Inaugurata la OBI, cresce il Pronto soccorso di Humanitas Gradenigo

Pagina creata da Laura Giannini
 
CONTINUA A LEGGERE
Inaugurata la OBI, cresce il Pronto soccorso di Humanitas Gradenigo
Inaugurata la OBI, cresce il Pronto soccorso
                          di Humanitas Gradenigo
  La nuova Osservazione breve intensiva può ospitare fino a 18 pazienti in attesa di essere
dimessi, trasferiti in reparto o in un’altra struttura. Dopo camera calda e Terapia intensiva,
      l’Area di Emergenza e urgenza dell’Ospedale compie un altro passo importante.

È stata inaugurata mercoledì 7 marzo e il giorno dopo ha accolto i suoi primi pazienti la nuova OBI (Osservazione
breve intensiva) di Humanitas Gradenigo. Nell’edificio di corso Regina Margherita 8 è stato allestito un ampio e
funzionale luogo di degenza temporanea, capace di ospitare fino a 18 pazienti in attesa di essere dimessi,
trasferiti in un reparto dell’Ospedale o in un’altra struttura.

Alla presenza del personale medico e sanitario assistenziale dell’Ospedale, mercoledì 7 si sono
rapidamente succeduti gli interventi che hanno sottolineato un momento importante per tutti i pazienti e per
l’intero Ospedale. Il Direttore sanitario di Humanitas Gradenigo, dottor Domenico Tangolo, ha ricordato le
varie tappe che nel giro di poco più di dodici mesi hanno radicalmente trasformato l’area di Emergenza e
urgenza dell’Ospedale: «Prima la realizzazione della camera calda del Pronto soccorso e poi l’entrata in
servizio della Terapia intensiva avevano già segnato due grossi passi avanti. La nuova OBI rappresenta
un’altra tappa del percorso che entro la fine del prossimo mese di giugno completerà la ristrutturazione totale
del Pronto soccorso». Il dottor Giorgio Carbone, responsabile della Medicina e Chirurgia di accettazione e
urgenza dell’Ospedale, ha dal canto suo sottolineato come la nuova OBI risponda a un’esigenza fortemente
sentita: «Per il paziente fragile, una tipologia che in Pronto soccorso risulta sempre più diffusa, l’esistenza di
una nuova area di Osservazione breve intensiva rappresenta un’ulteriore garanzia nel percorso di diagnosi e
cura». Infine, Cecilia Deiana, coordinatore infermieristico del Pronto soccorso, ha ribadito come la nuova
organizzazione dell’area di Emergenza e urgenza chiami una volta di più tutti i medici, infermieri e assistenti a
confermare l’impegno e la professionalità dimostrati nel corso degli anni: «Il maxi afflusso registrato nel
periodo invernale ha sottolineato ancora una volta quanto il Pronto soccorso di Humanitas Gradenigo sia
importante per il territorio di Torino e provincia».

I lavori per la realizzazione dell’OBI sono iniziati nella prima metà di gennaio e si sono conclusi in meno di
due mesi. L’Osservazione breve intensiva può ospitare fino a 18 pazienti, già registrati in Pronto soccorso e in
attesa di essere dimessi, trasferiti in un altro reparto dell’Ospedale o in una struttura esterna in grado di
accoglierli perché lungodegenti. «Da questo punto di vista – evidenzia il dottor Tangolo – risulta più che mai
importante il forte legame che l’Ospedale ha maturato nel tempo con il territorio e con le realtà sanitarie
assistenziali riservate ai pazienti lungodegenti».

La nuova Osservazione breve intensiva e la nuova Terapia intensiva (entrata in funzione lo scorso luglio) hanno
sostanzialmente raddoppiato la superficie dedicata dall’Ospedale all’area di Emergenza e urgenza. Sono già
in corso i lavori che nelle prossime settimane trasferiranno la Sala gessi dal piano interrato a un locale attiguo
al Pronto soccorso e, subito dopo, sarà la volta della ristrutturazione completa delle sale visita e
osservazione che fino a pochi giorni fa componevano l’area di Pronto soccorso dell’Ospedale.

                                                                                                                1
                                Humanitas Gradenigo News - Marzo 2018
                                          www.gradenigo.it
Oncologia, aumentano i pazienti cronici:
                        richiedono cure e assistenza
     In Italia sono oltre tre milioni: in attesa di guarire definitivamente dal tumore sono
comunque seguiti dall’oncologo. «Una situazione che genera un forte impatto anche in ambito
 sociale», spiega il dottor Alessandro Comandone, responsabile dell’Oncologia di Gradenigo

«Dopo quelle cardiovascolari e neurologiche, la cronicizzazione della malattia riguarda oggi anche
alcune patologie oncologiche: i pazienti sopravvivono più a lungo in presenza della malattia, ma
hanno bisogno di cure, assistenza e visite continue. In altre parole, conservano un’esigenza molto
forte di contatto diretto con l’oncologo». Il dottor Alessandro Comandone, responsabile dell’Oncologia
di Humanitas Gradenigo, introduce con queste parole un argomento sul quale la comunità scientifica e
sanitaria sta riflettendo con grande attenzione, come è anche avvenuto lunedì 12 marzo al “Campus
Einaudi” di Torino nell’ambito della presentazione del “Piano della cronicità della Regione Piemonte”.

«Si tratta di un fenomeno in costante crescita – prosegue il dottor Comandone -. In Italia sono circa
tre milioni e 200mila i pazienti per i quali esiste un processo di cronicità, un numero destinato a diventare
sempre più elevato». Secondo una classificazione ideata negli Stati Uniti, i pazienti cosiddetti “lungo-
sopravviventi” possono essere suddivisi in tre distinte fasce: gli acuti, cioè quelli che hanno avuto una
diagnosi di tumore non più di due anni fa e sono perciò ancora a rischio di ricaduta; i consolidati, vale a
dire che quelli che la diagnosi l’hanno ricevuta oltre cinque anni fa e di conseguenza hanno con sé una
possibilità di guarigione superiore a quella di una ricaduta; i guariti, quelli che sono invece
definitivamente usciti dalla malattia tumorale. «Prima di essere guariti – precisa il dottor Comandone
-, i pazienti devono essere prima acuti e poi consolidati, due fasi caratterizzate da continua
assistenza che, tra le altre cose, si traduce anche in almeno una visita oncologica ogni quattro mesi».
Un numero che va moltiplicato per quello dei pazienti e che dà quindi un totale pari ad alcuni milioni di
visite.

«Se fino a ieri ci si era legittimamente preoccupati della sostenibilità economica del problema – prosegue
il dottor Comandone -, oggi si è aggiunta la parte relativa alla modalità di gestione del paziente
oncologico cronico. C’è chi sostiene che andrebbe seguito per tutta la vita e chi invece pensa che
dopo cinque anni potrebbe essere affidato al medico di base e non più all’oncologo, con il primo
chiamato a segnalare al secondo le eventuali situazioni di criticità». Un’ipotesi che ha acceso un dibattito
ancora in atto all’interno della comunità medico-scientifica.

«Ma questa situazione genera un impatto importante anche da un punto di vista sociale – aggiunge il
dottor Comandone – perché porta con sé l’esigenza di reintegrare la persona ammalata di tumore
all’interno del tessuto sociale: le lunghe assenze possono, ad esempio, portare alla perdita del posto di
lavoro, dopodiché rientrare risulta tutt’altro che semplice. Non c’è solo il paziente anziano, ma anche
l’oncologico di 35-40 anni».

                                                                                                           2
                              Humanitas Gradenigo News - Marzo 2018
                                        www.gradenigo.it
Una recente pubblicazione di Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e Airtum (Associazione
italiana dei registri dei tumori) ha messo insieme tutti i numeri relativi ai tumori registrati in Italia
nel corso del 2017. In Piemonte il totale complessivo è stato di 30.900 tumori (16.200 uomini e 14.700
donne), i più diffusi sono stati quelli a colon-retto (4.350), mammella (4.200), polmone (3.500) e prostata
(2.900). «Proprio mammella, colon-retto e prostata sono i tumori che cronicizzano di più – riflette
il dottor Comandone -, anche se cominciano a vedersi cambiamenti interessanti anche in quello del
polmone che fino a poco tempo fa non lasciava scampo». Sono notoriamente cronici infine molti dei
pazienti colpiti da malattie onco-ematologiche come linfomi o leucemie. «Si tratta di un tema davvero
importante con il quale ci misureremo intensamente nei prossimi anni – conclude il dottor Alessandro
Comandone -. Se al momento non ci sono sensibili prospettive di crescita nel numero dei guariti, c’è
quella concreta di aumentare il numero dei cronicizzati. Una sopravvivenza prolungata che non è scevra
di sofferenza e che impegnerà i medici e la società a farsene carico nel modo più appropriato e sostenibile».

                                                                                                           3
                              Humanitas Gradenigo News - Marzo 2018
                                        www.gradenigo.it
Fratture di femore, in Humanitas Gradenigo
                         l’82% operato in due giorni
 L’Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale conferma il risultato dell’anno precedente e va
    ben oltre lo standard (60%) indicato dalla Regione Piemonte. «Intervenire in fretta è
 necessario per limitare gli effetti e consentire un recupero migliore», spiega il dottor René
                                        Jospeh Negretto.

Fratture di femore: anche nel corso del 2017 l’Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gradenigo,
diretta dal dottor René Joseph Negretto, ha operato l’82 per cento dei pazienti entro i primi due
giorni di ricovero. Un numero che eguaglia la percentuale del 2016 e che va ben oltre lo standard
del 60 per cento indicato come necessario dalla Regione Piemonte. «Ottantadue per cento è un numero
importante che evidenzia la nostra attenzione verso il paziente – osserva il dottor Negretto -. La frattura
del collo del femore non va considerata come una frattura a sé stante ma come una vera e propria
malattia, in special modo quando siamo di fronte a un paziente anziano e con più patologie». Quel
paziente non ha bisogno del solo intervento chirurgico: «Gli serve un intervento medico rivolto alla
prevenzione di embolie, decubiti, polmoniti e peggioramento delle sue malattie di base».

Ecco perché diventa necessario intervenire in fretta: «Ciò che fa realmente la differenza è la
tempistica – assicura il dottor Negretto -. Il paziente malato non dovrebbe neanche accorgersi di cosa
sta succedendo e, quando possibile, dovrebbe passare direttamente dal Pronto soccorso alla sala
operatoria senza che il medico abbia mai smesso di occuparsi della sua malattia e gli abbia fatto
interrompere le terapie in corso. Al metabolismo del paziente non bisogna dare proprio il tempo di
accorgersi della frattura di femore». In ossequio a questo principio, gli ortopedici di Humanitas Gradenigo
hanno operato oltre un quarto delle fratture di femore (23,4 per cento) nel giorno stesso di arrivo in
Ospedale e si sono occupati del 65 per cento delle stesse entro le prime ventiquattr’ore di ricovero. «Si
tratta spesso di malati a rischio – aggiunge il dottor Negretto -, ai quali non bisogna permettere di
“spegnere il motore”: un’operazione tempestiva accorcia i tempi della malattia e, tra le altre cose,
abbrevia i tempi di ricovero e riabilitazione nonché i costi sociali della stessa».

Attenzione però a non pretendere sempre la stessa celerità. «Al cospetto di altre fratture non c’è tutta
questa fretta, è anzi opportuno aspettare tutto il tempo necessario – ammonisce il dottor Negretto -
. L’esempio più chiaro è quello delle fratture del piede, distanti dal cuore e, nel caso del paziente
anziano, portatrici di una situazione circolatoria difficile che induce il chirurgo ad attendere il
momento giusto». Ci sono infine interventi chirurgici che hanno una tempistica intermedia: «La frattura
di bacino non va trattata in emergenza ma neanche lasciata lì troppo a lungo – conclude il dottor
Negretto -: di norma, intervenire tra i quattro e i dieci giorni dalla frattura rappresenta il timing ideale».

                                                                                                            4
                               Humanitas Gradenigo News - Marzo 2018
                                         www.gradenigo.it
Ecoendoscopia, in Humanitas Gradenigo un intervento
             per la prima volta eseguito in Piemonte
Prosegue la collaborazione tra la Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Ospedale e
    l’Ospedale Humanitas di Rozzano: «Già eseguite oltre 70 procedure – spiega il dottor
 Mohammad Ayoubi – su patologie dell’apparato digerente, delle vie biliari e del pancreas».

«L’attività di ecoendoscopia di Humanitas Gradenigo è destinata a crescere ancora: finora abbiamo trattato
con esiti più che soddisfacenti oltre 70 pazienti, anche piuttosto complessi. Consapevoli del fatto che si tratta di
un esame destinato a essere sempre più indicato per patologie molto diffuse e importanti, il nostro Ospedale
si candida come punto di riferimento regionale in fase diagnostica e interventistica». Con queste parole,
il dottor Mohammad Ayoubi, responsabile di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva di Humanitas
Gradenigo, sintetizza i primi cinque mesi di attività di ecoendoscopia: «Esattamente come abbiamo fatto dallo
scorso ottobre a oggi – aggiunge -, proseguiremo nella collaborazione con l’Endoscopia dell’Ospedale Humanitas
di Rozzano diretta dal professor Alessandro Repici e ci avvarremo della presenza del dottor Andrea
Anderloni che sarà affiancato dal dottor Nicola Leone». Una sinergia che si è rivelata positiva anche in virtù
dell’ampio coinvolgimento dell’Ospedale Humanitas Gradenigo: «Day hospital, anatomia patologica,
anestesisti, personale medico e sanitario assistenziale, ufficio ricoveri: hanno tutti lavorato insieme per mettersi
al servizio del paziente e contribuire al buon funzionamento della nuova attività», sottolinea ancora il dottor
Ayoubi.

L’ecoendoscopia è la metodica che permette di studiare e affrontare le patologie dell’apparato digerente,
delle vie biliari e del pancreas. Consente di eseguire un’esplorazione ecografica delle pareti dei visceri e
delle regioni circostanti grazie a una piccola sonda a ultrasuoni posta sulla punta dell’endoscopio. Alle
potenzialità diagnostiche, la metodica abbina un’ampia serie di possibilità terapeutiche.

Proprio il dottor Anderloni e il dottor Ayoubi hanno eseguito negli ultimi giorni di febbraio un intervento
congiunto, fino ad allora mai realizzato in Piemonte, su una paziente oncologica proveniente dalla provincia
di Cuneo: «S’è trattato del drenaggio ecoendoscopico della via biliare cui ha fatto seguito il posizionamento
di una protesi duodenale – precisa il dottor Ayoubi -. Un doppio trattamento realizzato nella stessa seduta
operatoria e durato nel complesso poco più di mezzora che ha permesso il ripristino del drenaggio di bile
della via biliare principale ostruita e della pervietà del lume duodenale occlusa». Dopo l’intervento, la
paziente ha potuto riprendere ad alimentarsi e s’è liberata dell’ittero che l’aveva colpita proprio per via della
pressione sulla via biliare.

Circa l’11 per cento dei pazienti sottoposti in Humanitas Gradenigo a trattamento endoscopico delle patologie
bliopancreatiche ha oltre 85 anni. Proprio per via della praticità e della riduzione dei tempi di intervento,
l’ecoendoscopia interventistica è destinata a trovare sempre più spazio: «Pensiamo ad esempio ai pazienti
anziani con infiammazione della colecisti – conferma il dottor Ayoubi -: per loro si può adottare una terapia
medica seguita da un unico passaggio ecoendoscopico con il drenaggio della colecisti. L’anestesia è molto più
leggera, il trattamento più semplice e le possibili complicazioni molto più ridotte». Di fronte alla calcolosi per
via biliare, infine, il paziente viene sottoposto a Risonanza magnetica solo se il controllo ecoendoscopico l’ha
reso necessario.
                                                                                                                  5
                                Humanitas Gradenigo News - Marzo 2018
                                          www.gradenigo.it
“Bussola dei valori”: una mostra per sostenere la Rete
                        oncologica regionale
 Da mercoledì 21 marzo in tutte le aziende ospedaliere di Piemonte e Valle d’Aosta saranno
affissi i ventitré poster che sostengono il lavoro del personale medico e sanitario assistenziale
a favore dei pazienti oncologici. In Humanitas Gradenigo, la mostra sarà visibile accanto al
                                          Centro prelievi.

Anche Humanitas Gradenigo celebra la prima “Giornata della Bussola dei Valori” della Rete
Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta. Mercoledì 21 marzo, tutte le aziende sanitarie di
Piemonte e Valle d’Aosta inaugurano la mostra “Valori che giungono da lontano. Valori alla base del
futuro”. Tanti eventi in contemporanea per illustrare ai cittadini il lavoro svolto per far crescere i valori
che sostengono l’attività della Rete Oncologica attraverso ventitré manifesti, uno per ogni azienda
ospedaliera, ideati e realizzati dagli stessi medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e altri operatori
della sanità e del volontariato che ogni giorno si muovono a fianco dei pazienti con patologia
oncologica e li accompagnano in tutto il percorso di diagnosi e terapia. Ciascun manifesto contiene
anche un richiamo ai 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale.

«In Humanitas Gradenigo – afferma la dottoressa Maria Teresa Carlevato, medico della Direzione
sanitaria dell’Ospedale – i poster saranno affissi al piano terra dell’edificio di corso Regina Margherita
10, disposti sul percorso tra il Centro prenotazioni e il Centro prelievi: un luogo di passaggio scelto
proprio per rendere più che mai fruibile al pubblico il contenuto dell’iniziativa». Che cos’è la Bussola dei
Valori? «È un modello culturale di riferimento per gli operatori della Rete oncologica - spiega il
direttore del Dipartimento interregionale e interaziendale, dottor Oscar Bertetto – ai quali si chiede di
allineare i comportamenti, i modelli organizzativi e le procedure operative. Si tratta di valori
che giungono da lontano e che riguardano i diritti inviolabili dell’uomo: tutela della salute, della cura,
della dignità e libertà di scelta».

La mostra svela le fondamenta del lavoro (i Valori) degli operatori della Rete Oncologica e indica la
Bussola quale strumento indispensabile per tracciare la rotta del percorso presente e futuro della
cura del malato oncologico in Piemonte e Valle d'Aosta. Resterà aperta al pubblico almeno per una
settimana in tutte le Aziende del Piemonte e Valle d’Aosta e si auspica possa diventare un
appuntamento fisso da ripetersi ogni anno.

Diretta dal dottor Alessandro Comandone, l’Oncologia di Humanitas Gradenigo opera nel campo dei
tumori solidi, è inserita nella Rete oncologica regionale (dove partecipa a nove diversi gruppi di
studio) ed è Centro di riferimento per l’integrazione tra oncologia e cure palliative.

                                                                                                               6
                                Humanitas Gradenigo News - Marzo 2018
                                          www.gradenigo.it
Puoi anche leggere