Invecchiamento cerebrale tra normalità e demenza. Dalla prevenzione alla terapia - A.M.A.d Bassano del Grappa 04/05/2017 - AMAD

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Invecchiamento cerebrale tra normalità e demenza. Dalla prevenzione alla terapia - A.M.A.d Bassano del Grappa 04/05/2017 - AMAD
Invecchiamento cerebrale tra
 normalità e demenza. Dalla
   prevenzione alla terapia

    A.M.A.d Bassano del Grappa
           04/05/2017

                  Fabio Lorico
                 Geriatra-CDCD
    Responsabile S.S.O. “Decadimento Cognitivo”
    ASL 7 Pedemontana- Ospedale San Bassiano
                Bassano del Grappa
Invecchiamento cerebrale tra normalità e demenza. Dalla prevenzione alla terapia - A.M.A.d Bassano del Grappa 04/05/2017 - AMAD
INVECCHIAMENTO CEREBRALE :
       QUADRO CLINICO
 Memoria a breve termine           Fluidità verbale
 Capacità apprendimento            Accesso al lessico
 Capacità astrazione
                                    Sensibilità gusto e olfatto
 Capacità ideazione
                                    Campo visivo e
 Labilità emotiva
 Tendenza alla depressione          adattamento al buio
 Dogmaticità                       Latenza risposte a
 Alterazioni del ritmo sonno-       stimoli visivi e somatici
  veglia
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DEFINIZIONE DEMENZA

La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da perdita di
più funzioni cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di
entità tale da interferire con le usuali attività sociali e
lavorative del paziente ( Geldmacher, 1996 ).

Oltre ai sintomi cognitivi sono presenti sintomi non cognitivi, che
riguardano la sfera della personalità, l’affettività, l’ideazione e
la percezione, le funzioni vegetative, il comportamento.
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La malattia di Alzheimer (AD) è la causa più frequente (50-70% dei
casi), il 10-20% è su base vascolare, mentre altre patologie
neurodegenerative, quali la demenza a corpi di Lewy e la demenza
fronto-temporale, costituiscono la causa della demenza nel 10-30%
dei casi (Stephanie et al, 1999). Il 10-20 % è secondario a patologie
potenzialmente reversibili.
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PRIMI SINTOMI

     STATO                SENESCENZA
PRE-DEMENZIALE            FISIOLOGICA

  DEMENZA

                                        5
QUADRO CLINICO
La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni
cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di entità tale da interferire
con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. Oltre ai sintomi cognitivi
sono presenti sintomi non cognitivi, che riguardano la sfera della personalità,
l’affettività, l’ideazione e la percezione, le funzioni vegetative, il
comportamento.

                                   Patologie somatiche • Farmaci
 SINTOMI                           Storia personale • Personalità                                         SINTOMI
COGNITIVI                                  Disturbi di vita                                             NON COGNITIVI
                                    Network familiare e sociale

                 Boller F, Traykov L. Classification and diagnosis of dementias. In: Govoni S, Bolis CL, Trabucchi M. Dementias.
                                            Biological bases and clinical approach. Springer-Verlag Italia, Milano, pp. 51-76, 1999
QUADRO ANATOMOPATOLOGICO
Perdita di neuroni , che inizia in corrispondenza della regione
dell’ippocampo, per estendersi successivamente alle regioni parieto-
temporali, frontali e quindi a tutte le strutture encefaliche. Tale
perdita di neuroni genera l’atrofia cerebrale , con appiattimento delle
circonvoluzioni e perdita di profondità delle scissure.

Atrofia dei neuroni residui, con fenomeni degenerativi a carico del
corpo   cellulare,   sfoltimento   delle   ramificazioni   e   delle   spine
dendritiche e conseguente decremento del numero delle sinapsi.
Aumento della componente gliale.
Presenza di placche senili , formazioni di dimensioni variabili da 30 a
300 micron, caratterizzate da :
 Nucleo centrale di sostanza beta-amiloide
  -l'amiloide   è   costituita   da   frammenti   di   proteine   prodotte
  normalmente dall’organismo ;
  -la Beta-amilode è un frammento di proteina formata a partire da un
  precursore chiamato APP ( amyloid precursor protein )
Nel cervello sano questi frammenti vengono eliminati man mano che si
formano , mentre nell’AD si accumulano tra i neuroni formando placche
insolubili
Presenza all’esterno di neuroni degenerati
Mantello di cellule gliali reattive
The limbic system consists of a number of structures, including the
fornix, hippocampus, cingulate gyrus, amygdala, the parahippocampal
gyrus and parts of the thalamus.The hippocampus is one of the first
areas affected by Alzheimer’s disease. As the disease progresses, damage
extends throughout the lobes.
IDENTIFICARE LA DEMENZA
        •Storia clinica
        •Valutazione dello stato mentale
        •Esame generale e neurologico
        •Valutazione dello stato funzionale della
        depressione dei sintomi non cognitivi

       IDENTIFICARE LA CONDIZIONE
          CHE CAUSA LA DEMENZA
                    • Esami di laboratorio
                    • Neuroimaging (TAC - RM
                      encefalo- SPECT con
                      DAT-SCAN - PET)
                    • Test neuropsicologici
                            Geldmacher DS, Whitehouse PJ. Evaluation of dementia. N Engl J Med 1996; 335: 330-336
  Witthaus E et al. Burden of mortality and morbidity from dementia. Alzheimer Dis Assoc Disord 1999; 13(3): 176-181
L’esordio di una demenza è frequentemente

       caratterizzato da una progressiva difficoltà ad           :

apprendere e ricordare nuove informazioni: difficoltà a ricordare
conversazioni recenti, eventi e appuntamenti

eseguire compiti complessi: difficoltà ad eseguire un compito che
richiede una sequenza complessa di azioni

eseguire ragionamenti : non riesce a rispondere con una
ragionevole strategia ai problemi insorti a casa o sul luogo di lavoro

mantenere comportamenti socialmente adeguati:            si mostra
sorprendentemente poco riguardoso delle regole            sociali di
comportamento
….continua
 Linguaggio: difficoltà a trovare parole che esprimano ciò che vuole
  comunicare e a seguire le conversazioni (difficoltà anche nella scrittura e
  nella lettura)

    avere un comportamento adeguato: è più passivo, irritabile e sospettoso
    del solito, interpreta in modo sbagliato stimoli uditivi o visivi

    a volte si manifestano disturbi più selettivi e particolari come l’afasia , una
    difficoltà nel riconoscimento dei volti familiari (prosopoagnosia) o altri
    disturbi isolati come la difficoltà nell’organizzazione dei gesti

    orientarsi nello spazio e nel tempo: difficoltà nella guida dell’automobile,
    tende a perdersi anche in luoghi a lui/lei familiari
Quadro sintomatologico della demenza

• Sintomi cognitivi

 Deficit mnesici
 Disorientamento temporale e
  spaziale
 Aprassia
 Afasia, alessia, agrafia
 Acalculia
 Agnosia
 Deficit visuospaziali
Quadro sintomatologico
                     della demenza

• Sintomi non cognitivi
 Psicosi (deliri paranoidei, allucinazioni)
 Alterazioni dell’umore (depressione, euforia, labilità emotiva)
 Ansia
 Sintomi neurovegetativi ( alterazioni del ritmo sonno-veglia,
  dell’appetito, del comportamento sessuale )
 Disturbi dell’attività psicomotoria (vagabondaggio, affaccendamento
  afinalistico)
 Agitazione (aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente)
 Alterazioni della personalità (indifferenza, apatia, disinibizione,
  irritabilità)
DEMENZA VASCOLARE

Costituisce circa il 10-15% di tutte le demenze ed è causata da
uno o più piccoli infarti o da infarti di grandi dimensioni.

CRITERI DIAGNOSTICI:

evidenza clinica di demenza
evidenze cliniche e di neuroimaging (TAC, RMN, PET) di malattia
cerebrovascolare
relazione evidente o indiretta tra la demenza e la malattia
cerebrovascolare (esordio, fluttuazioni, deterioramento "a scalini"
dei deficit cognitivi).
• SOTTOTIPI :

  Demenza multi-infartuale (MID).
  E' la risultante di infarti multipli e completi, generalmente nel
  territorio di distribuzione, corticale o sottocorticale, dei grossi
  vasi.
  Demenza da singoli infarti strategici.
  E' data dai singoli infarti in aree cerebrali funzionalmente
  importanti per le prestazioni cognitive (giro angolare, proencefalo
  basale, talamo, etc.).
Demenza da coinvolgimento dei piccoli vasi.

E' l'esito di lesioni ischemiche a carico dei vasi di piccolo calibro
che irrorano le strutture sottocorticali.

Demenza da ipoperfusione.

E' la risultante di un danno ipossico acuto, cronico o ripetuto.

Demenza emorragica.

E' la sequela di lesioni emorragiche intraparenchimali (fra le più
frequenti l'emorragia intracerebrale a sede capsulare ) o
extraparenchimali ( ematoma sub-durale cronico, emorragia sub-
   aracnoidea )
DEMENZE DEGENERATIVE PRIMARIE
          SENZA SEGNI MOTORI PREMINENTI
•Malattia di Alzheimer
     I criteri più utilizzati per la diagnosi della malattia di Alzheimer
sono quelli proposti nel 1984 dal National Institute of Neurological
and Communicative Disorders and Stroke; Alzheimer's Disease and
Related Disorders Association Work Group (NINCDS-ADRDA) e dai
criteri del DSM IV.

•Demenza frontotemporale inclusa la demenza di Pick
    Questo gruppo di demenze, che in fasi tardive o intermedie
possono essere indistinguibili dalla malattia di Alzheimer, sono
caratterizzate in fase iniziale dalla preminenza dei sintomi
comportamentali, affettivi e del linguaggio sul deficit di memoria che
può essere lieve o addirittura assente.
•Creutzfeldt-Jakob e altre malattie da prioni
• Queste demenze sono rarissime ma necessitano in ogni caso di
essere riconosciute. Esiste infatti un rischio di trasmissione in
seguito ad esposizione a tessuti contaminati .Nella demenza di C-J i
segni motori possono diventare preminenti .

•Malattia di Parkinson
•La demenza complica frequentemente il quadro della malattia di
Parkinson nelle sue fasi avanzate .
DEMENZE DEGENERATIVE PRIMARIE
                      CON SEGNI MOTORI PREMINENTI      (1)

Demenza con corpi di Lewy
•Particolarmente frequente e potrebbe contendere il 2° posto alle
demenze vascolari.
•Si accompagna sin dalle fasi precoci a segni parkinsoniani
(bradicinesia, rigidità, mentre il tremore a riposo è raramente
presente); deve essere sempre sospettata in quei casi di Malattia di
Alzheimer che mostrano in fase iniziale segni extrapiramidali.
•Rallentamento psicomotorio .
•Frequente presenza, anche in fase iniziale di malattia, di sintomi
allucinatori in particolare visivi, ben dettagliati e reiterati .
•Progressione di malattia        più veloce rispetto alla malattia di
Alzheimer
•Particolare sensibilità ai neurolettici di questi pazienti .
Evoluzione clinica della
Malattia di Alzheimer
QUADRO CLINICO
      Tipo di           Sintomi d'esordio                      Esame                     Modalità di                  Durata
     demenza               più comuni                        Neurologico                Progressione                  (anni)

Malattia
                        Deficit di memoria                  Normale                   Graduale                          10-12
di Alzheimer

                    Deficit di memoria e di                                           A “gradini” con
                                                            Segni “focali”
Demenza             linguaggio; disturbi                                              periodi di
                                                            disturbo della                                               8-10
vascolare           dell’attenzione                                                   apparente
                                                            marcia
                    e della pianificazione                                            stabilizzazione

Demenza             Deliri e allucinazioni                  Segni                     Graduale con
                                                                                                                         3-7
a corpi di Lewy     episodi confusionali                    extrapiramidali           fluttuazioni

                    Alterazione del
Demenza                                                     Segni di
                    comportamento; disturbi                                           Graduale                           3-17
Frontale                                                    liberazione
                    del linguaggio

                                         Geldmacher DS, Whitehouse PJ. Evaluation of dementia. N Engl J Med 1996; 335: 330-336
                  Baldereschi M et al. Sex differences in the incidence of dementing diseases in the Italian Elderly: the ILSA Study.
                                                                                                Neurology 1999; 52 (Suppl 2): A436
OUTCOME NELLA CURA DELLE DEMENZE IN
RELAZIONE ALLA GRAVITA’ DELLA MALATTIA
Demenza iniziale
 Riconoscimento dei sintomi iniziali o preclinici
 Diagnosi precoce
 Sostegno dell’impatto della consapevolezza di malattia del paziente (insight)
Sostegno dell’autonomia decisionale
 Trattamento dei sintomi cognitivi( AchE-I nell’AD )
 Riabilitazione cognitiva ( ad es. ROT )
 Stimolo dell’attività fisica e mentale
 Trattamento delle patologie somatiche concomitanti
 Qualità delle relazioni sociali e familiari
 Educazione dei        caregiver    (accettazione   della   malattia,   adeguamento   dei
comportamenti)
 Assistenza sociale e legale
Demenza moderata

Trattamento dei sintomi cognitivi
Trattamento dei sintomi comportamentali
Trattamento delle patologie somatiche concomitanti
Riabilitazione comportamentale (ad es. validazione, reminiscenza)
Stimolo della memoria procedurale e dell’autonomia funzionale residua
Prevenzione dell’eccesso di disabilità
Educazione e sollievo dei caregivers (adattamenti ambientali e
comportamentali)
Servizi sociali ed assistenziali (prevalentemente territoriali),
temporanei o definitivi
Demenza severa

 Prevenzione delle complicanze ( ad es. cadute, incontinenza,
  immobilità )
 Sostegno dell’alimentazione
 Stimolazione sensoriale
 Sostegno alla mobilità
 Trattamento delle complicanze somatiche (ad es. polmonite)
 Qualità globale della vita
 Educazione e sollievo dei caregivers (assistenza continuativa,
  elaborazione del lutto)
 Servizi sociali ed assistenziali (prevalentemente residenziali),
  temporanei o definitivi
La Genetica: quale ruolo?

Inoltre è coinvolto un gene polimorfo localizzato nel Cr 19 che sintetizza
l’Apolipoproteina E (APOE):

                                                                             26
Fattori genetici, ambientali ed epigenetici nella
             malattia di Alzheimer
La malattia di Alzheimer costituisce la forma più comune di
demenza nell’anziano, caratterizzata da una perdita
progressiva della memoria e delle capacità cognitive, in grado
di interferire con la qualità della vita e le normali attività
quotidiane.
Le lesioni istopatologiche specifiche della malattia sono le
placche senili ed i grovigli neurofibrillari costituiti
rispettivamente da depositi extracellulari del peptide beta
-amiloide e da aggregati intracellulari di proteina tau
iperfosforilata
L’ AD è una malattia complessa ed eterogenea, attribuibile

solo in una minoranza dei casi (10% circa) alla presenza di

mutazioni in geni specifici (finora ne sono stati identificati

tre: APP, PSEN1 e PSEN2) trasmessi nelle famiglie con

modelli di eredità mendeliana. Tuttavia, nel 90% circa dei

casi l’Alzheimer è il risultato dell’interazione tra fattori

ambientali e fattori genetici di suscettibilità, non

sufficienti da soli a determinarne la comparsa.

Negli ultimi anni è stato inoltre proposto che alcuni fattori

ambientali, quali ad esempio metalli e molecole presenti

negli alimenti, possano avere effetti epigenetici rilevanti

per l’insorgenza della malattia
Qual è il rischio di ereditare la
malattia di Alzheimer?

• Secondo una classificazione pubblicata sulla rivista Lancet nel 2013, la
  probabilità di identificare una mutazione genetica nella persona malata
  è la seguente:
  Persone affette dalla malattia             Età di insorgenza della malattia   Probabilità di identificare una mutazione
                                                                                genetica

  Persone malate in 3 generazioni            < 60 anni (tutti)                  86%

  Almeno 2 familiari di primo grado malati   < 61 (almeno uno)                  68%

  Almeno 2 familiari di primo grado malati   < 65 anni (tutti)                  15%

  Almeno 2 familiari di primo grado malati   > 65 anni                          < 1%
Genetica della malattia di
      Alzheimer: geni causativi

Rare mutazioni in tre geni causativi (APP, PSEN1 e
PSEN2), a penetranza completa, sono responsabili
delle forme mendeliane a trasmissione quasi
esclusivamente autosomica dominante ed insorgenza
precoce (< 65 anni) (early onset Alzheimer’s disease,
EOAD). Mutazioni nel gene APP fanno aumentare i
livelli totali di A-beta o solo quelli della forma A-beta
42, che è il principale componente delle placche senili.
Mutazioni nei geni PSEN1 e PSEN2 provocano
generalmente un aumento della produzione del peptide
A-beta 42
Genetica della malattia di Alzheimer:
        geni di suscettibilità
• Le forme sporadiche costituiscono oltre il 90% dei
  casi di AD e si manifestano generalmente dopo i 65
  anni (late onset Alzheimer’s disease, LOAD ). Negli
  ultimi anni sono stati analizzati migliaia di
  polimorfismi in oltre seicento geni diversi quali
  candidati come fattori di suscettibilità per la loro
  insorgenza. Tra i geni principalmente studiati
  troviamo geni del metabolismo del colesterolo, geni
  della risposta infiammatoria, geni del metabolismo
  dei folati, geni correlati allo stress ossidativo ed alle
  difese antiossidanti cellulari, geni coinvolti nella
  produzione del peptide beta-amiloide e molti altri.
  Solo l’allele epsilon 4 del gene dell’APOE è emerso
  come chiaro fattore di rischio
Fattori ambientali

• Numerosi fattori ambientali sono stati studiati quali
  possibili modulatori del rischio di sviluppare forme
  sporadiche di malattia di Alzheimer. Metalli, solventi
  e pesticidi, traumi cranici, campi elettromagnetici ed
  infezioni virali sono ritenuti possibili fattori di
  rischio per la malattia, mentre sostanze
  antiossidanti, dieta mediterranea e consumo di acidi
  grassi omega-3 sembrano svolgere un ruolo
  protettivo
Epigenetica della
      Malattia di Alzheimer
•Il metabolismo dei folati è di
 fondamentale importanza nei processi
 epigenetici. Studi condotti in colture di
 cellule neuronali e nei roditori hanno
 dimostrato che la riduzione dei livelli di
 folati e di altre vitamine del gruppo B si
 ripercuote in demetilazione del
 promotore del gene PSEN1 con
 conseguente aumento di espressione
 della proteina presenilina 1.
FATTORI PROTETTIVI E
            PREVENTIVI

• Consumare una dieta ricca di frutta e vegetali
• Avere un rapporto adeguato di vitamina E,
  vitamina C, vitamina B12 e folati
• Svolgere una regolare attività fisica
• Mantenere l’attività mentale
• Controllare l’ipertensione arteriosa
• Controllare i disturbi sensoriali (vista, udito)
• Usare estroprogestinici, per le donne in menopausa
• Usare acido acetilsalicilico o altri antiaggreganti, per i
  soggetti a rischio di stroke
• Prevenire e trattare l’apnea ostruttiva notturna
• Curare la depressione
• Evitare l’abuso di alcol
• Evitare farmaci potenzialmente dannosi
               Ott A et al. Smoking and risk of dementia and Alzheimer's disease in a population-based cohort study:
                                                                the Rotterdam Study. Lancet 1998; 351(9119): 1840-1843
                           Cobb JL et al. The effect of education on the incidence of dementia and Alzheimer's disease
                                                            in the Framingham Study. Neurology 1995; 45(9): 1707-1712
FATTORI PROTETTIVI
La prevenzione primaria delle demenze è un obiettivo
  difficile, ma non impossibile.

Il rischio di demenza di Alzheimer e vascolare
  sembra possa essere ridotto da:
• abitudini   di vita e comportamenti alimentari
  corretti
• controllo di patologie croniche quali l’ipertensione
• uso di estroprogestinici nelle donne in menopausa
• uso di antiossidanti

                     Cobb JL, Wolf PA, Au R, White R, D'Agostino RB. The effect of education on the incidence
               of dementia and Alzheimer's disease in the Framingham Study. Neurology 1995; 45(9): 1707-1712
FATTORI DI RISCHIO
          Numerosi studi epidemiologici hanno individuato come
          principale fattore di rischio l’età avanzata, soprattutto per
          la malattia di Alzheimer e per le demenze vascolari.
          Non è stata dimostrata una causa specifica, se non nelle
          rare forme a difetto genetico.

     Fattori di rischio per i diversi sottogruppi della demenza vascolare
  Tipo di demenza                         Fattori di rischio                       Tipo di demenza                        Fattori di rischio

• Demenza                        • Età avanzata                                  • Demenza                         • Ipertensione
  multinfartuale                 • Ipertensione arteriosa                          da lesioni della                  arteriosa
• Demenza                                                                          sostanza bianca                 • Episodi di ipotensione
                                 • Sesso maschile                                  sottocorticale
  da infarto cerebrale                                                                                               arteriosa
  in aree strategiche            • Diabete mellito
                                                                                                                   • Età avanzata
                                 • Iperviscosità ematica
                                                                                                                   • Storia di Ictus
                                 • Malattie vascolari
                                   periferiche                                                                     • Diabete mellito
                                 • Malattie cardiache                                                              • Iperviscosità ematica
                                   (fibrillazione atriale;                                                         • Malattie vascolari
                                   pregresso infarto                                                                 periferiche
                                   miocardico)                                                                         • Malattie cardiache
                                 • Abuso alcolico                                                                        (fibrillazione atriale,
                                  • Anestesia generale                                                                   pregresso infarto
         Bianchetti A, Zanetti O. La rete dei servizi per le demenze. In: Zanetti E (ed). Il nursing delle demenze. Lauri ed, Milano, pp. 51-64, 1999
                                                                                                                         miocardico)
                                          Ott A et al. Incidence and risk of dementia. The Rotterdam Study. Am J Epidemiol     1998; 147(6): 574-580
                                  • Familiarità          per malattie
                                    cardiovascolari                                                                    • Abuso      alcolico
FATTORI DI RISCHIO

                 Fattori di rischio per la malattia di Alzheimer
         Accertati                                  Possibili                            Ipotizzati e non confermati

• Età avanzata                    • Traumi cranici                                      • Età della madre
                                                                                          alla nascita
• Familiarità per demenza         • Malattia cerebrovascolare
  o sindrome di Down                                                                    • Mancinismo
                                  • Sindrome depressiva
• Assetto allelico ApoE             a esordio tardivo                                   • Fattori ambientali
                                                                                          (assunzione
• Basso livello di scolarità      • Familiarità per la malattia                           di alluminio, etc.)
  e di professione svolta           di Parkinson
  per la maggior parte                                                                  • Assenza di storia di fumo
  della vita                      • Ipotiroidismo                                         di sigaretta

                                  • Sesso femminile

                                  • Mancata assunzione
                          Ott A et al. Incidence and risk of dementia. The Rotterdam Study. Am J Epidemiol 1998; 147(6): 574-580
                                    di estroprogestinici
Fattori genetici

Cromosoma   Gene                      Tipo di                   Quadro
                   effetto genetico                   clinico

21          APP                   Mutazione                MA Familiare
                            ad esordio precoce

14          Presenilina 1        Mutazione                  MA familiare
                                                  ad esordio precoce

1           Presenilina 2        Mutazione                  MA Familiare ad
                                                  esordio precoce

19          ApoE                 Suscettibilità             MA Familiare ad
                                                  esordio tardivo e
                                                   MA sporadico

                                                                              38
Fattori genetici
Cromosoma   Gene                      Tipo di                   Quadro
                   effetto genetico                   clinico

21          APP                   Mutazione                MA Familiare
                            ad esordio precoce

14          Presenilina 1        Mutazione                  MA familiare
                                                  ad esordio precoce

1           Presenilina 2        Mutazione                  MA Familiare ad
                                                  esordio precoce

19          ApoE                 Suscettibilità             MA Familiare ad
                                                  esordio tardivo e
                                                   MA sporadico

                                                                              39
Indici biologici - Liquor

        Concentrazione                       Liquor

 •      Beta Amiloide                (A1-42)   Ridotta

 •      Proteina (fosfo)Tau                       Aumentata*

* Sensibilità e specificità scarsa

                                                               40
LO STATO CONFUSIONALE ACUTO
                            ( delirium )
 Stato clinico caratterizzato da alterazioni oscillanti delle funzioni
cognitive, dell’umore, dell’attenzione, della vigilanza e della coscienza di
sé, che insorge acutamente, sia in assenza di compromissione
intellettiva precedente sia come sovrapposta a una compromissione
intellettiva cronica.

 È più comune nell’anziano, probabilmente a causa di alterazioni a
carico dei neurotrasmettitori, della diminuzione senile delle cellule
cerebrali e di malattie concomitanti.
LO STATO CONFUSIONALE ACUTO
             ( delirium )

 Lo stato confusionale acuto può insorgere       con un’attività
  cerebrale normale, ma è più comune in persone con una patologia
  cerebrale di base, come la demenza.
 Può durare da poche ore fino a 6 mesi
Eziologia dello stato confusionale acuto
 Cause metaboliche o tossiche: praticamente, ogni alterazione metabolica
può causare stato confusionale acuto. Negli anziani, gli effetti collaterali dei
farmaci ne rappresentano la causa più comune.

 Cause organiche: le lesioni organiche che possono scatenare lo stato
confusionale acuto comprendono lo stato post-commotivo , TIA , occlusioni
vascolari ed ictus cerebrale, l’emorragia subaracnoidea , l’emorragia cerebrale ,
i tumori primitivi o metastatici , gli ematomi subdurali e gli ascessi cerebrali.

 Cause infettive: lo stato confusionale acuto può essere causato da meningite
acuta, da encefalite o da infezioni sistemiche ( polmoniti , IVU , sepsi ) , forse
per il metabolismo di tossine o per il rialzo termico.
TERAPIA FARMACOLOGICA DELLE DEMENZA
 L’approccio farmacologico non può prescindere dalla presa in
carico del paziente e dei caregiver, con il loro fardello di
problemi.

 Nel 1986 venne pubblicato sul New England Journal of Medicine
il primo lavoro su 17 pazienti con AD moderata-severa nel quale si
dimostrava l’efficacia della tacrina nel migliorare i sintomi
cognitivi .
 Da allora numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia degli
anticolinesterasici non soltanto sulla sfera cognitiva, ma anche
sul piano funzionale e comportamentale (soprattutto l’apatia e i
sintomi psicotici).

 E’ stato inoltre dimostrato che gli anticolinesterasici riducono lo
stress e il carico assistenziale dei caregiver e ritardano
l’istituzionalizzazione in RSA .
I farmaci attualmente disponibili per il trattamento sintomatico
della Malattia di Alzheimer sono il donepezil, la rivastigmina, la
galantamina e la memantina.

 Agli anticolinesterasici vengono spesso associati antipsicotici tipici e
atipici (per i disturbi comportamentali) , ipnotici ed antidepressivi
(qualora necessario un effetto mirato) ed eventuali altre classi di
farmaci (antiepilettici, antiparkinsoniani, etc..)
• Gli anticolinesterasici rappresentano una classe di composti
  relativamente sicuri. Tuttavia un monitoraggio degli indicatori
  antropometrici e biochimici dello stato nutrizionale e della
  funzionalità cardiaca, renale, epatica è raccomandabile sia per
  l’uso prolungato nel tempo degli AChEI che per la fragilità
  biologica della popolazione che li assume
Potenziali effetti avversi degli
               anticolinesterasici

• Intero organismo: cefalea, rinite, astenia, affaticamento
• Gastrointestinale: nausea e vomito, diarrea, dolori addominali,
  iporessia, ulcera peptica
• Muscolare: crampi muscolari, tremori
• Urogenitale: infezione delle vie urinarie, disturbi della minzione
• Cardiovascolare: sincope, ipotensione posturale, bradicardia
• SNC: vertigini,insonnia, sonnolenza e confusione, incubi notturni,
  convulsioni
• BPSD: irascibilità, aggressività, facilità al pianto, allucinazioni
• Gli anticolinesterasici sono in grado di produrre nel
  malato affetto da malattia di Alzheimer da lieve a
  moderatamente grave un beneficio globale che va ben
  oltre il dominio prettamente cognitivo, a condizione
 che si raggiunga un dosaggio massimo ma compatibile
 con la tollerabilità
MEMANTINA
Agisce in qualità di agonista non competitivo del
recettore NMDA del glutammato.
Si utilizza negli stadi moderati-avanzati di Malattia di
Alzheimer, spesso associata agli anticolinesterasici.
La dose massima giornaliera è di 20 mg/die; per ridurre
gli effetti collaterali si inizia con 5 mg al giorno
aumentando ogni settimana di 5 mg
fino ad arrivare in 4 settimane al dosaggio massimo di
20 mg in unica somministrazione o in 2
somministrazioni/die.
Behavioral and Psychological Symptoms
         of Dementia (BPSD)

                       •Definizione:

                •Alterazioni della percezione,
                 •del contenuto del pensiero,
               •dell’umore o del comportamento,
   •che si osservano frequentemente in pazienti con demenza
                              •

            •IPA Consensus Conference, 1996
Disturbi o disagi fisici,
              potenziali fonti di BPSD
 Dolore: malattie osteo-articolari, contratture muscolari nelle fasi
avanzate, problemi podologici nel malato con dromomania, carie
dentarie e paradontite per la scarsa igiene orale o uso protratto di
farmaci anticolinergici, piaga da decubito da protesi dentaria, otite,
ecc.

 Fame: malati con iperattività motoria necessiterebbero di una
alimentazione ipercalorica, i malati si svegliano la notte con fame
avendo cenato (troppo!) presto

 Sete: come sopra, in particolare nei mesi estivi
......continua
 Stanchezza: iperattività incessante, disturbi del sonno persistenti,
  privazione di sonnellini diurni da parte dei familiari per paura che il
  malato non dorma di notte

 Costipazione: alimentazione spesso sbagliata, edentulia, scarsa
  idratazione, scarsa mobilizzazione, effetti indesiderati da
  neurolettici

 Prurito: sia di natura idiopatica che secondaria a farmaci,
  insufficienza renale ed epatica

 Freddo: alterazioni della regolazione della temperatura corporea,
  sarcopenia
CLASSIFICAZIONE DEI BPSD

I BPSD di natura primaria sono raggruppabili principalmente in quattro
domini psicopatologici:
 a)     psicotico:   (deliri,   disturbi   dispercettivi,   allucinazioni,   ansia,
aggressività)

      b) affettivo: (disforia, tristezza,irritabilità, labilità)

 c) comportamenti specifici: (iperattività motoria, disturbi della
condotta sociale e personale, aggressività specifica).

 d) disturbi neurovegetativi: (alterato ritmo circadiano, disturbi
sessuali e dell’alimentazione).
Classificazione sindromica dei BPSD
La distinzione tra sintomi comportamentali e psichici della demenza
(BPSD) si riferisce al fatto che quelli comportamentali sono in
genere direttamente osservabili, mentre quelli psichici sono di
solito raccolti attraverso un colloquio con un caregiver di
riferimento.
Si possono distinguere fondamentalmente 6 dimensioni psico-
patologiche: i disturbi dell’attività motoria; le due sindromi
psichiche, affettiva e psicotica; l’apatia; la sindrome da disinibizione
e i sintomi neurovegetativi.
Frequenza delle alterazioni
    comportamentali nelle demenze
 Irrequietezza                       64%

 Manierismi e movimenti ripetitivi   50%

 Aggressività fisica e verbale       43%

   Alterazioni ciclo sonno-veglia    39%

   Pedinare, spiare                  32%

   Vagabondaggio                     24%

 Comportamenti inappropriati         21%

 Disturbi dell’appetito              16%
BPSD: terapia non farmacologica

• Modificazioni ambientali come musica di sottofondo, rumori
  bianchi,presenza di piante e/o animali
• Parlare lentamente, dare comandi semplici e positivi, usare gesti
  e modi gentili
• Tecniche di gestione comportamentale
• Preferire attività strutturate e l’uso di schede
• Praticare massaggi e favorire l’esercizio fisico
Se la terapia farmacologica è necessaria:
• Guardare a sintomi complessi come depressione, psicosi o ansietà
  per guidare l’iniziale scelta del farmaco.
• Se   la   terapia   empirica   è   necessaria,    scegliere   molecole
  farmacologiche che minimizzano i possibili effetti collaterali e
  che danno la maggiore possibilità di efficacia.
• Nella maggior parte dei casi i farmaci dovrebbero essere
  somministrati a dosi più piccole rispetto a quelle che si utilizzano
  per la popolazione adulta.
• Idealmente usare come farmaci di prima linea quelli con efficacia
  dimostrabile.
La comunicazione
          con la persona con demenza
 Con il progredire della malattia la possibilità di comunicare si
  riduce progressivamente.
 Alcuni accorgimenti possono essere di aiuto:

 accertarsi dell'integrità di vista e udito; eventualmente
  provvedere con occhiali adeguati o apparecchi acustici

   parlare chiaramente e lentamente

   posizionarsi di fronte alla persona e guardandolo negli occhi

   non parlare da lontano o da dietro;

   usare un tono di voce adeguato ma senza urlare
…..e ancora
 mostrare affetto con il contatto fisico può essere utile se questo
  viene gradito

 fare attenzione al linguaggio del corpo: il paziente infatti si può
  esprimere anche attraverso messaggi non verbali (il linguaggio
  corporeo può esprimere ansia, paura, dolore)

 essere consapevoli anche del proprio linguaggio corporeo per non
  creare fraintendimenti (es. si può dire una cosa con grande calma
  ma dimostrare comunque di essere inquieti)

 individuare alcune parole “chiave”, (cioè parole facili da ricordare
  che ne possono suggerire altre), oppure particolari suggerimenti o
  spiegazioni che possono essere efficaci per comunicare con la
  persona con demenza
PER UNA BUONA
     COMUNICAZIONE E’ NECESSARIO:

 Intuizione: saper cogliere al di la delle manifestazioni quello di
  cui ha veramente bisogno l’anziano.

 Discrezione: rispetto attenzione e comprensione.

 Saper ascoltare.

 Empatia: capire quello che l’anziano prova senza coinvolgimento.

 Saper collaborare: lavorare con l’anziano per migliorare la sua
  qualità di vita.
NON E’ POSSIBILE NON COMUNICARE
                MA
  E’ POSSIBILE NON COMPRENDERE!

Possiamo fallire nella interpretazione dei
     messaggi che ci vengono inviati

   dobbiamo valutare correttamente i
     messaggi e le richieste d’aiuto!
COME AIUTARE LA PERSONA CON
       DEMENZA NELLA
      CONVERSAZIONE?
 Mantenersi tranquillo, sereno e sorridente.
 Sedersi di fronte e cercare di capire cosa vuole dire.
 Non criticare se fa degli errori.
 Non prenderlo in giro per i suoi errori.
 Guardare negli occhi la persona.
 Controllare che non abbia qualche problema fisico.
 Non urlare.
 Toccare, accarezzare il viso, la mano, significa rassicurare e
  creare fiducia.

 Componenti della comunicazione non verbale:
 i gesti
 lo sguardo
 la distanza
 il tono della voce
 il silenzio
 il sorriso
 il contatto fisico
COME COMUNICARE CON LA PERSONA
        CON DEMENZA?
a) Il campo visivo-attentivo di solito è molto ristretto, la persona
   ha difficoltà a guidare gli occhi sulla mira e a mantenerla,
   consigli:
 Scegliere un ambiente ben illuminato
 Segnalare il nostro arrivo dicendo il nostro nome, toccandolo per
  evitare che si spaventi
 Mettersi davanti all’altezza degli occhi e alla distanza max di 1
  metro e mezzo
b) Spesso il malato presenta ipersensibilità acustica e difficoltà
     a riconoscere i suoni, sopporta difficilmente i rumori (TV,
     radio, conversazioni, ecc..), consigli:
    Scegliere un ambiente tranquillo
    Non usare tono di voce alto, potrebbe spaventarsi

c) Il malato ha difficoltà a svolgere due attività
      contemporaneamente, consigli:
     Richiamare la sua attenzione
     Non fargli svolgere altre attività mentre gli stiamo
      parlando
     Non svolgere noi altre attività mentre gli stiamo parlando

d) Il malato può avere bisogno di stare in silenzio, consigli:
     Rispettare il bisogno perché non viva il contatto con gli
      altri in modo stressante e spiacevole
e) È sconsigliato parlare del malato in presenza di altri, potrebbe
     essere ferito da quello che viene detto.
f) Bisogna essere empatici.
g) Man mano che il malato perde la capacità di capire le parole usa il
     linguaggio gestuale, consigli:
    Attenzione alla comunicazione non verbale.
    Anche se non riconosce il viso, coglie il sorriso, lo sguardo,
     l’intonazione della voce, il movimento corporeo, il contatto fisico.
h) Non trattare il malato come un bambino, è una persona adulta con la
     sua storia
CONCLUSIONI (I)
• La demenza è un’alterazione delle capacità cognitive e deficit di memoria che
  si può presentare in diverse forme cliniche.

• La malattia di Alzheimer è la principale forma di demenza degenerativa ad
  andamento progressivo e ad esito infausto.

• La demenza senile è un termine generico ed improprio, mentre
  l’arteriosclerosi è un processo di invecchiamento dei vasi arteriosi che può
  provocare demenza se interessa i vasi cerebrali.

• L’Alzheimer colpisce prevalentemente la popolazione anziana ma può
  insorgere più raramente anche in età presenile.

• Si presenta con deficit di memoria associato ad altri deficit cognitivi e
  talvolta disturbi comportamentali tali da compromettere le normali attività
  della vita quotidiana ed interferire su quella sociale e/o lavorativa.

• Ha un’evoluzione progressiva che termina con l’exitus ed una durata media di
  circa 10-12 anni dalla diagnosi alla morte                               67
CONCLUSIONI (II)
• Molte cause dell’Alzheimer sono ancora sconosciute anche se sono
  relativamente rare le forme genetiche. Fattori di rischio sono patologie
  neurologiche concomitanti, pregressi traumi cranici e scarsa attività
  intellettiva.

• Non esistono cure nel senso di farmaci che permettono la guarigione, ma
  esistono terapie farmacologiche e non che rallentano la progressione della
  malattia e riducono o risolvono eventuali disturbi comportamentali.

• La diagnosi, anche se talvolta presunta, deve essere comunicata con cautela ai
  familiari, ma con la maggiore chiarezza possibile al fine di prepararli alla
  gestione futura del paziente.

• Si deve sospettare la malattia di Alzheimer quando il paziente o i familiari
  riferiscono cambiamenti comportamentali, deficit di memoria, difficoltà nelle
  abituali attività della vita quotidiana, anomie, aprassia etc.

• Bisogna evitare l’uso dell’automobile o la gestione del denaro quando la malattia
  è già in fase moderata-grave e ci si rende conto che il paziente non è in grado di
  svolgere tali attività con la dovuta sicurezza.                               68
CONCLUSIONI (III)
•   Si ricordano meglio avvenimenti remoti che sono già immagazzinati nella memoria,
    mentre è difficile memorizzare dati o avvenimenti nuovi.

•   Con la demenza spesso si accentuano i tratti caratteriali, con tendenza alla
    dogmaticità e si vive la fantasia come realtà e compaiono allucinazioni.

•   Per sostenere la famiglia dei malati di Alzheimer esistono supporti psicologici,
    economici e sociali, quali colloqui psicologici di sostegno per il caregiver, corsi di
    formazione per famigliari e badanti, assistenza economica con assegni di cura e
    indennità d’accompagnamento; eventuale inserimento in RSA, casa di riposo, o
    nucleo Alzheimer.

•   Per valutare la presenza di disfagia è opportuno eseguire una valutazione
    logopedica e controllare la capacità di deglutizione con acqua gelificata e/o cibi
    semisolidi.

•   L’obiettivo della terapia farmacologica è di rallentare l’andamento della malattia
    e ridurre gli eventuali disturbi comportamentali. Esistono anche terapie non
    farmacologiche come la musicoterapia, la stimolazione cognitiva, il memory
    training, la terapia di riorientamento (Rot).
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Grazie per l’attenzione
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