L'espressione delle emozioni in chat, forum ed e-mail in ambienti e-learning1

Pagina creata da Leonardo Cipriani
 
CONTINUA A LEGGERE
L’espressione delle emozioni in chat, forum ed e-mail
                           in ambienti e-learning1
          Emanuela Magno Caldognetto*, Isabella Poggi**, Federica Cavicchio*

                  * Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR
                            Sezione di Fonetica e Dialettologia, Padova
                           ** Dipartimento di Scienze dell’Educazione
                                    Università Roma Tre, Roma
                      magno, cavicchio@pd.istc.cnr.it, poggi@uniroma3.it

1. INTRODUZIONE

Nella didattica on line la rete è utilizzata essenzialmente per l’erogazione di materiale
didattico multimediale sia da parte del docente che da parte degli studenti e per la
comunicazione nelle comunità di apprendimento. L’interazione dialogica può essere
asincrona (e-mail, forum, newsletter) o sincrona (chat, audioconferenza, videoconferenza)
e può variare inoltre nel contenuto e nella forma in base alla tipologia degli utenti: la
comunicazione può infatti essere tra studente-docente, studente-tutor, tutor-docente,
studente-studente. In questo lavoro ci soffermeremo sull’analisi delle espressione di
emozioni in chat e forum didattici. L’espressione in ambienti virtuali di emozioni,
sentimenti e stati d’animo è componente principale della social presence (Garrison et al.
2000); ma la capacità di espressione di comunicazione socio-emotiva si riduce quando si
passa da condizione di comunicazione multimodale, faccia a faccia, a condizioni di
comunicazione mediata da computer, basata sulla video scrittura, dove gli aspetti
comunicativi interpersonali vengono scaricati su emoticon e altri usi più o meno creativi e
idiosincratici della scrittura (p. es. Anderson 2002, Baracco 2002, Riva 2002), con lo scopo
di esprimere gli aspetti non verbali, assenti a causa del mezzo.
Per quel che riguarda la trasmissione delle emozioni, nelle interazioni mediate da computer
è necessario distinguere due casi. Quando l’emozione è propositivamente comunicata, in
maniera diretta o indiretta dai casi in cui la scrittura ha lo scopo di fare provare emozioni
all’interlocutore, distinguiamo l’induzione e la comunicazione di emozioni; si ha
comunicazione quando un agente A produce un segnale comunicativo allo scopo di far
sapere a B che sta provando un’emozione. Possiamo invece parlare di induzione di una
emozione quando un agente B viene a provare una certa emozione a causa del fatto che un
certo agente A ha compiuto qualche azione o ha prodotto qualche atto comunicativo che
finisce per far provare questa emozione a B (induzione come effetto).
Poiché questo può avvenire sia come effetto non desiderato da A sia come scopo di A,
diciamo che A ha lo scopo di indurre un’emozione in B quando A compie un’azione o
produce un atto comunicativo proprio per fare sì che B provi quella certa emozione. In
alcuni di questi casi l’induzione in B di emozioni può avvenire, in particolare, a causa di
una comunicazione di emozioni da parte di A.
Nei casi di chat e forum quello che ci interessa rilevare sono:

1
  Questo lavoro è stato realizzato con il contribuito del progetto Firb-Miur “Nuove
tecnologie per la formazione permanente e reti nel sistema socioeconomico italiano”.
1- Espressione di emozione: un Agente A prova un’emozione, ha lo scopo di esternarla e
per questo produce un comportamento atto ad “alleggerire” l’eccitazione fisiologica: ad
esempio A tira un sospiro di sollievo, o sbatte una porta, o impreca, o sorride fra sé. Il
termine espressione è inteso quindi in senso etimologico, A ha quindi semplicemente lo
scopo di allentare la tensione emotiva, il livello di arousal., nel suo scopo non è menzionato
un altro Agente.
2- Comunicazione di emozione: A produce segnali comunicativi (parole, segni grafici,
gesti o altri segnali corporei) per lo scopo (consapevole o no) di far sapere a un altro Agente
B che A prova un’emozione: Fra gli esempi del nostro corpus citiamo Buon corso ☺ dove
A sorride a B. In questo caso A comunica una emozione.
3- Induzione di emozione: A ha lo scopo di indurre un’emozione in B, ma non attraverso la
comunicazione di una propria emozione. Fra i casi più tipici la frase Auguro a tutti buon
corso che mira a indurre una buona disposizione nell’altro pur non esprimendo nessuna
emozione.
4-Trasmissione di emozioni: A prova un’emozione e produce un comportamento
espressivo o comunicativo e, a causa di ciò, B a sua volta viene a provare la stessa
emozione o un’emozione simile oppure compie una azione conseguente; ad esempio la
frase tratta dal corpus Spero di conoscervi presto

2. EMOZIONI E COMUNICAZIONE NELL’E-LEARNING. UNA RICERCA EMPIRICA
Partendo dai presupposti teorici sulle emozioni appena esposti, abbiamo analizzato una
serie di interazioni in chat e forum didattici. Le chat e i forum analizzati sono stati forniti
dalle unità del progetto Firb-Miur “Nuove tecnologie per la formazione permanente e reti
nel sistema socioeconomico italiano” di Genova, Firenze, Milano e Padova2 e provengono
da master, corsi di specializzazione e corsi universitari. Sono state analizzate 4 interazioni
in chat tra discenti e tutor e tra discenti e docenti, e 14 interazioni (thread) in forum,
contenenti dialoghi tra discenti, tra tutor e discenti e tra discenti e tutor.
2.1. Metodologia
Il materiale raccolto nelle interazioni in rete è stato catalogato tenendo conto del tipo di
comunicazione mediata da computer, sia dal punto di vista temporale (comunicazione
sincrona o asincrona), sia da un punto di vista sociolinguistico (comunicazione simmetrica
o asimmetrica). In questa ricerca ci siamo concentrati in particolar modo su tre fenomeni
particolarmente diffusi nella CMC e non controllati da regole concordate tra gli interagenti3
saluti, emoticon e puntini di sospensione.
Per quanto riguarda i saluti, ne è stata indagata la tipologia espressiva (saluto semplice, con
emoticon o con uno o più punti esclamativi), l’intensità (in base al fatto che il saluto sia
accompagnato o meno da punti esclamativi, emoticon, forme di superlativi, uso del
maiuscoletto), la fase di interazione in cui era stato inserito (apertura o commiato), la
prevedibilità o meno di future interazioni sulla base del saluto stesso (es. arrivederci versus
ciao), se si riferisse o meno a un determinato segmento temporale (giorno, pomeriggio o
notte), il rapporto sociale tra gli interagenti indicato dal saluto (formalità, familiarità,

2
  Ringraziamo G. Bonaiuti, A. Calvani, M. Delfino, S. Manca, G. Martinotti e L. Sarti per
il materiale che ci hanno gentilmente fornito.
3
  Tranne che per i puntini di sospensione che si trovano al termine di un intervento in chat
che stanno a indicare convenzionalmente che si intende mantenere il turno di
conversazione.
intimità/confidenza), la presenza o meno di emozioni, la tipologia delle emozioni
(individuali, sociali, cognitive o di immagine) e se l’interagente volesse con quel saluto
comunicare, indurre o trasmettere emozioni sulla base della teoria delle emozioni esposta
precedentemente..
Per quanto riguarda le emoticon, sono state classificate sulla base del loro utilizzo come
sinonimo del verbale o autonome, il significato primario insito nella loro stessa iconicità
(es. ridere, sorridere, ammiccare, arrabbiato ecc.), le emozioni trasmesse (sociali, cognitive,
di immagine).
Infine, per quel che riguarda i puntini di sospensione, questi si rilevano alla fine e all'inizio
della frase. Nei due contesti, i puntini sembrano avere significati in parte diversi. E'
possibile, tuttavia, individuare un nucleo semantico comune: i puntini di sospensione non
hanno solamente un significato comunicativo, ovvero anassertivo o di cessione del turno di
comunicazione, ma possono anche comunicare un’emozione.
2.2.Trasmettere, comunicare e indurre emozioni nell’e-learning
In un precedente lavoro (Poggi e Magno Caldognetto, 2004) ci si è chiesti se esistano, e
quali siano, i segnali che per loro natura comunicano emozioni e si è concluso che esistono
segnali di tipo lessicale (ad esempio,aggettivi come pauroso, verbi come arrabbiarsi),
morfologico (suffissi vezzeggiativi o dispregiativi), sintattico (frasi esclamative). Tuttavia a
volte ci sembra che una frase indichi animosità o contentezza, anche se non troviamo al suo
interno indizi linguistici cui attribuire questa impressione. Non è sufficiente dunque
fermarsi alla comunicazione diretta ed esplicita di emozioni (quella che traspare da parole o
parti di parole), ma è necessario saper individuare anche i modi in cui le emozioni possono
essere comunicate in maniera indiretta. In questo lavoro dunque ci siamo posti l’obiettivo di
analizzare il significato di singoli segnali o classi di segnali che comunicano sempre (o
possono comunicare) uno stato emotivo: es., il significato del punto esclamativo (!), delle
emoticon, dei saluti;
L’analisi semantica di singoli segnali emotivi mira a individuare, per ogni segnale, il nucleo
di significato comune a tutti i suoi usi. Per fare ciò, procediamo in questo modo:

    1.   si elencano tutti i casi in cui quel segnale occorre;
    2.   per ogni occorrenza, si determina il significato assunto in quel contesto;
    3.   infine si cerca di trovare un nucleo di significato che sia contenuto in, o collegato
         inferenzialmente a, tutti i significati individuati.

3. ANALISI DELLA COMUNICAZIONE DI EMOZIONI NELL’E-LEARNING

3.1 Analisi dei saluti
Per quel che riguarda i saluti, nelle interazioni sincrone tra pari (comunicazione studente-
studente) abbiamo riscontrato un ugual numero di espressioni accompagnate o meno da
punto esclamativo. Quelle che sono associate ad un punto esclamativo sono usate in casi di
rapporto di familiarità tra gli interagenti, esprimendo emozioni individuali (felicità) e con lo
scopo di comunicare emozioni (per ulteriori analisi vedi Magno Caldognetto et al. 2004).
Nelle interazioni sincrone tra tutor e specializzandi riscontriamo un solo saluto
accompagnato da punto esclamativo e uno accompagnato da emoticon. Il primo esprime un
rapporto di familiarità tra gli interagenti, l’emozione coinvolta è individuale (felicità) ed è
comunicata all’interagente. Nel caso invece di saluto accompagnato da emoticon, il
rapporto tra gli interagenti è di intimità mentre l’emozione coinvolta è sociale e il tutor
vuole trasmettere emozioni, mentre gli studenti non usano simboli grafici in
accompagnamento al loro saluto. Nelle comunicazioni tra docente e specializzandi si sono
riscontrati un ugual numero di saluti semplici, esprimenti familiarità tra gli interagenti
(ciao), e con il punto esclamativo (ciao!), espressione anch’essi di familiarità, che
esprimono emozioni individuali (felicità) e comunicano emozioni.
Infine nella chat tenuta in lingua inglese i saluti sono indice di rapporti formali e sono
espresse solamente emozioni di immagine dell’altro (stima, rispetto), con lo scopo di
indurre emozioni nell’interagente.
Nel forum del Corso di Audiologia e Audiometria dell’Università di Padova si è riscontrato
il più alto numero di interazioni tra tutor e studenti, in relazione alla finalità prettamente
didattica delle interazioni stesse. Sono state rilevate tre modalità di saluto utilizzate dal
tutor: semplice, con punto esclamativo e con emoticon. Il tutor nel saluto stabilisce rapporti
uno a molti (es. salve a tutti), informali, utilizzando prevalentemente emozioni individuali
(felicità) e sociali (cordialità, simpatia) per comunicare e indurre emozioni negli interagenti.
La comunicazione tra studente e tutor segnala un rapporto formale e fa uso di saluti volti ad
attivare emozioni di immagine per indurre emozioni, unica eccezione un saluto che
coinvolge però sia il tutor che gli altri studenti (ciao a tutti!) che esprime una emozione
sociale e comunica emozioni.
Infine gli studenti comunicano tra di loro utilizzando saluti sempre accompagnati da
emoticon o punti esclamativi, tranne in un caso (buon lavoro a tutti), che comunque
contiene un aggettivo di grado positivo, esprimendo familiarità nei rapporti interni al
gruppo e utilizzando emozioni sociali di simpatia e cordialità per comunicare e indurre
emozioni nella stessa misura. Si riscontra quindi una asimmetria di rapporto tra tutor, che
stabilisce rapporti di familiarità con gli studenti, e questi ultimi che invece stabiliscono
rapporti formali con il tutor.
Nei forum del master dell’Università di Firenze il tutor partecipa molto marginalmente,
perché si tratta di forum di ambientazione pensati perché gli specializzandi prendano
confidenza con il mezzo. La comunicazione è quindi prevalentemente tra pari e i saluti di
apertura e di commiato sono di carattere informale e familiare (tranne in due casi in cui
emerge un rapporto più formale) con una prevalenza di emozioni sociali e di trasmissione
delle emozioni. Per quel che riguarda invece l’interazione tra studente e tutor è stato
riscontrato un solo saluto di carattere informale ma senza emozioni. Non sono stati invece
riscontrati saluti del tutor, anche perché la funzione dei forum analizzati era
dichiaratamente quella di far prendere confidenza con il mezzo agli specializzandi.
I saluti in molti casi non comunicano emozioni del Mittente, ma sono semplicemente volte
a indurre emozioni nel Destinatario.
I saluti, per loro natura, comunicano un riconoscimento dell’immagine dell’altro, del suo
status di inter-attore. In certi casi comunicano emozioni del Mittente, e in altri casi
trasmettono, cioè comunicano le emozioni del Mittente allo scopo di indurle nel
Destinatario.
variabilità diafasica comunicato dal saluto

                                15%                                 23%

                                      62%

                                 intimità     familiarità   formalità

                 Fig. 1 Analisi dei saluti: emozioni trasmesse dall’emittente

                       l'emittente attraverso il saluto vuole

                                                                        22%
                      30%

                                                            48%

               comunicare emozioni          trasmettere emozioni        indurre emozioni

           Fig. 2 Analisi dei saluti: percentuali di comunicazione, trasmissione e
                                  induzione delle emozioni

I saluti usati nei frammenti in analisi indicano prevalentemente un rapporto di familiarità
(62% dei casi presi in esame), e meno frequentemente di intimità (23% dei casi) o formalità
(15%).
Gli strumenti grafico-linguistici più usati per aggiungere intensità al saluto sono: l’aggiunta
di uno o più punti esclamativi (29%); l’aggiunta di emoticon (20%), i superlativi (es.
bacioni / bacionissimi / un mare di baci, 16%).
Guardando a comunicazione o trasmissione di mozioni si evince come la totalità delle
emozioni comunicate è relativa alla felicità, mentre per quel che riguarda le emozioni
trasmesse sono di simpatia (emozione sociale), rispetto/stima (emozione di immagine) e
tenerezza (emozione sociale).
Infine, per quel che riguarda l’induzione di emozioni, la totalità delle emozioni indotte e
individuale (felicità).

                  le emozioni che A trasmette a B attraverso il saluto
                                              0%
                                         2%        0%
                                                            18%

                                80%

                  felicità   affetto   simpatia     tenerezza   rispetto,stima

              Fig. 3 Analisi dei saluti: emozioni trasmesse attraverso il saluto
3.2 Analisi delle emoticon
Nella nostra analisi le emoticon sono state inventariate analizzando il loro uso rispetto al
verbale (sinonimiche oppure sostitutive del verbale), il significato “primo” dell’emoticon
come ricavato da dizionari in rete e le emozioni trasmesse da questi segni grafici (per
ulteriori approfondimenti vedi Magno Caldognetto et al. 2004).
Nella comunicazione sincrona tra pari prevale un uso dell’emoticon autonomo rispetto al
verbale e le emozioni trasmesse sono nella stessa misura cognitive (noia, intesa) e sociali
(simpatia). Nelle interazioni sincrone tra tutor e specializzandi le emoticon sono utilizzate
nella stessa misura sia come sostitutive sia come sinonimo del verbale e le emozioni
trasmesse sono prevalentemente sociali (simpatia), mentre nelle comunicazioni sincrone tra
docenti e specializzandi riscontriamo una prevalenza dell’uso autonomo dell’emoticon
rispetto al verbale, che trasmettono nella loro totalità emozioni sociali.
Nei forum del Corso dell’Università di Padova nella comunicazione tra tutor e studenti
emerge un uso dell’emoticon prevalentemente come sinonimo del verbale, le quali
esprimono in larga parte emozioni sociali e, più marginalmente, emozioni cognitive e di
autoimmagine. Nella comunicazione asincrona tra studente e tutor la maggioranza
dell’emoticon è ancora utilizzata come sinonimo del verbale e con prevalenza di
espressione di emozioni sociali, ma sono numerose anche le espressioni di emozioni
cognitive (stupore e rabbia) e di autoimmagine (insoddisfazione, insicurezza).
Nei forum del Master dell’Università di Firenze si riscontra una prevalenza dell’uso
dell’emoticon come sinonimo del verbale e la trasmissione di emozioni sociali (simpatia,
intesa) mentre riscontriamo un'unica produzione di emoticon da parte del tutor, utilizzata
come sinonimo del verbale e che trasmette un’emozione sociale (simpatia).
Infine è da valutare anche il rapporto dell’ordine diverso degli stessi segnali, nel caso per
esempio dell’emoticon, che abbiamo trovato utilizzato sia prima che dopo la frase. In
particolare quando l’emoticon si trova prima della frase riteniamo che possa essere una
chiave di lettura bimodale dell’enunciato verbale, ovvero che suggerisca l’intonazione e
l’espressone facciale che accompagna tale enunciato, mentre se si trova in fine di frase
sembra voler ribadire ciò che viene espresso nella frase se concorda con essa, rafforzandola.
Se l’emoticon invece è in contraddizione con l’enunciato verbale sembra essere espressione
di ironia. È però necessaria una ulteriore raccolta di chat e forum per poter disporre di un
corpus più vasto di tali fenomeni e per superare le idiosincrasie comunicative dei singoli
tutor e studenti.
Da questa prima indagine emerge come gli utenti di chat e forum abbiano bisogni espressivi
che vengono espressi attraverso l’uso di segni grafici, i quali sono però spesso di difficile
interpretazione univoca. L’individuazione dei fenomeni linguistici e grafici che
coinvolgono le emozioni è importante per indagare quali siano le espressioni emotive più
frequenti che dovranno essere riprodotte dalla Faccia Parlante (Poggi & Pelachaud 2000).

                               emozioni espresse nelle emoticon

                         32%

                                                                   68%

                               emozioni positive   emozioni negative

                     Fig. 4 Analisi delle emoticon: emozioni espresse

Tali analisi ci permetteranno di individuare le espressioni vocali e facciali più frequenti,
necessarie per una sintesi vocale corretta e di pianificare l’implementazione delle
espressioni facciali più frequenti, relative a emozioni o atteggiamenti.
    Le emozione comunicate dagli emoticon sono per larga maggioranza positive, mentre
solo il 32% comunica emozioni negative. Il rapporto dell’emoticon con il contesto mostra
significative variazioni nella comunicazione sincrona e asincrona: nella comunicazione
sincrona prevale l’uso dell’emoticon come sinonimo del segnale scritto mentre nella
comunicazione asincrona prevale il loro uso autonomo.
Possiamo ipotizzare che questo accada perché tra i due tipi di comunicazione c’è una
grande differenza nei tempi di interazione. Nella prima gli interlocutori non sono presenti
nello stesso momento durante lo scambio dei messaggi, a differenza della seconda.

                             emoticon nella CMC sincrona

                                                            27%

                             73%

                            sinonimo del verbale   segnale autonomo

  Fig. 5 percentuali di uso dell’emoticon come sinonomi del verbale o segnale autonomo
                                    nella CMC sincrona

   Questo comporta che nella CMC asincrona le emoticon potrebbero rappresentare un
   elemento di fraintendimento se usate come segnale autonomo perché non conosciute;
   mentre nella CMC sincrona, più simile all’interazione faccia a faccia, si possono usare
   come risposta, come saluto, come segnale di intesa a seconda del contesto.

                              emoticon nella CMC asincrona

                                      8%

                                                    92%

                           sinonimo del verbale    segnale autonomo

    Fig. 6 percentuali di uso dell’emoticon come sinonomi del verbale o segnale autonomo
                                     nella CMC asincrona

    L’emoticon nella comunicazione sincrona, dunque, avvicina questo modo di interagire
all’uso del linguaggio non verbale nell’interazione faccia a faccia.
4. ALTRI SEGNALI EMOTIVI
    Oltre al significato semantico di saluti ed emoticon e al tipo di emozioni comunicate,
indotte o trasmesse è da approfondire quale sia il significato della ripetizione di uno stesso
segnale (ad esempio salve a tutti!!!) che intensifica l’espressione dell’emozione la
combinazione dei segnali (ad esempio l’uso contemporaneo di emoticon e segni di
interpunzione quali punti esclamativi) che potrebbe assumere una funzione intensificativi.
Potrebbero però anche voler dare una chiave di lettura alternativa allo stesso segnale. Caso
particolare è quello dei puntini di sospensione che sono stati trovati sia in casi di
espressione di emozioni negative, come intensificatori di incertezza o insoddisfazione (es.
ho paura di non riuscire a risp in tempo…), in espressioni di emozioni sociali positive di
complicità (es. accorrete numerosi…), ad indicare che, vista la confidenza tra gli
interagenti, qualcosa poteva anche essere sottinteso, ed infine anche in espressioni ironiche,
come ad esempio nella frase non è molto rilassante questa materia…
I puntini di sospensione nel corpus preso in esame sono stati rilevati alla fine e all'inizio
della frase. Nei due contesti, i puntini sembrano avere significati in parte diversi; è
possibile, tuttavia, individuare un nucleo semantico comune, all'interno di ciascun tipo di
occorrenza e in parte fra il significato comune di ogni tipo di occorrenza e quello degli altri
tipi di occorrenze. I puntini di sospensione non hanno solamente un significato
comunicativo anassertivo o di cessione del turno di comunicazione, ma possono anche
comunicare un’emozione.
4.1 Puntini in fine di frase
Un primo significato, già individuato in Magno et al. (2004) è quello di mimare aspetti
intonativi del parlato. I puntini sembrano attribuire alla frase un significato contrapposto a
quello che le danno il punto e il punto esclamativo, cioè il significato di asserire o
comandare una cosa, un atteggiamento di assertività. I puntini, esattamente all’opposto,
mimano una intonazione "anassertiva", "non-conclusiva".
All'interno di questo primo significato, possiamo individuare due possibilità:
- puntini di sottomissione: nella prima, l'intonazione sembra avere un significato addirittura
di sottomissione, o quasi di dolcezza, alcuni esempi sono:

 Sono la rappresentante degli studenti del primo anno..
Le scrivo anche a nome dei miei compagni per un piccolo problema che abbiamo con il
materiale on-line..
Salve volevo comunicarle che anche io ho già risposto alle domande da lei
successivamente inserite...
 ...Ti prego, dammi del tu...
Ho paura di non riuscire a risp in tempo alle domande..

- puntini di incertezza: in un altro caso, l'anassertività sembra avere un significato di
incertezza, es.:
Non so da dove iniziare tra le fotocopie in parte in inglese e il learning...

In altri casi i puntini sembrano comunicare che c'è un collegamento con il turno che segue,
sia esso un turno dello stesso parlante o dell'interlocutore, assumendo quindi funzione di
puntini di collegamento. Così ad esempio in:

Arcidiaco Massimiliano
Risponde....

Partiamo subito con il dire che i test non vi porteranno via molto tempo...
In altri casi analizzati i puntini di sospensione sembrano significare "non parlo più“. Li
definiamo puntini di pausa o reticenza. I puntini in questo caso mimano una pausa, cioè
rimarcano il fatto che un parlante, che si immaginava dovesse continuare a comunicare,
finisce o smette di farlo. Ne abbiamo catalogato di due tipi:
- puntini di fine turno: nel primo caso, i puntini metacomunicano che il parlante attualmente
non ha più niente da comunicare. Ciò fa inferire che egli ceda il turno di parola
all’interagente. Anche in questo caso, però, possiamo individuare una sfumatura comune ai
puntini per indicare rispetto o sottomissione, sono dei puntini, quindi, che mostrano un
atteggiamento orientato verso l'interagente.
Provate a sperimentare questo forum con nuovi interventi e risposte ad interventi fatti da
altri...

- Puntini di reticenza: i puntini non significano "ho finito", bensì "ho smesso di parlare“,
lasciando un'azione incompiuta; e se è incompiuta evidentemente non la si può terminare
per qualche ragione. Dunque smettere di parlare significa, a un secondo livello, che c'è
dell'altro, c'è qualcosa in più da dire ma che non può essere detto; e questo a sua volta fa
inferire che non viene esplicitato perché può essere ugualmente compreso, come in questo
esempio:

anch'io a tutto ieri non riuscivo a collegarmi, ma poi per magia oggi...

Altre volte i puntini comunicano reticenza e allusione, finendo per comunicare un elemento
semantico di complicità.

Alcuni esempi:
in allegato trovate le immagini relative alla prima lezione, di difficile lettura nelle
dispense...

aggiungo una ulteriore domanda sulle vocali, molto importante per l'esame...

Queste sono le mie risposte!Spero siano giuste altrimenti mi ammazzo! Non è molto
rilassante questa materia...
4.2 Puntini all’inizio della frase
Il parlante ha lo scopo di metacomunicare, appena risolta l’indecisione, se comunicare o
meno. Per questo, in un certo senso i puntini ad inizio frase sono sempre una pausa retorica,
nel senso che, se alla fine del processo decisionale si è deciso di dire, ciò che viene
comunicato è ritenuto importante.
Molto spesso, tuttavia, oltre a trattarsi di qualcosa di importante si tratta anche di qualcosa
che, come nei puntini di reticenza a fine frase, sarebbe meglio non dire. Si tratta di
emozione rattenuta, atteggiamenti tabuizzati, tutto ciò che non si vuol dire subito per
suscitare suspense e curiosità. Viene presentata di seguito una prima esemplificazione di
una categorizzazione di puntini di sospensione usati all’inizio della frase:
- emozione rattenuta: in molti casi, i puntini a inizio frase hanno il significato di
comunicare un’emozione. Tale emozione può essere di:
soddisfazione:
.......sono contento che questi materiali vi siano utili.
di diffidenza:
...ma 'sta piattaforma funziona???
rabbia
..........dove avete trovato le domande
disappunto
...la giornata SSIS è stata lunga per tutte

 - suspence: in questo caso i puntini di sospensione sono usati per annunciare che si sta per
dare un’informazione di particolare interesse; quindi, con lo scopo di indurre curiosità.
 ...E QUESTE SONO LE ALTRE IMMAGINI!!!!

5. CONCLUSIONI
    Questa prima analisi delle chat e delle interazioni in forum nell’e-learning è sicuramente
utile nel caso in cui sia possibile ipotizzare un uso non totalmente idiosincratico della
lingua. Secondo alcuni autori (….) è possibile che ogni community on line finisca per
sviluppare un proprio idioletto sulla base di regole consolidate e condivise dal gruppo.
Queste analisi sono un primo contributo alla creazione di un sistema di regole comunicative
ed espressive che si evincano da ciò che viene comunicato e metacomunicato dai segni
grafici e di interpunzione, oltre che dal livello semantico degli usi specifici della lingua e
della scelta dei termini impiegati. Un ulteriore livello è quello della possibile creazione di
un sistema “per regole” che possa essere utilizzato per creare un sistema di etichettatura da
inserire in un linguaggio di marcatura di tipo AML per implementare maggiore espressività
in agenti virtuali e avatars.

BIBLIOGRAFIA

Anderson, L., Ciliberti, A., 2002, Monologicità e di(a)logicità nella comunicazione
accademica, in C. Bazzanella (Ed.), Sul Dialogo. Contesti e forme di interazione verbale,
Milano, Edizioni Angelo Guerini e Ass., pp. 91-105.

Baracco, A., 2002, La comunicazione mediata dal computer, in C. Bazzanella (ed.), Sul
Dialogo. Contesti e forme di interazione verbale, Milano, Edizioni Angelo Guerini e Ass.,
pp. 253-267.

De Carolis, B., Carofiglio, V., Bilvi, M., Pelachaud, C., 2002, APML, a Mark-up Language
for Believable Behavior Generation, in Proceedings of AAMAS Workshop Embodied
Conversational Agents: Let's Specify and Compare Them!, Bologna, e-book.

Eggins, S., Slade, D., 1997, Analyzing Casual Conversation, Washington, Cassell.

Eibl-Eibesfeldt, I., 1974, Somiglianze e differenze interculturali tra movimenti espressivi, in
Hinde, R. A.(ed.), La comunicazione non verbale, Bari-Roma, Laterza, pp. 395-415.
Garrison, R., Anderson, T., Archer, W., 2000, Critical Inquiry in a Text -Based
Environment, in «Computer Conferencing in Internet and Higher Education», 2, pp.87-
105.

Goffman, E., 1971, Il comportamento in pubblico. L’interazione sociale nei luoghi di
riunione, Torino, Einaudi.

Magno Caldognetto, E., e Poggi, I., 2004b, Il parlato emotivo. Aspetti cognitivi, linguistici
e fonetici, in Atti del Convegno Nazionale Il parlato italiano, Napoli, 13-15 Febbraio 2003,
M. D’Auria editore (cd-rom)

Magno Caldognetto, E., Cosi, P., Cavicchio, F., Fusaro, A., Tisato, G., 2004a, La Faccia
Parlante espressiva: una risposta alle esigenze comunicative in un ambiente e-learning, in
Atti del convegno “E-learning: formazione, modelli, proposte” Università degli Studi di
Macerata, Abbadia di Fiastra (Mc), 1-2 Aprile 2004, http://www.unimc.it/el-
conference/materiali.htm
Magno Caldognetto, E., Poggi, I., Cosi, P., Cavicchio, F., 2004c, Aspetti dell’interazione
mediata da computer nell’e-learning: dall’analisi di chat e forum alla sintesi della Faccia
Parlante, in Come costruire conoscenza in rete? In Delfino, M., Manca, S., Persico, D.,
Sarti, L., (eds.), III Workshop nazionale nell'ambito del progetto Nuove tecnologie per la
formazione permanente e reti nel sistema socioeconomico italiano, Genova, 28 ottobre
2004, pp. 177-191.

Poggi, I., 1981, Le interiezioni. Studio del linguaggio e analisi della mente. Torino,
Boringhieri

Poggi, I., Pelachaud, C., 2000, Performative Facial Expresion in Animated Faces, in
Cassell P. J., Sullivan J. E Churchill E. (Eds.), Embodied Conversational Agents,
Cambridge, MITpress, pp. 155-188.

Riva, G., 2002, Communication in CMC: Making Order Out of Miscommunication, in
Anolli L., Ciceri R., Riva G. (eds.), Say not to Say, Amsterdam, IOS Press, e-book.
Puoi anche leggere