via crescendo. Se fino a qualche anno fa questi strumenti erano sostanzialmente una nicchia, oggi vengono considerati necessari per aumentare i rendimenti e cogliere opportunità non disponibili sui mercati quotati. L’UBS Global Family Office Report 2021 comprende un’analisi delle asset allocation di 191 family office per un patrimonio totale di 226 miliardi di dollari ed evidenzia come il peso di questi investimenti sia notevolmente aumentato a oltre il 18% del totale, addirittura il 31% se si include l’immobiliare. Inoltre, lo studio rivela che il 42% dei family office intende aumentare l’allocazione al private equity. Un’attenzione simile si riscontra anche da parte di altri investitori sofisticati. Secondo i dati Preqin (una piattaforma che pubblica dati relativi a questa industria), mediamente i piani pensionistici statunitensi hanno incrementato l’esposizione ai private markets dal 17% del 2012 al 21% nel 2019. La crescente diffusione di questa asset class è riconducibile in primo luogo alla convinzione che sia in grado di offrire rendimenti più elevati di quelli dei portafogli tradizionali. Infatti, in seguito alle politiche monetarie espansive implementate dal 2009 in poi, le aspettative di rendimento per quasi tutte le tipologie di asset class, in particolare per le obbligazioni, sono diminuite, rendendo più complesso il compito dei gestori. La situazione si è ulteriormente complicata di recente per via dell’aumento dell’inflazione, che ha spinto buona parte del comparto obbligazionario verso rendimenti reali negativi (che non riescono a compensare l’inflazione). I private markets – che comprendono il private equity, le infrastrutture, il credito e gli immobili –possono aiutare ad alleviare queste difficoltà. A parità di tipologia (capitale, debito ecc.), tali investimenti hanno storicamente consentito di ottenere ritorni superiori ai mercati quotati e ciò ha portato a un’allocazione nei loro confronti crescente nel tempo. I maggiori rendimenti dei private markets sono strettamente connessi ai rischi insiti in questo tipo di investimenti: in primis l’illiquidità e quindi la difficoltà Il presente rapporto è stato elaborato da UBS Europe SE, Succursale Italia. Vi preghiamo di leggere i commenti di natura legale in coda al documento.
Weekly - Regional View Italian (talvolta l’impossibilità) di uscire prima della scadenza, la leva finanziaria che può essere molto elevata, la concentrazione su un numero limitato di società e la minore trasparenza rispetto ai mercati quotati. D’altra parte i private markets possono aiutare a darsi obiettivi di lungo termine. Gli investimenti dedicati a fondi di private equity, ad esempio, hanno in genere un orizzonte temporale di 10 anni (spesso prorogabile). In linea di massima, ci si può immaginare che per oltre la metà del ciclo d’investimento gli investitori debbano finanziare i richiami di capitale e che nell’ultima fase possano aspettarsi di ricevere distribuzioni. Inoltre, si tratta di operazioni nelle quali il gestore è coinvolto nei processi decisionali dell’azienda e quindi non si limita a scegliere un titolo in cui investire ma, acquisendo una quota importante del capitale, può influire direttamente sulla gestione dell’asset determinando cambiamenti strategici e operativi. Infine, da un punto di vista di gestione del portafoglio, vi è l’opportunità di incrementarne la diversificazione includendo quote o crediti nei confronti di società di minori dimensioni o in fasi particolari del ciclo di vita aziendale (start-up o ristrutturazione), infrastrutture che consentono di avere rendimenti non correlati al ciclo economico o immobili. Va detto che l’ingente liquidità raccolta da questo tipo di investitori è uno dei motori della fortissima attività di M&A che caratterizza l’attuale periodo. Nelle acquisizioni di aziende, sempre più spesso il private equity rappresenta un concorrente sia per gli operatori industriali che per la quotazione in borsa. Spesso i fondi di private equity cercano società innovative prima che raggiungano la fase di maggior espansione. Basti pensare che circa il 20% del capitale investito dai gestori di private equity riguarda società tecnologiche. Considerando queste ultime, ne sono state contate circa 8100 quotate in borsa mentre quelle controllate privatamente sono 497 mila (Bain&Company): insomma, nell’ambito tecnologico la riserva di caccia è davvero ampia. Concludendo, inserire una quota di private markets in un portafoglio diversificato può accrescere i rendimenti attesi e ampliare il raggio di azione, raggiungendo società innovative nella fase iniziale di sviluppo. L’illiquidità, d’altra parte, richiede di poter far fronte a qualsiasi esigenza senza smobilizzare il capitale investito per molti anni. Si tratta insomma di investimenti che possono dare un buon contributo come componente satellite di un portafoglio diversificato. 06
Weekly Global Appendice Le opinioni d’investimento di UBS Chief Investment Office («CIO») sono elaborate e pubblicate dalla divisione Global Wealth Management di UBS Switzerland AG (disciplinata dalla FINMA in Svizzera) o da una sua affiliata («UBS»). Le opinioni d’investimento sono state formulate in conformità delle norme di legge volte a promuovere una ricerca d’investimento indipendente. Ricerca d’investimento generica – Informazioni sui rischi: Questa pubblicazione viene distribuita solo a fini informativi e non rappresenta un’offerta né una sollecitazione di offerta diretta per l’acquisto o la vendita di prodotti d’investimento o di altri prodotti specifici. L’analisi contenuta nella presente pubblicazione non costituisce una raccomandazione personale né tiene conto degli obiettivi d’investimento, delle strategie d’investimento, della situazione finanziaria o delle esigenze particolari di un determinato destinatario. Si basa su numerosi presupposti. Presupposti diversi potrebbero dare risultati sostanzialmente diversi. Alcuni prodotti e servizi sono soggetti a restrizioni legali e non possono essere offerti in tutto il mondo in modo incondizionato e/o potrebbero non essere idonei alla vendita a tutti gli investitori. Tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento sono state ottenute da fonti ritenute attendibili e in buona fede; tuttavia, si declina qualsiasi responsabilità, contrattuale o tacita, per l’eventuale mancanza di correttezza o completezza (a eccezione della divulgazione di informazioni relative a UBS). Tutte le informazioni e le opinioni così come le previsioni, le stime e i prezzi di mercato indicati si riferiscono unicamente alla data della presente pubblicazione e sono soggetti a cambiamenti senza preavviso. Le opinioni qui espresse possono discostarsi o essere contrarie alle opinioni espresse da altri dipartimenti o divisioni di UBS a seguito dell’utilizzo di presupposti e/o criteri diversi. Il presente documento e le informazioni ivi contenute (tra cui previsioni, valori, indici o altri importi calcolati («Valori»)) non possono in alcun caso essere utilizzati per i seguenti scopi: (i) a fini di valutazione o di contabilità; (ii) per stabilire gli importi dovuti o da versare, il prezzo o il valore di uno strumento finanziario o di un contratto finanziario; o (ii) per misurare la performance di uno strumento finanziario, anche, tra l’altro, con l’obiettivo di monitorare il rendimento o la performance di un Valore o di definire l’asset allocation di un portafoglio oppure di calcolare le commissioni di performance. Ricevendo il presente documento e le informazioni ivi contenute si ritiene che dichiariate e assicuriate a UBS che non userete questo documento e che non farete diversamente affidamento sulle informazioni ivi contenute per gli scopi di cui sopra.UBS e ogni suo dirigente o dipendente possono in ogni momento essere autorizzati a detenere posizioni lunghe o corte in strumenti d’investimento menzionati in questa pubblicazione, effettuare operazioni che coinvolgono tali strumenti d’investimento in conto proprio o in conto terzi o fornire qualsiasi altro servizio o avere funzionari che operano in qualità di dirigenti nei confronti dell’emittente, dello strumento d’investimento stesso o di una società commercialmente o finanziariamente collegata a tali emittenti. 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Weekly Global trattamento fiscale di un prodotto strutturato può essere complesso e può differire da quello di un investimento diretto nello strumento sottostante. UBS Financial Services Inc. e i suoi collaboratori non forniscono consulenza fiscale. Prima di investire in qualsiasi strumento, gli investitori sono invitati a rivolgersi al proprio consulente fiscale per conoscere la propria situazione fiscale. Informazioni importanti sulle strategie basate sugli investimenti sostenibili: le strategie basate sugli investimenti sostenibili mirano a prendere in considerazione e integrare i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nel processo d’investimento e nella costruzione del portafoglio. Le strategie più varie in termini di orientamento geografico e stile d’investimento possono effettuare analisi ESG e integrarne i risultati in diversi modi. L’inclusione dei fattori ESG o delle considerazioni alla base degli investimenti sostenibili può impedire al gestore di partecipare a certe opportunità d’investimento che altrimenti sarebbero in linea con il suo obiettivo d’investimento e con altre strategie d’investimento tradizionali. I rendimenti di un portafoglio composto essenzialmente da investimenti sostenibili possono essere superiori o inferiori a quelli di un portafoglio il cui gestore non tiene conto dei fattori ESG, non opera esclusioni e non considera altri aspetti della sostenibilità, e le opportunità d’investimento a disposizione di tali portafogli possono essere diverse. Le società possono non soddisfare necessariamente elevati standard di performance per tutti gli aspetti ESG o tutti i temi degli investimenti sostenibili; inoltre, non si garantisce che le società soddisfino le aspettative negli ambiti della responsabilità aziendale, della sostenibilità e/o della performance in termini d’impatto. Gestori patrimoniali esterni / Consulenti finanziari esterni: qualora la presente ricerca o pubblicazione sia fornita a un gestore patrimoniale esterno o a un consulente finanziario esterno, UBS vieta espressamente che questa sia ridistribuita dal gestore patrimoniale esterno o dal consulente finanziario esterno e che sia resa disponibile ai rispettivi clienti e/o terzi. Stati Uniti d’America:distribuito a soggetti statunitensi da UBS Financial Services Inc., UBS Securities LLC o UBS Swiss Financial Advisers AG, consociate di UBS SA. UBS Switzerland AG, UBS Europe SE, UBS Bank, S.A., UBS Brasil Administradora de Valores Mobiliarios Ltda, UBS Asesores Mexico, S.A. de C.V., UBS SuMi TRUST Wealth Management Co., Ltd., UBS Wealth Management Israel Ltd e UBS Menkul Degerler AS sono consociate di UBS SA. UBS Financial Services Incorporated of Puerto Rico è una consociata di UBS Financial Services Inc. UBS Financial Services Inc. accetta la responsabilità dei contenuti di un documento predisposto da un’affiliata non statunitense quando distribuisce documenti a soggetti statunitensi. Tutte le transazioni di soggetti statunitensi nei titoli citati nel presente documento devono essere effettuate tramite un broker/dealer registrato negli Stati Uniti e affiliato a UBS e non tramite un’affiliata non statunitense. Il contenuto del presente documento non è stato e non sarà approvato da alcuna autorità per gli strumenti finanziari o per gli investimenti negli Stati Uniti o altrove. UBS Financial Services Inc. non agisce in veste di consulente municipale a favore di enti municipali o di persone obbligate nell’accezione della Section 15B del Securities Exchange Act (la «Municipal Advisor Rule») e le opinioni e i giudizi espressi nel presente documento non devono essere intesi come una consulenza, né costituiscono una consulenza, nell’accezione della Municipal Advisor Rule. Per maggiori dettagli sul singolo paese, consultare il sito ubs.com/cio-country-disclaimer-gr o chiedere al vostro consulente finanziario le relative informazioni sui rischi. Versione B/2021: CIO82652744 © UBS 2021. Il simbolo della chiave e UBS figurano tra i marchi registrati e non registrati di UBS. Tutti i diritti riservati. 08
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