KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre

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KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
KALEIDOS
kaleidos · Periodico dell’UPM · Settembre 2015 · N° 25 · Distribuzione Gratuita

                                                                                  PERIODICO    DELL’UPM     · SETTEMBRE 2015 · N°           25

                                                                                    Cultura & Politica
                                                                                             All’interno i corsi UPM
                                                                                             Anno Accademico 15/16
                                                                                  « CULTURA · FORMAZIONE · EDUCAZIONE   PERMANENTE   · DIDATTICA »
KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
Kaleidos                                Sommario
Periodico dell’ UPM
Cultura, Formazione, Attualità          Pagina

n. 25 - settembre 2015                  1      Editoriale                             20 Il linguaggio come
Registrazione Tribunale di Venezia             Daniela Zamburlin                         opera collettiva
n. 13 del 10 maggio 2011                                                                 Un bene comune in
                                        2      Cultura e Politica                        cui chiunque possa
                                                                                         rispecchiarsi
Editore                                        Alberto Mandricardo
                                                                                         Antonella Barina
Università Popolare Mestre
Corso del Popolo, 61                    4      Cultura è politica?
                                                                                      21 Biennale e dintorni
30172 Mestre (VE)                              Politica è cultura?
                                                                                         Il caso Asac.
Tel. 041 8020639                               Anives Ferro
                                                                                         Una proposta per il
kaleidos.upm@libero.it                                                                   Casinò del Lido
info@univpopmestre.net                  5      Politica e cultura:
                                                                                         Carlo Montanaro
www.univpopmestre.net                          oltre la dissoluzione
                                               Luigi Viola                            23 The Mosque
Direttrice Editoriale                                                                    La Moschea
                                        9      CULTURA versus                            della Misericordia
Annives Ferro
                                               TOTALITARISMO                             Pierpaolo Scelsi
Direttrice Responsabile                        Franco Fusaro
Daniela Zamburlin                                                                     25 Una cellula di cultura
                                        11 I cantautori italiani                         attiva in una zona
                                           e la politica                                 difficile della città:
Caporedattore
                                           Mauro Masiero                                 la casa di piazzale
Roberto L. Grossi
                                                                                         Bainsizza
                                        12 Scuola e società                              Conversazione con Leopoldo
Redazione                                  Necessità di dialogo                          Mattei, architetto, da tre
Gigliola Scelsi, Manuela Gianni,                                                         anni impegnato nel “Gruppo
                                           Laura De Lazzari
Bruno Checchin, Pier Paolo Scelsi                                                        di lavoro di via Piave” APS
Laura De Lazzari                        14 Si può parlare di                             Gemma Moldi
                                           cultura e di politica
Stampato presso                            senza chiacchiere                          28 La mostra
GRAFICHE LIBERE                            ed esibizioni                                 dei giovani pittori
Via Colombo 40                                                                           Una pagina dimenticata
                                           personali e di gruppi
30173 Mestre - Venezia                                                                   dell’ Università
                                           ideologicamente
Tel. 345 8217131                                                                         Popolare Mestre
                                           impostati?
grafichelibere@gmail.com                                                                 Mirto Andrighetti
                                           Michele Serra
Tiratura 1000 copie                                                                   30 Agorà
                                        16 Una famiglia                                  Annives Ferro
                                           Roberto L. Grossi                             Manuela Gianni
Distribuzione gratuita
                                        18 Charlie Hebdo                              32 Corsi Autunnali
Pubblicità                                 Vittorio Usigli                               Anno accademico 2015-2016
Inferiore al 10 per cento
del contenuto pubblicato                    Consiglio direttivo UPM
                                            Mirto Andrighetti (presidente), Carlo Zaffalon, Realino Natali, Mario
                                            Zanardi, Oriana Semenzato, Laura De Lazzari, Lucia Lombardo, Rober-
Le foto di copertina sono                   to Maroni, Fiorella Rossi, Sonia Rutka, Viviana Zanoboni
dell’Avv. Alberto Furlani,                  Revisori dei conti
presidente dell’associazione Civico 5       Isabella Antonucci, Sandro Bergantin, Daniela Domenichini
Il coordinamento tecnico e grafico          Probiviri
è del Dott. Eligio Radin.                   Ada Innecco, Giovanna Monico, Franco Rigosi
Si ringraziano entrambi
                                            La pubblicazione si avvale del diritto di citazione per testo e immagini come
per la collaborazione.                      previsto dall’ articolo 10 della Convenzione di Berna, dall’ articolo 70 della
                                            legge 22 aprile 1941, dal decreto legge n. 68 del 9 aprile 2003.
KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
Editoriale
Daniela Zamburlin

N
        ell’affrontare un tema vasto   all’interno dei quali ognuno può        confronto e consapevolezza, non
        e complesso come cultura e     riconoscersi quale membro “di di-       esitano a tacitarla anche nei modi
        politica, il primo problema    ritto”, del gruppo di appartenenza      più violenti.
che ci sembra opportuno affrontare     nonché nel “patto di adesione so-       Va ricordata a questo punto la fi-
è quello della definizione di questi   ciale” e nelle sue regole etiche ed     gura dell’intellettuale. L’uomo di
due vocaboli.                          istituzionali. Esistono però enormi     cultura, presente in tutte le epoche
Il primo e più immediato concet-       differenze tra i popoli; codici e       anche se in modo differenziato, ha
to del termine cultura si riferisce    comportamenti inoltre sono sog-         avuto sempre un ruolo importante
a quel patrimonio di conoscenze        getti a modifiche che dipendono         e irrinunciabile in non pochi casi
e competenze che ognuno può ac-        da fattori vari e diversi, materiali    pagando anche con la vita l’espres-
quisire. Va da sé che quantità e       e immateriali. Uno dei più grossi       sione delle proprie idee.
qualità del ‘bagaglio’ dipendono da    errori della storia è stato quello      Tornando al tema, a fronte di rei-
molti fattori anche socio-economi-     di gerarchizzare la cultura, che        terate dichiarazioni di intenti a
ci e non è stato un caso se la po-     ha comportato il sostenimento di        favore della cultura, negli ultimi
litica ha spesso cercato ( e cerca)    culture ‘superiori’ ad altre, Oggi      anni abbiamo assistito ad un pro-
di mantenere in svariati modi il più   invece siamo nel pieno della glo-       gressivo impoverimento culturale
basso possibile il livello di queste   balizzazione: si può dunque parla-      in ogni settore della società dalla
nozioni per fini suoi propri. A vo-    re di fusione o conciliazione di più    scuola all’arte, e persino ad un im-
ler essere più espliciti diciamo che   credenze.                               poverimento del bagaglio culturale
si governa più facilmente quando       Nella sua formulazione più estesa,      individuale. La crisi che ci investe
mancano gli strumenti di compren-      la politica è da intendersi come        prima che economica è culturale.
sione o di opposizione al potere,      arte e scienza del governo, ma          Sostiene Dario Fo che la cultura è
ossia se vige l’ignoranza dato che     l’espressione pur universalmente        la vera politica e, lamentando il di-
la cultura personale o collettiva è    accettata è profondamente condi-        sinteresse dimostrato dalla politica
certamente una forma di libertà, di    zionata dall’ideologia che la infor-    per la cultura, ammonisce che un
autocoscienza e di autodetermina-      ma, se di destra o di sinistra per      Paese senza amore per l’arte e la
zione.                                 esempio, se laica o confessionale,      conoscenza produce abitanti ottusi
Secondo una concezione antropo-        rivelandosi alla fine ambigua quel      e senza prospettive.
logica, la cultura è l’insieme delle   tanto che basta a non poterne fare      Confortano le recenti dichiara-
esperienze condivise da ciascuno       che l’ennesimo esempio di relativi-     zioni del presidente della Repub-
dei membri delle relative socie-       smo linguistico e culturale.            blica Mattarella che, auspicando
tà di appartenenza. Codici etici       E’ certo invece che da che mon-         la ripresa e il nuovo sviluppo del
e comportamentali, conoscenze,         do è mondo la politica dichiara di      nostro Paese, ha dichiarato: “La
credenze, arte, morale, diritto,       non voler rinunciare alla cultura, a    cultura è un antidoto anche contro
linguaggio, religione, costume e       volte neppure quando quest’ultima       la corruzione e l’egoismo, incapace
qualsiasi altra capacità e abitudine   ne è la cattiva coscienza. Solo i re-   di riconoscere l’interesse comune.
acquisita dall’individuo in quanto     gimi totalitari, che censurano ogni     La corruzione è conseguenza di un
membro della società.                  forma di dissenso, temono la cultu-     impoverimento della civiltà e delle
Ogni cultura ha i propri confini       ra, che è anche crescita di libertà,    relazioni.”

                                                                                                      KALEIDOS | 1
KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
Cultura e Politica
Alberto Mandricardo

Q
         ual è il rapporto tra politica   suo rapporto con l’essere (arte) – d)     in grande considerazione anche il
         e cultura? Secondo il sen-       scenari di senso entro cui colloca-       “praktikós bíos”, la vita politica al
         so comune esiste una certa       re i progetti di esistenza collettivi e   servizio della comunità.
naturale incompatibilità od anche         individuali (filosofia).                  Se la filosofia, le arti, la storia e la
ostilità tra le due: tutti sanno che      La cultura insomma produce cono-          scienza fioriscono quando pensano
in ogni tempo e in ogni luogo la          scenza, crea ipotesi ed interpreta-       “εἰς ἀεὶ” (per sempre), libere dalle
politica ha tentato di condizionare       zioni del mondo e dell’uomo. Es-          urgenze del momento, la politica
più o meno direttamente la cultura,       sendo creata dal libero gioco della       che opera nel e sul momento, ha
di reprimerne le istanze critiche,        mente (delle menti e tra le menti),       come suo compito di governare il
di assoggettarla alle sue mire.           ha bisogno della più assoluta li-         divenire mutevole, cogliendo in
Ma questa inimicizia tra politica e       bertà, non solo in senso politico.        esso l’occasione (kairós) per redi-
cultura sono insuperabili, conse-         Nasce da ciò che i Greci chiama-          merlo dalla sua natura effimera.
guenza necessaria di una loro re-         vano “scholé”, i Latini “otium” e         Per il compito che ha, la politica
ciproca naturale avversità, oppure,       nel XVIII venne indicato con l’e-         non può essere solo applicazione
al contrario, è perché, salvo che in      spressione francese “sans souci”          di contenuti elaborati fuori del suo
rari momenti particolarmente felici       (senza preoccupazione): da quella         ambito: deve produrre sintesi cre-
nei quali le due sono apparse an-         condizione nella quale l’esistenza        ative delle produzioni culturali ap-
dare d’accordo, esse no n riescono        umana è sottratta alle urgenze dei        plicandole nelle situazioni di fatto
ad essere fedeli a se stesse?             bisogni e alla pressione delle si-        in cui concretamente opera.
L’errore del senso comune è di            tuazioni, in cui i pensieri possono       Essa deve saper connettere le vi-
non distinguere tra giudizi di fatto      sciogliersi dalle loro obbligazioni       sioni settoriali offerte dai saperi
e di principio, di concludere che,        abituali e riprodursi in inedite co-      in una pratica “totale” (sovrana)
poiché le cose vanno in un certo          stellazioni.                              di governo delle cose, al fine di
modo, così anche esse devono es-          La scholé è la condizione in cui è        trarre, nella varietà e mutevolezza
sere.                                     possibile condurre il “theoretikós        delle circostanze, massimo e du-
In realtà per loro stesse cultura e       bíos” – la “vita contemplativa”           raturo vantaggio per la comunità.
politica non sono affatto incompa-        – nella quale l’uomo, non condi-          Perciò Platone la chiamava “basi-
tibili, anzi, sono del tutto comple-      zionato da nulla o condizionato il        liké téchne” - “arte regia” - ed Ari-
mentari. Sono due modalità dello          meno possibile, gioca. Come Era-          stotele “scienza architettonica” fi-
spirito, intendendo con questo ter-       clito dice dell’eterno: che è un          nalizzata alla felicità degli uomini.
mine indicare l’esigenza profonda         bambino (“aiòn pàis pàizon” ) e           La politica certo esamina le cir-
che gli uomini hanno di autocom-          giocando crea l’universo e il suo         costanze e discute, e sotto questo
prendersi e di autopromuoversi in         divenire. La creazione ha sempre          aspetto appartiene a pieno diritto
ogni aspetto della loro vita. Stessa      a che fare con il gioco, nel sen-         alla cultura (alla theóresis). Espri-
è la radice da cui cultura e politica     so in cui lo intendeva Friedrich          me però anche qualcosa che, se
nascono, ma diverso è il loro ruolo.      Schiller, cioè come attività non fi-      non è solo suo, ma è presente in
La cultura, nelle sue differenti          nalizzata ad altro che a se stessa e      qualche modo in ogni rapporto
componenti, si pone lo scopo di           quindi proprio per questo l’unica         umano, essa sola incarna ed affer-
produrre e di offrire: a) conoscenze      veramente libera. In quanto sciol-        ma nel modo più totale e completo:
sempre più ampie e certe del mon-         to dalla subordinazione al dato di        il potere (krátos), che definirò come
do (scienza) – b) consapevolezza          fatto, il gioco della mente svela il      “l’approccio umano alla realtà che
del “farsi” dell’umano attraverso le      possibile, scopre nuovi orizzonti         prende più sul serio il momento (in-
sue azioni ed esperienze (storia e        che potranno ispirare agli uomini         teso come occasione - kairós) e più
più in generale scienze umane) –          e quindi alla politica le loro mete.      si impegna con la decisione (krísis
c) pratiche – diciamo così - di “ri-      I Greci riconoscevano la massima          a volgerlo a vantaggio degli uomi-
modulazione” di esso (umano) nel          dignità alla teoresi, ma tenevano         ni”.

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KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
Data la diversità dei loro ruoli,       le energie sociali, non organizzan-     sopra il tempo da cui governare il
cultura e politica corrono conti-       dole per “sollevare il momento”         tempo) l’ha per lo più interpretata
nuamente rischi opposti: la cultu-      dalla condizione effimera in cui        come giustificazione del navigare a
ra quello di non essere più capace      giace e volgerlo in modo duraturo       vista.
di “tradurre il suo tempo in idee”,     a favore degli uomini.                  La domanda è allora: quale può
come direbbe Hegel (“il mutevole        Un potere, che essendo falso, è         essere l’“intuizione di eternità” che
nell’eterno”), e perciò di non saper    anche un falso potere: un potere        noi oggi - in un tempo secolarizza-
parlare ad esso.                        usurpatore, mancante della forza        to - possiamo avere, il nucleo non
La politica, per voler rincorrere ad    necessaria, imbelle nei confronti       effimero di senso intorno al quale
ogni costo il momento, quello di        del kairós”. Che non può coglierlo      la politica possa attrarre la miriade
separarsi dagli scenari “eterni” di     a fondo in quanto appiattito sulla      dispera d’interessi sociali e sulla
cui gli uomini hanno bisogno per        situazione, in quanto non la guar-      loro sintesi costituire un krátos au-
dare senso, cioè legittimare ai loro    da da lontano perché manca del          tentico, in grado di cogliere davve-
stessi occhi le loro azioni, e di di-   “punto di vista eterno” che solo        ro l’occasione e volgerla a vantag-
ventare perciò arbitraria.              l’idea, l’intuizione di eternità, po-   gio di tutti?
A mio avviso la cultura oggi su-        trebbe offrirgli. Così oscilla sulla    E’ quella di “universalità dell’u-
bisce ancora gli effetti demora-        superficie del momento, di volta        manità”.
lizzanti del fallimento storico del     in volta tra retorica decisionista,     Questa idea di universalità umana
progetto universalistico del socia-     posture teatralmente energetiche e      che sembra oggi astratta ed obso-
lismo tentato nel secolo ventesimo.     tono dimesso ed asettico – tecnico      leta, è perché non sono utilizza-
Questo fallimento ha provocato          - della “governance”.                   bili, per lo stato più avanzato che
come contraccolpo un diffuso so-        Ma se –come pare – il peccato d’o-      abbiamo di conoscenza del mondo
spetto contro qualsiasi intuizione      rigine che porta la politica alla de-   e degli uomini, le ipotesi di sua
o “visione d’eterno”, contro qual-      generazione non sta nella politica,     connessione con il divenire già
siasi idea (in greco visione si dice    ma nella cultura, è da questa che       formulate nel passato, senza che
“eîdos” o “idéa”) ed ha fatto pre-      bisogna partire, chiedendosi come       noi non ne abbiamo elaborato una
valere una politica senza respiro,      essa possa tornare a non essere         nostra a noi adeguata. Ma, se inve-
schiava dell’occasione, ispirata al     succube del divenire, ma capace         ce di considerarla astratta, avremo
disincantato - se non cinico - ap-      di inquadrarlo sub specie aeternita-    compreso che l’intuizione “dell’u-
prezzamento per l’abilità mano-         tis, “entro scenari eterni”.            niversalità umana” è per noi mor-
vriera dei suoi protagonisti.           La cultura si è arresa al divenire da   tali il corrispettivo di ciò che per
L’errore – di cui sopra dicevo - di     quando., imponendosi ad essa l’i-       gli dei è l’eterno - la nostra forma
confondere la constatazione di fat-     dea di “complessità” (che se non è      eterna - cominceremo a pensarla
to (le cose sono andate così) con       solo un modo più elegante per dare      come nostro orizzonte necessario,
l’affermazione di principio (le cose    un nome al disordine del tutto,         da sostanziare di contenuti cultu-
devono andare così), per quanto         dice almeno che non c’è un punto        rali e politici.
umanamente comprensibile, è ne-
fasto per le sue conseguenze, per-
ché viene a giustificare la cattiva
politica. Questo errore del senso
comune politico non è ascrivibile
almeno originariamente alla politi-
ca come sua “colpa”. Nasce da una
clamorosa carenza della cultura: la
politica oggi sottovaluta e trascura
l’importanza di ispirarsi a visioni
(idee) soprattutto perché la cultura
del nostro tempo non riesce a of-
frirne di efficaci.
Le conseguenze di questa carenza
culturale sono gravi: dalla politica
senza cultura (senza “eíde”) nasce
un potere falso, che fingendo di go-
vernare il divenire in realtà ne è
schiavo. Così inganna e deprime

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Cultura è politica?
Politica è cultura?
Anives Ferro

N
        essuna paura, non sono su       per essere, qualcosa di imminente,       come l’arte di governare la socie-
        un bastione del Castello        da coltivare, di cui avere cura, da      tà. Ho scritto arte cari amici e di
        di Mestre a tormentarmi         trattare con attenzione e quindi da      artisti della politica apprendiamo
come Amleto, anzi prendo questo         onorare. Il termine viene dal San-       tutti i giorni mortificanti imprese
mio esordio, del quale con capta-       scrito, da cui sono originate tutte      artistiche.
tio benevolentiae, mi scuso con gli     le lingue indoeuropee, esattamente       Come sarebbe bello, scusate il
amici soci e lettori, per giocare un    da Kwel, che significava un cer-         condizionale e l’utopia, se davve-
po’ con le parole, d’altronde il no-    chio, un girare in tondo, un per-        ro avessimo degli artisti della cul-
stro amato giornale non si chiama       corso concluso, durante il quale si      tura, se cioè la scuola di tutti gli
Kaleidos ?                              fanno delle cose, da qui culturus e      ordini e gradi, se le famiglie, se
Allora fingiamo d’avere un bel ca-      quindi cultura e poi culto. E con        le persone che abbiamo eletto a
leidoscopio e di mettere dentro il      questa altra, terribile e attuale        rappresentarci al Governo, inco-
contenitore, invece che vetri co-       parola sigillo il tutto, rimandando      raggiassero le persone a diventare
lorati, parole usate, anzi abusate,     qualche curioso alla grande rete ,       coltivatrici di se stesse e dei propri
come cultura e politica, le mesco-      basta cliccare www.montesquieu.          cerchi e che questi si allargassero
liamo, le giriamo e qualcosa usci-      it e il nome di Massimo Angelini         fino a toccarsi e a scoppiare come
rà, magari disegni spaventosi come      per trovare un mare di spunti. E         bolle di sapone , integrandosi sen-
le macchie di Herman Rorschach o        non verrebbe voglia per continua-        za sofferenza di nessuno…
lievi come motivi déco.                 re il gioco di prima, di mescolare       Noi di Kaleidos, noi dell’Univer-
La parola cultura spaventa, l’agget-    tutto di nuovo aggiungendo la pa-        sità Popolare di Mestre lo stiamo
tivo che spesso l’accompagna an-        rola culto e mettendo tutto al plu-      facendo dal 2006 e spero che tra
cora di più, di una persona si dice     rale? Culture, culti…Si finisce in       le righe, faticosamente scritte, tutti
che è di bassa, media, alta cultura     un terreno difficile dove ognuno         possano intravvedere la voglia di
e le tre varianti discriminano non      di noi ha il diritto/dovere di dire la   contribuire a fare una buona poli-
poco. Quando molti anni fa legge-       sua. La terza parola spaventevole        tica della cultura o se preferite una
vo sui giornali l’annuncio dei Corsi    è politica, che Platone ha definito      buona cultura della politica.
d’Alta Cultura della Fondazione
Giorgio Cini, alla Giudecca, den-
tro di me mi facevo piccola picco-
la, invidiavo coloro che potevano
permettersi tali corsi, non solo per-
ché col loro background potevano
affrontarli, ma anche perché ave-
vano tempo, modo e forse denaro
per approfondire il loro sapere in
modo ancora più specialistico. Il
concetto di cultura certo è cam-
biato, l’Umanesimo ha spazzato
via l’erudizione e l’Enciclopedia
ha fatto il resto, resta però sem-
pre un concetto difficile, con mille
sfaccettature. Ma da dove deriva?
Questo participio futuro deriva dal
latino “colere” indica ciò che sta

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Politica e Cultura:
oltre la dissoluzione
Luigi Viola

D
         irò subito che non esiste        professione e specialmente da co-        neo alla vita di intere popolazioni
         oggi Cultura alcuna nella        loro i quali - a partire dalla propria   in ogni area del mondo, l’assenza
         Politica, né autentica cul-      capacità di produrre pensiero criti-     di eticità rispetto al fine del bene
tura della politica, né una credibi-      co in forma di utopie e di visioni –     comune, hanno radicalmente cam-
le politica della cultura. Gli intel-     sono capaci di influenzare l’esi-        biato non solo le relazioni tra poli-
lettuali, da parte loro, hanno una        stente e dunque di strutturarlo at-      tica e cultura, ma il significato
specifica responsabilità in ciò. Non      traverso nuovi linguaggi che “di-        stesso di tali termini, depotenzian-
posso offrire soluzioni per il futuro     ventano reali solo in forme e azio-      doli e trasformandoli in espressio-
capaci di sottrarci allo stallo attua-    ni condivise da almeno una parte         ni indifferenziate del pensiero uni-
le, ma può essere utile mettere a         del corpo sociale “ (A. Vaccaro).        co. Siamo agli antipodi di quel pen-
confronto alcune argomentazioni,          Non si tratta di immaginare gli in-      siero progettante che avevamo co-
sviluppate in studi recenti, che          tellettuali come algide vestali della    nosciuto nella nostra giovinezza, il
hanno il merito di toccare proble-        cultura che operano nella “illusio-      quale incardinava politica e cultu-
maticamente un tema di rilievo. Il        ne romantica della propria incon-        ra entro un’ineludibile, sebbene
fatto che non esista oggi alcun vero      taminata salute mentale” come            complessa e contraddittoria diadi,
rapporto, in senso critico e creati-      scriveva il poeta Antonio Porta          al di fuori della quale era impossi-
vo, tra Politica e Cultura è consta-      (Unità, 18 febbraio 1989), ma al         bile cogliere il senso profondo del-
tazione comune. Per politica inten-       contrario di saper “ andare verso le     la relazione sociale, sintetizzabile
diamo l’azione dei partiti e dei mo-      cose … senza paura di sporcarsi le       nel convincimento che non c’è po-
vimenti nell’ambito sociale ovvero,       mani, perché tanto le mani non ri-       litica senza cultura. Possiamo ap-
in loro assenza per autoannienta-         mangono pulite in nessun modo”.          plicare la proprietà transitiva, di-
mento e incapacità di rinnovamen-         E’ proprio questa presenza critica       cendo che non c’è cultura senza
to, ciò che ne resta sotto forma di       nelle cose dell’intellettuale e          politica. In questo modo Norberto
esercizio elitario di un potere viep-     dell’artista che si manifesta oggi       Bobbio contestava già nel secondo
più autocratico che democratico           del tutto assente. La constatazione      dopoguerra l’illusione che la poli-
all’interno delle Istituzioni, dove,      di un’incolmabile separatezza tra        tica potesse fare da sola e che ci
in una cornice di democrazia for-         politica e cultura, l’una indifferen-    potessero essere una cultura o una
male, prevalgono gli interessi non        te all’altra, l’una più autoreferen-     tecnica impolitica o apolitica da
del cittadino, ma dei cosiddetti po-      ziale dell’altra e l’una più inane       essa separate. Non pochi, dopo l’e-
teri forti, economici e tecnocratici,     dell’altra di fronte ai grandi poteri    sperienza fascista che aveva se-
favoriti dal consolidamento di una        di prevalente natura economica, ci       gnato il prevalere negativo della
casta politica prezzolata, in balia       obbliga a tentare di cogliere le ra-     politica in ogni dimensione della
dei grandi burocrati, protesa             gioni di un divorzio, ma al contem-      vita sociale e culturale, pensavano
all’autoconservazione, non in gra-        po di un perverso accordo di coesi-      che tale separazione potesse costi-
do di governare i processi e resa         stenza che produce effetti deleteri      tuire un valore fondante della nuo-
inutile dall’emergere di nuove fi-        e distruttivi sulla compagine socia-     va vita democratica. Un inganno
gure carismatiche (il carisma po-         le per capire se possa esistere una      tuttavia, che Bobbio denunciava
pulistico in sostituzione della rela-     qualche possibilità di ricomposi-        con parole ancor oggi attuali, pro-
zione democratica). Per cultura           zione di un tessuto così lacerato. In    prio alla luce delle nostre recenti
intendiamo, invece, la funzione           realtà i processi di trasformazione      esperienze di “governi tecnici”.
critica e di stimolo anticonformista      sociale ed economica avvenuti in         «… tecnica apolitica vuol dire in
che dovrebbe essere esercitata dai        questi ultimi trent’anni, all’insegna    fin dei conti tecnica pronta a servire
cosiddetti intellettuali, cioè da tutti   di un capitalismo finanziario sfron-     qualsiasi padrone, purché questi la-
quelli che fanno del sapere una           tato e corrotto, cinicamente estra-      sci lavorare e, s’intende, assicuri al

                                                                                                           KALEIDOS | 5
KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
invece una politica della cultura          solo nel nostro Paese, abbiano con-
                                         che fosse: «oltre che la difesa della      dotto, in modo accelerato negli ul-
                                         libertà, anche la difesa della veri-       timi decenni, al declino del ruolo
                                         tà. Non vi è cultura senza libertà,        degli intellettuali nella società ov-
                                         ma non vi è neppure cultura senza          vero come sia potuto succedere
                                         spirito di verità. (…) Le più comu-        che la relazione tra politica e cul-
                                         ni offese alla verità consistono nel-      tura, inscindibile fin dall’inizio del
                                         le falsificazioni di fatti o nelle stor-   Risorgimento, sia stata completa-
                                         ture di ragionamenti». Ricordiamo          mente dissolta, dando vita al tem-
                                         con quale afflizione negli anni 90         po triste del grande silenzio, con-
                                         Bobbio lasciasse trapelare la pro-         traddistinto dall’assordante assen-
                                         pria amarezza al riguardo, per un          za di pensiero critico. Secondo
lavoro più o meno onesti compensi;       processo che non aveva sortito evi-        Asor Rosa ci sono stati periodi ben
tecnica apolitica vuol dire soprat-      dentemente gli esiti sperati. Un’a-        più positivi, in cui il nostro Paese è
tutto che la tecnica è forza bruta,      marezza che troviamo anche nella           stato guidato da una progettualità
strumento, e come tale si piega al       riflessione di Alberto Asor Rosa in        sostenuta nei momenti più vivi dal-
volere e agli interessi del primo che    “Il grande silenzio. Intervista sugli      la confluenza entro un proposito
vi ponga le mani. Chi si rifugia,        intellettuali” (Laterza, 2009). Asor       comune delle diverse tradizioni
come in un asilo di purità, nel pro-     Rosa pone qui il problema della            culturali, socialista, cattolica, libe-
prio lavoro, pretende di essere riu-     dissoluzione del rapporto tra cultu-       rale. Ad esempio, durante i governi
scito a liberarsi dalla politica, e      ra e potere e quello della responsa-       di unità antifascista del 1944-1947
invece tutto quello che fa in questo     bilità diretta degli intellettuali in      e durante la ricostruzione politica
senso altro non è che un tirocinio       tale processo, avendo essi rinun-          ed economica che seguì alla vitto-
alla politica che gli altri gli impor-   ciato al proprio fondamentale do-          ria degasperiana nelle elezioni del
ranno, e quindi alla fine fa della       vere di “farsi ascoltare” e “rompe-        ‘48, compresa la successiva espe-
cattiva politica» (Norberto Bobbio,      re il silenzio”. Quella che nel pas-       rienza dei governi di centro-sini-
Tra due repubbliche: alle origini        sato era sempre stata la ragione           stra. Forse sono stati gli anni Ses-
della democrazia italiana, 1996).        prima dell’engagement intellettua-         santa e Settanta quelli segnati da
Come scrive Mario Ricciardi (Il          le. L’intervista esamina il ruolo          un rapporto fra ceto intellettuale e
Sole 24 Ore, 12 gennaio 2014)            degli intellettuali nella storia d’Ita-    classe politica tra i più fecondi,
“Dietro l’illusione della tecnica        lia, evidenziando lo spaventoso ed         sviluppando esperienze di cultura
apolitica, Bobbio vedeva all’opera       inarrestabile degrado del tessuto          politica e di governo che oggi dob-
il politico incompetente che non è       etico e culturale del nostro Paese,        biamo probabilmente rimpiangere,
in condizione di prendere buone          come si riflette nel contraddittorio       pensando alla visione strategica di
decisioni perché è privo delle co-       rapporto fra intellettuali e potere        cui furono capaci intellettuali
noscenze necessarie. Non ha idea         politico nella società italiana, se-       come Giorgio Ruffolo, Paolo Sylos
di come procurarsele, e non se ne        gnata «da arretratezza culturale,          Labini, Antonio Giolitti o Pasquale
cura perché è soltanto un politi-        da una debole identità nazionale e         Saraceno che parteciparono all’e-
cante. Proprio al compito di rende-      una congenita fragilità delle sue          sperienza del centro-sinistra o lea-
re la politica consapevole dell’im-      classi dirigenti. L’Italia, infatti, di-   der politici come Enrico Berlin-
portanza della conoscenza accura-        strugge sistematicamente le pro-           guer e Aldo Moro che furono capa-
ta dei fatti e del rigore nell’argo-     prie élites: sociali, politiche, cultu-    ci di dare le gambe a una proposta,
mentazione Bobbio avrebbe dedi-          rali e persino produttive. Le mino-        non importa come la si voglia giu-
cato una parte consistente delle         ranze intelligenti e attive sono           dicare, del peso del compromesso
sue energie nei decenni del dopo-        sempre state cancellate dall’azione        storico. Tali energie creative, tali
guerra, fino alla crisi della prima      concorde delle maggioranze passi-          facoltà di proiezione verso l’oriz-
repubblica”. Nei primi anni Cin-         ve e di potere (finte élites più mas-      zonte futuro sono cessate da molto
quanta Bobbio, in polemica con i         se)». Il giudizio del 2009 sembra          tempo e le élites intellettuali non
comunisti che proponevano una            senza appello, ma francamente alla         hanno più alcun valore politico.
politica culturale come frutto di        luce degli eventi successivi po-           Gli anni 60-70 sono stati un perio-
una visione strutturata sul modello      trebbe essere perfino ulteriormente        do in cui, riprendendo la metafora
egemonico di stampo gramsciano,          rafforzato. Dobbiamo dunque in-            leopardiana utilizzata da Asor
prefigurando la concezione di un         terrogarci seriamente su quali tra-        Rosa nell’intervista, le ‘opinioni’
intellettuale organico, sosteneva        sformazioni e quali dinamiche, non         hanno cambiato o cercato di cam-

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biare i ‘costumi’ degli italiani. In       tuale perde la funzione e abdica al     (Bonanno, 2012) offre un contribu-
seguito abbiamo avuto semplice-            proprio ruolo, supplito da un “tec-     to molto interessante sulla questio-
mente una navigazione a vista, un          nico” perfettamente intercambia-        ne, indagando la sfera d’azione
cabotaggio sempre più spento e             bile, con funzioni di collaborazione    pubblica degli intellettuali, ovvero
svigorito. La dissoluzione del rap-        occasionale. Come abbiamo già ri-       le diverse forme della loro parteci-
porto fra cultura e politica inizia        levato, citando le profetiche parole    pazione politica con particolare at-
negli anni Ottanta, quelli del “ri-        di Bobbio e come sostiene anche         tenzione per il ruolo che gli intel-
torno al privato” e della Milano (o        Giovanni Solimine, “la negazione        lettuali svolgono nel legittimare la
qualsiasi altra città) “da bere” e si      del rapporto fra cultura e politica e   politica. Lippi propone una perio-
manifesta, come abbiamo già det-           la loro reciproca diffidenza sono       dizzazione storica che individua
to, in una progressiva e reciproca         confermate paradossalmente pro-         tre grandi fasi: 1) la fase della se-
incapacità di comunicare. Il ceto          prio dalle parentesi tecniche cui il    parazione che si sviluppa tra l’Uni-
politico, una casta ormai, diviene         paese è stato costretto a ricorrere     tà d’Italia e il primo conflitto mon-
«sempre più autosufficiente, chiu-         nei momenti di crisi più acuta, se-     diale; 2) la fase dell’egemonia, con
so a riccio su se stesso, disposto a       guiti alle rovine del craxismo (go-     l’avvento del partito di massa e gli
tutto pur di non concedere nulla a         verno Ciampi dall’aprile 1993 al        intellettuali organici, che va dalla
qualsiasi apporto esterno, che po-         maggio 1994) e del berlusconismo        prima guerra mondiale alla fine
trebbe suonare anche come con-             (governo Monti dal novembre 2011        della Prima Repubblica (1992); 3)
trollo, verifica, denuncia. A provo-       all’aprile 2013), sempre che            la fase attuale della condivisione,
care la crescita di autoreferenziali-      quest’ultima stagione possa davve-      caratterizzata da una sostanziale
tà dei partiti intervengono diversi        ro dirsi conclusa. La surroga tec-      ambiguità di ruoli e dal professio-
fattori, tra cui la crisi e poi la morte   nocratica e la quarantena della po-     nismo politico, una condivisione
delle grandi ideologie». Il decadi-        litica dimostrano che l’incapacità      che equivale ad un reale annulla-
mento etico e culturale che coinci-        degli intellettuali di incidere e di    mento dell’efficacia del pensiero
de con le epoche del craxismo e            farsi ascoltare è speculare alla sor-   critico. Secondo la studiosa del
del berlusconismo, capaci di allar-        dità e all’autoreferenzialità della     diritto costituzionale Ginevra Cer-
gare lo scadimento morale e il di-         politica. Nell’esperienza italiana di   rina Feroni, questa terza fase si
sconoscimento di ogni forma di ra-         questi ultimi decenni e in un qua-      presenta come “ un ottimo brodo di
dicamento culturale anche agli             dro sostanzialmente bloccato i due      cultura per gli intellettuali un po’
oppositori o presunti tali, è il prin-     ceti possono alternarsi e tutt’al più   opportunisti e un po’ narcisi, così
cipale effetto di una caduta di ten-       conferirsi una delega, ma non san-      come un ottimo motivo per allonta-
sione senza precedenti, derivata da        no dar vita ad una sintesi virtuosa     narsene, per ragioni di dignità e
una concezione autarchica e perso-         ed efficace” (giovannisolimine.it       libertà. Anche qui c’è stata una pa-
nalistica della politica che non ha        La conoscenza rende liberi,             rabola tanto a destra quanto a sini-
più alcun interesse obiettivo per la       23.09.2013). Ancora non possiamo        stra. Quanti erano ad esempio gli
cultura, orientata unicamente a            che concordare con Solimine: “ la       intellettuali intorno al primo Ber-
perseguire il criminale intreccio di       vera rivoluzione culturale operata      lusconi o al primo Occhetto? Cer-
interessi economici, mafiosi e cri-        nell’ultimo trentennio – se si può      tamente molti di più di adesso. Le
minali al fine di ottenere vantaggi a      usare questa espressione per Betti-     istituzioni – non più i partiti che
proprio favore o a profitto di una         no Craxi e Silvio Berlusconi – con-     praticamente sono morti – appalta-
ristretta cerchia, sicché l’intellet-      siste … proprio nell’aver sdogana-      no agli intellettuali qualche consu-
                                           to l’antintellettualismo e nell’aver    lenza e qualche parere, salvo igno-
                                           sovvertito la scala dei valori, indi-   rarlo se non ha un valore immedia-
                                           cando nani e ballerine come riferi-     to e concreto. Insomma: senza pas-
                                           menti al posto del ceto colto e di      sione e progetto civile (e oggi sia-
                                           chi esprime una qualsivoglia com-       mo nella decadenza), senza il rife-
                                           petenza. È amaro constatare la fa-      rimento strutturato della politica (e
                                           cilità con cui questa operazione è      oggi non c’è) l’intellettuale o è solo,
                                           stata possibile, a conferma del fat-    dunque inutile, o è mercenario, e
                                           to che probabilmente Craxi e Ber-       dunque perde la sua essenza più
                                           lusconi hanno incarnato ciò che         autentica, ovvero la sua libertà”.
                                           molti italiani sono o vorrebbero es-    (Intellettuali e potere politico: il
                                           sere”. Pure il saggio di Andrea Lip-    dovere di farsi ascoltare, Confronti
                                           pi, La politica degli intellettuali,    costituzionali, 6.3.2014). Come si

                                                                                                            KALEIDOS | 7
vede, si tende verso una conclusio-     Il silenzio inerte dell’intellettuale    suno ha più alzato la voce. Eppure
ne inevitabile, quella di “un qua-      su tali prospettive pesa come un         si deve tentare di ripartire, ribal-
dro sostanzialmente bloccato            macigno. Chi ha una certa età ri-        tando la contingenza e marginalità
nell’esperienza italiana di questi      corda una lettura scolastica dell’in-    attuale del ruolo degli intellettuali
ultimi decenni in cui i due ceti po-    fanzia, quella del bambino olande-       che li ha trasformati in ubbidienti
litico ed intellettuale non sanno       se che tenne a bada l’inondazione,       diffusori del pensiero unico, anche
dar vita ad una sintesi virtuosa ed     infilando il proprio dito nel foro       se questo si scontra con la specifi-
efficace”, anzi! Ma anche guardan-      che si era aperto nel cemento della      ca natura del potere carismatico
do indietro, alle fasi precedenti       diga. Oggi se c’è una cosa che non       oggi dominante, il quale, senza di-
della storia del Paese, non c’è da      possiamo più fare è di sperare nel       stinzione tra destra e sinistra, non
stare troppo allegri e basterebbe       miracolo, nell’uomo del destino. Ci      tollera il pensiero critico perché
rileggersi il memorabile Discorso       sarebbe bisogno di mettere in gio-       esso semplicemente offusca il Boss
sopra lo stato presente dei costumi     co in grado estremo le lucide armi       e ne lede l’immagine. L’intellettua-
degl’Italiani di Leopardi per capi-     del pensiero, ma viviamo invece in       le, per suo statuto, ontologicamen-
re che il bobbiano “dovere di esse-     un’epoca vuota, senza idealità,          te, non può che essere “contro”,
re pessimisti” ha fondate ragioni       però piena di retori e sofisti, tanto    promotore del dubbio. La sua col-
per essere praticato. Affiora qui un    compresi di sé e suggestionati dal-      locazione non può essere all’inter-
tema complesso, quello di chi sia       le proprie parole quanto privi di        no di una lobby, di un partito, di
oggi l’intellettuale nella fase         coraggio, di sensibilità, di visione,    un’accademia, al servizio di un
dell’integrazione, cosa egli sia        conformisticamente assimilati al         Club Bilderberg di turno, ma sem-
chiamato a fare e quali siano i suoi    potere, ai poteri di ogni specie pur-    pre là dove una coscienza tormen-
obblighi nella costruzione del mo-      ché offrano una adeguata visibilità      tata dal rovello dell’autocritica è
dello sociale, a parte l’acconsenti-    e una discreta rendita. L’obiettivo      costretta a mettersi costantemente
re per condividerne i benefici,         narcisistico della visibilità, espres-   in discussione (Di Grado). Suggeri-
quale sia il significato morale del     sione del culto idolatrico della pro-    sce a tal proposito Adam Vaccaro:
suo silenzio, non distinguibile dal     pria immagine, genera una conti-         “Non credo che oggi occorrano ma-
vocio indeterminato delle chiac-        guità al potere ricercata ad ogni        nifesti, grida o comizi, ma piuttosto
chiere. Ma dare una risposta com-       costo, tanto più ora che esso, aven-     confronti e scambi tra chi vuole
piuta a queste domande vorrebbe         do una natura finanziaria e tecno-       misurarsi a fondo con i nodi duri
dire avere effettivamente in mente      cratica, non ha più necessità né di      del contesto per continuare a im-
uno scenario altro, che va oltre l’i-   veri intellettuali, cioè di soggetti     maginare un superamento e un’u-
potizzabile catastrofe, unica cosa      pensanti in chiave utopica, né di        scita dall’attualità, un’utopia che
che riesco ad immaginare davvero        veri politici e può permettersi di       non sia fatta solo di speranze inge-
e quando parlo di catastrofe mi ri-     trastullarsi con gli uni e gli altri     nue e illusorie. Ridare corpo a un
ferisco al punto culminante e riso-     come con dei giocattoli di cui ci si     pensiero del futuro è la ricostruzio-
lutivo di un processo drammatico        stanca presto. Si tratta di un nuovo     ne di una polarità culturale neces-
che viviamo come umani, come            tipo di contiguità al potere, ben di-    saria che è anche politica perché,
occidentali, come europei ed ita-       versa dal passato, quando il potere      dice ancora Magris: “l’eclissi del
liani, ma anche alle peggiori di-       aveva bisogno della cultura più an-      sole dell’avvenire sta comportando
struzioni che può produrre una          cora che la cultura del potere.          il tramonto del senso del futuro,
nuova guerra. Dunque, intendo           Quella contiguità che aveva fatto        della speranza del mondo.” E’ que-
che si è aperta anche per noi una       più volte insorgere Pasolini il qua-     sto il punto, l’intoppo fondamenta-
finestra verso la più drammatica        le si era scagliato contro «l’inutile    le della crisi del nostro tempo li-
tra le possibilità di “soluzione” dei   antifascismo da salotto» della cul-      quefatto ancor più che liquido.
conflitti, e mentre ci vorrà del tem-   tura, puntualizzando inoltre che –       Non poter fare altro, per andare
po per cogliere lucidamente il pe-      «la cultura è sempre stata legata al     avanti, che tornare con coraggio
ricolo insito nella nostra presente     potere (…). In questo modo si spie-      sui nostri passi, ripartire dalla
condizione, null’altro possiamo         ga il conformismo di tanti intellet-     base, vivere positivamente l’inat-
fare se non impegnarci a contrasta-     tuali, un conformismo che stupisce       tualità, reimparare la disobbedien-
re con i deboli mezzi che abbiamo       e che addolora». La differenza           za, rinunciare all’estasi idolatrica
l’insensato progetto di dominio to-     principale sta anzitutto nel fatto       dell’auto-contemplazione e, più in
talitario che, avanzando su molte-      che allora esisteva uno come Pier        generale, proteggersi con terapeu-
plici fronti, inghiotte interi popoli   Paolo Pasolini, dotato di vista acu-     tiche dosi di umana generosità
e annichilisce la dignità dell’uomo.    ta, ma dopo il suo assassinio nes-       dall’eccesso di egocentrismo.

KALEIDOS | 8
Cultura versus
Totalitarismo
Franco Fusaro

L’
         idea di cultura è racchiusa     proprie esigenze vitali. Ciò che en-     zialmente problematizzare e argo-
         nella metafora agricola da      tra nello spazio della cultura è solo    mentare (e, potremmo aggiungere,
         cui deriva il termine: cultu-   ciò che in un senso o nell’altro, per    raffigurarsi empaticamente la cate-
ra, dal verbo latino colere, signifi-    un singolo come per un popolo, ha        goria dell’altro).
ca ‘abitare’, ‘coltivare’ ‘ornare (un    “funzionato”, cioè gli ha permesso       Il concetto di totalitarismo risale
corpo)’, ‘venerare (una divinità)’,      di vivere e di realizzarsi. In que-      invece al Novecento: è stato proba-
‘esercitare (una facoltà)’. Rimanda      sto impercettibile ma fondamen-          bilmente il giornalista e politico
cioè principalmente a un interven-       tale lavoro di creazione collettiva      Giovanni Amendola ad usarlo per
to modificatore, al gesto di chi si      i singoli individui sono chiamati a      la prima volta in un articolo del
insedia in un luogo per abitarvi e       dare il proprio unico e irripetibile     1923 pubblicato dal quotidiano Il
perciò stesso lo trasforma. La cul-      contributo, permesso dall’esercizio      Mondo per indicare la dottrina po-
tura, se è tale, rappresenta lo sfor-    del pensiero critico, dalla creativi-    litica del fascismo italiano, da lui
zo individuale verso il cambiamen-       tà, dall’attitudine individuale alla     definito un “sistema totalitario”. Di
to, l’adattamento, la trasformazione     risoluzione dei problemi, dalla di-      lì a poco fu lo stesso Mussolini ad
sia interiore che esteriore. L’uomo      sponibilità nei confronti dell’inno-     attribuire in senso elogiativo al fa-
con la sua cultura cambia il pro-        vazione… La filosofia, e con essa        scismo una precisa “volontà totali-
prio modo di vivere per adattarsi        la cultura occidentale (si pensi         taria”. In seguito il termine fu usa-
all’ambiente che non può (o non          all’etica, alla scienza, alla politi-    to (e abusato) in senso dispregiativo
vuole) modificare e modifica l’am-       ca…), è nata proprio come esercizio      per descrivere altri regimi dittato-
biente in cui vive per renderlo sem-     di libero pensiero. Fare filosofia, ci   riali tipici del Novecento, primi fra
pre più abitabile, cioè adatto alle      spiegano a scuola, significa essen-      tutti il regime nazista tedesco e

                                                                                                         KALEIDOS | 9
quello di Stalin nell’Unione Sovie-      propaganda efficace deve limitarsi        esterni che interni, perché “Mus-
tica. Sono dittature di tipo nuovo,      a poche parole d’ordine martellate        solini ha sempre ragione” o, secon-
in cui lo Stato vuole controllare        ininterrottamente finché entrino in       do uno slogan nazista, “il più forte
ogni aspetto della vita di un indivi-    quelle teste e vi si fissino saldamen-    ha ragione”.
duo, non solo l’aspetto politico ed      te”. (Hitler) E tantomeno, possia-        “Le masse non sanno cosa farsi
economico; i gruppi sociali e poli-      mo aggiungere, deve fare appello          della libertà e, dovendone portare il
tici antagonisti o concorrenti sono      alla razionalità: la massa viene          peso, si sentono come abbandona-
eliminati, non viene tollerata l’esi-    guidata dall’emotività e dall’istinto     te. Esse non si avvedono di essere
stenza di istituzioni ed associazio-     più che dalla logica e dalla ragio-       terrorizzate spiritualmente e priva-
ni che limitino in qualche modo le       ne, quindi il capo carismatico ot-        te della libertà e ammirano solo la
capacità di controllo dello Stato,       tiene il suo consenso ricorrendo ai       forza, la brutalità e i suoi scopi, di-
c’è un capo carismatico con un           sentimenti (alla “pancia” si dice         sposti a sottomettersi”. (Hitler)
unico partito-padrone in grado di        adesso) e non alla ragione. L’argo-       Ecco per l’appunto ciò che rende
dirigere l’educazione, i mezzi di        mentare logico e razionale può ser-       cultura e totalitarismo incompa-
comunicazione, le istituzioni eco-       vire forse per convincere un singo-       tibili: l’unica difesa dal virus del
nomiche e culturali, soffocando          lo uomo, non per guidare un               totalitarismo è la libertà e la demo-
ogni autonomia sia dei singoli che       popolo. “Solo la fede smuove le           crazia, ma libertà e democrazia, se
dei gruppi. Il totalitarismo vuole il    montagne non la ragione. Questa è         sono veramente tali, presuppongo-
consenso delle masse, non si limita      uno strumento ma non può essere la        no la libertà del pensiero, quindi
a dominare e reprimere come i tra-       forza motrice del popolo”. “Al popo-      la differenza critica, la singolarità
dizionali regimi autoritari, vuole       lo non resta che un monosillabo per       prospettica, la creatività spiritua-
bensì plasmare le coscienze dei          affermare e obbedire”. (Mussolini).       le. Senza lo scarto tra il “si pensa”
cittadini, estirpando qualsiasi          Un regime totalitario vuole modifi-       voluto dal regime e l’”io penso”
margine di originalità e individua-      care la realtà (sociale, economica,       quale frutto della propria indivi-
lità. L’invenzione della propaganda      storica) per ricrearla secondo gli        dualità la democrazia è soltanto la
politica è basilare: di essa, che ini-   assunti dell’ideologia.                   maschera della paura o, nella mi-
zia nella scuola, il regime si serve     Il cittadino diventa così un “solda-      gliore delle ipotesi, dell’incapacità
per manipolare la natura stessa          to”, il suo ruolo è quello di credere     di esercitare un pensiero critico e
dell’uomo, il suo pensiero, i mec-       nella dottrina e nelle illusioni del      quindi di distinguere realtà e fin-
canismi del comportamento. “La                 regime, di servire la patria e il   zione, verità e falsità. La banalità
                                                        suo capo carismatico,      del male di H. Arendt è forse la
                                                                 di combattere     più esauriente testimonianza di
                                                                      i nemici     questa verità storica.
                                                                          s i a    “Sapere aude! Abbi il coraggio
                                                                                   di servirti della tua propria intel-
                                                                                   ligenza” era il motto dell’Illumini-
                                                                                   smo secondo Kant. La vera cultura
                                                                                   “accende la luce”, apre gli occhi,
                                                                                   acuisce lo sguardo, mentre lo stato
                                                                                   totalitario crea cieca e servile ob-
                                                                                   bedienza, gregge e non cittadini.

KALEIDOS | 10
I cantautori
                                         di risalire alle origini: era il 1957
                                         quando a Torino Margot Galante
                                         Garrone, Sergio Liberovici e Mi-

italiani e la
                                         chele Straniero fondarono i Canta-
                                         cronache – momento aurorale del
                                         cantautorato italiano influenzato
                                         dai colleghi francesi e propulsore

politica                                 per il mondo della canzone impe-
                                         gnata dei decenni a venire – in cui
                                         la canzone era indissolubilmente
                                                                                 bottista che non si sbilancia e che
                                                                                 cammina sul filo per non schierar-
                                                                                 si. A pensarci bene, già con la vi-
Mauro Masiero                                                                    gorosa Le cinque anatre del 1978
                                         legata all’impegno sociale. Pionie-
                                         ri di una canzone piacevole e orec-     Guccini ci mostrava una colorita

P
        uò l’arte, e in particolar       chiabile, ma diretta e forte, densa     metafora di un avvenire migliore,
        modo la musica, essere un        di contenuti, trovarono difficoltà      con il profetico ritornello ma quel
        mero ornamento, uno svago        ad affermarsi e nel 1962 si sciolse-    suo volo certo vuole dire che biso-
e un piacevole diletto per l’orec-       ro, lasciando un’eredità raccolta e     gnava volare a celebrare l’arrivo di
chio e per la mente o deve caricar-      fatta fruttare da altri grandi nomi:    quell’unica anatra nel caldo Sud.
si di un importante ruolo sociale,       si apre l’epoca dominata da Luigi       Ma il cantautore modenese mai
portare con sé una dichiarata con-       Tenco, Fabrizio De André, France-       ha rinunciato a un valore aggiunto
sapevolezza e magari giungere a          sco Guccini. Giorgio Gaber. Al di       alle sue canzoni: quando non con-
sbilanciarsi, criticare, proporre,       là delle canzoni su temi dichiarata-    tengono un esplicito messaggio,
schierarsi? La canzone è «canta          mente politici e sociali, provocato-    sono degli exempla (Che Guevara,
che ti passa» o un messaggio che         ri e scomodi, è interessante vede-      Cristoforo Colombo ad esempio) o
disturba, colpisce e scatena consa-      re come questi contenuti passino        delle metafore.
pevolezze, desta malcontenti, inci-      anche in canzoni apparentemente         Anche Giorgio Gaber, agguerritis-
ta alla decisione, all’azione? Sia-      disimpegnate, che parlano d’amo-        simo contro i borghesi porci, alfiere
mo evidentemente nel vivo di un          re, di storie di vita quotidiana; ma    della partecipazione politica e del-
dibattito mai sopito, che potrebbe       tentiamo una breve carrellata.          la canzone schierata, spesso canta
portare molto molto lontano.             Ne Il Re fa rullare i tamburi Fa-       frivolezze tanto palesi e ostentate
Tra gli anni Sessanta e gli anni Ot-     brizio de André lancia una sonora       da divenire paradossali e mette-
tanta, nell’epoca d’oro della canzo-     critica agli abusi di potere, ma-       re efficacemente in luce i vizi, le
ne italiana, c’era chi sceglieva di      scherandola sotto una ballata fran-     debolezze, il marcio italiani, come
stare dalla parte del canta che ti       cese baroccheggiante con tanto di       l’emblematica Shampoo (1972).
passa: cantando l’amore, l’amici-        accompagnamento al clavicemba-          Gli esempi, come detto, davvero si
zia, l’esperienza di vita; e c’era chi   lo; sempre lui ne Il Fannullone –       potrebbero sprecare e la ricchezza
propendeva per l’altra, cantando         dall’atmosfera innocente e rarefat-     del mondo della canzone impegna-
la politica, la religione, il costume    ta di un valzerino popolare – sca-      ta può darci una risposta, se non
sociale oppure, in maniera diame-        glia una stoccata contro la società     altro statistica, al quesito di par-
tralmente diversa dai loro colleghi,     del “fare”, rivendicando il diritto a   tenza, sul ruolo e sulla utilità del-
amore, amicizia ed esperienza di         non far nulla, a vivere ai margini      la canzone come potente, efficace
vita, rilette però sotto un’ottica ben   e stare a rimirare la luna. A buon      mezzo di comunicazione.
precisa, tesa a toccare certe corde      intenditor...                           In una società scarsamente sensi-
negli ascoltatori, magari mettere in     Avanti di qualche anno, France-         bile alla poesia e poco partecipati-
loro una pulce nell’orecchio e sca-      sco Guccini in quella grande sto-       va e incline all’impegno sociale, se
tenare una riflessione.                  ria d’amore che è Cirano (1996),        esiste una figura in grado di coin-
Molti fecero questa scelta, e i          lancia i suoi strali contro la gente    volgere e di portare avanti messag-
nomi si sprecherebbero; tentiamo         con il naso corto, contro i signori     gi e contenuti estetici profondi, for-
                                         imbellettati che più non sopporta,      se è proprio quella del cantautore.
                                         contro gli orpelli e l’arrivismo, al
                                         cui amo non abbocca. Invettive,
                                         tutte queste, contro l’atmosfera
                                         della cultura dominante della pri-
                                         ma repubblica, della testa sotto
                                         la sabbia, del fare come se niente
                                         fosse, contro una politica cerchio-

                                                                                                        KALEIDOS | 11
Scuola e Società
Necessità di dialogo
Laura De Lazzari

                                                                              rizzonte domestico” per realizzare
                                                                              un sistema di istruzione e forma-
                                                                              zione che, all’interno del processo
                                                                              di internazionalizzazione del qua-
                                                                              dro educativo europeo, dialoghi
                                                                              con il contesto storico del nostro
                                                                              tempo, segnato da profondi proces-
                                                                              si di trasformazione che prefigura-
                                                                              no una svolta radicale nell’evolver-
                                                                              si della civiltà, connotata da sce-
                                                                              nari di discontinuità riconducibili
                                                                              alla transizione ormai compiuta
                                                                              verso un modello di società postin-
                                                                              dustriale e postmoderna.
                                                                              Di più, il ritmo di tali trasforma-
                                                                              zioni, molteplici e diffuse, si ca-
                                                                              ratterizza per una costante e pro-
                                                                              gressiva accelerazione: rapidità e

A
        d ogni cambio di governo       percorsi accidentati della fragilità   velocizzazione nel cambiamento
        si accende il dibattito su     strategica e della incertezza degli    investono i diversi aspetti della
        come riformare la scuo-        strumenti attuativi.                   vita, le forme dell’organizzazione
la, dibattito più conflittuale che     Temi, questi, tutti mossi da esi-      sociale ed economica, le espres-
produttivo cui tutti i media danno     genze di miglioramento che, per        sioni della cultura.
ampia risonanza, enfatizzando al       conseguire esiti strutturalmente       La società del nostro tempo, estre-
massimo le opposte visioni.            positivi richiederebbero confronti     mamente diversificata al proprio
Voci più e meno competenti si          argomentati tra intenzionalità poli-   interno e fortemente terziarizzata,
propongono con analisi per lo più      tiche e mondo della scuola.            è anche caratterizzata dalla forte
sconfortanti sulla produttività del    E, quand’anche si raggiungessero       spinta allo sviluppo delle tecno-
sistema, concentrando sistemati-       i risultati sperati su tali snodi di   logie informatiche e telematiche
camente l’attenzione su criticità      funzionamento del sistema, si trat-    che ha determinato un profondo
che vengono da anni di discussio-      terebbe pur sempre di acquisizioni     mutamento della conoscenza, cam-
ne quali valutazione della qualità,    ancora non risolutive, essendo più     biando i modi di pensare, percepi-
riconoscimento del merito, status      profonde le esigenze di riforma che    re, apprendere, realizzarsi e vivere
sociale ed economico del docente.      riguardano modello e contenuti.        l’esistenza umana; ha accresciuto
Temi fondamentali che, pur muo-        Questa nostra Scuola che pur li-       enormemente le opportunità di
vendo da ambiziosi propositi, poi      cenzia intelligenze e competenze       accesso all’informazione ed al sa-
tra annunci, ritardi, smentite e       riconosciute nel mondo, ed in que-     pere, divenendo un processo per-
cambi di direzione portano ad un       sto manifesta enormi potenzialità,     vasivo a carattere irreversibile e
elevato livello di conflittualità le   deve essere soprattutto “svecchia-     favorendo l’internazionalizzazione
parti in discussione, insegnan-        ta”.                                   della cultura all’interno del più ge-
ti e governanti in particolare, ri-    Necessita andare più in profondità,    nerale fenomeno della globalizza-
schiando spesso di arenarsi sui        avere una visione ampia oltre” l’o-    zione che spinge verso modelli di

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