La consultazione transfrontaliera dei popoli indigeni dell'Artico: un recente caso alaskano/canadese - Filodiritto

Pagina creata da Valeria Marchi
 
CONTINUA A LEGGERE
Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752
                                             Direttore responsabile: Antonio Zama

    La consultazione transfrontaliera dei popoli indigeni
       dell’Artico: un recente caso alaskano/canadese
                                                 28 Gennaio 2021
                                                  Mauro Mazza

I popoli indigeni artici, vale a dire Inuit, Saami e altri gruppi tribali (tra cui alcune comunità di Indiani
nordamericani), vivono da tempo immemorabile in territori che ora appartengono a sette Stati, che sono
Norvegia, Svezia, Finlandia (Scandinavia del Nord), Danimarca (Groenlandia) Federazione Russa, Canada
e Stati Uniti d’America (relativamente all’Alaska). Come si è visto in un precedente scritto[i], ciò pone
una serie di problematiche, tra cui la opportunità, ovvero per meglio dire la necessità, della
consultazione dei popoli indigeni anche quando si tratta di questioni che travalicano i confini degli
Stati, ossia per la definizione delle situazioni c.d. transfrontaliere. In precedenza – come detto – si sono
esaminate tematiche legate all’Europa del Nord. Vediamo invece ora un caso riguardante gli Indiani
nordamericani[ii].
Nella parte nord-orientale dello Stato dell’Alaska, che come noto è uno Stato membro della Federazione
statunitense, è stato istituito fin dal 1980[iii] l’Arctic National Wildlife Refuge (ANWR), che costituisce
un’area naturale protetta, già peraltro tutelata con la denominazione di Arctic National Wildlife Range
(ANWR) dal 1960, poi ampliata nel 1971[iv]. Con Public Law 115-97 (il cui titolo per esteso è
Act to provide for reconciliation pursuant to titles II and V of the concurrent resolution on the budget for
fiscal year 2018), conosciuta come Tax Cuts and Jobs Act (TCJA, o “Tax Cuts Act”) e sottoscritta dal
Presidente Donald Trump il 22 dicembre 2017 (c.d. Trump Tax Law), una parte dell’ANWR[v]
è stata destinata alla realizzazione di progetti di sviluppo dell’estrazione di petrolio e gas[vi].
La contrapposizione tra “pro-drilling forces” e “conservative
   advocates” relativamente all’estrazione di petrolio e gas nell’area
   naturale si trascinava da decenni, ma la legge federale da ultimo
   menzionata ha sancito la vittoria dei “drillers”[vii]. Sia i
   Democratici che i Repubblicani hanno utilizzato, specialmente
   nei cicli elettorali, la questione dello sfruttamento o meno delle
   risorse minerarie nell’ANWR con finalità di critica delle
   politiche avversarie, e ciò è avvenuto fin da epoca risalente,
   almeno dalla seconda metà degli anni settanta del secolo scorso.
   I Repubblicani, ovvero il GOP (Grand Old Party), hanno avuto,
   al riguardo, the last say[viii]. La Public Law 115-97, infatti,
   «brings a quiet end to the battle over whether to drill in the
   ANWR, one of the longest-running and most acrimonious battles
   in U.S. environmental history»[ix].
Ciononostante, in data 11 febbraio 2019 è stato presentato alla Camera dei Rappresentanti del Congresso
federale USA un disegno di legge dal titolo Arctic Cultural and Coastal Plain Protection Act. Il progetto
legislativo è bipartisan, poiché primi sottoscrittori sono i deputati Jared Huffman del Partito
Democratico e Brian Fitzpatrick del Partito Repubblicano. L’iniziativa legislativa è finalizzata ad
abrogare le previsioni contenute nel Tax Cuts and Jobs Act del 2017 relative alla possibilità di estrarre
petrolio e gas nel ANWR. Il progetto de quo non ha quasi alcuna chance di essere definitivamente
approvato, dal momento che sarà netta l’opposizione nel Senato (controllato dal Partito Repubblicano).
Tuttavia esso servirà – nelle intenzioni dei promotori – ad “affinare il discorso” sullo sfruttamento delle
risorse naturali nel ANWR. Più precisamente, come ha affermato Jared Huffman[x], il disegno di legge
tiene conto del fatto che l’Amministrazione Trump[xi] sembra intenzionata a muoversi “in fretta” nel
rilascio delle concessioni minerarie, in maniera tale che dopo risulti molto più difficile fermare le attività di
perforazione del territorio per la ricerca ed estrazione dei minerali. In definitiva, se il disegno di legge non
riuscirà a interrompere il processo in atto, quantomeno lo metterà in luce.
In applicazione delle previsioni normative adottate a livello federale, l’Alaskan Bureau of Land
Management (BLM)[xii] ha dato ben presto inizio nel 2018 alla fase operativa della decisione legislativa
de qua. Nelle parole pronunciate, nel dicembre 2019, dal vice-segretario per le terre e i minerali dello
U.S. Department of Interior, Joe Balash, dal quale dipende il BLM, «not opening part of the refuge to
development wouldn’t comply with legislation»; lo stesso Balash ha aggiunto che «realistically,
Congress has told us to have this sale», ragione per cui – sempre secondo Balash – «Practically speaking,
we will be moving forward here and implementing the law»[xiii].
La realizzazione del progetto alaskano/statunitense, però, impatta anche sulle condizioni di vita delle
comunità indigene artiche che vivono nel confinante Territorio dello Yukon, che è Stato membro della
Federazione canadese. In particolare, viene in considerazione la situazione della Vuntut Gwitchin First
Nation (VGFN), un gruppo tribale i cui appartenenti[xiv] vivono nella porzione settentrionale dello Yukon.
La comunità aborigena de qua è stata oggetto di studi assai approfonditi, anche attraverso l’utilizzo
delle fonti orali e delle testimonianze degli anziani (raccolte da antropologi, folcloristi ed etnostorici),
che hanno permesso di evidenziale il legame ancestrale tra la storia degli indigeni e le regioni polari
[xv].
Il progetto di Environmental Impact Statement (EIS) predisposto dal BLM statunitense/alaskano viene
contestato dalla VGFN, nonché dallo stesso Governo del Territorio dello Yukon, sotto il profilo specifico
che esso è stato elaborato in assenza della preventiva consultazione delle popolazioni indigene interessate.

   Gli impianti per la produzione di petrolio e gas nell’ANWR,
   infatti, sono suscettibili (quantomeno astrattamente) di incidere
   sull’attività tradizionale delle comunità indigene dello Yukon del
   Nord, rappresentata dall’allevamento del caribù (id est
   , la renna nordamericana).
La richiesta avanzata dalla VGFN, con il sostegno del Governo dello Yukon, era dunque che il BLM
dell’Alaska prendesse in considerazione, in via preventiva, l’opinione degli indigeni canadesi in sede di
valutazione d’impatto ambientale.
Gli indigeni dello Yukon settentrionale, e specificatamente la Vuntut Gwitchin First Nation, hanno posto
alla base della loro richiesta nei confronti del BLM dell’Alaska, formulata con istanza del 13 marzo 2019,
precisi accordi internazionali. Il riferimento è alle competenze del Porcupine Caribou Management Board
(PCMB), nell’àmbito del quale operano, dal 1985, delegati sia del Territorio dello Yukon e dei Territori
del Nord-Ovest[xvi], che del Governo federale canadese. Del PCMB fanno parte, inoltre, rappresentanti dei
popoli indigeni, sia amerindiani che Inuit, come pure dei meticci. Il PCMB è stato istituito allo scopo di
coordinare, in maniera collaborativa, le decisioni che riguardano l’allevamento tradizione dei caribù, che ha
la caratteristica di svolgersi seguendo i percorsi migratori degli stessi caribù, con il relativo attraversamento
dei confini statali/territoriali. Sul piano temporale, è intervenuto prima il Porcupine Caribou Management
Agreement (PCMA) del 26 ottobre 1985, sulla cui base è stato sottoscritto a Ottawa, il 17 luglio 1987, l’
Agreement Between the Government of Canada and the Government of the United States of America on the
Conservation of the Porcupine Caribou Herd[xvii], che impegna sia il Canada, lo Yukon e i Territori del
Nord-Ovest da un lato, che gli Stati Uniti d’America e l’Alaska, dall’altro lato. L’Accordo del 1987 ha
creato l’International Porcupine Caribou Board (IPCB). Ai sensi dell’articolo 2, lett. b), dell’Agreement
, obiettivo dell’Accordo è garantire gli usi consuetudinari e tradizionali dei caribù da parte delle
popolazioni indigene/native tanto dell’Alaska (USA) quanto delle Yukon e dei Territori del Nord-Ovest
(Canada). L’IPCB, previsto dall’articolo 4 dell’Agreement, ha funzioni consultive. A sua volta, il PCMB ha
il compito di informare i soggetti contemplati dall’Accordo sulle questioni concernenti i caribù, nonché di
adottare raccomandazioni in subiecta materia. Il PCMB ha un collegamento istituzionale con l’IPCB,
poiché la presidenza del primo è attribuita a un componente del secondo. In definitiva, vi è stato l’innesto
strutturale e funzionale dell’IPCB sul PCMB, in modo da evitare sovrapposizioni e/o conflitti di
competenze.
Le preoccupazioni della Vuntut Gwitchin First Nation canadese si riferivano al fatto che
il progetto statunitense/alaskano avrebbe comportato il rischio di inquinamento dell’area di tradizionale
allevamento dei caribù, durante il periodo nel quale gli appartenenti alla tribù si spostano, al seguito degli
animali, dal Territorio dello Yukon in Alaska. I caribù costituiscono da sempre una componente essenziale
della cultura degli indigeni nordamericani, oltreché naturalmente della loro economia di sussistenza. Ogni
minaccia ai caribù si riverbera sulla sopravvivenza delle comunità indigene, non soltanto nella dimensione
culturale-spirituale, ma anche sotto il profilo materiale, della stessa esistenza fisica della tribù. La VGFN
dello Yukon lamentava, in modo particolare, la mancanza di una consultazione preventiva degli anziani
della tribù da parte delle autorità alaskane, come anche la incompleta accessibilità della documentazione
posta alla base della valutazione d’impatto ambientale, anche per la non predisposizione dei documenti in
questione nelle lingue degli aborigeni. Per meglio seguire gli sviluppi della vicenda, la VGFN aveva anche
nominato, con incarico annuale (conferito alla fine di aprile 2019), un coordinatore per le problematiche
dei caribù, individuato nella persona di Elizabeth Staples (la quale ha lavorato da remoto, vivendo a
Vancouver)[xviii].
Il Governo del Territorio dello Yukon, particolarmente attivo nelle relazioni triangolari tra popoli indigeni,
stati e industrie estrattive sotto il profilo del free, prior and informed consent (FPIC)[xix], si è prontamente
affiancato nel marzo 2019 alle richieste della Vuntut Gwitchin First Nation. Il Governo territoriale ha
soprattutto contestato alle autorità alaskane di avere omesso la consultazione con le comunità
indigene del Canada, direttamente interessate alla realizzazione del progetto di estrazione del
petrolio e del gas.
Il Governo dello Yukon ha rilevato, inter alia, che la valutazione d’impatto ambientale, secondo la stesura
originaria da parte del BLM dell’Alaska, non contiene analisi di tipo quantitativo, idonee a dimostrare quali
siano le previsioni sull’attività tradizionale di allevamento dei caribù. Secondo quanto affermato dal
Premier dello Yukon, Sidney Alexander “Sandy” Silver, «The Government of Yukon stands in solidarity
with the Gwich’in Peoples, advocating for the protection of the Porcupine caribou herd’s sacred and
sensitive calving grounds on the Alaskan coastal plain. We are committed to this cause and encourage
Yukoners to add their voices to this important effort»[xx].
Il PCMB (v. supra) aveva in precedenza, con lettera datata 19 giugno 2018 e inviata al BLM dell’Alaska,
espresso l’opinione che la realizzazione del progetto industriale nell’area indicata dell’ANWR era alquanto
pericolosa per i caribù e le popolazioni indigene, poiché si tratta del territorio nel quale i caribù si recano
annualmente, per la durata di circa in mese, allo scopo di riprodursi[xxi].
Il BLM alaskano ha infine reso pubblica, nel settembre 2019, la valutazione d’impatto ambientale,
relativamente al progetto estrattivo in questione. Non vi è stata, però, la richiesta consultazione preventiva
delle popolazioni indigene dello Yukon, che pure hanno interessi vitali coinvolti dalla implementazione del
progetto industriale.

   Quale lezione si può trarre dalla vicenda esaminata? Si può dire
   – mi pare – che gli strumenti giuridici per una efficace tutela dei
   diritti dei popoli indigeni esistono, anche sotto i profili della
   cooperazione transfrontaliera e, in particolare, della
   consultazione preventiva degli aborigeni, ma essi vengono
   tranquillamente messi da parte, quando sono presenti
   preminenti interessi economici, specialmente concernenti le
   risorse naturali ed energetiche che si trovano nei territori di
   tradizionale insediamento delle comunità indigene[xxii].
Ad ogni modo, trascorrerà ancora tempo. È stato, infatti, calcolato che l’effettiva produzione di gas e
petrolio non potrà avvenire nel ANWR alaskano prima del 2031, poiché si rende necessario prima di tutto
acquisire i contratti di concessione mineraria e, in secondo luogo, procedere alle esplorazioni e sviluppare
le infrastrutture[xxiii]. Inoltre, l’Amministrazione Trump, ormai in scadenza, vorrebbe mettere
velocemente all’asta i diritti di perforazione petrolifera nel ANWR, ma il neo-eletto Biden si è già detto
contrario alla “corsa al petrolio” alaskano e dunque, una volta acquisiti i diritti per le perforazioni,
le aziende interessate dovranno comunque ottenere permessi e autorizzazioni (relativamente a
inquinamento atmosferico, danni agli animali, uso dell’acqua, ecc.) che potrebbero essere negati dal
governo Biden[xxiv]. In tale situazione di incertezza, l’interesse delle compagnie petrolifere potrebbe
diminuire, e così pure quello delle banche, timorose che finanziare progetti nell’Artico possa determinare
per loro danni di immagine[xxv].
[i] Cfr. M. Mazza, Il dovere di consultare i popoli indigeni artici: aspetti comparati di diritto norvegese,
finlandese e svedese, in Filodiritto, febbraio 2020, www.filodiritto.com.
[ii] Sulla condizione giuridica dei popoli indigeni nordamericani, v. M. Mazza, La protezione dei popoli
indigeni nei Paesi di common law, Padova, Cedam, 2004.; R. Motta, L’addomesticamento degli etnodiritti.
Percorsi dell’antropologia giuridica teorica e applicata, presentazione di N. Rouland, Milano, Milano,
Unicopli, 1994, 193 ss., ed ivi le tappe di “addomesticamento” del diritto primigenio o etnodiritto, su cui v.
anche R. Motta, Breviario di antropologia del diritto, Torino, Trauben, 2013. Per la distinzione tra le
società tradizionali e quelle avanzate, con, nel mezzo, le società in corso di modernizzazione (dove il
moderno e l’antico si intrecciano, senza confondersi), v. ancora R. Motta, Vecchie e nuove teorie del diritto
primitivo. L’antropologia giuridica nelle società complesse, in corso di modernizzazione e nel Terzo
mondo. Verso lo studio dei «Fatti con caratteristiche giuridiche», Alessandria, Centrale, 1991, con
riguardo sia alle ricerche empiriche che ai paradigmi teorici. Su «abbandono della comparazione con le
nozioni occidentali a favore di una maggiore attenzione per i sistemi di controllo sociale indigeni
all’interno del loro stesso contesto epistemologico», cfr. L. Pes, Teorie dello sviluppo giuridico. Dal
movimento di law and development all’esperienza neoliberale, Trento, Tangram Edizioni Scientifiche,
2012, 27.
[iii] In base all’Alaska National Interest Lands Conservation Act (ANILCA), sottoscritto dal Presidente
USA Jimmy Carter il 2 dicembre 1980.
[iv] Secondo quanto previsto dall’Alaska Native Claims Settlement Act (ANCSA), siglato dal Presidente
federale Richard Nixon il 18 dicembre 1971.
[v] Circa 800.000 acri, sul totale di 1,9 milioni di acri che formano l’ANWR. La sub-area del ANWR si
trova lungo la costa (Coastal Plain) e viene chiamata Section 1002 (id est, 1002 Lands, o Area 1002
), con riferimento alla section dell’ANILCA (v. supra) a essa specificatamente dedicata.
[vi] Sul tema, v. S.L. Montgomery, Petroleum geology and resource assessment: 1002 area, Arctic
National Wildlife Refuge, in American Association of Petroleum Geologists Bulletin, 2005, 291 ss.
[vii] V. il reportage di A. Federman, How Science Got Trampled in the Rush to Drill in the Arctic, in
Politico, 26-7-2019, www.politico.com.
[viii] Cfr. R. Meyer, The GOP Tax Bill Could Forever Alter Alaska’s Indigenous Tribes, in The Atlantic
, 2-12-2017.
[ix] Vedasi R. Meyer, op. ult. cit.
[x] Cfr. S. Rispin Sedlak, Arctic Cultural and Coastal Plain Protection Act (HR 1146, 116th Congress), in
SciPol.org, sito Internet a cura della Duke University’s Initiative for Science and Society, disponibile
all’indirizzo https://scipol.duke.edu.
[xi] Il cui approccio alle questioni artiche differisce da quello che ha caratterizzato l’Amministrazione
Obama; v. K. Weingartner, R. Orttung, US Arctic policymaking under Trump and Obama, in Polar Record.
A Journal of Arctic and Antarctic Research, 2019, p. 402 ss.; Y. Rosen, An aggressive new Trump
administration plan opens more of Arctic Alaska to oil development, in Arctic Today, 26-6-2020.
[xii] Che ha sede nella città di Anchorage, in Alaska. Il BLM dell’Alaska è stato istituito nel 1946; esso
prende il posto del preesistente General Land Office (GLO) creato nel 1812, attraverso la fusione con lo
U.S. Grazing Service (denominato, fino al 1939, Division of Grazing).
[xiii] Cfr. J. Gignac, Vuntut Gwitchin First Nation cries foul, says U.S. didn’t consult over possible ANWR
development, in Yukon News, 20-3-2019, www.yukon-news.com.
[xiv] Circa novemila persone.
[xv] Cfr. Vuntut Gwitchin First Nation and S. Smith, People of the Lakes. Stories of Our Van Tat Gwich’in
Elders/Googwandak Nakhwach’ànjòo Van Tat Gwich’in, Edmonton (AB), University of Alberta Press,
2009. La storia orale è stata di ausilio anche agli archeologi che hanno studiato l’evoluzione della VGFN;
v. N. Lyons, Archaeology and Native Northerners: The Rise of Community-Based Practice across the
North American Arctic, in T.M. Friesen, O.K. Mason (Eds.), The Oxford Handbook of the Prehistoric
Arctic, New York, Oxford University Press, 2016, 197 ss., spec. 204 ss.
[xvi] Anch’essi parte della Federazione del Canada.
[xvii] L’Agreement è entrato in vigore il giorno stesso della sottoscrizione, secondo quanto dispone
l’articolo 8, lett. a) dell’Accordo (sub Entry into force).
[xviii] Si veda J. Gignac, Vuntut Gwitchin First Nation has a new caribou coordinator, in Yukon News, 28-
5-2019, www.yukon-news.com.
[xix] Cfr. R. Rice, The Politics of Free, Prior and Informed Consent: Indigenous Rights and Resource
Governance in Ecuador and Yukon, Canada, in International Journal on Minority and Group Rights, 2020
(Special Issue: Free, Prior and Informed Consent: Between Legal Ambiguity and Political Agency
, M. Papillon, J. Leclair, D. Leydet, Eds.), p. 336 ss., dove l’autrice sviluppa la distinzione tra il sistema
della consultazione e quello del consenso.
[xx] V. la nota dal titolo Government of Yukon, Vuntut Gwitchin Government and Gwich’in Tribal Council
urge protection of Porcupine caribou herd, disponibile nel sito Internet del Government of Yukon
, all’indirizzo http://www.gov.yk.ca, doc. datato 3-11-2017.
[xxi] V. Arctic Refuge Calving and Post-Calving Grounds For the Porcupine Caribou Herd, the 1002
Lands are critical calving, post-calving, and insect relief habitat, nel webiste del PCMB, www.pcmb.ca.
[xxii] Sia consentito rinviare, ampiamente, a M. Mazza, I diritti degli indigeni sulle risorse naturali ed
energetiche negli Stati artici. Profili internazionali e comparati, Napoli, Jovene, 2012.
[xxiii] Cfr. D. Van Wagener, Analysis of Projected Crude Oil Production in the Arctic National Wildlife
Refuge, in Annual Energy Outlook 2018, 23-5-2018, www.eia.gov., sito Web a cura della U.S. Energy
Information Administration (EIA) di Washington (DC), Office of Petroleum, Natural Gas, and Biofuels
Analysis. L’autrice ivi osserva che «Conversion of technically recoverable resources to production will
require considerable time and financial investment. Hostile weather conditions, coupled with limited
weather windows during which to explore and drill, increase development and production costs, making
Alaska one of the more capital-intensive drilling areas in the United States».
[xxiv] V. A. DeMarban, Trump administration sets stage for ANWR lease sale with ‘call for nominations’
of land for exploration, in Anchorage Daily News, 13 novembre 2020; G. Talignani, Il colpo di coda di
Trump: vendere i diritti per le trivelle nell'Artico, in La Repubblica, 16 novembre 2020.
[xxv] Cfr. P. Mastrolilli, Alaska, la sporca eredità, in La Repubblica, 8 dicembre 2020.

TAG: indigeni, Canada, USA, Gas

Avvertenza
La pubblicazione di contributi, approfondimenti, articoli e in genere di tutte le opere dottrinarie e di
commento (ivi comprese le news) presenti su Filodiritto è stata concessa (e richiesta) dai rispettivi autori,
titolari di tutti i diritti morali e patrimoniali ai sensi della legge sul diritto d'autore e sui diritti connessi
(Legge 633/1941). La riproduzione ed ogni altra forma di diffusione al pubblico delle predette opere
(anche in parte), in difetto di autorizzazione dell'autore, è punita a norma degli articoli 171, 171-bis, 171-
ter, 174-bis e 174-ter della menzionata Legge 633/1941. È consentito scaricare, prendere visione, estrarre
copia o stampare i documenti pubblicati su Filodiritto nella sezione Dottrina per ragioni esclusivamente
personali, a scopo informativo-culturale e non commerciale, esclusa ogni modifica o alterazione. Sono
parimenti consentite le citazioni a titolo di cronaca, studio, critica o recensione, purché accompagnate dal
nome dell'autore dell'articolo e dall'indicazione della fonte, ad esempio: Luca Martini, La discrezionalità
del sanitario nella qualificazione di reato perseguibile d'ufficio ai fini dell'obbligo di referto ex. art 365
cod. pen., in "Filodiritto" (https://www.filodiritto.com), con relativo collegamento ipertestuale. Se l'autore
non è altrimenti indicato i diritti sono di Inforomatica S.r.l. e la riproduzione è vietata senza il consenso
esplicito della stessa. È sempre gradita la comunicazione del testo, telematico o cartaceo, ove è avvenuta
la citazione.

                               Filodiritto(Filodiritto.com) un marchio di InFOROmatica S.r.l
Puoi anche leggere