Kiev: altri 60mila soldati dalla Russia - L'Opinione delle Libertà
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DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale Quotidiano ideato e rifondato da ARTURO DIACONALE - Anno XXVII n. 65 - Euro 0,50 Lunedì 4 Aprile 2022 War Championship di GIAN STEFANO SPOTO Kiev: altri 60mila soldati dalla Russia F u forse Maurizio Costanzo a im- portare in Italia il trucco dei pro- fessoroni trasformati in volgari guappi che gli autori contrappongono come gladiatori di Colossei un tempo catodici. Il Secondo lo stato maggiore dell’esercito ucraino, Mosca ha lanciato una “mobilitazione nascosta” per ricostituire le unità perse nel conflitto vecchio uomo che morde il cane è un catte- dratico sempre pronto a urlare e a sparare parolacce che l’immaginario collettivo, un tempo, associava a scaricatori di porto più che a studiosi di Pinturicchio. I quali in se- guito si riveleranno geniali nel trasformare le capre dei dipinti rinascimentali in insul- ti che entrano nel gergo corrente. Passano gli anni, tanti anni, e il vecchio truccaccio che doveva esplodere in tem- pi brevi resiste ancora. Anzi, invade tutti i campi della comunicazione e, quel che è peggio, anche e soprattutto gli argomenti un tempo appannaggio dell’informazione più rigorosa e delicata. Come il Covid, che fin dal primo momento è stato affrontato con zuffe volgarissime fra illustri scienzia- ti e poi la guerra in Ucraina, subito salot- tizzata come se si giocasse a Risiko. È un fatto che la notizia pura dopo qual- che giorno non faccia più audience, a meno che i suoi sviluppi non siano vistosi. E an- che quando lo sono, il desiderio inconfes- sato è che la storia si concluda, ma non per la pìetas che si prova pensando alle popola- zioni colpite, semplicemente perché stan- no trasformando la cronaca in una fiction domestica senza più colpi di scena emozio- nanti. Chi gestisce le tv tiene comunque famiglia, e lo share si trasforma in soldoni: si scelgono spazi in cui si lucra, a scapito di quelli in cui si informa, così molti non si rendono conto di questo trasloco mentale e guardano il circo, pensando ancora di leg- gere testi sacri. Siamo dunque un popolo di cinici, di mostri. No, perché qualcuno ancora tenta di essere sensibile, separando i dittatori dalle popolazioni e, magari, placando la propria coscienza con qualche spicciolo alle peggiori organizzazioni caritatevo- li, quelle che già spendono milioni per le pubblicità con il ricatto morale dei bambini affamati, ma non forniscono mai resoconti su come hanno speso il denaro ricevuto. Dunque, gli spettatori italiani non se- guono più Vladimir Putin, ma la mosca bianca putiniana e i suoi contratti. Ci sono video-dipendenti che guadagnano mille euro al mese senza un domani, ma si im- pietosiscono temendo per i gettoni dei fi- ghter salottieri, i cui ingaggi sono propor- zionali a quelli dei giocatori di calcio: gli attaccanti sono i più pagati e i più contesi dalle squadre. Nessuno si batte per le pro- prie idee, ma ognuno individua una tesi scoperta, una qualunque, e la sostiene, af- frontando attori incaricati di fare gol nella porta opposta. La war-fiction è un must: un giorna- lista vero, inviato delle testate televisive, racconta la guerra con tutti i crismi ma i tuttologi, dal divano, borbottando non si sa che, lo accusano di sbagliare questo e quello. Meglio, molto meglio se l’inviato è un conducator da salotto, e qui si vede che l’interesse è sul gossip, la guerra fa solo da sfondo: l’argomento del giorno non sa- ranno i missili, si discuterà sul fatto che il Massimo Giletti di turno, con il casco, sia in campo stretto, e si trovi o no in un luogo sicuro dove usa la protezione solo per moti- vi scenici. Quello che dice non importa, lui certifica solo il passaggio dall’informazio- ne professionale alla fuffa addomesticata. Obiettivamente, in passato ci furono questo conta poco, il pubblico guarda le no- materiale per litigare in famiglia e con gli sa: l’importante è scegliersi le squadre del tanti inviati eroici e altri che seguirono, ad tiziole-pattume che Google sciorina ogni amici, a suon di “sacrosanto” e di “da che campionato Lcd 4k, dove le gesta degli eroi esempio, la guerra del Golfo da ristoranti giorno come il meglio dello strapeggio. E mondo è mondo”. sono meno importanti dell’astio che cresce di Beirut bevendo vino francese da otto- recupera sul web tutti i turpiloqui che si Intanto, gli eventi bellici e virologici contro il nemico della poltroncina di fron- centomila lire la bottiglia. Ma ora tutto era perso per difetto di ubiquità. Così ha vanno avanti, ma di questo poco interes- te.
2 L’OPINIONE delle Libertà Lunedì 4 Aprile 2022 Cento anni di storia bisogna dimenticare che è con il senno di poi che diamo questo giudizio, allora le centrismo, più grande della loro consi- stenza numerica, ciò fu più per l’azione di liberale di destra) a tentare con lui l’av- ventura. Ma forse l’errore è nel fondo e fin liberale (con Stefano cose potevano apparire – ed in effetti ap- parvero – in una luce diversa. Anche per- De Gasperi e dei suoi, che per meriti pro- pri, fino a quando apparve sulla scena po- dal principio. Il Partito Liberale in Italia è stato grande col collegio uninominale e De Luca) ché non è così sicuro che, senza il delitto Matteotti e l’Aventino, che rischiarono di litica il più grande dei liberali della Prima Repubblica: Giovanni Malagodi. i notabili, ridotto a partito unitario e col proporzionale non ha mai realmente fun- provocarne la drammatica fine, il fasci- Malagodi, che, per cultura, persona- zionato e anche oggi, a ben guardare, fin di GIUSEPPE BASINI smo si sarebbe comunque trasformato in lità, profondità di pensiero, sarebbe pro- che c’è stato il sistema elettorale scaturito U na lunga carrellata, un volo dall’alto un regime anticostituzionale e illiberale babilmente diventato un assoluto prota- dal referendum Segni, vi erano molti più su cento anni di storia Patria, par- (la storia non si fa con i se, ma si capisce gonista in un Paese meno segnato dalla parlamentari liberali di quanti il vecchio lando della storia del partito che più meglio con i se). Comunque quasi tutti i Controriforma, impose al Partito libera- Pli ne abbia mai avuti. di tutti ha forgiato l’Italia moderna, liberali, dopo i primi evidenti passi della le una precisa svolta in direzione di una Forse aveva ragione don Benedetto, il il Partito Liberale Italiano. trasformazione del fascismo in regime, difesa intransigente di valori in fondo Partito Liberale è in realtà un pre-parti- Questo è il bel libro di Stefano De Luca passarono all’opposizione, in molti casi liberali da sempre: la proprietà, il libero to, un’associazione o una serie di associa- “Cento anni di storia del Pli”. Senza tra- anche decisa, ma, anche qui, troppo tardi. mercato, le ragioni dell’industria privata, zioni culturali, una scuola come quella di scurare affatto la storia delle idee e degli Nasce da qui l’irrilevanza liberale. A parte contro i tentativi striscianti della sinistra Enrico Morbelli, un modo di pensare, una autori, che furono alla base del liberali- i pochi che vennero a patti in un ruolo se- democristiana di aprire al socialismo, sia filosofia o forse semplicemente l’insieme smo moderno, né i precedenti tentativi condario, un’intera classe dirigente fu al- politicamente che economicamente. Il di tutti coloro che amano la Libertà, ma di concentrazione liberale, il libro prende lontanata dal governo della cosa pubblica, congresso dell’ascesa di Malagodi segnò come forma partito, con la sua disciplina però le mosse da quel Congresso di Bolo- il Paese perse una grande cultura e prassi una vera svolta, fu il tentativo di dar vita sempre un po’ faziosa, forse semplicemen- gna dell’8 ottobre 1922, in cui nacque, con costituzionale e i liberali che continuaro- ad un partito con una reale base elettora- te non funzione. Il libro di De Luca ci ha questo nome, il Partito Liberale Italiano, no a pensarsi e definirsi tali, si ridussero le ed insieme una chiara scelta di campo riportato ad una storia che abbiamo vis- come tentativo di unificare le maggiorita- a semplici testimoni di un tempo passato, a destra della Dc e fu gravido di conse- suto, personalmente o nei libri della no- rie ma sparse forze del notabilato libera- ancora occupati a spaccare il capello in guenze: l’intera sinistra elitaria di Nicolò stra giovinezza, ci ha ricordato un’Italia le che aveva fatto l’Italia, ma che doveva quattro e a rinfacciarsi responsabilità, ma Carandini, Bruno Villabruna e del giova- per tanti aspetti migliore; è stato davvero, ricostituirsi, per competere con i nuovi nel chiuso dei salotti o dei caffè, perché ne Marco Pannella, uscì dal partito dopo caro Stefano, una boccata d’aria fresca. E partiti di massa (socialisti, cattolici e fa- la borghesia industriale ed agraria aveva uno scontro durissimo (per dare un’idea poiché di quella storia contraddittoria an- scisti) organizzati su permanenti struttu- ormai rinunciato a guidare la Nazione in dell’atmosfera, al congresso alcuni ma- che io sono figlio, chiuderò con un para- re territoriali e sindacali. Tentativo giusto prima persona, come pure aveva saputo lagodiani di base, interpreti dello spirito dosso: il Partito Liberale è morto. Viva il e necessario, che si scontrò però con il fare nel Risorgimento e aveva consegnato pratico dei piccoli imprenditori, si diver- Partito Liberale!. tradizionale individualismo dei notabili, il potere a un partito autoritario, in cam- tirono a sfottere un certo snobismo della bio del mantenimento del mercato e del- sinistra cantando: “Se non ci conoscete con l’altrettanto tradizionale diversità di prospettiva della Destra Storica e della si- la pace sociale imposta. I borghesi erano diventati semplici ricchi. Alla fine però, guardateci i calzini, noi siamo i liberali del conte Carandini”). Ma il successo elet- Crimine di guerra nistra liberale, ma soprattutto fu tardivo. Troppo tardi. per effetto di un’altra guerra mondiale, torale però venne. La caduta per i moti di di MAURO ANETRINI D Il crollo di rassicuranti consuetudini, questa volta perduta, il fascismo si rivelò piazza del governo Tambroni, l’apertura opo quello che abbiamo visto, come di ottimistica fede nel progresso, di con- davvero una parentesi, ma una parentesi a sinistra del congresso democristiano è possibile che ci sia ancora spazio solidati rapporti sociali, di senso di ap- durata vent’anni. E, dopo, i liberali cre- di Napoli, la nazionalizzazione dell’indu- per sottili distinguo, per giustifica- partenenza ad una comune civilizzazione, dettero di poter tornare. Guardando le stria elettrica, spinsero molti elettori ver- zioni che riguardano la premessa provocato dal disastroso (e idiota) Primo pagine ingiallite del Risorgimento Libe- so il Partito liberale e la Confindustria ad (l’invasione di uno Stato sovrano) ma non conflitto mondiale, unito ai gravi proble- rale, scorrendo i resoconti dei settimanali appoggiarlo apertamente. Sembrò l’inizio il raccapricciante epilogo (i massacri do- mi di riconversione della produzione bel- e dei cinegiornali dell’epoca, la notorietà di una rinascita liberale, le elezioni del cumentati), per la negazione di fatti che lica e alla storica rottura determinata dal- e il prestigio dei nomi che comparivano, 1963 segnarono un ottimo risultato, ma parlano da soli? la Rivoluzione d’ottobre, avevano ormai si sente l’entusiasmo e l’ottimismo che, durò poco, Malagodi non si rese conto di La logica ed il buon senso dicono che reso la situazione drammatica, estremiz- all’alba del secondo dopoguerra, faceva- poter provare a diventare un’alternativa non dovrebbe esserci spazio alcuno; che zando e incanagliendo gli scontri sociali. no i liberali convinti di avere di nuovo un di sistema anticipando in Italia la rivolu- è pura ipocrisia il solo tentare di spiegare Le nuove settimane rosse, l’occupazione grande ruolo. zione Reaganiana e Tatcheriana e cercò di ciò che ha determinato le brutalità contro delle fabbriche, il “facciamo come in Rus- Ancora un errore di prospettiva, lo capitalizzare subito il successo provando civili inermi, e spesso in fuga. sia”, la nascita del Partito comunista, ave- stesso in fondo di vent’anni prima, perché a ricostruire il centrismo e contempora- Invece di girarci intorno o di contesta- vano ormai provocato la reazione atterrita non c’erano più i borghesi e i ricchi erano neamente chiudendo alla destra, forse re la genuinità delle immagini, proviamo della borghesia produttiva, che trovò nelle soltanto di nuovo alla ricerca di qualcuno nell’illusione di assorbirne lo stesso i voti, a restare sul pezzo, come si suole dire; re- centinaia di migliaia di piccoli proprietari che “amministrasse il Paese” per conto ma non funzionò. stiamo in tema: come dovremmo qualifi- ed ex combattenti che sentivano tradita loro senza mai esporsi in prima persona. Il vino liberale cominciò ad essere sem- care le uccisioni di anziani e bambini, gli la loro vittoria, la sua base di massa e nel E lo trovarono. Quel “qualcuno” erano i pre più annacquato e meno attraente per stupri, la devastazione? Esiste un concetto vitalismo futurista e Dannunziano la sua cattolici. Certo era difficile dar loro del gli elettori, mentre il più importante de- diverso da crimine di guerra? copertura culturale. La migliore classe tutto torto, di fronte ad una sinistra an- gli imprenditori italiani, Gianni Agnelli, No, non esiste. L’esercito russo si è mac- dirigente che l’Italia abbia mai avuto nel- cora peggiore di quella degli anni Venti, rompeva il fronte degli industriali colti- chiato di una colpa non emendabile, in la sua storia moderna, artefice dell’Unità guidata internazionalmente da un parti- vando (con un certo successo) il disegno una guerra inutile, che ci riporta a tempi nazionale, dell’industrializzazione, della to e da un Paese che governavano mezzo opposto di avvicinare pian piano la sini- dei quali volevamo dimenticarci. scolarizzazione per tutti, della prima le- mondo col terrore, il fanatismo, i carri ar- stra ai valori del mercato. A partire dai Prima o poi le armi cesseranno di spa- gislazione sociale e soprattutto dell’abitu- mati e la polizia politica, non è che ci fosse primi anni Sessanta, i giudizi storici di rare e il negoziato porrà fine a questa tra- dine alla libertà, si trovò, forse inevitabil- molto da scegliere, perché di fatto l’unica De Luca cominciano ad incrociarsi coi gedia. Sul tavolo della pace, però, dovrà mente, del tutto impreparata a gestire con struttura “politica” rimasta in piedi du- ricordi personali (lo stesso in parte per esserci spazio anche per quelle vittime metodi costituzionali una situazione ri- rante il Ventennio era la Chiesa, con le sue me), ricorda la sua militanza nella nuova inutili, per le vite cancellate senza motivo. voluzionaria provocata da sommovimenti migliaia di parrocchie, decine di migliaia sinistra liberale (il liberalismo italiano, se Per quelli che neppure morendo produco- mondiali. di preti e un esercito di fedeli, una Chiesa costretto in un solo partito, diventa come no un vantaggio militare. De Luca ci mostra puntualmente lo tra l’altro guidata da un papa, eletto in un una calamita, per quanto la spezzi ripre- Questo, e non altro, è il crimine di guer- scorrere degli avvenimenti, il ruolo dei ben differente contesto, che era il più a de- senta sempre due poli, uno di destra e uno ra. principali personaggi, le preoccupazio- stra dell’intera sua storia recente. Il pre- di sinistra, che si combattono e si elidono), ni, i dubbi e le contraddizioni della diri- stigio della storia liberale era ancora tale le sue prime battaglie, la grande impor- genza liberale e della monarchia, in una che, nella nuova Democrazia Cristiana, tanza e vitalità della Gioventù Liberale e situazione per loro del tutto nuova. Sono si affermarono inizialmente coloro che a dell’associazione goliardica Agi. Ci parla ricordati i protagonisti, grandi e piccoli, le buon diritto si potevano definire cattolici del rientro di un Pli, ormai però indebo- loro paure, le loro incomprensioni e le loro liberali come De Gasperi o Sturzo o ad- lito, al governo, delle sue esperienze come idiosincrasie, ma soprattutto la loro inca- dirittura liberal-cattolici come Giuseppe sottosegretario e del tentativo di dar vita Pella, ma la realtà sottostante era però ben QUOTIDIANO LIBERALE PER LE GARANZIE, pacità a comprendere e governare l’ondata a un fronte laico alternativo sull’onda del- LE RIFORME ED I DIRITTI CIVILI provocata dalla fine delle strutture elita- diversa, come gli anni successivi avrebbe- la battaglia per il divorzio, fino a quando, rie (trent’anni dopo Luigi Einaudi avreb- ro poi dimostrato. come mette in giusta evidenza, un golpe IDEATO E RIFONDATO be annotato: “L’irrompere delle grandi Di fatto i liberali trovarono la loro po- mediatico-giudiziario non distrusse i par- DA ARTURO DIACONALE masse nella vita civile, senza cadere nel sizione naturale già occupata dai demo- titi della Prima Repubblica e purtroppo cesarismo e nella tirannide, è il proble- cristiani e questo tolse al Pli un ruolo con essi anche le loro culture politiche. Registrazione al Tribunale di Roma ma, tuttora irrisolto, delle democrazie”). protagonista. Da parte loro i liberali ci La sua coraggiosa, importante ed isola- n.8/96 del 17/01/96 L’ostinazione di una parte della classe di- aggiunsero l’eterna divisione tra destra e ta battaglia per evitare lo scioglimento del sinistra, che era tradizionale e continua- Direttore Responsabile: ANDREA MANCIA rigente nel rifiutare di aprirsi alle nuove Partito Liberale, per il vero e proprio “cu- Condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI forze (come il vecchio Giolitti invece vole- ta con Salandra e Sonnino anche molto pio dissolvi” che colpì tutti i partiti cen- Caporedattore: STEFANO CECE va), lo speculare rifiuto di tanti cattolici e dopo la fine di quella Destra Storica che tristi, dopo Mani pulite e le tricoteuses socialisti di seguire una via riformista di fu di Cavour e Minghetti, ma che, se era plaudenti, non sortì effetto, ma connota AMICI DE L’OPINIONE soc. cop. progressivo coinvolgimento nel governo, stata una naturale dialettica nell’Italietta l’identità e la coerenza (anche morale) di Impresa beneficiaria il prevalere di un massimalismo violento e post-unitaria, quando i liberali coprivano un liberale, di sinistra, ma memore della per questa testata dei contributi parolaio, sostanzialmente inconcludente, praticamente tutto l’arco parlamentare, lezione giolittiana, che, pur aperto ai ne- di cui alla legge n. 250/1990 diveniva esiziale se costretta nei limiti cessari compromessi, non era disposto a e successive modifiche e integrazioni ma capace di provocare scontri con deci- ne di morti, crearono una situazione inso- angusti di un piccolo e unico partito, per- perdere memoria di sé e della sua storia. IMPRESA ISCRITTA AL ROC N.8094 stenibile e la reazione fascista apparve, un ché lo condannava all’eterna indecisione La sua rielezione, da indipendente, nel- po’ per necessità, un po’ per autoconvin- politica. Di fatto tra monarchici (la mag- le liste di Forza Italia fu una forzata pre- Sede di Roma -Circonvallazione Clodia 76/a - 00195 cimento, molto per paura del bolscevismo, gioranza) e repubblicani, fautori di un li- sa d’atto delle nuove condizioni, si trovò - ROMA Telefono: 06/53091790 - una soluzione praticabile. beralismo popolano all’Uomo Qualunque però in un partito che giudicò liberale red@opinione.it Quando la maggioranza parlamentare e simpatizzanti di un liberalismo elitario nelle idee, ma non nella prassi. E così ha e il Re, dopo la marcia su Roma, affida- e tendenzialmente Azionista, tra Roberto provato, con alti e bassi, fortune e sfortu- Amministrazione - Abbonamenti Lucifero e Bruno Villabruna, c’erano dif- amministrazione@opinione.it rono il governo a Benito Mussolini, erano ne (soprattutto queste ultime) a rifondare in larga misura convinti che il fascismo ferenze enormi sulla via da intraprendere, un Partito Liberale, dimostrando una co- Stampa: Centro Stampa Romano - si sarebbe costituzionalizzato o sarebbe che il magistero di Croce ed Einaudi non stanza e una tenacia degne del più gran- Via Alfana, 39 - 00191 - ROMA stato solo una parentesi e, se oggi è facile avrebbe potuto, per l’avanzare dell’età, de rispetto per la convinzione e il tempo in prospettiva criticare quello storico er- coprire ancora a lungo. Anche se i libera- che vi ha dedicato e che ha spinto alcuni CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19:00 rore, come De Luca in gran parte fa, non li ebbero un ruolo, per tutta la durata del (anche il sottoscritto, nonostante io sia un
Lunedì 4 Aprile 2022 ESTERI L’OPINIONE delle Libertà 3 Eurasia: il vero obiettivo di Mosca L a questione delle cosiddette porte gi- sta teoria e vedendo nella Russia putiniana revoli, sul rientro nei ranghi della giu- di GABRIELE MINOTTI una specie di “ancora di salvezza” hanno risdizione dei magistrati che hanno volontariamente (e si direbbe paradossal- vissuto un’esperienza di politica par- mente) scelto di cooperare con uno Stato titica sembra aver oscurato una problema- che è davvero irrispettoso del diritto dei tica ben più ampia, che però conserva una popoli all’autodeterminazione e che in- sua cocente attualità: il rapporto fra i ma- tende perseguire i suoi interessi nazionali gistrati e le questioni politiche, lato sensu a discapito di quello di altri Paesi, come intese. La problematica investe, oltre che nella miglior tradizione del vero imperia- il concreto esercizio della funzione giuri- lismo. Ciò dimostra che il problema di co- sdizionale – per l’influenza che la visione storo non è mai stato la difesa della sovra- ideale propria del magistrato può avere nità nazionale o l’indipendenza dei popoli sulle decisioni che egli assume – la stessa da qualunque influenza politico-culturale deontica del giudice, cioè il suo dover es- esterna, ma la loro avversione alla demo- sere e l’immagine di imparzialità che egli crazia liberale. Il motivo per cui amano i è chiamato a salvaguardare. Una recente russi è solo il loro odio per la cultura e le pronuncia delle Sezioni Unite della Cassa- istituzioni liberali che tanto la Ue quanto zione afferma in proposito principi chiari. gli Usa incarnano. Tanto la destra radi- Il portavoce del Cremlino Dmitrij cale quanto la sinistra pseudo-pacifista Peskov si rivolge direttamente alla Nato e e anti-americana osannano e strizzano all’Europa. Quanto alla prima sostiene si l’occhio a Putin perché disprezzano l’Oc- tratti di un’organizzazione che ha perso di cidente democratico e liberale e perché vista il fine difensivo per il quale è stata auspicano di vedere le nazioni europee creata, finendo per diventare fautrice di trasformarsi in autocrazie collettiviste una politica estera aggressiva e imperia- agli ordini di Mosca, in tanti “protettora- lista (critica credibile, se proveniente da ti” russi, in un consesso di Stati-fantoccio chi di espansionismo e imperialismo non agli ordini del Cremlino. ne sa assolutamente nulla). Al tempo stes- Questo, se non altro, contribuisce a raf- so, il rappresentante di Vladimir Putin, forzare e a rendere più evidente – semmai dichiara che gli Stati europei, difendendo ce ne fosse stato bisogno – quello che era l’Ucraina e mettendosi contro la Russia, già abbastanza chiaro: la sfida di oggi non stanno andando contro i loro interessi è più tra destra e sinistra; tra conservatori nazionali. “I rapporti tra questi due bloc- e progressisti; tra globalisti e sovranisti; chi – chiarisce Peskov – potranno esse- ma tra visione liberal-democratica e con- re ripresi quando l’Europa avrà smaltito cezione autocratico-collettivista. Ragion la sbornia americana e avrà capito che il inizi del Ventesimo secolo, da intellettuali politica tra i popoli europei e quello russo, per cui, all’eurasiatismo di Putin, Dugin, suo futuro (del “nostro Continente”, dice come Nickolaij Trubeckoj, Georgij Ver- secondo la teoria di Jean Thiriart, teorico Peskov e dei loro sodali europei (nella cul- il funzionario ruteno) è nell’alleanza e nel nadskij e Petr Savickij. Fuggiti dalla Rus- della “nazione europea” da Dublino a Vla- tura, nella politica e nell’informazione), è dialogo con la Russia, nell’ambito del pro- sia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, divostok. oggi più che mai opportuno contrapporre getto chiamato Eurasia”. i tre iniziarono a porsi degli interrogativi Abbandonato il progetto per dissidi una rivisitazione dell’atlantismo, che non Finalmente un membro della cerchia sulla cultura russa, ritenuta erede diret- con la linea di Limonov, Dugin fondò il deve più limitarsi a essere una visione di Putin che riesce a essere sincero, an- ta di quella asiatica e, particolarmente, Movimento politico panrusso “Eurasia”, geopolitica e strategica, ma che deve as- che se in maniera del tutto involontaria mongola. Nella loro teoria, le istituzioni che a partire dal 2001 divenne una costo- surgere al rango di identità politico-cul- e probabilmente solo per dabbenaggine. e la mentalità della Russia zarista erano la di Russia Unita, il partito capeggiato da turale schierata in difesa del mondo libero Finalmente qualcuno che chiarisce quali state fortemente influenzate dai model- Vladimir Putin. Gli obiettivi rimangono rispetto a qualunque disegno volto a met- sono sempre stati gli obiettivi e le mire ge- li di governo e di organizzazione sociale gli stessi e sembrerebbero essere proprio terne in crisi o a ridimensionarne la pre- opolitiche del Cremlino, il fine per il quale delle tirannidi asiatiche, il cui retaggio quelli portati avanti dalla politica ufficia- dominanza e l’egemonia. Il futuro – degli la Russia fascio-mafiosa del novello zar ha avrebbe favorito più di ogni altra cosa la le del Cremlino: primo, quello di riunire i Stati come degli individui – è determinato lavorato per vent’anni: l’Eurasia. In un pri- trasformazione della Russia in un’auto- popoli europei sotto l’influenza di Mosca, unicamente dalle scelte che compiamo nel mo momento, hanno provato a realizzare crazia potente, unita e monolitica e della pur lasciando ciascuna nazione libera di presente. Di conseguenza, il futuro degli questo progetto avvicinandosi con discre- società russa in una comunità disciplinata conservare la propria identità e le proprie Stati europei – che hanno scelto di esse- zione all’Europa, simulando amicizia e of- e organica. radici storico-culturali; secondo, costitu- re delle democrazie e di vivere secondo i frendole gas e petrolio a prezzi stracciati Da ciò i tre intellettuali derivavano il ire un blocco antagonista agli Stati Uniti valori di libertà – non è al fianco delle au- per renderla energeticamente dipendente concetto di eurasiatismo, il cui postulato d’America e lavorare per la creazione di tocrazie come quella russa, ma in un se- e, quindi, vincolata alle scelte del Crem- era l’integrazione politica di tutti i popoli un mondo multipolare; terzo, lottare con- rio progetto di integrazione europea e nel lino. In un secondo momento, cercando culturalmente affini per resistere e op- tro l’egemonia politico-culturale del libe- consolidamento dell’alleanza e della stori- di destabilizzare dall’interno il sistema porsi all’influenza omologatrice dell’Oc- ralismo democratico e contro quella eco- ca amicizia con gli Stati Uniti. liberal-democratico europeo attraverso cidente. Cosa ancor più interessante è la nomica del capitalismo, in favore di una Quanto agli interessi nazionali – che i finanziamenti e la cyber-propaganda (a straordinaria lungimiranza con cui sep- visione autocratico-collettivista, in cui i Peskov sostiene siano stati traditi dai vari base di fake news e di complottismo, che pero prevedere l’evoluzione politica che diritti e gli interessi degli individui sono Stati europei che hanno sposato la cau- hanno indotto una parte considerevole il loro Paese avrebbe vissuto nei succes- subordinati e strumentali al raggiungi- sa ucraina – il portavoce di Putin non ha dell’opinione pubblica a diffidare delle sivi decenni, in quanto preconizzarono mento di un fine generale e utile per tutti. evidentemente compreso come il senso istituzioni e dell’informazione ufficiale la trasformazione del regime comunista In estrema sintesi, l’eurasiatismo non è dell’Europa sia proprio quello di proce- per rifugiarsi nella controinformazione) sovietico in un regime autocratico, nazio- altro che la nuova formula con cui l’impe- dere verso il superamento degli egoismi in favore dei movimenti sovranisti. Solo nalista, fortemente legato al cristianesi- rialismo neo-zarista e post-sovietico rus- e della logica “dell’orticello” in favore di quando questi primi due tentativi si sono mo ortodosso e alternativo all’Occidente so cerca di accreditarsi agli occhi delle po- una visione e di una strategia comune. rivelati fallimentari, i russi hanno deciso democratico e individualista: il ritratto polazioni europee. Non è altro che l’idea Questo non sorprende più di tanto, visto il di scoprire le carte, di rendere manifeste della Russia di Putin, insomma. L’ultimo alla base di un progetto deprecabile, qual feroce nazionalismo che anima la Russia e le loro intenzioni e di passare alle prove di degli eurasiatisti (come lui stesso amava è quello di imporre il giogo di Mosca ai che questo Paese ha cercato di risvegliare forza. essere definito) fu Lev Gumilev, il quale, popoli liberi del Vecchio Continente. Non anche in Europa per dividerci, per render- Ma cos’è, veramente, l’Eurasia, e cosa si da studioso di etnologia, faceva risalire le è altro che una teoria “fascio-comunista” ci più deboli e, quindi, facili prede dei di- intende con questo termine nel linguaggio origini della civiltà russa alle tribù asia- in salsa moscovita. segni espansionistici di Mosca. politico russo? Si tratta di un concetto da tiche e, particolarmente, mongole, la cui I russi non hanno mai voluto limitarsi Da ultimo, il fatto che la Nato abbia sempre presente nelle logiche e nelle vi- influenza – in termini di sangue e cultura a difendere i propri interessi nazionali o adottato una linea di sostanziale co-bel- sioni dei governanti e degli intellettuali – avrebbe “protetto” e reso immuni i russi a sperimentare forme di governo e di or- ligeranza al fianco dell’Ucraina è segno russi, nonché nella loro ambizione di fare dalle “contaminazioni” culturali dell’Oc- ganizzazione sociale diverse e alternative del fatto che l’alleanza è più viva che mai di Mosca la “Nuova Roma”. Già lo zar Ales- cidente. a quelle occidentali – come spesso dichia- e sta semplicemente adempiendo alle sue sandro I al Congresso di Vienna sosteneva Arriviamo così ai giorni nostri e alla rato da Putin in risposta alle accuse mos- funzioni: quella di difendere la sua sfera la necessità di riunire gli Stati dell’Euro- Russia contemporanea, il cui intellettua- se al suo Paese dalle organizzazioni inter- d’influenza (e i Paesi che gravitano attor- pa continentale in una federazione sotto le di punta è senz’altro Alexander Dugin nazionali – ma hanno sempre cercato di no a essa) da qualunque minaccia. Peskov l’egida russa. Successivamente, sul finire che, neanche a dirlo, di Gumilev è stato esportare tale visione e di fare della Rus- farebbe bene a ricordare chi è l’aggressore dell’Ottocento, tale visione geopolitica fu allievo. A lui si deve la formulazione del sia il cuore di un sistema di “nazioni-sa- in questa vicenda e chi è l’aggredito. Cosa espressa e sintetizzata da Konstantin Le- “neo-eurasiatismo”, che postula la neces- telliti” (i Paesi europei) orbitanti nella sua stiamo facendo se non dare agli ucraini ont’ev, il quale contrapponeva il “bizan- sità dell’integrazione politica e strategica galassia; lo “Stato-guida” di un’Europa la possibilità di resistere e di respingere i tinismo” –peculiare della civiltà russa e tra la Russia e le nazioni europee in fun- governata da leader autocratici e assog- russi che sono entrati in armi nel loro ter- avente quali segni distintivi l’autocrazia zione anti-americana, anti-liberale e an- gettati ai diktat del Cremlino. Questo, se ritorio, che hanno distrutto le loro case, e il cristianesimo – al “razionalismo” di ti-globalista. Dopo la militanza nel grup- non altro, dimostra che hanno ragione il bombardato le loro infrastrutture e semi- matrice illuminista, ritenuto distruttore e po ultranazionalista, fondamentalista presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nato morte e distruzione in ogni dove? Il nefasto per le popolazioni europee: da qui cristiano e antisemita Pamyat – che nella e il premier Mario Draghi quando dicono ruolo della Nato nel conflitto russo-ucrai- la necessità, per la Russia, di raggruppare Russia dei primi anni Novanta denun- che gli ucraini non stanno lottando solo no conferma la natura difensiva dell’Alle- sotto la sua influenza tutti i popoli non an- ciava la democrazia parlamentare come per la loro libertà, ma per quella di tutti anza Atlantica nella misura in cui stiamo cora “contaminati” dagli ideali illuministi strumento della “giudeo-massoneria” e i popoli europei, poiché Mosca vuole as- aiutando un Paese ingiustamente aggre- per salvarli dal progressismo, dall’imbor- che venne sciolto a seguito dei numerosi servire ognuno di loro proprio come sta dito a difendersi da uno Stato autoritario ghesimento e dalla decadenza morale. episodi di violenza di cui i suoi militanti cercando di fare con l’Ucraina. che non tollera l’idea di avere una demo- Sembrano le parole di Putin, quelle dei furono protagonisti – Dugin fondò, as- Quelli che demonizzavano l’Europa crazia ai suoi confini, che pensa di poter suoi tirapiedi o del grottesco patriarca Ki- sieme allo scrittore Eduard Limonov, il come nemica della democrazia e della so- imporre il suo volere con la violenza e di rill, effettivamente. Partito nazionale bolscevico, fautore della vranità nazionale e che vedevano negli avere il diritto di esternalizzare i costi La visione di Leont’ev fu approfondi- conservazione dell’eredità morale e cultu- Usa la quintessenza dell’imperialismo e delle sue politiche di sicurezza interna sui ta e sistematizzata successivamente, agli rale del periodo sovietico e della fusione dell’unilateralismo, avvicinandosi a que- suoi vicini di casa.
4 L’OPINIONE delle Libertà ECONOMIA Lunedì 4 Aprile 2022 Perché il Mezzogiorno non imita il Nord? R iporto di seguito un comunicato che la Regione Piemonte ha diffuso ne- gli ultimi giorni. In particolare, la Regione “scommette sulle Zone lo- di ERCOLE INCALZA (*) nali alla primaria esigenza di ottimizzare al massimo due fattori chiave della logi- stica: il fattore tempo e la eccellenza nel controllo della movimentazione dei singo- gistiche semplificate (Zls) per rivalutare li prodotti. la sua vocazione di retroporto naturale Tra l’altro, questa azione della Regio- per il sistema dei porti liguri. Sono 12 i siti ne Piemonte penso sia mirata a costitui- individuati: 9 ad Alessandria, due ad Asti, re quanto prima un unico organismo che uno a Cuneo a cui si affiancano l’interpor- in qualità di Società per Azioni ottimizzi to Cim di Novara e il sito di Orbassano. Si i margini creati proprio dalle attività lo- tratta di località che vantano una compa- gistiche. A tale proposito, ricordo che la tibilità urbanistica con la missione logisti- quantità di merce movimentata su stra- ca, 180 chilometri di distanza massima da da nella Regione Piemonte è di circa 52 Genova, vicinanza a caselli autostradali e milioni di tonnellate l’anno di cui 44 su scali ferroviari o intermodali merci e che strada. Il valore aggiunto generato dalle potranno godere, come previsto del De- attività logistiche legate alla movimen- creto Genova del 2018, di regimi autoriz- tazione, stoccaggio e packaging di tali zativi facilitati”. quantità si aggira intorno ai 700 milioni di Sempre secondo la Regione Piemonte euro l’anno; di tale valore aggiunto circa il “aumentare i siti piemontesi della Zona 70-75 per cento rimane nella Regione Pie- logistica semplificata significa attrarre monte e quindi diventa automaticamente investimenti e aziende che possono con- un introito garantito per la Società che tribuire allo sviluppo del territorio. L’im- rappresenterà, in modo organico, i vari pegno del Piemonte a favore della logisti- siti e, al tempo stesso, un sostanziale con- ca guarda anche a Terzo Valico e all’asse tributo alla crescita del Prodotto interno Torino-Lione due dei quattro corridoi del- lordo della Regione Piemonte. le reti Ten che attraversano il Paese”. Ri- Andiamo nelle realtà del Mezzogior- cordo che le Zone logistiche semplificate no: escluse le Regioni Sicilia e Sardegna (Zls), al pari delle Zone economiche spe- su strada si movimentano globalmente ciali (Zes), sono delle aree geografiche di circa 125 milioni di tonnellate di merce dimensioni limitate all’interno delle quali e, per l’assenza di adeguate piastre logi- sono previsti particolari agevolazioni e in- stiche, di adeguate interazioni funzionali centivi per le aziende insediate o che deci- tra porti e retroporti, come sta avvenendo dono di insediarsi. in Piemonte, il valore aggiunto, prodotto Ho ritenuto utile raccontare le decisio- da quei 125 milioni di tonnellate di merce, ni della Regione Piemonte, cioè atti stra- un valore aggiunto pari a circa 1.450 mi- tegici assunti da una Regione del Nord, lioni di euro, viene utilizzato e goduto da per tentare di dare vita a cinque distinti operatori esterni alle Regioni Campania, interrogativi: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Cala- – perché nel retroporto del sistema bria; in realtà a queste sei Regioni rimane portuale caratterizzato dai porti di Napo- appena il 6-7 per cento, cioè un valore non li e Salerno non esistono Zone logistiche superiore ai 100 milioni di euro; cioè per semplificate; cioè perché la piastra inter- le attività logistiche il Sud produce non il modale di Marcianise, lo scalo di Nola, il – perché nel retroporto di Cagliari non lordo locale e al tempo stesso è in grado Pil ma il Pel (Prodotto esterno lordo). potenziale interporto di Benevento e le sono state inserite le Zone logistiche sem- di annullare: Cerchiamo, quindi, di dimenticare una piastre logistiche di Battipaglia ed Eboli plificate di Assemini e di Nuoro. – blocchi nell’ingresso e nella uscita dai volta per sempre nel Mezzogiorno le ope- non sono state ancora elette a vere Zone Immediatamente le varie realtà locali, vari impianti portuali, dalle varie “porte” razioni strategiche legate alle Zes e anche logistiche semplificate; le varie Regioni del Mezzogiorno da me di ingresso e di uscita dal territorio; alle Zls e imitiamo quello che la Regione – perché nel retroporto dei tre impian- citate ribadiranno che hanno già provve- – false concorrenzialità tra ambiti che Piemonte ha definito in modo organico ti portuali di Bari, Brindisi e Taranto non duto a definire e ad avviare concretamen- non rispondono alle reali esigenze di una chiarendo, sin dall’inizio, i siti e le logiche sono state definite Zone logistiche sempli- te le Zone economiche speciali (Zes) e che logistica che trova, in punti lontani, i ri- che legano tali siti con le grandi portuali- ficate quelle di Bari Lamasinata, Cerigno- le Zls sono in realtà una parte chiave delle ferimenti di base di ogni processo. Mi ri- tà, con le reti portanti nazionali e comu- la, Francavilla Fontana, Surbo; stesse Zes. Ma a parte che non è proprio ferisco in particolare alle interazioni tra nitarie. Il resto è solo un modo per illu- – perché nel retroporto di Gioia Tauro così, voglio ricordare che la Regione Pie- i vari siti retroportuali e i Corridoi delle dere le realtà locali che il futuro, in modo non sono state inserite le Zone logistiche monte non ha solo “annunciato”, non ha Reti Ten-T; provvidenziale, regalerà al Mezzogiorno semplificate di Nicastro, Corigliano, Ca- solo raccontato e dato vita a un impegno – assicurare una immediata colloca- anche quella ricchezza prodotta dalle at- strovillari; futuro, ma ha praticamente predisposto zione delle varie filiere merceologiche e tività logistiche che l’intelligenza strate- – perché nel retroporto di Palermo e di una vera cerniera logistica capace di ren- la contestuale manipolazione e adeguata gica del Nord attua senza ricorrere gior- Augusta non sono state inserite le Zone dere funzionale il vasto assetto territoria- canalizzazione delle stesse nel rispetto di nalmente al gratuito strumento mediatico logistiche semplificate di Vittoria, Calta- le a tutto ciò che si muove, che si trasfor- una organica supply chain; dell’annuncio istituzionale. nissetta, Marsala; ma, che incrementa il Prodotto interno – preoccupanti interazioni non funzio- (*) Tratto dalle Stanze di Ercole
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