La Voce del Leone Budapest - una capitale mitteleuropea - Leoni a confronto - I.I.S. "Roncalli-Sarrocchi - Roncalli Sarrocchi
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La Voce del Leone I.I.S. “Roncalli-Sarrocchi Anno XIII n°5 Aprile 2019 Budapest una capitale mitteleuropea Nicolò Gudagno Leoni a confronto
La Voce del Leone contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone Anno XIII n°5 Aprile 2019 Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it IN QUESTO NUMERO: 3-4 Youg Business Talents 5-6 Il Ponte delle Catene Budapest 2 Editoriale 10-11 Le terme 7 Il Bastione dei Pescatori 12-13 L'Accademia delle 8 Il Palazzo Reale Scienze 9 La basilica di Santo 14-17 Il desiderio della Stefano Libertà Le nostre rubriche: 18 Ultima Pagina a cura di Gutemberg Copertina a cura di Nicolò Guadagno
Pag.2 Editoriale Budapest è caratterizzata da una presenza costante del proprio passato,glorioso e tormentato al tempo stesso,rappresentato da palazzi,monumenti e persino interi quartieri,come quello ebraico nel cuore di Pest,che ne raccontano la storia complessa e variegata. La città ha subito nei secoli dominazioni diverse,turca,austriaca ed infine sovietica e tutte hanno lasciato il segno;tuttavia la gioventù ungherese ha cercato sempre di riqualificare le zone particolarmente segnate dalla Storia e negli ultimi tempi ha creato dei veri e propri “musei di arte di strada”,vediamo di che si tratta.Tra le operazioni di riqualificazione più riuscite vanno segnalate “L'albero della vita” e “Le scarpe della memoria”. “L'albero della vita”,innalzato dalla Fondazione Emanuele per iniziativa dell'attore americano (di origini ungheresi) Tony Curtis, è stato ideato e realizzato dallo scultore Imre Varga,il più grande artista ungherese ancora in vita. L'albero rappresenta un salice piangente metallico e “incarna” le lacrime e il dolore della popolazione ungherese di religione ebraica sofferto durante l'Olocausto e sorge nei pressi della Sinagoga Dohány,la più grande d'Europa. “Le scarpe della memoria o del Danubio” si trovano lungo la riva destra del grande fiume che attraversa la città. Quelle scarpe di bronzo,ormai annerite dal tempo, rappresentano le vittime ungheresi della ferocia nazista. L'opera,in totale le scarpe sono 60 paia, ideata dallo scultore Pauer Gyula nel 2005, ricordano la “deportazione domestica” degli ebrei ungheresi costretti tra il 1944 e il 1954 dalle Croci Frecciate a morire di fame e di stenti nelle case del ghetto di Budapest ed anche di quelli che invece furono deportati nei campi di sterminio nazisti. A migliaia furono torturati e poi annegati nel Danubio,non prima di averli derubati di quanto possedevano,a cominciare dalle scarpe. Budapest fu testimone ,durante l'Olocausto, anche dell'operato di due italiani ,molto diversi l'uno dall'altro, che s'impegnarono a salvare gli ebrei dalla loro terribile sorte. Sto parlando di Angelo Giuseppe Roncalli,il “Papa buono”ovvero Giovanni XXIII, e di Giorgio Perlasca. Come dicevo entrambi cercarono di alleviare le pene di quella povera gente. Il futuro Giovanni XXIII,al tempo Nunzio Apostolico,lo fece inviando attraverso la posta diplomatica la documentazione di immigrazione al cardinale Angelo Rotta a Budapest nel tentativo riuscito di facilitare l'emigrazione degli ebrei ungheresi e non solo. Giorgio Perlasca,invece,un commerciante di generi alimentari che operava in zona per rifornire l'Esercito italiano, tra il 1942 e il 1945 salvò la vita a migliaia di ebrei improvvisandosi Console di Spagna e in questa veste rilasciando migliaia di salvacondotti che ufficializzavano la cittadinanza spagnola di chi li esibiva. Perlasca si adoperò per impedire anche l'incendio del ghetto e lo sterminio degli ebrei ivi residenti;erano circa 60.000,minacciando il Ministro degli Interni ungherese di ritorsioni legali ed economiche della Spagna. Riuscì a salvare dalla deportazione 5218 persone. Dopo l'arrivo delle truppe sovietiche a Budapest fu arrestato. Questo eroe rimase,dopo la fine del conflitto mondiale, per lunghi anni sconosciuto in virtù della sua decisione di vivere in modo appartato e modesto una volta rientrato in Italia;ma nel 1987 alcune ebree ungheresi che si erano salvate grazie a lui,dopo lunghe ricerche riuscirono a trovarlo e il governo di Israele gli conferì l'alta onorificenza di Giusto fra le Nazioni. Insomma,anche a Budapest gli italiani hanno lasciato il segno. E che segno! C'è da esserne orgogliosi. Adesso non mi resta che lasciarvi alla consueta lettura. E spero proprio che sia BUONA. Patrizia Davini
Pag.3 Young Business Talents, anche detto YBT, è un progetto che si basa su di una piattaforma online creata da degli spagnoli attraverso la quale gruppi di 3 o 4 ragazzi simulano la gestione di un’azienda. Questa simulazione viene utilizzata dalle imprese per pubblicizzare marchi commerciali, come l’anno scorso aveva fatto la NIVEA, ma anche per dare ai giovani un assaggio del mondo imprenditoriale. Come funziona? Consiste nell’analizzare uno scenario di mercato dettagliato, per poi prendere delle decisioni strategiche nell’ambito operativo, finanziario e di marketing che poi si trasformano in risultati forniti settimanalmente. A tutte le scuole che ne fanno richiesta è consentito l’accesso alla gara, che è strutturata come segue: • Una prova iniziale • Sedicesimi di finale • Ottavi di finale • Quarti di finale • Semifinale • Finale Finalisti YBT 2018 Sono diversi anni che l’Istituto Roncalli partecipa a questo progetto, l’anno scorso si erano classificato finalista il gruppo JHR formato da: Jennifer Shoraj, Hydra Perciante e Rosa Ceccarelli. 2019 Quest’anno le stesse ragazze sono nuovamente entrate in finale con un nuovo nome “BABUSKIN”;
Pag.4 2019 ma la gloria di quest’anno è andata al gruppo SDRGC, che si classificato al I posto assoluto a livello nazionale, formato da Santos Sebastian Baisan,Emanuele Betti e Filippo Chiti. La conquista del podio La squadra vincitrice di YBT per conquistare il podio ha scelto una strategia basata su 3 punti cardine: 1. Una politica di prezzi stabile, evitando fluttuazioni eccessive; 2. Concentrazione nel mercato nazionale, così da rendere il marchio ben conosciuto e forte; 3. Una pubblicità aggressiva e mirata al target di vendita La finale Il 29 Marzo 2019 si è disputata la finale di YBT nel laboratorio Trattamento Testi dell’Istituto Roncalli, la giornata si è articolata così: 10:00 - 10:05 Benvenuto e presentazione delle squadre (comunicate in diretta su Youtube). 10:05 - 10:10 Pubblicazione dei risultati – Anno 1 (comunicati in diretta su Youtube). 10:10 – 10:15 Connessione al simulatore. 10:15 - 11:00 Inserimento decisioni – Anno 2. 11:00 - 11:25 Pausa. 11:25 - 11:30 Pubblicazione risultati – Anno 2 (comunicati in diretta su Youtube). 11:30 - 12:15 Inserimento decisioni – Anno 3. 12:15 – 12:35 Pausa. 12:35 - 12:40 Istruzioni su diplomi e premi (comunicati in diretta su Youtube). 12:40 - 12:55 Pubblicazione classifica finale (comunicata in diretta su Youtube). Ma come l’hanno vissuta questa finale le squadre finaliste dell’istituto Ronacalli? Rosa Ceccarelli del gruppo BABUSKIN: “La giornata della finale per noi è stata molto combattuta, ma anche molto divertente. Quando sono usciti i risultati della finale ci siamo sentite un po’ tristi ma nonostante tutto soddisfatte per esserci classificate, per due anni consecutivi, come finaliste. Ci siamo divertite a competere contro altre squadre ma anche a collaborare per elaborare tutte le strategie che abbiamo adottato, sebbene queste siano state poco proficue.” Baisan Santos Sebastian, capogruppo della squadra SDRGC: “Per noi è stato molto interessante competere in questo progetto perché ci ha permesso di immedesimarci nel mondo del lavoro e al contempo ha messo alla prova le nostre capacità in competizione con le altre squadre.” Rosa Ceccarelli
Pag.5 Il Ponte delle Catene Il Ponte delle Catene è un ponte sospeso che attraversa il Danubio, collegando le due città, Buda e Pest, creando un unica città, Budapest. Sul lato di Pest, il ponte si imbocca in Piazza Széchenyi, vicino al Palazzo Gresham e ad una delle accademie più importanti dell'Europa,l'Accademia Ungherese delle Scienze, mentre sul lato di Buda il ponte incrocia Piazza Adam Clark, vicino all’estremità inferiore della Funicolare che porta al Castello di Buda, patrimonio dell'UNESCO e sede dei mesei e istituzioni culturali della Nazione. Il ponte delle Catene è uno dei più importanti simboli di forza, motivo di orgoglio nazionale e utilizzato modernamente come simbolo della stabilità dell'economia ungherese e viene considerato una delle più importanti rappresentazioni di Budapest, tanto che per gli ungheresi, che se mancasse sarebbe come New York senza il ponte di Brooklin. Il progetto e la realizzazione del ponte fu chiesto all’ingegnere inglese William Tierney Clark , qui progetto fu fortemente voluto dal Conte István Széchenyi, uno dei principali sostenitori della sua costruzione, e finanziato dal commerciante greco Georgios Sinas, il quale aveva notevoli interessi finanziari affinché le due parti della città venissero collegate, così da favorire i traffici commerciali tra le due parti, essendo che l'unica via di comunicazione fra le due città era un ponte, temporaneo, di chiatte che doveva esser smantellato di inverno e ristabilito dalla primavera in poi. Fu progettato in sezioni e spedito dal Regno Unito in Ungheria per l'assemblaggio finale. Agli inizi del Novecento alcuni lavori di rinforzo alla struttura in ghisa resero il ponte ancor più solido. Ma non bastò! Durante la seconda guerra mondiale, la struttura fu fatta saltare in aria il 18 gennaio 1945 dai tedeschi in ritirata durante l’assedio di Budapest, tanto che rimasero in piedi soltanto le immense torri . È stato però prontamente ricostruito e ha riaperto i battenti già nel 1949, dopo la rivoluzione ungherese del 1948. Il ponte porta ufficialmente il nome del Conte István Széchenyi, ma è più comunemente conosciuto come Ponte delle Catene. Al momento della sua costruzione, è stato considerato come una delle meraviglie ingegneristiche del mondo moderno. Il Ponte delle Catene, realizzato in ghisa, due imponenti e neoclassici pilastri equidistanti dalle due sponde sorreggono la struttura, la quale è simile alla precedente ponte di Marlow costruito da lui sul Tamigi che ha il suo punto più alto nella campata centrale, lunga oltre 200 metri. I leoni alla base di ciascuno dei pilastri furono scolpiti in pietra dallo scultore János Marschalkó. Essi sono visivamente simili ai famosi leoni di bronzo di Trafalgar Square a Londra, che furono però realizzati soltanto qualche anno dopo. Ad una seconda osservazione, i leoni appaiono infatti più piccoli e hanno dettagli particolari. Pietro Vezzaro
Pag.6 Alcune curiosità sul ponte più famoso di Budapest • È una delle attrazioni più pittoresche di Budapest e collega la città di Buda è quella di Pest. • Il ponte è realizzato in pietra e ferro, è il più antico di Budapest e il più famoso di tutto il Danubio. • Secondo una leggenda i due leoni che stanno di guardia al ponte non avrebbero la lingua, in realtà ce l'hanno, solo che non è visibile da terra. • Il suo nome ufficiale è “Ponte Széchenyi” in onore al suo creatore, il Conte István Széchenyi, che si ispirò al progetto dell’ingegnere scozzese Clark Adàm. • Fino alla costruzione del ponte, il Danubio si poteva attraversare soltanto in barca e, nei giorni più freddi dell’inverno, navigando sulle acque gelate. Sembra che il conte avesse pensato ad un collegamento fra le due città quando non era riuscito a raggiungere in tempo il padre gravemente ammalato e che morì poco dopo. • La difficoltà di attraversare il Danubio fu la ragione principale che spinse alla costruzione del ponte. • Il Ponte delle Catene fu inaugurato il 20 novembre 1849, dopo 10 anni di lavori. • L’attuale Ponte delle Catene non è quello che fu costruito 150 anni fa, ma è la sua ricostruzione. • Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi distrussero tutti i ponti della città. • Il nuovo ponte fu inaugurato nel 1949, cento anni dopo la costruzione del primo. • All’ imbocco del Ponte delle Catene c’è ancora oggi una strana ciambella di pietra. È il Monumento al Chilometro Zero, il centro dell’Ungheria. Il punto per misurare le strade che portavano ai confini di un impero che sarebbe presto crollato per far posto ad altri miti e altre illusioni. • La vista più bella se ottiene la sera con il Castello di Buda illuminato sullo fondo. Elena Ferrara
Pag.7 Il Bastione dei Pescatori Il bastione dei pescatori, detto anche Halászbástya era originariamente un elemento difensivo costruito a partire dal XV e XVI secolo e prende il suo nome dalla corporazione dei pescatori che dovevano occuparsi di difendere questa parte delle fortificazioni dell'antica Buda. Esso si distingue per le torri medioevali grazie all'altezza delle mura in stile neogotico e neoromantico, costruito sulla riva di Buda del Danubio sul colle del castello di Budapest ,nei pressi della chiesa di Mattia. Il Bastione dei Pescatori,in ungherese Halaszbastya, fu costruito tra il 1895 e il 1902 in stile neogotico e neo- romanico, con un mirabile gioco di guglie, scalinate e chiostri. Il bastione, prende il suo nome dalla corporazione dei pescatori, la quale, fu incaricata di difendere questo tratto di mura della città durante il medioevo. Le sette torri che caratterizzano il suo perimetro rappresentano le sette tribù magiare (Nyek,Mrgyer,Kurtgyarmat,Tarjan,Jeno,Ker,Keszi) che s’insediarono ,intorno al 896 d. C.,nel bacino dei Carpazi ,l'ala orientale del grande sistema montuoso centrale dell'Europa, che attraversa, con un grande arco di circa 1500 km. Frigyes Schlek, architetto ungherese e professore ordinario di Tecnologia ed Economia e membro dell'Accademia Ungherese delle Scienze,ne disegnò il progetto e ne curò la costruzione. Purtroppo nel corso del secondo conflitto mondiale il complesso architettonico fu gravemente danneggiato e così,tra il 1947 e il 1948, l'architetto Janos Schlek,figlio dell'ideatore del monumento, condusse il progetto di restauro e lo restituì alla città. Dalle torri e dalla terrazza si può vedere l’isola Margherita che si estende per 0,965km² di superficie in mezzo al Danubio che scorre nella città di Budapest. Nel1873,Pest,una città storica dell'Ungheria,confluì con Buda ed Óbuda a formare la nuova capitale Budapest, di cui oggi costituisce tutta la parte ad est del Danubio. Pest è la zona più commerciale ed industriale di Budapest. Da essa prende nome l'omonima provincia di cui è capoluogo e la collina Gellert. Le sette torri, rappresentano le sette tribù magiare,(Nyek,Mrgyer,Kurtgyarmat,Tarjan,Jeno,Ker,Keszi) che s’ insediarono intorno al 896 d.C.,nel bacino dei Carpazi ,l'ala orientale del grande sistema montuoso centrale dell'Europa, che attraversa, con un grande arco di circa 1500 km. Jonathan De Luca
Pag.8 Un palazzo ricco di Storia Il Palazzo Reale di Budapest domina la città dall’alto del quartiere del Castello e rappresenta da secoli la storia della Capitale. Oggi ospita il Presidente della Repubblica Ungherese, ma fu la prima residenza reale sulla collina del Castello di Buda costruita nel XIII secolo, dopo l'invasione mongola. La costruzione originaria fu poi estesa nel XIV secolo, diventando probabilmente il più grande palazzo gotico del tardo medioevo,dopo il matrimonio di re Mattia Corvino e Beatrice di Napoli celebrato nel 1476. Molti furono gli artisti e gli artigiani italiani che accompagnarono la nuova regina e portarono lo stile rinascimentale a Buda. Il palazzo fu completamente distrutto quando la città venne riconquistata dell'esercito di occupazione ottomano nel 1541. Nel XVIII secolo fu costruito un piccolo palazzo barocco, identico nella struttura al palazzo attuale. Durante l'impero austro-ungarico, l'edificio fu sede di cerimonie lussureggianti che simboleggeranno la pace tra la dinastia degli Asburgo e la nazione dopo le rivolte del 1848. Il processo di ricostruzione del palazzo Reale continuò nel XIX secolo e fu terminato nel 1904. Anche alla fine della seconda guerra mondiale, il palazzo risultò gravemente danneggiato, ma venne ricostruito ancora una volta , in stile neo-barocco, utilizzando molte parti originali. Numerosi sono i monumenti ed i musei che si possono visitare al suo interno, oltre alle belle viste che si possono ammirare sul Danubio e su Pest. Vi si accede attraversando la Porta di Corvino sovrastata dal corvo nero, oppure salendo lungo la Scalinata degli Asburgo, di fronte all’arrivo della funicolare. Al centro del grande cortile si trova la bella Fontana di Mattia, dominata dall’imponente figura del Re Mattia Corvino in tenuta da caccia. I due importanti musei che si possono visitare all’interno del Palazzo Reale sono la Galleria Nazionale Ungherese, che custodisce opere d’arte del periodo gotico, quali le preziose pale d’altare della Grande Sala del Trono, oltre a una vasta collezione di sculture e pitture medievali, rinascimentali e barocche ed il Museo di Storia di Budapest che ripercorre le tappe fondamentali della storia della città, attraversando le varie sale restaurate del palazzo tra cui la Sala Gotica, Rinascimentale e la Cappella della Torre. Uscendo dal Palazzo Reale e proseguendo verso il Bastione dei Pescatori si incontra il Labirinto del Castello di Buda, una piacevole attrazione che piacerà in particolar modo ai bambini: un dedalo di grotte e passaggi sotterranei abbelliti con diverse scenografie, da ricostruzioni di scene d’epoca a strumenti di tortura, in un’atmosfera suggestiva creata da luci ed effetto nebbia. Andrea Verdiani
Pag.9 La Basilica di Santo Stefano La basilica più imponente ungherese,dedicata al primo Re Cristiano ungherese, è situata nella zona di Pest e può accogliere al suo interno circa 8 mila persone. Essa fu progettata dal 1851 e venne terminata nel 1905. L’edificio fu progettato da József Hild, il quale prima della fine della cattedrale, i lavori furono interrotti a causa di un temporale che fece crollare la cupola nel 1868, in seguito l’amministrazione dei lavori passò a Miklós Ybl. Dopo la fine delle costruzione della basilica venne consacrata in presenza dell’imperatore Francesco Giuseppe I. La basilica presenta una pianta a croce greca e la cupola, alta 96 metri, si innalza all’incrocio della navata. La cupola raggiunge la stessa altezza del Palazzo del Parlamento, considerato il simbolo del potere politico e custode della parità esistente tra Stato e Chiesa in Ungheria, infatti secondo la legge nessun edificio della città può essere più alto. Il tamburo della cupola accoglie i numerosi turisti che hanno la possibilità di godere da lì un panorama sulla città unico. Nella basilica si trovano importanti opere d’arte, una di queste è la statua di Re santo Stefano. Un’ altra delle attrattive della chiesa è la Cappella della “Santa Destra” dove viene conservata la mano destra mummificata di Re Stefano, quest’ultima viene considerata come la reliquia più importante dagli ungheresi. La mano destra viene portata in processione,ogni anno, in occasione della festa del 20 agosto. La storia di questa venerata reliquia ebbe inizio quando un monaco la trafugò nel proprio monastero, dopo averla amputata e sottratta dalla tomba di pietra in cui le spoglie del re erano state trasferite per maggiore sicurezza durante il periodo di rivolte seguito alla sua morte avvenuta nel 1038. Durante il periodo della dominazione turca si persero le tracce della mano. Secoli dopo venne ritrovata nella città dalmata di Ragusa, e poté tornare in Ungheria grazie all'imperatrice Maria Teresa che la affidò ad un convento. In seguito fu traslata nella basilica di Santo Stefano a Budapest, dove ancora oggi è custodita. Valentina Leo Genny Nebiu
Pag.10 Le famose terme di Budapest Se andate a Budapest, non potete non passare dalle sue splendide terme,perché ognuna di esse ha la una particolarità. La capitale ungherese ne conta oltre 130 ed è per questo motivo che in Europa detiene il record assoluto di impianti termali funzionanti. All'inizio le terme erano accessibili solamente agli uomini, alle donne era proibito. Con il passare del tempo vennero fatti degli orari prestabili dove uomini e poi donne ci potevano andare,ma senza incontrarsi. Per fortuna ai giorni d’oggi, queste regole non esistono più, uomini e donne sono liberi di andarci quando vogliono e senza problemi, però è d'obbligo essere in costume. Le Terme Lukacs sono le terme più antiche e risalgono al XII secolo. Fin dal Medioevo esse erano visitate da persone che vi andavano per curarsi perché le ritenevano miracolose, soprattutto per la salute dello stomaco e dell'intestino. Di un periodo più vicino a noi,infatti furono costruite nel 1881, sono le Terme Szechenyi che si trovano all’interno del parco pubblico di Városliget ed hanno una piscina esterna enorme, attiva sia d’inverno che d’estate.
Pag.11 Nel cuore di Budapest, invece, si trova un altro spettacolo, questa volta si tratta delle Terme Gellert ,collocate all'interno di in un hotel molto antico e importante, esse sono un gioiello in stile liberty. Al loro interno possiamo trovare preziosi mosaici, ceramiche , vetrate colorate e statue. Queste terme sono considerate miracolose dal 400, perché le acque sono le più calde di tutte e le migliori, in qualsiasi stagione. Le Terme Kiraly , invece, prendono questo nome dalla famiglia tedesca, che nel '700 le ristrutturò . Non avendo una diretta sorgente di acqua calda, queste terme sono collegate con un acquedotto a quelle del Bagno Lukacs . Ha una forma molto particolare, la cupola e la piscina sono a forma ottagonale e hanno mantenuto molti elementi chiave del bagno turco. Abbiamo parlato delle terme più importanti e antiche ,ma ce ne sarebbero molte altre delle quali parlare. Queste sono terme dove andare a riposarsi e avere un po’ di relax, evadere per un giorno da tutto il caos, però se siete una famiglia e volete portare anche i figli, le terme più adatte sono le Dagaly , anche esse si trovano nelle vicinanze di Budapest, hanno in totale 8 piscine di diverse forme e acque a diverse temperature. Khrystyna Klyusyk
Pag.12 L'Accademia delle Scienze L’Accademia Ungherese delle Scienze è la più importante e prestigiosa società scientifica dell'Ungheria. La sua sede è situata a Budapest lungo la riva del Danubio. I suoi principali compiti sono: coltivare la scienza, diffondere le scoperte scientifiche, sostenere la ricerca e sviluppo, rappresentare la scienza e la tecnologia ungherese a livello nazionale e in tutto il Mondo. La storia dell'Accademia iniziò nel 1825 quando il conte István Széchenyi offrì l'ammontare delle rendite di un anno della sua proprietà a favore di una Learned Society. Questa donazione fu effettuata durante una sessione della Dieta a Pozsony (oggi Bratislava, all'epoca sede del Parlamento ungherese) e il suo esempio fu seguito da altri delegati. La funzione della Learned Society era curare lo sviluppo della lingua ungherese e lo studio e la diffusione delle scienze e delle arti in Ungheria; nel 1845 l'associazione assunse il nome attuale. L'edificio centrale della sede,in stile architettonico neorinascimentale, fu inaugurato nel 1865 e l'architetto fu Friedrich August Stüler. L'Accademia,nel corso della sua plurisecolare storia è stata presieduta da molti illustri rappresentanti della nomenclatura ungherese,ma solo dal 2014 il ruolo prestigioso è ricoperto da un matematico László Lovász (Budapest, 9 marzo 1948) vincitore del premio Wolf nel 1999 per i suoi lavori nella combinatoria e del premio Knuth nello stesso anno, presidente dell'Accademia ungherese delle scienze dal 2014. Tra i tanti presidenti che lo hanno preceduto ricordo: Menyhért Lónyay (Nagylónya, 6 gennaio 1822 – Budapest, 3 novembre 1884) è stato un politico ungherese, primo ministro dell'Ungheria dal 1871 al 1872. Egli, membro di una famiglia aristocratica protestante, divenne membro della Dieta nel 1843 e si distinse per la sua opposizione al sistema tariffario protezionista proposto da Lajos Kossuth. In seguito alla formazione di un governo rivoluzionario nel 1848 ricoprì la carica di sottosegretario di Stato. Dopo il fallimento dei moti fuggì da Paese per farvi ritorno nel 1850 in seguito ad un'amnistia. Nominato ministro delle Finanze nel 1867 durante il governo di Gyula Andrássy, divenne tre anni dopo ministro delle Finanze dell'Impero austro-ungarico. Nell'agosto 1871 venne nominato conte e divenne primo ministro d'Ungheria ma già il 2 dicembre dell'anno dopo sarà costretto alle dimissioni in seguito alle accuse di corruzione lanciate contro di lui da un membro della Dieta.
Pag.13 Giuseppe d’Asburgo, Principe d’Ungheria e Boemia (Alcsútdoboz, 9 agosto 1872 – Rain, 6 luglio 1962), è stato un politico e militare ungherese che fu per un breve periodo capo di stato d'Ungheria. Egli era membro del casato d'Asburgo- Lorena, figlio maggiore dell’arciduca Giuseppe Carlo Luigi d'Asburgo-Lorena (1833–1905) e di sua moglie la principessa Clotilde di Sassonia-Coburgo-Kohary (1846–1927). Dopo aver iniziato la sua carriera militare nel 1890, durante la prima guerra mondiale combatté in Galizia e sui Carpazi. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia fu trasferito in Carinzia e combatté sull'Isonzo. Nel novembre 1916 fu posto al comando delle operazioni contro le forze russe e rumene ed infine fu trasferito nei Balcani. Nel tentativo di placare le spinte separatiste dei nazionalisti ungheresi, fu nominato dall'Imperatore Carlo I d'Austria Feldmaresciallo dell'esercito dell'Impero austro-ungarico. Il 27 ottobre 1918, Carlo lo nominò homo regius d'Ungheria ma Augusto chiese di essere sollevato dall'incarico e chiese a János Hadik di formare un nuovo governo ma lo scoppio, il 31 ottobre 1918, della rivoluzione comunista ungherese guidata da Béla Kun vanificò i suoi piani.Dopo il fallimento nel tentativo rivoluzionario, fu nuovamente nominato presidente. Il 23 ottobre 1919 fu costretto a dimettersi per avere cercato di favorire la restaurazione sul trono di Carlo I. In seguito divenne membro onorario dell'Accademia ungherese delle scienze di cui fu presidente dal 1936 al 1944, anno in cui il Terzo Reich invase l'Ungheria. Fuggì negli Stati Uniti ma dopo la fine della seconda guerra mondiale tornò in Germania dove morì. Per concludere voglio parlarvi di come è organizzata l'Accademia delle Scienze. La sezione scientifica è una suddivisione dell'Accademia che viene organizzata in una o più branche di scienza tra loro strettamente connesse. Essa segue con cura, promuove e valorizza tutte le attività scientifiche svolte all'interno del suo ambito scientifico; si esprime sia su questioni scientifiche sia in materia di politica scientifica e di organizzazione della ricerca; si esprime, inoltre, sulle attività degli istituti di ricerca dell'Accademia, su quelle delle cattedre universitarie e di altre unità di ricerca che sono supportati dall'Accademia e, infine, partecipa alle procedure di assegnazione in Ungheria del titolo di dottore dell'Accademia ungherese delle Scienze e del dottorato di ricerca. L'Accademia Ungherese delle Scienze ha undici sezioni principali: I Sezione di Linguistica e Letteratura II Sezione di Filosofia e Scienze Storiche III Sezione di Matematica IV Sezione di Scienze Agricole V Sezione di Scienze Mediche VI Sezione di Scienze Tecniche VII Sezione di Scienze Chimiche VIII Sezione di Scienze Biologiche IX Sezione di Economia e Diritto X Sezione di Scienze della Terra XI Sezione di Scienze Fisiche Nicolò Guadagno
Pag.14 Il desiderio della libertà La lunga storia dell'Ungheria è stata caratterizzata dal desiderio di indipendenza e di autonomia che più volte si è espresso in modo drammatico e violento,basti pensare alla rivoluzione del 1848 che portò alla dichiarazione dell'indipendenza dalla dominazione asburgica e che si concluse amaramente qualche mese dopo,nel 1849, con l'impiccagione dei cosiddetti Martiri di Arad,oltre 400 tra militari e politici ungheresi. Tuttavia la storia ungherese ricorda altre rivoluzioni:quella del 1918 che portò alla costituzione della Repubblica Democratica Ungherese e quella del 1919 che ne segnò la fine e portò l'Ungheria ad entrare nel numero delle repubbliche comuniste legate all'Unione Sovietica. Ma la storia andò avanti e nel 1956 il Paese magiaro visse un'altra sanguinosa rivoluzione e di questa ultima vi voglio parlare. La rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese fu una sollevazione armata ,di spirito antisovietico, scaturita nell'allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre 1956. Inizialmente contrastata dall'ÁVH, venne alla fine duramente repressa dall'intervento armato delle truppe sovietiche del maresciallo Ivan Stepanovič Konev. Morirono circa 2.700 ungheresi di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione, e 720 soldati sovietici. I feriti,invece, furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell'Ungheria) furono gli ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. Tutto ebbe inizio però molti anni prima,infatti negli anni Trenta, il reggente d'Ungheria, il militarista di destra Miklós Horthy, strinse un'alleanza con la Germania nazista, nella speranza di recuperare alcune delle perdite territoriali dovute al Trattato del Trianon che fece seguito alla prima guerra mondiale. Avendo guadagnato dei territori grazie alle concessioni del primo e secondo arbitrato di Vienna e nel Banato, l'Ungheria entrò in guerra nel 1941, combattendo principalmente contro l'Unione Sovietica. Nell'ottobre 1944, Hitler rimpiazzò Horthy con il collaborazionista Ferenc Szálasi e il suo partito delle Croci Frecciate, nel tentativo di sottrarre l'Ungheria dall'orbita Sovietica, com'era avvenuto pochi mesi prima con la Romania. Le Croci Frecciate aderirono in pieno alla politica razziale tedesca: durante la fase finale della guerra più di 400.000 ebrei ungheresi e diverse decine di migliaia di zingari furono deportati nei campi di sterminio nazisti. Alla fine della seconda guerra mondiale, vennero ripristinati i confini ungheresi del 1920, eccetto piccole perdite territoriali a favore della Cecoslovacchia;ma l'Ungheria divenne parte della sfera di influenza sovietica e dopo un brevissimo periodo di democrazia multipartitica, si trasformò gradualmente in uno stato comunista nel biennio 1947-1949, sotto la dittatura di Mátyás Rákosi e del Partito dei Lavoratori Ungheresi. Le truppe sovietiche erano entrate in Ungheria nel settembre 1944; inizialmente come esercito invasore e forza di occupazione, quindi su invito nominale del governo ungherese e infine in base all'appartenenza dell'Ungheria al Patto di Varsavia. Una svolta importante ci fu dopo la morte di Stalin,avvenuta il 5 marzo1953,che lasciò un vuoto di potere al vertice dell'Unione Sovietica.
Pag.15 Si aprì quindi una fase caratterizzata da un breve periodo di relativa "destalinizzazione" - durante il quale vennero tollerati velati sentimenti anti-stalinisti. La maggior parte dei partiti comunisti europei iniziò a esprimere un'ala "revisionista". Il 13 giugno 1953, prima dell'insurrezione anticomunista di Berlino Est, il Politburo dell'URSS convocò i dirigenti comunisti ungheresi al Cremlino e defenestrò il primo ministro ungherese Mátyás Rákosi, "il miglior discepolo ungherese di Stalin", imponendogli di cedere il posto di primo ministro a Imre Nagy, che era già stato ministro dell'Agricoltura in governi precedenti, ed era inviso a Rákosi ed aveva il pieno appoggio di Malenkov. Dopo l'insediamento del governo Nagy, il 4 luglio, iniziò la liberazione di prigionieri politici, vittime delle "purghe" di Rákosi. Vennero prese diverse misure di liberalizzazione in campo economico, politico e culturale. Iniziò inoltre la convivenza tra due personaggi politici tra loro incompatibili: Nagy e Rákosi. Nel gennaio del 1955 il Politburo sovietico convocò al Cremlino i dirigenti comunisti ungheresi e attaccò violentemente Nagy. Il ruolo dell'accusatore lo svolse lo stesso Malenkov che aveva sostenuto Nagy nel 1953. Le accuse riguardavano la gestione dell'agricoltura, che non aveva replicato il sistema dei kolchoz sovietici, e un eccessivo liberalismo, che avrebbe provocato una (blanda) manifestazione antisovietica durante un incontro tra le nazionali di pallanuoto dei due Paesi,a Budapest, l'anno precedente, e in generale il "deviazionismo borghese". Le accuse si svolsero sulla base di un dossier preparato da Andropov, allora ambasciatore sovietico a Budapest. Poco dopo Nagy ebbe un lieve infarto e poco dopo essere stato dimesso dall'ospedale venne destituito da primo ministro. Il 25 marzo 1955 l'Organizzazione giovanile comunista ungherese fondò a Budapest il "circolo Petőfi", che avrà un ruolo essenziale negli avvenimenti del 1956. Il circolo era intitolato a Sándor Petőfi, il poeta che secondo la leggenda avrebbe scatenato la rivoluzione del 1848 con la lettura di una sua poesia. Il 18 aprile del 1955 divenne primo ministro András Hegedüs, un uomo di Rákosi. Il 14 maggio 1955 nacque il Patto di Varsavia, che legava l'URSS e i "paesi satelliti" a un'alleanza militare di "reciproca assistenza". Il 15 maggio 1955 venne firmato il Trattato di Stato austriaco, che pose fine all'occupazione alleata dell'Austria, che diventò quindi una nazione indipendente e demilitarizzata. Come diretta conseguenza, il 26 ottobre 1955 l'Austria dichiarò formalmente la propria neutralità. Il trattato e la dichiarazione cambiarono significativamente le strategie della pianificazione militare nella guerra fredda, in quanto crearono un cordone neutrale che spaccava la NATO da Vienna a Ginevra e aumentava l'importanza strategica dell'Ungheria per il Patto di Varsavia. Tra giugno e luglio 1955 continuò un certo processo di "normalizzazione". I tempi stavano cambiando,lentamente, e nell'URSS la salita al potere di Nikita Chruščёv nel 1953 aveva cominciato la “revisione” del passato staliniano e la denuncia dei crimini commessi dal dittatore,le cosiddette “purghe”,negli anni Trenta.
Pag.16 Il collasso economico e i bassi standard di vita provocarono un profondo malcontento nella classe lavoratrice, reso manifesto ad esempio dai violenti scontri che spesso accompagnavano le partite di calcio. Si aprì quindi una fase caratterizzata da un breve periodo di relativa "destalinizzazione" - durante il quale vennero tollerati velati sentimenti anti-stalinisti. I contadini erano scontenti delle politiche terriere promosse dal Partito Socialista, il quale non fu neppure in grado di unire le sue ali riformista e stalinista. Oltre a questo si aggiungevano le proteste di giornalisti e scrittori non soddisfatti delle loro condizioni di lavoro e dell'impossibilità di un controllo diretto dei loro sindacati. Il malcontento degli studenti ruotava intorno alle condizioni accademiche ed ai criteri di accesso all'università, con proteste che sfociarono nella creazione di sindacati studenteschi indipendenti. Fu così che verso le 15 del 23 ottobre 1956, studenti dell'Università di Tecnologia e di Economia di Budapest si riunirono di fronte alla statua di Petõfi a Pest, per inscenare una manifestazione pacifica di solidarietà a favore di Gomułka. Nagy fu reclamato dalla folla e pronunciò un breve discorso dal Parlamento al termine del corteo in serata, ma non ebbe grande successo: la folla fischiò il suo elvatarsak (compagni), parola classica del gergo comunista col quale esordì, perché non ne poteva più di quell'appellativo, né gradì il suo invito a rimettere tutto alle decisioni del Partito. La radio trasmise un discorso minaccioso di Gerõ. Il piccolo raduno iniziale attrasse progressivamente moltissime altre persone e si trasformò rapidamente da dimostrazione in protesta. Molti soldati ungheresi di servizio in città si unirono ai dimostranti, strappando le stelle sovietiche dai loro berretti e lanciandole alla folla. Incoraggiata, questa folla crescente decise di attraversare il grande fiume Danubio che divide in due la città e di muoversi verso il palazzo del Parlamento. All'apice, la folla contava almeno duecentomila persone (ma il numero preciso è difficile da calcolare) senza un leader riconosciuto. I manifestanti demolirono l'enorme statua di Stalin e distrussero diverse librerie sovietiche. Davanti alla sede della radio ungherese, chiesero che venisse trasmesso un comunicato stilato in 16 punti. La direzione della radio finse di accettare, ma la delegazione accolta nella sede della radio venne arrestata. Al diffondersi della notizia, il palazzo fu preso d'assedio dai manifestanti che chiesero la liberazione immediata della delegazione. La polizia di sicurezza (ÁVH) aprì il fuoco sulla folla, provocando i primi morti tra i manifestanti: iniziò così una vera e propria battaglia. Altre manifestazioni in altri centri del paese conobbero un destino
Pag.17 simile: l'ÁVH sparava e uccideva. Le proteste si protrassero nei giorni seguenti e il 4 novembre si unirono alla protesta anche gli operai. Fu allora che l'Unione Sovietica decise l'intervento armato e da quello stesso 4 novembre l'Armata Rossa arrivò alle porte di Budapest con circa 200.000 uomini e 4.000 carri armati, più di quanti Hitler ne avesse scagliati nel giugno del 1941 contro l'Unione Sovietica nell'Operazione Barbarossa, ed iniziò l'attacco, trovando un'accanita resistenza nei centri operai; la sproporzione abissale delle forze in campo era tale che le resistenze ebbero comunque vita brevissima. In serata Kádár raggiunse l'Ungheria e fece annunciare dalla città di Szolnok, con un messaggio radio, la formazione di un "governo rivoluzionario operaio e contadino". L'intervento del 4 novembre venne costruito attorno ad una strategia combinata di incursioni aeree, bombardamenti di artiglieria e azioni coordinate tra carri e fanteria (i sovietici impiegarono circa 4 000 carri armati) per penetrare nelle aree urbane nevralgiche. Mentre l'esercito ungherese metteva in piedi una resistenza scoordinata, fu la classe operaia ungherese, organizzata dai propri Consigli, che giocò un ruolo chiave nel combattere le truppe sovietiche. A causa della forza della resistenza della classe operaia, furono le zone industriali e proletarie di Budapest ad essere bersagliate di preferenza dall'artiglieria sovietica e dai raid aerei. Queste azioni continuarono in modo improvvisato fino a quando i Consigli di lavoratori, studenti e intellettuali chiesero il cessate il fuoco il 10 novembre. L'importanza storica e politica della rivoluzione ungherese del 1956 è ancora ampiamente dibattuta. Per i comunisti libertari, gli anarchici e alcuni trotskisti essa fu una rivoluzione anarchica e socialista libertaria, che mirava a creare un nuovo tipo di società modellata sui consigli dei lavoratori ungheresi. Per l'Ungheria,gli USA,i liberali democratici e i socialisti democratici fu una rivoluzione democratica spontanea con l'intento di stabilire l'autodeterminazione politica e l'indipendenza dal Patto di Varsavia o una socialdemocrazia come in Svezia. Per i partiti comunisti allineati con l'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese, ed anche per molte fonti primarie che hanno trattano della rivoluzione, ad esempio, nella serie di "libri bianchi" del governo ungherese (novembre 1956–1959) fu una rivoluzione nazionalista che mirava a ripristinare un governo Hortyiano o delle Croci Frecciate. Tale visione è stata sostenuta solo da una minoranza di storici durante gli anni del regime anche per il fatto che da parte ungherese tutti i resoconti e i documenti che riguardavano i tragici avvenimenti del 1956 furono fino al 1989 continuamente sottoposti a censura. Esiste dunque una grande varietà di posizioni storiografiche, in conflitto e spesso inconciliabili. Per giunta, poiché la rivoluzione ebbe breve vita, è molto difficile speculare su quali sarebbero stati i suoi effetti se avesse avuto successo. A mio modesto parere,e comunque la si pensi, la rivolta del 1956 rappresenta una pagina nera nella Storia del continente europeo. Fabrizio Giacomini
Le parole di un grande Santo ungherese «Ricordati che tutti gli uomini sono della stessa condizione e che solo l’umiltà ci innalza. Gli ospiti e gli stranieri devono occupare un posto nel tuo regno. Accoglili bene e accetta i lavori e le armi che possono recarti; non aver paura delle novità; esse possono servire alla grandezza e alla gloria della tua corte. Lascia agli stranieri la loro lingua e le loro abitudini, giacché il regno che possiede una sola lingua e da per tutto i medesimi costumi è debole e caduco ("unius linguae, uniusque moris regnum imbecille et fragile est"). Non mancare giammai di equità né di bontà verso coloro che sono venuti a stabilirsi qui, trattali con benevolenza, affinché essi si trovino meglio presso di te che in qualsiasi altro Paese.» Stefano I d'Ungheria La Voce del Leone Redazione De Luca J.;De Lucia L.; Ferrara E Gaggelli E.; Giacomini F. Guadagno N.; Klyusyk C.;Leo V. Leoncini M.; Mostacci C.; Nebiu G. Verdiani A.;Vezzaro P. Caporedattore Marco Nesi
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