ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE "DE NORA - LORUSSO" - IISS De Nora

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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE "DE NORA - LORUSSO" - IISS De Nora
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ISTITUTO DI ISTRUZIONE
SECONDARIA SUPERIORE
“DE NORA - LORUSSO”

                 C O R S O I N T E R G E N E R A Z I O N A L E P E R A N Z I A N I AT T I V I
                                FA S E 1 : F O R M A Z I O N E « T U TO R »
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE "DE NORA - LORUSSO" - IISS De Nora
SALUTE E
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DOMANDA
L’acqua potabile per essere ‘buona’
deve essere priva di ogni sostanza
chimica

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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE "DE NORA - LORUSSO" - IISS De Nora
SOLUZIONE

L’acqua contiene molte sostanze chimiche vantaggiose per la salute: eliminarle
non solo non rappresenta alcun beneficio ma potrebbe, anzi, essere
potenzialmente ‘dannoso’.
Eliminare tutte le sostanze presenti nell'acqua, infatti, provocherebbe la
riduzione di elementi nutrizionali essenziali per la salute, naturalmente
presenti (ad esempio, boro, selenio, fluoro, cromo, rame) e di numerosi
altri sali minerali quali calcio, magnesio, iodio, potassio.
La normativa sulle acque destinate al consumo umano è volta a garantire
che le acque nel momento in cui sono utilizzate dall'uomo siano salubri e
pulite e ad evitare che sostanze chimiche potenzialmente dannose per la
salute siano presenti al di sopra dei livelli che potrebbero comportare un
rischio.
DOMANDA
Posso scegliere una dieta vegana o
vegetariana e vivere bene

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SOLUZIONE
La dieta vegana è un regime alimentare che prevede l'esclusione di tutti i cibi di origine animale e, di conseguenza, l'assunzione
esclusiva di alimenti vegetali
Una persona vegan, oltre a non mangiare alimenti di provenienza animale non consuma nemmeno i loro prodotti (latte e
latticini, uova e miele) partendo dal presupposto che per ottenerli gli animali sono sacrificati o, comunque, sfruttati. Oltre
all'aspetto dell'alimentazione, quindi, questa scelta investe anche aspetti etici di rispetto per gli animali (non utilizzare materiali di
origine animale, non divertirsi a spese degli animali, non utilizzarli a scopo di lucro).
Una recente pubblicazione del Ministero della Salute, così come il documento pubblicato nel 2009 dall’ADA (American Dietetic
Association), una delle più importanti associazioni di nutrizionisti del mondo, riportano che la dieta vegetariana e la dieta
vegana, se correttamente pianificate, possono essere adeguate dal punto di vista nutrizionale.
In realtà, problemi legati alla mancanza di quantità sufficienti di alcuni elementi nutritivi (carenze nutrizionali)
possono facilmente verificarsi in chi segue una dieta vegana. Poiché i vegani escludono completamente gli alimenti di
origine animale dalla loro dieta abituale, assumono quantità molto ridotte di quei nutrienti che sono contenuti soprattutto in
essi: proteine, zinco, calcio, ferro, vitamina D, acidi grassi omega 3. In particolare, può essere particolarmente allarmante la
mancanza di vitamina B12 perché essendo coinvolta in processi biochimici, nella sintesi di neurotrasmettitori e nella
riproduzione, serve a svolgere molte funzioni fondamentali per l'organismo. La vitamina B12 è assente negli alimenti di origine
vegetale.
La dieta vegana, di conseguenza, richiede prudenza ed è consigliabile seguirla sotto controllo medico e dietologico
soprattutto per alcune fasce di popolazione come bambini, adolescenti, donne in età fertile, in gravidanza e in allattamento.
DOMANDA
Il farmaco equivalente è identico a
quello di marca

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SOLUZIONE
Farmaci generici (o equivalenti) hanno dimostrato una pari efficacia e sicurezza rispetto ai farmaci “di marca”.
Nel nostro Paese è credenza diffusa che i farmaci generici siano meno efficaci dei farmaci “di marca” perché “se
un farmaco costa poco allora non ha gli stessi effetti”.
Il termine “generico” è stato sostituito da anni con il termine più appropriato di “equivalente” che significa “vale
come l’altro”. Cos'è un farmaco equivalente? È un farmaco con lo stesso principio attivo (sostanza
avente effetto curativo), efficacia, sicurezza, qualità, quantità, indicazioni e controindicazioni del
corrispondente farmaco “di marca”, ma con un costo inferiore di almeno il 20%, essendo scaduto il
brevetto che consentiva la produzione in esclusiva alla ditta che l'aveva inventato. Il brevetto, infatti, dura 20 anni
e serve a consentire il recupero dei costi sostenuti per la ricerca (1).
È bene sottolineare che i farmaci equivalenti, come quelli “di marca”, prima di essere messi in commercio sono
sottoposti ad un'attenta valutazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e devono aver dimostrato
in uno studio clinico la loro equivalenza. I farmaci equivalenti possono presentare un aspetto diverso per colore o
sapore. Questo dipende unicamente dal tipo di eccipienti che vengono usati, sostanze che non hanno attività
curativa, ma sono necessarie per la conservazione e l'assorbimento del principio attivo. Inoltre, i farmaci di marca
hanno un nome di fantasia, facilmente memorizzabile da medici e pazienti, mentre il farmaco equivalente è
denominato col nome del principio attivo
DOMANDA
Se si beve moltissima acqua si perde
l’appetito e si dimagrisce

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SOLUZIONE
Bere troppa acqua, così come berne troppo poca, è nocivo per la salute perché, tra gli altri effetti, può determinare la diluizione degli
elettroliti nel sangue, specialmente il sodio e il potassio, che hanno una funzione essenziale nel bilancio dei liquidi tra l’interno e
l’esterno delle cellule.
Per mantenere un buono stato di salute l’organismo umano ha bisogno del giusto quantitativo d’acqua in modo da
reintegrare le perdite idriche garantendo così le condizioni ottimali per gran parte dei processi fisiologici Segnali di
un’assunzione eccessiva di acqua sono mal di testa, nausea e vomito, aumento della pressione sanguigna, stato confusionale,
sonnolenza, respirazione difficoltosa, astenia (stanchezza). Il gruppo di esperti scientifici dell’Autorità Europea per la Sicurezza
Alimentare (European Food Safety Authority, EFSA) sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie, ha di recente ridefinito i
valori dietetici di riferimento di diversi nutrienti, tra cui l’acqua, raccomandando la quantità che è necessario assumere per
godere di buona salute a seconda dell’età e del sesso. I valori di riferimento, che considerano l’acqua assunta
complessivamente – sia mediante consumo diretto, sia attraverso alimenti e bevande di ogni genere – in condizioni di
moderate temperature ambientali e medi livelli di attività fisica, sono così definiti:
- negli adolescenti, adulti e anziani: per le femmine 2 litri al giorno (2 L/giorno); per i maschi 2,5 L/giorno
I valori sono indicativi; in condizioni di climi caldi e di attività fisiche intense, o altre situazioni che inducano disidratazione, i
livelli di acqua da assumere possono variare sensibilmente (può considerarsi anche più del doppio delle quantità indicate). Ciò
si verifica anche in condizioni di stress e disturbi gastro-enterici che determinino vomito e diarrea, come per la diarrea del
lattante.
DOMANDA
Bisogna bere solo quando si ha sete

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SOLUZIONE
No, è necessario bere la quantità di acqua adeguata alla propria età e corporatura anche se non si avverte il senso della sete.
Bere acqua è una azione fondamentale per essere in salute e in forma perché l’acqua rappresenta per un individuo
adulto circa il 60%-65% della massa corporea. La sua quantità è maggiore nel neonato (77% circa) e tende a diminuire
con l’età (negli anziani cala al 50%).
L’acqua potabile apporta elementi minerali importanti che l’organismo non può produrre, quali, tra gli altri, calcio e
magnesio.L’acqua è un elemento necessario al corretto mantenimento delle funzioni vitali e riveste ruoli fisiologici
essenziali: grazie all'acqua il corpo mantiene la sua temperatura costante indipendentemente dalla temperatura
(questo può prevenire effetti gravi durante le ondate di calore); consente processi essenziali come digestione e
circolazione sanguigna, trasportando i nutrienti ed eliminando le ‘scorie’ attraverso le urine, lubrifica muscoli e
articolazioni, conserva la pelle elastica e molto altro ancora.
La sua presenza nell'organismo deve essere mantenuta costante: ed è per questo che è possibile
restare senza bere solo per poco tempo. Quando l’acqua comincia a mancare interviene il
meccanismo della sete che, però, non sempre è avvertito (soprattutto nei bambini e negli anziani) e
che comunque si attiva quando è già iniziata una fase di stress e disidratazione nell'organismo. Ad esempio, nel caso
di attività fisiche e sportive o di impegno intellettuale la mancanza di una quantità sufficiente di acqua penalizza
notevolmente anche le prestazioni.
Per questi motivi è necessario bere anche se non si avverte il senso della sete.
DOMANDA
Per sapere se sono obeso devo
calcolare: peso (in kg) diviso il
quadrato dell'altezza (in metri)

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SOLUZIONE
L'obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, in genere a causa di
un'alimentazione scorretta e di uno stile di vita sedentario.
In Italia, nel 2014, poco più di quattro adulti su dieci (46,4%) sono risultati obesi o in sovrappeso.

La misurazione del grasso corporeo in eccesso può essere effettuata con diversi metodi, ma il più comune è
l'indice di massa corporea (IMC o BMI = body mass index, in inglese). L'IMC si calcola secondo la formula seguente:
IMC = peso (in chilogrammi – kg) diviso il quadrato dell'altezza (in metri)
Le classi di peso per gli adulti indicate dall'IMC sono:
• minore di 18,5 = sottopeso
• da 18,5 a 24,9 = normopeso
• da 25 a 29,9 = sovrappeso
• maggiore di 30 = obesità
DOMANDA
La dieta iperproteica non è sana

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SOLUZIONE
La dieta iperproteica è caratterizzata da un consumo di proteine molto elevato che supera di gran lunga le
percentuali raccomandate dalle linee guida e si associa ad una forte riduzione del consumo di carboidrati. L’idea di
base è che riducendo notevolmente la quantità di carboidrati e aumentando di molto quella delle proteine, il
corpo sia spinto ad utilizzare i grassi di deposito per produrre energia. Questo, però, si verifica soltanto quando la
dieta iperproteica è anche ipocalorica perché la quantità di carboidrati e grassi introdotti non è sufficiente a
coprire il fabbisogno energetico dell’organismo e di conseguenza il corpo utilizza proteine e grassi di deposito per
produrre energia. In caso contrario, la quantità di proteine in eccesso viene utilizzata attraverso una via
metabolica (gluconeogenesi) che porta alla formazione di glucosio e ciò può favorire la formazione di nuovo
grasso di deposito.
La dieta iperproteica una situazione metabolica che, se condotta per periodi di tempo troppo lunghi e
senza un rigoroso controllo, può presentare rischi per la salute. Può provocare una carenza di diverse
sostanze, quali micronutrienti (vitamine, minerali) e fibre; ridurre i depositi di glucosio (glicogeno) del fegato, utilizzati
per mantenere un normale livello di glucosio nel sangue; causare episodi di chetoacidosi per l’eccessivo accumulo di
corpi chetonici nel sangue creando scompensi dannosi per l’organismo
Va, inoltre, considerato che un eccessivo consumo di proteine aumenta il lavoro dei reni deputati
alla loro degradazione con formazione di urea.
DOMANDA
Al ristorante può essere servita acqua
minerale naturale, liscia o
effervescente, in caraffa

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SOLUZIONE

No, la fornitura di acqua minerale naturale in un pubblico esercizio deve avvenire con una bottiglia chiusa
ermeticamente e con l’etichetta riportante tutte le indicazioni di legge.
In nessun caso, dovrà essere generata ambiguità nel consumatore sulle acque somministrate. Nel
caso in cui le acque potabili siano fornite in caraffe e subiscano dei trattamenti la normativa vigente
(art. 13 D.Lgs. n. 181/2003) stabilisce che le acque idonee al consumo umano non preconfezionate,
somministrate a consumatori in pubblici esercizi, riportino chiaramente sul contenitore la
dicitura di “acqua potabile trattata o acqua potabile trattata e gassata” se l’acqua è
stata addizionata di anidride carbonica.
L’acqua minerale naturale è sottoposta a una normativa rigorosa non solo rispetto alla sua origine,
riconoscimento e controllo ma anche sull’informazione associata alla sua somministrazione, a tutela
della salute e dei diritti di informazione dei consumatori.
DOMANDA
L’ananas brucia i grassi

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SOLUZIONE

Spesso si sente dire che l’ananas bruci i grassi. Sulla capacità del frutto di agire come brucia grassi e quindi come
dimagrante si sono affermate false convinzioni. Facciamo chiarezza.
L’ananas è un frutto ricco d’acqua (la sola polpa ne contiene più dell’80%) con pochissime calorie (solo
57 per 100 grammi) e molteplici proprietà nutrizionali (è particolarmente ricco di calcio, potassio,
fosforo e vitamine A e C e polifenoli). All’ananas spesso è associata la capacità di bruciare i grassi. Il falso
mito deriva dal fatto che l’ananas contiene una sostanza, chiamata bromelina, in grado di rompere le
molecole proteiche (attività proteolitica) degli alimenti rendendole più digeribili (1), ma che non ha alcuna
attività sui grassi. Diversi studi clinici hanno mostrato gli effetti antiedematoso (riduzione della ritenzione
di liquidi), anti-infiammatorio e anti-trombotico della bromelina (2). Una considerazione importante
riguarda il contenuto di bromelina nell’ananas: esso è molto più alto nel gambo che nella polpa e per
questo motivo gli integratori alimentari che si trovano in farmacia sono un concentrato
di enzima estratto dal gambo fresco. Dunque, l’ananas può aiutare la digestione ed è un ottimo
drenante essendo ricco di acqua. Tali aspetti lo rendono ideale per una dieta ipocalorica.
L’ananas, però non fa dimagrire: la vera perdita di grasso si ottiene solo attraverso una dieta equilibrata
potenziata dall’attività fisica.
DOMANDA
L’uso di antibiotici per curarsi può
avere effetti negativi

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SOLUZIONE
Gli antibiotici sono medicinali utilizzati per curare o prevenire le infezioni causate da batteri. Sono in grado di
uccidere i batteri stessi e/o di prevenire la loro moltiplicazione e diffusione all’interno dell’organismo e la
trasmissione ad altre persone.
Gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali quali il raffreddore, l’influenza e alcuni tipi di tosse e mal
di gola.
In caso di infezioni non gravi causate da batteri, non è necessario ricorrere subito agli
antibiotici poiché il nostro sistema immunitario è, nella maggior parte dei casi, in grado di risolverle
autonomamente.
Assumere antibiotici scorrettamente espone inutilmente al rischio di effetti indesiderati
(come disturbi intestinali e reazioni allergiche) che possono essere anche estremamente gravi.
Proprio un antibiotico, l'amoxicillina, uno dei principi attivi più prescritti in Italia, è al primo posto per numero di
effetti collaterali segnalati. Nel solo 2013, in Italia, sono state segnalate circa 6.400 reazioni avverse agli antibiotici !
Inoltre, l'uso improprio aumenta il rischio di sviluppare resistenze, fenomeno per cui i batteri
diventano immuni ai farmaci rendendo le cure inefficaci per tutti.
DOMANDA
La cipolla assorbe i microbi

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SOLUZIONE

La cipolla presenta molte attività benefiche ma posizionata vicino al letto non previene il raffreddore.
Le cipolle sono spesso usate come rimedio naturale contro tosse e raffreddore. Si pensa infatti che
posizionando accanto ai lettini dei bambini delle fette di cipolla, queste sarebbero in grado di attirare i
microbi. Il falso mito, così come riportato in rete, risalirebbe ai primi anni del 1900 quando un medico
avrebbe incontrato una famiglia di contadini sfuggita all'influenza per aver posizionato cipolle aperte nella
propria dimora, e sostenendo come ogni fetta avesse intrappolato in sé virus e batteri. In realtà non
esistono “magneti batterici” perché i microbi si propagano ad esempio attraverso gocce di liquido
biologico (gli starnuti) o attraverso contatti diretti. Non esistono cibi che attraggono i microbi. La
cipolla rimane comunque un alimento che presenta svariati benefici. Contiene infatti
calcio, ferro e fosforo che risultano di grande aiuto contro la stanchezza fisica e mentale; vi sono poi
zinco, sodio e potassio che aiutano a mantenere i tessuti elastici. Molti studi scientifici dimostrano che
presenta un grande potenziale nel prevenire le malattie cardiovascolari e nel controllare la
pressione arteriosa e il colesterolo (1). In conclusione, la notizia riportata nel titolo è dunque falsa e
la cipolla affettata e lasciata in giro per casa, non ha proprietà miracolose e/o curative.
DOMANDA
Assumere troppa vitamina C è
inutile, ma non fa male

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SOLUZIONE
Le vitamine si possono suddividere in due grandi gruppi: idrosolubili (che si sciolgono in acqua) e
liposolubili (che si sciolgono nei grassi).
Le vitamine idrosolubili (che si sciolgono in acqua), di cui fanno parta la vitamina C, o acido ascorbico, e
le vitamine del gruppo B, partecipano a reazioni cosiddette di ossido riduzione e/o si legano a
diversi enzimi coinvolti in processi metabolici vitali che riguardano zuccheri (carboidrati), grassi
(lipidi), proteine, acidi nucleici (DNA, RNA) o altre vitamine.
Le vitamine liposolubili (che si sciolgono nei grassi) sono la A, D, E, K. Sono trasportate all'interno del
corpo dai grassi e sono immagazzinate nel tessuto adiposo. La loro azione è più articolata e varia; in
alcuni casi, come per la vitamina D, possono anche avere un ruolo simile agli ormoni.
Le vitamine idrosolubili (che si sciolgono in acqua) non si accumulano nei tessuti poiché
sono eliminate rapidamente tramite le urine e difficilmente si verificano problemi legati
ad un loro eccesso nell'organismo. La loro assunzione deve essere regolare
DOMANDA
Meglio mangiare la frutta lontano dai pasti

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SOLUZIONE
Si sente spesso dire che mangiare frutta alla fine dei pasti non è una buona abitudine. I motivi che alimentano questa
credenza sono diversi: alcuni riferirebbero una più difficile perdita di peso, altri l'instaurarsi di sensazioni di gonfiore e
sazietà. Alcuni componenti della frutta, come fibre e oligosaccaridi, possono, in effetti, rallentare, seppur in misura
modesta, il transito del cibo attraverso il tratto gastrointestinale, dar luogo a dei processi di fermentazione e creare
un accumulo di gas nell'intestino con conseguente sensazione di gonfiore. Questa situazione si verifica soprattutto in
coloro che hanno una particolare sensibilità intestinale (colite ulcerosa, sindrome dell’intestino irritabile,
meteorismo). In generale, se si escludono queste condizioni, non si riscontrano fastidi dopo aver ingerito la frutta a
fine pasto e non ci sono studi scientifici o linee guida che sconsigliano di mangiare la frutta dopo i pasti.
Concludere il pasto con un frutto può, in realtà, portare diversi benefici: fa sì che gli zuccheri che contiene vengano
rilasciati nel sangue più lentamente di quando si mangia la stessa frutta a digiuno 1. L’innalzamento rapido dei livelli di
zucchero nel sangue è in generale da evitare, perché induce una rapida risposta ormonale (insulina – glucagone), che
causa a sua volta un rapido ritorno del senso di fame, l’acidità della frutta e alcune vitamine al suo interno (vitamina
C) possono facilitare l'assorbimento del ferro contenuto nelle verdure e negli alimenti di origine vegetale, grazie ai
suoi componenti antiossidanti, accompagna il cibo nella digestione proteggendolo dai danni ossidativi, il suo sapore
acidulo dà all'organismo il segnale di fine pasto
In conclusione, mangiate frutta quando volete, purché ne mangiate: questa è la cosa più importante.
Se poi la mangiate alla fine dei pasti e non riscontrate alcun fastidio, non vi causerà nessun danno; di
certo non vi farà ingrassare (a meno che non si esageri nelle quantità), potreste, invece, averne
qualche beneficio in più.
DOMANDA
Mangiare i carboidrati a cena fa
ingrassare

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SOLUZIONE

È falso! Si tratta di una errata convinzione: non conta infatti in che momento della giornata si mangino carboidrati, ma
piuttosto quanti se ne introducono quotidianamente e di quante calorie totali si compone la nostra dieta.
Pane, pasta e riso sono alimenti ricchi di carboidrati: nutrienti che il nostro corpo utilizza in via preferenziale per
ottenere energia.
Per un’alimentazione equilibrata, è sicuramente importante non mangiarne più del dovuto e stare attenti a
consumarli in porzioni adeguate al proprio fisico, all'età e all'attività fisica svolta. È bene, inoltre, avere degli
accorgimenti, per esempio evitare condimenti elaborati per i primi piatti, quindi più ricchi di grassi e difficili da
digerire. Tuttavia, la convinzione che i carboidrati debbano essere esclusi dalla dieta, o che sia meglio assumerli
durante il giorno e non la sera, è priva di fondamenta.
L’opinione comune, diffusa soprattutto tra gli sportivi, di non assumere carboidrati a cena, nasce principalmente
dall'errata convinzione che se assunti prima di andare a dormire e in assenza di grosse attività fisiche, questi
aumentino le probabilità di essere trasformati in grasso.
È bene sottolineare che il consumo energetico durante il sonno non è poi così diverso da quello di un’attività
mattiniera sedentaria, come lo stare seduti ad una scrivania davanti a un computer (2).
Anzi, per chi la notte ha difficoltà a dormire, una cena a base di carboidrati sembra possa favorire il riposo notturno,
stimolando la produzione di serotonina (la molecola del benessere) utile per andare a dormire più rilassati e sazi.
DOMANDA
Meglio bere acqua lontano dai pasti

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SOLUZIONE
Non è una buona abitudine, quella di molti, di non bere acqua durante i pasti.
Con questo comportamento si vorrebbe ottenere un doppio vantaggio: digerire più facilmente e
dimagrire in modo più rapido. Non è vero! Bere una giusta quantità di acqua (non oltre i 600-700 ml)
durante il pasto, serve infatti a migliorare la consistenza degli alimenti ingeriti svolgendo quindi un ruolo
importante nella digestione. Solo se si beve un’eccessiva quantità di acqua, i succhi gastrici vengono diluiti
e quindi i tempi della digestione si potrebbero leggermente allungare.
Inoltre, l’abitudine di non bere durante i pasti, ma di bere solo prima, non ha di per sé alcun
effetto dimagrante, ma favorisce semplicemente il senso di sazietà, portando a ridurre la
quantità di cibo nel pasto.
L’acqua svolge un ruolo indispensabile e vitale in quasi tutti i processi biologici del nostro corpo, per
questo è bene ricordare alcune regole fondamentali come bere frequentemente e poco alla volta almeno
1,5 litri di acqua al giorno, salvo diverse prescrizioni mediche; prestare attenzione ai bambini,
maggiormente esposti al rischio di disidratazione e alle persone anziane che spesso, pur non
avvertendo lo stimolo a bere, devono sforzarsi di farlo frequentemente ed anche al di fuori
dei pasti.
DOMANDA
Posso mangiare quello che
voglio quando voglio… se poi
vado in palestra

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SOLUZIONE
Coniugare una sana alimentazione con un’attività fisica regolare è il primo passo per mantenere o migliorare il
proprio stato di salute.
Quante volte ci è capitato di dire o sentir dire “oggi ho fatto un'intensa attività fisica, ora posso mangiare
quello che voglio!” oppure “vado in palestra per dimagrire”?
Certo, praticare un'attività fisica regolare aiuta a controllare il peso ed a mantenere la propria forma
fisica, favorisce il dispendio energetico e previene l'obesità ed il sovrappeso… ma da sola non basta.
Mettendo a confronto i risultati ottenuti con la sola attività fisica rispetto a quelli dati dalla dieta o da
interventi combinati dieta-attività fisica per combattere l'obesità, si vede che la dieta o gli interventi
combinati sono più efficaci della sola attività fisica nella perdita di peso. È necessario, pertanto,
adottare uno stile di vita corretto in cui un'attività fisica adeguata sia accompagnata da
una dieta equilibrata, altrimenti le calorie che si bruciano durante l'allenamento vengono
recuperate con l'eccesso di cibo. Fondamentale, quindi, è bilanciare le calorie introdotte con
l'alimentazione e quelle consumate con il movimento. Molti studi dimostrano che, oltre ad avere effetti
positivi sulla salute fisica, praticare un'attività regolare ha benefici anche a livello psicologico. Favorisce,
infatti, lo sviluppo dell'autostima e migliora il tono dell'umore, facilita la gestione dell'ansia, aiuta a
combattere la solitudine e riduce i sintomi dello stress e della depressione.
DOMANDA
L’esercizio fisico è efficace se arrivo a
sentire dolore

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SOLUZIONE
Il dolore è un segnale d’allarme e non di efficacia. Il dolore, infatti, è il “mezzo” con cui il corpo ci indica che si sta lavorando
male oppure che si sta facendo uno sforzo troppo intenso o un esercizio sbagliato.
Non è vero che, se durante l'attività fisica non si sente dolore, non si sta lavorando bene.
Chi pratica un'attività fisica regolare può svolgere esercizi anche molto intensi senza avvertire alcun dolore. Se
durante l'allenamento compare un crampo o altro dolore, bisogna fermarsi e aspettare che passi. Se
non scompare, oppure se ricomincia o aumenta dopo la ripresa dell'attività, bisogna interrompere
l’esercizio e consultare un medico. Possibili cause del dolore avvertito durante l'allenamento sono contratture,
stiramenti o strappi. Tali traumi muscolari sono molto frequenti tra gli sportivi, con un'incidenza tra il 20-30%. Nella
contrattura si ha una contrazione involontaria e dolorosa di uno o più muscoli, mentre lo stiramento è causato
dall'eccessivo allungamento delle fibre muscolari, e nello strappo si ha addirittura la loro rottura. Questi eventi si
verificano quando il muscolo viene sollecitato in maniera eccessiva o in caso di movimenti bruschi e violenti,
soprattutto in persone non allenate. In questi casi è importante smettere l'allenamento e far riposare il muscolo per
evitare un peggioramento della situazione. Eseguire un riscaldamento prima dell'allenamento con esercizi di
allungamento muscolare, sia prima che dopo l'attività fisica, sono utili per prevenire questi eventi dolorosi.
Mai sottovalutare i segnali che il nostro corpo ci manda: meglio prevenire un trauma muscolare che curarlo!
DOMANDA
Più sudo più dimagrisco

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SOLUZIONE
Attraverso il sudore perdiamo solo liquidi e sali minerali, che sono i suoi principali costituenti. Non è possibile,
quindi, perdere grasso, come molti credono, poiché il sudore non lo contiene.
Molte persone sono convinte che sudando si perda peso. Da qui la frequenza di sauna e bagno turco,
l'utilizzo di felpe o indumenti vari di materiale plastico durante l'allenamento, la pratica di attività
fisiche intense… tutto nel tentativo di sudare tanto e dimagrire! In realtà il dimagrimento non è
dato dalla sudorazione, ma dalle calorie consumate durante l'attività fisica svolta.
La sudorazione è un importante meccanismo di termoregolazione: mediante l'evaporazione dell'acqua
contenuta nel sudore si ha la dispersione del calore in eccesso. Questo meccanismo è essenziale per
evitare un eccessivo e pericoloso innalzarsi della temperatura corporea, a cui potrebbero conseguire seri
problemi per la salute. Per tale motivo andrebbero evitati quegli indumenti che non permettono
l'evaporazione del sudore e il raffreddamento del corpo! Poiché con la sudorazione si perdono
principalmente liquidi, è molto importante reintegrali bevendo acqua durante e dopo l'allenamento, per
mantenere il “bilancio idrico”. Uno dei rischi è l'insorgenza di crampi, comuni tra persone anche giovani,
che svolgono attività fisica senza reintegrare a sufficienza i liquidi persi
DOMANDA
Se faccio tanti addominali la pancetta
sparisce

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SOLUZIONE
Un'attività fisica mirata non comporta la perdita del grasso/tessuto adiposo che ricopre i muscoli coinvolti
nell'esercizio.
Molte persone eseguono tanti esercizi addominali nella speranza di far scomparire il grasso
localizzato in quella zona. In realtà, la riduzione del grasso corporeo si può ottenere solo
associando sempre all'attività fisica una dieta equilibrata. La “pancetta” dipende da fattori
genetici, ormonali, scorretta alimentazione e sedentarietà. È importante, quindi, adottare
uno stile di vita attivo e seguire un'alimentazione di tipo mediterraneo, con elevato consumo di
frutta, verdura, cereali, pesce, legumi, poca carne e pochi grassi. Questo non significa che eseguire
regolarmente gli esercizi addominali non serva, ma per avere muscoli addominali ben definiti
bisogna abbinare anche un'attività aerobica, come la marcia, il jogging, il nuoto, la bicicletta etc., che
aiuti a bruciare il grasso in eccesso. Rinforzare e tonificare i muscoli addominali, inoltre, ha benefici
sulla postura e aiuta ad evitare il mal di schiena.
È importante, però, un allenamento regolare, iniziando lentamente e aumentando gradualmente il
numero delle ripetizioni, tenendo conto sempre della propria corporatura e delle proprie esigenze.
DOMANDA
L’anoressia colpisce soprattutto le
donne

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SOLUZIONE
L'anoressia è una malattia che, anche se colpisce principalmente le donne con un rapporto di 9 a 1 rispetto agli uomini,
vede in aumento il numero di maschi colpiti soprattutto durante la fase adolescenziale o preadolescenziale. Dati più
recenti suggeriscono che questo rapporto sia arrivato almeno a 4:1. Essa rappresenta la conseguenza
dell’interazione di diversi fattori/condizioni: biologici, genetici, traumatici, socio-culturali, personali (come mancanza di
autostima, perfezionismo, impotenza, sensazione di inutilità, percezione dell’ideale di magrezza etc.) o psichici (come ansia
o depressione).
L'anoressia è più di un semplice problema con il cibo: si tratta, infatti, di un rapporto patologico con il proprio
corpo, la propria identità e la propria sessualità. Chi ne è affetto è ossessionato dall'idea di prendere peso e
diventare grasso. Pertanto, oltre ad evitare cibi ingrassanti, ricorrerà ad un esercizio fisico esagerato, a
purghe, diuretici, farmaci anoressizzanti e ad auto procurarsi il vomito.

A lungo termine, l’anoressia può portare ad alterazioni ormonali, problemi di fertilità, alterazioni
cardiologiche, osteoporosi, anemia, squilibrio elettrolitico e depressione. Per evitare tali conseguenze occorre un
intervento multidisciplinare integrato.
L'assistenza deve mirare sia agli aspetti nutrizionali, ma anche a quelli psichiatrici, psicologici, fisici e socio-
ambientali.
DOMANDA
L’olio di palma non fa male

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SOLUZIONE
L'olio di palma deriva dalla polpa del frutto della palma da olio (elaeis guineensis) ed è un grasso di consistenza
solida a temperatura ambiente. È un ingrediente largamente impiegato nell'industria alimentare e presenta un
contenuto di acidi grassi saturi superiore alla maggior parte degli altri grassi usati in alimentazione
I possibili effetti negativi sulla salute dell'olio di palma sono legati alla presenza in esso di una rilevante quantità di
acidi grassi saturi che, secondo le evidenze scientifiche, se consumati in eccesso sono responsabili di un aumento
del rischio di alcune malattie, in particolare di quelle cardiovascolari. È bene precisare, tuttavia, che nessun
alimento o ingrediente è tossico di per sé ma gli eventuali effetti negativi sulla salute derivano dalla quantità
consumata e dallo stile di vita di ciascun individuo.
Pertanto, ciò che può rappresentare un rischio per la salute è il consumo di quantità eccessive di
prodotti lavorati contenenti olio di palma. I grassi saturi contenuti, infatti, vanno ad aggiungersi a quelli già
assunti con gli alimenti di origine animale comunemente presenti nella dieta giornaliera come, ad esempio, latte e
derivati, uova e carne, ricchi di tali grassi.
Nelle persone con normali valori di colesterolo del sangue, non in sovrappeso o obese, che consumino una dieta
varia con quantità adeguate di acidi grassi vegetali polinsaturi, il consumo dell'olio di palma non è correlato
all'aumento di fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.
Non c’è evidenza, inoltre, di una connessione tra il consumo di olio di palma e la comparsa del cancro nell'uomo.
DOMANDA
Bere alcol aiuta a scaldarsi

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SOLUZIONE
È sbagliato pensare che l’assunzione di bevande alcoliche possa aiutare a riscaldarsi e a combattere
il freddo. Si tratta infatti solo di una sensazione temporanea di calore.
Bere alcolici non difende dal freddo, né aiuta a riscaldarsi. La percezione di calore prodotta
dall’alcol è dunque solo momentanea e cutanea, avvertita cioè solo in superficie. Questo avviene
perché l’alcol è un potente vasodilatatore. L’alcol, dunque, appena ingerito, provoca una reazione del
tutto contraria al riscaldamento: i vasi sanguigni superficiali si dilatano, il sangue scorre più
facilmente a livello superficiale e delle estremità (mani, piedi, viso...), la pressione corporea, dopo un
primo innalzamento, si abbassa, il calore si disperde all’esterno (ipotermia). Dopo aver
bevuto alcolici, quindi, la dilatazione dei vasi sanguigni non solo dura poco tempo, ma fa sì che il
corpo, disperdendo calore all’esterno, si raffreddi ancora più velocemente (1).
Ė quindi ancora più pericoloso assumere alcol in caso di freddo intenso, quando si è
esposti a basse temperature per lunghi periodi di tempo o se si è in un ambiente non
riscaldato.
DOMANDA
Il tetano si prende dalla ruggine

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SOLUZIONE
Non è la ruggine a causare la malattia, ma un microbo presente nella terra e nella sporcizia.
Secondo una diceria molto diffusa che tutti noi abbiamo sentito fin da bambini, il tetano si prende graffiandosi con
oggetti arrugginiti, per esempio un vecchio filo spinato, un cacciavite o un chiodo. In realtà, il tetano è causato da un
batterio, il clostridium tetani. I sintomi della malattia, cioè spasmi progressivi che arrivano a colpire la deglutizione, la
respirazione e il cuore, non sono causati dal batterio di per sé, ma dalla tossina tetanica che il batterio produce.
Questa tossina colpisce il sistema nervoso, ed è una delle sostanze più velenose esistenti al mondo: una quantità
pari più o meno a un terzo di un granello di zucchero è sufficiente a uccidere un uomo.
Il clostridium tetani è diffusissimo nell'ambiente in cui viviamo, perché le sue spore, cioè la forma dormiente del
batterio, sono molto resistenti sia alla bollitura che ai disinfettanti. Batterio e spore sono presenti in quantità
particolarmente elevate nelle feci degli animali, soprattutto degli equini, e conseguentemente nella terra, quindi in
campagna e nei giardini. Il filo spinato arrugginito, perciò, è pericoloso solo in quanto può contaminarsi facilmente, ma
i graffi con le spine delle rose o di altre piante che crescono nella terra, e in generale con qualunque oggetto sporco,
sono altrettanto pericolosi.
A causa della sua grandissima diffusione, d’altra parte, è praticamente impossibile evitare di venire in
contatto col clostridium tetani nel corso della propria vita: l’unico modo di proteggersi dal tetano è
quello di vaccinarsi e controllare sempre di aver fatto i richiami periodici prescritti ogni 10 anni
DOMANDA
La cannabis ha effetto sia sul breve
sia sul lungo termine

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SOLUZIONE
La Cannabis produce effetti intensi e rapidi (acuti) causando rischi a lungo termine per la salute.
Nel breve termine si manifestano euforia, risate incontrollabili, alterazioni della nozione del tempo e della
percezione dei suoni e dei colori, cambiamento dell'umore, distacco dalla realtà. In seguito, compaiono sensazioni
di rilassamento, esperienze introspettive, sonno non naturale. Pensare, ricordare o concentrarsi diventa difficile e
anche la capacità di movimento può risultare alterata. A dosi elevate si possono manifestare ansia intensa,
depressione, allucinazioni, deliri e psicosi. Subito dopo il suo consumo compare un aumento della frequenza
cardiaca (polso accelerato) e della pressione del sangue che può sovraccaricare il cuore. Alcuni studi
suggeriscono anche un aumento del rischio di ictus ischemico.
Il consumo continuativo di Cannabis può danneggiare la capacità di coordinare i movimenti, l'attenzione, la capacità
di apprendimento, la memoria e il tempo di reazione. Tutto ciò è molto più evidente e duraturo se il consumo è
iniziato durante l'adolescenza, quando il cervello è ancora in via di sviluppo. L'abuso della sostanza è associato
anche alla comparsa di problemi psichici come ansia, depressione, pensieri di suicidio negli adolescenti o disturbi
tipici della schizofrenia (come le allucinazioni ed il distacco dalla realtà). Questi disturbi possono essere passeggeri
ma la Cannabis può peggiorare l'andamento di una malattia psichica o anticiparne la comparsa in
persone già predisposte.
Il fumatore cronico di Cannabis può essere soggetto a molti degli stessi problemi respiratori
DOMANDA
Assumere sostanze dopanti crea
dipendenza, come la droga

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SOLUZIONE
È provato che l’uso di sostanze dopanti crei una vera e propria dipendenza sia fisica che psicologica. Fisica, quando si
sente il bisogno di assumere frequentemente la sostanza; psicologica, quando non si sa rinunciare all’immagine di sé e del
proprio corpo dati da tali molecole.
Il doping, rispetto alla tossicodipendenza, aumenta la dipendenza psichica anche perché la scelta di
fare uso di sostanze dopanti deriva soprattutto da un bisogno di tipo mentale: ad esempio poter
eccellere nella competizione sportiva.
L’assunzione di tali sostanze nell'attività fisica, infatti, ha principalmente lo scopo di diminuire la sensazione del
dolore e della fatica, diminuire il peso corporeo, aumentare la massa e la forza muscolare per migliorare la
prestazione e il rendimento dell'atleta. Inoltre, alcune delle sostanze utilizzate per il doping, chiamate body image
drugs, hanno la capacità di modificare la corporatura dando all'atleta un'immagine di sé che soddisfa le sue
aspettative e alla quale difficilmente rinuncerebbe (1, 2). Questo tipo di dipendenza psicologica può durare molto
più a lungo di quella fisica. Chi usa tali sostanze, oltre a danneggiare il mondo dello sport, mette in serio pericolo il
proprio fisico. Lo sport è rispetto, gioco leale e vita sana. Facciamo in modo che non diventi un modo per
danneggiarsi.
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