La debolezza di settembre non segna la fine del rialzo azionario

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4 ottobre 2021, 2:59PM UTC
                                                                                       Chief Investment Office GWM
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La debolezza di settembre non segna la fine del
rialzo azionario
UBS House View - Weekly Global

Mark Haefele, Chief Investment Officer Global Wealth Management, UBS AG

Al centro dell’attenzione                                                              Questa settimana

L’aumento dei rendimenti non dovrebbe segnare la fine del rialzo                       I dati sull’occupazione statunitense
azionario                                                                              favoriranno l’avvio del tapering a
L’MSCI All Country World ha perso il 4,1% a settembre, segnando la                     novembre? La Fed ha segnalato che è
prima flessione mensile da gennaio e la più consistente dall’arrivo del                pronta a ridurre gli acquisti di obbligazioni
coronavirus negli Stati Uniti a marzo 2020. Le forti vendite sono in parte             entro la fine di quest’anno e che intende
riconducibili all’aumento dei rendimenti dei Treasury a 10 anni di 18,5                porre fine al programma verso metà
punti base (pb) all’1,49%, causato dai timori di un’accelerazione degli                dell’anno prossimo, ma solo in presenza
interventi d’inasprimento monetario, di un incremento dell’inflazione e di un          di un ulteriore rafforzamento del mercato
indebolimento della crescita. Per di più, la crisi energetica e l’impasse fiscale      del lavoro. Dopo che ad agosto sono stati
al Congresso americano hanno danneggiato il clima di fiducia. Tuttavia,                creati solo 235 mila nuovi posti di lavoro su
questi timori ci sembrano eccessivi o solo temporanei e ci aspettiamo che              base netta, una cifra inferiore alle attese, un
le azioni ricomincino a salire. Primo, un aumento dei rendimenti di meno               forte recupero a settembre dimostrerebbe
di 100 pb nell’arco di tre mesi è storicamente associato a una performance             agli investitori che la crescita degli Stati Uniti
azionaria positiva e i listini azionari tendono a risentire solo di movimenti          procede a pieno ritmo e darebbe forza alla
particolarmente pronunciati e repentini. Secondo, le politiche monetarie               nostra raccomandazione di puntare sulle
continuano a loro volta a sostenere la crescita e l’inflazione persistente             società esposte alla ripresa economica.
non ci sembra rappresentare un grave rischio. All’ultima riunione la Fed ha
sottolineato che il ritiro degli acquisti di obbligazioni rimane subordinato al        Il neo Primo ministro giapponese
proseguimento dei dati economici positivi e non ha pronosticato un rialzo              attuerà ingenti stimoli? Durante la
immediato dei tassi d’interesse. Terzo, a nostro avviso l’impennata dei prezzi         campagna elettorale per la leadership del
dell’energia sarà di breve durata e non costringerà le principali banche centrali      Partito, Kishida ha sottolineato la necessità
a operare una stretta prematura né danneggerà la spesa al consumo.                     di attuare una politica fiscale espansiva. Gli
                                                                                       investitori attendono indicazioni sull’entità
Conclusione: alla luce della politica monetaria favorevole e della crescita            di un eventuale pacchetto di misure. Le
ancora robusta, crediamo che i mercati possano tornare a salire e consigliamo          azioni nipponiche sono state le uniche
di puntare sui titoli esposti alla crescita mondiale.                                  a brillare su scala globale a settembre
                                                                                       e resteranno al centro dell’attenzione.
                                                                                       Continuiamo a credere che il Giappone
È probabile che l’impasse fiscale negli Stati Uniti venga superata                     beneficerà in modo particolare della robusta
La scorsa settimana il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha          crescita mondiale.
avvertito che il governo americano esaurirà la liquidità a disposizione intorno
al 18 ottobre se il Congresso non voterà a favore della sospensione o                  Anche la banca centrale neozelandese
dell’innalzamento del tetto del debito. Il Congresso sta affrontando diverse           alzerà presto i tassi? La Norges Bank
dispute fiscali interconnesse (riguardanti la legge di bilancio, il tetto del debito   è recentemente diventata la prima banca
e i piani di spesa) che sollevano spettri come uno shutdown del governo                centrale del G10 ad alzare il costo
federale e un default sul debito sovrano. Tuttavia, anche se lo stallo pesa sui        del denaro e la Reserve Bank of New
Se non è disponibile la traduzione italiana, i link portano alla versione inglese.

Il presente rapporto è stato elaborato da UBS AG. Vi preghiamo di leggere i commenti di natura legale in coda al
documento.
Weekly Global

mercati ci aspettiamo che questi nodi vengano sciolti senza arrecare danni            Zealand potrebbe seguire il suo esempio
permanenti. Sul finire della scorsa settimana è giunto qualche progresso,             questa settimana. Emerge così l’andamento
perché il Congresso ha approvato una risoluzione continua che rinvia a                divergente delle politiche monetarie a
dicembre la minaccia di un blocco delle attività amministrative. Inoltre, la          livello globale, dato che alcuni istituti
storia ci insegna che in genere i mercati gestiscono bene gli shutdown.               come la Banca centrale europea e la
Dal 1980 gli Stati Uniti hanno registrato 14 volte il blocco delle attività           Banca nazionale svizzera sono ancora
amministrative senza importanti ripercussioni per i mercati e l’S&P 500 ha            lontani da un innalzamento dei tassi
prodotto un rendimento medio del 5% nel periodo compreso tra quattro                  d’interesse. Nonostante la virata restrittiva,
settimane prima dell’inizio degli shutdown e quattro settimane dopo la loro           tuttavia, resta difficile generare rendimenti
conclusione. Un default tecnico sui Treasury statunitensi è estremamente              di portafoglio e il maggiore potenziale di
improbabile e i membri del Congresso sono consapevoli dell’entità del danno           ritorno è offerto dalle asset class meno
che potrebbe arrecare all’economia, ai mercati e alla valuta nazionali.               convenzionali, come il private credit e i
                                                                                      prestiti senior americani.
Conclusione: le dispute fiscali sul filo del rasoio sono ormai abituali negli Stati
Uniti e in genere il braccio di ferro tra partiti non basta a destabilizzare le
borse, a parte creare volatilità. Ci aspettiamo che l’impasse venga superata.
Per saperne di più legga il nostro ultimo Risk Radar.

Ulteriore rialzo del Giappone grazie alla nomina del nuovo premier
Gli investitori hanno accolto con favore la nomina dell’ex ministro degli
Esteri Fumio Kishida a Primo ministro. Questo risultato, ampiamente atteso,
contribuisce a spiegare perché il Giappone sia stato l’unico tra i principali
mercati azionari a chiudere settembre in territorio positivo, con una
performance mensile del 2,8% per l’MSCI Japan. Ci sono diversi motivi per
cui le azioni giapponesi potrebbero ricominciare a salire. Nel suo discorso
d’insediamento, Kishida si è impegnato a varare stimoli per «svariate migliaia
di miliardi di yen» entro fine anno. Kishida ha anche indicato continuità
per la politica ultra espansiva della Bank of Japan. Nel lungo periodo il
governo potrebbe puntare sulla sicurezza nazionale ed economica, sulla
digitalizzazione e sulle iniziative verdi. Inoltre, la forte accelerazione delle
vaccinazioni, che ha già superato il ritmo degli Stati Uniti e si appresta a
battere anche l’Unione europea (UE) entro novembre, dovrebbe favorire una
ripresa dei consumi. Il 1° ottobre il governo ha revocato lo stato d’emergenza
nazionale imposto a causa del COVID-19 e la spesa del 4T21 dovrebbe essere
sostenuta dalla notevole domanda inespressa. Infine, le azioni giapponesi
rimangono sottovalutate: gli utili del 2T21 hanno battuto le nostre attese e i
margini di profitto operativi superano già i livelli pre-pandemia.

Conclusione: le azioni giapponesi si confermano tra gli investimenti preferiti
dei nostri portafogli globali. Privilegiamo in particolare le opportunità nel
greentech e, in altre aree, gli abilitatori del 5G e le società esposte
alla normalizzazione dell’economia. Per saperne di più sugli investimenti
selezionati in Asia, clicchi qui.

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Weekly Global

Deeper Dive

La debolezza di settembre non segna la fine del rialzo azionario
di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer

Le azioni globali e statunitensi hanno toccato nuovi record a inizio settembre,
ma da allora hanno registrato un continuo ribasso. L’MSCI All Country World
ha perso il 4,1% nel mese, segnando la prima flessione mensile da gennaio
e la più consistente da marzo 2020. Questa dinamica ha portato in negativo
anche la performance del 3T21, a quota -1,1%. Il Giappone, il nostro mercato
azionario preferito, è stato l’unico tra i listini principali a chiudere in territorio
positivo, con un rendimento totale del 2,8% per l’MSCI, grazie alla speranza
che il neo Primo ministro vari nuovi stimoli fiscali. A livello settoriale, le azioni
globali dell’energia, uno dei nostri comparti preferiti, hanno guadagnato il
9% sulla scia dell’incremento dell’8,5% delle quotazioni petrolifere. I titoli
growth sono stati quelli più colpiti dall’aumento dei rendimenti e hanno
lasciato sul campo il 5,2%, contro il -3% dei titoli value. A settembre il
rendimento dei governativi americani a 10 anni è salito di 18,5 punti base
(pb) all’1,49%.

Le piazze azionarie hanno risentito dei timori per la crescita, le politiche
monetarie, l’aumento dei rendimenti obbligazionari e l’impasse fiscale negli
Stati Uniti. Tuttavia, questa preoccupazione ci sembra eccessiva e i listini
dovrebbero ricominciare a salire.

Le politiche monetarie continuano a sostenere la crescita e l’inflazione
persistente non ci sembra rappresentare un grave rischio. All’ultima riunione
la Federal Reserve (Fed) ha sottolineato che il ritiro degli acquisti di
obbligazioni rimane subordinato al proseguimento dei dati economici positivi
e non ha pronosticato un rialzo immediato dei tassi d’interesse. Inoltre, anche
se la banca centrale americana ha segnalato l’aumento dei rischi d’inflazione,
il Presidente Jerome Powell ha dichiarato che le pressioni «diminuiranno» e
che «l’inflazione dovrebbe ridiscendere verso l’obiettivo a più lungo termine
del 2%». A nostro avviso il caro energia non costringerà le principali banche
centrali a operare una stretta prematura né danneggerà la spesa al consumo.
Crediamo che il recente rapido aumento dei prezzi dei combustibili fossili
sia dovuto a fattori transitori. Il greggio ha risentito del calo non previsto
della produzione OPEC+ ad agosto e dell’uragano Ida. L’impatto di entrambi
i fattori sta già rientrando e le esportazioni OPEC+ sono nuovamente
cresciute a settembre. I prezzi del gas naturale e del carbone si manterranno
probabilmente elevati, a fronte dei livelli ridotti delle scorte, ma è probabile
che già l’anno prossimo inizino a diminuire con l’aumento delle forniture di
Russia e Sudafrica e della Cina per consumo interno, dopo le difficoltà di
quest’anno.

Le azioni dovrebbero continuare a salire, nonostante l’ulteriore aumento
dei rendimenti. Ci aspettiamo che il tasso sui Treasury a 10 anni raggiunga
l’1,8% entro fine anno, mentre le banche centrali continueranno ad alzare
i tassi o a prospettare misure d’inasprimento. Tuttavia, questi sviluppi vanno
considerati sostanzialmente uno specchio dei dati economici positivi, più
che la spia del timore di un’inflazione persistente. Proseguono i progressi
verso la normalizzazione dell’economia, poiché le campagne vaccinali in tutto
il mondo fanno calare il rapporto tra contagi e ricoveri o decessi. La Fed
ha espresso crescente fiducia nella ripresa, mentre gli indicatori dell’attività
congiunturale si mantengono robusti. Ad esempio, l’indice PMI del settore

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Weekly Global

manifatturiero statunitense si è riportato sopra 60 punti a settembre. In base
ai dati dal 1997 ad oggi, gli aumenti a tre mesi dei rendimenti dei Treasury
a 10 anni di meno di 100 pb sono stati accompagnati da una performance
azionaria positiva e i listini azionari hanno risentito solo dei movimenti più
pronunciati e repentini. Nel 3T21 i tassi sul decennale sono saliti di 7 pb.

È probabile che l’impasse fiscale negli Stati Uniti venga superata. I difficili
negoziati sul bilancio sono abituali negli Stati Uniti e a nessuno dei due
partiti conviene assumersi la responsabilità delle turbolenze del mercato o, nel
peggiore dei casi, di un default tecnico. La risoluzione continua sul bilancio
federale approvata l’ultimo giorno di settembre rinvia a dicembre la minaccia
di un blocco delle attività amministrative. Inoltre, la storia ci insegna che in
genere i mercati gestiscono bene gli shutdown. Dal 1980 ad oggi ne sono
avvenuti 14, con una durata media di sette giorni e massima di 34 (a dicembre
2018). Le ricadute sui mercati sono state modeste e l’S&P 500 ha prodotto un
rendimento medio del 5% nel periodo compreso tra quattro settimane prima
dell’inizio degli shutdown e quattro settimane dopo la loro conclusione.
Un default tecnico sui Treasury statunitensi è estremamente improbabile in
questo momento, tenuto conto dell’enorme impatto che potrebbe causare.
Per saperne di più legga il nostro ultimo Risk Radar.

In sintesi, settembre ha segnato la debole conclusione di un terzo trimestre
sostanzialmente positivo. Nel complesso gli ultimi tre mesi sono stati segnati
dalla crescente fiducia nei progressi verso la normalizzazione dell’economia,
oltre alla convinzione che le pressioni inflazionistiche si dimostreranno
temporanee. Ci aspettiamo che torni ad affermarsi un clima di ottimismo,
con il riassorbimento dei recenti fattori negativi e il ritorno alla ribalta
delle prospettive di solida crescita economica e utili robusti. Continuiamo a
consigliare di puntare sui titoli esposti alla crescita mondiale.

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5 ottobre 2021, 07:01AM UTC
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Il contributo dei private markets
Weekly - Regional View Italian

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, UBS Europe SE, Succursale Italia

«All’interno di un portafoglio diversificato, investire nei private
markets può migliorare rendimenti e diversificazione»

Nell’ultimo decennio il ruolo dei private markets – investimenti non quotati
in società o asset reali – è andato via via crescendo. Se fino a qualche
anno fa questi strumenti erano sostanzialmente una nicchia, oggi vengono
considerati necessari per aumentare i rendimenti e cogliere opportunità non
disponibili sui mercati quotati.

L’UBS Global Family Office Report 2021 comprende un’analisi delle asset
allocation di 191 family office per un patrimonio totale di 226 miliardi di
dollari ed evidenzia come il peso di questi investimenti sia notevolmente
aumentato a oltre il 18% del totale, addirittura il 31% se si include
l’immobiliare. Inoltre, lo studio rivela che il 42% dei family office intende
aumentare l’allocazione al private equity.

Un’attenzione simile si riscontra anche da parte di altri investitori sofisticati.
Secondo i dati Preqin (una piattaforma che pubblica dati relativi a questa
industria), mediamente i piani pensionistici statunitensi hanno incrementato
l’esposizione ai private markets dal 17% del 2012 al 21% nel 2019. La
crescente diffusione di questa asset class è riconducibile in primo luogo alla
convinzione che sia in grado di offrire rendimenti più elevati di quelli dei
portafogli tradizionali.

Infatti, in seguito alle politiche monetarie espansive implementate dal 2009
in poi, le aspettative di rendimento per quasi tutte le tipologie di asset
class, in particolare per le obbligazioni, sono diminuite, rendendo più
complesso il compito dei gestori. La situazione si è ulteriormente complicata
di recente per via dell’aumento dell’inflazione, che ha spinto buona parte del
comparto obbligazionario verso rendimenti reali negativi (che non riescono
a compensare l’inflazione).

I private markets – che comprendono il private equity, le infrastrutture,
il credito e gli immobili –possono aiutare ad alleviare queste difficoltà. A
parità di tipologia (capitale, debito ecc.), tali investimenti hanno storicamente
consentito di ottenere ritorni superiori ai mercati quotati e ciò ha portato a
un’allocazione nei loro confronti crescente nel tempo.

I maggiori rendimenti dei private markets sono strettamente connessi ai rischi
insiti in questo tipo di investimenti: in primis l’illiquidità e quindi la difficoltà

Il presente rapporto è stato elaborato da UBS Europe SE, Succursale Italia. Vi preghiamo di leggere i commenti di
natura legale in coda al documento.
Weekly - Regional View Italian

(talvolta l’impossibilità) di uscire prima della scadenza, la leva finanziaria che
può essere molto elevata, la concentrazione su un numero limitato di società
e la minore trasparenza rispetto ai mercati quotati.

D’altra parte i private markets possono aiutare a darsi obiettivi di lungo
termine. Gli investimenti dedicati a fondi di private equity, ad esempio, hanno
in genere un orizzonte temporale di 10 anni (spesso prorogabile). In linea di
massima, ci si può immaginare che per oltre la metà del ciclo d’investimento
gli investitori debbano finanziare i richiami di capitale e che nell’ultima fase
possano aspettarsi di ricevere distribuzioni.

Inoltre, si tratta di operazioni nelle quali il gestore è coinvolto nei processi
decisionali dell’azienda e quindi non si limita a scegliere un titolo in cui
investire ma, acquisendo una quota importante del capitale, può influire
direttamente sulla gestione dell’asset determinando cambiamenti strategici
e operativi.

Infine, da un punto di vista di gestione del portafoglio, vi è l’opportunità
di incrementarne la diversificazione includendo quote o crediti nei confronti
di società di minori dimensioni o in fasi particolari del ciclo di vita
aziendale (start-up o ristrutturazione), infrastrutture che consentono di avere
rendimenti non correlati al ciclo economico o immobili.

Va detto che l’ingente liquidità raccolta da questo tipo di investitori è uno
dei motori della fortissima attività di M&A che caratterizza l’attuale periodo.
Nelle acquisizioni di aziende, sempre più spesso il private equity rappresenta
un concorrente sia per gli operatori industriali che per la quotazione in borsa.

Spesso i fondi di private equity cercano società innovative prima che
raggiungano la fase di maggior espansione. Basti pensare che circa il
20% del capitale investito dai gestori di private equity riguarda società
tecnologiche. Considerando queste ultime, ne sono state contate circa 8100
quotate in borsa mentre quelle controllate privatamente sono 497 mila
(Bain&Company): insomma, nell’ambito tecnologico la riserva di caccia è
davvero ampia.

Concludendo, inserire una quota di private markets in un portafoglio
diversificato può accrescere i rendimenti attesi e ampliare il raggio di
azione, raggiungendo società innovative nella fase iniziale di sviluppo.
L’illiquidità, d’altra parte, richiede di poter far fronte a qualsiasi esigenza
senza smobilizzare il capitale investito per molti anni. Si tratta insomma
di investimenti che possono dare un buon contributo come componente
satellite di un portafoglio diversificato.

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Weekly Global

Appendice
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copia del documento «Caratteristiche e rischi delle opzioni standardizzate», disponibile all’indirizzo https://www.theocc.com/about/publications/
character-risks.jsp o presso il proprio consulente finanziario.
Gli investimenti in prodotti strutturati comportano rischi significativi. Per maggiori informazioni sui rischi legati all’investimento in un determinato
prodotto strutturato, leggere i documenti d’offerta relativi a tale prodotto. I prodotti strutturati sono obbligazioni non garantite di un determinato
emittente i cui rendimenti sono collegati alla performance di uno strumento sottostante. A seconda delle condizioni dell’investimento, gli investitori
potrebbero perdere la totalità o una parte consistente del capitale investito in base alla performance dello strumento sottostante. Gli investitori
potrebbero anche perdere l’intero capitale investito in caso d’insolvenza dell’emittente. UBS Financial Services Inc. non garantisce in alcun modo
gli obblighi o la condizione finanziaria di qualsiasi emittente né la correttezza delle informazioni finanziarie fornite da qualsiasi emittente. I prodotti
strutturati non sono strumenti d’investimento tradizionali e un investimento in un prodotto strutturato non equivale a un investimento diretto
nello strumento sottostante. I prodotti strutturati possono avere una liquidità limitata o nulla e gli investitori devono essere preparati a detenere
l’investimento fino alla scadenza. Il rendimento dei prodotti strutturati può essere limitato da un determinato guadagno massimo, da un tasso
di partecipazione o da altre caratteristiche. I prodotti strutturati possono prevedere la facoltà di rimborso anticipato; se un prodotto strutturato
viene richiamato in anticipo, gli investitori non possono conseguire ulteriori rendimenti e potrebbero non essere in grado di reinvestire in strumenti
simili con condizioni simili. I prodotti strutturati sono soggetti a costi e commissioni che in genere sono incorporati nel prezzo dell’investimento. Il

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Weekly Global

trattamento fiscale di un prodotto strutturato può essere complesso e può differire da quello di un investimento diretto nello strumento sottostante.
UBS Financial Services Inc. e i suoi collaboratori non forniscono consulenza fiscale. Prima di investire in qualsiasi strumento, gli investitori sono
invitati a rivolgersi al proprio consulente fiscale per conoscere la propria situazione fiscale.
Informazioni importanti sulle strategie basate sugli investimenti sostenibili: le strategie basate sugli investimenti sostenibili mirano a
prendere in considerazione e integrare i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nel processo d’investimento e nella costruzione del
portafoglio. Le strategie più varie in termini di orientamento geografico e stile d’investimento possono effettuare analisi ESG e integrarne i risultati in
diversi modi. L’inclusione dei fattori ESG o delle considerazioni alla base degli investimenti sostenibili può impedire al gestore di partecipare a certe
opportunità d’investimento che altrimenti sarebbero in linea con il suo obiettivo d’investimento e con altre strategie d’investimento tradizionali. I
rendimenti di un portafoglio composto essenzialmente da investimenti sostenibili possono essere superiori o inferiori a quelli di un portafoglio il
cui gestore non tiene conto dei fattori ESG, non opera esclusioni e non considera altri aspetti della sostenibilità, e le opportunità d’investimento
a disposizione di tali portafogli possono essere diverse. Le società possono non soddisfare necessariamente elevati standard di performance per
tutti gli aspetti ESG o tutti i temi degli investimenti sostenibili; inoltre, non si garantisce che le società soddisfino le aspettative negli ambiti della
responsabilità aziendale, della sostenibilità e/o della performance in termini d’impatto.
Gestori patrimoniali esterni / Consulenti finanziari esterni: qualora la presente ricerca o pubblicazione sia fornita a un gestore patrimoniale
esterno o a un consulente finanziario esterno, UBS vieta espressamente che questa sia ridistribuita dal gestore patrimoniale esterno o dal consulente
finanziario esterno e che sia resa disponibile ai rispettivi clienti e/o terzi.
Stati Uniti d’America:distribuito a soggetti statunitensi da UBS Financial Services Inc., UBS Securities LLC o UBS Swiss Financial Advisers AG,
consociate di UBS SA. UBS Switzerland AG, UBS Europe SE, UBS Bank, S.A., UBS Brasil Administradora de Valores Mobiliarios Ltda, UBS Asesores
Mexico, S.A. de C.V., UBS SuMi TRUST Wealth Management Co., Ltd., UBS Wealth Management Israel Ltd e UBS Menkul Degerler AS sono
consociate di UBS SA. UBS Financial Services Incorporated of Puerto Rico è una consociata di UBS Financial Services Inc. UBS Financial Services Inc.
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tramite un broker/dealer registrato negli Stati Uniti e affiliato a UBS e non tramite un’affiliata non statunitense. Il contenuto del
presente documento non è stato e non sarà approvato da alcuna autorità per gli strumenti finanziari o per gli investimenti negli
Stati Uniti o altrove. UBS Financial Services Inc. non agisce in veste di consulente municipale a favore di enti municipali o di persone
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presente documento non devono essere intesi come una consulenza, né costituiscono una consulenza, nell’accezione della Municipal
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Versione B/2021: CIO82652744
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