KALEIDOS Cultura & Politica PERIODICO DELL'UPM SETTEMBRE 2015 N 25 - Università Popolare Mestre
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KALEIDOS kaleidos · Periodico dell’UPM · Settembre 2015 · N° 25 · Distribuzione Gratuita PERIODICO DELL’UPM · SETTEMBRE 2015 · N° 25 Cultura & Politica All’interno i corsi UPM Anno Accademico 15/16 « CULTURA · FORMAZIONE · EDUCAZIONE PERMANENTE · DIDATTICA »
Kaleidos Sommario Periodico dell’ UPM Cultura, Formazione, Attualità Pagina n. 25 - settembre 2015 1 Editoriale 20 Il linguaggio come Registrazione Tribunale di Venezia Daniela Zamburlin opera collettiva n. 13 del 10 maggio 2011 Un bene comune in 2 Cultura e Politica cui chiunque possa rispecchiarsi Editore Alberto Mandricardo Antonella Barina Università Popolare Mestre Corso del Popolo, 61 4 Cultura è politica? 21 Biennale e dintorni 30172 Mestre (VE) Politica è cultura? Il caso Asac. Tel. 041 8020639 Anives Ferro Una proposta per il kaleidos.upm@libero.it Casinò del Lido info@univpopmestre.net 5 Politica e cultura: Carlo Montanaro www.univpopmestre.net oltre la dissoluzione Luigi Viola 23 The Mosque Direttrice Editoriale La Moschea 9 CULTURA versus della Misericordia Annives Ferro TOTALITARISMO Pierpaolo Scelsi Direttrice Responsabile Franco Fusaro Daniela Zamburlin 25 Una cellula di cultura 11 I cantautori italiani attiva in una zona e la politica difficile della città: Caporedattore Mauro Masiero la casa di piazzale Roberto L. Grossi Bainsizza 12 Scuola e società Conversazione con Leopoldo Redazione Necessità di dialogo Mattei, architetto, da tre Gigliola Scelsi, Manuela Gianni, anni impegnato nel “Gruppo Laura De Lazzari Bruno Checchin, Pier Paolo Scelsi di lavoro di via Piave” APS Laura De Lazzari 14 Si può parlare di Gemma Moldi cultura e di politica Stampato presso senza chiacchiere 28 La mostra GRAFICHE LIBERE ed esibizioni dei giovani pittori Via Colombo 40 Una pagina dimenticata personali e di gruppi 30173 Mestre - Venezia dell’ Università ideologicamente Tel. 345 8217131 Popolare Mestre impostati? grafichelibere@gmail.com Mirto Andrighetti Michele Serra Tiratura 1000 copie 30 Agorà 16 Una famiglia Annives Ferro Roberto L. Grossi Manuela Gianni Distribuzione gratuita 18 Charlie Hebdo 32 Corsi Autunnali Pubblicità Vittorio Usigli Anno accademico 2015-2016 Inferiore al 10 per cento del contenuto pubblicato Consiglio direttivo UPM Mirto Andrighetti (presidente), Carlo Zaffalon, Realino Natali, Mario Zanardi, Oriana Semenzato, Laura De Lazzari, Lucia Lombardo, Rober- Le foto di copertina sono to Maroni, Fiorella Rossi, Sonia Rutka, Viviana Zanoboni dell’Avv. Alberto Furlani, Revisori dei conti presidente dell’associazione Civico 5 Isabella Antonucci, Sandro Bergantin, Daniela Domenichini Il coordinamento tecnico e grafico Probiviri è del Dott. Eligio Radin. Ada Innecco, Giovanna Monico, Franco Rigosi Si ringraziano entrambi La pubblicazione si avvale del diritto di citazione per testo e immagini come per la collaborazione. previsto dall’ articolo 10 della Convenzione di Berna, dall’ articolo 70 della legge 22 aprile 1941, dal decreto legge n. 68 del 9 aprile 2003.
Editoriale Daniela Zamburlin N ell’affrontare un tema vasto all’interno dei quali ognuno può confronto e consapevolezza, non e complesso come cultura e riconoscersi quale membro “di di- esitano a tacitarla anche nei modi politica, il primo problema ritto”, del gruppo di appartenenza più violenti. che ci sembra opportuno affrontare nonché nel “patto di adesione so- Va ricordata a questo punto la fi- è quello della definizione di questi ciale” e nelle sue regole etiche ed gura dell’intellettuale. L’uomo di due vocaboli. istituzionali. Esistono però enormi cultura, presente in tutte le epoche Il primo e più immediato concet- differenze tra i popoli; codici e anche se in modo differenziato, ha to del termine cultura si riferisce comportamenti inoltre sono sog- avuto sempre un ruolo importante a quel patrimonio di conoscenze getti a modifiche che dipendono e irrinunciabile in non pochi casi e competenze che ognuno può ac- da fattori vari e diversi, materiali pagando anche con la vita l’espres- quisire. Va da sé che quantità e e immateriali. Uno dei più grossi sione delle proprie idee. qualità del ‘bagaglio’ dipendono da errori della storia è stato quello Tornando al tema, a fronte di rei- molti fattori anche socio-economi- di gerarchizzare la cultura, che terate dichiarazioni di intenti a ci e non è stato un caso se la po- ha comportato il sostenimento di favore della cultura, negli ultimi litica ha spesso cercato ( e cerca) culture ‘superiori’ ad altre, Oggi anni abbiamo assistito ad un pro- di mantenere in svariati modi il più invece siamo nel pieno della glo- gressivo impoverimento culturale basso possibile il livello di queste balizzazione: si può dunque parla- in ogni settore della società dalla nozioni per fini suoi propri. A vo- re di fusione o conciliazione di più scuola all’arte, e persino ad un im- ler essere più espliciti diciamo che credenze. poverimento del bagaglio culturale si governa più facilmente quando Nella sua formulazione più estesa, individuale. La crisi che ci investe mancano gli strumenti di compren- la politica è da intendersi come prima che economica è culturale. sione o di opposizione al potere, arte e scienza del governo, ma Sostiene Dario Fo che la cultura è ossia se vige l’ignoranza dato che l’espressione pur universalmente la vera politica e, lamentando il di- la cultura personale o collettiva è accettata è profondamente condi- sinteresse dimostrato dalla politica certamente una forma di libertà, di zionata dall’ideologia che la infor- per la cultura, ammonisce che un autocoscienza e di autodetermina- ma, se di destra o di sinistra per Paese senza amore per l’arte e la zione. esempio, se laica o confessionale, conoscenza produce abitanti ottusi Secondo una concezione antropo- rivelandosi alla fine ambigua quel e senza prospettive. logica, la cultura è l’insieme delle tanto che basta a non poterne fare Confortano le recenti dichiara- esperienze condivise da ciascuno che l’ennesimo esempio di relativi- zioni del presidente della Repub- dei membri delle relative socie- smo linguistico e culturale. blica Mattarella che, auspicando tà di appartenenza. Codici etici E’ certo invece che da che mon- la ripresa e il nuovo sviluppo del e comportamentali, conoscenze, do è mondo la politica dichiara di nostro Paese, ha dichiarato: “La credenze, arte, morale, diritto, non voler rinunciare alla cultura, a cultura è un antidoto anche contro linguaggio, religione, costume e volte neppure quando quest’ultima la corruzione e l’egoismo, incapace qualsiasi altra capacità e abitudine ne è la cattiva coscienza. Solo i re- di riconoscere l’interesse comune. acquisita dall’individuo in quanto gimi totalitari, che censurano ogni La corruzione è conseguenza di un membro della società. forma di dissenso, temono la cultu- impoverimento della civiltà e delle Ogni cultura ha i propri confini ra, che è anche crescita di libertà, relazioni.” KALEIDOS | 1
Cultura e Politica Alberto Mandricardo Q ual è il rapporto tra politica suo rapporto con l’essere (arte) – d) in grande considerazione anche il e cultura? Secondo il sen- scenari di senso entro cui colloca- “praktikós bíos”, la vita politica al so comune esiste una certa re i progetti di esistenza collettivi e servizio della comunità. naturale incompatibilità od anche individuali (filosofia). Se la filosofia, le arti, la storia e la ostilità tra le due: tutti sanno che La cultura insomma produce cono- scienza fioriscono quando pensano in ogni tempo e in ogni luogo la scenza, crea ipotesi ed interpreta- “εἰς ἀεὶ” (per sempre), libere dalle politica ha tentato di condizionare zioni del mondo e dell’uomo. Es- urgenze del momento, la politica più o meno direttamente la cultura, sendo creata dal libero gioco della che opera nel e sul momento, ha di reprimerne le istanze critiche, mente (delle menti e tra le menti), come suo compito di governare il di assoggettarla alle sue mire. ha bisogno della più assoluta li- divenire mutevole, cogliendo in Ma questa inimicizia tra politica e bertà, non solo in senso politico. esso l’occasione (kairós) per redi- cultura sono insuperabili, conse- Nasce da ciò che i Greci chiama- merlo dalla sua natura effimera. guenza necessaria di una loro re- vano “scholé”, i Latini “otium” e Per il compito che ha, la politica ciproca naturale avversità, oppure, nel XVIII venne indicato con l’e- non può essere solo applicazione al contrario, è perché, salvo che in spressione francese “sans souci” di contenuti elaborati fuori del suo rari momenti particolarmente felici (senza preoccupazione): da quella ambito: deve produrre sintesi cre- nei quali le due sono apparse an- condizione nella quale l’esistenza ative delle produzioni culturali ap- dare d’accordo, esse no n riescono umana è sottratta alle urgenze dei plicandole nelle situazioni di fatto ad essere fedeli a se stesse? bisogni e alla pressione delle si- in cui concretamente opera. L’errore del senso comune è di tuazioni, in cui i pensieri possono Essa deve saper connettere le vi- non distinguere tra giudizi di fatto sciogliersi dalle loro obbligazioni sioni settoriali offerte dai saperi e di principio, di concludere che, abituali e riprodursi in inedite co- in una pratica “totale” (sovrana) poiché le cose vanno in un certo stellazioni. di governo delle cose, al fine di modo, così anche esse devono es- La scholé è la condizione in cui è trarre, nella varietà e mutevolezza sere. possibile condurre il “theoretikós delle circostanze, massimo e du- In realtà per loro stesse cultura e bíos” – la “vita contemplativa” raturo vantaggio per la comunità. politica non sono affatto incompa- – nella quale l’uomo, non condi- Perciò Platone la chiamava “basi- tibili, anzi, sono del tutto comple- zionato da nulla o condizionato il liké téchne” - “arte regia” - ed Ari- mentari. Sono due modalità dello meno possibile, gioca. Come Era- stotele “scienza architettonica” fi- spirito, intendendo con questo ter- clito dice dell’eterno: che è un nalizzata alla felicità degli uomini. mine indicare l’esigenza profonda bambino (“aiòn pàis pàizon” ) e La politica certo esamina le cir- che gli uomini hanno di autocom- giocando crea l’universo e il suo costanze e discute, e sotto questo prendersi e di autopromuoversi in divenire. La creazione ha sempre aspetto appartiene a pieno diritto ogni aspetto della loro vita. Stessa a che fare con il gioco, nel sen- alla cultura (alla theóresis). Espri- è la radice da cui cultura e politica so in cui lo intendeva Friedrich me però anche qualcosa che, se nascono, ma diverso è il loro ruolo. Schiller, cioè come attività non fi- non è solo suo, ma è presente in La cultura, nelle sue differenti nalizzata ad altro che a se stessa e qualche modo in ogni rapporto componenti, si pone lo scopo di quindi proprio per questo l’unica umano, essa sola incarna ed affer- produrre e di offrire: a) conoscenze veramente libera. In quanto sciol- ma nel modo più totale e completo: sempre più ampie e certe del mon- to dalla subordinazione al dato di il potere (krátos), che definirò come do (scienza) – b) consapevolezza fatto, il gioco della mente svela il “l’approccio umano alla realtà che del “farsi” dell’umano attraverso le possibile, scopre nuovi orizzonti prende più sul serio il momento (in- sue azioni ed esperienze (storia e che potranno ispirare agli uomini teso come occasione - kairós) e più più in generale scienze umane) – e quindi alla politica le loro mete. si impegna con la decisione (krísis c) pratiche – diciamo così - di “ri- I Greci riconoscevano la massima a volgerlo a vantaggio degli uomi- modulazione” di esso (umano) nel dignità alla teoresi, ma tenevano ni”. KALEIDOS | 2
Data la diversità dei loro ruoli, le energie sociali, non organizzan- sopra il tempo da cui governare il cultura e politica corrono conti- dole per “sollevare il momento” tempo) l’ha per lo più interpretata nuamente rischi opposti: la cultu- dalla condizione effimera in cui come giustificazione del navigare a ra quello di non essere più capace giace e volgerlo in modo duraturo vista. di “tradurre il suo tempo in idee”, a favore degli uomini. La domanda è allora: quale può come direbbe Hegel (“il mutevole Un potere, che essendo falso, è essere l’“intuizione di eternità” che nell’eterno”), e perciò di non saper anche un falso potere: un potere noi oggi - in un tempo secolarizza- parlare ad esso. usurpatore, mancante della forza to - possiamo avere, il nucleo non La politica, per voler rincorrere ad necessaria, imbelle nei confronti effimero di senso intorno al quale ogni costo il momento, quello di del kairós”. Che non può coglierlo la politica possa attrarre la miriade separarsi dagli scenari “eterni” di a fondo in quanto appiattito sulla dispera d’interessi sociali e sulla cui gli uomini hanno bisogno per situazione, in quanto non la guar- loro sintesi costituire un krátos au- dare senso, cioè legittimare ai loro da da lontano perché manca del tentico, in grado di cogliere davve- stessi occhi le loro azioni, e di di- “punto di vista eterno” che solo ro l’occasione e volgerla a vantag- ventare perciò arbitraria. l’idea, l’intuizione di eternità, po- gio di tutti? A mio avviso la cultura oggi su- trebbe offrirgli. Così oscilla sulla E’ quella di “universalità dell’u- bisce ancora gli effetti demora- superficie del momento, di volta manità”. lizzanti del fallimento storico del in volta tra retorica decisionista, Questa idea di universalità umana progetto universalistico del socia- posture teatralmente energetiche e che sembra oggi astratta ed obso- lismo tentato nel secolo ventesimo. tono dimesso ed asettico – tecnico leta, è perché non sono utilizza- Questo fallimento ha provocato - della “governance”. bili, per lo stato più avanzato che come contraccolpo un diffuso so- Ma se –come pare – il peccato d’o- abbiamo di conoscenza del mondo spetto contro qualsiasi intuizione rigine che porta la politica alla de- e degli uomini, le ipotesi di sua o “visione d’eterno”, contro qual- generazione non sta nella politica, connessione con il divenire già siasi idea (in greco visione si dice ma nella cultura, è da questa che formulate nel passato, senza che “eîdos” o “idéa”) ed ha fatto pre- bisogna partire, chiedendosi come noi non ne abbiamo elaborato una valere una politica senza respiro, essa possa tornare a non essere nostra a noi adeguata. Ma, se inve- schiava dell’occasione, ispirata al succube del divenire, ma capace ce di considerarla astratta, avremo disincantato - se non cinico - ap- di inquadrarlo sub specie aeternita- compreso che l’intuizione “dell’u- prezzamento per l’abilità mano- tis, “entro scenari eterni”. niversalità umana” è per noi mor- vriera dei suoi protagonisti. La cultura si è arresa al divenire da tali il corrispettivo di ciò che per L’errore – di cui sopra dicevo - di quando., imponendosi ad essa l’i- gli dei è l’eterno - la nostra forma confondere la constatazione di fat- dea di “complessità” (che se non è eterna - cominceremo a pensarla to (le cose sono andate così) con solo un modo più elegante per dare come nostro orizzonte necessario, l’affermazione di principio (le cose un nome al disordine del tutto, da sostanziare di contenuti cultu- devono andare così), per quanto dice almeno che non c’è un punto rali e politici. umanamente comprensibile, è ne- fasto per le sue conseguenze, per- ché viene a giustificare la cattiva politica. Questo errore del senso comune politico non è ascrivibile almeno originariamente alla politi- ca come sua “colpa”. Nasce da una clamorosa carenza della cultura: la politica oggi sottovaluta e trascura l’importanza di ispirarsi a visioni (idee) soprattutto perché la cultura del nostro tempo non riesce a of- frirne di efficaci. Le conseguenze di questa carenza culturale sono gravi: dalla politica senza cultura (senza “eíde”) nasce un potere falso, che fingendo di go- vernare il divenire in realtà ne è schiavo. Così inganna e deprime KALEIDOS | 3
Cultura è politica? Politica è cultura? Anives Ferro N essuna paura, non sono su per essere, qualcosa di imminente, come l’arte di governare la socie- un bastione del Castello da coltivare, di cui avere cura, da tà. Ho scritto arte cari amici e di di Mestre a tormentarmi trattare con attenzione e quindi da artisti della politica apprendiamo come Amleto, anzi prendo questo onorare. Il termine viene dal San- tutti i giorni mortificanti imprese mio esordio, del quale con capta- scrito, da cui sono originate tutte artistiche. tio benevolentiae, mi scuso con gli le lingue indoeuropee, esattamente Come sarebbe bello, scusate il amici soci e lettori, per giocare un da Kwel, che significava un cer- condizionale e l’utopia, se davve- po’ con le parole, d’altronde il no- chio, un girare in tondo, un per- ro avessimo degli artisti della cul- stro amato giornale non si chiama corso concluso, durante il quale si tura, se cioè la scuola di tutti gli Kaleidos ? fanno delle cose, da qui culturus e ordini e gradi, se le famiglie, se Allora fingiamo d’avere un bel ca- quindi cultura e poi culto. E con le persone che abbiamo eletto a leidoscopio e di mettere dentro il questa altra, terribile e attuale rappresentarci al Governo, inco- contenitore, invece che vetri co- parola sigillo il tutto, rimandando raggiassero le persone a diventare lorati, parole usate, anzi abusate, qualche curioso alla grande rete , coltivatrici di se stesse e dei propri come cultura e politica, le mesco- basta cliccare www.montesquieu. cerchi e che questi si allargassero liamo, le giriamo e qualcosa usci- it e il nome di Massimo Angelini fino a toccarsi e a scoppiare come rà, magari disegni spaventosi come per trovare un mare di spunti. E bolle di sapone , integrandosi sen- le macchie di Herman Rorschach o non verrebbe voglia per continua- za sofferenza di nessuno… lievi come motivi déco. re il gioco di prima, di mescolare Noi di Kaleidos, noi dell’Univer- La parola cultura spaventa, l’agget- tutto di nuovo aggiungendo la pa- sità Popolare di Mestre lo stiamo tivo che spesso l’accompagna an- rola culto e mettendo tutto al plu- facendo dal 2006 e spero che tra cora di più, di una persona si dice rale? Culture, culti…Si finisce in le righe, faticosamente scritte, tutti che è di bassa, media, alta cultura un terreno difficile dove ognuno possano intravvedere la voglia di e le tre varianti discriminano non di noi ha il diritto/dovere di dire la contribuire a fare una buona poli- poco. Quando molti anni fa legge- sua. La terza parola spaventevole tica della cultura o se preferite una vo sui giornali l’annuncio dei Corsi è politica, che Platone ha definito buona cultura della politica. d’Alta Cultura della Fondazione Giorgio Cini, alla Giudecca, den- tro di me mi facevo piccola picco- la, invidiavo coloro che potevano permettersi tali corsi, non solo per- ché col loro background potevano affrontarli, ma anche perché ave- vano tempo, modo e forse denaro per approfondire il loro sapere in modo ancora più specialistico. Il concetto di cultura certo è cam- biato, l’Umanesimo ha spazzato via l’erudizione e l’Enciclopedia ha fatto il resto, resta però sem- pre un concetto difficile, con mille sfaccettature. Ma da dove deriva? Questo participio futuro deriva dal latino “colere” indica ciò che sta KALEIDOS | 4
Politica e Cultura: oltre la dissoluzione Luigi Viola D irò subito che non esiste professione e specialmente da co- neo alla vita di intere popolazioni oggi Cultura alcuna nella loro i quali - a partire dalla propria in ogni area del mondo, l’assenza Politica, né autentica cul- capacità di produrre pensiero criti- di eticità rispetto al fine del bene tura della politica, né una credibi- co in forma di utopie e di visioni – comune, hanno radicalmente cam- le politica della cultura. Gli intel- sono capaci di influenzare l’esi- biato non solo le relazioni tra poli- lettuali, da parte loro, hanno una stente e dunque di strutturarlo at- tica e cultura, ma il significato specifica responsabilità in ciò. Non traverso nuovi linguaggi che “di- stesso di tali termini, depotenzian- posso offrire soluzioni per il futuro ventano reali solo in forme e azio- doli e trasformandoli in espressio- capaci di sottrarci allo stallo attua- ni condivise da almeno una parte ni indifferenziate del pensiero uni- le, ma può essere utile mettere a del corpo sociale “ (A. Vaccaro). co. Siamo agli antipodi di quel pen- confronto alcune argomentazioni, Non si tratta di immaginare gli in- siero progettante che avevamo co- sviluppate in studi recenti, che tellettuali come algide vestali della nosciuto nella nostra giovinezza, il hanno il merito di toccare proble- cultura che operano nella “illusio- quale incardinava politica e cultu- maticamente un tema di rilievo. Il ne romantica della propria incon- ra entro un’ineludibile, sebbene fatto che non esista oggi alcun vero taminata salute mentale” come complessa e contraddittoria diadi, rapporto, in senso critico e creati- scriveva il poeta Antonio Porta al di fuori della quale era impossi- vo, tra Politica e Cultura è consta- (Unità, 18 febbraio 1989), ma al bile cogliere il senso profondo del- tazione comune. Per politica inten- contrario di saper “ andare verso le la relazione sociale, sintetizzabile diamo l’azione dei partiti e dei mo- cose … senza paura di sporcarsi le nel convincimento che non c’è po- vimenti nell’ambito sociale ovvero, mani, perché tanto le mani non ri- litica senza cultura. Possiamo ap- in loro assenza per autoannienta- mangono pulite in nessun modo”. plicare la proprietà transitiva, di- mento e incapacità di rinnovamen- E’ proprio questa presenza critica cendo che non c’è cultura senza to, ciò che ne resta sotto forma di nelle cose dell’intellettuale e politica. In questo modo Norberto esercizio elitario di un potere viep- dell’artista che si manifesta oggi Bobbio contestava già nel secondo più autocratico che democratico del tutto assente. La constatazione dopoguerra l’illusione che la poli- all’interno delle Istituzioni, dove, di un’incolmabile separatezza tra tica potesse fare da sola e che ci in una cornice di democrazia for- politica e cultura, l’una indifferen- potessero essere una cultura o una male, prevalgono gli interessi non te all’altra, l’una più autoreferen- tecnica impolitica o apolitica da del cittadino, ma dei cosiddetti po- ziale dell’altra e l’una più inane essa separate. Non pochi, dopo l’e- teri forti, economici e tecnocratici, dell’altra di fronte ai grandi poteri sperienza fascista che aveva se- favoriti dal consolidamento di una di prevalente natura economica, ci gnato il prevalere negativo della casta politica prezzolata, in balia obbliga a tentare di cogliere le ra- politica in ogni dimensione della dei grandi burocrati, protesa gioni di un divorzio, ma al contem- vita sociale e culturale, pensavano all’autoconservazione, non in gra- po di un perverso accordo di coesi- che tale separazione potesse costi- do di governare i processi e resa stenza che produce effetti deleteri tuire un valore fondante della nuo- inutile dall’emergere di nuove fi- e distruttivi sulla compagine socia- va vita democratica. Un inganno gure carismatiche (il carisma po- le per capire se possa esistere una tuttavia, che Bobbio denunciava pulistico in sostituzione della rela- qualche possibilità di ricomposi- con parole ancor oggi attuali, pro- zione democratica). Per cultura zione di un tessuto così lacerato. In prio alla luce delle nostre recenti intendiamo, invece, la funzione realtà i processi di trasformazione esperienze di “governi tecnici”. critica e di stimolo anticonformista sociale ed economica avvenuti in «… tecnica apolitica vuol dire in che dovrebbe essere esercitata dai questi ultimi trent’anni, all’insegna fin dei conti tecnica pronta a servire cosiddetti intellettuali, cioè da tutti di un capitalismo finanziario sfron- qualsiasi padrone, purché questi la- quelli che fanno del sapere una tato e corrotto, cinicamente estra- sci lavorare e, s’intende, assicuri al KALEIDOS | 5
invece una politica della cultura solo nel nostro Paese, abbiano con- che fosse: «oltre che la difesa della dotto, in modo accelerato negli ul- libertà, anche la difesa della veri- timi decenni, al declino del ruolo tà. Non vi è cultura senza libertà, degli intellettuali nella società ov- ma non vi è neppure cultura senza vero come sia potuto succedere spirito di verità. (…) Le più comu- che la relazione tra politica e cul- ni offese alla verità consistono nel- tura, inscindibile fin dall’inizio del le falsificazioni di fatti o nelle stor- Risorgimento, sia stata completa- ture di ragionamenti». Ricordiamo mente dissolta, dando vita al tem- con quale afflizione negli anni 90 po triste del grande silenzio, con- Bobbio lasciasse trapelare la pro- traddistinto dall’assordante assen- pria amarezza al riguardo, per un za di pensiero critico. Secondo lavoro più o meno onesti compensi; processo che non aveva sortito evi- Asor Rosa ci sono stati periodi ben tecnica apolitica vuol dire soprat- dentemente gli esiti sperati. Un’a- più positivi, in cui il nostro Paese è tutto che la tecnica è forza bruta, marezza che troviamo anche nella stato guidato da una progettualità strumento, e come tale si piega al riflessione di Alberto Asor Rosa in sostenuta nei momenti più vivi dal- volere e agli interessi del primo che “Il grande silenzio. Intervista sugli la confluenza entro un proposito vi ponga le mani. Chi si rifugia, intellettuali” (Laterza, 2009). Asor comune delle diverse tradizioni come in un asilo di purità, nel pro- Rosa pone qui il problema della culturali, socialista, cattolica, libe- prio lavoro, pretende di essere riu- dissoluzione del rapporto tra cultu- rale. Ad esempio, durante i governi scito a liberarsi dalla politica, e ra e potere e quello della responsa- di unità antifascista del 1944-1947 invece tutto quello che fa in questo bilità diretta degli intellettuali in e durante la ricostruzione politica senso altro non è che un tirocinio tale processo, avendo essi rinun- ed economica che seguì alla vitto- alla politica che gli altri gli impor- ciato al proprio fondamentale do- ria degasperiana nelle elezioni del ranno, e quindi alla fine fa della vere di “farsi ascoltare” e “rompe- ‘48, compresa la successiva espe- cattiva politica» (Norberto Bobbio, re il silenzio”. Quella che nel pas- rienza dei governi di centro-sini- Tra due repubbliche: alle origini sato era sempre stata la ragione stra. Forse sono stati gli anni Ses- della democrazia italiana, 1996). prima dell’engagement intellettua- santa e Settanta quelli segnati da Come scrive Mario Ricciardi (Il le. L’intervista esamina il ruolo un rapporto fra ceto intellettuale e Sole 24 Ore, 12 gennaio 2014) degli intellettuali nella storia d’Ita- classe politica tra i più fecondi, “Dietro l’illusione della tecnica lia, evidenziando lo spaventoso ed sviluppando esperienze di cultura apolitica, Bobbio vedeva all’opera inarrestabile degrado del tessuto politica e di governo che oggi dob- il politico incompetente che non è etico e culturale del nostro Paese, biamo probabilmente rimpiangere, in condizione di prendere buone come si riflette nel contraddittorio pensando alla visione strategica di decisioni perché è privo delle co- rapporto fra intellettuali e potere cui furono capaci intellettuali noscenze necessarie. Non ha idea politico nella società italiana, se- come Giorgio Ruffolo, Paolo Sylos di come procurarsele, e non se ne gnata «da arretratezza culturale, Labini, Antonio Giolitti o Pasquale cura perché è soltanto un politi- da una debole identità nazionale e Saraceno che parteciparono all’e- cante. Proprio al compito di rende- una congenita fragilità delle sue sperienza del centro-sinistra o lea- re la politica consapevole dell’im- classi dirigenti. L’Italia, infatti, di- der politici come Enrico Berlin- portanza della conoscenza accura- strugge sistematicamente le pro- guer e Aldo Moro che furono capa- ta dei fatti e del rigore nell’argo- prie élites: sociali, politiche, cultu- ci di dare le gambe a una proposta, mentazione Bobbio avrebbe dedi- rali e persino produttive. Le mino- non importa come la si voglia giu- cato una parte consistente delle ranze intelligenti e attive sono dicare, del peso del compromesso sue energie nei decenni del dopo- sempre state cancellate dall’azione storico. Tali energie creative, tali guerra, fino alla crisi della prima concorde delle maggioranze passi- facoltà di proiezione verso l’oriz- repubblica”. Nei primi anni Cin- ve e di potere (finte élites più mas- zonte futuro sono cessate da molto quanta Bobbio, in polemica con i se)». Il giudizio del 2009 sembra tempo e le élites intellettuali non comunisti che proponevano una senza appello, ma francamente alla hanno più alcun valore politico. politica culturale come frutto di luce degli eventi successivi po- Gli anni 60-70 sono stati un perio- una visione strutturata sul modello trebbe essere perfino ulteriormente do in cui, riprendendo la metafora egemonico di stampo gramsciano, rafforzato. Dobbiamo dunque in- leopardiana utilizzata da Asor prefigurando la concezione di un terrogarci seriamente su quali tra- Rosa nell’intervista, le ‘opinioni’ intellettuale organico, sosteneva sformazioni e quali dinamiche, non hanno cambiato o cercato di cam- KALEIDOS | 6
biare i ‘costumi’ degli italiani. In tuale perde la funzione e abdica al (Bonanno, 2012) offre un contribu- seguito abbiamo avuto semplice- proprio ruolo, supplito da un “tec- to molto interessante sulla questio- mente una navigazione a vista, un nico” perfettamente intercambia- ne, indagando la sfera d’azione cabotaggio sempre più spento e bile, con funzioni di collaborazione pubblica degli intellettuali, ovvero svigorito. La dissoluzione del rap- occasionale. Come abbiamo già ri- le diverse forme della loro parteci- porto fra cultura e politica inizia levato, citando le profetiche parole pazione politica con particolare at- negli anni Ottanta, quelli del “ri- di Bobbio e come sostiene anche tenzione per il ruolo che gli intel- torno al privato” e della Milano (o Giovanni Solimine, “la negazione lettuali svolgono nel legittimare la qualsiasi altra città) “da bere” e si del rapporto fra cultura e politica e politica. Lippi propone una perio- manifesta, come abbiamo già det- la loro reciproca diffidenza sono dizzazione storica che individua to, in una progressiva e reciproca confermate paradossalmente pro- tre grandi fasi: 1) la fase della se- incapacità di comunicare. Il ceto prio dalle parentesi tecniche cui il parazione che si sviluppa tra l’Uni- politico, una casta ormai, diviene paese è stato costretto a ricorrere tà d’Italia e il primo conflitto mon- «sempre più autosufficiente, chiu- nei momenti di crisi più acuta, se- diale; 2) la fase dell’egemonia, con so a riccio su se stesso, disposto a guiti alle rovine del craxismo (go- l’avvento del partito di massa e gli tutto pur di non concedere nulla a verno Ciampi dall’aprile 1993 al intellettuali organici, che va dalla qualsiasi apporto esterno, che po- maggio 1994) e del berlusconismo prima guerra mondiale alla fine trebbe suonare anche come con- (governo Monti dal novembre 2011 della Prima Repubblica (1992); 3) trollo, verifica, denuncia. A provo- all’aprile 2013), sempre che la fase attuale della condivisione, care la crescita di autoreferenziali- quest’ultima stagione possa davve- caratterizzata da una sostanziale tà dei partiti intervengono diversi ro dirsi conclusa. La surroga tec- ambiguità di ruoli e dal professio- fattori, tra cui la crisi e poi la morte nocratica e la quarantena della po- nismo politico, una condivisione delle grandi ideologie». Il decadi- litica dimostrano che l’incapacità che equivale ad un reale annulla- mento etico e culturale che coinci- degli intellettuali di incidere e di mento dell’efficacia del pensiero de con le epoche del craxismo e farsi ascoltare è speculare alla sor- critico. Secondo la studiosa del del berlusconismo, capaci di allar- dità e all’autoreferenzialità della diritto costituzionale Ginevra Cer- gare lo scadimento morale e il di- politica. Nell’esperienza italiana di rina Feroni, questa terza fase si sconoscimento di ogni forma di ra- questi ultimi decenni e in un qua- presenta come “ un ottimo brodo di dicamento culturale anche agli dro sostanzialmente bloccato i due cultura per gli intellettuali un po’ oppositori o presunti tali, è il prin- ceti possono alternarsi e tutt’al più opportunisti e un po’ narcisi, così cipale effetto di una caduta di ten- conferirsi una delega, ma non san- come un ottimo motivo per allonta- sione senza precedenti, derivata da no dar vita ad una sintesi virtuosa narsene, per ragioni di dignità e una concezione autarchica e perso- ed efficace” (giovannisolimine.it libertà. Anche qui c’è stata una pa- nalistica della politica che non ha La conoscenza rende liberi, rabola tanto a destra quanto a sini- più alcun interesse obiettivo per la 23.09.2013). Ancora non possiamo stra. Quanti erano ad esempio gli cultura, orientata unicamente a che concordare con Solimine: “ la intellettuali intorno al primo Ber- perseguire il criminale intreccio di vera rivoluzione culturale operata lusconi o al primo Occhetto? Cer- interessi economici, mafiosi e cri- nell’ultimo trentennio – se si può tamente molti di più di adesso. Le minali al fine di ottenere vantaggi a usare questa espressione per Betti- istituzioni – non più i partiti che proprio favore o a profitto di una no Craxi e Silvio Berlusconi – con- praticamente sono morti – appalta- ristretta cerchia, sicché l’intellet- siste … proprio nell’aver sdogana- no agli intellettuali qualche consu- to l’antintellettualismo e nell’aver lenza e qualche parere, salvo igno- sovvertito la scala dei valori, indi- rarlo se non ha un valore immedia- cando nani e ballerine come riferi- to e concreto. Insomma: senza pas- menti al posto del ceto colto e di sione e progetto civile (e oggi sia- chi esprime una qualsivoglia com- mo nella decadenza), senza il rife- petenza. È amaro constatare la fa- rimento strutturato della politica (e cilità con cui questa operazione è oggi non c’è) l’intellettuale o è solo, stata possibile, a conferma del fat- dunque inutile, o è mercenario, e to che probabilmente Craxi e Ber- dunque perde la sua essenza più lusconi hanno incarnato ciò che autentica, ovvero la sua libertà”. molti italiani sono o vorrebbero es- (Intellettuali e potere politico: il sere”. Pure il saggio di Andrea Lip- dovere di farsi ascoltare, Confronti pi, La politica degli intellettuali, costituzionali, 6.3.2014). Come si KALEIDOS | 7
vede, si tende verso una conclusio- Il silenzio inerte dell’intellettuale suno ha più alzato la voce. Eppure ne inevitabile, quella di “un qua- su tali prospettive pesa come un si deve tentare di ripartire, ribal- dro sostanzialmente bloccato macigno. Chi ha una certa età ri- tando la contingenza e marginalità nell’esperienza italiana di questi corda una lettura scolastica dell’in- attuale del ruolo degli intellettuali ultimi decenni in cui i due ceti po- fanzia, quella del bambino olande- che li ha trasformati in ubbidienti litico ed intellettuale non sanno se che tenne a bada l’inondazione, diffusori del pensiero unico, anche dar vita ad una sintesi virtuosa ed infilando il proprio dito nel foro se questo si scontra con la specifi- efficace”, anzi! Ma anche guardan- che si era aperto nel cemento della ca natura del potere carismatico do indietro, alle fasi precedenti diga. Oggi se c’è una cosa che non oggi dominante, il quale, senza di- della storia del Paese, non c’è da possiamo più fare è di sperare nel stinzione tra destra e sinistra, non stare troppo allegri e basterebbe miracolo, nell’uomo del destino. Ci tollera il pensiero critico perché rileggersi il memorabile Discorso sarebbe bisogno di mettere in gio- esso semplicemente offusca il Boss sopra lo stato presente dei costumi co in grado estremo le lucide armi e ne lede l’immagine. L’intellettua- degl’Italiani di Leopardi per capi- del pensiero, ma viviamo invece in le, per suo statuto, ontologicamen- re che il bobbiano “dovere di esse- un’epoca vuota, senza idealità, te, non può che essere “contro”, re pessimisti” ha fondate ragioni però piena di retori e sofisti, tanto promotore del dubbio. La sua col- per essere praticato. Affiora qui un compresi di sé e suggestionati dal- locazione non può essere all’inter- tema complesso, quello di chi sia le proprie parole quanto privi di no di una lobby, di un partito, di oggi l’intellettuale nella fase coraggio, di sensibilità, di visione, un’accademia, al servizio di un dell’integrazione, cosa egli sia conformisticamente assimilati al Club Bilderberg di turno, ma sem- chiamato a fare e quali siano i suoi potere, ai poteri di ogni specie pur- pre là dove una coscienza tormen- obblighi nella costruzione del mo- ché offrano una adeguata visibilità tata dal rovello dell’autocritica è dello sociale, a parte l’acconsenti- e una discreta rendita. L’obiettivo costretta a mettersi costantemente re per condividerne i benefici, narcisistico della visibilità, espres- in discussione (Di Grado). Suggeri- quale sia il significato morale del sione del culto idolatrico della pro- sce a tal proposito Adam Vaccaro: suo silenzio, non distinguibile dal pria immagine, genera una conti- “Non credo che oggi occorrano ma- vocio indeterminato delle chiac- guità al potere ricercata ad ogni nifesti, grida o comizi, ma piuttosto chiere. Ma dare una risposta com- costo, tanto più ora che esso, aven- confronti e scambi tra chi vuole piuta a queste domande vorrebbe do una natura finanziaria e tecno- misurarsi a fondo con i nodi duri dire avere effettivamente in mente cratica, non ha più necessità né di del contesto per continuare a im- uno scenario altro, che va oltre l’i- veri intellettuali, cioè di soggetti maginare un superamento e un’u- potizzabile catastrofe, unica cosa pensanti in chiave utopica, né di scita dall’attualità, un’utopia che che riesco ad immaginare davvero veri politici e può permettersi di non sia fatta solo di speranze inge- e quando parlo di catastrofe mi ri- trastullarsi con gli uni e gli altri nue e illusorie. Ridare corpo a un ferisco al punto culminante e riso- come con dei giocattoli di cui ci si pensiero del futuro è la ricostruzio- lutivo di un processo drammatico stanca presto. Si tratta di un nuovo ne di una polarità culturale neces- che viviamo come umani, come tipo di contiguità al potere, ben di- saria che è anche politica perché, occidentali, come europei ed ita- versa dal passato, quando il potere dice ancora Magris: “l’eclissi del liani, ma anche alle peggiori di- aveva bisogno della cultura più an- sole dell’avvenire sta comportando struzioni che può produrre una cora che la cultura del potere. il tramonto del senso del futuro, nuova guerra. Dunque, intendo Quella contiguità che aveva fatto della speranza del mondo.” E’ que- che si è aperta anche per noi una più volte insorgere Pasolini il qua- sto il punto, l’intoppo fondamenta- finestra verso la più drammatica le si era scagliato contro «l’inutile le della crisi del nostro tempo li- tra le possibilità di “soluzione” dei antifascismo da salotto» della cul- quefatto ancor più che liquido. conflitti, e mentre ci vorrà del tem- tura, puntualizzando inoltre che – Non poter fare altro, per andare po per cogliere lucidamente il pe- «la cultura è sempre stata legata al avanti, che tornare con coraggio ricolo insito nella nostra presente potere (…). In questo modo si spie- sui nostri passi, ripartire dalla condizione, null’altro possiamo ga il conformismo di tanti intellet- base, vivere positivamente l’inat- fare se non impegnarci a contrasta- tuali, un conformismo che stupisce tualità, reimparare la disobbedien- re con i deboli mezzi che abbiamo e che addolora». La differenza za, rinunciare all’estasi idolatrica l’insensato progetto di dominio to- principale sta anzitutto nel fatto dell’auto-contemplazione e, più in talitario che, avanzando su molte- che allora esisteva uno come Pier generale, proteggersi con terapeu- plici fronti, inghiotte interi popoli Paolo Pasolini, dotato di vista acu- tiche dosi di umana generosità e annichilisce la dignità dell’uomo. ta, ma dopo il suo assassinio nes- dall’eccesso di egocentrismo. KALEIDOS | 8
Cultura versus Totalitarismo Franco Fusaro L’ idea di cultura è racchiusa proprie esigenze vitali. Ciò che en- zialmente problematizzare e argo- nella metafora agricola da tra nello spazio della cultura è solo mentare (e, potremmo aggiungere, cui deriva il termine: cultu- ciò che in un senso o nell’altro, per raffigurarsi empaticamente la cate- ra, dal verbo latino colere, signifi- un singolo come per un popolo, ha goria dell’altro). ca ‘abitare’, ‘coltivare’ ‘ornare (un “funzionato”, cioè gli ha permesso Il concetto di totalitarismo risale corpo)’, ‘venerare (una divinità)’, di vivere e di realizzarsi. In que- invece al Novecento: è stato proba- ‘esercitare (una facoltà)’. Rimanda sto impercettibile ma fondamen- bilmente il giornalista e politico cioè principalmente a un interven- tale lavoro di creazione collettiva Giovanni Amendola ad usarlo per to modificatore, al gesto di chi si i singoli individui sono chiamati a la prima volta in un articolo del insedia in un luogo per abitarvi e dare il proprio unico e irripetibile 1923 pubblicato dal quotidiano Il perciò stesso lo trasforma. La cul- contributo, permesso dall’esercizio Mondo per indicare la dottrina po- tura, se è tale, rappresenta lo sfor- del pensiero critico, dalla creativi- litica del fascismo italiano, da lui zo individuale verso il cambiamen- tà, dall’attitudine individuale alla definito un “sistema totalitario”. Di to, l’adattamento, la trasformazione risoluzione dei problemi, dalla di- lì a poco fu lo stesso Mussolini ad sia interiore che esteriore. L’uomo sponibilità nei confronti dell’inno- attribuire in senso elogiativo al fa- con la sua cultura cambia il pro- vazione… La filosofia, e con essa scismo una precisa “volontà totali- prio modo di vivere per adattarsi la cultura occidentale (si pensi taria”. In seguito il termine fu usa- all’ambiente che non può (o non all’etica, alla scienza, alla politi- to (e abusato) in senso dispregiativo vuole) modificare e modifica l’am- ca…), è nata proprio come esercizio per descrivere altri regimi dittato- biente in cui vive per renderlo sem- di libero pensiero. Fare filosofia, ci riali tipici del Novecento, primi fra pre più abitabile, cioè adatto alle spiegano a scuola, significa essen- tutti il regime nazista tedesco e KALEIDOS | 9
quello di Stalin nell’Unione Sovie- propaganda efficace deve limitarsi esterni che interni, perché “Mus- tica. Sono dittature di tipo nuovo, a poche parole d’ordine martellate solini ha sempre ragione” o, secon- in cui lo Stato vuole controllare ininterrottamente finché entrino in do uno slogan nazista, “il più forte ogni aspetto della vita di un indivi- quelle teste e vi si fissino saldamen- ha ragione”. duo, non solo l’aspetto politico ed te”. (Hitler) E tantomeno, possia- “Le masse non sanno cosa farsi economico; i gruppi sociali e poli- mo aggiungere, deve fare appello della libertà e, dovendone portare il tici antagonisti o concorrenti sono alla razionalità: la massa viene peso, si sentono come abbandona- eliminati, non viene tollerata l’esi- guidata dall’emotività e dall’istinto te. Esse non si avvedono di essere stenza di istituzioni ed associazio- più che dalla logica e dalla ragio- terrorizzate spiritualmente e priva- ni che limitino in qualche modo le ne, quindi il capo carismatico ot- te della libertà e ammirano solo la capacità di controllo dello Stato, tiene il suo consenso ricorrendo ai forza, la brutalità e i suoi scopi, di- c’è un capo carismatico con un sentimenti (alla “pancia” si dice sposti a sottomettersi”. (Hitler) unico partito-padrone in grado di adesso) e non alla ragione. L’argo- Ecco per l’appunto ciò che rende dirigere l’educazione, i mezzi di mentare logico e razionale può ser- cultura e totalitarismo incompa- comunicazione, le istituzioni eco- vire forse per convincere un singo- tibili: l’unica difesa dal virus del nomiche e culturali, soffocando lo uomo, non per guidare un totalitarismo è la libertà e la demo- ogni autonomia sia dei singoli che popolo. “Solo la fede smuove le crazia, ma libertà e democrazia, se dei gruppi. Il totalitarismo vuole il montagne non la ragione. Questa è sono veramente tali, presuppongo- consenso delle masse, non si limita uno strumento ma non può essere la no la libertà del pensiero, quindi a dominare e reprimere come i tra- forza motrice del popolo”. “Al popo- la differenza critica, la singolarità dizionali regimi autoritari, vuole lo non resta che un monosillabo per prospettica, la creatività spiritua- bensì plasmare le coscienze dei affermare e obbedire”. (Mussolini). le. Senza lo scarto tra il “si pensa” cittadini, estirpando qualsiasi Un regime totalitario vuole modifi- voluto dal regime e l’”io penso” margine di originalità e individua- care la realtà (sociale, economica, quale frutto della propria indivi- lità. L’invenzione della propaganda storica) per ricrearla secondo gli dualità la democrazia è soltanto la politica è basilare: di essa, che ini- assunti dell’ideologia. maschera della paura o, nella mi- zia nella scuola, il regime si serve Il cittadino diventa così un “solda- gliore delle ipotesi, dell’incapacità per manipolare la natura stessa to”, il suo ruolo è quello di credere di esercitare un pensiero critico e dell’uomo, il suo pensiero, i mec- nella dottrina e nelle illusioni del quindi di distinguere realtà e fin- canismi del comportamento. “La regime, di servire la patria e il zione, verità e falsità. La banalità suo capo carismatico, del male di H. Arendt è forse la di combattere più esauriente testimonianza di i nemici questa verità storica. s i a “Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intel- ligenza” era il motto dell’Illumini- smo secondo Kant. La vera cultura “accende la luce”, apre gli occhi, acuisce lo sguardo, mentre lo stato totalitario crea cieca e servile ob- bedienza, gregge e non cittadini. KALEIDOS | 10
I cantautori di risalire alle origini: era il 1957 quando a Torino Margot Galante Garrone, Sergio Liberovici e Mi- italiani e la chele Straniero fondarono i Canta- cronache – momento aurorale del cantautorato italiano influenzato dai colleghi francesi e propulsore politica per il mondo della canzone impe- gnata dei decenni a venire – in cui la canzone era indissolubilmente bottista che non si sbilancia e che cammina sul filo per non schierar- si. A pensarci bene, già con la vi- Mauro Masiero gorosa Le cinque anatre del 1978 legata all’impegno sociale. Pionie- ri di una canzone piacevole e orec- Guccini ci mostrava una colorita P uò l’arte, e in particolar chiabile, ma diretta e forte, densa metafora di un avvenire migliore, modo la musica, essere un di contenuti, trovarono difficoltà con il profetico ritornello ma quel mero ornamento, uno svago ad affermarsi e nel 1962 si sciolse- suo volo certo vuole dire che biso- e un piacevole diletto per l’orec- ro, lasciando un’eredità raccolta e gnava volare a celebrare l’arrivo di chio e per la mente o deve caricar- fatta fruttare da altri grandi nomi: quell’unica anatra nel caldo Sud. si di un importante ruolo sociale, si apre l’epoca dominata da Luigi Ma il cantautore modenese mai portare con sé una dichiarata con- Tenco, Fabrizio De André, France- ha rinunciato a un valore aggiunto sapevolezza e magari giungere a sco Guccini. Giorgio Gaber. Al di alle sue canzoni: quando non con- sbilanciarsi, criticare, proporre, là delle canzoni su temi dichiarata- tengono un esplicito messaggio, schierarsi? La canzone è «canta mente politici e sociali, provocato- sono degli exempla (Che Guevara, che ti passa» o un messaggio che ri e scomodi, è interessante vede- Cristoforo Colombo ad esempio) o disturba, colpisce e scatena consa- re come questi contenuti passino delle metafore. pevolezze, desta malcontenti, inci- anche in canzoni apparentemente Anche Giorgio Gaber, agguerritis- ta alla decisione, all’azione? Sia- disimpegnate, che parlano d’amo- simo contro i borghesi porci, alfiere mo evidentemente nel vivo di un re, di storie di vita quotidiana; ma della partecipazione politica e del- dibattito mai sopito, che potrebbe tentiamo una breve carrellata. la canzone schierata, spesso canta portare molto molto lontano. Ne Il Re fa rullare i tamburi Fa- frivolezze tanto palesi e ostentate Tra gli anni Sessanta e gli anni Ot- brizio de André lancia una sonora da divenire paradossali e mette- tanta, nell’epoca d’oro della canzo- critica agli abusi di potere, ma- re efficacemente in luce i vizi, le ne italiana, c’era chi sceglieva di scherandola sotto una ballata fran- debolezze, il marcio italiani, come stare dalla parte del canta che ti cese baroccheggiante con tanto di l’emblematica Shampoo (1972). passa: cantando l’amore, l’amici- accompagnamento al clavicemba- Gli esempi, come detto, davvero si zia, l’esperienza di vita; e c’era chi lo; sempre lui ne Il Fannullone – potrebbero sprecare e la ricchezza propendeva per l’altra, cantando dall’atmosfera innocente e rarefat- del mondo della canzone impegna- la politica, la religione, il costume ta di un valzerino popolare – sca- ta può darci una risposta, se non sociale oppure, in maniera diame- glia una stoccata contro la società altro statistica, al quesito di par- tralmente diversa dai loro colleghi, del “fare”, rivendicando il diritto a tenza, sul ruolo e sulla utilità del- amore, amicizia ed esperienza di non far nulla, a vivere ai margini la canzone come potente, efficace vita, rilette però sotto un’ottica ben e stare a rimirare la luna. A buon mezzo di comunicazione. precisa, tesa a toccare certe corde intenditor... In una società scarsamente sensi- negli ascoltatori, magari mettere in Avanti di qualche anno, France- bile alla poesia e poco partecipati- loro una pulce nell’orecchio e sca- sco Guccini in quella grande sto- va e incline all’impegno sociale, se tenare una riflessione. ria d’amore che è Cirano (1996), esiste una figura in grado di coin- Molti fecero questa scelta, e i lancia i suoi strali contro la gente volgere e di portare avanti messag- nomi si sprecherebbero; tentiamo con il naso corto, contro i signori gi e contenuti estetici profondi, for- imbellettati che più non sopporta, se è proprio quella del cantautore. contro gli orpelli e l’arrivismo, al cui amo non abbocca. Invettive, tutte queste, contro l’atmosfera della cultura dominante della pri- ma repubblica, della testa sotto la sabbia, del fare come se niente fosse, contro una politica cerchio- KALEIDOS | 11
Scuola e Società Necessità di dialogo Laura De Lazzari rizzonte domestico” per realizzare un sistema di istruzione e forma- zione che, all’interno del processo di internazionalizzazione del qua- dro educativo europeo, dialoghi con il contesto storico del nostro tempo, segnato da profondi proces- si di trasformazione che prefigura- no una svolta radicale nell’evolver- si della civiltà, connotata da sce- nari di discontinuità riconducibili alla transizione ormai compiuta verso un modello di società postin- dustriale e postmoderna. Di più, il ritmo di tali trasforma- zioni, molteplici e diffuse, si ca- ratterizza per una costante e pro- gressiva accelerazione: rapidità e A d ogni cambio di governo percorsi accidentati della fragilità velocizzazione nel cambiamento si accende il dibattito su strategica e della incertezza degli investono i diversi aspetti della come riformare la scuo- strumenti attuativi. vita, le forme dell’organizzazione la, dibattito più conflittuale che Temi, questi, tutti mossi da esi- sociale ed economica, le espres- produttivo cui tutti i media danno genze di miglioramento che, per sioni della cultura. ampia risonanza, enfatizzando al conseguire esiti strutturalmente La società del nostro tempo, estre- massimo le opposte visioni. positivi richiederebbero confronti mamente diversificata al proprio Voci più e meno competenti si argomentati tra intenzionalità poli- interno e fortemente terziarizzata, propongono con analisi per lo più tiche e mondo della scuola. è anche caratterizzata dalla forte sconfortanti sulla produttività del E, quand’anche si raggiungessero spinta allo sviluppo delle tecno- sistema, concentrando sistemati- i risultati sperati su tali snodi di logie informatiche e telematiche camente l’attenzione su criticità funzionamento del sistema, si trat- che ha determinato un profondo che vengono da anni di discussio- terebbe pur sempre di acquisizioni mutamento della conoscenza, cam- ne quali valutazione della qualità, ancora non risolutive, essendo più biando i modi di pensare, percepi- riconoscimento del merito, status profonde le esigenze di riforma che re, apprendere, realizzarsi e vivere sociale ed economico del docente. riguardano modello e contenuti. l’esistenza umana; ha accresciuto Temi fondamentali che, pur muo- Questa nostra Scuola che pur li- enormemente le opportunità di vendo da ambiziosi propositi, poi cenzia intelligenze e competenze accesso all’informazione ed al sa- tra annunci, ritardi, smentite e riconosciute nel mondo, ed in que- pere, divenendo un processo per- cambi di direzione portano ad un sto manifesta enormi potenzialità, vasivo a carattere irreversibile e elevato livello di conflittualità le deve essere soprattutto “svecchia- favorendo l’internazionalizzazione parti in discussione, insegnan- ta”. della cultura all’interno del più ge- ti e governanti in particolare, ri- Necessita andare più in profondità, nerale fenomeno della globalizza- schiando spesso di arenarsi sui avere una visione ampia oltre” l’o- zione che spinge verso modelli di KALEIDOS | 12
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